...se perdo, mando a Roma un po' di amichetti...
Il Re dei Media, il Principe ereditario del click e dei "Like" su facebook, non ha ancora capito che esistono i fuorionda, e che lui non ne è esente. Così, dopo aver predicato per mesi che se perderà non accetterà "premi di consolazione, si fa beccare come un piccione a dire che "se perdo, porto a Roma i miei amichetti... Ma ecco il dettaglio della figura di merda, tratto da Repubblica.it del 22/11/2012), da dove sono tratte anche altre notizie interessanti...
QUELLI CHE "SE PERDO NON ACCETTO PREMI DI CONSOLAZIONE - Fuorionda di Renzi: "Se perdo, miei in Parlamento". Il sindaco di Firenze, fin dall'inizio della sua campagna elettorale, ha sempre dichiarato, in caso di sconfitta, di non volere premi di consolazione e che non si sarebbe mai candidato per il Parlamento. In un fuorionda di oggi della trasmissione 105 Friends, su Radio 105 Network, dove Renzi era ospite, il 'rottamatore' è tornato su questa ipotesi dicendo: "Porterò un po' di amici miei in Parlamento e cercherò di avere un po' di spazio, ma io non mi faccio comprare". Mentre invece "se vinco con la storia della rottamazione, tutti da me si aspettano questo: se non lo faccio mi vengono a rincorrere".
LE FRASI DI BERSANI RIPORTATE A META' - La vulgata che si è diffusa ieri diceva che Bersani, in caso di ballottaggio fra Renzi e Vendola, avrebbe dichiarato di preferire Renzi. E' davvero così? E se mettessimo im bocca a Bersani le parole di Bersani? Proviamo:
[...] n un ipotetico ballottaggio tra il 'rottamatore' e Nichi Vendola, il segretario del Pd chi sceglierebbe? A questa domanda Bersani risponde: "Sceglierei il sindaco di Firenze, causa doveri d'ufficio", dice ai microfoni di Rtl. E aggiunge: "Io penso che Nichi, con il quale sono legato da grande simpatia capirà che facendo il segretario del Pd avrei difficoltà a votare il leader di un altro partito seppur amico. Quindi voterei Renzi".
Suona un po' diverso, vero, da quanto riportato dai giornali...
IL METRO DI GIUDIZIO A "GEOMETRIA VARIABILE DEL BISCHERO - Con noi Pd più forte. "Se noi vinciamo i democratici hanno più chance di vittoria alle elezioni, parlano più di futuro e tornano a far sperare gli italiani".
Insomma, secondo il bischero, quando le cose vanno bene, si dice "se NOI vinciamo". Quando andavano male, si diceva "se BERSANI perde". Fantastico.
LA "BONOMIA AL CURARO" DI BERSANI - Agli ultimi attacchi di Renzi sulle regole, il segretario Pd replica: "Io potevo essere il candidato unico del Pd. Cerchiamo di non mettere in giro argomenti che non sono dignitosi per noi, che siamo gente seria. Abbiamo deciso prima che ci fossero queste primarie come partito, alla luce di precedenti esperienze, che alla prima occasione avremmo costruito l'albo. Non so se Renzi fosse presente, credo di no visto che frequenta poco, è stato deciso mesi e mesi fa. Io lavoro perchè ci sia il massimo di partecipazione. Faremo una cosa seria che in Europa nessuno ha fatto. Se si pensa male si fa male".
...prendi, incarta e porta a casa... E per chiudere "in bruttezza"...
"...Nuovo endorsement per Matteo. Intanto si schierano apertamente per Renzi il presidente dell'Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano del Rio, e uno dei "padri" dell'Ulivo, Arturo Parisi. In una lettera a La Stampa i due esponenti del Pd fanno la loro scelta di campo e invitano a "convergere" nel sostegno al sindaco di Firenze "quanti nel centrosinistra credono in una democrazia pluralista, autonomista, federalista, e solidale, e quanti, finora esterni al nostro campo, hanno maturato il rifiuto delle illusioni del collettivismo, del centralismo, del separatismo, e del liberismo"..."
Artuto Parisi stamattina, in collegamento con Omnibus, ha fatto interventi pieni di livore contro Bersani. Non metterebbe conto neanche di parlarne, se non avessimo la certtezza che nelle prossime ore il Bischero proverà ad appuntarsi questa medaglietta. Ma allora ci tocca ricordare - giocando d'anticipo - quale grande politologo sia Parisi (colui che con la sia sapienza ha mandato a casa Prodi, e ci ha inflitto lustri di Berlusconismo). Ne abbiamo scritto in tempi non sospetti. Chi ha stomaco, può rileggere il nostro post del 3/10/2011, dedicato al livore cronico di Parisi verso Bersani. A benefivio di coloro che non se la sentono, pubblico un estratto in calce:
-1) Narrano le malilingue che Prodi sia stato sfiduciato alla Camera nel 1998 (rettifico la data, su preziosa indicazione di Giò, che ringrazio) con un voto di differenza, avendo affrontato il voto con la certezza di farcela, perchè un suo omonimo (tale Artuto Parisi), addetto alla macchinetta calcolatrice, gli aveva assicurato che da suoi ripetuti controlli era certo che Prodi avrebbe avuto la fiducia. Furono così spalancate le porte al periodo berlusconista che tanto bene ha fatto e continuerà a fare all'Italia. Lei ne sa niente?
-2) Narrano le malelingue che un suo omonimo, tale Arturo Parisi, In seguito alle dimissioni del segretario del PD Walter Veltroni, si sia candidato a segretario del PD, non con lo scopo di conquistare la poltrona (peraltro scomoda) di segretario, ma con lo scopo più nobile di indire in tempi brevi un congresso, che avesse lo scopo di rivitalizzare il PD in difficoltà, creando una vera e nuova cultura democratica. È stato però sconfitto da tale Dario Franceschini, che però ha sostenuto alle primarie del 2009.
-3) Dicono le malelingue che questo suo omonimo abbia poi sostenuto Franceschini contro Bersani, incassando l'ennesima sconfitta. E dicono che questo Parisi non l'abbia mandata giù.
Ma ora lasciamo stare il suo omonimo, e parliamo di lei:
-a) In democrazia, caro Arturo, c'è la c.d. "dittatura della maggioranza". In un partito serio, quando una mozione passa 176 a 3, sono caso mai i 3 a doversi dimettere, non i 176. Si concentri, non è un concetto difficile, neanche per Lei.
-b) Sul referendum, aspetti un attimo a cantare vittoria (non faccia come il suo già citato omonimo,. specialista in sconfitte...). Ci sono ancora parecchi ostacoli da superare, prima di autocantarsi sette gloria:
- La cassazione deve dichiarare la ammissibilità del referendum. Può darsi che lo faccia, ma vogliamo aspettare?
- Il Governo Berlusconi non deve dimettersi per evitare lo svolgimento del referendum, che Berlusconi non vuole.
- Il referendum deve raggiungere il quorum.
- Il referendum, dopo aver raggiunto il quorum, deve essere vinto (lo sarà, ne sono certo).
Dopo la vittoria del referendum, l'attuale maggioranza potrebbe varare una legge-sòla, che superi, secondo la Cassazione, il risultato referendario.
- Ammesso che ciò non avvenga (o che il piano fallisca), si tornerebbe al Mattarellum, e nessuno ha ancora dimostrato che questa sia una soluzione conveniente per il PD più del supermaggioritario dato dal Mattarellum, OGGI, coi sondaggi di OGGI. E non mi dica che le leggi elettorali si fanno senza badare alle convenienze di chi propone le modifiche, perchè ciò è falso fin dai tempi della legge-truffa del '53, voluta dal suo padre spirituale Alcide De Gasperi. Il quale con quell'atto pensava non al bene della DC (DemoCrazia), ma al bene della DC (Democrazia Cristiana).
Si dia una calmata, amico, altrimenti ci costringe a ricordare quante porcherie siano arrivate al PD (e quindi all'Ulivo, o all'Unione, o alla coalizione "Pinco", la chiami come vuole), da parte di quella Margherita di cui lei è stato co-fondatore, e Presidente dell'Assemblea Nazionale (ad iniziare dalle Binetti, dai Rutelli, dai Fiorone, e dal suo omonimo Arturo Parisi).
Tafanus
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