C'era una volta il centrosinistra che chiedeva l'accorpamento delle amministrative con le politiche, per risparmiare una barca di miliardi, ma il partito del Cipria non ci stava, perchè temeva che le amministrative - elezioni nelle quali il centrosinistra ha sempre avuto performances migliori che alle politiche - potessero trascinare il voto politico. Ora i ruoli si sono capovolti. Amore improvviso per il risparmio? No... semplicemente vogliono rinviare la catastrofe di Lombardia e Lazio - sperando in chissà quale stravolgimento del quadro politico possa verificarsi in due mesi, da febbraio ad aprile...
Ma le vere ragioni sono altre:
- la catastrrofe alle regionali potrebbe dare l'imprinting alle politiche;
- e in due mesi, tre regioni sai quanti famigli possono ancora sistemare?
- come subordinata, accorpamento in febbraio, per evitare l'effetto traino delle regionali.
Insomma, sono disperati. Quindi, all'improvviso, la destra italiana, appoggiata dai soliti servi dell'UDC, è improvvisamente diventata sensibile ai risparmi realizzabili con l'accorpamento delle regionali (tre) con le politiche. E' ora che Bersani prenda finalmente atto che con Casini non ci sono alleanze possibili, pena la perdita di un sacco di voti del PD. Io per Casini non voto. Bersani veda di ammansire Vendola nelle sue idee più demagogiche, e caso mai tenti di recuperare la parte decente - che pure esiste - della sinistra-sinistra (Cesare Salvi, Gavino Angius, Fabio MUssi, solo per fare dei nomi).
Se l'Angelino (che finalmente non sorride più, e mostra il suo vero volto) vuole eseguire gli ordini del Cipria di fare la crisi di governo, Bersani non si opponga. Anzi, lo aiuti. Anzi, si faccia in qualche modo "trazione anteriore" di questa crisi. Andiamo a votare così, col porcellum. Incassiamo il 55% dei deputati, e poi facciamo la legge elettorale nel PRIMO anno della nuova legislatura, e non sotto Natale, a quattro mesi dalle elezioni, come nel 2005. Quando l'ignobile Casini guidò i lavori parlamentari con tale protervia da riuscire a far approvare il Porcellum (che adesso non gli piace più) addirittura il 21 dicembre, col panettone già in tavola. Tafanus
...il volto violento dell'angelino....
Il partito di Berlusconi intima all'esecutivo di rimediare entro venerdì. L'ex premier sarebbe pronto alla crisi senza il rinvio. Alfano accusa il Viminale di aver rinunciato all'election day con le politiche cedendo alle pressioni del Pd, ma da Bersani arriva una dura replica: "Non dicano banalità, costa di più avere Regioni senza governo". Contrari al voto in due date anche Fini, Casini e la Lega
Il Pdl non ci sta e minaccia il governo. Puntando a rinviare le elezioni regionali di Lombardia, Lazio e Molise assieme a quelle politiche. Angelino Alfano, mettendo per una volta d'accordo tutto il partito, grida allo scandalo e annuncia battaglia. Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini usano invece toni pacati e preferiscono parlare di "preoccupazione", ma è un fatto che sulla scelta del Viminale di indire le elezioni delle tre regioni per il 10 e l'11 febbraio 1, senza accorparle alle politiche di aprile, si è formato un asse di centrodestra che promette di dare filo da torcere all'esecutivo. Al loro fianco anche la Lega, che ha annunciato di voler presentare un emendamento alla legge di stabilità "in cui è previsto, grazie all'election day, un risparmio di cento milioni di euro per le casse dello Stato da destinare a famiglie e imprese".
Intanto Silvio Berlusconi sarebbe pronto a mettere in crisi il governo se non ci sarà l'election day. L'ex premier avrebbe fatto questa considerazione nel corso di un vertice oggi a palazzo Grazioli con Gianni Letta, Denis Verdini e Alfano. Nel corso della riunione si sarebbe deciso di insistere perché si arrivi ad un unica data per il voto anticipando le elezioni politiche a febbraio. L'ipotesi coinvolgerebbe anche la Lega Nord con cui in queste ore sarebbero in corso dei contatti.
Per ora nessuna reazione è arrivata dal presidente del Consiglio Mario Monti di fronte alle polemiche. Anche se non si esclude che nei prossimi giorni l'argomento possa essere approfondito dal premier, per esaminare le varie ipotesi sul tappeto di cui si è discusso e si continua a discutere.
Il motivo dell'opposizione di Alfano sarebbe di natura economica: in tempi di gravissime ristrettezze fare un election day comporterebbe un risparmio di 100 milioni. L'Udc e Fli insistono invece soprattutto sui rischi di una campagna elettorale lunga da oggi a maggio, quando dopo le politiche si voterà anche per il nuovo sindaco di Roma. Spiegazioni che non convincono però il Pd, certo che dietro la presunta ragionavolezza di queste posizioni si nasconda in realtà un tentativo di prendere tempo per risolvere le divisioni del Pdl e le indecisioni dei centristi. Formalmente Alfano, Casini e Fini si dicono ugualmente disponibili alla possibilità di anticipare le politiche accorpandole alle regionali, ma in realtà sanno benissimo che il Quirinale non ha nessuna intenzione di avallare un accorciamento della legislatura, seppure di pochi giorni.
"Il governo rimedi ad un errore grossolano e madornale. Il Pdl non può dire di sì", dice Alfano. "Il gioco di Bersani è inaccettabile ed è inaccettabile che il governo si metta ai suoi piedi. Il governo non può piegarsi al calcolo cinico di Bersani e del Pd", aggiunge. "In questo modo - insiste - si condanna l'Italia a cinque mesi estenuanti di campagna elettorale. Il governo non si può mettere in ginocchio ai piedi di Bersani. Si tratta di una tassa di 100 milioni di euro per anticipare di 50 giorni le elezioni proprio mentre in queste ore si fa fatica a trovare i soldi per gli alluvionati. Siamo in una fase di difficoltà e il Pdl non può dire di sì".
La replica dei democratici all'attacco del segretario del Pdl non si è fatta attendere. "Un centrodestra affogato nei litigi interni, incapace di scegliere non un candidato premier, ma anche soltanto un metodo di selezione, vorrebbe far annegare l'intero Paese", dice Michele Ventura, vicepresidente dei deputati del Pd.
"Capiamo che in casa Pdl sia complicato sciogliere, oltreché il nodo della leadership, anche quello di chi sottoporre al giudizio degli italiani nella prossima primavera. Se, in tutto questo, devono anche capire chi candidare in Lazio, Lombardia e Molise, potrebbero non implodere, com'è sotto gli occhi di tutti, ma disintegrarsi. Tutto questo, però non significa che Alfano e i suoi abbiano il potere di bloccare tutto e tutti come stanno già facendo sulla legge elettorale. Il governo non ceda alle pressioni: non si possono lasciare senza governo queste regioni per i biechi interessi di una parte politica che stava mandando l'Italia in rovina".
Posizioni poi rafforzate da un intervento di Pierluigi Bersani. "Cerchiamo di non dire banalità. Per me si va a votare nei tempi giusti per le politiche e prima possibile per le regioni senza governo", taglia corto il segretario. "Alfano - ribadisce - non faccia il mestiere del presidente della Repubblica, ne abbiamo uno che sa fare benissimo il suo". "Se si sta parlando di elezioni regionali - conclude - Alfano faccia i conti di quanto ci costa avere regioni senza governo".
Alfano però, tornando sulla polemica, respinge la ricostruzione di Ventura e si dice disponibile a votare a febbraio, purché le politiche vengano accorpate alle amministrative. Sull'avversione al voto in due date (regionali a febbraio e politiche ad aprile) il Pdl sembra aver trovato la sponda dei centristi. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini si sono incontrati questa mattina a Montecitorio proprio per discutere di quella che ritengono una ipotesi preoccupante. Il rischio, sostengono, sarebbe quello di una lunga campagna elettorale da oggi fino a maggio, quando è previsto il voto per il Campidoglio. Una situazione che, sarebbe questo il timore di Fini e Casini, rischierebbe di causare la paralisi dell'attività parlamentare e di governo.
Ad aprire all'election day è infine anche Riccardo Nencini, sottoscrittore della carta d'intenti del centrosinistra con Bersani e Vendola. "Non farebbe scandalo anticipare le elezioni politiche", dice il segretario del Psi. "Il Parlamento - aggiunge - deve darsi una scadenza per affrontare la modifica della legge elettorale. Una volta varata la legge stabilità, nulla osta alla convocazione dei comizi elettorali".
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