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17 novembre 2012
Dal Viminale piovono lacrimogeni - E il Questore Fulvio della Rocca passa dalle teorie balistiche alle teorie "ballistiche"
Ci risiamo. Col G8 di Genova pensavamo che la Polizia avesse toccato il fondo. La "macelleria messicana" della Diaz avrebbe dovuto costituire un punto di svolta. Invece è stato solo un episodio. Uno dei tanti. Uno dei troppi. E' ancora viva nella memoria di tutti la storiaccia brutta di un alto funzionario di polizia che tempesta di calci in faccia, cogli "anfibi", un povero ragazzo inerme, sanguinante, semisvenuto per terra. Sono emerse per acta le storiacce di picconi e spranghe, portati dalla polizia nel recinto della Diaz da un vicino cantiere, per poter esibire la "pistola fumante" della Diaz come deposito pre-organizzato di "armi improprie", e l'inquinamento del "teatro del crimine" col trasferimento, ad opera delle forze dell'ordine, di bombe molotov all'interno della Diaz.
Chi volesse rinfrescarsi la memoria su quei terribili episodi, può farlo rileggendo le cronache allucinanti di brogli e dei depistaggfi regolarmente pubblicate da Wikipedia.
Ma nella storiaccia di Genova c'è anche la morte di Carlo Giuliani. Di questa storia fa parte anche la teoria ballistica che il Carabiniere Placanica abbia sparato in aria a scopo inrimidatorio, ma sfortunatamente la pallottola abbia incrociato un calcinaccio che in quel preciso momento si trovava a passare a mezz'aria da quelle parti. Un calcinaccio così possente che non si sarebbe limitato a deviare di qualche frazione di grado la pallottola esplosa da una Beretta calibro 9, ma addirittura ne avrebbe invertito la traiettoria verso il basso. Verso lo zigomo e il cervello di Carlo Giuliani. Ma su questa storia pubblichiamo in coda parte di una perizia nella quale non quadrano le diverse velocità della luce (300.000 kms/secondo) e del suono (1100 kms/h)...
Ma cominciamo dal filmato, che ormai ha invaso la rete, e che condanna senza alcuna possibilità di smentita le "teorie ballistiche" del Questore di Roma Fulvio della Rocca (le quali prevedono che i fumogeni siano stati sparati verso l'alto, a parabola, come da regolamenti. In asse a Via Arenula??? Macchè!!! Perpendicolarmente, verso la facciata del Viminale. Sicchè dopo aver rimbalzato contro la facciata, sarebbero precipitati verso il basso, in mezzo alla folla....
Ci chiediamo se i poliziotti, prima di straparlare di carambole fra pallottole e calcinacci, o fra candelotti lacrimogeni e facciate del Viminale, qualche volta si prendano anche la briga di collegare il cervello alla bocca...
Piccole annotazioni sulle teorie "ballistiche" del Questore:
-1) Il Ministero di Giustizia non è in una piazza, ma in una via. Via Arenula. i manifestanti percorrono la via, che corre parallela alla facciata del ministero. Un normodotato che volesse sparare un lacrimogeno verso l'alto, a parabola, per farlo ricadere fra i manifestanti, lo sparerebbe lungo l'asse della via, non perpendicolarmente allo stesso, contro la facciata del Viminale.
-2) In un filmato senza stacchi d'immagine, strano che si vedano solo traiettorie di fumogeni in discesa (e sempre dalle stesse finestre), e MAI traiettorie a salire. Sparare in aria a parabola? Andiamo, questore... un uomo con la sua storia professionale potrebbe fare di meglio.
-3) Un fumogeno che cade sul tetto/terrazzo del viminale "rimbalza" inietro e torna in via Arenula??? No, dottor Coso, il proiettile, che ha una traiettoria VERSO il Viminale, una volta caduto sul terrazzo "PROSEGUE", rimbalzando eventualmente in allontanamento da via Arenula.
-4) Che ci faceva un bossolo di fumogeno ALL'INTERNO del Viminale? Passava di la per caso, come il calcinaccio di Giuliani, o le molotov della Diaz?
l questore di Roma Della Rocca: i lacrimogeni erano della polizia ma avranno urtato contro il muro... (The HuffingtonPost.It)
Erano della polizia i lacrimogeni che, come mostra il video di Repubblica.it, sono stati lanciati dal ministero della Giustizia sulla piazza turbolenta del 14 novembre romano. L'ammissione è del questore di Roma, Fulvio Della Rocca. "Se è stato esploso potrebbe essere stato esploso da uno dei nostri", dice stamattina, dopo aver riconosciuto che effettivamente il dicastero di via Arenula ha subito messo in chiaro che "la polizia penitenziaria non ha in dotazione lacrimogeni", non di quel tipo almeno. Ma è curioso il resto delle spiegazioni del questore, spiegazioni che non convincono nemmeno lo stesso Guardasigilli Paola Severino, la quale oltre ad aver avviato un'indagine interna sul caso, ha anche inviato il video di Repubblica.it al Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, per un'analisi accurata sulla traiettoria dei lacrimogeni.
Della Rocca, a margine di una conferenza stampa in questura, ha infatti detto che "dato che i lacrimogeni non devono essere sparati ad altezza d'uomo, ma devono seguire una certa parabola, l'ipotesi è che si sia infranto sul muro di via Arenula dando quindi l'impressione di essere stato esploso da un balcone. Io comunque non ho ancora visto le immagini".
Insomma, anche se nel video è abbastanza chiaro che i lacrimogeni arrivano dall'alto, esattamente dal tetto del palazzo di via Arenula, Della Rocca nega l'evidenza. E il caso finisce al Racis. Restano tutte le domande che abbiamo posto al ministro Severino in quest'altro pezzo. A questo punto, interrogano anche il Viminale nonché i vertici della polizia.
Lacrimogeni dal ministero di Via Arenula, Severino non sapeva. Com'è possibile? Quattro domande per il ministro (The HuffingtonPost.It)
Aggiornamento delle ore 14,35 - Al ministero della Giustizia sono in corso esami testimoniali di tutti gli impiegati presenti al quarto piano del dicastero, oltre che del personale in servizio presso gli ingressi del palazzo, per fare luce su quanto accaduto mercoledì scorso, dopo il video in cui si vedono lacrimogeni lanciati durante le manifestazioni degli studenti. Si stanno inoltre esaminando tutti i filmati degli ingressi per vedere se qualcuno e entrato e chi. Con l'avvicinarsi del corteo alla sede del ministero, infatti, tutte le porte erano state chiuse.
Il Guardasigilli, Paola Severino, esprime "inquietudine e preoccupazione" per le immagini diffuse oggi da Repubblica.it nelle quali si vede chiaramente che, durante gli scontri di mercoledì scorso tra forze dell'ordine e studenti, qualcuno ha lanciato lacrimogeni dalle finestre del ministero della Giustizia. Severino annuncia anche un'indagine interna per capire cosa sia veramente successo nel dicastero di via Arenula il 14 novembre scorso. Perché il ministro, pur essendo in sede due giorni fa, fa sapere, tramite il suo staff, che non sapeva che qualcuno, evidentemente forze dell'ordine, stava usando il ministero come 'trincea d'altura' per sedare la guerriglia. Severino inoltre sottolinea che lacrimogeni a strappo, come quelli che sembrerebbero essere stati lanciati dal Ministero, non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula.
E, a quanto apprende l'Huffington Post, il Guardasigilli ha inviato il video di Repubblica.it al Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, per un'analisi accurata sulla traiettoria dei lacrimogeni. Infatti, Severino non è convinta delle spiegazioni del questore di Roma, Fulvio Della Rocca, il quale ha ipotizzato il cosiddetto 'effetto elica'. E cioè che i lacrimogeni non siano stati lanciati dal ministero di via Arenula ma dagli stessi poliziotti impegnati nel servizio d'ordine in piazza: sarebbe stato quindi il cosiddetto 'effetto elica' (vengono sparati in alto e poi scendono giù al suolo) a dare l'impressione di un lancio dalle finestre del dicastero (...più che di "effetto elica", potremmo parlare di "effetto etilico", visto che si vedono sempre e solo traiettorie di fumogeni "a sscendere", e mai "a salire", pur non essendovi "stacchi" nel filmato". Sfortunato, il questore... Manco un fotogramma che avalli le sue teorie... NdR)
Prendiamo atto dello sgomento del ministro, che oggi ha lasciato i lavori del consiglio dei ministri proprio per seguire di persona l'inchiesta interna. Ma pensiamo sia lecito sollevare degli interrogativi. E cioè: com'è possibile che, pur essere presente lì al ministero, Severino non sapesse nulla di quanto stava accadendo nello stesso palazzo, sotto il quale si svolgevano scontri tra le forze dell'ordine e gli studenti? A quanto si apprende dal suo staff, Severino in quei momenti era impegnata in una riunione e dal suo ufficio nemmeno si vede il tratto di Lungotevere interessato agli scontri. Prendiamo atto anche di questo, ma ci resta il dubbio su come si faccia a non sapere chi ti entra in casa in una situazione di ordine pubblico così delicata come quella di due giorni fa in via Arenula.
Quindi: cosa non ha funzionato all'interno del ministero, nel rapporto tra ministro e dipendenti del dicastero, il 14 novembre? Cioè ci chiediamo perché il ministro non sia stato informato del fatto che dei poliziotti erano entrati nel palazzo per lanciare lacrimogeni dalle finestre. Dalla reazione della Severino, infatti, si capisce che a lanciare i lacrimogeni dalle finestre del palazzo di Via Arenula non sia stata la penitenziaria del ministero della Giustizia e inoltre, stamattina, proprio il questore di Roma Fulvio Della Rocca ha ammesso che a esplodere lacrimogeni dal ministero "possa essere stato uno dei nostri". Dunque, sembrerebbe emergere per lo meno una mancanza di coordinamento tra Viminale e Via Arenula. Vuol dire che il dicastero diretto da Annamaria Cancellieri, cui fanno capo le forze di polizia, non si è messo in contatto con il ministero della Giustizia prima di entrare per rispondere anche da lì agli scontri in piazza: come mai?
Oppure la procedura è assolutamente normale. Cioè lanciare lacrimogeni dalle finestre del ministero sotto assedio appartiene ad una modalità ordinaria della gestione dell'ordine pubblico. Ed è standard anche che il Viminale (e la polizia) non avvisi il ministero della Giustizia in una situazione come quella del 14 novembre e magari anche che la polizia non avvisi il ministro dell'Interno in quella situazione di concitazione (Cancellieri ancora non si è espressa sul fatto). Già, ed è l'ultimo interrogativo, ma se è normale, perché non ce lo dicono?
GENOVA 2001 - La strana storia di un calcinaggio volante che devia una pallottola di una Beratta calibro 9
...resta la deviazione del calcinaccio che dimostrerebbe l'intenzione di Placanica di sparare in aria. Ad una velocità di immagine normale non sembrano esserci dubbi. Giuliani si avvicina al defender quando, contemporaneamente al rumore dello sparo, nel campo visivo appare un calcinaccio sbriciolarsi nel suo volo verso la parte posteriore del tetto del defender. E' un inganno che il più attento esame delle immagini smaschera come tale.
Basterebbe ricordare che la velocità della luce è superiore a quella del suono per concludere che il rumore dello sparo e lo sbriciolarsi del calcinaccio raccontano eventi non contemporanei. Che lo sparo (il cui rumore viaggia alla velocità del suono) necessariamente precede lo sbriciolarsi del calcinaccio (la cui immagine corre con la velocità della luce). Ma per averne la prova è sufficiente tornare alla moviola. Fotogramma 231, Giuliani è stato colpito, il calibro 9 di Placanica ha già raggiunto il bersaglio. Nessun calcinaccio, in questo istante, appare nel campo visivo.
Fotogramma 235. Eccolo il calcinaccio. Sono passati 16 centesimi di secondo dall'esplosione ed è ancora perfettamente integro, visibile nella sua curva impressa da chi lo ha lanciato, mentre si piega in velocità sulla parte posteriore del defender per poi sbriciolarsi, un "frame" dopo (4 centesimi di secondo), sullo spigolo del tetto, all'altezza della seconda "i" della scritta "carabinieri", dove lascerà una visibile rientranza nella carrozzeria.
E' semplice. Chiaro. Il proiettile che uccide Giuliani non viene deviato. O, quantomeno, non dal calcinaccio. Non viene dunque esploso in aria, ma ad altezza d'uomo (un metro e 70 circa), come del resto il secondo che andrà a conficcarsi a 23 metri di distanza e 5 metri e 20 di altezza, seguendo un'angolo di tiro di 10 gradi, che certo tutto suggerisce meno una canna della Beretta rivolta verso l'alto. E' tutto [...]
Questo dunque accadde nei due secondi e 24 centesimi che hanno cancellato una vita e cambiato il corso di un movimento.
(da Repubblica del 17 luglio 2002)
Scritto il 17 novembre 2012 alle 13:50 nella Leggi e diritto | Permalink | Commenti (10)
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Scritto il 17 novembre 2012 alle 08:00 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (10)
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Tasse ed economia reale: perchè i "professori" dovrebbero continuare a fare conferenze. E basta... (di Axel)
Un elemento che viene raramente sottolineato dagli “economisti” è che l'Italia ha sempre avuto il più basso debito privato del mondo sviluppato, ed una massa di depositi privati percentualmente decisamente maggiore degli altri paesi europei, perlomeno dal fallimento Lehman Brothers fino all'estate dell'anno scorso.
Fino al 2006 il Paese aveva reagito all’aggravarsi di una chiara fase di crisi economica internazionale con un mix di relativa disciplina fiscale (ed un avanzo statale aggiustato per il ciclo dopo Singapore sul totale delle trenta economie avanzate censite dall'Fmi di livello assoluto), di discreta tenuta dei consumi delle previdenti famiglie italiane e di contenimento della crisi occupazionale grazie all’efficacia degli ammortizzatori sociali.
Ora, grazie all’allegra (eufemismo al posto della parola scriteriata ed imbelle) politica finanziaria del governo Berlusconi, il debito pubblico Italiano, già elevato sia percentualmente che in termini di importo complessivo, ha avuto un’impennata drammatica negli ultimi quattro anni, e con il contemporaneo allargarsi del contagio greco ed il crescente discredito del precedente governo in carica la situazione rapidamente precipitata causando un pauroso allargamento del nostro spread rispetto ai bund decennali tedeschi.
La successiva scelta di percorrere un percorso di risanamento a spron battuto ha però enfatizzato tutte quelle che sono le criticità del nostro paese: la scarsa competitività dovuta all’azione di lobbying, insieme all’incapacità decisionale endemica dei cosiddetti “tecnici” hanno portato alla stagnazione dei consumi ed alla perdita progressiva di potere di acquisto, acuito anche dalla tassazione scriteriata che sta portando questo paese al collasso.
I cosiddetti “tecnici” hanno imposto ad una nazione che basava i propri elementi forti sul tessuto connettivo sano (la piccola e media impresa) un salasso che oggi sta progressivamente impoverendo proprio l’area di forza Italiana. Dovunque ci si giri si osservano chiarissimi segni di caduta sociale: tralasciando i fenomeni a tutti evidenti di crollo dei consumi delle famiglie, la verità è che questo “risanamento” non sta in realtà portando vere evidenze di miglioramento economico congiunturale, tanto è vero che il debito pubblico aumenta in luogo di diminuire e che lo spread si è attestato su valori più bassi (certamente…) dell’era Berlusconi ma pur sempre superiori di almeno 200 punti base rispetto ad un valore ragionevole.
A questo punto la logica vorrebbe che il primo ministro cominciasse, grazie ad una congiuntura sostanzialmente favorevole (voglio vedere chi si sarebbe messo di traverso…) un’operazione di pressing verso i partiti politici oltre che verso la governance europea che davvero investisse i problemi strutturali di questo paese. Non è certamente necessario sottolineare la corruzione devastante e l’ingessatura burocratica tipicamente Italica dovuta ad una classe di dipendenti statali variamente distribuita, la lotta contro una finanza di scarsissimo spessore deregolamentata ai limiti dell’autolesionismo, oltre che una legislazione che ammazza le piccole e medie imprese a favore delle grandi aziende che privatizzano i profitto rendendo pubbliche le perdite.
In effetti si hanno enormi sperequazioni anche all’interno dei servizi (di scarsa qualità) che questo stato Borbonico eroga ai propri cittadini: se infatti è chiarissima l’efficienza più che accettabile della sanità e della scuola, incredibilmente ad oggi gravemente sottocapitalizzate sia dal punto di vista umano che economico, è chiaro che altre aree (come la giustizia e le istituzioni periferiche) soffrono di elefantiasi numerica e di sostanziale sottocapitalizzazione economica, scelta che è stata portata avanti per anni con lo scopo di creare ampie aree di supporto politico con scarsa efficienza.
Per dirla con Catalano, il vero regno della burocrazia dove un funzionario incapace riesce a fare danni enormi senza per questo rischiare alcunché, ma in questi ambiti nessuna azione incisiva è stata vista nell’ultimo anno. Il governo Monti ha invece reputato che la scelta di sopravvivere grazie all’incremento di tassazione diretta ed indiretta fosse la (facile) soluzione che permetteva di salvaguardare la propria posizione senza andare a toccare le ampie aree di intervento strutturale davvero necessarie allo sviluppo economico Italiano.
Quindi nessun intervento sull’evidente voragine pubblica causata da una politica di incapaci (e qui ci metto tutte le forze politiche espresse oggi in parlamento), con l’unico obiettivo di mantenere viva la casta, di inconfessabili pastette con strutture ecclesiastiche, di disgustose decisioni che mantengono attivi ordini di armamenti inutili e missioni all’estero che non hanno alcun motivo logico se non quello di garantire rendite di posizione ad aziende private.
Quanto sia stata sbagliata la terapia del rigore estremo applicata all'Italia emerge chiaramente dalle statistiche trimestrali dell'Eurostat su consumi privati, disoccupazione e rapporto debito pubblico/Pil che sono state pubblicate dal Sole 24 ore: osservando infatti i dati dei quattro maggiori Paesi Ue (Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia) e di una decina tra i Paesi europei più colpiti dalla crisi immobiliare-finanziaria e dall'escalation dei debiti privati o pubblici (cioè i quattro cosiddetti Pigs oltre a Cipro, i tre Paesi baltici, Ungheria, Olanda e Danimarca).
Da questa analisi risulta che dal quarto trimestre 2007 al terzo trimestre 2011, cioè in 15 trimestri, l'Italia aveva sperimentato la minor caduta dei consumi privati (-0,8%) dopo Germania e Francia (due economie in cui la spesa era addirittura aumentata), mentre in tutti gli altri Paesi considerati si erano verificati autentici crolli dei consumi delle famiglie (da -5,7% in Gran Bretagna e Danimarca a -6,4% in Spagna, sino a -10,1% in Irlanda e oltre -21% in Lettonia e Islanda).
Quanto al tasso di disoccupazione, in Italia era aumentato di meno in termini di punti percentuali (+2,3) dopo quelli di Germania, Francia e Olanda, contro incrementi ben più elevati negli altri Paesi (dove si erano registrati peggioramenti in un intervallo da +3,2 punti per la Gran Bretagna a +4 per la Danimarca sino a +9,8 per l'Irlanda, a +10,3 per la Grecia e a +13,3 per la Spagna).
Infine, per quanto riguarda il debito pubblico, quello Italiano era quello cresciuto di meno insieme a quello tedesco (rispettivamente, +16,6 e +15,7 punti percentuali di Pil), mentre nelle altre economie analizzate si erano registrati veri e propri cataclismi delle finanze statali (con incrementi del debito pubblico tra i 30/40 punti di Pil in Spagna, Lettonia e Regno Unito, di oltre 40 e 50 punti, rispettivamente, in Portogallo e Grecia e 79 punti in Irlanda).
Con la cura del pareggio di bilancio anticipato, l'Italia, invece di conservare i decorosi risultati fino a quel momento conseguiti, dal terzo trimestre 2011 sino al secondo trimestre 2012 ha peggiorato sostanzialmente i propri conti economici: nei consumi privati, in soli nove mesi siamo crollati del 3,2% (il peggior risultato dopo il Portogallo).
In pratica i consumi delle famiglie italiane sono diminuiti negli ultimi tre trimestri 3 volte di più che in tutti i tre anni e mezzo precedenti di crisi. Nel tasso di disoccupazione in nove mesi siamo saliti di 2,1 punti, mentre nel rapporto debito pubblico/Pil, nonostante il rigore, siamo cresciuti di ben 6,2 punti, collocandoci per incrementi nel periodo più recente alle spalle solo di Spagna, Irlanda e Portogallo (i dati della Grecia degli ultimi trimestri non sono raffrontabili con i precedenti).
Mario Monti in diverse occasioni ha ricordato che egli ha ereditato dal precedente Governo l’impegno assunto con la Ue del raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013 e che, non avendo alternative (considerata anche la crisi reputazionale in cui versava il nostro Paese) si è semplicemente adoperato per rispettarlo: come potesse Berlusconi soltanto pensare di realizzare questo obiettivo dimostra non solo l’incapacità endemica del precedente governo, ma anche il suo oggettivo distacco dalla realtà.
La storia, a dire il vero, ormai conta abbastanza poco perché sono altri fatti a contare ben di più. L'obiettivo del pareggio di bilancio anticipato all'anno prossimo ha costretto l'Italia a un giro di vite fiscale assolutamente controproducente: non era certo difficile immaginare che la serie di aumenti impositivi avrebbero influito negativamente sull'economia reale e sul rapporto debito/Pil. In altri termini i cosiddetti “professori” per centrare un obiettivo (peraltro mancato) ne hanno sbagliati due.
Monti ha tempo solo pochi mesi, prima degli esiti elettorali incerti che sono all'orizzonte, per convincere i mercati, la Ue e Angela Merkel che troppa austerità fa male all'Italia, all'economia tedesca ed all’Europa in toto, visto che nei primi 8 mesi del 2012 gli italiani hanno importato dalla Germania 1,6 miliardi di euro in meno di autovetture. Monti deve rinegoziare con la Ue una strategia fiscale per l'Italia che, pur mantenendosi sempre rigorosa - e anzi diventando più capace di aggredire la spesa e gli sprechi di quanto non sia stato fatto sinora - sia un po' meno recessiva nel breve termine e meno infarcita di tasse.
I risultati di bilancio del nostro Paese parlano chiaro: sono ottimi, mentre quelli economici, purtroppo, sono molto negativi, e se i secondi non migliorano rapidamente rischiano di mettere a repentaglio i primi. Quello che davvero ci lascia perplessi è che si arrivi a far gestire una situazione tutto sommato abbastanza chiara a chi afferma in parlamento che una manovra a saldo positivo in termini di tassazione sia “…vantaggiosa al 99% dei contribuenti”.
Stante la mancanza di supertassazione ai redditi più alti (del resto certamente sconsigliabile, a mio modesto avviso) davvero non si capisce come questa condizione potesse essere veritera. Ma sinceramente abbiamo smesso di farci domande sulla variegata compagine governativa, specchio del parlamento di banditi di cui disponiamo.
Axel
Purtroppo Mario Monti da mesi "vede la lucina in fondo al tunnel". Con parole meno roboanti, ricalca il Berlusconi degli alberghi pieni e degli aereri per i Caraibi dove non si trova un posto. E dei giovani che nello scegliere il lavoro, fra le molteplici occasioni loro offerte, sono troppo "choosy". Monti vede la lucina, e gli istituti di economia - tutti - rivedono al ribasso i dati della recessione italiane, e spostano al 2014 la (eventuale) inversione di tendenza.
Nel frattempo - e senza alcun piacere - dobbiamo ribadire che "l'avevamo detto": le politiche recessive ordinate dalla Merkel (e dagli altri troppo supinamente accolte) sarebbero continuate, finchè anche Herr Mueller non avesse cominciato a star peggio. E, se Dio vuole, quel momento sembra arrivato.
E' vero che pareggio di bilancio e fiscal compact (due follie pure, in tempo di recessione) sono state imposte all'Italia di Berlusconi dall'Europa; ma è altrettanto vero che Monti non ha fatto nulla per rinegoziare queste follie, dimenticando che l'Italia è pur sempre la seconda nazione della UE allargata per struttura produttiva, e la prima per patrimonio delle famiglie. E dimenticando chhe il debito oitaliano, proprio perchè pesa un quarto del debito totale dell'area euro, è un'arma contro di noi, ma è anche un'arma che noi possiamo usare per costringere la Germania alla ragionevolezza. L'Italia non è la Grecia, e se dovesse cadere l'Italia... Insomma, simul stabunt, simul cadent. Monti se ne faccia una ragione, e piuttosto che costringere il paese a sei mesi di palude, sia lui, con un atto di generosità, ad aprire una crisi che ci consenta di tornare al più presto ad un governo politico.
I tecnici hanno fatto ciò che hanno saputo e potuto fare. Non molto. Non tutta colpa loro, visto che sono condizionati sia da sinistra che da destra. Ma la palude e l'immobilismo non servono a niente. Quindi grazie di tutto, ma ora torniamo a votare. Con la legge attuale. Tafanus
Scritto il 17 novembre 2012 alle 07:59 nella Axel, Economia, Politica | Permalink | Commenti (8)
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16 novembre 2012
Il tramonto di un tycoon - Tutti i conti in rosso nella galassia di Berlusconi. E Marina è la mossa disperata per salvare la "robbba"
"Spending review in casa Berlusconi - Conti in rosso. Calo d'ascolti. Tagli. La stagione più difficile per l'impero del Cavaliere
(di Vittorio Malagutti e Luca Piana - l'Espresso)
Licenziare Allegri? Parliamone, ma con calma. E magari aspettiamo la prossima stagione. Perché è vero che il Milan se la passa male, ma il patron Silvio Berlusconi sta facendo la spending review a casa propria. E allora, con quattro allenatori già a libro paga, è meglio evitare di assumerne un altro, continuando a stipendiare Massimiliano Allegri fino al 2014, quando scadrà il suo contratto. Si viaggia al risparmio, quindi, nella speranza di un colpo d'ala che permetta al Milan di evitare catastrofi (calcistiche).
I tifosi si rassegnino. In casa Berlusconi si sono messi a fare i conti. I conti con la recessione, che ha dato mazzate pesanti al business pubblicitario, quello che alimenta le tv targate Mediaset. E i conti con la politica, dove la Fininvest come partito azienda è giunta ormai al capolinea per effetto del tramonto di re Silvio e del conseguente sfaldamento del Pdl. Addio leggi ad aziendam, allora. Niente più corsa degli inserzionisti pubblicitari per omaggiare a suon di spot le televisioni del politico imprenditore. Nulla sarà più come prima nel regno di Arcore. I fuoriclasse in fuga dal Milan. Villa Certosa in vendita. Resiste, per adesso, il vitalizio alle Olgettine, l'obolo di qualche migliaio di euro al mese destinato alle ragazze gradite ospiti delle ormai celebri «serate eleganti» dell'ex presidente del Consiglio. È tempo di taglia e cuci, ormai.
HOLDING IN PANNE - Tra poche settimane, Berlusconi e i cinque figli si riuniranno per il tradizionale via libera ai bilanci delle sette holding di famiglia e dovranno fare a meno, per il secondo anno consecutivo, dei dividendi della Fininvest. Per carità, nessun dramma. In base ai calcoli più aggiornati, le società che stanno in cima alla catena di controllo vantano ben più di un miliardo di liquidità. Come dire che Silvio e i suoi eredi possono attingere a piene mani alle loro casse personali ancora per un bel pezzo. Il problema è un altro. I motori che hanno alimentato la crescita del gruppo si stanno raffreddando sempre di più.
La Mondadori, come gli altri editori del Paese, è alle prese con un doloroso piano di tagli e la prevista chiusura di diverse riviste. Mentre i conti, come annunciato martedì 13 novembre, segnano il passo: gli utili dei primi nove mesi sono calati del 63 per cento a 16 milioni di euro, per effetto soprattutto del crollo della pubblicità nel settore dei periodici.
Lo stesso giorno anche Mediaset ha comunicato una perdita nei primi nove mesi dell'anno pari a 45 milioni di euro, un vero e proprio tracollo rispetto ai profitti di 164 milioni realizzati nello stesso periodo del 2011. Non era mai successo che l'azienda di Cologno Monzese chiudesse in rosso i primi tre trimestri dell'anno. Sui risultati dell'intero 2012 c'è grande incertezza ma è l'azienda stessa a prevedere che a fine anno le perdite si assesteranno sullo stello livello dei primi nove mesi dell'anno. Uno choc, se si pensa che per Mediaset è la prima perdita della storia. Così, prima della diffusione dei dati della trimestrale, il titolo del gruppo ha virato al ribasso di quasi il 3 per cento, avvicinando pericolosamente il minimo storico di 1,14 euro toccato lo scorso giugno. Nel giro di un anno Mediaset ha perso quasi la metà del suo valore di Borsa e, rispetto al 2009, la quotazione si è sgonfiata addirittura del 70 per cento. Bastano questi dati per intuire che analisti e investitori non nutrono grande fiducia sulle prospettive di recupero, almeno nel breve termine.
LA TV DELLE VECCHIETTE - L'origine dei guai di Silvio è tutto sommato semplice. Le sue televisioni non tirano più come in passato. Stanno soffrendo quella che si potrebbe definire una vendetta del destino. Un tempo il creatore di Canale 5 poteva vantarsi di aver catturato con le sue reti non soltanto il grande pubblico ma anche quello pubblicitariamente più ghiotto: i giovani, i benestanti, le persone che chiedono sempre l'ultima novità. La Rai, è vero, ha mantenuto il primato dell'audience. Ma, come ripetevano i venditori di Publitalia, Mediaset spopolava fra le tribù metropolitane, lasciando alla tivù di Stato le vecchiette dei paesini sperduti dell'Appennino. Poco sotto mamma-Rai in termini di quote di spettatori, Mediaset si ingozzava così di pubblicità, grazie anche ai vincoli imposti alla tivù pubblica, già sovvenzionata dal canone.
Oggi, però, il ricordo di questi successi sbiadisce. I giovani si divertono con Internet e consumano meno tivù. "Striscia la notizia", tuttora uno dei programmi di maggior successo, va in onda ormai da 24 anni. E la concorrente Sky sta facendo strage di diritti nello sport, puntando al pubblico più fedele. La televisione satellitare di Rupert Murdoch ha trasmesso in esclusiva buona parte delle Olimpiadi di Londra, che la Rai è stata costretta a comprimere su una sola rete. Il prossimo anno undici Gran Premi di Formula Uno su venti saranno visibili solo su Sky. La quale, a partire dal 2014, ha strappato a Mediaset il mondiale di motociclismo, un evento capace di surclassare le gare delle monoposto nel gradimento dei giovani. Proprio il pubblico caro a Mediaset.
CERCASI SCEICCO - Con Berlusconi fuori da Palazzo Chigi, la raccolta pubblicitaria del suo gruppo ha iniziato a scendere più di quanto avesse fatto nella prima fase della crisi, tra il 2008 e il 2011. Tra gennaio e settembre il calo è stato del 15 per cento rispetto a un anno prima, solo leggermente meglio della Rai, che finora era crollata più rapidamente. La tivù pubblica, ora, si sta riorganizzando: ha chiamato nuovi manager alla Sipra, la propria concessionaria di pubblicità, e annunciato il trasferimento della sede da Roma a Milano, una mossa per stare più vicino agli investitori pubblicitari e lontana dai palazzi della politica. Così, per non subire il contrattacco di un concorrente per troppo tempo azzoppato dal conflitto d'interessi di Berlusconi, Mediaset si trova costretta a reagire. Un primo fronte è la ricerca di soci con cui condividere i business più problematici. Qui si entra nel campo delle indiscrezioni, più che dei fatti. Circolano voci, riprese anche dai mezzi d'informazione della famiglia Berlusconi, su contatti con investitori del mondo arabo per rilevare una quota del Milan. E più volte sono state pubblicate notizie di incontri per individuare un partner per i canali a pagamento di Mediaset Premium, l'esempio più evidente di come il gruppo fatichi a uscire dall'impasse.
Rispetto a Sky, Mediaset Premium è stata lanciata fin dall'inizio come un'alternativa a basso costo. È riuscita, in effetti, a fermare la crescita della tivù di Murdoch, intercettando parte del suo pubblico e costringendola a nuovi investimenti, dall'alta definizione alla trasmissione sui tablet. Il dilemma che turba gli uomini che Silvio ha messo alla guida di Mediaset, il vecchio amico Fedele Confalonieri e il figlio Pier Silvio, è che l'azienda non può impoverire troppo i propri canali tradizionali, altrimenti rischia il tracollo della pubblicità, che si concentra in gran parte su Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Allo stesso tempo, però, non può spendere più di tanto per arricchire l'offerta a pagamento delle reti Premium, che continuano a perdere un sacco di quattrini e che - se costringessero gli utenti a sottoscrivere abbonamenti più costosi - finirebbero per vanificare il proprio vantaggio competitivo rispetto a Sky. Di qui, come ha scritto a più riprese "Il Sole 24Ore", i contatti prima con Al Jazeera, colosso televisivo arabo con base a Doha, nel Qatar. E poi con i francesi di Canal Plus, i maggiori concorrenti di Murdoch in Europa.
Difficile dire che cosa ci sia di vero dietro queste indiscrezioni. E, soprattutto, se gli acquirenti interpellati abbiano lasciato una porta aperta a un investimento che, visto da fuori, presenta grandi margini d'incertezza. Acquistare una quota di minoranza in un'azienda in perdita, per di più abituata a una gestione strettamente familiare, non è infatti il massimo, anche per i tycoon arabi. Forse per questo fonti interpellate da "l'Espresso" minimizzano: «Ci sono stati incontri mirati per eventuali accordi produttivi e per uno scambio di informazioni sul sistema dei diritti televisivi del calcio», è la versione che viene fatta circolare.
ARRIVANO I PICCONATORI - Insomma cavalieri bianchi in vista al momento non se ne vedono. Non ci sono sceicchi, o più semplicemente fondi di private equity internazionali, pronti a sborsare decine di milioni, o magari centinaia, per prendersi una fetta del business della pay tv targato Mediaset. E allora nel gruppo Fininvest devono arraggiarsi con quello che hanno in casa. Provando a fare meglio quello che hanno sempre fatto. Gli uomini, ecco è una questione di uomini. O meglio di manager. Gli osservatori più attenti dell'impero berlusconiano non hanno mancato di notare che nei mesi scorsi sono stati varati un paio di cambi nell'organigramma, tali da far intravedere una nuova rotta rispetto al passato.
Al vertice di Publitalia, quella che una volta era l'invincibile armata degli spot, è arrivato un manager di peso come Stefano Sala, con i gradi di amministratore delegato commerciale. Dal prossimo gennaio affiancherà il numero uno Giuliano Adreani, l'uomo che ormai dal 1994 manovra la corazzata pubblicitaria del gruppo Fininvest. Le fonti ufficiali si sono affrettate a buttare acqua sul fuoco spiegando che in realtà non cambia nulla negli assetti di vertice. Tradotto: la posizione di Adreani, che ha da poco compiuto 70 anni, non è in pericolo. Almeno per il momento.
È chiaro però che per affrontare una crisi che non ha precedenti, in cui vengono a mancare tutti i punti di riferimento, in Fininvest devono aver pensato che era indispensabile un rinforzo al vertice, un manager con l'elmetto pronto a giocarsi la carriera in una battaglia senza precedenti. Prima di tutto perchè l'ombrello protettivo della politica pare ormai non offririre più nessuna tutela. E poi, ovviamente, perché nessuno ricorda un mercato con un andamento così negativo. Nei primi nove mesi del 2012 la raccolta pubblicitaria delle tv di Mediaset è crollata del 15 per cento circa rispetto allo stesso periodo del 2011: da 1,94 a 1,65 miliardi di euro. Sono quasi 300 milioni di denaro cash che sparisce di botto alla voce ricavi. E per l'ultimo trimestre nessun analista osa prevedere che il mercato possa riprendersi in tempi rapidi [...]
I GUAI DELLA MONDADORI - Si giocherà sullo stesso terreno, quello dei risparmi, anche la prossima partita della Mondadori, l'altra provincia del gruppo multimediale targato Fininvest. Con il mercato pubblicitario dei periodici che viaggia in calo del 20 per cento e più e le vendite di libri che nei nove mesi del 2012 hanno perso un altro 7 per cento circa, anche la casa editrice di Segrate ha varato nelle settimane scorse una riorganizzazione manageriale che viene letta in chiave difensiva. È nata una nuova divisione periodioci affidata a Ernesto Mauri, una vecchia conoscenza del gruppo, già in predicato di raggiungere la poltrona di numero uno nel lontano 1997, quando gli venne preferito l'attuale amministratore delegato Maurizio Costa. Nel 2007 Mauri è rientrato a Segrate per poi prendere la responsabilità di Mondadori France. Adesso gli tocca la grana dei periodici. Che vuol dire, in soldoni, gestire nuovi tagli. Brutto affare. Ma nel settore libri potrebbe andare ancora peggio. Perchè quest'anno a contenere i danni si è aperto il paracadute del'incredibile successo delle "Cinquanta sfumature": 2,4 milioni di copie vendute tra giugno e settembre. Difficile che il miracolo si ripeta.
Scritto il 16 novembre 2012 alle 15:41 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 16 novembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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15 novembre 2012
IL COMMENTINO (di Charly Brown)
C’é evidentemente un filo conduttore che si riconosce nell’elettorato italiano e che ricorda tanto la consueta premessa di chi sta per esternare un pensiero discriminatorio: “Io non sono razzista, ma…”.
Dalla lettura di diversi post che regolarmente appaiono su questo blog - in particolare - ma non solo qui, si dovrebbe dedurre che di elettori del M5S non se troverebbe uno, neanche a cercarlo col lanternino di Diogene. A perte le idiozie di quei pochi cui la scuola dell’obbligo ha insegnato a scrivere, ma evidententemente, non a leggere, tra coloro che riescono ad esprimere un pensiero senza insulti e corbellerie, ce ne fosse mai uno che invece di premettere: "...io non sono grillino, ma…”, dichiarasse onestamente di esserlo e avesse la bontá di spiegarcene le ragioni e le attrattive di costruttivitá sociale o anche - perché no - di interesse personale che si aspettano da questa scelta.
Quanto sopra ci darebbe, se non altro, la possibilitá di valutare un pensiero, magari in disaccordo con le linee del blog, ma coerente con le proprie convinzioni, invece di provocare la spiacevole sensazione di stare a fare cappellate con gli spiriti. Ma sembra proprio che il grillismo sia di per sé un fantasma, la cui vacuitá e etericictá, sfuggano persino alla comprensione di dichiara di non esserne sostenitore, ma…
(charly brown)
Scritto il 15 novembre 2012 alle 19:51 nella Charly Brown | Permalink | Commenti (22)
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L'uguaglianza a 5 Stelle - di Marco Bracconi
Ma come. Non s’era detto della politica sul territorio, di uno che vale uno, della democrazia diretta e partecipata. Non s’era detto che la gente, i cittadini, la spinta dal basso?
Si che s’era detto, ma non vale mica sempre. Perché se i cittadini confermano fiducia a Favia e Salsi allora non è più democrazia partecipata, ma sono “poche decine di persone la cui iscrizione non è certificata. Cose amplificate dai giornalisti pennivendoli”.
Abbasso la gente, allora. E viva la nuova democrazia. Dove i cittadini sono finalmente tutti uguali. Quelli che decide Casaleggio, pero’, sono più uguali degli altri.
Scritto il 15 novembre 2012 alle 16:52 | Permalink | Commenti (2)
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La dinastia dei Berlusconi: dal papiminchia alla bellissima Marina
L'incubo del giorno: il ballon-d'essai lanciato dagli uomini di papiminchia diventa un incubo. L'Italia che diventa una Monarchia Ereditaria. Come dice Charly Brown...
...Dal Re-Cipria alla Prin-Cipriessa...
Dio Onnipotente, ma non abbiamo pagato abbastanza?
Ove mai dovesse capitarci questa disgrazia, col rischio aggiuntivo di vedere la residenza di Palazzo Chigi invasa dalla Famiglia Aci-Reale (meglio nota come "Gli Adams"), ho già pronta una richiesta di permesso di soggiorno in Botswana.
La Famiglia Adams
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Terremoto Pdl, la paura dei colonnelli: "Silvio vuole lanciare la figlia Marina" - L'ex premier: "È come me nel '94". Nel partito crescono le fughe. Alfano in difficoltà. I dissidenti: "Puntiamo al gruppo autonomo alla Camera" (di Carmelo Lopapa - Repubblica)
Re Cipria e la Prin-Cipriessa Ereditaria
Con il Cavaliere pronto a staccare la spina al governo e a innescare il voto anticipato, le consultazioni interne sognate da Angelino Alfano rischiano di naufragare prima di salpare. L'ex premier è apparso "motivatissimo" sulle ragioni di un'eventuale crisi e pronto a giocare la partita comunque in prima persona, durante il "gabinetto di guerra" a Palazzo Grazioli con Verdini, Letta e lo stesso Alfano. Tutto è in bilico, al punto da aver indotto Berlusconi a rinunciare all'invito di Vespa per domani sera. E in queste stesse ore, sui capannelli pidiellini in Transatlantico è tornato ad aleggiare con insistenza il fattore "M", destinato a destabilizzare ancor più il quartier generale di via dell'Umiltà. Il tam-tam rimbalza da giorni, non a caso dopo l'ultimo fine settimana.
"Ci vorrebbe un Berlusconi del '94", ha spiazzato tutti il capo durante l'ultimo Ufficio di presidenza. A tutti è stato chiaro come il leader pensi a se stesso, in prima battuta, per un ritorno in grande stile. Soprattutto se il 25 novembre a vincere le primarie del Pd dovesse essere Bersani e non Renzi. Manel chiuso di Arcore - e lo scorso week end nella stretta cerchia volata in Kenya - è un'altra la pista presa in seria considerazione. E porterebbe appunto alla casella "M", come la figlia Marina. Se il "titolare" rinunciasse, sarebbe lei il "dinosauro" promesso qualche giorno fa come arma finale.
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DAL BLOG DI CONCETTO VECCHIO - “Mia figlia Marina in politica? La diseredo”, disse Silvio Berlusconi un anno fa, tra il serio e il faceto. Ora pare c’abbia ripensato: Marina è il suo piano B per le politiche, come rivela oggi su Repubblica Carmelo Lopapa. E’ un bel po’ che la suggestione volteggia nel cielo della politica. Quando attaccò Roberto Saviano, gennaio del 2011, a tanti parve un segnale. Anche perché Il Giornale di famiglia nereggiò a titoli cubitali: “Scende in campo Marina B.”.
La Biancofiore subito: “E’ una grande risorsa, ma il padre non la vuole”. Giancarlo Lehner al solito misurato, “è una donna con gli attributi, tipo Margaret Thatcher”. Il Tempo apocalittico: “Incubo a sinistra. Marina in campo”. Qualcuno la paragonò a Marina Le Pen. Allora Libero la inserì prontamente nelle primarie-fai da te, e i lettori la votarono pure, a tal punto che lei se ne adirò e in una piccata lettera pubblicata in prima pagina il 9 giugno 2011 pregò Belpietro di depennarla. Nell’agosto successivo Umberto Brindani, il direttore di Oggi, le chiese se non l’era mai venuta la tentazione di succedere al padre, e lei, categorica: “No, e se anche mi dovesse venire me la farei passare”. Insomma, tante smentite, ma le smentite in politica hanno le gambe corte, e il premier Marina, come già Silvio nel’94, potrebbe proteggere meglio gli affari scricchiolanti dell’impero Mediaset.
Nello scrivere questa notarella c’è capitato tra le mani un vecchio articolo che avevamo dimenticato: la prima intervista a tutto tondo di Silvio Berlusconi, nel marzo 1980, alla Domenica del Corriere. Uno spettacolo! Lavora 14 ore al giorno, alle sette ha già fatto ginnastica, sbriga la corrispondenza in macchina, fa o riceve 60 telefonate al giorno, non riesce a lasciare l’ufficio se non ha fatto ordine sulla sua scrivania, telefona a casa ai suoi collaboratori più stretti anche a mezzanotte…uff! E al centro del pezzo, immortalati da Evaristo Fusar, una bella ragazzina di 13 anni, Marina, con accanto il fratello Piersilvio, detto Dudi, e il papà – il grande imprenditore Silvio – smagliante, in doppiopetto.
Quanti anni sono passati da quella foto? 33. Ecco, e sono ancora al centro della scena...
Scritto il 15 novembre 2012 alle 15:37 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (11)
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Scritto il 15 novembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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14 novembre 2012
Voto a febbraio per Lazio, Lombardia e Molise - Il Pdl minaccia la crisi: "Così non si va avanti"
C'era una volta il centrosinistra che chiedeva l'accorpamento delle amministrative con le politiche, per risparmiare una barca di miliardi, ma il partito del Cipria non ci stava, perchè temeva che le amministrative - elezioni nelle quali il centrosinistra ha sempre avuto performances migliori che alle politiche - potessero trascinare il voto politico. Ora i ruoli si sono capovolti. Amore improvviso per il risparmio? No... semplicemente vogliono rinviare la catastrofe di Lombardia e Lazio - sperando in chissà quale stravolgimento del quadro politico possa verificarsi in due mesi, da febbraio ad aprile...
Ma le vere ragioni sono altre:
- la catastrrofe alle regionali potrebbe dare l'imprinting alle politiche;
- e in due mesi, tre regioni sai quanti famigli possono ancora sistemare?
- come subordinata, accorpamento in febbraio, per evitare l'effetto traino delle regionali.
Insomma, sono disperati. Quindi, all'improvviso, la destra italiana, appoggiata dai soliti servi dell'UDC, è improvvisamente diventata sensibile ai risparmi realizzabili con l'accorpamento delle regionali (tre) con le politiche. E' ora che Bersani prenda finalmente atto che con Casini non ci sono alleanze possibili, pena la perdita di un sacco di voti del PD. Io per Casini non voto. Bersani veda di ammansire Vendola nelle sue idee più demagogiche, e caso mai tenti di recuperare la parte decente - che pure esiste - della sinistra-sinistra (Cesare Salvi, Gavino Angius, Fabio MUssi, solo per fare dei nomi).
Se l'Angelino (che finalmente non sorride più, e mostra il suo vero volto) vuole eseguire gli ordini del Cipria di fare la crisi di governo, Bersani non si opponga. Anzi, lo aiuti. Anzi, si faccia in qualche modo "trazione anteriore" di questa crisi. Andiamo a votare così, col porcellum. Incassiamo il 55% dei deputati, e poi facciamo la legge elettorale nel PRIMO anno della nuova legislatura, e non sotto Natale, a quattro mesi dalle elezioni, come nel 2005. Quando l'ignobile Casini guidò i lavori parlamentari con tale protervia da riuscire a far approvare il Porcellum (che adesso non gli piace più) addirittura il 21 dicembre, col panettone già in tavola. Tafanus
...il volto violento dell'angelino....
Il partito di Berlusconi intima all'esecutivo di rimediare entro venerdì. L'ex premier sarebbe pronto alla crisi senza il rinvio. Alfano accusa il Viminale di aver rinunciato all'election day con le politiche cedendo alle pressioni del Pd, ma da Bersani arriva una dura replica: "Non dicano banalità, costa di più avere Regioni senza governo". Contrari al voto in due date anche Fini, Casini e la Lega
Il Pdl non ci sta e minaccia il governo. Puntando a rinviare le elezioni regionali di Lombardia, Lazio e Molise assieme a quelle politiche. Angelino Alfano, mettendo per una volta d'accordo tutto il partito, grida allo scandalo e annuncia battaglia. Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini usano invece toni pacati e preferiscono parlare di "preoccupazione", ma è un fatto che sulla scelta del Viminale di indire le elezioni delle tre regioni per il 10 e l'11 febbraio 1, senza accorparle alle politiche di aprile, si è formato un asse di centrodestra che promette di dare filo da torcere all'esecutivo. Al loro fianco anche la Lega, che ha annunciato di voler presentare un emendamento alla legge di stabilità "in cui è previsto, grazie all'election day, un risparmio di cento milioni di euro per le casse dello Stato da destinare a famiglie e imprese".
Intanto Silvio Berlusconi sarebbe pronto a mettere in crisi il governo se non ci sarà l'election day. L'ex premier avrebbe fatto questa considerazione nel corso di un vertice oggi a palazzo Grazioli con Gianni Letta, Denis Verdini e Alfano. Nel corso della riunione si sarebbe deciso di insistere perché si arrivi ad un unica data per il voto anticipando le elezioni politiche a febbraio. L'ipotesi coinvolgerebbe anche la Lega Nord con cui in queste ore sarebbero in corso dei contatti.
Per ora nessuna reazione è arrivata dal presidente del Consiglio Mario Monti di fronte alle polemiche. Anche se non si esclude che nei prossimi giorni l'argomento possa essere approfondito dal premier, per esaminare le varie ipotesi sul tappeto di cui si è discusso e si continua a discutere.
Il motivo dell'opposizione di Alfano sarebbe di natura economica: in tempi di gravissime ristrettezze fare un election day comporterebbe un risparmio di 100 milioni. L'Udc e Fli insistono invece soprattutto sui rischi di una campagna elettorale lunga da oggi a maggio, quando dopo le politiche si voterà anche per il nuovo sindaco di Roma. Spiegazioni che non convincono però il Pd, certo che dietro la presunta ragionavolezza di queste posizioni si nasconda in realtà un tentativo di prendere tempo per risolvere le divisioni del Pdl e le indecisioni dei centristi. Formalmente Alfano, Casini e Fini si dicono ugualmente disponibili alla possibilità di anticipare le politiche accorpandole alle regionali, ma in realtà sanno benissimo che il Quirinale non ha nessuna intenzione di avallare un accorciamento della legislatura, seppure di pochi giorni.
"Il governo rimedi ad un errore grossolano e madornale. Il Pdl non può dire di sì", dice Alfano. "Il gioco di Bersani è inaccettabile ed è inaccettabile che il governo si metta ai suoi piedi. Il governo non può piegarsi al calcolo cinico di Bersani e del Pd", aggiunge. "In questo modo - insiste - si condanna l'Italia a cinque mesi estenuanti di campagna elettorale. Il governo non si può mettere in ginocchio ai piedi di Bersani. Si tratta di una tassa di 100 milioni di euro per anticipare di 50 giorni le elezioni proprio mentre in queste ore si fa fatica a trovare i soldi per gli alluvionati. Siamo in una fase di difficoltà e il Pdl non può dire di sì".
La replica dei democratici all'attacco del segretario del Pdl non si è fatta attendere. "Un centrodestra affogato nei litigi interni, incapace di scegliere non un candidato premier, ma anche soltanto un metodo di selezione, vorrebbe far annegare l'intero Paese", dice Michele Ventura, vicepresidente dei deputati del Pd.
"Capiamo che in casa Pdl sia complicato sciogliere, oltreché il nodo della leadership, anche quello di chi sottoporre al giudizio degli italiani nella prossima primavera. Se, in tutto questo, devono anche capire chi candidare in Lazio, Lombardia e Molise, potrebbero non implodere, com'è sotto gli occhi di tutti, ma disintegrarsi. Tutto questo, però non significa che Alfano e i suoi abbiano il potere di bloccare tutto e tutti come stanno già facendo sulla legge elettorale. Il governo non ceda alle pressioni: non si possono lasciare senza governo queste regioni per i biechi interessi di una parte politica che stava mandando l'Italia in rovina".
Posizioni poi rafforzate da un intervento di Pierluigi Bersani. "Cerchiamo di non dire banalità. Per me si va a votare nei tempi giusti per le politiche e prima possibile per le regioni senza governo", taglia corto il segretario. "Alfano - ribadisce - non faccia il mestiere del presidente della Repubblica, ne abbiamo uno che sa fare benissimo il suo". "Se si sta parlando di elezioni regionali - conclude - Alfano faccia i conti di quanto ci costa avere regioni senza governo".
Alfano però, tornando sulla polemica, respinge la ricostruzione di Ventura e si dice disponibile a votare a febbraio, purché le politiche vengano accorpate alle amministrative. Sull'avversione al voto in due date (regionali a febbraio e politiche ad aprile) il Pdl sembra aver trovato la sponda dei centristi. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini si sono incontrati questa mattina a Montecitorio proprio per discutere di quella che ritengono una ipotesi preoccupante. Il rischio, sostengono, sarebbe quello di una lunga campagna elettorale da oggi fino a maggio, quando è previsto il voto per il Campidoglio. Una situazione che, sarebbe questo il timore di Fini e Casini, rischierebbe di causare la paralisi dell'attività parlamentare e di governo.
Ad aprire all'election day è infine anche Riccardo Nencini, sottoscrittore della carta d'intenti del centrosinistra con Bersani e Vendola. "Non farebbe scandalo anticipare le elezioni politiche", dice il segretario del Psi. "Il Parlamento - aggiunge - deve darsi una scadenza per affrontare la modifica della legge elettorale. Una volta varata la legge stabilità, nulla osta alla convocazione dei comizi elettorali".
Scritto il 14 novembre 2012 alle 23:53 nella Politica | Permalink | Commenti (7)
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Marco Travaglio attacca Francesco Merlo che attacca Grillo. Ma Giuliano Santoro spiega a Travaglio alcune cosine
Ieri avevamo pubblicato l'articolo di Francesco Merlo che stigmatizzava la prassi fascistoide di Beppe Grillo di muovere attacchi personali (a volte persino con caratteristiche razziste) agli avversari.
In tempo reale, il grillaceo DOC Marco Travaglio era sceso in campo sul suo giornale (Lo Sfatto Quotidiano), in difesa dell'insultatore Grillo. Vi risparmio le sue tesi, che sono peraltro ampiamente riprese oggi nella replica a Travaglio di Giuliano Santoro, autore del pamphlet "Un Grillo Qualunque".
Fatti contro fatti, opinioni contro opinioni. Pubblichiamo in calce un estratto della replica di Giuliano Santoro a Marco Travaglio (dalla quale si deduce anche il contenuto dell'articolo di Travaglio, che vi risparmio), e di un articolo/intervista ripreso da Rifondazione.it su Giuliano Santoro e sul suo libro. Tafanus
L'articolo di Giuliano Santoro in replica a Marco Travaglio
Marco Travaglio quest’oggi utilizza il suo corsivo quotidiano sulla prima pagina del Fatto per attaccare duramente Francesco Merlo. La firma di Repubblica aveva scritto a proposito dell’abitudine di Beppe Grillo a storpiare i nomi dei politici, cosa che lo accomuna a Emilio Fede del Tg4, Guglielmo Giannini de L’Uomo Qualunque, Ezio Greggio di “Striscia la Notizia”. Tutte persone, per loro stessa ammissione o per unanime giudizio degli storici e dei cronisti, legate a una qualche fazione della cultura di destra italiana (rispettivamente: il berlusconismo, il qualunquismo, per non parlare di “Striscia la Notizia” vero format ideologico del ventennio berlusconiano).
Merlo non ha certo bisogno della difesa di chi scrive. Il quale però si sente indirettamente chiamato in causa dal pezzo di Travaglio: Merlo ha utilizzato e citato il mio libro “Un Grillo Qualunque” per argomentare la sua tesi. Attenzione però: anche Travaglio a sua volta si era sentito chiamato in causa da Merlo, perché anche lui (che come legittimamente rivendica, viene dalla “scuola montanelliana”: un’altra delle famiglie della destra italiana) ha abituato i suoi lettori a storpiare i nomi delle persone che intende criticare.
Il vicedirettore del Fatto risponde sostenendo che altri autori (non “di destra”) storpiassero i nomi e cita il caso di Fortebraccio e Sergio Saviane, il grande corsivista satirico de L’Unita e l’inventore delle cronache televisive da L’Espresso. Tira cioè in causa due personaggi autorevoli, passati alla storia del giornalismo. Hanno fatto storia e scuola, questi due, forse proprio per il fatto che il loro sguardo sulle cose del mondo era dichiaratamente sbilenco e insolito. Non si proponeva di spiegare e commentare giorno dopo giorno, con la stessa virulenza di un tormentone di “Striscia” i fatti della politica italiana, magari mescolando i nomi storpiati ad un fascicolo giudiziario.
Per comprendere l’utilizzo dei nomignoli, intenderlo nella sua pratica quotidiana e ripetuta, atta a costruire un mondo e un’ideologia, bisogna capire che essi servono a comporre una sceneggiatura. Non sto a ripetere l’armamentario teorico del mio discorso, che attraversa l’analisi dei programmi di Antonio Ricci e dei suoi tormentoni, le riflessioni del linguista cognitivo George Lakoff sulla capacità della parole di costruire “frame” che indirizzano il discorso e i ragionamenti di Furio Jesi circa l’utilizzo della “parole d’ordine” che ordinano la realtà e rassicurano l’audience.
Qualche tempo fa, ho visto in televisione Paolo Rossi (il comico, non il filosofo e neanche il calciatore). Cantava una canzoncina che alludeva al fatto che i politici in Parlamento fossero cocainomani e iper-eccitati. Seduto sul divano di casa coi piedi sul tavolino, sono scoppiato a ridere. La cosa era divertente. E la forza di quell’iperbole era proprio il suo essere esilarante: si alludeva a un fatto reale, lo si estremizzava anche, ma senza avere la pretesa di fondarvi la costruzione di consenso elettorale o l’edificazione di un qualche potere. La differenza per qualcuno sarà sottile, ma è davvero sostanziale.
Giuliano Santoro
È in libreria soltanto da due settimane, ma ha già attirato l’attenzione di quotidiani, blog, radio, tivù. Complice il successo dei 5 Stelle in Sicilia, certo, ma soprattutto grazie all’analisi profonda e multiforme che Giuliano Santoro ha dedicato a Grillo e al suo movimento. Un’analisi che riesce ad essere, nello stesso tempo, mirata e di ampio respiro, capace di prendere il largo a partire dal suo oggetto di indagine, per illuminare temi e questioni che spesso hanno fatto capolino anche qui su Giap: dalla “cultura di destra” al feticismo digitale, dal razzismo alle narrazioni tossiche.
Nei ringraziamenti finali, l’autore cita per nickname alcuni giapster molto assidui e in generale tutta la comunità che si ritrova in questo blog, per avergli fornito un terreno di confronto. L’intervista che segue vuole essere anche un’opportunità per riprendere e rilanciare la discussione.
Una delle caratteristiche più
interessanti del libro è la sua capacità di smontare alcune presunte
“novità” del Movimento 5 Stelle, per tracciarne la genealogia e svelarne
il contenuto ideologico. Al netto di questo prezioso lavoro, resta però
uno scarto davvero inedito per il panorama politico italiano: quello di
un movimento che partecipa alle elezioni senza candidare la sua
personalità più in vista. Questo aspetto mi pare una novità anche
rispetto al populismo, che tu definisci come “la capacità da parte di un
leader di costruirsi attorno un «popolo» che gli corrisponda in pieno,
mortificando le differenze e appiattendo le ricchezze”. Il leader
populista, al momento delle elezioni, diventa così l’insostituibile
candidato della sua gente. Grillo invece si sottrae, fa il “garante” del
movimento: che ne pensi di questa sua rottura del rapporto classico tra
capo e popolo?
Lo scarto di cui parli è uno dei tanti paradossi
del grillismo. Provo a descriverlo: nell’era della crisi della
rappresentanza politica, e della sua incapacità – diciamo così – di far
da contrappeso al mercato, ecco che spunta un movimento carismatico che
in nome della “democrazia diretta” (concetto che, come spiego nel libro,
viene utilizzato come feticcio ideologico) punta tutto sulle elezioni
per costruire il rinnovamento. È una contraddizione non da poco: Grillo
all’inizio degli Anni Zero affrontava i grandi temi della
globalizzazione, del global warming e della guerra spiegandoci che
contava di più il modo in cui si faceva la spesa che la scheda che si
metteva nell’urna. Era un modo per ribadire che il vero potere si
trovava altrove, nel mercato e nelle multinazionali, e che i partiti
erano solo sovrastruttura. E invece, negli ultimi due anni, siamo
arrivati al punto che il Movimento 5 Stelle non fa altro che organizzare
campagne elettorali permanenti, compilare liste di candidati,
polemizzare con gli altri partiti. Paradosso nel paradosso: Grillo –
capo carismatico, trascinatore di masse e fondatore del Movimento –
almeno per il momento non si candida e anzi trae forza da questo non
mescolarsi con “la politica”. Ciò forse avviene perché in questo modo è
come se tutti i candidati fossero Grillo. A meno che qualcuno non sia
così ingenuo da pensare che i voti li prendono i cittadini che spauriti
compaiono a fare da scenografia ai comizi-spettacolo del comico-leader.
Marco
Vagnozzi, consigliere 5 Stelle a Parma, ha dichiarato che “Beppe è il
padre del Movimento”. Un padre che a volte si comporta da padrone (il
simbolo del movimento è di sua proprietà) e altre da nonno (non
partecipa alla contesa elettorale – tipico atteggiamento del vecchio che
“ha già dato” – e manda i figli allo sbaraglio). Su Giap abbiamo a
lungo discusso intorno alla “evaporazione del padre” nella politica
italiana. Una politica nella quale non è possibile rintracciare in
maniera chiara le due metafore familiari con cui Lakoff spiega il
bipolarismo americano: da una parte il Padre Severo – cioè il partito
repubblicano – dall’altra i Genitori Comprensivi – ovvero i Democratici.
Abbiamo
visto come Berlusconi ha colmato questo vuoto con il vuoto del
godimento obbligatorio. E Grillo? Che tipo di (non-)padre è? Un padre
adottivo? Un tutore di orfani?
Tentando di illustrare cosa ci
fosse davvero all’origine di quella «comunità immaginata» che chiamiamo
nazione moderna, Benedict Anderson ha spiegato che essa è un «artefatto
culturale di un particolare tipo» che rimette in moto anche i meccanismi
di appartenenza ancestrali (ed escludenti) che tengono in piedi la
famiglia. Dunque, la nazione di Anderson viene descritta come «organismo
sociologico che si muove ordinatamente in un tempo vuoto e omogeneo» e
funziona come la famiglia allargata ma in fondo tradizionalista di
Papi-Berlusconi: attraversa le differenze e inventa storie e tradizioni a
uso e consumo del consenso.
Giustamente tu ricordi come il linguista
George Lakoff abbia sostenuto che questo richiamarsi ai rapporti
familiari appartiene a una sfera inconscia molto profonda, tanto che la
politica conservatrice e quella progressista sarebbero legate a due
modelli diversi di vita coniugale.
da www.wumingfoundation.com
Scritto il 14 novembre 2012 alle 14:00 | Permalink | Commenti (10)
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La Chiesa e l'IMU: il Governo Monti ci riprova - Una figuraccia che ci poteva essere risparmiata
"Rispettare i principi dell'Unione europea" - Per i giudici amministrativi, anche "soggetti in apparenza non commerciali possono, in taluni casi, trovarsi a svolgere attività economiche in concorrenza con analoghi servizi offerti da altri operatori economici"
(di Valentina Conte - Repubblica)
La Chiesa e gli altri enti no profit dovranno pagare l'Imu nel 2013. E dovranno farlo senza le scorciatoie che il governo sembra aver inserito nel regolamento in cui spiega come calcolare le porzioni di immobili destinate a uso commerciale e dunque soggette all'imposta. Il Consiglio di Stato ha scovato quelle scorciatoie e le ha bocciate in modo severo per la seconda volta, dopo il primo parere negativo dello scorso 4 ottobre. Nello stesso tempo, però, i giudici amministrativi di Palazzo Spada promuovono le parti "tecniche" del regolamento, quelle matematiche e dunque più "innocue", dedicate al calcolo proporzionale da fare per gli immobili "misti", destinati a culto, volontario o attività politica e sindacale (qui l'imposta non è né sarà dovuta), e in parte anche ad attività redditizie.
Per il resto il Consiglio di Stato, il cui parere è obbligatorio ma non vincolante, invita di fatto il governo Monti a riscrivere il regolamento. Suggerisce persino i punti dove sostituire frasi ed espressioni. E ricorda all'esecutivo che su tre ambiti specifici - scuola, sanità e alberghi - la retta "simbolica" in realtà maschera entrate ben definite che allontanano l'Italia dall'Europa. E la espongono a una nuova infrazione, dopo la procedura di esame per aiuti di Stato illegali già avviata nel 2010. In particolare, Palazzo Spada ricorda che "attività commerciale" non è solo quella in cui si ricava un utile, ma più in generale laddove ci sono costi e ricavi. Dunque incassi.
Nel dettaglio, i giudici amministrativi osservano che anche nei settori presi in considerazione dall'art. 4 dello schema di regolamento (attività assistenziale, sanitaria, didattica, ricettiva, culturale, ricreativa e sportiva), soggetti in apparenza "non commerciali" possono, in taluni casi, trovarsi a svolgere attività economiche in concorrenza con analoghi servizi offerti da altri operatori economici. Lo Stato dovrebbe, quindi, fare chiarezza. Soprattutto sul criterio di "retta simbolica" riferito a scuole, ospedali e attività di tipo ricettivo e previsto in vari passaggi del regolamento.
In questi casi, l'esenzione dall'imposta rischierebbe di far aprire una nuova procedura d'infrazione da parte dell'Ue nei confronti dell'Italia: "In sostanza anche gli enti non commerciali possono svolgere attività commerciali, che sono necessariamente di natura economica ai sensi del diritto dell'Unione Europea, e gli immobili destinati a tali attività sono soggetti al pagamento dell'Imu, e non possono beneficare dell'esenzione". Il Consiglio di Stato ritiene dunque che si debba far riferimento ai principi comunitari anche per "evitare il rischio di una procedura di infrazione avente ad oggetto il nuovo atto normativo".
Scritto il 14 novembre 2012 alle 09:37 nella Politica | Permalink | Commenti (6)
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Off Topics del 14 Novembre
Scritto il 14 novembre 2012 alle 00:38 | Permalink | Commenti (10)
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13 novembre 2012
Renzi, il "Bischero di Rignano", teleguidato come Ambra Angiolini?
Vendola: Renzi inautentico retrò - Puppato: «Teleguidato con sms»
Matteo Renzi come Ambra Angiolini?
«Proporrei la rottamazione del modello sociale e culturale che cavalca Matteo Renzi. Mi colpisce davvero la sua inautenticità retrò e la capacità nel calcare il palcoscenico. D'altra parte, dietro di lui c'è un ottimo professionista della tv come Giorgio Gori. Ma Renzi mi fa pensare che se gli seghi la calotta cranica, dentro ci trovi dei chip, come se fosse costruito in laboratorio». Lo afferma Nichi Vendola, in un'intervista a Chi in edicola domani. "Bersani invece", continua, "è un uomo d'apparato con un retroterra di sapienza contadina e un grande orgoglio riformista. Ma se io riuscirò a far parte della maggioranza, lavorerò almeno per il riconoscimento delle coppie di fatto. Mi pare dovuto".
Anche Laura Puppato, sfidante di Bersani alle primarie del centrosinistra, va all'attacco del sindaco di Firenze: e critica Renzi - suo "vicino di Podio" - perché «riceveva costantemente messaggi nel telefonino: è un po' teleguidato, questo ragazzo. Nessun altro di noi si era portato il telefono...».
Segnalato da Nonna Mana (Fonte: l'Unità)
Scritto il 13 novembre 2012 alle 19:31 nella Renzi | Permalink | Commenti (9)
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Lazio, arrestato Maruccio, ex capogruppo Idv: "Ha sottratto un milione di euro al partito"
Lazio, arrestato Maruccio ex capogruppo Idv: "Ha sottratto un milione di euro al partito" - E' accusato di peculato per l'illecita appropriazione di fondi destinati al partito. La misura cautelare è scattata per il pericolo di inquinamento delle prove. L'interrogatorio di garanzia è fissato per venerdì prossimo. Avrebbe perso 100mila euro al videopoker. Il gip: "Sempre a caccia di denaro, prese anche i risparmi della nonna. Convocò i testimoni in albergo per concordare la versione"
Leggi su roma.repubblica.it
Scritto il 13 novembre 2012 alle 16:32 | Permalink | Commenti (11)
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Primarie del Centro-Sinistra: ultimi dati sul sondaggio online del Tafanus
Scritto il 13 novembre 2012 alle 16:18 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Tra insulti, nomi storpiati e tristi ossessioni - Il lato oscuro di Grillo, singore della gogna
...facciamo un altro spot per il cazzaro di Genova. Questa volta attraverso la penna di Francesco Merlo...
Napolitano è Morfeo, Monti è Rigor Montis, la Fornero è Frignero, Veronesi è Cancronesi, Bersani è Gargamella, Formigoni è Forminchioni. La setta ha un codice di riconoscimento che è fatto di nomi storpiati come Fabio Strazio, di soprannomi come Azzurro Caltagirone, di gogna per tutti: "Dopo che il M5S avrà vinto le elezioni, sono pronti un bel pigiama a righe e una palla al piede per tutti e tanto, tanto tempo a disposizione".
Ed è uno sfogatoio triste, la pattumiera del risentimento dove Gad Lerner diventa Gad Vermer e Gad Merder e "io non mi fiderei mai di uno con il naso adunco" e "lo spedirei a passeggiare per Gaza con la papalina da ebreo in testa" (...che poveraccio... NdR)
Ma Beppegrillo.it è anche la tribù antimoderna che odia i treni:"Le ferrovie sono confini per la natura, bisogna farne il meno possibile". E non per tornare alla civiltà del cavallo ma alla bicicletta, sessanta milioni di biciclette come i danesi che sono trasfigurati in eroi del beppegrillismo, proprio come in passato le danesi furono le eroine di Lando Buzzanca: <In Danimarca i ministri girano in bicicletta, così come la gran parte della popolazione, indipendentemente dalle condizioni climatiche>. La Danimarca per gli italiani è sempre stata l’altrove di tutte le corbellerie: è la nostra ‘Dani-marca di fabbrica’ canta il magico Paolo Poli. Ma il Manitù, l’Autostrada del Sole dell’Avvenire è la banda larga: <il nuovo rinascimento>, <la democrazia diretta>.
E si capisce la benevolenza degli ex colleghi di Grillo, di Mina e Celentano, dei comici e degli autori che gli scrissero i testi sin dai tempi di Fantastico e del viaggio di Craxi a Pechino: <Ma se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?>. Non si capisce invece come intellettuali e professionisti solitamente ragionevoli non ridano a crepapelle dinanzi alle profezie delfiche dell’ideologo Casaleggio, alla sua descrizione del Nuovo Ordine Mondiale, chiamato Gaia, il governo planetario che sarà eletto dalla Rete il 14 agosto 2054, dopo la terza guerra mondiale e quando gli uomini sulla Terra saranno ridotti a un miliardo.
E’ un messianesimo squinternato che Caseleggio illustra, ovviamente su Youtube, con un video raffazzonato che, tra tamburi, triangoli isosceli e materia cerebrale, annunzia <la fine delle religioni, delle ideologie, dei partiti … > e parodizza – credo inconsapevolmente – Campanella, il mito di Atlantide e Walt Disney. Nel riassumere il cammino del mondo verso Gaia e la sua <Intelligenza Collettiva>, Casaleggio insieme all’impero romano, al cristianesimo, alla rivoluzione francese mette il v-day del <famous italian comedian Beppe Grillo>: paranoie recitate nell’inglese del cretino cognitivo che rimandano all’ultimo romanzo di Umberto Eco , alle congiure, all’idea che si possa aggiustare il legno storto dell’umanità inseguendo cosmogonie, un po’ come fece Licio Gelli che voleva anche lui nuove forme di democrazia ma senza truccare il web con sottigliezze ‘nerdy’: solo in apparenza c’è il confronto, nei forum del portale del Movimento, tra i grillini e i loro capi che in realtà non dialogano ma controllano tutto ed emettono sentenze inappellabili.
Neppure le espulsioni sono state discusse con Grillo che non parla con nessuno, solo con le tv che vuole spegnere. Lo stesso dibattito tra militanti sparisce subito dal web. E la linea politica è fissata con i comunicati che il ‘famous comedian’ mette in rete con la numerazione progressiva, come le Br. Ci sono i luoghi comuni di tutti gli estremismi, di destra e di sinistra, degli ultimi 40 anni e un programma che prevede, alla voce Economia, perle come questa: <Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia)>. Negli slogan rituali gli esodati sono <le pantere grigie>, i partiti <zombie>, i tecnici <vampiri>, gli evasori fiscali <asini volanti>, il Parlamento <una larva vuota>, gi esattori di Equitalia <i piranha>, le agenzie di rating <le parche della mitologia greca>.
Giuliano Santoro nel suo bel libro ‘Un Grillo qualunque’ (Castelvecchi), ricorda che il nome storpiato è una tecnica antica della destra italiana che <chiamava per esempio il padre costituente Piero Calamandrei ‘Caccamandrei’ e l’azionista Luigi Salvatorelli era ‘Servitorelli’>. Ed Emilio Fede durante il G8 di Genova nel 2010 <chiamava Luca Casarini e Vittorio Agnoletto Casarotto e Agnolini>. Aggiungo che il re dei nomi storpiati è Dagospia al cui linguaggio il grillismo deve moltissmo: la Santadeché, Luca di Monteprezzemolo, Pierfurby, Aledanno, Sergio Marpionne, Colao Meravigliao…
Dino Risi raccontò alla giornalista del Corriere Angela Frenda che sul set del film “Scemo di guerra” Grillo rimase affascinato da Coluche, il comico francese che nel 1980 annunziò la candidatura alla presidenza della repubblica con lo slogan <tutti insieme a dargli in culo con Coluche>. I sondaggi gli assegnavano il 16 per cento ed era appoggiato da alcuni intellettuali di sinistra, tra cui Pierre Bourdieu, Alain Touraine e Gilles Deleuze. Disse Risi di Grillo: < Ha intuito che dire cose da bar è un’attività redditizia. Ed è più attore oggi che fa politica di quanto tentava di fare l’attore>. Altro che ex comico.
Nessuna persona alfabetizzata pensa che davvero la Rete sia <la democrazia diretta che sostituirà quella rappresentativa>. La democrazia rappresentativa è ancora quella di Churchill <la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre>. E tuttavia i grillini si appassionano all’idea che i candidati alle politiche <saranno scelti dai cittadini con il voto della Rete che è più democratico del televoto a Sanremo>. E però prima bisogna iscriversi al Movimento riempiendo un modulo che si scarica dal portale. E solo in ottobre Beppe Grillo ha comunicato che per votare non basta essere iscritti ma bisogna essere certificati, il che significa avere mandato per posta <entro il 30 settembre> allo stesso Grillo la fotocopia di un documento di identità valido. Sembra il famoso comma 22, quello che solo i pazzi possono andare in licenza, ma se vuoi andare in licenza vuol dire che non sei pazzo.
Quanti sono gli iscritti certificati che potranno votare i candidati? Grillo e Casaleggio ne custodiscono gli elenchi. Peggio dei ‘signori delle tessere’ della Dc. Scrivono alcuni militanti nel forum del Piemonte: <Qui rischiamo uno sputtanamento planetario>. D’altra parte per proporsi come candidati al Parlamento innanzitutto bisogna essere già stati candidati in una lista <certificata da Beppe>. I potenziali parlamentari hanno ricevuto una mail e, come ha fatto sapere lo staff (da chi è composto e dove lavora?), avevano tempo sino a ieri per decidere. Nessuno saprà chi sono i prescelti finché i loro nomi non verranno messi al voto sul web dove faranno la loro campagna negli spazi che Grillo e Casaleggio concederanno : <Erano zucche e ne ho fatto parlamentari> disse Berlusconi con molta più sincerità. Come si vede la democrazia diretta è di nuovo una turlupinatura. Questa Rete di Grillo somiglia alla Demo-Karasy che Ghedddafi venne a spiegare nella Roma di Berlusconi, il cavallo dei furbi dalle pessime azioni : la perfidia del rais Grillo e l’ingenuità del militante grillino.
E tuttavia quando non ci sono le espulsioni e le epurazioni – per violazioni a un rigido Statuto che è chiamato, senza ironia, ‘Non Statuto’ – il blog è noioso, con l’ossessione della terza guerra mondiale: <… a manovrare tutto sono ebrei americani e governo Israeliano>, e <bomba o non bomba, arriveremo a Teheran>.Vengono richiamati in servizio i vecchi fantasmi, la k di Amerika e l’imperialismo anglosassone che resero più leggera la complicità intellettuale di tanti ragazzi con gli eroi dell’ anticapitalismo, da Castro a Mao…
E poi il crollo, la crisi economica pilotata dai Bilderberg: <Banche e partiti sono gemelli siamesi>. Animalismo, ecologia, No Tav, <basta con l’Europa>, <basta con l’euro>, <basta con gli immigrati>: <un clandestino è per sempre>, <vanno cacciati per il loro bene>, <l’Italia usi i cacciabombardieri acquistati dagli Stati Uniti da La Russa e lanci i tunisini con il paracadute e un permesso di soggiorno valido su Parigi>. Pacifismo ma viva l’ atomica all’Iran, ecologismo e odio verso Israele, pansessualismo e antipartitocrazia, c’è un pezzo di Pannella storpiato e tutto il radicalismo immaginabile, ma sempre prepolitico: cattivo umore e irresponsabilità. E c’è l’eredità del giornalismo berlusconiano senza più mascherature: disprezzo, insulto, gogna, neppure una parola è ispirata alla vera carità. Non sembra un mondo giovanile ma un verminaio di vecchi verghiani che usano il turpiloquio come viagra.
Anche il sondaggio qui cessa di essere la sfera di cristallo berlusconiana e diventa sentenza che scimmiotta i tribunali popolari. Chi è stato il peggior presidente della repubblica? Napolitano. Aboliremo le regioni? Sì. E i senatori a vita? Sì. E poiché bisogna bruciare simbolicamente il nemico si precisa l’età di ciascun senatore: vanno aboliti perché sono vecchi, <basta con i rimbambiti>. E ogni volta che si spegne la tv si accende un rogo: < I giornalisti sono o indipendenti (pochi, eroici e spesso emarginati) o schiavi (tantissimi, sfruttati e pagati 5/10/20 euro a pezzo) o Grandi Trombettieri del Sistema, nominati in posizioni di comando dai partiti>. Da questa premessa si arriva a un programma che sembra sovietico ma è soltanto mattoide: <Nessun quotidiano e nessun canale tv con copertura nazionale possono essere posseduti a maggioranza da un soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10 per cento>.
Se la politica fosse appena normale dovremmo preoccuparci solo per loro, per la salute di Grillo e Casaleggio, che sognano l’Italia come una sottoumanità, la presa del potere delle creature di Hieronymus Bosch. Ho contato 17.300 basta! 9940 culo, 9090 cazzo, 8130 merda, 7610 computer, 4720 consumatori. E 4350 nazismo o nazisti, 2710 Hitler. La prima cosa che mi hanno insegnato i miei maestri informatici è la legge di Godwin: in ogni dibattito sulla rete è inevitabile che compaiano le parole Hitler e nazismo. Ma quando arrivano vuol dire che tutto è già degenerato, peggio che finito.
Di questo imbecille al cubo non destano preoccupazione i proclami, ma il razzismo becero. Quello che rispolvera "il naso adunco", gli ebrei americani, Israele, gli immigrati clandestini... Non è l'imbecillità di Grillo a far paura (ma è talmente alto il grado di imbecillità che non fa neanche ridere, purtroppo). Quello che preoccupa non è "Il Grillo che è in lui", ma "Il Grillo che è nel 16% di italiani" che si riconoscono nell'imbecille, che ne sposano imbecillità e razzismo, violenza del linguaggio associata alla ignavia dell'attività produttrice di politica (da polis).
Volgarità per volgarità, violenza per violenza, credo che alla inutile vita di questo SaiBaba con diploma da ragioniere faticosamente conseguito resti una sola possibilità di rendersi, per una volta, utile all'umanità: quella di trovare l'opportunità di fare da cavia per la veriffica delle fantastiche teorie del dott. Di Bella, che qualcuno sta tentando di riportare in vita, per via di riesumazione delle spoglie, anni dopo la meritata morte naturale. Tafanus
Scritto il 13 novembre 2012 alle 14:11 | Permalink | Commenti (7)
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Off Topics del 13 Novembre - Polverini, col culo incollato alla poltrona col SuperAttack
Scritto il 13 novembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (2)
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12 novembre 2012
IL COMMENTINO (di Charly Brown)
Nel merito della questione in particolare, possiamo vedere come per esmpio, i giornali in carta stampata sopravvivano in perfetta armonia con quelli on-line. Anzi, le testate piú diffuse pubblicano in entrambi i modi, senza che nessuno abbia mai proposto l’idea di eliminare la carta stampata a favore di sistemi piú moderni. Vediamo inoltre, come il sistema di posta elettronica non abbia sostituito e probabilmente non sostituirá mai completamente quello di posta ordinaria. A nessuno verrebbe in mente, per risparmiare tempo e francobolli di mandare una partecipazione di lutto, o di matrimonio o una cartolina d’auguri nella forma anonima e squallida di una e-mail.
Queste diatribe protese sul tutto o niente, lasciano intendere uno stadio di profonda immaturitá e uno spirito polemico puramente provocatorio, oltre al livello d’incomprnsione per il modo con cui il progresso cammina. Dovunque posiamo l’occhio, potremmo vedere l’armonia con cui il vecchio convive col nuovo, poiché il nuovo ha sempre le sue radici nel vecchio e entrambe le cose sono complementari una dell‘altra per un equilibrio indispensabile a rincorrere il futuro senza mai rinnegare il passato...
Charly Brown
Scritto il 12 novembre 2012 alle 23:10 nella Charly Brown | Permalink | Commenti (6)
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Beppe Grillo e i suoi "dummies" - di Piergiorgio Odifreddi
Cosa significhi “democrazia diretta”, viene spiegato subito dopo. I rappresentanti del movimento scelti dagli elettori dovranno infatti obbedire a tutte e sole le direttive del capo. A loro sarà vietato anche il diritto di parola, che non potranno esercitare in televisione: quello è un ruolo che spetta solo al capocomico, il quale ha già dimostrato in questi giorni di dare di matto quando qualcuno dei “suoi” si permette di provare a rubargli la scena mediatica.
Il manuale for dummies non sembra aver ancora stabilito il colore delle camicie di coloro che marceranno su Roma al seguito del nuovo “lider maximo”, ma i futuri marciatori hanno comunque già introiettato la sua raffinata dialettica. E così, quando l’ingenua Federica Salsi, ignara che la sua elezione al consiglio comunale di Bologna equivalesse a una delega in bianco al Movimento e al suo Padrone, ha osato partecipare a quella famosa “trasmissione di regime” che è Ballarò, si è sentita chiamare “puttana”, “merda” e “faccia da culo”, e le è stato intimato di “andare fuori dai coglioni”, “a cagare” e “affanculo”.
D’altronde, cosa ci si poteva aspettare da chi ha trovato la propria ispirazione politica nei “Vaffanculo Day”, appunto? Di fronte al neofascismo, al neoleghismo e al neoberlusconesimo rappresentati da Grillo e dal suo Movimento, almeno nella maniera in cui lo intendono lui e la sua anima nera Casaleggio, non si può che far quadrato e cercare di salvare il salvabile. Altro che votare Grillo per far crollare i partiti tradizionali, come ha incautamente proposto Flores d’Arcais!
Queste tattiche suicide le abbiamo già viste in azione nel 1922, nel 1933 e nel 1994. Mussolini e Hitler, così come Bossi e Berlusconi, si proponevano tutti, ciascuno a proprio modo, come distruttori della democrazia partitica corrotta e rifondatori di un nuovo sistema politico. A cosa ha portato l’ingenuità politica dei dummies che hanno creduto ai rozzi slogan di questi pifferai, lo sappiamo. Non è proprio il caso di accendere ancora una volta la miccia sotto la Santa Barbara, nell’ingenua speranza che l’esplosione possa disintegrare i partiti senza seppellire anche la democrazia.
(fonte: Piergiorgio Odifreddi)
Caro Piergiorgio, dell'esimio Prof. Paolo Flores D'Arcais scrivo il peggio che posso, da anni. E pensare che una volta ero uno di quelli che comprava MicroMega cartaceo in edicola! Chissà se c'è modo di farsi risarcire i danni... Ti rubo senza ritegno alcuno questo post, perchè scrivi ciò che scrivo io da anni. Solo che lo fai molto meglio :-) Tafanus
(Credits: Piergiorgio Odifreddi, segnalazione di Davide S.)
Scritto il 12 novembre 2012 alle 15:05 | Permalink | Commenti (24)
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Il metro etico di B. e quello degli altri (di don Aldo Antonelli)
Il Generale David Petraeus si dimette da capo della CIA per aver tradito sua moglie.
Gary Hart, nell'87, lasciò la corsa alla presidenza USA per la sua relazione con Donna Rice.
Nel '98 Newt Gingrich, capo dei deputati repubblicani, si dimise dopo aver ammesso una relazione.
Eliot Spitzer, governatore di New York, si dimise per aver frequentato una casa di prostituzione.
In Italia Berlusconi organizza festini ad Arcore, induce alla prostituzione, corrompe minorenni, tiene a pagamento fisso quelle che una volta si chiamavano puttane ed ora si chiamano gentilmente Escort..., e cosa succede?
Costringe Veronica a dimettersi da moglie, si attacca alla politica come salvacondotto, mentre il Vaticano lo benedice e l'Italia lo applaude.
Aldo Antonelli
Scritto il 12 novembre 2012 alle 12:11 | Permalink | Commenti (3)
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Il MinCulPop di Renzi: dai facsimile di scheda per le primarie spacciate dai comitati del Bischero, sparisce Vendola
Confesso: il titolo è un po’ forte ma quando ho visto il fac-simile della scheda elettorale delle primarie elaborata dai comitati per Renzi ho subito pensato alla celebre galleria di foto ritoccate dagli apparati propagandistici di alcuni leader del passato.
Era uso nei regimi totalitari dominati dal partito – stato, rimuovere da tutte le foto di propaganda con le pose eroiche dei leader (sempre tutti maschi) i concorrenti che avessero subito la damnatio memoriae. Stalin era un fanatico dei fotoritocchi e non appena liquidava l’oppositore di turno, incaricava un apposita commissione affinché modificasse le foto che lo ritraevano in compagnia dell’ultimo epurato.
La più celebre cancellazione che si ricordi è per Trotsky e Kamenev, posti sotto il palco di Lenin che arringa il popolo: negli anni dello stalinismo, alla sparizione politica si accompagnò anche quella fotografica.
Si, lo so bene. Matteo non è neanche per sbaglio stalinista. Anzi penso che il suo sincero afflato democratico non avrebbe mai partorito questo scherzo. Ho riso anche io, tanto era grossolana la rimozione.
Rimozione. Mi scuserà Renzi ma, per quanto forte, non riesco a trovare altro termine.
Ovviamente il bolscevismo non c’entra nulla. Il punto è autenticamente psicoanalitico e il suo è un classico caso di lapsus memoriae. Non credo ad un semplice caso di lapsus calami del grafico che ha realizzato il fac-simile della scheda elettorale.
In ogni caso quello che ho scritto altro non è se non un promemoria: al quarto posto nella scheda per le primarie non c’è uno spazio vuoto ma c’è un nome: Nichi Vendola.
Questo memo è utile per un’altra ragione: come insegna il padre della psicoanalisi, le rimozioni, alla lunga causano turbe psichiche. E non vorrei mai che si corresse un tal rischio. Si può far finta che gli avversari siano tre. Oppure Vendola
(da cristiano.blogautore.repubblica) (segnalazione di Chelu Furau)
Sondaggio Tafanus - Risultati aggiornati
Scritto il 12 novembre 2012 alle 11:35 nella Renzi | Permalink | Commenti (21)
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Off Topics del 12 Novembre
Scritto il 12 novembre 2012 alle 08:00 nella Bersani, Renzi | Permalink | Commenti (5)
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11 novembre 2012
Tutte le "balls" di Beppe Grillo (dalla "washball" alle "scientific balls")
Tutte le bufale scientifiche di Beppe Grillo - Il leader del Movimento 5 stelle ne ha dette di cotte e di crude, specie in campo scientifico. Wired.it ha raccolto le migliori
(di Valentina Arcovio - Wired.it).
[...] Al di là del suo orientamento politico, o del suo talento da comico,
Grillo ha disseminato in tutti questi anni una lunga lista di
bufale scientifiche. In alcuni casi innocue, in altre un po’ meno. Ecco perché abbiamo deciso di stilarne un
elenco.
L’Aids non esiste - In uno spettacolo andato in onda nel 1998,
Apocalisse morbida,
Grillo ha definito l’
Aids senza mezzi termini come
“la più grande bufala di questo secolo”, negando che l’
Hiv sia un virus trasmissibile che dannegia il sistema
immunitario favorendo l’insorgenza di patologie che possono portare alla
morte. Per questo la
Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (
Lila) ha diffuso
una lettera aperta in cui invita Grillo a prendere una nuova posizione su Hiv e Aids.
Screening, esami e diagnosi precoci sono pericolosi - Sempre durante la stessa
trasmissione Grillo, citando un lavoro svizzero, in pratica dice che con il
cancro si può convivere e che i test per la
diagnosi precoce sono pericolosi. Eppure, è ormai riconosciuto a livello internazionale il fatto che, oltre alla
prevenzione primaria, il metodo migliore per sopravvivere a un
tumore è smascherarlo tempestivamente per dare alle terapie più chance di successo. Secondo l’ultimo
World Cancer Report
dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc)
dell’Organizzazione mondiale della sanità, il recente declino nella
mortalità per cancro osservato in molti paesi è dovuto in modo significativo alla
diagnosi precoce. Responsabili di questo successo sono non solo i
miglioramenti nell’osservazione (mammografia, risonanza magnetica e
tomografia computerizzata), ma anche un più alto grado di consapevolezza
della malattia e programmi educativi sui tipici sintomi precoci. Il
principale successo finora è stato quello della
diagnosi precoce del
cancro alla cervice per via citologica e di quello al
seno per via mammografica. Una ricerca dello
Iarc ha concluso che in condizioni di trial, la
mammografia può ridurre la
mortalità del cancro al seno del 25-30% e che in programmi di screening a livello nazionale una riduzione del 20% è realistica.
I vaccini sono inutili - Secondo il comico, epidemie come la
difterite e la
poliomielite sarbbero scomparse a prescindere dalle
campagne di vaccinazioni.
“E’ un’affermazione falsa - risponde
Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di Genetica molecolare del Cnr -
perché gli agenti patogeni non scompaiono nel nulla, solo che non
riescono a trovare un ospite da infettare. Aver vaccinato diverse
popolazioni non significa solo aver offerto una protezione a chi ha
ricevuto la dose del farmaco, ma aver creato un'immunità di gruppo, una
barriera protettiva anche per chi non è stato vaccinato”. I
vaccini, quindi, secondo l’esperto, sono stati e sono ancora oggi l’unico strumento per impedire agli
agenti patogeni di infettare la popolazione.
“Un esempio emblematico - riferisce
Maga -
ci viene dall’Inghilterra, quando nel ‘90 ha sospeso la campagna
vaccinale per il morbillo in quanto si sospettava che il vaccino avesse
qualche collegamento con l’autismo. Ebbene, in quell'anno i casi di
morbillo sono aumentati da circa 100 a oltre 1.400. Per di più non è mai
stata trovata un'associazione tra
vaccino e autismo”. Se questi esempi non bastassero allora andiamo ancora più indietro nel tempo, cioè quando il
vaiolo ha devastato intere popolazioni.
“Grazie ai vaccini - dice
Maga -
il virus sembra essere scomparso dagli anni ‘70”.
Pomodoro geneticamente modificato ha ucciso 60 ragazzi - In uno dei suoi tanti
spettacoli,
Grillo parla di un fantomatico
pomodoro antigelo, geneticamente modificato per resistere al freddo. Il comico racconta di come gli scienziati avrebbero aggiunto il
dna del merluzzo al pomodoro per crearne una specie sempre
dura. Quella che poteva sembrare una simapatica gag inventata
di sana pianta potrebbe aver indotto il pubblico in errore, in
particolare quando lo stesso Grillo ha parlato della presunta morte di
60 ragazzi per
shock anafilattico perché avrebbero mangiato questo pomodoro pur essendo allergici al pesce.
“Una bufala vera e propria”, dice
Roberto De Fez, biotecnologo del Cnr.
“Anzitutto questo pomodoro - continua -
non è mai stato commercializzato e di conseguenza non ci sarebbero
stati problemi sanitari legati a esso. Inoltre, per colpa degli ogm non
sono mai morte 60 persone. Le parole di Grillo dimostrano che c'è sempre
più gente che pericolosamente parla di cose che non conosce”.
Il professor Di Bella cura il cancro da 30 anni - Grillo ha descritto
Luigi Di Bella come un martire che cura da 30 anni il
cancro. In realtà, il
metodo Di Bella, una terapia alternativa per la cura dei tumori, è oggi priva di riscontri scientifici. La
sperimentazione condotta nel 1999 dal
Ministero della Salute sancì la sostanziale
inattività, cioè l'inefficacia terapeutica, del cosiddetto
multitrattamento Di Bella. I risultati furono pubblicati sul
British Medical Journal. Vennero inoltre osservate in via le
curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Dai
risultati è emerso che quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio
né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza.
Il Nobel rubato da Rita Levi Montalcini - Grillo, riferendosi alla scienziata con appellativi tutt’altro che rispettosi
(
“è una puttana”), ha insinuato che
Rita Levi Montalcini avesse ottenuto il
Nobel grazie a una ditta farmaceutica che le avrebbe
materialmente comprato il premio. L’identificazione del fattore di
accrescimento della fibra nervosa o
NGF è riconosciuta a livello internazionale come una scoperta rivoluzionaria, su cui ancora si basano numerosissimi studi. Il
Nobel assegnato alla senatrice italiana sarebbe quindi tutt’altro che immeritato.
Biowashball, la palla che cancella le macchie - “Io l’ho provata. La mia famiglia usa Biowashball da due mesi e anche
le famiglie di alcuni miei amici. Per noi funziona. Prima di dare un
giudizio vi consiglio di usarla, magari in prestito da un conoscente. In
Rete ci sono centinaia di testimonianze di utenti italiani
soddisfatti”. E’ con queste
parole che
Grillo ha decantato le straordinarie proprietà di questa palla
per lavare il bucato. Proprietà, queste, smentite da numerosi studi,
secondo cui la
Biowashball non solo lava come farebbe l’acqua semplice ma potrebbe addirittura provocare un accumulo di muffe e batteri nella lavatrice.
Quest’elenco non vuole essere un giudizio politico su
Beppe Grillo, ma un’opportunità di ripristinare la
correttezza scientifica di alcune affermazioni. Su una cosa Grillo e la comunità scientifica concordano:
“non credete a tutto quello che vi viene detto, ma informatevi!”.
(Credits: per la foto AFP/Getty; per la segnalazione dell'articolo, Roberto Serra)
Scritto il 11 novembre 2012 alle 13:52 | Permalink | Commenti (30)
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Off Topics dell'11 Novembre
Scritto il 11 novembre 2012 alle 01:08 | Permalink | Commenti (1)
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Renzi comincia a mettere le mani avanti: «Io discriminato nei tg»
Il Renzino Piangente - Chi l'ha visto, in comune?
«Il 60% dello spazio dedicato ai candidati va a Bersani, circa il 30% a Vendola. Io sto sotto al 10%», si lamenta Renzi.
(...che strano... e a me sembrava che fosse presente persino ad "Amici"... NdR)
In vista del confronto tv di lunedì prossimo, su Sky, anche l'attenzione
dei candidati delle primarie del centrosinistra si sposta sul piccolo
schermo.
Il primo a intervenire è Matteo Renzi, che denuncia una disequilibrio
dei tg Rai negli spazi concessi ai candidati delle primarie: «Il 60%
dello spazio dedicato ai candidati va a Bersani, circa il 30% a Vendola.
Io sto sotto al 10%», si lamenta Renzi, il cui staff ha monitorato i
Tg dal 17 ottobre al 6 novembre ed è arrivato alla conclusione che il
sindaco rottamatore viene tenuto a debita distanza dalle telecamere.
Non si fa attendere la risposta dell'entourage di Bersani: « Renzi -
dice la portavoce Alessandra Moretti - sa che Bersani è il Segretario
nazionale del Pd e sa anche che la sua presenza nei telegiornali è
dovuta soprattutto al ruolo che ricopre. Non vorremmo che Renzi
preferisse cedere lo spazio di Bersani in tv a Cicchitto e Gasparri».
Ma Renzi non è il solo a sollevare la questione. Anche Bruno Tabacci
gli dà man forte, sostendendo che in Rai manca la par condicio tra i
candidati del centrosinistra e invitando i componenti del cda di viale
Mazzini (in particolare quelli di centrodestra, visto che sono in arrivo
anche le primarie del pdl) a pronunciarsi sulla questione, Secondo
Tabacci è «grave» che non ci sia un confronto tra i candidati sulle rete
Rai in prima serata. (Fonte: l'Unità)
Il Renzino, da quando gli hanno regalato il "Kit del Piccolo Rottamatore", non fa che inaugurare fontanelli, fare leopolde, prossime fermate, e da due anni è in tutte le trasmissioni che l'etere ci manda (inclusa "Amici" e "Cucina Facile". Ora inizia a sare il pianto greco sulla discriminazione della "TV di regime". Ricordate? è sempre stata la specialità dei radicali, che così potevano giustificare il loro 2%, nonostante gli scioper della fame e della sete a staffetta, col cappuccino, di gruppo, in solitario, walking-around o sdraiati, e qualche bevutina di thè fatto passare per piscio, in diretta TV.
Da quando gli hanno regalato un camper, il Renzino non ricorda più di essere sindaco di Firenze. Praticamente, da quando è salito sul camper, non è più sceso. Forse gli si è bloccata la porta. Nel frattempo Firenze annega nel traffico e nei debiti, e il renzino che fa? Tira a campereggiare. Tafanus
Scritto il 11 novembre 2012 alle 01:01 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (10)
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10 novembre 2012
C'era una volta il Tonino puro di "noi dell'Italia dei Valori"
Partito personale, case, moglie e figli, cerchio magico, voltagabbana, liti, finanziamenti. Ecco i sette peccati capitali di Di Pietro, che perde consensi: partito personale, case, moglie e figli, cerchio magico, voltagabbana, liti, finanziamenti
(di Tommaso Cerno e Susanna Turco - l'Espresso)
Gli slogan di Tangentopoli che si rivoltano, all'improvviso, contro di lui. Le virtù dell'ex pm, Tonino Di Pietro - trasparenza, legalità, Mani Pulite - frantumate da polemiche, inchieste e scandali. E trasformate nei sette vizi capitali di un partito in crisi di identità e voti. Sette peccati che affliggono l'Italia dei Valori, ormai sul Web ribattezzata Italia dei Disvalori: un partito a gestione famigliare, un cerchio magico di fedelissimi che gestisce fondi, conti e segreti del movimento. E ancora candidati sbagliati, da Scilipoti a De Gregorio, un leaderismo che somiglia troppo a quello del nemico Silvio Berlusconi. E polemiche sui rimborsi elettorali in mezza Italia, oltre al tormentone delle case, maledizione nazionale che, da affittopoli a Scajola, ha fatto tremare tanti big. Ma stavolta è don Tonino a finire nella bufera, fra accuse e smentite. Sempre più lontano dal Pd, in caduta libera alle regionali siciliane, difeso via Web da Beppe Grillo, ma senza la prospettiva di un'alleanza con i 5 Stelle. Insomma solo.
-1) Tengo famiglia - Casa e bottega, partito e famiglia in un frullato unico. Stile Mastella, che paradosso. La sua Idv, economicamente incatenata a un'associazione parallela, uguale nel nome ma composta solo da lui, la tesoriera Silvana Mura, e la seconda moglie Susanna Mazzoleni. La sede legale, comprata da una immobiliare che ha per nome l'acronimo dei tre figli (An.To.Cri.). Per dimora, a Roma, l'appartamento di via Merulana che lui definì sede di partito. Per le feste estive, a disposizione dei militanti la masseria di Montenero di Bisaccia. Il figlio primogenito, Cristiano, poliziotto come il padre da giovane, lanciato nella politica molisana all'età di 28 anni, dimessosi tre anni fa dal partito perché lambito dall'inchiesta sulla Global Service (intercettazioni in cui raccomandava persone al Provveditore alle Opere Pubbliche di Molise e Campania) e poi, però, eletto per l'Idv in consiglio regionale (l'anno scorso, quando fu candidato, l'Idv di Termoli si dimise in blocco). Per la figlia Anna, poco più che ventenne, Di Pietro chiese (senza ottenerla) la certificazione di praticantato al quotidiano dell'Idv, per trasformarla in una giornalista. Stile Mastella e, da ultimo, stile Fini. Per via di suo cognato: Gabriele Cimadoro, ex Ccd, ex Udc, deputato Idv, titolare della società di compravendita immobiliare "Helvetia", indagato per concorso in abuso d'ufficio (pressioni per spingere alcune pratiche, indirizzare licenze edilizie, ottenere cambi di destinazione d'uso, eccetera).
-2) Amici del capo - Amica del capo. Ombra di Tonino. Nella gerarchia un po' medievaleggiante dell'Idv, se Di Pietro occupa le prime tre caselle, come scherzano, e nemmeno tanto, i fedelissimi, il quarto posto è di Silvana Mura. Classe '58, originaria di Chiari nel bresciano, dove gestiva un negozio di abbigliamento, l'incontro con l'ex pm risale agli anni Ottanta, quando Di Pietro è pm a Bergamo. Ad avvicinarli è un giallo. L'omicidio di un amico della Mura, commerciante della moda, assassinato durante una rapina. Di Pietro è l'accusa e, da quel giorno, le loro strade non si sono più separate. A Sansepolcro, quando Di Pietro fonda l'Idv, lei c'è. Il suo potere cresce. Da Brescia vola in Emilia, assessore nella giunta Cofferati, poi il salto in Parlamento e la tesoreria. Vive di sigarette, caffè e conti, unica non consanguinea nell'associazione (poi chiusa nel 2009) che gestiva la cassaforte del partito. L'ombra di Tonino sta invece ai piani alti di una palazzina umbertina a via Emilio Faa di Bruno, nel cuore di Prati, a Roma. È il mega-studio del potente avvocato Sergio Scicchitano, mente e braccio dell'Idv nel Lazio e, di conseguenza nei palazzi del potere romano. Ai tempi del Di Pietro ministro del Lavori pubblici, finì all'Anas. Lontano dai riflettori, Scicchitano è presidente dei garanti del partito, indagato per fatture anomale non s'è dimesso. Anzi, consiglia Di Pietro, cresce i suoi delfini, a partire da quel Vincenzo Maruccio indagato per il Laziogate, diventato in pochi anni da peone a braccio destro del leader.
-3) Padre padrone - Superomista, padre padrone, iperattivo, fondatore e presidente del partito, dietro una parvenza di dibattito democratico ha sempre portato l'Idv dove diceva lui. Cambi di linea anche repentini e, fino alla tempesta attuale, sostanzialmente indiscussi (salvo abbandoni). Un anno fa, per dire la distanza con l'oggi, predicava la svolta moderata e di "responsabilità" al grido: «Mio padre votava Libertas» (e senza il governo Monti l'avrebbe forse persino attuata). Modalità berlusconiane sempre più accentuate nel declino (come ha notato l'ex capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi): toglie il proprio nome dal simbolo e, insieme, progetta di passare al partito del "Basta", definisce i dirigenti dissidenti dei meri «nominati, graziati da Sant'Antonio» (cioè da lui), si scaglia contro i comici (Maurizio Crozza), parla di «campagna di calunnie» e «scientifica operazione di killeraggio che va avanti da anni», non ascolta le richieste di un congresso straordinario, infine giura che rimarrà al comando della nave Idv «fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione». Ricorda qualcuno?
-4) Che lista è questa - In teoria, doveva essere un partito di duri e puri, in pratica, s'annega in un mare di candidati sbagliati: molti gli impuri, nel senso generico di voltagabbana, o specifico dei comportamenti penalmente rilevanti. O entrambi. Il pioniere: Valerio Carrara, l'unico eletto dell'Idv nel 2001, che passò a Forza Italia ancor prima che aprisse il Senato («Ladro di voti», lo definì Di Pietro). Sergio De Gregorio, che nel 2006 dopo aver portato all'Idv 80 mila voti, tra un guaio giudiziario e l'altro (truffa, false fatturazioni, riciclaggio), passò col Cavaliere subito dopo aver agguantato la carica di presidente della commissione Difesa in quota al centrosinistra. Domenico Scilipoti, ex «bravo deputato e movimentista incredibile», anche lui finito nella categoria dei «Giuda». Antonio Razzi, ex magazziniere, che ha cambiato partito in nome di un mutuo. Americo Porfidia, indagato dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Paolo Nanni, consigliere regionale in Emilia, indagato per peculato e specializzato nel genere "convegni inventati". Marilyn Fusco, vicepresidente della giunta regionale ligure, indagata perché sospettata di aver favorito una società nella costruzione del porto turistico di Ospedaletti. Dice oggi Silvana Mura che «il problema è che siamo cresciuti troppo in fretta: la classe politica non è stata sempre ben selezionata». Ma nel partito, l'operazione pulizia c'è chi la chiedeva da anni, invano.
-5) Militanti separati - Dice Leoluca Orlando, ex numero due del partito e oggi sindaco di Palermo, che l'Idv dovrebbe fare «da lievito». Ma nella sua storia, Di Pietro è riuscito più a litigare che a lievitare. Tolto l'ultimo con Massimo Donadi, il dissidio più fragoroso fu quello con Elio Veltri, che oggi è facile profeta nel dire che «la caduta libera dell'Idv è dovuta agli stessi motivi per i quali me ne andai». Negli anni si contano gli abbandoni di Willer Bordon e Rino Piscitello, che parteciparono alla fondazione del partito, e, più di recente, quelli di Pino Pisicchio, passato all'Api nel 2009 in polemica col radicalismo e il sistema padronale; Renato Cambursano, altro compagno di strada secolare, passato al gruppo misto nel 2011 perché contrario al no alla finanziaria del governo Monti; il senatore Elio Lannutti, presidente di Adusbef, che a luglio ha fatto sapere che «di certo non mi ricandiderò con Di Pietro»; il leader girotondista Pancho Pardi che, «deluso», ha preannunciato altrettanto martedì scorso. Prossimi candidati all'addio: Orlando, che non a caso in primavera ha preferito Palermo alla carica di portavoce Idv; Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, che definisce ormai Di Pietro «un tappo» e gli consiglia «un passo di lato», ma dubita assai di essere ascoltato.
-6) Casa, amara casa - In un partito-famiglia non possono mancare le case. Tormentone della politica italiana, ha messo in imbarazzo più di qualche big, da Massimo D'Alema all'epoca di affittopoli, a Clemente Mastella e Claudio Scajola con l'appartamento vista Colosseo, pagato a sua insaputa dalla cricca Balducci-Anemone. Ma ora è Tonino a finire nella bufera, fra accuse, inchieste, smentite, precisazioni via Twitter e atti notarili che viaggiano sul Web. E se "Report" ha esagerato, perché le case non sono 56, è pure vero che sono undici. Tonino ne possiede una a Bergamo e una a Roma, più la magione di campagna a Montenero di Bisaccia, 300 metri quadri non certo di pregio, ma sistemati, allargati e restaurati. Sua moglie Susanna ha quattro appartamenti, e pure i figli sono belli e piazzati: Cristiano al paese natio, Anna e Totò intestatari di un appartamento cadauno in quel di Milano. Ma quer pasticciaccio brutto, quel che più imbarazza l'Idv, a partire dai big del partito, è capitato prioprio nella via Merulana di gaddiana memoria. Residenza romana del capo? O sede del partito? Restaurata? E con i soldi di chi? Ecco che quel che imbarazza l'Idv non è la casa in sé, già nota, come le altre del resto, ma l'impacciata autodifesa che Di Pietro ha inscenato davanti alle telecamere. Riferendosi all'appartamento, come all'ex sede dell'Idv. Apriti cielo, il solito Donadi, in rotta con il leader, ha chiesto chiarimenti. Lui c'era stato a mangiare gli spaghetti, altro che sede: «Ho chiesto privatamente una spiegazione a Di Pietro, che non è mai arrivata: prima la sede dell'Idv era in via dei Prefetti e poi a piazza Vittorio», spiega. E così il fantasma delle case bagnate dai soldi del partito, come per Umberto Bossi a Gemonio, rispunta.
-7) Spese anomale - Il suo anatema contro i comitati d'affari, ai tempi di Tangentopoli, è lo slogan dell'Idv. Al punto che, nel pieno del Laziogate, mentre i giornali riempivano pagine su Batman Fiorito, il capogruppo Idv Vincenzo Salvatore Maruccio, l'avvocato nato allo studio Scicchitano e diventato uno degli uomini più vicini a Di Pietro, sparava: «Non ci sto a finire in questo calderone». Peccato che, proprio in quei giorni, partisse la segnalazione a Bankitalia, per le operazioni anomale targate Idv. Già, mentre predicava bene, Maruccio spostava circa 780 mila euro su conti personali. Un elenco di spese alla Fiorito è già uscito dalla Procura. Ristoranti, localini. Ma il grosso non si trova ancora. E l'inchiesta promette sviluppi. Il problema è che, se anche Di Pietro s'è affrettato a prendere le distanze, ottenendo le dimissioni di Maruccio, non è la sola ombra che si allunga sull'Idv in materia di fondi pubblici. Non s'è ancora conclusa, ad esempio, la querelle fra Di Pietro e Achille Occhetto, dopo le Europee del 2004, quando allo scioglimento della lista comune, appoggiata anche da Giulietto Chiesa, la Camera trasferì il dovuto all'Idv, che se lo tenne. E poi, spiega Francesco Paola, avvocato di Occhetto: «È la gestione dei fondi dell'Italia dei Valori, attraverso l'associazione poi sciolta, che accentrava tutti i soldi su Di Pietro, sua moglie e Silvana Mura, la grande anomalia».
L'associazione, che secondo Di Pietro corrispondeva al partito, secondo Paola è uno strumento illecito per gestire i rimborsi elettorali. Fatto sta che, anche in giro per l'Italia, il tallone d'achille è questo. Come in Calabria, quando alle regionali di sette anni fa Di Pietro decide di presentarsi in coalizione con Pdci e l'associazione Progetto Calabrie. La lista ottiene il 4,6 per cento e fa scattare il rimborso elettorale. A rimanere, però, a bocca asciutta è Progetto Calabrie, che non riceve un euro. Come mai? Nell'autocertificazione alla Camera il gruppo viene misteriosamente depennato. E, guarda caso, in tribunale l'Idv è rappresentata dal solito Maruccio.
Scritto il 10 novembre 2012 alle 18:39 | Permalink | Commenti (0)
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IL COMMENTINO (di Charly Brown) - 10 Novembre 2012
Finalmente la profonda analisi vaticana ha prodotto un nuovo “occorre” . il Cardinale Tarcisio Bertone, in un intervento pubblicato sull'Osservatore Romano dichiara:"Il lavoro oggi resta troppo sullo sfondo della crisi che attraversa l'intero pianeta, mentre il centro lo occupano finanza e consumo. Il primo fine che dovrebbe ricreare un nuovo progetto comune oggi è la creazione di nuovo lavoro,” In conclusione, “occorre piú lavoro”.
Piano, piano, senza fretta ci é arrivato anche lui. A controprova di questa sua illuminante affermazione cita il fatto che Gesù Cristo prima di annunciare per tre anni il Vangelo, per venti anni ha lavorato come falegname".
A noi come comuni mortali fa certamente piacere sapere che Gesù, a differenza degli esodati, dei cassaintegrati e dei giovani precari, si fosse trovato un posto di lavoro stabile e possibilmente ben remunerato. Dato che papà era falegname, e che probabilmente la domanda di manufatti in legno era al tempo ancora forte, non avrebbe dovuto avere grosse difficoltá ad ottenere una dignitosa occupazione.
Ció che invece rattrista é vedere come questi bravi pastori di anime, invece di lavorare, per portare a conoscenza delle pecorelle nere il Vangelo, stiano ad arrovellarsi il cervello per scoprire l’acqua calda, senza peró aver capito bene le ragioni ed i meccanismi che la portano a scaldarsi. Certamente “occorre” piú perspicacia e meno semplicismo.
Charly Brown
Scritto il 10 novembre 2012 alle 13:46 nella Charly Brown | Permalink | Commenti (2)
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Off Topics del 10 Novembre - L'Angelino (s)taccato
Scritto il 10 novembre 2012 alle 00:30 | Permalink | Commenti (9)
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09 novembre 2012
2° versamento a favore di Emergency - Ospedale di Guerra di Lashkar-gah
Desidero informare gli amici del Tafanus che abbiamo appena provveduto ad effettuare il secondo versamento a favore dell'Ospedale pe la Chirurgia di Guerra di Emergency a Lashkar-gah. I versamenti continueranno mensilmente fino ad esaurimento dei fondi, al lordo di eventuali altre donazioni (che potete inviare direttamente o tramite noi ad Emergency), e al netto di eventuali recessi.
Ringraziamo tutti per la loro generosità. Abbiamo inviato la distinta del versamento a don Paolo Farinella. In calce, la documentazione. Grazie ancora.
Tafanus
Egregio Signor Crea,
le confermiamo di aver ricevuto il secondo contributo di 250 euro che
ci ha inviato per conto dei lettori del blog www.tafanus.it. Come da
vostro desiderio, destineremo questi fondi a favore del Centro
chirurgico di Emergency a Lashkar-gah, in Afghanistan.
Grazie ancora di cuore a tutti voi per aver pensato a Emergency per
questo gesto di solidarietà.
Un caro saluto,
Tiziana Santannera
---
Ufficio Progetti
EMERGENCY
Life support for civilian war victims
Via Gerolamo Vida, 11
20127 Milano
Scritto il 09 novembre 2012 alle 16:21 | Permalink | Commenti (1)
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Il ruggito del Consiglio - Anche gli angelini nel loro piccolo a volte si incazzano
Esilarante Consiglio di Presidenza del PdL. Esilarante e tragico, perchè certifica la morte politica di Berlusconi. Quando arrivano le dimissioni del tesoriere Crimi; quando il mite Bondi chiede l'azzeramento di tutte le cariche di partito; quando il mitissimo Agnellino (pardon... Angelino Alfano) allude a Berlusconi come al "barzellettiere", significa che a insaputa del nano c'è stata una conta, e che il nano, nel partito di cui è proprietario, non conta più un cazzo (scusate per il francesismo).
Ma andiamo con ordine: oggi riunione dello Stato Maggiore. Si deve parlare di come fare le annuncioatissime primarie del PdL del 16 Dicembre. Ma arriva il Padrone, e con un giro di parole fa capire che le primarie non si faranno. Sono inutili. Lui ha i sondaggi, e non c'è nessun nome - fra quelli che circolano - che superi la prova dei Sondaggi.
Quindi niente primarie. Ci vuole un nuovo Berlusconi del '94, una figura carismatica (che evidentemente non c'è fra i nomi che si sono fin qui fatti come probabili candidati alle primarie (Alfano, Alemanno, e persino la Santanché, più qualche altra figura di pari, imponente rilievo).
A sentire la definizione "Berlusconi del '94", molti pensano, com terrore, ad una "scesa in campo" di Marina Berlusconi (absit iniuria verbis). Altri fanno il nome di un fin qui oscuro banchiere (o bancario? non è chiaro) di Modena: Giampiero Samorì, sponsorizzato da due galantuomini come Verdini e Dell'Utri (Il nuovo che avanza); altri ancora tirano in ballo la Marcegaglia, con indice di gradimento "meno venti". Il terrore corre per Palazzo Grazioli.
Angelino si incazza. Sa di poterlo fare, evidentemente. Deve avere un foglietto coi numeri delle truppe, e uccide il padre: "Se non facciamo le primarie, siamo dei barzellettieri" Il resto in cronaca...
Per il Pdl serve «uno choc», bisogna «cambiare tutto», «non basta cambiare nome». Così il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, durante l'ufficio di presidenza del partito. «Serve una grande rivoluzione all'interno del partito, cambiando tutto e non solo il nome - ha osservato - per recuperare i nostri elettori. Ci vuole un grande choc».
Intanto, però, lo choc lo dà lui al partito: «Mentirei se dicessi che considero le primarie salvifiche. Abbiamo bisogno di volti nuovi e protagonisti nuovi». E per validare la sua tesi, Berlusconi ricorre alla sua solita arma. Ho commissionato dei sondaggi sulle primarie e sui candidati e non sono buoni, dice.
Alfano va su tutte le furie e lancia il suo ultimatum. «O ti candidi, oppure non inseguiremo qualche gelataio o ex industriale»
“Mi assumo la responsabilità delle primarie, farle è una questione di serietà". Lo ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano – riferiscono agenzie di stampa - intervenendo all'ufficio di presidenza, dopo le critiche di Berlusconi alle primarie e al partito. Tra il Cavaliere e il segretario lo scontro è ormai aperto.
Altre frasi attribuite ad Alfano: “Non voglio essere designato al nulla”. Io sono per andare avanti sulle primarie. In ogni caso, o si prende una decisione oggi, qualunque essa sia, oppure saremo dei barzellettieri e io non ci sto”.
Alfano – riferiscono lanci d'agenzia - ha esclamato a Berlusconi: raccolgo la sfida delle primarie, altrimenti qual è l'alternativa? Forse inseguire qualche gelataio o ex presidente di Confindustria, che nei sondaggi va peggio di noi? Lo ha detto facendo riferimento all'imprenditore padre di 'Gromm' e all'ex numero uno di viale dell'Astronomia Marcegaglia. Finora, ha aggiunto Alfano, non è venuto fuori nessun nome, allora scegliamo tra noi, a meno che - ha spiegato rivolgendosi proprio al Cavaliere - non ci sia una scelta che la riguarda personalmente [...]
E cos'è che serve al Pdl, secondo Berlusconi? «Un Berlusconi del '94», dice il Cavaliere, a cui di sicuro non ha mai fatto difetto l'egocentrismo.
Di sicuro, ne è convinto l'ex premier i continui convegni in ogni provincia «porteranno solo allo scoperto le nostre faide interne, quelle che hanno portato allo schifo i nostri elettori».
Passano pochi minuti, però, e il Cavaliere, come al suo solito, come da copione negli ultimi tempi, cerca di aggiustare il tiro. E spiega: il mio è stato solo uno sfogo per esprimere delle perplessità. «Con Alfano, ha aggiunto, sono d'accordo sulla necessità di uscire oggi con una decisione: secondo me, a questo punto, occorre andare avanti con le primarie perchè ora sono necessarie, anche se non sufficienti nè salvifiche».
...intanto sembra che Silvio abbia una fretta dannata di ripartire per il Kenia... sembra che in Kenia ci siano delle SPA dove ti vanno vedere le scintille...
Scritto il 09 novembre 2012 alle 15:00 nella Berlusconi, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Off Topics dell'11 Novembre
Scritto il 09 novembre 2012 alle 11:32 | Permalink | Commenti (2)
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Il sito di Camila Giorgi, e una pericolosa tolleranza verso commenti intrisi di razzismo strisciante
...pubblico anche sul Tafanus un post che è andato sul nostro sito di tennis. Pssiamo dire di aver contribuito a far conoscere la emergente Camila Gioorgi al pubblico degli appassionati non informatissimi. Resta la nostra simpatia per Camila Giorgi, ma il suo sito si sta trasformando (e non è colpa di Camila, ma di chi lo gestisce) in luogo dove il razzismo strisciante trova - diciamo così - benevola accoglienza...
Il razzismo comincia sempre da battutine. All'inizio gli ebrei erano solo degli esseri dallo strano naso adunco, oggetto di vignette imbecilli. E nelle vignette dei tempi duri del razzismo in alcuni stati USA la più gettonata era quella del "nigger" che pretendeva di iscriversi all'università. Al segretario che gli chiedeva "che ramo scegli?", il negretto, condizionato da decenni di apartheid, chiedeva timidamente: "...non potrei avere anch'io un piccolo banco"? Risate delle democratiche platee
...il razzismo è un venticello... Il sito di Camila Giorgi, e la tolleranza nei confronti del razzismo strisciante...
Tanto per sgombrare il campo dalla idea - che ogni tanto riaffiora come un fiume carsico - che io abbia qualcosa contro Camila Giorgi, pubblico in calce il link a un post del Tafanus scritto quando a conoscere questa ragazzi e a parlarne eravampo decisamente in pochini... il 18 giugno 2011:
Oggi parliamo di Camila Giorgi
Poi è arrivato, purtroppo, Wimbledon 2012. Camila che gioca le qualificazioni, trova sulla sua strada gente che deve battere e batte, approda ad un fortunato tabellone principale, dove trova innanzitutto una Flavia Pennetta, alla vigilia dell'abbandono delle scene per un delicato intervento chirurgico al polso, e la batte. Passa altri due turni, e approda al quarto turno, dove la Radwanska ferma la sua corsa. Ma quello che ha fatto basta a farla entrare nelle top100. Cosa di cui, ancora una volta, parla BENE il tafanus. Incredibile, vero? Beh... sono abituato a documentare ciò che dico:
Camila Giorgi, la vera trionfatrice di Wimbledon
Incredibili, davvero, questi odiatori della Giorgi!
...e sul blog della Giorgi arriva di tutto, di più...
Purtroppo sul blog della Giorgi col successo arriva di tutto, di più. Sono felice per l'esplosione di interesse. Felice, e preoccupato. Perchè insieme ad una cerchia di commentatori competenti es entusiasti, arriva anche il "popolo delle vuvzelas". Gli imbecilli da "curva sud" che purtroppo allignano ai margini di ogni sport. Una marea di commissari tecnici, di adoratori acritici, di gente che passa le molte giornate vuote del dopo Wimbledon in attesa dei pochi, pochissimi tornei giocati dalla Giorgi nel dopo Wimbledon.
Gente con la quale non ti puoi permettere di esprimere un giudizio tecnico controcorrente, magari sostenuto da serie analisi ed informazioni, perchè ti sciolgono i cani... Un giorno, per dire, la Giorgi batte una spenta, inguardabile Schiavone, che tira tutto in tribuna. Oso scrivere in contrapposizione al popolo delle vuvuzelas che non è stata la Giorgi a battere la Schiavone, ma che è stata la Schiavone a battere se stessa. Giudizio condiviso anche da alcuni miei nemici del popolo delle vuvuzelas.
Ma un esaltato in servizio permanente effettivo chiede al webmaster di bannarmi, e lo invita addirittura a denunciarmi alla WTA (?), senza peraltro indicare con quale ipotesi di reato. Lesa Maestà? Calunnia? Diffamazione a mezzo blogghino? E il webmaster lo manda affanculo, pregandolo di non scrivere sciocchezze?
Macchè... meglio non scontentare un suonatore di vuvuzelas... Meglio far finta di niente. Quello che io chiamo il "Club degli Imbecilli non è numerosissimo. Sono sempre gli stessi 5/6 imbecilli, ma fanno molto rumore. In un sito in cui non si parla di tennis, ma di Camila Giorgi, e solo di Camila Giorgi, fra un torneo e l'altro (con, in genere, sconfitte al primo turno) il modo principale di far trascorrere i giorni è quello di coprire d'insulti quei pochissimi che non cantano nel coro.
E il webmaster? Fino a quel momento, ne ignoro persino il nome. Non interviene MAI a ridare un tono di civiltà alla discussione. In fondo, perchè dovrebbe? Perchè mai dovrebbe dare addosso ai suonatori di vuvuzelas?
Purtroppo il sottoscritto non appartiene alla categoria di coloro che porgono l'altra guancia. A insulto, risponde con un insulto e mezzo. Solo allora il "moderatore" scende in campo. Con la giacchetta dell'arbitro? No, con la maglietta della squadra. Trovando ogni volta raffinate analisi semantiche per le quali gli insulti ai critici sono "raffinate espressioni di legittime opinioni", mentre le reazioni agli insulti sono sempre e solo insulti. Ma va???
PRIMI SEGNALI DI RAZZISMO
Un giorno un appartenente al club degli imbecilli, non riuscendo a ribattere nel merito alle critiche (documentate, e appoggiate a dati), inizia un post di risposta al sottoscritto dandogli, con un giro di parole, del "vecchio rincoglionito", che vive attaccato alla bombola d'ossigeno. Non ricordo se s abbia menzionato anche pappagalli e cateteri, o flebo, ma credo di si...
Gli do del fascista, come chiamo tutti coloro che attaccano il prossimo su malattie, età, tendenze sessuali, colore della pelle, tratti somatici. Apriti cielo! si sveglia il Gestore, per bannare il mio commento, spiegandomi che non posso dare del fascista a un fascista. Argomento, e alla fine, condiscendente, mi dice: "Tafanus, se il tuo problema è quella frase, posso anche cancellarla, anche se non ci trovo niente di insultante".
Eh no, amico. troppo comodo! il sito lo gestisci tu, e TU devi prenderti la responsabilità (ma ci vogliono le palle) di decidere se parlare di rincoglionimento, ossigeno e flebo sia un linguaggio adatto al TUO blog! Io cosa fare nei miei siti non vado mica a chiederlo agli altri! Decido, e accetto o respingo. Ma, ripeto, per fare così ci vogliomno le palle. Comunico al gestore che non gli darò neanche uno straccio di orientamento. Il sito è suo, a lui l'onere della decisione.
Il commento fascista, a circa due mesi dalla diatriba, fa ancora bella mostra di se nel blog di una "sportiva", col beneplacito del gestore. Che immagino molto soddisfatto di se.
ARRIVANO I NOSTRI? NO, ARRIVANO I RAZZISTI
Ieri il blog tocca uno dei punti più bassi della sua non commendevolissima storia. Uno del Club degli Imbecilli (una sorta di mascotte degli Imbecilli Associati), forse confortato dai crescenti applausi che sempre salutano le sue insulse scempiaggini, abbassa la guardia, e gli scappa l'insulto razzista, in puro stile KKK, o Borgezio, o Salvini... scegliete voi:
Le "grandi labbra" della negra
Anche se l'imbecille usa il "politically correct" ragazza di colore, attacca un'avversaria di tabellone della Giorgi, sul sito della Giorgi, parlando non di tennis, ma di quello che l'imbecille vede come un grave difetto fisico. Lo ribadirà più tardi, confermando che ha una bocca enorme, "persino per un'afro-americana". E allora?
Sinceramente, non mi sembra il mostro del Texas. Ma ammettiamo che lo sia. Qual'è il problema? attaccare una persona su (eventuali) difetti fisici è cosa tollerabile, in un blog perbene? No, non lo è. Anzi, non lo sarebbe, perchè sul blog della Giorgi è cosa tollerata. Anzi, sembra quasi benvenuta. La segnalo almeno dieci volte al gestore, sia attraverso commenti che email. Niente da fare. Il commento razzista resta dov'è. Viva i blog perbene, gestiti da "sportivi" per "sportivi".
MI sono chiesto se nei siti delle avversarie di Camila ci siano delle simili cadute di gusto. No, non ci sono. In nessun blog al mondo ho trovato una simile caduta di stile. Non è razzismo contro i "negri"? Ammettiamolo euristicamente, per un attimo. Ma è decente attaccare una persona sull'aspetto fisico? Brumana (il gestore si chiama così): mi spieghi cosa c'entrino col tennis, eventualmemnte, le labbra di Sachia? E' un miserabile chi scrive questi commenti, e lo è chi tollera che ciò accada. Per dire, su nessun sito di avversarie e rivali di Camila ho visto mai fare apprezzamenti su questa foto; eppure qualche piccolo apprezzamento ci potrebbe anche stare. O no? Oppure sul sito di Canila si possono ridicolizzare le fattezze di Sachia, e invece di Camila è obbligatorio parlare sempre come di una divina beltà?
Brumana,
non sforzarti. Non cercare sui siti perbene commenti a questa foto. Non
li troverai. E' facile, vero, prendere in giro gli altri... Ed è facilissimo trovare, in rete, foto che non rendono giustizia. E se gli
altri adottassero gli stessi sistemi che sul tuo blog sono usati dallo
scemo del villaggio di turno, e da te avallati? Ma lo scemo del
villaggio non demorde, ed alza il tiro, col consenso del Brumana (il
commento, sempre più idiota, sempre più razzista, mentre scrivo, è ancora al suo posto:
Idiota. Idiota e razzista, col beneplacito di Brumana: "...NON IRONIZZAVO... LA BOCCA DI QUELLA TIZIA E' ENORME ANCHE PER UN'AFROAMERICANA..."
E non ha importanza cosa dica di aver scritto o non scritto l'idiota. Basterebbe quest'ultimo commento, per inquadrarlo come un perfetto, imperdibile idiota-razzista. Col consenso e col compiacimento di Brumana.
Ma per fortuna non tutti sono come come Antonelo, e non tutti i blog sono gestiti da tolleranti gentiluomini come Brumana. Queste porcherie non le ho viste su nessun sito di tennis, e persino di calcio, degni di stare sul web. Chissà come sarebbe felici "quella tizia", di sapere che nel sito della Giorgi di parla di lei in questi termini! Vero, Brumana? Vero, Camila?
Voglio chiudere con un segno di speranza, ringraziando due persone (le uniche) che hanno preso almeno parzialmente le distanze da questa imbecillità a sfondo razzista: Fabio e Buster:
Due piccoli, incoraggianti segnali di dissociazione dallo stile "curva sud". Grazie. E...
Scritto il 09 novembre 2012 alle 02:07 | Permalink | Commenti (22)
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08 novembre 2012
Off Topics dell'8 Novembre
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A che punto siamo col sondaggio sulle primarie del CSX
Scritto il 08 novembre 2012 alle 01:32 | Permalink | Commenti (39)
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Il Grillo Cantante - di Paolo Farinella, prete
Grillo impazza senza apparire, apparendo come la Madonna di Lourdes.: a suo piacimento! La sua strategia è «niente tv, ma costringiamo la tv a inseguirci». Lui ci riesce alla grande. Non appare in tv, ma la tv lo mostra in ogni posa, in ogni atteggiamento, inseguendo il suo «boom!», quello che il Presidente della Repubblica non ha ancora sentito perché ha l’apparecchio acustico a riparare.
L’uscita contro Federica Salsi è stata sgradevole e freudianamente parlando riveltrice della sua attitudine maschilista e di prima donna. Ha un bel da dire che non vuole fare un partito perché la democrazia «è in rete» e che lui è solo uno dei tanti, un portavoce. Non pare proprio. Dietro la sua umiltà apparente, c’è il capo indiscusso che detta le regole, lui e solo lui, senza possibilità di discussione. Gli è sfuggito anche di essare «il capo politico del Movimento 5 Stelle», dicendo con questo, o almeno, lasciandolo intendere, che si divertirà un mondo nel prossimo parlamento perché pur non potendo essere eletto, si presenterà al Quirinale come capo designato dal partito di maggioranza relativa, candidato al governo.
In questi giorni stiamo assistendo ad una metamorfosi di Grillo. Il partito c’è già, solo che gli iscritti al suo Blog non lo sanno ancora e chi tira le fila è solo lui. La democrazia di rete di cui parla Beppe è solo apparente: vale quello che dice lui, quello che stabilisce lui, quello che decide lui. E’ sufficiente che qualcuno si discosti di un cm dal solco da lui tracciato che la spada di difesa - zac! - non esita a tranciare ogni autonomia, anzi ogni sospiro di autonomia.
Sono convinto che i Movimentisti 5 Stelle non devono andare in TV, per alcun motivo, oppure possono farsi intervistare, ma fuori dai salotti acquiescenti e devoti come Flores e Omnibus che mettono tutti sullo stesso piano omologando tutto e tutti … verso il centro montiano. Non devono assolutamente accettare interviste da Porta a Porta o dalle tv di Berlusconi. Devono stare sulle strade, sui marciapiedi, nei consigli comunali, regionali, e prepararsi alle elezioni politiche, dove potranno avere un grande successo, condizionando il parlamento. Occasione unica per modificare ciò che i partiti non faranno mai. Proprio per questo, un uomo solo è una tragedia e sarà un flop rovinoso!
Beppe forse se ne rende conto adesso che è vicino al traguardo e sa che deve formare una classe dirigente, che la democrazia è anche decisione, che l’elaborazione non può essere infinita e che la rete è come una piazza: se è una massa è ingovernabile, come si vede dalle reazioni di questi ultimi giorni. "Tot capita, tot sententiae", dicevano i Romani: Una testa, un parere, all’infinito. Beppe deve sapere che Berlusconi è caduto sulla presunzione di fare da solo, di essere lui il partito e di considerare gli altri suoi servetti. La sua forza è stata la corruzione dilagante, la forza di Grillo deve essere la legalità democratica che è fatta di processi di conoscenza, di elaborazione, di decisione a maggioranza.
Beppe ha paura, perché sa di non essere in grado di gestire un potere che gli sta scoppiando nelle mani e lui è impreparato perché in tutti questi anni ha fatto i gargarismi con la rete, ma non ha formato alcuno; ha cooptato e i cooptati sono trasformisti: una volta al potere sono capaci di tutto.
Forse per questo ha gettato «l’opa» su Di Pietro perché il suo elettorato gli fa gola e potrebbe avere una struttura embrionale con cui lavorare. Non si accorge però, il Beppe, che questo è il tempo della caduta degli «dei»: cade Berlusconi, cade Di Pietro, cade Fini, galleggia Casini per forza di prostituzione intrinseca, cadrà Beppe perché i personalismi reggono poco.
Se fossi in Beppe, metterei su una scuola «Full Time» e farei scuola politica, finanziata con gli stipendi in eccesso dei suoi eletti, in cui si insegna a chiunque vuole fare politica, amministrazione, lettura e formazione delle leggi, struttura dello Stato, riforma dello Stato, insomma tutte quelle conoscenze indispensabili per sedere in parlamento non per sé o per il porprio interesse, ma per il sano interesse del Paese, quello che con una brutta parola si chiama «bene comune».
Diversamente Grillo farà la fine di Gugliemo Giannini, fondatore nel dopoguerra del Movimento dell’Uomo Qualunque, che aveva come scopo di essere «stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole». Il suo slogan era «Abbasso tutti!» e la spinta di rinnovamento morale, politico della Resistenza, sintetizzata nella formula «Vento del Nord» si trasformò in bocca a Giannini in «Rutto del Nord». Ebbe un successo strepitoso, durò lo spazio di un paio di legislature, sempre più in declino e non lasciò traccia di sé se non nella storia politica del tempo. Un’occasione perduta. Beppe potrebbe ripetere l’esperimento, ma sarebbe un peccato perché i mezzi di oggi non sono quelli rudimentali di allora (un giornaletto, L’Uomo Qualunque, arrivato però a 850 mila copie!), ma sono i potenti mezzi della rete e dei
cellulari che potrebbero essere usati per la formazione politica anche a distanza.
Il Movimento 5 Stelle è inevitabile, è una necessità storica e una conseguenza dell’insipienza dei partiti. Vincerà per la propaganda diretta che gli fanno i partiti al potere, i quali stanno facendo di tutto per mandarlo a costo zero al parlamento, con le loro scelte, le loro divisioni, le loro miopie, la loro arroganza, i loro Renzi, i loro Casini, i loro Bersani e la loro ingordigia. La situazione è talmente grave e compromessa che non si può mettere una pezza. Non possiamo più turarci il naso e votare il meno peggio. Bisogna solo ribaltare il tavolo e mandare tutto all’aria «buona» e poi cominciare a mettere ordine, pezzo dopo pezzo, riscrivendo regole e criteri, chiari, semplici e senza possibilità di equivoci. Manca all’orizzonte un visionario «politico» e «statista».
TUTTO CIO’ PERO’ NON S’IMPROVVISA! Altrimenti più si sta in alto e più il botto, cadendo, è doloroso come dice il poeta: «finché alla terra alfin torna repente precipitevolissimevolmente» (Francesco Moneti [1667], Cortona Convertita, canto III, 45).
(Paolo Farinella, prete)
Caro Paolo, ricevo e pubblico con molto piacere questo scritto, perchè sappiamo entrambi che in un certo periodo le nostre idee sono state, per una volta, divergenti su qualcosa. Su Grillo, appunto. Con te propenso a concedergli il "beneficio della prova", e con me che presuntuosamente ti mettevo in guardia dal farti "adoperare". Io a Grillo non ho mai concesso il beneficio della prova.
Oggi condivido quasi tutto il tuo scritto, tranna ciò che spero sia una provocazione: Grillo creatore di una scuola qualsivoglia? No, Paolo, anche per creare la CEPU sevono caratteristiche che Grillo non ha. Il patrimonio che ha Grillo (come dici tu, col contributo gratuitamente fornito dalla politica politicante), è quel sesto di italiani perennemente alla ricerca del SaiBaba perduto. Quelli che hanno sempre bisogno di un padrone, di uno che detta i tempo del passo dell'oca, o del "vaffanculo" all'unisono. Ce ne sarà sempre qualcuno, e non possiamo farci niente, se non aspettare il cadavere sulla sponda del fiume. Da Mussolini a Craxi a Berlusconi a Di Pietro a Grillo.
Nel mentre Grillo - Dio non voglia - si dedicherà alla costruzione della scuola, io mi siederò all'ombra di un albero, in riva al fiume, e aspetterò per vedere cosa porta con se la corrente... Un abbraccio
Tafanus
Scritto il 08 novembre 2012 alle 01:15 | Permalink | Commenti (17)
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07 novembre 2012
Ridiamoci su... Pinuccio da Bari telefona a Beppe Grillo
Scritto il 07 novembre 2012 alle 16:41 | Permalink | Commenti (0)
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Legge elettorale: l'oscena maialata del laido Casini. E ora anche Napolitano ricominci a fare il suo mestiere
Abbiamo fin qui sostenuto l'azione di Napolitano, perchè riguardava una situazione emergenziale (la cacciata del buffone d'Europa e il salvataggio (temporaneo) dell'Italia dal baratro, ma adesso basta. Napolitano non pensi di imporre il governo che LUI vuole per mezzo di techinicalities furbette ma non troppo (tanto che TUTTI le abbiamo sgamate in 5 minuti d'orologio).
La legge-porcata Casini/Napolitano/Monti è un proporzionale puro, perchè nessuno raggiungerà una maggioranza che renda governabile il paese. Così l'Italia è destinata al caos perenne, ed agli accordi post-risultati. Il peggio della prima repubblica, sommato al peggio della seconda.. In Italia non reggono per 5 anni maggioranze solidissime, figuriamoci se potrebbero mai reggere "gross-koalitionen" imposte da un imbecille col 5% dei consensi nel paese.
Resterebbero inoltre gli osceni listini che hanno permesso di portare in carrozza in parlamento nullità assolute. E, per dirla tutta, non mi piace neanche - e neanche un po' - il nuovo pasticcio di compromesso ipotizzato in calce, nel retroscena di Francesco Bei.
Bersani, parli fuori dai denti a Napolitano: o si resta in un maggioritario vero, tagliando ogni voglia di ritorno al "doppiofornismo" del flaccido Casini, o sia subito crisi di governo. La ricreazione è finita. Tafanus
IL RETROSCENA - Casini ha fatto partire il treno del Monti-bis - Il capo centrista: sarò determinante. Ipotesi soglia al 40% e premio al 10. D'Alema ha insistito con Casini sulla premiership di Bersani: tu puoi tornare alla Camera. L'accelerazione dopo che il segretario Pd ha candidato il Professore al Colle
Dopo la rottura di ieri un nuovo accordo è in vista tra centristi e Pd. Si tratta di far scendere al 40% la soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza, garantendo comunque un "premiolino" del 10 per cento al primo partito in caso la coalizione non vinca il "premione". Tradotto, l'alleanza fra il Pd (30%) e Sel (5%) non potrebbe governare da sola, non raggiungerebbe il premio e avrebbe comunque bisogno dell'apporto della "Lista per l'Italia" di Casini e Fini per formare una maggioranza. Spalancando così le porte a un Monti-bis. Grazie al "premiolino" la coalizione dei progressisti potrebbe però consolarsi alla Camera con il 45% dei seggi (35%+10% regalati ope legis).
Se questo è il compromesso che si profila, per capire cosa è successo ieri a palazzo Madama - la prima vera frattura strategica fra Casini e Bersani - bisogna tuttavia fare un passo indietro. Illuminando il patto segreto che Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani avrebbero proposto nei giorni scorsi in alcuni colloqui riservati con i principali leader politici. Un patto per garantire i numeri della maggioranza futura e gli assetti di vertice della Repubblica. Anche il capo dello Stato ne sarebbe stato informato, così come il premier.
La sostanza dell'accordo, naufragato ieri, ruotava su due cardini: mantenere il premio di maggioranza così com'è congegnato nell'attuale legge elettorale e, in cambio, assicurare il sostegno del Pd all'elezione di Mario Monti al Quirinale. Mentre la presidenza della Camera sarebbe andata a Pier Ferdinando Casini e quella del Senato ad Anna Finocchiaro. "Al posto di un pastrocchio che ci farebbe perdere l'unica cosa positiva dell'attuale legge, ovvero la garanzia della governabilità, forse - è stata la sostanza del ragionamento fatto a Casini e agli altri dal leader Pd - tanto varrebbe tenere in piedi l'attuale impianto".
C'è questo dietro la baraonda di ieri in commissione affari costituzionali al Senato. Perché la possibilità di mantenere in vita il Porcellum - con l'autosufficienza della futura maggioranza Pd-Sel - ha allarmato non poco tutti gli altri protagonisti. Provocando una reazione immediata di rigetto. Senza contare che Mario Monti, che nel disegno del Pd dovrebbe traslocare al Quirinale per lasciare il posto a Bersani, non è affatto entusiasta della prospettiva. "Non so se quello è il posto dove posso essere utile - aveva spiegato il premier nei giorni scorsi - non so se sono adatto".
Insomma, il corto circuito è stato totale e i sospetti reciproci hanno provocato l'isolamento in cui si è trovato ieri il Pd. La rottura infatti è stata vera e inaspettata. Dario Franceschini, che ha partecipato alla riunione mattutina con Bersani, Zanda e Violante per definire le ultime mosse, racconta così la doccia fredda: "Avevamo fatto sapere a Udc e Pdl che eravamo disposti a trattare su una soglia minima oltre la quale far scattare il premio di maggioranza, ma loro sono andati avanti lo stesso imponendo il 42,5%. Quella soglia è impossibile da raggiungere per chiunque, significa semplicemente che il premio non esiste e la legge è un proporzionale puro". Una legge fatta apposta per arrivare al Monti-bis. E dunque inaccettabile. "Pier ha fatto partire il treno del Monti-bis", si è sfogato il leader democratico.
Nella maggioranza di Bersani ieri la freddezza verso il capo dello Stato era palese. Proprio il capo dello Stato, al di là degli omaggi formali, è visto come il principale regista dell'operazione per riportare Monti a palazzo Chigi d'intesa con Casini e con la complicità di una parte del Pd. I veleni sono sul punto di tracimare, l'irritazione verso il Quirinale per il pressing sulla legge elettorale sta montando sempre più forte.
Come rivela un dirigente del Nazareno "sono mesi che i rapporti tra Napolitano e Bersani sono ridotti al minimo sindacale". Così, quando la scorsa settimana il segretario del Pd, richiesto di un commento sull'ultima uscita del capo dello Stato, ha dettato un laconico "noi siamo sempre d'accordo con il presidente della Repubblica", a molti è sembrata nient'altro che la conferma del muro di incomprensione che si è alzato tra i due. (di Francesco Bei - Repubblica.it)
Scritto il 07 novembre 2012 alle 12:50 nella Politica | Permalink | Commenti (13)
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Grillo e i suoi fanatici contro Federica Salsi - La ferocia del sorriso idiota (di Francesco Merlo)
Come sempre chi ha idee confuse ha paura delle idee. E dunque Grillo e i suoi pasdaran, per paura delle idee di Federica Salsi, hanno deciso di punirla e l’hanno isolata anche fisicamente, come fanno i talebani con le donne che hanno rotto il patto d’onore. Mancava solo che le tirassero le pietre. E infatti , quando nel consiglio comunale di Bologna lo spettacolo è diventato grottesco, la Salsi si è sentita – ha detto – <lapidata in pubblico>. E le pareva – ha aggiunto – di essere <dentro Scientology> perché questo cieco fanatismo grillino sarà pure comicità che si fa tragedia, ma chissà quanti vaffanculo stanno diventando concreti e duri sulla pelle di una donna viva e sensibile. E infatti le è sembrato di subire – ha scandito – <una violenza> quando il suo compagno e collega Massimo Bugani si è alzato e l’ha lasciata sola pronunziando frasi sconnesse ma tonitruanti come questa: <Io credo che per me parli la mia storia> (la geografia è afasica?).
Come si vede il linguaggio è ridicolo ma anche allarmante. Ascoltiamo ancora questo goffo Carneade che, confortato da Mommsen e da Polibio, si appella <alla mia vita e al mio impegno su questi temi all’interno del consiglio comunale>. Ecco: <questi temi> erano la partecipazione a Ballarò della lapidanda e disonorata Federica e non i rumori di guerra atomica tra Iran e Israele.
E però dietro la nostra facile risata c’è la preoccupazione per il vuoto delirio che la Storia ci ha fatto ben conoscere nella sua versione grandiosa e che adesso Grillo ci ripropone in chiave buffa e mostruosa ma pur sempre violenta, tragicomica appunto. Pensate che Bugani si è fatto fotografare mentre fa il gesto di vittoria come Churchill con alle spalle l’emblema del movimento 5 stelle e addosso una T-shirt con su scritto: Io siamo Massimo Bugani.
Certo, questo invasamento somiglia più a quello di Sandro Bondi per Berlusconi che alla mistica dei comunisti per Stalin, ma la banalità dello squilibrio è la stessa. Grillo - ha raccontato ieri il quotidiano ‘Pubblico’ – ha compilato una lista di cronisti da evitare , di giornali a cui non concedere interviste, di programmi televisivi da boicottare .Macchiettisco dunque. E tuttavia violento. E non verso i giornali (chi se ne importa) ma verso i militanti che se disobbediscono e vanno a Ballarò vengono appunto lapidati come Federica Salsi. Sono i tipici sintomi delle febbri da estremismo, le patologie delle teste calde. Pensate che il nostro Carneade produce video-inchieste per il movimento, il gruppo virtuale dei grillini , firmate con il soprannome di un pirata, <Nick il nero>, proprio come un tempo i ragazzi di Farinacci adottavano nomignoli salgariani: ‘la disperata’ era la squadra, e il capomanipolo era ‘Yanez’.
Di sicuro Federica Salsi non è Rosa Luxemburg, ma una di quelle donne che è bello incontrare e frequentare solo per scambiare battute sull’attualità o sulla moda o sui figli. E difatti pensava di poter dire la sua su quel piccolo mondo che è la politica italiana senza chiedere il permesso a Grillo o a Casaleggio o ai consiglieri comunali di Bologna – l’altro scientologo si chiama Marco Piazza – che l’hanno maltrattata. E ascoltate ancora come diventava accorato Bugani, un po’ Atlante e un po’ Giobbe, con il peso e le ferite del mondo addosso: <Ci sono momenti davvero dolorosissimi nella vita (e i fazzoletti grondavano pianto, ndr) in cui si deve osservare il mondo da un diverso punto di vista pagandone anche le conseguenze. Questo per è me uno di quei momenti>. Stephen Zweig, che li chiamò Momenti Fatali, ne aveva contati 14: quattordici vite che riassumono il mondo. Bugani è il quindicesimo Momento Fatale.
E forse il sedicesimo è Antonio Di Pietro mentre caccia Massimo Donadi, un altro reietto, reo di dissenso. Di Pietro, che nella sua lunga storia non ha mai nascosto la mano mentre lanciava le pietre, sta finendo in una filodrammatica dove ci sono tutte le parti in commedia, buffonesche e tragiche. E ora i suoi intellettuali organici fanno esercizi di filologia catastale, come neppure Bocchino ai tempi di Tulliani, precisando che le case sono 11 e non 56. E la loro contabilità al dettaglio distingue appartamenti e particelle, donazioni e ‘elargizioni modali’, affitti e speculazioni, senza pensare che – come diceva Totò – <non è la somma che fa il totale>, perché è il dettaglio che offende, è il dettaglio che si fa trave nell’occhio del moralista, nel cuore della confraternita.
Comunque Di Pietro, che campa di televisione, non potrà mai entrare nella Scientology di Grillo. Ce lo spiega di nuovo il devotissimo Carneade Bugani citando Pasolini: <Non c’è niente di più feroce della banalissima televisione>. Così il grillismo da mediocrità dispettosa sta mutandosi in populismo velenoso.
L’originaria comicità è diventata ferocia contro il dissenso. Scriveva Rimbuad: <…avverto la ferocia del sorriso idiota>.
Scritto il 07 novembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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Elezioni presidenziali USA - Foglio excel per seguire gli scrutini - aggiornamento
Aggiornato al 7 Novembre, ore 11:40
Mettiamo online, in forma scaricabile, questo programma excel, per seguire l'andamento degli scrutini per le presidenziali americane, che aggiorneremo ogni volta che si saranno delle variazioni significative nei sondaggi pre-elettorali, negli exit-poll, nelle proiezioni, o nei "voti di pietra".
Quando i dati di uno stato saranno definitivi, o non suscettibili di variazioni determinanti, appariranno in grassetto.
Altre istruzioni per l'uso:
- per scaricare l'ultimo aggiornamento disponibile, cliccare sulla immagine del foglio excel in calce
- Per vincere si deve raggiungere, in fondo alla colonna del voto cumulativo, la magica cifra di 270 "voti elettorali"
- Il foglio di partenza, scaricabile già da adesso, è stato costruito coi seguenti criteri:
# Gli stati, sulla base degli ultimi sondaggi, sono stati divisi in Strong Democrats, Leaning Democrats, Uncertain, Leaning Republicans, Strongly Republicans
# Gli stati con sondaggi "strong" sono stati temporaneamente assegati al partito relativo; agli stati "leaning i voti sono stati assegnati per il 60% al candidato leggermente preferito, e per il 40% all'altro; negli stati con sondaggi incerti i voti sono temporaneamente assegnati al 50% ai due candidati
# Man mano che si procederà nello spoglio, e le proiezioni diverranno sempre più "close", aggiorneremo i dati relativi. Il foglio scaricabile sarà sempre quello contenente gli ultimi aggiornamenti.
Fine dei giochi.Obama ha vinto, e non devo neanche aspettare la fine degli scrutini in Florida e Ohio. Si può permettere anche di perderle questi due stati! Buonanotte, anzi buongiorno a tutti. Tafanus
Scritto il 07 novembre 2012 alle 07:00 nella Politica | Permalink | Commenti (19)
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Sono le 5,30 ora italiana: Obama è ancora il Presidente!
Scritto il 07 novembre 2012 alle 05:26 | Permalink | Commenti (7)
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06 novembre 2012
IL COMMENTINO (di Charly Brown)
Luigi Mattarin, assessore al comune di Ferrara, noto fedelissimo di Renzi, risponde all’affermazione di Niki Vendola, secondo cui " Renzi ha come modello Tony Blair, la figura più fallimentare della storia della sinistra europea", commenta in modo molto poco elegante così: "Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma va prosaicamente ad elargire il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata".
Mattarin, come Renzi, appartiene al PD, un partito orientato a sinistra. Il termine “sinistra” - se non quando venga arricchito di contenuti chiari e ben determinati - diventa un concetto piuttosto malleabile. Potremmo ricordare che il movimento di Mussolini, partí originariamente da posizioni di “sinistra”, per non parlare poi del Nazional Socialismo di Hitler, il cui termine contiene addirittura una cotegoria marxista.
Piú in generale, potremmo dire che, anche proprio concretamente, destra e sinistra sono concetti dipendenti dalla direzione verso cui si cammina. Chi va da Sud a Nord, ha la destra rivolta a oriente e la sinistra a occidente. Per chi, invece cammina da Nord a sud, destra e sinistra si capovolgono diametralmente. Per avere un idea piú chiara, ad esempio sui contenuti generlmente condivisi dalla destra o da quelli della sinistra, potremmo chiederci per quale delle due fazioni l’omofobia sia un consolidato aspetto d’appaertenza.
(Charly Brown)
Scritto il 06 novembre 2012 alle 23:23 nella Charly Brown | Permalink | Commenti (6)
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Legge elettorale, nuova porcata del centro-destra e dei centristi
Premio a coalizione che supera il 42% - La vecchia maggioranza di centrodestra, con l'aggiunta di Udc e Api, approva un testo ritenuto inaccettabile dal Pd. "Dialogo compromesso, vogliono consegnare il Paese ad una situazione dove nessuno vince e nessuno perde". Ma Casini resta ottimista: "Vedrete che alla fine troveremo un accordo" (Repubblica)
ROMA - Via libera (a maggioranza) della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama a un emendamento alla legge elettorale che prevede che per conquistare il premio di maggioranza (il 12,5%) si debba superare una soglia del 42,5%. A favore hanno votato Api, Lega, Mpa, Udc e Pdl, contro Pd e Idv. Ora si stanno discutendo le proposte sul caso in cui nessuno vinca il premio di maggioranza.
Questa mattina il leader Pd Bersani aveva avvertito: niente colpi di mano in Parlamento. Per il segretario democratico "il Pd è pronto a discutere ma no a votazioni "random" né a forzature". E comunque "sarebbe imperdonabile una legge elettorale che in premessa impedisse la governabilità". Parole di cui evidentemente il centrodestra (Udc compreso) non ha ritenuto di dover tener conto, con conseguenze che il Pd annuncia ora pesanti.
Secondo la capogruppo dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, il voto di oggi rompe il dialogo sulla riforma. "I lavori della commissione sono compromessi, ora si va in Aula. Noi presenteremo un emendamento per l'Aula se fisserà una soglia al 40% però un premio al 54% oppure un premio al primo partito del 10-12%. Coloro che hanno votato l'emendamento Rutelli sulla soglia al 42,5% sono forze politiche che vogliono consegnare il Paese ad una situazione dove nessuno vince e nessuno perde. Noi del Pd, invece, vogliamo una legge che dia stabilità al Paese. Purtroppo si sono avverate le previsioni di Bersani".
Casini, prima del voto al Senato, si era detto convinto che "in Parlamento ci sono le condizioni necessarie per raggiungere un accordo". E dunque che non sarà necessario un intervento legislativo del governo. Posizione ribadita anche dopo lo "strappo" del voto. "Ci sono reazioni di facciata e reazioni di sostanza... e vedrete che alla fine arriveremo ad un accordo", sostiene il leader centrista. "L'individuazione di una soglia era cosa sacrosanta dopo i rilievi della Corte Costituzione" e "non ha nulla a che vedere con il Monti-Bis".
Il premio di maggioranza non è però l'unico motivo di attrito tra il Pd e le altre forze della coalizione "Abc". La commissione Affari Costituzionali del Senato ha dato l'ok infatti anche a un emendamento del Pdl a firma Gasparri e Quagliariello che aumenta a 3 il numero delle preferenze che si possono esprimere in base alla legge elettorale. "E' un emendamento - attacca il senatore del Pd Stefano Ceccanti - per eleggere meno donne". Nel testo base erano, infatti, previste due preferenze ma di diverso genere. Ora sarà anche possibile votare tre nomi ma la candidata donna può scivolare al terzo posto.
...e ora Bersani faccia la cortesia di mandare definitivamente in cantina ogni ipotesi di alleanza con Casini, che ancora una volta si è dimostrato capace di appoggiare i banditi del centro-destra in qualsiasi nefandezza. La nuova legge-truffa che stanno cercando di varare renderebbe il paese ingovernabile. Per raggiungere il 42,5% il PD dovrebbe avere lo stomaco di allearsi contemporaneamente con Vendola, Casini e Di Pietro. Una sbobba da vomito, dove si litigherebbe in 5 minuti. Questi stronzi - con Casini in testa - non vogliono restare a terra, e stanno operando per rendere impraticabile qualsiasi strada che non sia il ritorno immediato alle urne (peraltro senza alcuna prospettiva che le cose cambino in una eventuale seconda tornata elettorale).
Il progetto è chiaro. Dato che non possiamo permetterci un ritorno alle urne, pena la "sindrome greca", questi stanno puntando ad una nuova edizione di "grosse-koalition" dove ognuno abbia la sua poltroncina e la sua fettina di potere d'interdizione. Urgono barricate. Tafanus
Scritto il 06 novembre 2012 alle 18:13 | Permalink | Commenti (15)
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Lombardia - Primarie del centro-sinistra: Umberto Ambrosoli compia un gesto di generosità
Caro Ambrosoli,
a noi lombardi di nascita o d'adozione sono state inflitte, negli ultimi decenni, punizioni che non meritiamo. Dopo Aniasi, il nulla. Ci è stato inflitto il craxismo con la sua "Milano da Bere", il cognatismo con Pillitteri, i risotti in piazza con Tognoli, il formigonismo, la culla della Lega, Formentini sindaco che si commuove e piange quando unisce in matrimonio il Senatur e la siciliana, i ministeri a Monza "tre locali, cesso e ripostiglio", Berlusconi e don Verzé, Albertini che sfila in mutande di cachemir, Berlusconi e Lele Mora, la Minetti e il minettismo...
Ora basta, davvero. Se lei non compirà verso la Lombardia, che ha regalato alla sua famiglia un affetto enorme, s'avanzeranno candidature da brivido. E rischiamo di perdere un'occasione unica per riprendere in mano il governo della più importante regione italiana... Ma li ha visti, i nomi che corrono? Prendiamo (qui in calce), le credenziali di uno dei pià accredidati candidati alle primarie per la presidenza della regione: Fabio Pizzul. Chi era costui?
Ma davvero a qualcuno frega qualcosa di dove abbia abitato Pizzul dal '69 al '93? o se adesso abita a Carugate? Io sono pittosto terrorizzato dal suo curriculum da Azione Cattolica. Non ne abbiamo già abbastanza in circolazione, fra Renzi e Fioroni, Gentiloni ed altri oni? Davvero possiamo consegnare un pezzo di mitteleuropa al Presidente Diocesano?
I nomi che s'avanzano sono da brivido. Perchè privare la Mangiagalli di un bravo primario di ginecologia, Alessandra Kustermann, per avere magari una mediocre presidente di regione? O addirittura di precipitare nelle mani del co-rottamatore della Leopolda Pippo Civati da Monza? O, addirittura, in quelle del grande giuslavorista Pietro Ichino, che appena insediato precarizzerebbe anche i conduttori degli autobus dell'ATM? Ci toccherà, in questo quadro, tifare ancora una volta per un "corpo estraneo" alla sinistra come Bruno Tabacci, che è senz'altro più a sinistra di Pietro Ichino?
Caro Ambrosoli, purtroppo lei non ha libertà di scelta. Suo padre ha sacrificato la vita al servizio civile, lei ha il dovere di fare la sua parte, anche in ricordo di quel sacrificio. Ci liberi dal rischio delle ennesime primarie fra personaggi che con la sinistra non hanno niente a che fare. E ci liberi dall'Azione Cattolica. Tafanus.
Ma ecco a che punto è la partita per le primarie in Lombardia:
Primarie e il 'fattore Ambrosoli': si riapre la partita dei candidati - Pizzul: "Mi ritiro se c'è qualcuno che mette tutti d'accordo". Civati: "Le consultazioni si devono tenere in ogni caso, anche se l'avvocato dovesse decidere di presentarsi" (di Oriana Liso - Repubblica)
Man mano che l’ora delle decisioni si avvicina, le
posizioni si fanno sempre più nette. E le frecciate, finora contenute,
iniziano a farsi sentire, più o meno — soprattutto meno — ironiche.
L’impressione generale è quella di una maturazione finora lenta, delle
cose, ma che potrebbe subire una accelerata vera in questa settimana,
motivo per cui quelli che fino a ieri restavano ancora sul vago, ora
mettono giù le carte.
Sono ore decisive, in casa centrosinistra,
per definire davvero cosa saranno — ma anche se ci saranno — le primarie
del 15 dicembre. Se gara apertissima o — come sperano in tanti,
soprattutto nel Pd — una conferma popolare di un nome forte. Una
possibilità, la seconda, per cui sono sempre più stretti i tempi. I nomi
dei possibili candidati sono ancora una grossa nebulosa, con
l’eccezione della ginecologa Alessandra Kustermann, che lancia la sua
corsa.
L’attesa — nonostante non ci siano segnali espliciti in
tal senso, ma molto ottimismo in chi ci spera — resta quella di un
eventuale ripensamento di Umberto Ambrosoli, l’avvocato che piace alla
società civile, alla Milano illuminata, al sindaco Giuliano Pisapia, e a
diversi pezzi dei partiti, Udc compresa. Su Affaritaliani,
anche Savino Pezzotta tifava per lui, «candidato ideale». È indubbio che
tanti, nel centrosinistra, vedano nel suo nome la possibilità concreta
di vittoria e, più nell’immediato, la soluzione alla temuta guerra di candidature.
Se, insomma, il consigliere regionale si mantiene attendista, Pippo Civati, suo collega di partito, non le manda più a dire. Spiegava: «Sono pronto da sei mesi a raccogliere le firme, ma c’è un problema politico grande come il Pirellone», ovvero la rinnovata speranza del sindaco Pisapia, dalle colonne del Corriere, di un sì di Ambrosoli che renderebbe inutili le primarie. «Non capisco quello che dice Pisapia, le primarie restano uno strumento fondamentale, su Ambrosoli anche alcuni esponenti del Pd hanno un atteggiamento messianico».
I democratici regionali e provinciali si riuniscono oggi e domani, ed è sempre più diffusa la sensazione che siano incontri decisivi per uscire dal pantano. Un consiglio, a loro, arriva proprio da uno dei nomi che girano in questi giorni, quello del giurista e senatore Pd Pietro Ichino (che ha la tara, però, di non essere molto amato dalla sinistra radicale). Sul suo sito scrive, pensando anche alle politiche di aprile: «In Lombardia il Pd, se non si emancipa urgentemente dalla linea romana, è a forte rischio di perdere».
Caro Ambrosoli, ci liberi dai giuslavoristi e dall'azione cattolica! Tafanus
Scritto il 06 novembre 2012 alle 14:24 nella Politica | Permalink | Commenti (4)
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Off Topiocs del 6 Novembre
Scritto il 06 novembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (16)
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05 novembre 2012
Luigi De Magistris: nostalgia del cazzarismo - Tutti insieme, appassionatamente...
...ci mancava, il "Polo dei Partigiani"... dopo il Vaffanculo Day grillaceo celebrato l'8 Settembre 2007, e il secondo Vaffanculo Day celebrato il 25 Aprile 2008, proponiamo a De Magistris, Grillo e Di Pietro un bel Vaffanculo Day per il 1° maggio, magari collegato a un altro da tenersi il 2 Giugno.
Intanto la consigliera grillacea Federica Salsi sbatte la porta, e le c.d. "primarie" dei grillacei online (of course...) non decollano. Ma De Magistris ha in mente una cosa sola: tornare a fare "culo e camicia" col comico bollito...
Vorrei piuttosto occuparmi di Federica Salsi, la consigliera cpmunale grillacea dsi Bologna, che è stata insultata da Grillo per essere andata a Ballarò senza il suo consenso, con l'aiuto delle solite battute sessiste da coatto di periferia. Quando si dice un vero democratico... Ma ecco storia, sintetizzata in breve dall'Unità:
Federica Salsi, nuova rissa con Grillo: «Il Movimento non diventi Scientology» - Continua la polemica tra la consigliera grillina, "rea" di aver partecipato a Ballarò, e il leader del Movimento 5 Stelle: «Ormai siamo una setta»
Continua la polemica tra la grillina Federica Salsi e il Movimento 5 Stelle. Durante il consiglio comunale di Bologna si discuteva un ordine del giorno di solidarietà a Salsi, a seguito delle critiche ricevute da Beppe Grillo dopo il suo intervento a Ballarò, martedì scorso.
Isolata dal collega di partito Massimo Bugani, alzatosi dal suo posto per andare a sedersi da un'altra parte lasciando Salsi da sola, la grillina è intervenuta in aula.
«Ho ricevuto molta violenza. Il Movimento non è sano se le persone vengono messe fuori o ricevono violenza verbale. Non è questo il modo di sostituirsi alla politica delle ruberie. Siamo un movimento ma a volte ci comportiamo come una setta. Dovevo chiedere il permesso a Beppe Grillo per andare in tv? E' come chiedere al padrone di poter parlare. Ma lui ha chiesto a qualcuno prima di candidare Antonio Di Pietro alla presidenza della Repubblica? Io mi sento tradita. Grillo, avevi detto che non ci saremmo mai alleati con un partito. Ma qualcuno gli ha chiesto perché?»
Nell'esprimere tutta la mia solifdarietà a Federica Salsi, non posso esimermi dal farle alcune domande: ci voleva l'attacco personale, cafone e sessista di Grillo, per rendersi conto che il grillismo è da SEMPRE una setta, molto più somigliante a Scientology (col contorno di Guru, di Bottega dei Gadgets, di Giuramenti di Fedeltà e Sottomissione Assoluta al Padrone del Non-Partito?
Cara Federica, non le era bastato l'episodio del suo concittadino e correligionario Favia, insultato per le stesse ragioni? E che prima ha finto di avere le palle e di resistere ai diktat di SaiBaba, poi si è umilmente cosparso il capo di cenere, dicendo che Grillo aveva ragione?
E ora che farà, il bis di Favia, o finalmente ritroverà la sua dignità e cambierà gruppo? Si, carissima. il grillismo rassomiglia come una goccia d'acqua a Scientology, ma ce ne ha messo di tempo, ad accorgersene... Rassomiglia a Scientology, con una differenza - tutta a favore di Scientology: che Ron Hubbard non ha mai fatto finta di essere qualcosa di diverso da quello che era, mentre Grillo finge da quando si sveglia a quando si addormenta...
Dica la verità... non le è venuto nessun sospetto quando il suo Ron Hubbard ha epurato Tavolazzi con un post, esautorando il patetico Pizzarotti? O quando ha insultato ed umiliato Favia, altra "schiena dritta" del Mò Vi Mento"? Capisco la sua rabbia, ma come sarebbe stata bella e pulita, questa rabbia, se fosse esplosa non adesso che è toccato a lei, ma quando è toccato a Tavolazzi prima, e a Favia dopo...
Riflettete, gente, riflettete... Tafanus
...comprereste una bicicletta usata da qualcuno così?...
Scritto il 05 novembre 2012 alle 23:21 | Permalink | Commenti (5)
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Off Topics del 5 Novembre
Scritto il 05 novembre 2012 alle 00:54 | Permalink | Commenti (6)
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L'ultima (speriamo) "Grande Idea Politica" di Paolo Flores d'Arcais
Come tutte le idiozie, ha fatto molto rumore l'ultima "proposta intelligente" del Prof. Paolo Flores d'Arcais. Tanto intelligente, che nei commenti al suo articolo un genuino democratico progressista, come il nostro amico don Aldo Antonelli, con un giro di parole lo ha mandato affanculo, pregandolo di non chiedergli mai più collaborazioni per MicroMega. Il tono generale dei commenti si situa fra lo sberleffo e l'insulto. Persino un signore come Pancho Pardi, che alterna momenti di serietà a periodi di cazzarismo (vedi supporto occulto al Popolo Viola), prende nettamente le distanze da Flores, col quale ha peraltro condiviso numerose iniziative movimentiste (dai girotondi, al vaffanculismo, al dipietrismo, al violismo).
Ma Flores, come tutti quelli che non hanno mai pronunciato la frase "ho sbagliato" (neppure quando il suo giornale ha sbarcato in silenzio Di Pietro, e neppure quando - sempre in silenzio - ha sbarcato il Poipolo Viola), non ci sta, e replica a Pancho Pardi a strettissimo giro di posta.
Pubblichiamo l'articolo di Flores d'Arcais (di cui raccomandiamo la lettura dei commenti. la link in calce); la replica meditata di Pancho Pardi; la controreplica, alquanto isterica, di Paolo Flores d'Arcais. Tafanus
Baciare il rospo Renzi per distruggere il Pd
(di Paolo Flores d'Arcais)
Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile. Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera. Nelle quali invece, sic stantibus rebus, voterò Grillo.
Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto. Infatti. Il programma di Renzi è pessimo: i diritti dei lavoratori, per i quali si batte ormai solo la Fiom, non esistono. Eppure se si vogliono le primarie, si dovrebbe volere pure il voto dei lavoratori per eleggere i delegati e approvare o respingere gli accordi sindacali. Ma Renzi è un fan di Marchionne stile curva-sud. Anzi era: ora che ha insultato Firenze fa l’offeso, finché calpesta gli operai va benissimo.
Renzi ciancia di tolleranza zero contro la corruzione, e anzi propone perfino il reato di traffico di influenze (lo fa anche la Severino) e il ripristino del falso in bilancio, ma lascia le pene nel vago, e resta il bonus di tre anni della famigerata legge bipartisan. Non una parola sull’abrogazione di tutte le leggi ad personam, sulla prescrizione dopo il rinvio a giudizio, su pene effettivamente deterrenti (cioè anni di galera effettivamente scontati) per l’autoriciclaggio, l’evasione fiscale e soprattutto l’intralcio alla giustizia, e sull’eccetera tante volte analiticamente esposto su questo giornale: la lotta alla corruzione resta grida manzoniana. Eppure le cifre di un solo anno di corruzione, evasione e mafie corrispondono alle manovre “lacrime e sangue” di un’intera legislatura. Ci sarebbero soldi sia per ridurre il debito pubblico, sia per aumentare il welfare (anziché ucciderlo), sia per ridurre le tasse.
Quanto allo stile, la democrazia avrebbe bisogno di vedere al suo centro il primato dell’argomentazione razionale, una sorta di illuminismo di massa, che faccia da antidoto ai veleni della politica spettacolo con cui la democrazia è stata inquinata fino allo sfinimento e alla degenerazione. Mentre lo stile di Renzi è media-set puro, un “format” di spettacolo replicato in ogni teatro con scenografie, spezzoni di filmati e un caravanserraglio di effetti speciali e battute ad effetto. Esattamente come lo spot con cui vendere un’auto o un profumo. Ma il voto non è una merce, la democrazia non è “consumo” ma cittadinanza attiva (...menomale che adesso c'è lo "stile Flores", così impregnato di "argomentazione razionale... NdR)
Perché allora votare questo Berlusconi formato pupo, che per soprammercato vuole turlupinarci parlando (di tanto in tanto) di “sinistra”? Perché la sua vittoria distruggerebbe il Pd, lo manderebbe letteralmente in pezzi, lo disperderebbe come un sacchetto di coriandoli. E in questo modo i milioni di elettori animati da volontà di “giustizia e libertà” e dall’intenzione di realizzare la Costituzione (tranne l’articolo 7, da abrogare), elettori che credo siano una decisa maggioranza nel paese, non sarebbero più imbrigliati, congelati, manipolati, usati dalla nomenklatura partitocratica (il Pd, ma anche Idv, Sel e residui rifondazionisti) (...caspita... un'ideona... NdR)
Una situazione del genere sarebbe rischiosa, ovviamente. Ne potrebbe scaturire un peggio. Ma a forza di “male minore” abbiamo un governo Napolitano-Monti che realizza una legge pro-concussori chiamandola “anticorruzione” e una legge-bavaglio che non era riuscita a Berlusconi. Al ricatto del “rischio peggio” bisogna sottrarsi, perciò. Solo sulla tabula rasa del fu centro-sinistra potrebbe infatti nascere una forza “giustizia e libertà”, un “partito d’azione” di massa anziché d’élite, propiziato dalla Fiom, dalle testate non allineate, dai movimenti di opinione della società civile in lotta (e da tanti quadri locali del Pd, anch’essi “liberati”).
Quanto alla “immoralità” di sottoscrivere il documento del centrosinistra già programmando lo “spergiuro” di un voto per altra lista (M5S), credo sia venuto il momento di praticare in forma sistematica il cinismo costituzionale. L’articolo 49 stabilisce che i partiti sono un nostro strumento, quello tramite cui (strumento) i cittadini (soggetto) “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I partiti hanno rovesciato di fatto questo dettame costituzionale, sono diventati i padroni della politica, e noi i loro strumenti. Vanno di nuovo strumentalizzati. Usandoli come taxi (lo teorizzava Enrico Mattei, ma da posizioni di potere, non di cittadinanza) e salendo secondo le nostre esigenze, visto che per la Costituzione i sovrani siamo noi.
(...ci siamo... dopo un imbecille che straparla da anni di PdL = PDmenoElle, adesso èil turno di un genio bollito della politologia, che parla di PD = M5S. Ma che capacità di metamorfosi, che ha questo PD... Oudini era un dilettante, al confronto... NdR)
A Flores d'Arcais risponde Pancho Pardi sul Fatto Quotidiano del 2 Novembre:
Con la vittoria di Renzi il trionfo dei vizi peggiori. Dalle macerie del Pd può nascere la liberazione
(di Pancho Pardi, da Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2012)
Caro Paolo,
nel tuo articolo sul Fatto di domenica sostieni che il programma di Renzi è pessimo e il suo stile insopportabile. E subito affermi che andrai a votarlo alle primarie: una sua vittoria manderebbe in pezzi il Pd e ciò permetterebbe ai suoi elettori di partecipare in modo più creativo a un centrosinistra del tutto rinnovato.
Non sono d’accordo. Prima di tutto perché penso che accettare l’idea stessa della candidatura di Renzi sia un cedimento al predominio della televisione. Renzi ha sostenuto che fare il sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo. Dopo appena due anni di incarico decide di abbandonarlo. Non ha concluso il mandato, non ha realizzato ancora nulla di duraturo. Ha promesso lo sviluppo edilizio zero, ma nei presupposti del piano strutturale ci sono eccezionali incrementi di volumi. Aveva usato il ruolo di presidente della Provincia per preparare la candidatura a sindaco, ora usa il ruolo attuale come trampolino da cui saltare verso un altro mestiere (ancora più bello?). Molti fiorentini che l’hanno votato pensano che dovrebbe concludere il mandato. Troppo comodo andarsene senza aver dimostrato di saper governare.
In secondo luogo non ci sono prove che la sua eventuale vittoria scardinerebbe il Pd. Certo parecchi non sarebbero contenti. Ma c’è differenza tra il successo nelle primarie e la conquista di una maggioranza congressuale nel Pd. Renzi vincitore alle primarie potrebbe scoprire come sia arduo governare senza avere un partito alle spalle. Ha dovuto sperimentarlo Prodi che, ammetterai, aveva ben altra statura. Non c’è dubbio che una vittoria di Renzi farebbe scoppiare il contrasto tra le forze sul cui equilibrio si basa il Pd. Ma siamo sicuri che ciò produca una deflagrazione definitiva? Mi pare altrettanto plausibile immaginare una transizione laboriosa in cui i soggetti in lotta si logorano a vicenda. Invece di uno schianto, una lagna.
In terzo luogo ammettiamo che si verifichi almeno in parte la tua previsione: il Pd va in pezzi. Ma davvero si disperderebbe come un sacchetto di coriandoli? Mi sembra più realistico immaginare una divisione tra le sue parti. Non Ds da una parte e Margherita dall’altra ma quattro, cinque soggetti temporanei che non è affatto detto perdano il loro elettorato.
Tu fai della demolizione del Pd la leva per la liberazione dell’elettorato: milioni di cittadini prigionieri che liberi diventerebbero protagonisti di una palingenesi. Ma erano davvero prigionieri? Avrebbero voluto qualcosa di meglio del Pd e del centrosinistra? Certo, per esprimere la loro opposizione a Berlusconi non potevano contare sul partito della Bicamerale di D’Alema e si sono appoggiati ai movimenti. Ma in 10 anni la loro volontà non si è concretizzata in un’alternativa e ha preso la via dell’astensione. La Sicilia conferma.
Anche a me piacerebbe un partito d’azione di massa, ma quando noi dei movimenti abbiamo avuto la possibilità di costruirlo non ci abbiamo neanche provato. E oggi chi lo farebbe? La Fiom può solo dare una mano e l’unico soggetto col vento in poppa è Grillo, ma si muove in tutt’altra direzione.
Caro Paolo, non potrai convincere la Fiom a votare il sindaco più antisindacale perciò lascia che lui e Grillo se la cavino da soli. Perché potrebbe andare anche peggio. Auspichi la tabula rasa. Ma una scena in cui domina Renzi sostenuto dalla destra Pd e da robusti poteri finanziari, con un’opposizione monopolizzata da Grillo, non è una bella tabula rasa. Cerchiamo di proporre una prospettiva migliore.
Pancho Pardi
Ma, non pago della risposta di Pardi, e dei devastanti commenti che hanno accompagnato la sua uscita, l'esimio Professor Paolo Flores d'Arcais non ci sta a dire "scusate, ho sbagliato", e insiste, sempre sul Fatto Quotidiano del 2 Novembre
Dalle macerie del PD può nascere la liberazione ( di Paolo Flores d'Arcais)
Caro Pancho,
l’articolo “incriminato” ha ottenuto un record di critiche, sul web almeno il 90 %, per lo più feroci. Rispondendo a te provo a tener conto anche di altre accuse, morali oltre che politiche, visto che vengono da persone di cui ho profonda stima (Gian Carlo Caselli, Barbara Spinelli, Roberta De Monticelli…).
La mia argomentazione era una sorta di sillogismo:
1) nel paese esiste una vasta area di cittadini, politicamente orientati sui valori “giustizia e libertà” (nel senso che l’establishment ha cercato di denigrare come giustizialismo, girotondismo e fiom-ismo)
2) una parte cruciale di tale area viene ibernata, o utilizzata ad altri fini, attraverso il voto al Pd, un’altra spinta all’astensionismo per disgusto verso la nomenklatura del Pd (vale anche per le burocrazie di Idv e Sel)
3) le energie e i voti di questi cittadini troveranno rappresentanza solo se “liberate” dall’ipoteca Pd (Idv, Sel), cioè da un collasso “tabula rasa” del centrosinistra partitocratico
4) la logica della “tabula rasa” è sempre pericolosa, perché può dare luogo a un peggio, ma
5) al peggio ci siamo già, una legge pro-concussori spacciata come anti-corruzione è l’incubo di Orwell realizzato, al ricatto del male minore è necessario ormai sottrarsi
6) la vittoria di Renzi manderebbe Pd e centrosinistra in frantumi. Dunque, è razionale votare Renzi anche se molesta il sistema viscerale. Corollario: “Sic stantibus rebus” e chiunque vinca le primarie
7) il voto al M 5 S è l’unico che possa scardinare la morta gora del dominio partitocratico e riaprire possibilità di cittadinanza attiva (l’ideogramma cinese per “crisi”, Wej-ji, è composta da “pericolo” e “opportunità”).
Che la vittoria di Renzi non scardinerebbe il Pd mi sembra obiezione davvero debole. Sia chiaro, nulla in politica è certo, quando un giornalista mi chiede previsioni la mia risposta standard è di girare la domanda a Nostradamus, ma basta aver letto una dichiarazione di D’Alema, basta immaginare come reagirebbe il “popolo” delle feste dell’Unità (standing ovation a ogni attacco alla “Casta”) all’alleanza ovvia tra Renzi e il “centro”, per ipotizzare come probabilissimo l’effetto a catena. A catena, proprio nel senso della fissione nucleare: non credo proprio che rimarrebbero tre o quattro tronconi con una qualche consistenza, l’effetto sarebbe piuttosto da 8 settembre.
Più consistente l’altra obiezione: ma su questa tabula rasa non nascerebbe nulla, la Fiom che io invoco come catalizzatore di una lista “giustizia e libertà” non è disponibile, e del resto potevamo dar vita a una nuova organizzazione con i girotondi e non lo abbiamo fatto. È vero, e abbiamo sbagliato, e ho riconosciuto pubblicamente, per iscritto e a voce in tanti incontri, questo errore (mio, di Nanni Moretti e solo da ultimo tuo, in ordine di responsabilità). Ma dagli errori penso si debba imparare, “perseverare diabolicum”.
La Fiom attualmente rifiuta il ruolo che fu delle Trade Unions in Gran Bretagna oltre un secolo fa, fondare con la Fabian Society il Partito Laburista. Ma un anno fa neppure poneva il tema della rappresentanza politica, mentre dopo l’incontro del giugno scorso con i partiti di sinistra a Roma (Parco dei Principi) non fa che sottolineare come il modo del lavoro non trovi ormai in nessuno di essi una rappresentanza fosse anche pallida.
L’emergenza cambia in ciascuno di noi la lucidità, il senso della responsabilità e delle cose possibili. La “catastrofe” del Pd e del centrosinistra propiziato dalla vittoria di Renzi potrebbe essere il big-bang capace di far precipitare (in senso chimico) girotondi, popolo viola, se non ora quando, resistenza al marchionnismo, rivolta studentesca, web refrattario al pensiero unico, testate non allineate, attorno a una leadership promossa o “garantita” dalla Fiom, cioè dalla serietà della più grande (e anti-corporativa) forza operaia organizzata.
Quanto alle obiezioni di ordine morale (mossa machiavellica e politicista, poco trasparente, piena di tranelli, l’opposto del “sì sì, no no” che di continuo predico…): noi dobbiamo serietà e coerenza a noi stessi e agli altri cittadini, non ai partiti. Che vanno usati, perché devono essere solo nostri strumenti. E rispettati solo se si conquistano una rispettabilità che oggi non hanno. Altrimenti, come diceva Pertini, a brigante brigante e mezzo (io non sono cristiano). Questa strumentalizzazione l’ho avanzata con il massimo di trasparenza (l’opposto del machiavellismo), e spiegandone la razionalità rispetto al fine (illuminismo di massa). Negli Stati Uniti per votare bisogna registrarsi (come repubblicano, democratico, indipendente), ma si può cambiare “registrazione” all’ultimo momento e dunque da leader repubblicano (fino alla vigilia) partecipare alle primarie democratiche e viceversa. È successo per cariche importantissime, e non fa scandalo.
È possibile che dalle macerie del centrosinistra non scaturisca, entro aprile, il big-bang che io auspico: si riproporrà comunque come necessità dopo aver votato Grillo. A meno che la vittoria del M 5 S sia considerata una iattura peggiore di un nuovo governo Monti, o di un governo Bersani-Casini con D’Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari opportunità. In tale caso, “prosit!”, io preferisco rischiare i Cancelleri e i Pizzarotti.
Flores d'Arcais
Caro Flores,
speravo tanto che nella sua risposta a Pancho ci fosse un milligrammo di resipiscienza. Viceversa, non fa che confermare, rafforzandole, le sciocchezze che ha detto nell'articolo che ha aperto la discussione. Sono disarmato. Quello che dovevo scrivere l'ho già scritto. Lei e il suo giornale siete schierati a favore di qualsiasi forma di cazzarismo, purchè inutile o dannoso. Quelli che hanno commentato il suo primo articolo li conosco quasi tutti (a cominciare da don Aldo Antonelli). E sono commenti che in una persona nel pieno possesso delle sue facoltà mentali avrebbero fatto scattare un campanello d'allarme. Non in lei, tutto proteso a parlarsi addosso, tanto per sentire l'eco della propria voce. Anzi, una sola cosa: si, considererei la vittora del M5S (peraltro altamente improbabile, come tutte le avventure a perdere nelle quali si è lanciato lei con inutile generosità - dal girotondismo al grillismo, al popolo viola, e ad altre minchiate analoghe) "una iattura peggiore di un nuovo governo Monti, o di un governo Bersani-Casini con D’Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari opportunità".
Quindi la lascio a sognare un'Italia guidata dal geometra Cancelleri e dal perito tecnico Pizzarotti, le cui grandi idee economiche - ora che non parla più di "decrescita feilice", possono essere rilevate da questo articolo del Sole24Ore. Si faccia pure guidare dalla sapienza e dagli "scec" di Pizzarotti, ma per piacere non coinvolga noi. Preferiamo guidarci da soli. Grazie.
Tafanus
Scritto il 05 novembre 2012 alle 00:39 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (17)
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L'ultima (speriamo) "Grande Idea Politica" di Paolo Flores d'Arcais
Come tutte le idiozie, ha fatto molto rumore l'ultima "proposta intelligente" del Prof. Paolo Flores d'Arcais. Tanto intelligente, che nei commenti al suo articolo un genuino democratico progressista, come il nostro amico don Aldo Antonelli, con un giro di parole lo ha mandato affanculo, pregandolo di non chiedergli mai più collaborazioni per MicroMega. Il tono generale dei commenti si situa fra lo sberleffo e l'insulto. Persino un signore come Pancho Pardi, che alterna momenti di serietà a periodi di cazzarismo (vedi supporto occulto al Popolo Viola), prende nettamente le distanze da Flores, col quale ha peraltro condiviso numerose iniziative movimentiste (dai girotondi, al vaffanculismo, al dipietrismo, al violismo).
Ma Flores, come tutti quelli che non hanno mai pronunciato la frase "ho sbagliato" (neppure quando il suo giornale ha sbarcato in silenzio Di Pietro, e neppure quando - sempre in silenzio - ha sbarcato il Poipolo Viola), non ci sta, e replica a Pancho Pardi a strettissimo giro di posta.
Pubblichiamo l'articolo di Flores d'Arcais (di cui raccomandiamo la lettura dei commenti. la link in calce); la replica meditata di Pancho Pardi; la controreplica, alquanto isterica, di Paolo Flores d'Arcais. Tafanus
Baciare il rospo Renzi per distruggere il Pd
(di Paolo Flores d'Arcais)
Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile. Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera. Nelle quali invece, sic stantibus rebus, voterò Grillo.
Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto. Infatti. Il programma di Renzi è pessimo: i diritti dei lavoratori, per i quali si batte ormai solo la Fiom, non esistono. Eppure se si vogliono le primarie, si dovrebbe volere pure il voto dei lavoratori per eleggere i delegati e approvare o respingere gli accordi sindacali. Ma Renzi è un fan di Marchionne stile curva-sud. Anzi era: ora che ha insultato Firenze fa l’offeso, finché calpesta gli operai va benissimo.
Renzi ciancia di tolleranza zero contro la corruzione, e anzi propone perfino il reato di traffico di influenze (lo fa anche la Severino) e il ripristino del falso in bilancio, ma lascia le pene nel vago, e resta il bonus di tre anni della famigerata legge bipartisan. Non una parola sull’abrogazione di tutte le leggi ad personam, sulla prescrizione dopo il rinvio a giudizio, su pene effettivamente deterrenti (cioè anni di galera effettivamente scontati) per l’autoriciclaggio, l’evasione fiscale e soprattutto l’intralcio alla giustizia, e sull’eccetera tante volte analiticamente esposto su questo giornale: la lotta alla corruzione resta grida manzoniana. Eppure le cifre di un solo anno di corruzione, evasione e mafie corrispondono alle manovre “lacrime e sangue” di un’intera legislatura. Ci sarebbero soldi sia per ridurre il debito pubblico, sia per aumentare il welfare (anziché ucciderlo), sia per ridurre le tasse.
Quanto allo stile, la democrazia avrebbe bisogno di vedere al suo centro il primato dell’argomentazione razionale, una sorta di illuminismo di massa, che faccia da antidoto ai veleni della politica spettacolo con cui la democrazia è stata inquinata fino allo sfinimento e alla degenerazione. Mentre lo stile di Renzi è media-set puro, un “format” di spettacolo replicato in ogni teatro con scenografie, spezzoni di filmati e un caravanserraglio di effetti speciali e battute ad effetto. Esattamente come lo spot con cui vendere un’auto o un profumo. Ma il voto non è una merce, la democrazia non è “consumo” ma cittadinanza attiva (...menomale che adesso c'è lo "stile Flores", così impregnato di "argomentazione razionale... NdR)
Perché allora votare questo Berlusconi formato pupo, che per soprammercato vuole turlupinarci parlando (di tanto in tanto) di “sinistra”? Perché la sua vittoria distruggerebbe il Pd, lo manderebbe letteralmente in pezzi, lo disperderebbe come un sacchetto di coriandoli. E in questo modo i milioni di elettori animati da volontà di “giustizia e libertà” e dall’intenzione di realizzare la Costituzione (tranne l’articolo 7, da abrogare), elettori che credo siano una decisa maggioranza nel paese, non sarebbero più imbrigliati, congelati, manipolati, usati dalla nomenklatura partitocratica (il Pd, ma anche Idv, Sel e residui rifondazionisti) (...caspita... un'ideona... NdR)
Una situazione del genere sarebbe rischiosa, ovviamente. Ne potrebbe scaturire un peggio. Ma a forza di “male minore” abbiamo un governo Napolitano-Monti che realizza una legge pro-concussori chiamandola “anticorruzione” e una legge-bavaglio che non era riuscita a Berlusconi. Al ricatto del “rischio peggio” bisogna sottrarsi, perciò. Solo sulla tabula rasa del fu centro-sinistra potrebbe infatti nascere una forza “giustizia e libertà”, un “partito d’azione” di massa anziché d’élite, propiziato dalla Fiom, dalle testate non allineate, dai movimenti di opinione della società civile in lotta (e da tanti quadri locali del Pd, anch’essi “liberati”).
Quanto alla “immoralità” di sottoscrivere il documento del centrosinistra già programmando lo “spergiuro” di un voto per altra lista (M5S), credo sia venuto il momento di praticare in forma sistematica il cinismo costituzionale. L’articolo 49 stabilisce che i partiti sono un nostro strumento, quello tramite cui (strumento) i cittadini (soggetto) “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I partiti hanno rovesciato di fatto questo dettame costituzionale, sono diventati i padroni della politica, e noi i loro strumenti. Vanno di nuovo strumentalizzati. Usandoli come taxi (lo teorizzava Enrico Mattei, ma da posizioni di potere, non di cittadinanza) e salendo secondo le nostre esigenze, visto che per la Costituzione i sovrani siamo noi.
(...ci siamo... dopo un imbecille che straparla da anni di PdL = PDmenoElle, adesso èil turno di un genio bollito della politologia, che parla di PD = M5S. Ma che capacità di metamorfosi, che ha questo PD... Oudini era un dilettante, al confronto... NdR)
A Flores d'Arcais risponde Pancho Pardi sul Fatto Quotidiano del 2 Novembre:
Con la vittoria di Renzi il trionfo dei vizi peggiori. Dalle macerie del Pd può nascere la liberazione
(di Pancho Pardi, da Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2012)
Caro Paolo,
nel tuo articolo sul Fatto di domenica sostieni che il programma di Renzi è pessimo e il suo stile insopportabile. E subito affermi che andrai a votarlo alle primarie: una sua vittoria manderebbe in pezzi il Pd e ciò permetterebbe ai suoi elettori di partecipare in modo più creativo a un centrosinistra del tutto rinnovato.
Non sono d’accordo. Prima di tutto perché penso che accettare l’idea stessa della candidatura di Renzi sia un cedimento al predominio della televisione. Renzi ha sostenuto che fare il sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo. Dopo appena due anni di incarico decide di abbandonarlo. Non ha concluso il mandato, non ha realizzato ancora nulla di duraturo. Ha promesso lo sviluppo edilizio zero, ma nei presupposti del piano strutturale ci sono eccezionali incrementi di volumi. Aveva usato il ruolo di presidente della Provincia per preparare la candidatura a sindaco, ora usa il ruolo attuale come trampolino da cui saltare verso un altro mestiere (ancora più bello?). Molti fiorentini che l’hanno votato pensano che dovrebbe concludere il mandato. Troppo comodo andarsene senza aver dimostrato di saper governare.
In secondo luogo non ci sono prove che la sua eventuale vittoria scardinerebbe il Pd. Certo parecchi non sarebbero contenti. Ma c’è differenza tra il successo nelle primarie e la conquista di una maggioranza congressuale nel Pd. Renzi vincitore alle primarie potrebbe scoprire come sia arduo governare senza avere un partito alle spalle. Ha dovuto sperimentarlo Prodi che, ammetterai, aveva ben altra statura. Non c’è dubbio che una vittoria di Renzi farebbe scoppiare il contrasto tra le forze sul cui equilibrio si basa il Pd. Ma siamo sicuri che ciò produca una deflagrazione definitiva? Mi pare altrettanto plausibile immaginare una transizione laboriosa in cui i soggetti in lotta si logorano a vicenda. Invece di uno schianto, una lagna.
In terzo luogo ammettiamo che si verifichi almeno in parte la tua previsione: il Pd va in pezzi. Ma davvero si disperderebbe come un sacchetto di coriandoli? Mi sembra più realistico immaginare una divisione tra le sue parti. Non Ds da una parte e Margherita dall’altra ma quattro, cinque soggetti temporanei che non è affatto detto perdano il loro elettorato.
Tu fai della demolizione del Pd la leva per la liberazione dell’elettorato: milioni di cittadini prigionieri che liberi diventerebbero protagonisti di una palingenesi. Ma erano davvero prigionieri? Avrebbero voluto qualcosa di meglio del Pd e del centrosinistra? Certo, per esprimere la loro opposizione a Berlusconi non potevano contare sul partito della Bicamerale di D’Alema e si sono appoggiati ai movimenti. Ma in 10 anni la loro volontà non si è concretizzata in un’alternativa e ha preso la via dell’astensione. La Sicilia conferma.
Anche a me piacerebbe un partito d’azione di massa, ma quando noi dei movimenti abbiamo avuto la possibilità di costruirlo non ci abbiamo neanche provato. E oggi chi lo farebbe? La Fiom può solo dare una mano e l’unico soggetto col vento in poppa è Grillo, ma si muove in tutt’altra direzione.
Caro Paolo, non potrai convincere la Fiom a votare il sindaco più antisindacale perciò lascia che lui e Grillo se la cavino da soli. Perché potrebbe andare anche peggio. Auspichi la tabula rasa. Ma una scena in cui domina Renzi sostenuto dalla destra Pd e da robusti poteri finanziari, con un’opposizione monopolizzata da Grillo, non è una bella tabula rasa. Cerchiamo di proporre una prospettiva migliore.
Pancho Pardi
Ma, non pago della risposta di Pardi, e dei devastanti commenti che hanno accompagnato la sua uscita, l'esimio Professor Paolo Flores d'Arcais non ci sta a dire "scusate, ho sbagliato", e insiste, sempre sul Fatto Quotidiano del 2 Novembre
Dalle macerie del PD può nascere la liberazione ( di Paolo Flores d'Arcais)
Caro Pancho,
l’articolo “incriminato” ha ottenuto un record di critiche, sul web almeno il 90 %, per lo più feroci. Rispondendo a te provo a tener conto anche di altre accuse, morali oltre che politiche, visto che vengono da persone di cui ho profonda stima (Gian Carlo Caselli, Barbara Spinelli, Roberta De Monticelli…).
La mia argomentazione era una sorta di sillogismo:
1) nel paese esiste una vasta area di cittadini, politicamente orientati sui valori “giustizia e libertà” (nel senso che l’establishment ha cercato di denigrare come giustizialismo, girotondismo e fiom-ismo)
2) una parte cruciale di tale area viene ibernata, o utilizzata ad altri fini, attraverso il voto al Pd, un’altra spinta all’astensionismo per disgusto verso la nomenklatura del Pd (vale anche per le burocrazie di Idv e Sel)
3) le energie e i voti di questi cittadini troveranno rappresentanza solo se “liberate” dall’ipoteca Pd (Idv, Sel), cioè da un collasso “tabula rasa” del centrosinistra partitocratico
4) la logica della “tabula rasa” è sempre pericolosa, perché può dare luogo a un peggio, ma
5) al peggio ci siamo già, una legge pro-concussori spacciata come anti-corruzione è l’incubo di Orwell realizzato, al ricatto del male minore è necessario ormai sottrarsi
6) la vittoria di Renzi manderebbe Pd e centrosinistra in frantumi. Dunque, è razionale votare Renzi anche se molesta il sistema viscerale. Corollario: “Sic stantibus rebus” e chiunque vinca le primarie
7) il voto al M 5 S è l’unico che possa scardinare la morta gora del dominio partitocratico e riaprire possibilità di cittadinanza attiva (l’ideogramma cinese per “crisi”, Wej-ji, è composta da “pericolo” e “opportunità”).
Che la vittoria di Renzi non scardinerebbe il Pd mi sembra obiezione davvero debole. Sia chiaro, nulla in politica è certo, quando un giornalista mi chiede previsioni la mia risposta standard è di girare la domanda a Nostradamus, ma basta aver letto una dichiarazione di D’Alema, basta immaginare come reagirebbe il “popolo” delle feste dell’Unità (standing ovation a ogni attacco alla “Casta”) all’alleanza ovvia tra Renzi e il “centro”, per ipotizzare come probabilissimo l’effetto a catena. A catena, proprio nel senso della fissione nucleare: non credo proprio che rimarrebbero tre o quattro tronconi con una qualche consistenza, l’effetto sarebbe piuttosto da 8 settembre.
Più consistente l’altra obiezione: ma su questa tabula rasa non nascerebbe nulla, la Fiom che io invoco come catalizzatore di una lista “giustizia e libertà” non è disponibile, e del resto potevamo dar vita a una nuova organizzazione con i girotondi e non lo abbiamo fatto. È vero, e abbiamo sbagliato, e ho riconosciuto pubblicamente, per iscritto e a voce in tanti incontri, questo errore (mio, di Nanni Moretti e solo da ultimo tuo, in ordine di responsabilità). Ma dagli errori penso si debba imparare, “perseverare diabolicum”.
La Fiom attualmente rifiuta il ruolo che fu delle Trade Unions in Gran Bretagna oltre un secolo fa, fondare con la Fabian Society il Partito Laburista. Ma un anno fa neppure poneva il tema della rappresentanza politica, mentre dopo l’incontro del giugno scorso con i partiti di sinistra a Roma (Parco dei Principi) non fa che sottolineare come il modo del lavoro non trovi ormai in nessuno di essi una rappresentanza fosse anche pallida.
L’emergenza cambia in ciascuno di noi la lucidità, il senso della responsabilità e delle cose possibili. La “catastrofe” del Pd e del centrosinistra propiziato dalla vittoria di Renzi potrebbe essere il big-bang capace di far precipitare (in senso chimico) girotondi, popolo viola, se non ora quando, resistenza al marchionnismo, rivolta studentesca, web refrattario al pensiero unico, testate non allineate, attorno a una leadership promossa o “garantita” dalla Fiom, cioè dalla serietà della più grande (e anti-corporativa) forza operaia organizzata.
Quanto alle obiezioni di ordine morale (mossa machiavellica e politicista, poco trasparente, piena di tranelli, l’opposto del “sì sì, no no” che di continuo predico…): noi dobbiamo serietà e coerenza a noi stessi e agli altri cittadini, non ai partiti. Che vanno usati, perché devono essere solo nostri strumenti. E rispettati solo se si conquistano una rispettabilità che oggi non hanno. Altrimenti, come diceva Pertini, a brigante brigante e mezzo (io non sono cristiano). Questa strumentalizzazione l’ho avanzata con il massimo di trasparenza (l’opposto del machiavellismo), e spiegandone la razionalità rispetto al fine (illuminismo di massa). Negli Stati Uniti per votare bisogna registrarsi (come repubblicano, democratico, indipendente), ma si può cambiare “registrazione” all’ultimo momento e dunque da leader repubblicano (fino alla vigilia) partecipare alle primarie democratiche e viceversa. È successo per cariche importantissime, e non fa scandalo.
È possibile che dalle macerie del centrosinistra non scaturisca, entro aprile, il big-bang che io auspico: si riproporrà comunque come necessità dopo aver votato Grillo. A meno che la vittoria del M 5 S sia considerata una iattura peggiore di un nuovo governo Monti, o di un governo Bersani-Casini con D’Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari opportunità. In tale caso, “prosit!”, io preferisco rischiare i Cancelleri e i Pizzarotti.
Flores d'Arcais
Caro Flores,
speravo tanto che nella sua risposta a Pancho ci fosse un milligrammo di resipiscienza. Viceversa, non fa che confermare, rafforzandole, le sciocchezze che ha detto nell'articolo che ha aperto la discussione. Sono disarmato. Quello che dovevo scrivere l'ho già scritto. Lei e il suo giornale siete schierati a favore di qualsiasi forma di cazzarismo, purchè inutile o dannoso. Quelli che hanno commentato il suo primo articolo li conosco quasi tutti (a cominciare da don Aldo Antonelli). E sono commenti che in una persona nel pieno possesso delle sue facoltà mentali avrebbero fatto scattare un campanello d'allarme. Non in lei, tutto proteso a parlarsi addosso, tanto per sentire l'eco della propria voce. Anzi, una sola cosa: si, considererei la vittora del M5S (peraltro altamente improbabile, come tutte le avventure a perdere nelle quali si è lanciato lei con inutile generosità - dal girotondismo al grillismo, al popolo viola, e ad altre minchiate analoghe) "una iattura peggiore di un nuovo governo Monti, o di un governo Bersani-Casini con D’Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari opportunità".
Quindi la lascio a sognare un'Italia guidata dal geometra Cancelleri e dal perito tecnico Pizzarotti, le cui grandi idee economiche - ora che non parla più di "decrescita feilice", possono essere rilevate da questo articolo del Sole24Ore. Si faccia pure guidare dalla sapienza e dagli "scec" di Pizzarotti, ma per piacere non coinvolga noi. Preferiamo guidarci da soli. Grazie.
Tafanus
Scritto il 05 novembre 2012 alle 00:32 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (2)
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