Ci risiamo. Col G8 di Genova pensavamo che la Polizia avesse toccato il fondo. La "macelleria messicana" della Diaz avrebbe dovuto costituire un punto di svolta. Invece è stato solo un episodio. Uno dei tanti. Uno dei troppi. E' ancora viva nella memoria di tutti la storiaccia brutta di un alto funzionario di polizia che tempesta di calci in faccia, cogli "anfibi", un povero ragazzo inerme, sanguinante, semisvenuto per terra. Sono emerse per acta le storiacce di picconi e spranghe, portati dalla polizia nel recinto della Diaz da un vicino cantiere, per poter esibire la "pistola fumante" della Diaz come deposito pre-organizzato di "armi improprie", e l'inquinamento del "teatro del crimine" col trasferimento, ad opera delle forze dell'ordine, di bombe molotov all'interno della Diaz.
Chi volesse rinfrescarsi la memoria su quei terribili episodi, può farlo rileggendo le cronache allucinanti di brogli e dei depistaggfi regolarmente pubblicate da Wikipedia.
Ma nella storiaccia di Genova c'è anche la morte di Carlo Giuliani. Di questa storia fa parte anche la teoria ballistica che il Carabiniere Placanica abbia sparato in aria a scopo inrimidatorio, ma sfortunatamente la pallottola abbia incrociato un calcinaccio che in quel preciso momento si trovava a passare a mezz'aria da quelle parti. Un calcinaccio così possente che non si sarebbe limitato a deviare di qualche frazione di grado la pallottola esplosa da una Beretta calibro 9, ma addirittura ne avrebbe invertito la traiettoria verso il basso. Verso lo zigomo e il cervello di Carlo Giuliani. Ma su questa storia pubblichiamo in coda parte di una perizia nella quale non quadrano le diverse velocità della luce (300.000 kms/secondo) e del suono (1100 kms/h)...
Ma cominciamo dal filmato, che ormai ha invaso la rete, e che condanna senza alcuna possibilità di smentita le "teorie ballistiche" del Questore di Roma Fulvio della Rocca (le quali prevedono che i fumogeni siano stati sparati verso l'alto, a parabola, come da regolamenti. In asse a Via Arenula??? Macchè!!! Perpendicolarmente, verso la facciata del Viminale. Sicchè dopo aver rimbalzato contro la facciata, sarebbero precipitati verso il basso, in mezzo alla folla....
Ci chiediamo se i poliziotti, prima di straparlare di carambole fra pallottole e calcinacci, o fra candelotti lacrimogeni e facciate del Viminale, qualche volta si prendano anche la briga di collegare il cervello alla bocca...
Piccole annotazioni sulle teorie "ballistiche" del Questore:
-1) Il Ministero di Giustizia non è in una piazza, ma in una via. Via Arenula. i manifestanti percorrono la via, che corre parallela alla facciata del ministero. Un normodotato che volesse sparare un lacrimogeno verso l'alto, a parabola, per farlo ricadere fra i manifestanti, lo sparerebbe lungo l'asse della via, non perpendicolarmente allo stesso, contro la facciata del Viminale.
-2) In un filmato senza stacchi d'immagine, strano che si vedano solo traiettorie di fumogeni in discesa (e sempre dalle stesse finestre), e MAI traiettorie a salire. Sparare in aria a parabola? Andiamo, questore... un uomo con la sua storia professionale potrebbe fare di meglio.
-3) Un fumogeno che cade sul tetto/terrazzo del viminale "rimbalza" inietro e torna in via Arenula??? No, dottor Coso, il proiettile, che ha una traiettoria VERSO il Viminale, una volta caduto sul terrazzo "PROSEGUE", rimbalzando eventualmente in allontanamento da via Arenula.
-4) Che ci faceva un bossolo di fumogeno ALL'INTERNO del Viminale? Passava di la per caso, come il calcinaccio di Giuliani, o le molotov della Diaz?
l questore di Roma Della Rocca: i lacrimogeni erano della polizia ma avranno urtato contro il muro... (The HuffingtonPost.It)
Erano della polizia i lacrimogeni che, come mostra il video di
Repubblica.it, sono stati lanciati dal ministero della Giustizia sulla
piazza turbolenta del 14 novembre romano. L'ammissione è del questore di
Roma, Fulvio Della Rocca. "Se è stato esploso potrebbe essere stato
esploso da uno dei nostri", dice stamattina, dopo aver riconosciuto che
effettivamente il dicastero di via Arenula ha subito messo in chiaro che
"la polizia penitenziaria non ha in dotazione lacrimogeni", non di quel
tipo almeno. Ma è curioso il resto delle spiegazioni del questore,
spiegazioni che non convincono nemmeno lo stesso Guardasigilli Paola
Severino, la quale oltre ad aver avviato un'indagine interna sul caso,
ha anche inviato il video di Repubblica.it al Racis, il Raggruppamento
Carabinieri Investigazioni Scientifiche, per un'analisi accurata sulla
traiettoria dei lacrimogeni.
Della Rocca, a margine di una conferenza stampa in questura, ha infatti detto che "dato che i lacrimogeni non devono essere sparati ad altezza d'uomo, ma devono seguire una certa parabola, l'ipotesi è che si sia infranto sul muro di via Arenula dando quindi l'impressione di essere stato esploso da un balcone. Io comunque non ho ancora visto le immagini".
Insomma, anche se nel video è abbastanza chiaro che i lacrimogeni arrivano dall'alto, esattamente dal tetto del palazzo di via Arenula, Della Rocca nega l'evidenza. E il caso finisce al Racis. Restano tutte le domande che abbiamo posto al ministro Severino in quest'altro pezzo. A questo punto, interrogano anche il Viminale nonché i vertici della polizia.
Lacrimogeni dal ministero di Via Arenula, Severino non sapeva. Com'è possibile? Quattro domande per il ministro (The HuffingtonPost.It)
Aggiornamento delle ore 14,35 - Al ministero della Giustizia sono in corso esami testimoniali di tutti gli impiegati presenti al quarto piano del dicastero, oltre che del personale in servizio presso gli ingressi del palazzo, per fare luce su quanto accaduto mercoledì scorso, dopo il video in cui si vedono lacrimogeni lanciati durante le manifestazioni degli studenti. Si stanno inoltre esaminando tutti i filmati degli ingressi per vedere se qualcuno e entrato e chi. Con l'avvicinarsi del corteo alla sede del ministero, infatti, tutte le porte erano state chiuse.
Il Guardasigilli, Paola Severino, esprime "inquietudine e preoccupazione" per le immagini diffuse oggi da Repubblica.it nelle quali si vede chiaramente che, durante gli scontri di mercoledì scorso tra forze dell'ordine e studenti, qualcuno ha lanciato lacrimogeni dalle finestre del ministero della Giustizia. Severino annuncia anche un'indagine interna per capire cosa sia veramente successo nel dicastero di via Arenula il 14 novembre scorso. Perché il ministro, pur essendo in sede due giorni fa, fa sapere, tramite il suo staff, che non sapeva che qualcuno, evidentemente forze dell'ordine, stava usando il ministero come 'trincea d'altura' per sedare la guerriglia. Severino inoltre sottolinea che lacrimogeni a strappo, come quelli che sembrerebbero essere stati lanciati dal Ministero, non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula.
E, a quanto apprende l'Huffington Post, il Guardasigilli ha inviato il video di Repubblica.it al Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, per un'analisi accurata sulla traiettoria dei lacrimogeni. Infatti, Severino non è convinta delle spiegazioni del questore di Roma, Fulvio Della Rocca, il quale ha ipotizzato il cosiddetto 'effetto elica'. E cioè che i lacrimogeni non siano stati lanciati dal ministero di via Arenula ma dagli stessi poliziotti impegnati nel servizio d'ordine in piazza: sarebbe stato quindi il cosiddetto 'effetto elica' (vengono sparati in alto e poi scendono giù al suolo) a dare l'impressione di un lancio dalle finestre del dicastero (...più che di "effetto elica", potremmo parlare di "effetto etilico", visto che si vedono sempre e solo traiettorie di fumogeni "a sscendere", e mai "a salire", pur non essendovi "stacchi" nel filmato". Sfortunato, il questore... Manco un fotogramma che avalli le sue teorie... NdR)
Prendiamo atto dello sgomento del ministro, che oggi ha lasciato i lavori del consiglio dei ministri proprio per seguire di persona l'inchiesta interna. Ma pensiamo sia lecito sollevare degli interrogativi. E cioè: com'è possibile che, pur essere presente lì al ministero, Severino non sapesse nulla di quanto stava accadendo nello stesso palazzo, sotto il quale si svolgevano scontri tra le forze dell'ordine e gli studenti? A quanto si apprende dal suo staff, Severino in quei momenti era impegnata in una riunione e dal suo ufficio nemmeno si vede il tratto di Lungotevere interessato agli scontri. Prendiamo atto anche di questo, ma ci resta il dubbio su come si faccia a non sapere chi ti entra in casa in una situazione di ordine pubblico così delicata come quella di due giorni fa in via Arenula.
Quindi: cosa non ha funzionato all'interno del ministero, nel rapporto tra ministro e dipendenti del dicastero, il 14 novembre? Cioè ci chiediamo perché il ministro non sia stato informato del fatto che dei poliziotti erano entrati nel palazzo per lanciare lacrimogeni dalle finestre. Dalla reazione della Severino, infatti, si capisce che a lanciare i lacrimogeni dalle finestre del palazzo di Via Arenula non sia stata la penitenziaria del ministero della Giustizia e inoltre, stamattina, proprio il questore di Roma Fulvio Della Rocca ha ammesso che a esplodere lacrimogeni dal ministero "possa essere stato uno dei nostri". Dunque, sembrerebbe emergere per lo meno una mancanza di coordinamento tra Viminale e Via Arenula. Vuol dire che il dicastero diretto da Annamaria Cancellieri, cui fanno capo le forze di polizia, non si è messo in contatto con il ministero della Giustizia prima di entrare per rispondere anche da lì agli scontri in piazza: come mai?
Oppure la procedura è assolutamente normale. Cioè lanciare lacrimogeni dalle finestre del ministero sotto assedio appartiene ad una modalità ordinaria della gestione dell'ordine pubblico. Ed è standard anche che il Viminale (e la polizia) non avvisi il ministero della Giustizia in una situazione come quella del 14 novembre e magari anche che la polizia non avvisi il ministro dell'Interno in quella situazione di concitazione (Cancellieri ancora non si è espressa sul fatto). Già, ed è l'ultimo interrogativo, ma se è normale, perché non ce lo dicono?
GENOVA 2001 - La strana storia di un calcinaggio volante che devia una pallottola di una Beratta calibro 9
...resta la deviazione del calcinaccio che dimostrerebbe l'intenzione di Placanica di sparare in aria. Ad una velocità di immagine normale non sembrano esserci dubbi. Giuliani si avvicina al defender quando, contemporaneamente al rumore dello sparo, nel campo visivo appare un calcinaccio sbriciolarsi nel suo volo verso la parte posteriore del tetto del defender. E' un inganno che il più attento esame delle immagini smaschera come tale.
Basterebbe ricordare che la velocità della luce è superiore a quella del suono per concludere che il rumore dello sparo e lo sbriciolarsi del calcinaccio raccontano eventi non contemporanei. Che lo sparo (il cui rumore viaggia alla velocità del suono) necessariamente precede lo sbriciolarsi del calcinaccio (la cui immagine corre con la velocità della luce). Ma per averne la prova è sufficiente tornare alla moviola. Fotogramma 231, Giuliani è stato colpito, il calibro 9 di Placanica ha già raggiunto il bersaglio. Nessun calcinaccio, in questo istante, appare nel campo visivo.
Fotogramma 235. Eccolo il calcinaccio. Sono passati 16 centesimi di secondo dall'esplosione ed è ancora perfettamente integro, visibile nella sua curva impressa da chi lo ha lanciato, mentre si piega in velocità sulla parte posteriore del defender per poi sbriciolarsi, un "frame" dopo (4 centesimi di secondo), sullo spigolo del tetto, all'altezza della seconda "i" della scritta "carabinieri", dove lascerà una visibile rientranza nella carrozzeria.
E' semplice. Chiaro. Il proiettile che uccide Giuliani non viene deviato. O, quantomeno, non dal calcinaccio. Non viene dunque esploso in aria, ma ad altezza d'uomo (un metro e 70 circa), come del resto il secondo che andrà a conficcarsi a 23 metri di distanza e 5 metri e 20 di altezza, seguendo un'angolo di tiro di 10 gradi, che certo tutto suggerisce meno una canna della Beretta rivolta verso l'alto. E' tutto [...]
Questo dunque accadde nei due secondi e 24 centesimi che hanno cancellato una vita e cambiato il corso di un movimento.
(da Repubblica del 17 luglio 2002)
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