Lo so, e me ne scuso. E' un post lunghissimo, ma si può leggere anche a rate. L'importante è leggerlo, e farlo magari circolare fra gli "amici che sbagliano" (o rischiano di sbagliare) prima delle ore 8:00 di Domenica " Dicembre 2012, la "fatal data"... Tafanus
18/03/04 - Meritocrazia - [...] A Firenze Ds e Margherita hanno raggiunto presto un accordo: i primi riprendono il sindaco, Leonardo Domenici, i secondi la presidenza della Provincia con Matteo Renzi. Unica voce fuori dal coro lo storico Paul Ginsborg, furibondo: "Hanno deciso tutto nelle segreterie dei partiti" [...]
25/05/06 - Residuati bellici - [...] Matteo Renzi, autore di "Tra De Gasperi e gli U2". Lui è una mosca bianca: 31 anni, da due presidente della Provincia di Firenze, a 24 anni segretario della Federazione del Partito Popolare del capoluogo toscano (leggi "DC" - Cioè "lui" - il Vuovo che Avanza - è un poltronista della politica da almeno 13 anni - NdR) [...]
22/06/06 - Com'è nuova l'idea della rottamazione... - [...] Dopo le quote rosa, sono in arrivo le quote verdi. Non nel senso di una riserva di posti per gli ambientalisti, ma in quello di un numero minimo di assessorati assegnato a persone negli "anni verdi", cioè con età massima di quarant'anni. La trovata non poteva essere che di Matteo Renzi, trentenne presidente margheritino (DC) [...] (...Insomma, con quest'idea ci sta sfrantumando i coglioni da una vita. Chissà se a 17 anni volesse già rottamare quelli di 19... NdR)
03/08/06 - Sempre amico dei proletari ggiovani, il frescone - Dagli Agnelli ai Medici. Anche se ormai in pensione Paolo Fresco, 73 anni, presidente della Fiat dal 1998 al 2002, che risiede in una lussuosa villa a Fiesole, non ha perso il fascino per le grandi famiglie, anche se storiche, come quella fiorentina dei Medici. Entro la fine dell'anno, infatti, dovrebbe essere nominato alla presidenza della fondazione del parco mediceo di villa Demidoff, a Pratolino, 170 ettari sulle colline fiorentine, il polmone verde di Firenze, che appartenne alla famosa dinastia medicea. L'idea di candidare Fresco è del presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, 29 anni, Margherita, molto amico di Francesco Rutelli [...]
26/04/2007 - Epatér le bourgeois - [...] Tutti i pulcini del Pd si sforzano di apparire simpatici e post-ideologici. "Nel Pantheon del Pd ci metto Alejandro Finisterre". Chi è? "L'inventore del biliardino", dice Matteo Renzi, classe 1975, margheritino e ex scout, presidente della provincia di Firenze. "Unisce case del popolo e parrocchie. Più biliardino e meno ideologia" [...]
27/03/08 - E' di moda il ricco - [...] Doveva essere un polo espositivo di rilevanza mondiale, ma la Fondazione Palazzo Strozzi, costituita nel 2006 e guidata da Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio della Bce, presenta un bilancio deludente. Le mostre fin qui allestite, a parte quella di Cézanne, non hanno riscosso il successo previsto. Soprattutto la rassegna Contromoda si è rivelata un flop: solo 227 visitatori al giorno. C'è chi punta l'indice contro i privati che assieme a Comune e Provincia di Firenze gestiscono la Fondazione: su un bilancio di 8 milioni hanno versato solo un milione e mezzo. In difesa di Bini Smaghi si schiera però il presidente della Provincia Matteo Renzi: Una scelta straordinaria: un grande manager a gestire una fondazione che per la prima volta mette insieme pubblico e privati [...]
05/02/09 - Tante ville al Fresco - [...] C'è chi lo ha scomodato come candidato a sindaco di Firenze per il Pdl, ma Paolo Fresco, 81 anni, ex presidente della Fiat, che abita nelle colline di Fiesole, politicamente è fan di Matteo Renzi, il giovane vincitore delle primarie del Pd, e soprattutto ha ben altre mire che quella di sedersi a Palazzo Vecchio. Dopo aver acquistato i 700 ettari nella valle del Chianti, vicino a Greve, dove si trovava lo stabilimento di acque minerali Cintoia, Fresco, in collaborazione con Kenneth Langone, ex membro del board di General Electric, intende costruirvi 80 villette e un albergo beauty farm per una clientela facoltosa [...]
05/02/09 - La sinistra da oratorio - [...] si sta profilando una crisi acuta della classe politica diessina, anche nelle regioni rosse, testimoniato dall'emergere irresistibile, a Firenze, del boyscout Matteo Renzi, un tipetto talmente evangelico che non ha remore a definire Franceschini «il vicedisastro»; a Bologna è candidato sindaco il centrista e prodiano Flavio Delbono, a Ferrara un altro ex Margherita, Tiziano Tagliani, genero dell'andreottiano di lungo corso Nino Cristofori, ha vinto la corsa per la successione al ds Gaetano Sateriale. A Forlì è diventato sindaco un ex repubblicano, lo storico Roberto Balzani, alla Provincia di Bologna c'è la cattolica Beatrice Draghetti. A sentire il politologo Paolo Pombeni, editorialista del "Messaggero" e delegato all'assemblea del Pd, c'è il rischio di "un Pd in salsa Dc" [...]
05/02/09 - Ora al Bischero Casini non serve più - [...] Tra Casini e il giovane Matteo Renzi, vincitore delle primarie nel Pd, l'annusamento era iniziato qualche settimana fa. I voti per Renzi sono arrivati dal mondo cattolico, compresa Comunione e liberazione che si è mobilitata. E ora il leader dell'Udc annuncia il sostegno per il presidente della Provincia fiorentina che bombarda il quartier generale del Pd [...]
09/03/09 - Sempre più 'de sinistra - [...] È un classico caso di nemo propheta in patria, dove la patria è lo stato maggiore del Pd. "Time" lo ha paragonato a Obama. Più contenuto, anche "El Pais" ci ha messo del suo. Ma lui, Matteo Renzi, 34 anni, prestante e piacione, sposato con tre figli, presidente della Provincia di Firenze, candidato autoctono alle primarie per la poltrona a sindaco di Firenze dove ha stracciato gli altri pretendenti più organici, è un arruffapopolo della nuova generazione di politici che sta mandando in fibrillazione l'establishment democratico. Non ha voluto ripresentarsi alla Provincia, pronto in caso di sconfitta alle primarie a lasciare il campo. Non ha avuto remore nel definire il neo segretario Pd Dario Franceschini il «vice-disastro» [...]
09/07/09 - Quanto ci manca, Edmondo Berselli... - Un equivoco incombe sul Pd e può soffocarlo. L'equivoco si iscrive nella parola "partito". Perché se lo scopo principale della dirigenza democratica consiste nell'articolare le strutture di una forza politica tradizionale, la parabola del Pd si è già interrotta. Non si fa un partito compatto con il vuoto intorno. Non serve a nulla cercare il "terzo uomo", o donna che sia, fra scelte coatte e lotte personali che risalgono alla Fgci. Serve a poco la caccia al giovane, soprattutto se i giovani sono inclini al populismo vernacolare di Matteo Renzi o politichine miracolate dalle circostanze come Debora Serracchiani (molti di loro, i cosiddetti "piombini", sembrano "giovani" specializzati nel fare "il giovane" come in un film di Nanni Moretti) [...]
21/01/10 - Quanti rottamatori del PD, nel PD... - [...] chi è stato a sferrare l'attacco frontale alla dirigenza del partito? Un'altra frangetta simil-Polverini, quella di un avvocato di Udine, una sconosciuta, allora, di nome Debora Serracchiani. Per il suo intervento all'assemblea dei circoli Pd è finita perfino sulle pagine del "Pais", e poco dopo, dritta dritta su una poltrona al Parlamento europeo. Il suo era un pensiero unico? Affatto. Lo stesso di Matteo Renzi, "l'Obama italiano" eletto sindaco di Firenze, di Giuseppe Civati, il consigliere regionale Pd più votato in Lombardia, di Francesco Boccia, ora aspirante candidato presidente della Regione Puglia (...e marito della berlusconiana di ferro Nunzia De Girolamo - ndr) [...]
16/12/10 - A lume di candela, con Silvio e Barbara - [...] E il bello è che via via tutto diventa surreale anche a chi crede di sapere che cosa stia succedendo e cerchi di fare chiarezza... Il fatto è che col tempo ci siamo assuefatti ai mille riti astrusi che regolano l'ingessata democrazia italiana, e agli strappi istituzionali che ne rappresentano la faccia nascosta, tanto che tutto ci sfiora come se non ci riguardasse, dalle grandi alle piccole vicende, pure che il giovane sindaco Matteo Renzi, rottamatore del Pd, per discutere (soi-disant) dei problemi di Firenze incontri il premier non a Palazzo Chigi, sede del governo, ma corra fino ad Arcore, in una delle tante ville dell'Immobiliare Silvio. Niente di grave, si dirà. Ma a voi sembra insignificante che oggi si fatichi a distinguere tra privato - in tutte le forme finora subìte - e pubblico? [...]
27/01/11 - Le discariche di Renzi - Il più inviperito con Matteo Renzi, proclamato da un sondaggio del "Sole 24 Ore" il sindaco più amato d'Italia, è il presidente della provincia di Livorno Giorgio Kutufà, Pd: "Renzi? Facile far bella figura con i cittadini e mandare i rifiuti a smaltire a Peccioli, in provincia di Pisa, e scaricare i liquami civili in Arno perché metà Firenze è senza depuratore". Già, perché ancora oggi, inizio 2011, ben 140 mila fiorentini non sono collegati all'impianto di San Colombano. Così Renzi sarà pure amato dai fiorentini, ma i suoi colleghi toscani del Pd non perdono occasione per polemizzare con lui. Dai sindaci limitrofi di Sesto e Campi Bisenzio, Gianni Giannassi e Andrea Chini, critici sulla costruzione della seconda pista dell'aeroporto, a Gianni Anselmi, della lontana Piombino, che rincara: "La costa tirrenica non può essere vista né come la discarica né come la spiaggia di Firenze". Toni simili dal livornese Alessandro Cosimi: "Renzi primo? Complimenti. Solo che Firenze si deve dare una mossa. È nei fatti che deve dimostrare di essere capitale della Toscana". Mentre da Pisa Marco Filippeschi critica l'accordo tra
Berlusconi e Renzi per la tassa di scopo e i musei fiorentini: "Da sei mesi attendo risposta dal governo sul museo delle antiche navi romane, un'intesa firmata dieci anni fa. Non accetto che ci siano disparità tra chi, come Renzi, va in visita ad Arcore e gli altri sindaci che non ci vanno".
03/03/11 - Leader 'de sinistra cercasi, disperatamente - [...] Anche i due leader più credibili (in questa fase) del centrosinistra, Rosy Bindi e Sergio Chiamparino, hanno piombo sulle ali. Rosy Bindi sconta una difficoltà a parlare a quell'Italia secolarizzata che rifiuta il berlusconismo anche in nome di una società liberale e aperta e non solo per ragioni etiche. Mentre il sindaco di Torino pecca per eccesso di pragmatismo tanto da dar l'impressione di rincorrere l'avversario sul suo terreno piuttosto che di contrastarlo con visioni alternative. E di giovani non ce n'è alle viste (e questo vale anche per il lucignolo dell'azione cattolica, Matteo Renzi) [...]
07/07/11 - E se il più pulito avesse la rogna? - [...] Da Nord a Sud non si contano i casi di cattiva amministrazione. Varese è nel mirino dei giudici contabili per gli acquisti impropri per la pulizia del lago Maggiore (macchinari comprati da un funzionario incompetente); Palermo, alle prese con le conseguenze delle scorribande nei derivati dell'ex presidente Francesco Mussotto, per le anomalie e le disfunzioni riscontrate nei bilanci; Trento per la moltiplicazione dei centri di spesa, la proliferazione delle consulenze, la "poca chiarezza" nell'esposizione dei dati contabili delle società partecipate. Insomma, un mare di irregolarità nel quale galleggia anche il caso dell'astro nascente del Pd, Matteo Renzi, sindaco di Firenze. In precedenza presidente della stessa Provincia, Renzi è sotto esame per l'assunzione di persone sprovviste dei titoli necessari. Una colpa grave per la Corte dei conti che gli ha contestato, insieme ai membri della giunta, un danno erariale di circa 2 milioni di euro.
28/07/11 - Rottamatori e separati - I due Rottamatori si dividono senza strepiti. Decidendo di ballare da soli, in vista del loro futuro ruolo nel Pd. Mentre il sindaco di Firenze Matteo Renzi organizzerà in autunno alla stazione Leopolda la seconda convention dei Rottamatori, Pippo Civati, personalità emergente del Pd del Nord, raduna i suoi amici dal 22 al 24 luglio ad Albinea, in provincia di Reggio Emilia, in un incontro-campeggio che vedrà ospiti esponenti del popolo viola e leader dei democratici. Se è vero che Renzi non lo ha invitato alla Leopolda, probabilmente anche a Civati, forte del successo del Pd a Milano e in Lombardia, conviene giocare in proprio la sfida del rinnovamento. Quasi due riti politici. Quello ambrosiano di Civati più meditato e in sintonia con il Pd, quello fiorentino di Renzi più urlato [...]
18/08/11 - Renzi si promuove - Coi soldi della cenetta da Berlusconi - Dopo la famosa visita ad Arcore il giovane Matteo Renzi ottenne da Berlusconi la tassa di soggiorno a carico dei turisti per Firenze. Con qualche euro a notte che i turisti pagheranno in più per l'albergo si potrà intervenire per il decoro e la pulizia della città. Renzi ha affermato che "per i servizi aggiuntivi è giusto che paghino anche i turisti e non sempre solo i fiorentini". Ma pagare per cosa? Pare che il sindaco intenda far pubblicare ogni mese 250 mila copie di un dépliant che segnala sei eventi cittadini, accompagnati da una sua foto e lettera ai turisti che dormono in hotel, pensioni e B&B. Una bella promozione personale [...]
01/09/11 - Che innovatore! Sempre la minchiata dei "Cento Punti"! - "Il sindaco di Firenze pensi a fare bene il sindaco, a fare manutenzione alle strade e a coprire le buche", ha tuonato l'ex ministro Cesare Damiano alla festa del Pd fiorentino. Ma, in un altro parco, quello della Versiliana di Marina di Pietrasanta, Matteo Renzi ha annunciato che, nell'assemblea dei "rottamatori", in programma a Firenze il 28, 29 e 30 ottobre prossimi, lancerà i "100 punti per l'Italia". Un annuncio che suona come una chiara discesa in campo per la leadership del Pd alle prossime elezioni politiche. E ricalca lo stesso copione che Renzi seguì tre anni fa per diventare sindaco. Anche allora lanciò i "100 punti" per Firenze" [...]
15/09/11 - Un mal Comune - E i consiglieri comunali come si trattano? Quanti giorni di ferie si sono concessi gli eletti delle principali città? Da un rapido giro fatto da "l'Espresso" si scopre che anche i rappresentanti dei rami bassi della casta ci sono andati con la mano pesante in fatto di vacanze. Primatisti sono i consiglieri di Aosta: andati in ferie il 27 luglio, riprenderanno il 27 settembre. In totale, ben 62 giorni di ferie. Al secondo posto della graduatoria, la sorpresa di Firenze, dove il sindaco rottamatore Matteo Renzi, forse perché troppo distratto dai grandi temi nazionali, non ha trovato argomenti interessanti con i quali misurarsi e ha concesso ben 59 giorni di riposo al suo consiglio. Decisamente troppi per chi chiede alla politica di voltare pagina. Se ne è accorto il consigliere Tommaso Grassi che ha chiesto di anticipare al 5 la seduta fissata al 12 settembre per discutere la crisi economica: gli è stato risposto di no [...]
15/09/11 - Mi candido, anzi si - [...] Matteo Renzi Ha annunciato: mi candido. Alleluja, viva la sincerità. A cosa e dove, però, non si sa. Segretario del Partito democratico al posto di Bersani? Candidato premier con il Terzo Polo di Casini, buon sangue democristiano non mente? Papa straniero del Pdl, data la buona accoglienza incassata ad Arcore da Silvio e Barbara B? Intanto litiga con la Cgil, si scambia lazzi toscani
con Rosy Bindi, rottama Pippo Civati. Ansia da prestazione [...]
10/10/11 - Un kingmaker per Bettino Renzi - (di Eugenio Scalfari) - Matteo Renzi. Se ne fa un gran parlare in questi giorni, nei "media", nel partito democratico e negli altri partiti. Perciò ne parlo anch'io, così porto anch'io il mio mattoncino alla costruzione d'un personaggio, che è poi quello che lui più desidera. Per dirla tutta, la mia "faziosa" intenzione sarebbe piuttosto quella di de-costruire quel personaggio che considero irrilevante se non addirittura dannoso per un necessario riassetto della politica italiana, già molto disastrata da vent'anni di berlusconismo; ma l'eterogenesi dei fini può perfino far sì che quanto sto per scrivere si volga in suo favore. Correrò questo rischio.
La prendo da lontano. La prendo dalla riunione del comitato centrale socialista all'Hotel Midas. Correva l'anno 1976. Il Psi partecipava già da 13 anni ai governi con la Dc. Ne era presidente Pietro Nenni, già malandato dagli anni, e segretario Francesco De Martino. Ma era un centrosinistra ormai svaporato, sfibrato, senza più una seria capacità riformista. In una prima fase quella capacità c'era stata soprattutto per opera di Riccardo Lombardi e di Antonio Giolitti. La segreteria di Giacomo Mancini l'aveva alquanto attutita. De Martino aveva cercato di ritrovarla, ma non c'era riuscito. Il Psi era diventato un partito di dinosauri - come oggi Renzi definisce il Pd - ma volti nuovi non se ne vedevano.
La stessa sinistra di Lombardi era di fatto sfuggita di mano al suo vecchio leader finendo nella mani di Gianni De Michelis e di Claudio Signorile che pensavano più ai denari e ai piaceri del potere che alla politica del bene comune. Sembrava venuto il tempo dei giovani, del salto generazionale, del nuovo. Nella stessa corrente di maggioranza il nuovo premeva e l'attenzione era piuttosto su Enrico Manca che su De Martino. Ma non era un nuovo che potesse scompaginare i dinosauri. Per realizzare quest'obiettivo ci voleva una carta fuori dal mazzo. Ci voleva un jolly del tutto imprevedibile. Lo trovò Mancini, che ormai non poteva certo ritornare in prima fila ma aspirava al ruolo di "kingmaker".
Il jolly di Mancini si chiamò Bettino Craxi e fu quella la carta calata sul tavolo del partito. Il programma di Bettino era chiaro: sotterrare i dinosauri, prendere le distanze dal partito comunista ancor più di quanto non era già avvenuto, aprire il Psi a un nuovo ceto medio-alto che la Dc non riusciva a intercettare, affermare la supremazia della politica sui boiardi della razza padrona. Insomma inventarsi un'Italia "da bere", un'Italia di emergenti, di giovani, di felicità, di aggressività, di poteri forti anch'essi rinnovati.
Ma ci voleva qualcuno che avviasse il lavoro sporco, e cioè Manca. Solo Manca poteva compiere il patricidio disarcionando De Martino e così avvenne. Il patricidio fu compiuto. Manca votò per Craxi che fu eletto segretario. Il resto è noto. Craxi inglobò ben presto De Michelis e poi Signorile; alla fine inglobò lo stesso Manca e prese le distanze da Mancini. Aveva una grande volontà di potenza, Bettino Craxi. Voleva
trasformare il partito socialista in una macchina da guerra che dissanguasse il Pci, governasse in un condominio paritario con la Dc dorotea e trasformasse la democrazia parlamentare in una democrazia presidenziale. Per condurre a termine questa operazione aveva bisogno di denaro.
Denaro per conquistare il potere e potere per procurarsi denaro. Una trasformazione antropologica del socialismo: questo era al tempo stesso lo strumento e l'obiettivo.
Matteo Renzi. È un moderato-radicale. Se gli domandi un programma economico non ha risposte salvo farti intendere che la Cgil di Susanna Camusso non è nelle sue corde. Si rivolge ai poteri forti, a quel tipo di ceto medio che non ha mai votato a sinistra ma capisce che la stella di Berlusconi volge al termine e cerca alternative per avere ancora un'"Italia da bere". È cattolico praticante e come tale potrebbe intercettare l'appoggio dei cattolici di Comunione e Liberazione e di Raffaele Bonanni. Insomma dei moderati. Un berlusconismo purificato e una trasformazione antropologica dei democratici. Naturalmente senza Nichi Vendola. Vendola si faccia il suo partito a sinistra del Pd. Renzi
sostituirà i democratici che se ne vanno con altrettanti che arriveranno. In nome del nuovo. Per fare che cosa? Per fare il nuovo.
Certo ci vorrebbe un "kingmaker" di prestigio. Per ora ce n'è uno. Si chiama Giuliano Ferrara. No lo sapevate? Leggete "Il Foglio" del 31 ottobre e lo scoprirete. Non è alquanto inquietante? (Eugenio Scalfari)
10/11/11 - Se Matteo dicesse cosa pensa di Silvio (di Marco Travaglio) - Nei tre giorni di autoconvention alla stazione Leopolda di Firenze, Matteo Renzi ha pronunciato un fiume di parole. Tranne una: Silvio Berlusconi. E il fatto di non citarlo mai "perché dobbiamo pensare al futuro" potrebbe pure essere una bella trovata, se non fosse che porta sfiga: ci aveva già provato Veltroni nella campagna elettorale del 2008, evocandolo come "il principale esponente dello schieramento avverso". che però stravinse.
E poi tacere su Berlusconi e attaccare il suo nemico pubblico numero uno, Fini, è un po' sospetto. Soprattutto dopo quanto accadde l'anno scorso, quando ebbe la bella pensata di incontrare Berlusconi nella villa di Arcore in gran segreto: così almeno pensava, dopodiché il premier fece sapere la cosa ai giornali, allora lui tentò di metterci una pezza balbettando che era andato a chiedergli una legge speciale per Firenze. Ma la toppa si rivelò peggiore del buco, perché le leggi al presidente del Consiglio si chiedono nella sede istituzionale: che è Palazzo Chigi, non la villa del bunga bunga. Ecco, visti i precedenti sarebbe interessante sapere almeno cosa pensa il Renzi di questi 17 anni di berlusconismo: politica personalizzata, democrazia privatizzata, illegalità legalizzata, leggi ad personam, conflitto d'interessi.
Ma anche su tutto questo il Renzi non dice nulla. O forse dice tutto, visto che il renzismo somiglia maledettamente al berlusconismo.
Sul palco della Leopolda c'era un personaggio fisso: Renzi. La regìa della convention era affidata a Giorgio Gori, impresario dell'"Isola dei Famosi" ed ex direttore di Canale5, e a Fausto Brizzi, reuccio della commediola all'italiana. Infatti la scenografia renziana, come quella della discesa in campo berlusconiana, è un quadretto di finta vita domestica: solita scrivania e soliti libri di legno, con l'aggiunta di un computer, un frigo e un cesto di frutta, tipo natura morta. Nome americano: Big Bang. E sigla copiata da un serial tv americano.
Nel 1994 Berlusconi fece il tele-partito, Renzi vuole un "wiki-Pd" perché "è il tempo della politica live, dei vari show televisivi e dei social network". Berlusconi, fino alla vigilia delle elezioni del '94, smentì di volersi candidare: Renzi nega di voler correre alle primarie ("Non candido Renzi, ma le nostre idee"). Sorrideva, il Cavaliere, a 32 denti: Renzi firma autografi con la dedica "Un sorriso, Matteo".
Berlusconi faceva battute, Renzi fa battute ("Non siamo mica qui a schiacciare i punti neri alle coccinelle, come direbbe il nostro guru Bersani"). Berlusconi portò in politica il gergo calcistico, mettendo in vetrina i campioni milanisti della Nazionale: tra questi Billy Costacurta, che sabato scorso troneggiava al Renzi Day. I berluscones stravedono per Marchionne, simbolo dei licenziamenti liberi e della guerra alla Cgil; Renzi elogia Marchionne ("Grande motivatore rivoluzionario"), i licenziamenti liberi e "chi non partecipa allo sciopero della Cgil". Berlusconi si lamenta della "sinistra che mi tratta da nemico e non da avversario" e Renzi chiede di "rivedere, in una certa sinistra, la cultura del nemico".
Nel 2001 Berlusconi ruppe violentemente la natura parlamentare della nostra democrazia col simbolo "Berlusconi presidente", copiato nel 2006 da Veltroni. Renzi rivendica quel modello incostituzionale: "Togliere il nome del candidato premier dalla scheda è come se Obama si presentasse dicendo "non sono io"". Già, peccato che gli Usa siano una Repubblica presidenziale e l'Italia no. Le uniche critiche all'Innominato riguardano le promesse non mantenute: anche lui invoca grandi opere, taglio delle tasse e della spesa pensionistica, "riforma del mercato del lavoro", addirittura "vendita di quanto possibile del patrimonio pubblico". Come se il peccato mortale di Berlusconi fosse quello di non essere stato abbastanza berlusconiano. Poi, certo, Renzi dice anche cose condivisibili. "Aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti": giusto, ma come pensa di finanziare la politica? Con la "modernità" poco trasparente delle fondazioni, tipo la dalemiana Italianieuropei? "Aboliamo le province": sacrosanto, ma che mestiere faceva Renzi fino al 2009? Non era per caso il presidente della Provincia di Firenze?
10/11/11 - Tutti gli uomini del rottamatore - Il tempo di archiviare la kermesse fiorentina della Leopolda e per Matteo Renzi inizia un tour di tre mesi lungo la penisola per spiegare le sue 100 proposte per l'Italia e raccogliere nuove forze in vista della sfida con Bersani. Un giro che ricalca quello di un anno fa, dopo l'uscita del suo libro-manifesto, "Fuori", edito da Rizzoli. Con una differenza sostanziale. Questa volta Renzi non è solo. Alla Leopolda 2 è sbocciato il wiki-pd, il movimento ha molti testimonial. Fra sindaci, imprenditori, manager e amici di scuola, diventati membri dello staff, ci sono poi registi, intellettuali e scrittori. Un popolo variegato, che ha fatto il suo debutto alla Leopolda.
Ecco chi sono:
EDOARDO NESI - Ex industriale tessile, scrittore e assessore Pd alla provincia di Prato, Nesi è stato attratto un anno fa dal grido renziano della rottamazione. Figlio di una famiglia tessile pratese, anche lui ha "rottamato" i cenci dell'azienda paterna e l'ha raccontato in un libro, "Storia della mia gente", con cui ha vinto il premio Strega. Da industriale tessile a scrittore di successo: "Matteo, ora tocca a te", ha tuonato alla Leopolda con un tono tra minaccia e augurio.
ALESSANDRO BARICCO - Orfano di Walter Veltroni, lo scrittore di "Novecento" è sbarcato a Firenze con aria distratta e voce sommessa. Da turista per caso: "Da casa avvertivo una certa complicità con le idee di Renzi e così mi sono detto: faccio un salto a sentirle di persona". Ai leopoldini lo scrittore veltronian-renziano ha raccontato che la sua generazione ha perso. Parlando di "sfiga" e salutando con la manina il
"Rottamatore" abituato a vincere anche alla Ruota della fortuna.
MARTINA MONDADORI - La figlia di Leonardo è approdata alla corte medicea di Renzi attraverso l'amico Giuliano da Empoli, assessore alla Cultura nella giunta fiorentina. Ed è stato subito amore politico a prima vista, complice anche una mostra (Martina ha una galleria d'arte, di cui è socia anche Barbara Berlusconi, che per Renzi ha avuto parole di apprezzamento). "La mia generazione è disgustata dal fare politica", ha
esclamato Martina, vestito a fiorellini e capelli sciolti.
GIORGIO GORI - L'ex direttore di Canale 5 e patron di Magnolia, la società di produzione di programmi tv, tra cui "L'isola dei famosi", è stato il grande regista della Leopolda 2. Sul suo pc sono state scritte le 100 proposte per l'Italia. Classe 1960, ex socialista, mai attratto dal Berlusconi politico, l'ex enfant prodige della tv del Biscione è rimasto folgorato sulla strada del renzismo. "Io ci sono Matteo, voglio giocarmi questa partita", ha detto: "La nostra generazione non ha mai toccato palla".
SERGIO CHIAMPARINO - Il padrone di casa Matteo Renzi lo ha presentato come il suo "sindaco ideale" e l'ex primo cittadino di Torino lo ha contraccambiato di amorosi sensi. Salvo precisare ai giornalisti, una volta sceso dal palco, che se ci saranno primarie vere lui, Chiamparino, è disposto a scendere in campo. Insomma non sembra avere nessuna intenzione di fare il portatore d'acqua a Renzi, ma di aspirare a un ruolo di primo piano nel futuro del centrosinistra.
ARTURO PARISI - Quando il professore sardo-bolognese scendeva in campo con il suo amico Romano Prodi, nel lontano 1996, il cyber scout fiorentino che fa tremare i vertici del Pd aveva appena 21 anni e distribuiva i volantini dell'Ulivo. Alla Leopolda quei due ruoli si sono capovolti e il banchetto renziano lo ha tenuto il professore prodiano al grido di "primarie, primarie". Primarie senza le quali il sindaco di Firenze non può ambire a trasmigrare da palazzo Vecchio a palazzo Chigi.
DAVIDE FARAONE - Consigliere regionale del Pd siciliano, Faraone è l'ideatore del Big Bang e il numero tre nella gerarchia dei rottamatori. Ed è anche più giovane di sette mesi rispetto al capo Matteo Renzi. Che dopo aver creato la sua fortuna sui suoi record di giovinezza, ora è costretto ad ammettere che c'è chi è più giovane di lui. Dolorosa ammissione per chi non fa che ripetere che Pier Luigi Bersani ha gli anni di suo padre e Silvio Berlusconi di suo nonno. (...da questo elenco mancano i "biscariani" dell'ultima ora... I Fioroni, i Gentiloni, gli altri "oni", il ggiovane 75enne Michele Salvati, il ggiovane 83enne don Mazzi... l'Espresso potrà rimediare alla prossima revisione dell'elenco - NdR)
10/11/11 - E poi toccò a Taddeo Fenzi (di Michele Serra) - Matteo Renzi ha aperto la strada della politica ad altri giovani talenti, che minacciano di surclassarlo. Di alcuni di loro si parlerà molto presto. Taddeo Fenzi. "Non sono un clone di Matteo Renzi", spiega il ventiseienne Taddeo Fenzi, consigliere comunale a Grosseto, che ha lanciato su Internet una dura campagna contro la generazione dei ventisettenni. La campagna durerà fino al 18 di giugno, giorno nel quale Fenzi compirà ventisette anni e, per coerenza, si ritirerà dalla scena pubblica. Tra i punti di riferimento culturali Steve Jobs, i frati di Assisi, il baseball, i cartaginesi, Engels però depurato dall'influenza di Marx.
Tra le idee-forza del suo movimento, che si chiama "Libertà e Simpatia", al primo posto ci sono la libertà e la simpatia. I politologi che hanno tentato di definire il profilo politico di Fenzi si sono dimessi dall'incarico. Zaccheo Lenzi. Ventunenne, Zaccheo Lenzi ha molta ammirazione per Matteo Renzi e per Taddeo Fenzi, ma tiene molto alla sua autonomia politica. Il suo movimento "Libertà e Amicizia", con il concorso di migliaia di interventi sul Web, sta preparando una carta programmatica suddivisa in due sezioni: Libertà e Amicizia [...]
08/12/11 - La qultura del bischero - "Mi piacerebbe che la Toscana avesse il coraggio di dire che nelle piazze non si possono fare concerti. Di qualunque tipo. Dal rock al mio amatissimo Mozart", si augurò qualche anno fa lo storico dell'arte Salvatore Settis. Auspicio inascoltato. A tal punto che il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha autorizzato grandi concerti pop e rock nientemeno che in piazza Santa Croce. Da George Michael a Trl Mtv Awards. Provocando l'ira, lui ex boy scout e devoto cattolico, dei frati francescani, nonché dei residenti della piazza, per l'eccesso di decibel. "La musica troppo alta mette a rischio i marmi della basilica di Santa Croce", ha denunciato padre Antonio di Marcantonio. Frati e residenti si sono rivolti anche al giudice, che ha dato loro ragione ordinando al Comune di non concedere la storica piazza per i concerti. Ma Renzi non intende ubbidire: "Rispetteremo i decibel, ma la piazza è nostra e quindi i concerti continueranno. A partire da quello di Mtv del 5 maggio prossimo". Con buona pace di padre Antonio.
29/03/12 - Matteo Renzi, il Nuovo (talebano) che avanza - Renzi all'ultimo horror show (di Stefania Rossini) - [...] sembra un film horror questa fetofilia trasversale che ha contagiato anche il "nuovo", sedicente di sinistra, Matteo Renzi, sindaco di Firenze. Dopo la Milano di Formigoni e la Roma di Alemanno, anche il capoluogo toscano, per iniziativa della Giunta Comunale, sarà dotato di una macabra area del cimitero dedicata alla sepoltura dei feti, anzi dei "prodotti del concepimento". Ma li chiameranno - come hanno già fatto - "bambini non nati", "angeli", "figli": contro ogni criterio umano, scientifico e giuridico! E sarà soltanto per perpetrare l'ennesima violenza psichica sulle donne che ricorrano all'aborto, considerate come delle assassine, nonostante la Legge 194, nonostante sia ormai certo che non c'è morte né omicidio se non c'è ancora vita umana. Vita viva, che comincia soltanto alla nascita.
L'entusiasmo dei becchini dell'embrione ci spinge ormai a chiederci: quali altre mostruosità dobbiamo aspettarci? Quando verranno materialmente a frugare nei nostri letti, nel ciclo delle donne o nei profilattici usati dagli uomini, per dare la benedizione a ovuli e spermatozoi in quello che forse chiameranno il "Cimitero delle intenzioni"?
24-05/12 - Il Prandelli-Pensiero - [...] E l'antipolitica? "Una moda. Per il futuro seguo con interesse la figura di Matteo Renzi. Perché è uno che guarda al di là delle ideologie e crede nella solidarietà. Si mescola alla gente e cerca di capire i suoi bisogni". Silvio Berlusconi? "Forse non si è reso conto che eravamo finiti sull'orlo di un precipizio. Ma rimane un protagonista, con un largo seguito. Io non credo che abbia ancora imboccato il viale del tramonto..." [...]
05/07/12 - Il neoberlusconismo - [...] Il neoberlusconismo agisce sotto forma di populismo demagogico in più modi. C'è quello doc che fa chiedere a B. di abolire l'euro, cancellare i debiti con l'Europa e rompere definitivamente con Merkel (magari per abbracciare Putin). Aiuto. C'è quello antiberlusconiano nella sostanza e invece berlusconiano nella forma di Beppe Grillo che interpreta un sacco di aspirazioni condivisibili, ma poi sogna di abolire d'un colpo i partiti, la moneta unica e le banche. Ma come si fa! C'è il populismo dipietrista costretto ora, dopo brillanti esordi, a inseguire e scavalcare il grillismo. C'è il populismo nuovista, più sottile e certo meno dannoso, di Matteo Renzi, abilissimo a intercettare i segnali della base moderata e di sinistra che invoca parole d'ordine e facce nuove, ma che poi, come gli altri, fatica a entrare nel merito delle proposte concrete, delle cose da fare, dei nemici da combattere (quando non siano i notabili del suo stesso partito, il Pd) [...]
13/09/12 - La mia mamma lo voterebbe (Colloquio Con Guido Crosetto Di Marco Damilano) - «Primo: sarà una banalità, ma Matteo Renzi è giovane. Secondo: è simpatico. Terzo: non è mai chiuso e settario, non parla solo al popolo della sinistra. Quarto: non si esprime in politichese. Quinto...». Per carità, onorevole Guido Crosetto, alt, si fermi qui. Altrimenti nel Pd penseranno che sta per cambiare fronte pur di sostenere Renzi alle primarie. Lei è un esponente del Pdl, sottosegretario alla Difesa del governo Berlusconi, eppure si mette a esaltare il sindaco di Firenze: allora è vero che piace ai moderati... [...]
25/10/12 - Fabrizio Barca e la "rottamazione" - Le piace il verbo di Matteo Renzi? «Mi sembra un termine burocratico. Anzi, un atto di non responsabilità. Un cambiamento che avviene per sostituzione, non per merito. Ho un'altra idea: per essere migliori non basta essere fuori dal Parlamento o essere più giovani di età. Il vero cambiamento non è il semplice tutti a casa, avviene con la competizione. Se non c'è questo, si proclama di voler rivoluzionare tutto senza mutare regola. Si invocano i giovani al posto dei vecchi sapendo che è un programma impossibile da realizzare. E la rottamazione diventa l'altra faccia del gattopardismo: cambiare tutto senza cambiare niente».
Però una questione generazionale (e di genere) esiste in Italia: lei a 58 anni è uno dei ministri più giovani del governo Monti. «D'accordo: purché non si dica che in qualsiasi posto vanno bene qualunque giovane o qualunque donna. Prima viene il merito, la competizione».
22/11/12 - OPUS Mattei - [...] L'Opus Dei batterebbe la fiacca se non ci fosse questa novità. Che il comitato romano di Matteo Renzi sia nello stesso edificio della Pontificia Università della Santa Croce, cioè Opus. Nelle vetrine che danno su strada si alterna l'estasi di una Madonna e il faccione di Renzi in effetti meno estatico. Il palazzo si divide tra il marciapiede del Senato e la chiesa di Sant'Apollinare dove era sepolto Enrico De Pedis, quello della Banda della Magliana. Un indirizzo centrale del potere della città eterna. Codice Da Renzi.
...meditate, ggente, meditate...
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