Grillo impazza senza apparire, apparendo come la Madonna di Lourdes.: a suo piacimento! La sua strategia è «niente tv, ma costringiamo la tv a inseguirci». Lui ci riesce alla grande. Non appare in tv, ma la tv lo mostra in ogni posa, in ogni atteggiamento, inseguendo il suo «boom!», quello che il Presidente della Repubblica non ha ancora sentito perché ha l’apparecchio acustico a riparare.
L’uscita contro Federica Salsi è stata sgradevole e freudianamente parlando riveltrice della sua attitudine maschilista e di prima donna. Ha un bel da dire che non vuole fare un partito perché la democrazia «è in rete» e che lui è solo uno dei tanti, un portavoce. Non pare proprio. Dietro la sua umiltà apparente, c’è il capo indiscusso che detta le regole, lui e solo lui, senza possibilità di discussione. Gli è sfuggito anche di essare «il capo politico del Movimento 5 Stelle», dicendo con questo, o almeno, lasciandolo intendere, che si divertirà un mondo nel prossimo parlamento perché pur non potendo essere eletto, si presenterà al Quirinale come capo designato dal partito di maggioranza relativa, candidato al governo.
In questi giorni stiamo assistendo ad una metamorfosi di Grillo. Il partito c’è già, solo che gli iscritti al suo Blog non lo sanno ancora e chi tira le fila è solo lui. La democrazia di rete di cui parla Beppe è solo apparente: vale quello che dice lui, quello che stabilisce lui, quello che decide lui. E’ sufficiente che qualcuno si discosti di un cm dal solco da lui tracciato che la spada di difesa - zac! - non esita a tranciare ogni autonomia, anzi ogni sospiro di autonomia.
Sono convinto che i Movimentisti 5 Stelle non devono andare in TV, per alcun motivo, oppure possono farsi intervistare, ma fuori dai salotti acquiescenti e devoti come Flores e Omnibus che mettono tutti sullo stesso piano omologando tutto e tutti … verso il centro montiano. Non devono assolutamente accettare interviste da Porta a Porta o dalle tv di Berlusconi. Devono stare sulle strade, sui marciapiedi, nei consigli comunali, regionali, e prepararsi alle elezioni politiche, dove potranno avere un grande successo, condizionando il parlamento. Occasione unica per modificare ciò che i partiti non faranno mai. Proprio per questo, un uomo solo è una tragedia e sarà un flop rovinoso!
Beppe forse se ne rende conto adesso che è vicino al traguardo e sa che deve formare una classe dirigente, che la democrazia è anche decisione, che l’elaborazione non può essere infinita e che la rete è come una piazza: se è una massa è ingovernabile, come si vede dalle reazioni di questi ultimi giorni. "Tot capita, tot sententiae", dicevano i Romani: Una testa, un parere, all’infinito. Beppe deve sapere che Berlusconi è caduto sulla presunzione di fare da solo, di essere lui il partito e di considerare gli altri suoi servetti. La sua forza è stata la corruzione dilagante, la forza di Grillo deve essere la legalità democratica che è fatta di processi di conoscenza, di elaborazione, di decisione a maggioranza.
Beppe ha paura, perché sa di non essere in grado di gestire un potere che gli sta scoppiando nelle mani e lui è impreparato perché in tutti questi anni ha fatto i gargarismi con la rete, ma non ha formato alcuno; ha cooptato e i cooptati sono trasformisti: una volta al potere sono capaci di tutto.
Forse per questo ha gettato «l’opa» su Di Pietro perché il suo elettorato gli fa gola e potrebbe avere una struttura embrionale con cui lavorare. Non si accorge però, il Beppe, che questo è il tempo della caduta degli «dei»: cade Berlusconi, cade Di Pietro, cade Fini, galleggia Casini per forza di prostituzione intrinseca, cadrà Beppe perché i personalismi reggono poco.
Se fossi in Beppe, metterei su una scuola «Full Time» e farei scuola politica, finanziata con gli stipendi in eccesso dei suoi eletti, in cui si insegna a chiunque vuole fare politica, amministrazione, lettura e formazione delle leggi, struttura dello Stato, riforma dello Stato, insomma tutte quelle conoscenze indispensabili per sedere in parlamento non per sé o per il porprio interesse, ma per il sano interesse del Paese, quello che con una brutta parola si chiama «bene comune».
Diversamente Grillo farà la fine di Gugliemo Giannini, fondatore nel dopoguerra del Movimento dell’Uomo Qualunque, che aveva come scopo di essere «stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole». Il suo slogan era «Abbasso tutti!» e la spinta di rinnovamento morale, politico della Resistenza, sintetizzata nella formula «Vento del Nord» si trasformò in bocca a Giannini in «Rutto del Nord». Ebbe un successo strepitoso, durò lo spazio di un paio di legislature, sempre più in declino e non lasciò traccia di sé se non nella storia politica del tempo. Un’occasione perduta. Beppe potrebbe ripetere l’esperimento, ma sarebbe un peccato perché i mezzi di oggi non sono quelli rudimentali di allora (un giornaletto, L’Uomo Qualunque, arrivato però a 850 mila copie!), ma sono i potenti mezzi della rete e dei
cellulari che potrebbero essere usati per la formazione politica anche a distanza.
Il Movimento 5 Stelle è inevitabile, è una necessità storica e una conseguenza dell’insipienza dei partiti. Vincerà per la propaganda diretta che gli fanno i partiti al potere, i quali stanno facendo di tutto per mandarlo a costo zero al parlamento, con le loro scelte, le loro divisioni, le loro miopie, la loro arroganza, i loro Renzi, i loro Casini, i loro Bersani e la loro ingordigia. La situazione è talmente grave e compromessa che non si può mettere una pezza. Non possiamo più turarci il naso e votare il meno peggio. Bisogna solo ribaltare il tavolo e mandare tutto all’aria «buona» e poi cominciare a mettere ordine, pezzo dopo pezzo, riscrivendo regole e criteri, chiari, semplici e senza possibilità di equivoci. Manca all’orizzonte un visionario «politico» e «statista».
TUTTO CIO’ PERO’ NON S’IMPROVVISA! Altrimenti più si sta in alto e più il botto, cadendo, è doloroso come dice il poeta: «finché alla terra alfin torna repente precipitevolissimevolmente» (Francesco Moneti [1667], Cortona Convertita, canto III, 45).
(Paolo Farinella, prete)
Caro Paolo, ricevo e pubblico con molto piacere questo scritto, perchè sappiamo entrambi che in un certo periodo le nostre idee sono state, per una volta, divergenti su qualcosa. Su Grillo, appunto. Con te propenso a concedergli il "beneficio della prova", e con me che presuntuosamente ti mettevo in guardia dal farti "adoperare". Io a Grillo non ho mai concesso il beneficio della prova.
Oggi condivido quasi tutto il tuo scritto, tranna ciò che spero sia una provocazione: Grillo creatore di una scuola qualsivoglia? No, Paolo, anche per creare la CEPU sevono caratteristiche che Grillo non ha. Il patrimonio che ha Grillo (come dici tu, col contributo gratuitamente fornito dalla politica politicante), è quel sesto di italiani perennemente alla ricerca del SaiBaba perduto. Quelli che hanno sempre bisogno di un padrone, di uno che detta i tempo del passo dell'oca, o del "vaffanculo" all'unisono. Ce ne sarà sempre qualcuno, e non possiamo farci niente, se non aspettare il cadavere sulla sponda del fiume. Da Mussolini a Craxi a Berlusconi a Di Pietro a Grillo.
Nel mentre Grillo - Dio non voglia - si dedicherà alla costruzione della scuola, io mi siederò all'ombra di un albero, in riva al fiume, e aspetterò per vedere cosa porta con se la corrente... Un abbraccio
Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus