Come anticipato alcuni giorni fa, dopo aver cercato, e talvolta avuto, contatti con diversi enti ed associazioni italiane (di cui darò un dettagliato resoconto in un altro post), con le quali non è stato possibile trovare forme soddisfacenti di allocazione dei vostri generosi versamenti, abbiamo finalmente trovato cortese ed efficace collaborazione presso la sede milanese di Emergency.
Colgo l'occasione per ringraziare per la collaborazione le Responsabili "Progetti", Davina Leonzi e Tiziana Santannera, e la Segreteria di Presidenza, Isabella Crippa, che mi hanno aiutato a scegliere un progetto il più vicino possibile allo scopo originario che aveva spinto tanti generosi lettori a mobilitarsi in favore di chi ha bisogno.
La scelta è caduta, alla fine, sul centro di chirurgia di guerra di Lashkar-gah, nel sud dell'Afghanistan, dove guerra, attentati, mine, causano un numero impressionante di morti e di mutilati, che nulla avrebbero a che fare con la guerra. Il 90% delle vittime è rappresentato da civili, e di questi almeno un terzo sono bambini. Bambini mutilati, e spesso anche orfani.
Non è stato possibile, per le norme interne di Emergency, destinare i fondi, in maniera specifica ed esclusiva, ad uno scopo delimitato (orfani di genitori vittime di attentati), ma ad una struttura si. Abbiamo scelto Laskhar-gah perchè purtroppo in questo centro il profilo delle vittime è quasi perfettamente sovrapponibile al profilo che aveva mosso il cuore e il portafogli di chi ha sostenuto la nostra iniziativa.
Forse per capire cosa sia Lashkar-gah, e cosa rappresenti per questo disgraziato territorio il centro di chirurgia di guerra creato da Emergency, più che un elenco di cifre o delle strazianti foto del dolore (sempre di facile effetto), aiuta questo racconto di Roberto Maccaroni, infermiere di Emergency. Il reportage è tratto dal n° 63 della rivista di Emergency.
AFGHANISTAN - Ancora guerra in Helmand, nel sud del Paese - Essere bambini a Lashkar-gah
(un racconto di Roberto Maccaroni)
Continua la guerra e le vittime sono, come sempre, per il 90% per cento civili. E, come sempre, una su tre è un bambino.
Nadali è un villaggio il cui nome, insieme con quello di Musa Qala e Marja, fa adombrare il volto dei locali come se si parlasse di un parente morto.
Kathema ha 2 anni, pesa 13 chili, ha i capelli cortissimi che la fanno sembrare un maschietto. Dorme, adesso, e tiene appoggiata sulla pancia un'enorme scatola di merendine, proprio sopra al cerotto rosa che le copre tutto l'addome.
Mohammed Nabi ha 5 anni, non dorme, ma non si può nemmeno dire che sia sveglio. Il dato tecnico parla di Glasgow Coma Score 7, in altre parole è in coma. Un turbante di garza bianca gli copre il buco che ha vicino alla tempia, causato dalla scheggia che gli ha perforato la testa.
Kathema e Mohammed sono fratello e sorella e sono arrivati insieme da Nadali, dove un razzo ha colpito la loro casa. Non abbiamo potuto togliere la scheggia a Mohammed; Kathema, invece, è stata sottoposta a un intervento di tre ore e dovrà rimanere in ospedale ancora a lungo. Oggi era il giorno di visita dei parenti: è venuta la mamma. Mohammed Nabi è rimasto immobile, con gli occhi chiusi e la bocca spalancata, la stessa espressione che ha da venerdì.
Kathema no, piangeva forte: mi hanno detto che chiedeva del padre. La donna, in piedi in mezzo ai due letti vicini della rianimazione, non si è mossa: non un gesto, non una parola. E rimasta ferma in piedi per 10 minuti, guardando i figli. Chissà quante volte, prima di venerdì, avrà dovuto inseguirli per tenerli a bada... Adesso che sono lì, in due letti lontani non più di un metro, è immobile. Fa un solo gesto per prendere dalla borsa la scatola di merendine e appoggiarla su Kathema. Poi si volta verso di noi per un saluto, coprendosi il volto con il velo scuro e pesante. Ho chiesto al collega dove fosse il padre.
Mai fare domande del genere in Helmand, la risposta è scontata: il padre è morto in un attentato qualche mese prima. Sono arrivati all'ora di pranzo, prima lei, avvolta in una delle coperte che si usano qui - lana acrilica con motivi floreali - , poco dopo lui. Bibi Hajera, 12 anni, non ha più la gamba destra. Sotto il ginocchio ha un'enorme ferita dalla quale spunta un osso lungo e lucido. L'altro arto è innaturalmente girato verso l'esterno, quasi ad angolo retto. Ha un paio di lacci emostatici alle gambe e due flebo alle braccia.
Mirza ha 8 anni e ha la testa rasata di fresco come si usa per i maschietti in questa stagione calda. Anche lui non ha più una gamba, la sinistra, anche lui ha un laccio emostatico a metà coscia, al di sotto del quale pendono brandelli di carne bruciata. Si intravede il femore. L'altra gamba ha il ginocchio rotto in più punti e il piede bluastro; la lastra del bacino dirà che anche la pelvi è completamente aperta ed esposta per una ferita profonda dell'inguine.
Hanno tutti e due la maschera dell'ossigeno, tutti e due lo stesso tipo di flebo. Si lamentano con un filo di voce e chiamano entrambi il padre... L'uomo aspetta fuori dal Pronto soccorso, guarda fisso a terra e piange. La mattina presto un gruppo di talebani lo aveva avvisato di non uscire di casa perché stavano minando il campo di oppio proprio di fronte all'abitazione: volevano tendere un agguato alle truppe governative che sarebbero passate di lì dopo poche ore. Chissà perché, poco dopo quell'avviso, ha deciso di caricare Mirza e Bibi sul loro somaro, per portarli in città...
Questa è, a Lashkar-gah, una giornata di ordinario dolore.
Ma per fortuna il centro di Emergency non è la fabbrica del dolore, e grazie al "Centro Chirurgico per Vittime di Guerra Tiziano Terzani" di Emergency (questo è il nome ufficialie) ci sono anche tante occasioni di gioia...
Il Centro è l'unica struttura sanitaria gratuita e di qualità disponibile in tutta la regione di Helmand, epicentro della guerra afgana. Emergency ha aperto il Centro nel 2004; gli ambiti di intervento sono la chirurgia per vittime di guerra e la traumatologia. Il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo, pallottole. Oltre un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.
Il Centro chirurgico è dedicato al giornalista e uomo di pace Tiziano Terzani. Questi i numeri che raccontano cosa abbia fatto il Centro in 8 anni:
- Pazienti trattati in ambulatorio: 73.541
- Pazienti ricoverati: 14.360
- Interventi chirurgici: 17.510.
Avete capito bene. Sei interventi chirurgici al giorno, da otto anni. Un intervento ogni 4 ore, giorno e notte, giorni feriali e giorni festivi inclusi. Ogni giorno può essere un giorno festivo, a Lashkar-gah. Quando si strappa una vita alla morte, quando si restituisce il sorriso a un bambino, o un bambino alla famiglia, o a ciò che ne rimane...
Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali... ma preferiamo mostrarvi le immagini di Emergency e dei pazienti curati in questo centro, più che la causa del loro arrivo. Quanto vale la felicità di un bimbo per la ritrovata mobilità? O il sorriso di un padre?
Come procederemo
Dopo i recessi dalla donazione (a dire il vero molto modesti) rimangono a disposizione circa 3.500 euro, coi quali faremo un invio mensile di 250 euro fino ad esaurimento delle scorte. Dobbiamo infatti mettere in conto che possano arrivare anche altre richieste di recesso (anche se a questo punto la cosa appare altamente improbabile). Noi speriamo, invece, che qualcuno voglia rimpolpare la somma disponibile. O attraverso di noi, o - meglio ancora - versando direttamente ad Emergency, al sito per i contributi specifici destinati a Lashkar-gah, di cui forniamo il link
In calce riproduciamo la schermata del saldo del conto paypal dopo l'effettuazione del primo versamento, già avventuo oggi. A don Paolo Farinella inviamo invece periodicamente il file excel dettagliato con ogni singola transazione.
SOCIAL
Follow @Tafanus