Pochè fra poco avrò la casa invasa da parenti e amici, e non so se potrò vedere spesso cosa succede sul blog, approfitto di un momento di calma relativa per augurare a tutti gli amici vecchi e nuovi un sereno 2013.
Antonio
ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
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Pochè fra poco avrò la casa invasa da parenti e amici, e non so se potrò vedere spesso cosa succede sul blog, approfitto di un momento di calma relativa per augurare a tutti gli amici vecchi e nuovi un sereno 2013.
Antonio
Scritto il 31 dicembre 2012 alle 17:51 | Permalink | Commenti (21)
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Titolo originale: Moonrise Kindoom (Una fuga d'amore)
Regia: Wes Anderson
Principali interpreti: Bruce Willis, Eward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton, Jaret Gilman, Kara Hayward – 94 min. USA 2012.
Due diverse case, in una semisconosciuta isoletta del New England, all’inizio del film: una casa a più livelli, che ripresa dall’esterno consente un’occhiata agli ambienti dei singoli ripiani (ricordandoci quella de I Tenenbaum, uno dei primi film di Anderson); una casa sopra un albero ai margini del vasto campo per boy scouts, presso il limitare di un bosco. Suzy, la figlia dodicenne della strana famiglia Bishop condivide con i fratellini il piano intermedio della prima casa, mentre la madre, al piano più basso, comunica con i figli e col marito, all’ultimo piano, attraverso un megafono, per lo più impartendo ordini insensati.
Nel campo dei boy scouts, invece, vive Sam, dentro una tenda attrezzata, in mezzo ad altre che ospitano ragazzi come lui, anche se la sua personale storia è più triste: orfano, ora adottato da una coppia che male lo sopporta, dovrebbe passare nel campo un po’ di vacanza, trovandosi alle prese con l’insensatezza strampalata degli ordini minuziosi di Ward, il capo scout. Suzy e Sam, però, vedono con molto distacco gli adulti bizzarri che hanno intorno: aspettano che arrivi il momento di fuggire da loro, secondo un piano che da un anno andavano organizzando e che non avrebbe potuto fallire. I due si erano, infatti, conosciuti e innamorati un anno prima, in seguito all’irruzione di Sam dietro le quinte di uno spettacolo teatrale in cui Suzy, vestita da corvo, si accingeva a recitare.
Fu per entrambi un colpo di fulmine immediato, cui seguirono lo scambio epistolare segreto e l’appuntamento per l’anno successivo. Eccoli qui, ora, dunque, nel luogo convenuto, a dare il via alla prima delle loro fughe d’amore, per imparare a vivere lontani dai grandi, organizzandosi con un gattino e l’inseparabile binocolo di lei, col quale esplorare i vasti orizzonti del mondo ancora tutto da scoprire. Saranno cercati e ripresi facilmente e, come nel gioco dell’oca dei fratellini di Suzy, dovranno tornare al punto di partenza; ci riproveranno e saranno nuovamente riacciuffati. Nel frattempo, però, avranno a poco a poco scoperto se stessi, la loro forza e i loro limiti; si saranno scambiati un primo vero bacio amoroso, avranno preso coscienza per la prima volta della sessualità, cercando di costruire un’identità adulta attraverso la ricomposizione di quei frammenti di conoscenza che erano arrivati a loro nell’età infantile e che, ora, troveranno una giusta collocazione in un quadro più complesso, come avviene, per analogia, con la musica di Purcell, di cui i piccoli di casa Bishop ascoltano le brevi sequenze separate, secondo le indicazioni didattiche di Britten, per apprezzarne infine l’insieme. Il viaggio di formazione dei due teneri innamorati costituisce un banco di prova anche per molti altri, dai compagni scout di Sam, dapprima ostili, poi più attenti nel giudicarlo, a Ward, che dopo la lettura dei diari della coppia si intenerisce e contribuisce, insieme al poliziotto Sharp, alla provvisoria e positiva conclusione della loro avventura.
Chi ha amato e apprezzato i precedenti film di Anderson, oltre a I Tenenbaum anche Il treno per il Darjeeling, avrà riconosciuto in quest’ultima pellicola la sua inconfondibile impronta, per l’attenta esplorazione dei percorsi non semplici e spesso dolorosi attraverso i quali si diventa adulti e per la poesia, che attraverso un mondo di immagini fantastico, quasi onirico, esprime i turbamenti e le speranze dei giovani adolescenti che vorrebbero rifare il mondo. Cast eccezionale per la qualità della interpretazione di tutti gli attori.
Angela Laugier
Scritto il 31 dicembre 2012 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 30 dicembre 2012 alle 23:47 | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 30 dicembre 2012 alle 23:38 | Permalink | Commenti (5)
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[...] Rosy Bindi ha superato lo scoglio delle primarie in provincia di Reggio Calabria [...] Battuta d'arresto invece per il renziano Giorgio Gori a Bergamo (video). Non ce l'ha fatta a vincere le primarie per la scelta dei parlamentari del Pd. Nella circoscrizione di Bergamo, infatti, dove si era candidato, è arrivato solo quarto, con il 12 per cento delle preferenze (prima Elena Carnevali, capogruppo del Pd in Comune con il 31,18% dei voti. Secondo si è classificato il deputato Giovanni Sanga con il 20,47%). Alla fine, con un tweet, ha ringraziato chi lo ha sostenuto.
Qualche ora più tardi, però, l'ex spin doctor del sindaco di Firenze ha fatto un'analisi più critica: "Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sé un'ampia fetta di elettorato 'nuovo' che oggi, dopo quella sconfitta, complice anche il silenzio del sindaco di Firenze, ha in gran parte messo da parte l'idea di votare il nostro partito. Lo considera 'irriformabile' e volge lo sguardo altrove". E rincara la dose: "E' un grave problema per il Pd, a mio avviso, di cui i più non paiono avvertiti. Non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori". A sorpresa, infine, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera ha accettato la proposta di Bersani di candidarsi nelle liste del Pd [...] (fonte: Repubblica)
Questa tornata "primariale" ed elettorale rischia di trasformarsi per una Caporetto, per gli antibersaniani di tutte le sfumature. Segnali e fortune insperate. Giorgio Gori, il Grande Comunicatore, che arriva quarto a Bergamo, e se la prende col suo (ex) idolo Matteo Renzi; le botte di culo delle dipartite prima di Pietro Ichino, e adesso anche dell'esperto giocatore di poker Mario Adinolfi; ancora qualche botta di culo, e ci liberiamo anche di Fioroni & di Gentiloni, e forse di altri oni.
Intanto in Lombardia Albertini non molla, e da una mano al PD. Per le politiche Maroni non molla, si potrebbe arrivare alla rottura Lega-PdL (o ciò che ne rimane), e questo potrebbe consegnare con certezza anche sia la Regione Lombardia che il Senato al centro-sinistra. A questo punto tutti i sogni montian-casiniani di condizionare scelte e decisioni del PD grazie ad una doppia maggioranza, andrebbero a farsi fottere. Nel frattempo il partito di Monti - qualunque cosa sia - sta rimanendo solo con personaggi che caratterizzano il montismo come un "rassemblement" destrorso, a forte componente clericale, inzeppata di cascami della vecchia politica. Il "nuovo che avanza" da quelle parti latita.
Forse esagero in ottimismo, ma ho idea che fra due mesi, dopo aver combattuto (e perso) una assurda battaglia politica che non avrebbe dovuto neanche iniziare, da senatore a vita e uomo in teoria super partes, Monti non solo non sarà più candidabile - per decenza - al Quirinale, ma fornirebbe una prova inequivocabile di cattivo gusto istituzionale persino a mantenere il seggio di senatore a vita.
Nel frattempo il "partito di Monti" - prima che si capisca cosa sia - ha già iniziato a perdere "pezzi pregiati" (Passera, la Cancellieri...), e sta già sorgendo qualche attrito con Casini sulla pretesa di Monti di scegliere anche i candidati in quota UDC.
E adesso Monti sta portando avanti, con estrema nonchalance, un'altra botta di cattivo gusto: sta impiegando Bondi (in carica come commissario ad acta per la spending rewiew, quindi uomo del governo tecnico di larghe intese), come suo impiegato addetto a vagliare le candidature di non si è capito bene quale lista. Di Rutelli - per quello che vale - non si è capito che maglietta porti. Montezemolo vale il 3%; Oscar Giannino sembra sparito nel nulla. Alla fine, Monti rischia di restare con Bonanni e Della Vedova. Ma potrebbe sempre candidare Martone e la Fornero. Ad minora! Tafanus
Scritto il 30 dicembre 2012 alle 22:24 nella Bersani, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 30 dicembre 2012 alle 21:21 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (7)
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Poichè in questi giorni la leggenda metropolitana che Monti e Bersani abbiano una agenda IDENTICA o quasi, e molti commentatori, sia sul Tafanus che su Facebook hanno sposato questa tesi - evidentemente senza aver letto né l'Agenda Monti, né il Documento Programmatico del PD, ho lavorato tre ore per riordinare quest'ultimo in formato word, e metterlo online, a questo indirizzo, che si trova anche sulla colonna laterale del blog nel gruppo FILES UTILI:
Documento Programmatico del PD
Da ora in poi, poichè discutere con chiunque di cose che la ggente non si preoccupa di verificare prima di aprire discussioni da tre di notte, solo perchè ha letto che Scalfari ha scritto che uno gli ha detto di aver sentito, non discuterò di queste due agende-fotocopia con NESSUNO che non si sia preoccupato di verificare di persona le similitudini fra le 25 pagine scritte larghe di Monti, e le 111 pagine scritte strette del PD. Per la cronaca (scusate la pignoleria), l'Agenda Monti è costituita da 8.540 parole, il programma del PD è costituito da 77.171 parole.
Ora (problema della vasca da bagno) se le due "agende sono una la fotocopia dell'altra", vuol dire che il Documento del PD ha fotocopiato esattamente 9,04 volte l'agenda di Monti. Ad occhio, non è già evidente così che si tratta di una pura scemenza? E che resta una scemenza anche se la riprende Scalfari, Dante Alighieri o Domineddio?
Ad abundantiam, vorrei far notare che il documento programmatico del PD dedica interi capitoli a temi neanche NOMINATI da Monti. Ma se qualcuno vuole insistere su questa scemenza, prima confronti i due documenti, poi ne parliamo. Grazie
Tafanus
Scritto il 30 dicembre 2012 alle 19:43 nella Bersani, Politica | Permalink | Commenti (4)
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E' morta Rita Levi Montalcini. Premio Nobel e senatore a vita, aveva 103 anni
Si è spenta nella sua abitazione di Roma. Nel 1986 vinse il Nobel per la medicina grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa
Aveva 103 anni ed era nata a Torino. La scienziata era con alcune persone care che, accortesi del peggioramento delle sue condizioni di salute, in un primo momento hanno chiamato un'ambulanza per portarla alla vicina clinica Villa Margherita. Ma il quadro clinico è andato rapidamente peggiorando. Quando il personale del 118 è arrivato sul posto, non ha potuto fare altro che costatarne il decesso.
Rita Levi Montalcini nel 1986 vinse il Premio Nobel per la medicina grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa. E' stata, inoltre, la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 2001 fu nominata senatrice a vita, dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la scelse per i suoi meriti sociali e scientifici.
Scritto il 30 dicembre 2012 alle 16:07 | Permalink | Commenti (16)
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Il Signor Bonavegrillo, e la favoletta senza lieto fine della "politica a costo zero". Il Rag. Grillo ha iniziato la questua
Il signor Grillo ha chiesto il suo primo milione ai fedeli per finanziarsi la tournée elettorale e pagare le parcelle degli avvocati, che gli sono costate – belin – già 120 mila Euro, roba che quando lo scopre Mavalà Ghedini alza la parcella al suo cliente imbalsamato. Chissà perché un milione, poi, calcolato in base a quali preventivi o per la nostalgia del Corriere dei Piccoli? Un milione è poca cosa rispetto alle spese degli altri partiti, ma il primo passo è stato compiuto. La fiaba della politica a costo zero è già finita. Il testo completo della richiesta di palanche è sulla pagina di Facebook del comico.
(dal blog di Vittorio Zucconi) (Grazie a nonna Mana per la segnalazione)
Scritto il 30 dicembre 2012 alle 15:54 | Permalink | Commenti (7)
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...quando si dice la qultura...
Giorgio Manganelli una volta ha scritto che non ci sono libri innocui e non c’è cultura che non fa male a nessuno e rende migliori. “Un grande libro – ha scritto Manganelli – è terribile, perché la sua storia dentro di noi non si spegnerà mai; e sarà la storia della nostra libertà. Una biblioteca è molte, strane, inquietanti cose; è un circo, una balera, una cerimonia, un incantesimo, una magheria, un viaggio per la terra, un viaggio al centro della terra, un viaggio per i cieli; è silenzio, ed è una moltitudine di voci; è sussurro ed è urlo; è favola, è chiacchiera, è discorso delle cose ultime, è memoria, è riso, è profezia”, ha scritto Manganelli, e m’è tornato in mente in questi giorni per via di un libro bellissimo che ho appena riletto e di un discorso del sindaco di Parma. Il libro bellissimo, recentemente ristampato dal Saggiatore, è “Gnanca na busìa”, di Clelia Marchi (che in questa nuova ristampa è intitolato “Il tuo nome sulla neve”), ed è la storia della Marchi e di suo marito, che la Marchi, una signora nata nel 1912 a Poggio Rusco, in provincia di Mantova, ha scritto, alla morte del marito, sul loro lenzuolo nuziale: “Io ero una bambina di fronte a lui io avevo 14 anni e lui 25 ma io non avevo mai pensato che quel bel ragazzo che avevo visto per la prima volta alla macchina mi domandasse di fare la more; le ò detto se lo sa la mia famiglia; che voi siete vecchio: mi disse ma se ti piacio, parleremo di nascosto e quando avrai compiuto 16 anni si sposeremo; ma chi pensava à sposarsi: veniva tutti i giorni in casa mia a lavorare con il mio papà”. Il libro è scritto tutto così, in un italiano che è l’italiano di chi l’italiano non lo sapeva, ed è bellissimo, ed è, tra le altre cose, un inno a una lingua povera, fatta di niente, a un’ignoranza benedetta, che permette alla Marchi di dir delle cose che se avesse studiato forse non sarebbe riuscita a dire.
Invece, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, l’altro giorno, a Parma, ha fatto un discorso che ha fatto gli auguri alla città, e il discorso finiva così: “Questo è un grande desiderio che voglio esprimere alla città, e che vorrei donare, cioè, che donassimo a se stessi. Vi ringrazio della presenza, dell’attenzione e augùro a tutti, tutti voi, un felice anno nuovo, e la speranza che il 2013 possa diventare veramente l’anno di svolta, al di là di tanti numeri e di tante espressioni di futuro che si possono avere io spero veramente che la città, e la nazione intera, possa stringersi, siamo in un momento di difficoltà che ha bisogno di idee nuove, di nuovi spunti per superare un momento veramente così difficile, sono tanti tutti i giorni, eh, insomma, i gridi di speranza che vengono rivolti al comune, e penso anche alle altre istituzioni, per quanto riguarda la casa e il lavoro, speriamo che, nell’anno prossimo, si possano trovare soluzioni per alleviare le difficoltà di tutti, grazie mille a tutti, e grazie per, veramente…”
Seguivano un paio di parole coperte dagli applausi. E io, che sono di Parma, a sentire questo discorso, un po’ mi ha fatto ridere, un po’ ho avuto vergogna, e mi è tornato in mente quando, ai primi di ottobre, durante un Consiglio comunale, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, aveva detto, rivolto ai consiglieri di minoranza: “Io non ho capito se voi preferiate, plurale maiestatis, che il comune fallisca”, che anche allora, un po’ mi aveva fatto ridere, un po’ avevo avuto vergogna per lui, e poi alla fine ho pensato che la cosa che Manganelli dice per la cultura, che non c’è cultura che non fa male a nessuno e rende migliori, eh, forse vale anche per l’ignoranza.
(Paolo Nori - Il Foglio)Scritto il 30 dicembre 2012 alle 07:59 | Permalink | Commenti (13)
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Scritto il 30 dicembre 2012 alle 00:00 | Permalink | Commenti (8)
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[...] Poi l'affondo più duro: "Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle
storie così importanti dovrebbe ricordarsi il valore della moralità",
dice citando le battaglie di Enrico Berlinguer e Pio La Torre per la
moralità. "Tra Violante e Dell'Utri c'è una convergenza che dovrebbe far
riflettere i dirigenti del Pd", rincara riferendosi ai giudizi sulla
candidatura di Piero Grasso nelle liste dei democratici. Accuse che non
impediscono comunque all'ex magistrato di sostenere che comunque la
porta per il Pd "rimane aperta" (quando si dice la coerenza...), così come per il movimento di Grillo.
Offerta
che il Movimento 5 Stelle declina però con durezza definendo
l'esperimento della lista Rivoluzione civile "un minestrone con tre
partiti che non hanno da soli alcuna possibilità di superare lo
sbarramento elettorale". "Ingroia ha detto che la sua porta per il
MoVimento 5 Stelle è aperta. Lo ringrazio, ma, per favore, la richiuda",
conclude Grillo sul suo blog [...]
Insomma, nella sua incommensurabile generosità, Antonio Ingroia - che per quanto ne sappiamo finora vale lo zerovirgola - apre generosamente le porte al PD (35%) e a Grillo (15%). Bersani non ha neanche risposto, Grillo invece lo ha mandato affanculo. Non è un grande risultato, per chi pensava che il Paese lo avrebbe accolto come il Messia. Antonio Ingroia: sotto la toga, niente.
Tafanus
Scritto il 29 dicembre 2012 alle 19:22 nella Bersani, Politica | Permalink | Commenti (8)
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[...] Non si possono chiedere risorse allo Stato, e quindi ai contribuenti, mentre si lasciano svanire risorse europee, che sono peraltro anch'esse finanziate dal contribuente italiano. Sulla scorta dell'esperienza maturata con il successo del Piano di azione coesione e della riprogrammazione dei fondi strutturali, occorre mettere in campo tutti gli sforzi possibili per incrementare la capacità delle amministrazioni di promuovere progetti finanziabili da parte dei Fondi strutturali dell'UE, con un obiettivo preciso: l'utilizzazione totale dei contributi disponibili.
Catalano dixit. E' meglio spendere bene i fondi europei che non spenderli affatto e doverli restituire. Quello che Monti dimentica di dirci è quali siano "tutti gli sforzi possibili" che ha in mente.
[...] Continuare la stagione delle liberalizzazioni - L'anno passato ha segnato un salto di qualità negli interventi per l'apertura dei mercati e la rimozione delle barriere alla concorrenza. Le liberalizzazioni non sono state provvedimenti isolati ma parte integrante di una politica economica che ha messo al centro l'interesse dei cittadini-consumatori piuttosto che quello delle singole categorie economiche o dei produttori. Ed è stata un contributo ad accrescere l'equità, favorendo gli outsiders e i nuovi ingressi nel mercato [...]
Siamo felici di apprendere che ci sia stato "un salto di qualità" nelle liberalizzazioni. Qualcuno può aiutarci a fare l'elenco delle liberalizzazioni fatte col salto di qualità?
[...] E' necessario impegnarsi a proseguire e intensificare la politica di apertura dei mercati dei beni e dei servizi, sulla base di un adeguato processo di consultazione pubblica, nelle industrie a rete, nei servizi pubblici locali, rispettando i paletti posti dalla sentenza della Corte costituzionale, e nei servizi resi da lavoratori autonomi e liberi professionisti, nonché di rimozione dei vincoli che limitano in essi la concorrenza [...]
Quello che "è necessario fare" ormai lo sa anche la mia colf albanese. Quello che la mia colf albanese vorrebbe capire è COME il Professore intenda raggiungere questo obiettivo. Strano, per esempio, che il tutta l'Agenda (provare per credere) non ricorra mai, neanche una volta, la parola "frequenze". Evidentemente le frequenze TV non sono una priorità
[...] Nei mesi scorsi migliorare il contesto competitivo per le imprese è stato un filo rosso dell'azione del governo. Riduzione degli oneri burocratici, tribunali per le imprese, promozione di fonti di finanziamento alternative, come la possibilità di avere obbligazioni societarie o l'agevolazione fiscale per i project bonds, la defiscalizzazione per le imprese che investono (ACE), la riduzione dei ritardi di pagamento dell'amministrazione alle imprese, revisione degli incentivi alle imprese, riduzione dei costi di approvvigionamento energetico sono stati alcuni dei fronti di azione. Bisogna andare avanti [...]
Se qualcuno avvista uno di questi provvedimenti, mi faccia unn fischio. Ricordate? Creare un'azienda in un giorno al costo di un euro... mi notifichi anche casi di accorciamento dei termini di pagamento ai fornitori, e mi specifichi di quali cazze di rifuzioni dei costi energetici sta straparlando Monti
[...] Serve infine lavorare sulla produttività totale dei fattori e sul costo del lavoro per diminuire quel divario con gli altri Paesi europei che crea uno squilibrio di competitività. Bisogna quindi continuare sulla strada del decentramento della contrattazione salariale lungo il solco dell'accordo tra le parti sociali dell'ottobre scorso [...]
Su questo tema, non ci serve niente. Abbiamo già visto lo sviluppo degli amorosi sensi fra Monti e Marpionne, l'uccisione della contrattazione collettiva, e la riduzione progressiva, di fatto, del reddito spendibile, per i lavoratori a reddito fisso italiano, al penultimo posto in Europa. Manca ancora un passo: è una vergogna che in Grecia guadagnino ancora meno di noi. Dobbiamo superarla, la Grecia, ed aspirare all'ultimo posto assoluto.
[...] dobbiamo favorire la nascita di nuove imprese nei settori che sono portatori di crescita. Il governo ha per la prima volta introdotto un regime per le start up. Sulla base di un attento monitoraggio dei risultati, si potrà pensare a sostenere ulteriormente le piccole imprese innovative, anche aiutando l'emergere di un vero mercato dei capitali di rischio, in particolare seed capital, che aiuti i giovani nella primissima fase di avvio della loro impresa [...]
Questa devo averla già sentita... Professore, troviamo qualcosa di nuovo?
[...] Nel complesso, negli ultimi dieci anni l'Italia ha perso quasi il 30% della sua quota nel commercio mondali dei beni. Adesso si è iniziato a invertire la rotta [...]
Quando è successo??? TUTTI gli organismi internazionali sono passanti accanto a questa inversione di rotta senza accorgersi di nulla?
[...] La credibilità dell'Italia nel mondo aiuta le imprese ad aprirsi nuove porte. Ma per sostenere la competitività c'è anche bisogno di ridurre i costi del credito per l'export, di rendere più agili ed efficienti le strutture di promozione del commercio estero rafforzando il lavoro della nuova ICE, di migliorare la logistica e di eliminare oneri amministrativi e adempimenti farraginosi. Occorre una attenzione particolare per la proiezione internazionale delle imprese medio-piccole, che hanno bisogno di consulenza giuridico-economica adeguata e di informazioni sui nuovi mercati di sbocco. Bisogna infine sostenere gli interessi legittimi delle imprese e dei lavoratori italiani nella definizione degli accordi commerciali che l'Unione europea stringe con i Paesi terzi, promuovendo un migliore e più equo accesso ai mercati internazionali, secondo la logica di un approccio aperto ma non disarmato. [...]
Caspita! Come suona bene, Professore! Ma queste cose le sapevamo anche noi! Quello che ci aspettavamo da lei era che ci illuminasse la strada! Quello che "occorrerebbe" lo sanno cani e porci". Sul come, quando, chi, a che prezzo, con quali fonti di finanziamento, è ciò che un Professore dovrebbe spiegarci. Oppure ha bisogno di appaltare questo corno del problema ad un sub-governo tecnico?
[...] Bisogna puntare a raggiungere un livello di investimenti diretti esteri vicino alla media europea, che potrebbe portare fino a circa 50 miliardi di euro in più di investimenti l'anno [...]
Si... ma come? Il Professore ha una ricetta per ogni problema:
[...] Per far questo bisogna guardare con occhi più aperti agli investimenti diretti esteri, quando sono basati su piani industriali seri e hanno prospettive di valorizzazione industriale e occupazionale [...]
Insomma, la ricetta è semplice: per attrarre più investimenti esteri, basta guardare con occhi più aperti agli investimenti esteri... Ad averlo intuito prima! Avremmo tenuto tutti gli occhi spalancati come quello di Mara Carfagna, fissando con aria di sfida gli investimenti esteri!
Con questa catalanata, vi do appuntamento alla prossima puntata. Tafanus
(Fine 2° puntata - Continua)Scritto il 29 dicembre 2012 alle 19:03 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (12)
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Grande stile, Antonio Ingroia... Prima aveva attaccato la Corte Costituzionale perchè sul conflitto di attribuzioni Quirinale-Procura "aveva emesso una sentenza politica". Adesso attacca Pietro Grasso, perchè "era stato scelto da Berlusconi come Procuratore Nazionale Antimafia". Intanto noi prendiamo atto che Pietro Grasso si candida col PD e non col PdL (o ciò che ne resta) di Berlusconi. E prendiamo atto del fatto che contestualmente all'ingresso in politica ha presentato le dimissioni irrevocabili dalla Magistratura.
Problema di stile, caro Ingroia... Sarà per quello che Grasso è diventato cardinale, e lei è rimasto sacrestano? Tafanus
ROMA - Antonio Ingroia scioglie la riserva e annuncia il suo ingresso in politica con la candidatura a premier della neonata lista "Io ci sto". La sua investitura è un lungo e duro attacco al Pd e al Procuratore nazionale antimafia che proprio ieri ha ufficializzato la sua presenza alle prossime elezioni con i democratici. Grasso, accusa il magistrato palermitano, divenne Procuratore nazionale antimafia "scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui venne escluso Giancarlo Caselli, 'colpevolè di aver fatto processi sui rapporti tra mafia e politica".
Antonio Ingroia e Pietro Grasso
"Da magistrato -
dice Ingroia - non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per
continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo
diverso". "Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di
doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese
normale e in una situazione normale - prosegue il magistrato palermitano
- Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci
sto. E' venuto il momento della responsabilità politica. Alla società
civile e alla buona politica dico 'graziè perche hanno fatto un passo
avanti". "Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione
dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della
patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono
in gioco, assumendo rischi", dice ancora.
Nell'autoinvestitura di Ingroia non mancano gli spunti
polemici, innanzitutto nei confronti del Pd, colpevole di aver
"smarrito la sua coerenza". "A Bersani, che ho definito persona seria e
credibile - aggiunge l'ex pm di Palermo - dico di uscire dalle
contraddizioni in cui la sua linea politica si è impantanata". Al
segretario del Partito democratico, ricorda Ingroia, "ho fatto un
appello" e "lui ha risposto in modo un po' stravagante, dicendo che non
risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che Bersani sappia che
l'avevo cercato personalmente, ma non ho ricevuto risposta, me ne farò
una ragione. Evidentemente si sente un po' il padre eterno, Falcone e
Borsellino quando li cercavo rispondevano subito".
Poi l'affondo
più duro: "Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle storie così
importanti dovrebbe ricordarsi il valore della moralità", dice citando
le battaglie di Enrico Berlinguer e Pio La Torre per la moralità. "Tra
Violante e Dell'Utri c'è una convergenza che dovrebbe far riflettere i
dirigenti del Pd", rincara riferendosi ai giudizi sulla candidatura di
Piero Grasso nelle liste dei democratici. Accuse che non impediscono
comunque all'ex magistrato di sostenere che comunque la porta per il Pd
"rimane aperta".
Per quanto riguarda il mio giudizio sui comportamenti di Antonio Ingroia, rinvio a quanto ho già scritto in più riprese: peggio del peggior Di Pietro. Le sue espressioni su Bersani, ma soprattutto du Pietro Grasso, lo qualificano per quello che è: un livoroso populista, che si è visto sottrarre il piedistallo da sotto il culo da un magistrato che nei decenni si è guadagnato la stima di tutti. Tranne che di Ingroia, evidentemente...
Scritto il 29 dicembre 2012 alle 12:15 nella Politica | Permalink | Commenti (34)
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Scritto il 29 dicembre 2012 alle 00:14 | Permalink | Commenti (3)
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LO SPETTATORE - «Se la situazione lo richiederà ancora, immagino che i partiti saranno anche disposti a mettere a frutto l'acquisita capacità di dialogo per pensare a grandi coalizioni. Sarà bello guardare tutto questo dal di fuori» (Mario Monti intervistato da "La Stampa", 3 aprile).
SEMPRE ESCLUSO - «Ho sempre escluso ed escludo anche oggi di considerare un'esperienza di governo che vada oltre la scadenza naturale del governo che ho l'onore di presiedere. Dopo le elezioni, resterò membro del Parlamento come senatore a vita» (Mario Monti, 10 luglio).
MAI E POI MAI - «D.: Nel caso che dopo le prossime elezioni, Parlamento e partiti le chiedessero di rimanere o comunque di continuare ad avere responsabilità di governo, pensa che potrebbe rivedere la sua decisione di un ritorno alla vita privata?». R.: «Mi rifiuto di pensare che un grande paese democratico come l'Italia non sia in grado, attraverso libere elezioni, di scegliere una maggioranza di governo efficace e, indirettamente, un leader adeguato a guidarla. Quindi la sua domanda credo e spero non sarà rilevante» (Mario Monti intervistato dal settimanale "Tempi», 19 agosto).
IRRICEVIBILE - «Quelli per un Monti-bis sono appelli simpatici, ma non ricevibili. Sicuramente non mi pongo e credo che nessun altro seriamente si ponga questa eventualità. Per me le vacanze arriveranno abbastanza presto» (Mario Monti, 7 settembre).
INIMMAGINABILE - «Manca ancora tanto per finire il Monti primo, non penso proprio al bis. Il mio orizzonte finisce ad aprile 2013, non c'è alcun dubbio» (Mario Monti, 8 settembre).
IMPENSABILE - «È impensabile che in un grande Paese democratico come l'Italia non si possa eleggere un leader in grado di guidare il governo. L'esperienza del governo tecnico è sicuramente episodica, transeunte e limitata nel tempo» (Mario Monti, 9 settembre).
INCANDIDABILE - «Non correrò alle elezioni, del resto non ne avrei bisogno visto che il capo dello Stato mi ha nominato senatore a vita» (Mario Monti, 25 settembre).
IL LASCITO - «Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi e spero di lasciare un Paese meno rassegnato e più rasserenato» (Mario Monti, 1° ottobre).
POCHI E BIPARTISAN - «Mi auguro che le eventuali candidature di miei ministri alle prossime elezioni siano limitate nel numero e distribuite politicamente» (Mario Monti, 5 novembre).
NON OGGI -
«Nessuno mi domanda impegni oggi, e oggi non ne do» (Mario Monti, 17 novembre).
NON PUÒ - «Monti è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento o partecipare alla campagna elettorale, perché è già parlamentare e questo non è un particolare da poco, anche se qualche vota lo si dimentica» (Giorgio Napolitano, 21 novembre).
MINISTRO GRANTURISMO - «Non diventerò mai un politico di professione. Più volte in questi anni ho rifiutato ruoli e candidature. Quando finirò di fare il ministro con Monti, vorrei spendermi per il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo e per promuovere il dialogo. Perciò immagino i prossimi anni fatti d'incontri, studi, viaggi ed esperienze tra l'Europa, il Mediterraneo e l'Africa» (Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione, Panorama, 21 marzo).
Se lo incontra, ci saluti tanto Veltroni....
Scritto il 28 dicembre 2012 alle 18:16 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (3)
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Tre milioni di euro al mese, 100mila al giorno: questi gli alimenti che spettano a Veronica Lario secondo la sentenza del Tribunale di Milano depositata a Natale. Lei lascia a Silvio la villa di Macherio e tutte le proprietà immobiliari. Entrambi rinunciano a chiedere "l'addebito di colpa". Dopo tre anni di separazione non consensuale, cala così il sipario su un (secondo) matrimonio d'amore, scivolato negli scandali delle olgettine e nella lettera aperta in cui la moglie pretendeva pubbliche scuse del marito e lo definiva "malato". Il commento di Laura Laurenzi
...evvvai!!! Se Sirviu paga 2500 euri al mese più appartamento in comodato d'uso e "fringe benefits! varie a una ventina di troie, può ben pagare 6 miliardi di lire al mese alla madre dei suoi figli, pluricornificata ed umiliata... Forse Dio esiste... Tafanus
Scritto il 28 dicembre 2012 alle 14:13 | Permalink | Commenti (3)
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Più mi avvicino all'agenda Monti, più avverto il cattivo odore di ciò che non c'è. Ho fatto il piccolo esperimento di passare al setaccio del motore di ricerca tutto il documento alcune parole chiave:
La parola EUROPA compare 17 volte.
La voce più grande dello sfascio italiano, "EVASIONE", è trattata in sei righe, su un documento di 25 pagine.
La parola DISOCCUPAZIONE compare 2 volte
Si cercherebbero invano, viceversa, le parole MAFIA, SUD, MERIDIONE, MERIDIONALE, IMMIGRATI, IMMIGRAZIONE.
Finalmente abbiamo un aspirante premier che non rompe i coglioni alla ggente e alla chiesa con questi noiosissimi problemi. Un premier che ha già risolto, prima ancora di essere eletto, il problema meridionale, quello della mafia, e quello della evasione fiscale. Finalmente possiamo dirlo: per avere uno così, non c'era bisogno di scomodare Harward e la Bocconi. La CEPU sarebbe stata persino troppo. Tafanus
Scritto il 28 dicembre 2012 alle 09:32 | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 28 dicembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (2)
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La Rai promette: "Stesso spazio ad altri leader" - Dopo le tante apparizioni dei giorni scorsi, ancora un comizio di 28 minuti del Cavaliere a Unomattina. Inutile la lettera del Pd al Garante che sarà ascoltato oggiin Parlamento
Un gruppo di parlamentari del Pd ieri si è rivolto all'Autorità garante per le telecomunicazioni, ma l'iniziativa non è bastata a fermare Silvio Berlusconi. Il leader del Pdl è tornato nuovamente in televisione questa mattina, aggiungendo un'altra mezz'ora alla lunga lista di presenze sul piccolo schermo messa insieme nell'ultima settimana. Stavolta è stato il turno di Unomattina, dove l'ex premier è stato ospite esattamente per 28 minuti.
Una situazione alla quale la Rai ha promesso oggi di voler riparare. "Negli ultimi giorni l'onorevole Silvio Berlusconi ha chiesto e ottenuto spazio ad una serie di trasmissioni televisive e radiofoniche. In una ottica di equilibrio precedente alla 'Par Condicio' la Rai offrirà analoghi spazi di comunicazione ai leader di altre formazioni politiche", spiega una nota di Viale Mazzini. Domani l'ex premier verrà ancora intervistato all'interno dell'edizione serale del Tg1, ma è stata "rifiutata" la sua partecipazione in prima serata alla trasmissione 'Porta a porta' e congelata quella a una rubrica sportiva. Quest'ultima decisione è stata comunicata dal direttore generale della Rai Luigi Gubitosi con un lettera al presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai Sergio Zavoli.Scritto il 28 dicembre 2012 alle 07:59 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (4)
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Come avevamo promesso, usiamo all'Agenda Monti lo stesso trattamento che abbiamo riservato al non-programma di Grillo, e a quello di Renzi. Non vediamo perchè avremmo dovuto avere un approccio diverso. Anzi... abbiamo adottato un metro di giudizio più severo, perchè da un professore/rettore della Bocconi ci aspettiamo una maggior professionalità, rispetto a quella dei cazzari citati prima. In nero passi scelti dell'Agenda, in seppia i nostri commenti. Tafanus
[...] L'Italia a testa alta nel mondo Occorre maggiore attenzione alle relazioni con i Paesi in via di sviluppo improntandole alla difesa della pace e alla solidarietà, allo sradicamento della povertà e della insicurezza alimentare. Per ovviare a risorse forzatamente limitate, va rafforzato il coordinamento delle politiche di cooperazione, mettendo a coerenza l'intero sistema di cooperazione italiano (pubblico, privati, territori e società civile) [...]
...forse è per quello che abbiamo continuato ad essere inadempienti, anche sotto il governo Monti, coniferimento ai nostri impegni di aiuti ai paesi del terzo mondo...
La crescita non nasce dal debito pubblico. Finanze pubbliche sane, a tutti i livelli. Si possono anche criticare obblighi europei, ed anche il governo le ha criticate, per certi aspetti, ma bisogna ricordare che esse sono oggi il test della credibilità della politica fiscale seguita dagli Stati che devono rientrare da un debito eccessivo. Bisogna rovesciare la prospettiva e prendere il quadro europeo come lo stimolo a cercare la crescita dove essa è veramente, nelle innovazioni, nella maggiore produttività, nella eliminazione di sprechi. La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane. Per questo il Paese dovrà continuare l'impegno per il risanamento dei conti pubblici in coerenza con gli obblighi europei in materia di disciplina delle finanze pubbliche, ed in particolare:
-a) attuare in modo rigoroso a partire dal 2013 il principio (di cui al nuovo articolo 81 della nostra Costituzione) del pareggio di bilancio strutturale, cioè al netto degli effetti del ciclo economico sul bilancio stesso;
-b) ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati (tenuto conto del fatto che, realizzato il pareggio di bilancio e in presenza di un tasso anche modesto di crescita, l'obiettivo di riduzione dello stock del debito sarebbe già automaticamente rispettato);
-c) ridurre a partire dal 2015, lo stock del debito pubblico in misura pari a un ventesimo ogni anno, fino al raggiungimento dell'obiettivo del 60% del prodotto interno lordo;
-d) proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico, in funzione della riduzione dello stock del debito pubblico (ogni provento deve essere integralmente destinato a questo scopo).
Peccato che:
-a) sul pareggio di bilancio nel 2013 non ci crede più nessuno;
-b) lo stock del debito pubblico è cresciuto megli ultimi dodici mesi sforando i 2.000 miliardi di euro, e toccando il 126% del PIL;
-c) la riduzione del debito pubblico secondo i parametri del fiscal-compact riporterebbe l'Italia allo stato della pastorizia e dell'agricoltura;
-d) sulla dismissione/valorizzazione del patrimonio pubblico, non si può "proseguire" qualcosa che non è mai iniziata. O no?
Riduzione e riequilibrio dei carichi fiscali - L'aggiustamento fiscale compiuto quest'anno a prezzo di tanti sacrifici degli italiani ha impresso una svolta. Con l'avanzo primario raggiunto, il debito è posto su un sentiero di riduzione costante a partire dal prossimo anno. Per questo, se si tiene la rotta, ridurre le tasse diventa possibile. (...ci siamo... meno tasse per tutti...)
Per la prossima legislatura occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione del carico fiscale gravante su lavoro e impresa. Questa va comunque perseguita anche trasferendo il carico corrispondente su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Servono meccanismi di misurazione della ricchezza oggettivi e tali da non causare fughe di capitali. In questo modo il fisco diventa strumento per perseguire anche obiettivi di maggiore equità nella distribuzione del peso dell'aggiustamento. Bisogna inoltre realizzare un nuovo Patto tra fisco e contribuenti per un fisco più semplice, più equo e più orientato alla crescita. Seguendo l'impostazione tracciata dalla legge delega in materia fiscale, il cui esame non è stato completato dal Parlamento, occorre riformare il sistema tributario.
TRADUZIONE: quest'anno i sacrifici dei meno abbienti hanno "impresso una svolta"; il debito è sul sentiero di una riduzione costante? Sbagliato. Lo sarà se e quando l'avanzo primario supererà il costo del servizio del debito pubblico. Per ora ne siamo ben lontani. La riduzione delle tasse? nella prossima legislatura ci si impegnerà a ridurle. Dal prossimo anno? No, se e quando le condizioni lo consentiranno. Cioè aria fritta impacchettata. La patrimoniale? si farò. forse, ma solo se ci sarenno "meccanismi di misurazione della ricchezza" (quali?) e sempre che i provvedimenti non dispiacciano ai ceti più abbienti, per non causare la fuga di capitali. Una ragione passpartout sempreverde.
Eliminare gli sprechi, valorizzare gli investimenti produttivi. La spending review lanciata quest'anno ha permesso risparmiare 12 miliardi e ulteriori risparmi saranno conseguiti nel 2013, quando le misure entreranno pienamente a regime. Sono state ridotte le retribuzioni dei manager pubblici e benefit costosi, come le auto blu. L'azione di riduzione dei costi è però solo all'inizio. Cambiamenti strutturali nella spesa, come la riduzione e il taglio di enti e organismi pubblici, richiedono tempo e un approccio sistematico e continuativo. Deve proseguire l'azione di riduzione e riqualificazione della spesa corrente, salvaguardando tuttavia la spesa per investimenti produttivi per le infrastrutture, la ricerca e l'istruzione, motori della crescita. Riqualificare la spesa pubblica significa domandarsi sistematicamente se le voci di bilancio, indipendentemente dalla loro anzianità di iscrizione nei bilanci, hanno ancora senso e sono congrue ai risultati da raggiungere, valutando la loro efficienza ed efficacia. La spending review deve diventare un metodo ordinario per la gestione corretta ed efficiente delle amministrazioni pubbliche, prima fra tutte quella statale.
TRADUZIONE: Abbiamo ridotto le prebende ai managers pubblici. A quanti? di quanto? Non è dato sapere. Abbiamo tagliato le auto blu (questo è un "evergreen): a quanti? quanto abbiamo risparmiato? Deve proseguire la riduzione e la riqualificazione della spesa pubblica (quando è cominciata? in cosa è consistita?) Entro i primi 100 giorni di attività del nuovo governo dovrà essere lanciata una consultazione per identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta [...] Caspita... qui sembra addirittura si essere con Berlusconi e Renzi messi assieme: due volte il numero magico: CENTO! Qui siamo al record mondiale! Centro procedure eliminate o cambiate in cento giorni. Feriali o sette giorni su sette? Qui si rischia di eguagliare il record di Calderoli, il "Ministro per la Semplificiottificazione", che è riuscito a bruciare 370.000 leggi delle 60.000 esistenti! Vada avanti così, Monti, che va bene...
(Fine 1° puntata - Continua)
Scritto il 27 dicembre 2012 alle 21:46 | Permalink | Commenti (1)
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Inizia, con questa premessa, l'analisi all'Agenda di Mario Monti. Procederò per eccezioni, perché non voglio e non posso commentare riga per riga 25 pagine di "agenda". Quindi commenterò le cose che mi hanno colpito per la loro genericità da aria fritta, per il fatto di aver fatto parte del programma del governo emergenziale già 13 mesi fa (e che non sono state mai risolte, e spesso neanche affrontate), per il fatto di non indicare costi, coperture, effetti, tempi, strumenti. Se mi imbatterò in aspetti condivisibili, non mancherò di citarli.
Ad una prima scorsa, l'Agenda mi sembra molto più prossima, come stile, all'aria fritta delle "Cento Idee" di Renzi & Gori, che non a un documento come avrebbe potuto scriverlo Tito Boeri de lavoce.info. Un'altra premessa è necessaria: Monti parla e agisce come fosse un salvatore della Patria. Per tutto l'anno ha intravisto "lucine in fondo al tunnel" non avvistate da nessun organismo internazionale, e nemmeno dalla Banca d'Italia. Ancor meno dal numero crescente di poveri, disoccupati, sottoccupati. Monti straparla (o meglio, stra-allude) al suo personale prestigio in Europa. Vero. E' popolarissimo fra i membri del PPE, meno fra quelli del PSE.
Il suo prestigio non è valso ad attenuare di uno zerovirgola gli impegni non mantenibili assunti dallo statista di Arcore, che ora ne rinnega le conseguenze. In primis, pareggio di bilancio nel 2013, e fiscal compact. Vogliamo parlarne?
Nell'anno di Monti la distanza dal pareggio di bilancio è aumentata. Lo so, non è colpa di Monti, ma è colpa di Monti il non aver usato del suo asserito prestigio; non essere andato in Europa, a sbattere i pugni sul tavolo, e a dire che quel patto era inosservabile. Un patto leonino, che è servito solo ad accrescere la distanza fra tassi tedeschi e tassi italiani, e a salvare le banche tedesche coi soldi e il sangue dei pigs countries.
Ancor più grave la situazione per quanto concerne il fiscal-compact, quel patto cretino che imporrebbe, in una fase di acutissima recessione, di ridurre in vent'anni il rapporto debito-pil di un ventesimo fra valori attuali e 60% del PIL. Nel caso italiano, quando Monti ha iniziato a salvare la Patria, il debito italiano era al 120%, e ci sarebbero stati 20 anni per portarlo al 60%, riducendolo di 3,0 punti di PIL all'anno, cioè di 48 miliardi all'anno cioè di 95.000 miliardi all'anno per una generazione. Una follia da manicomio.
Alla fine della cura dei tecnici, siamo al 126%, e con un anno in meno a disposizione, e con un PIL calato ancora di un paio di punti. A spanne, adesso dovremmo ridurre il debito dal 126% del PIL al 60% in 19 anni, visto che un anno è già trascorso. Fatti i conti? Stiamo parlando di 3,5 punti di pil all'anno da trovare, cioè non più gli impossibili 48 miliardi dell'anno scorso, ma circa 55 miliardi. E la cosa peggiorerà ancora nei prossimi anni. Il prestigio da professore bocconiano non è bastato a Monti a spiegare alla Merkel & C. che il fiscal-compact in tempi di recessione è la più colossale stronzata che mente umana potesse concepire.
Gira, in Germania, un documento riservato della DB, che prevede per l'immediato dopo-elezioni una serie micidiale di interventi fiscali, perchè la crisi comincia a mordere anche in Germania. I signori Fernandez, Rossi, Panatakis hanno finito i soldi, e non comprano più la Mercedes nuova. Solo quando la Germania capirà che se ammazzi l'asino che tira il tuo carretto, alla fine dovrai fermarti, o spingere personalmente, l'Europa potrà salvarsi. La gente consuma ciò che guadagna. In periodi di pessimismo della ragione, si tende a mettere fieno in cascina, e a spendere ancora di meno di quanto si guadagna. La crisi è un serpente che se affrontato coi sistemi europei, avallati da Monti, non può che avvitarsi. Avremmo avuto bisogno di un Roosevelt, di un Keynes, e forse ci sarebbe bastato persino un Einaudi. Abbiamo avuto un Monti, un Passera, una Fornero e un Martone.
Monti avrebbe dovuto e potuto rappresentare la prosecuzione della borgesia illuminata (alla Olivetti, per capirci), e invece lo vedo ormai molto più vicino agli interessi dei Lucchini, dei Montezemolo, delle Marcegaglia. Tutta gente abituata da generazione a cacare col culo degli altri. Inoltre, mi sembra che, travolto dalle clacques dei popolari europei, dei giornali come Il Corsera che hanno appoggiato senza se e senza ma il renzismo (e quindi - guarda caso - l'Ichinismo) Monti si sia convinto davvero di essere un Unto dal Signore. Non votate me, votate la mia Agenda. Nella cui Agenda il fischio dell'aria fritta sopravanza nettamente l'odore dell "merda, sudore e sangue" di cui è fatta la politica. Come ex Cincinnato superpartes, chiamato a salvare il paese, avrebbe avuto il dovere di "restare fuori" dalla lotta politica. E' "salito" (che presunzione!) in politica, nella maniera peggiore.
La parola più usata dai commentatori stranieri è "ambiguità". Mancano meno di due mesi al voto, e non sappiamo se sarà appoggiato da altri, se farà una propria lista, se la propria lista imbarcherà i centrini che gli fanno la ruota intorno, se i centrini si coalizzeranno in un'unica lista, o andranno in ordine sparso al massacro... Casini e la sua UDC stanno slittando rapidamente verso il <4%; Fini c'è già; Giannino è dato allo 0,6%; Rutelli lo 0,1%, ma nessuno ha capito se giochi "centrale" fascia sinistra o libero (di farsi i cazzi suoi). Montezemolo è dato intorno al 2/3%.
Lo confesso. Sono ottimista. Se correranno "ognuno per se", andranno incontro al massacro. Nessuno, tranne una eventuale lista Monti, raggiungerà il 4%. Casini, se vorrà esplicitamente il salvagente Monti (come ormai appare ineluttabile) sparirà politicamente per sempre. Se invece i centrini dovessero unirsi, scoppierà la guerra per il Comando Supremo. Chi comanderà? Casini? Montezemolo? Monti che non può mettere il nome alla testa di una coalizione con Monti candidato premier?
Al Senato, le cose andranno ancora peggio. Fatta eccezione per il Veneto - regione in cui la destra di Berlusconi e dei Patani potrebbe forse ancora farcela a "tenere", nelle altre regioni importanti l'irruzione del Montismo che "sale in campo", contrariamente a quanto ipotizzato da molti sondaggisti, porterà via pochi voti alla sinistra, e cannibalizzerà molto nel centro e nel centro-destra. E potrebbe addirittura favorire il centro-sinistra, portandolo a maggioranza anche al Senato. A quel punto, Monti, "salito" in politica, precipiterebbe fuori da qualsiasi condizione di "recovery"; niente premiership, buttata nel cesso qualsiasi possibilità di concorrere al Quirinale dopo essere stato il maggior oppositore del partito di maggioranza, nessuna utilità marginale per un eventuale centrosinistra che dovesse vincere sia alla Camera che al Senato. Tafanus
(continua)
Scritto il 27 dicembre 2012 alle 12:56 nella Politica | Permalink | Commenti (11)
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Scritto il 27 dicembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (12)
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Scusate per il ritardo, ma ho voluto/dovuto scansionare l'Agenda Monti, che online si trova solo in un inusabile formato pdf, e tradurla in formato di testo (Word) affinchè chiunque sia interessato possa facilmente fare dei copia&incolla di tutto il documento, o di singole parti, da chiosare, spedire, postare. La trovate (scaricabile) a questo indirizzo:
Quando questo post sarà sommerso da altri, il link lo troverete sempre sulla colonna del Tafanus, nel gruppo "FILES UTILI".
La commenterò - passo per passo - come ho già fatto col programma-minchiata del Rag. Grillo, e come ho fatto - rimproveratissimo - con le "Cento Idee" di Matteo Renzi. I programmi firmati da Renzi e da Monti hanno molti punti in comune:
Insomma, chiunque l'abbia scritto, questo programma è un'accozzaglia di punti sparsi, peggio delle cento cose di Renzi.
Non manca il pistolotto sulla digitalizzazione di tutte le molecole che compongono uomini e cose nel nostro paese. Quando ho letto come si intitolava questo capitolo, mi è sceso il latte alle ginocchia. Indovinate...
Italia 2.0
Oh no!!!!!!!!!!!! Italia 2.0 non si può! Soprattutto non può farlo uno che si è lasciato smascherare in 5 minuti sul pastrocchio del vero autore del programma... Spero sinceramente che si tratti di Ichino, affinchè io possa continuare a riconoscere a Monti un minimo di credibilità, almeno come tecnico!
Inoltre, una nota di colore: nella traslazione dell'Agenda dal formato pdf al formato word, ho messo le interruzioni di pagina esattamente dov'erano nel documento originario. L'ho fatto perchè il file word potesse rispettare la stessa numerazione di pagina del file pdf, e l'ho fatto con un certo sadismo... Perchè neanche una ragazzina che si batte da sola la tesi di laurea riuscirebbe a mettere 4/5 volte come ultima riga di una pagina... il titolo di un capitolo che inizia alla pagina successiva...
Quando avrò superato lo sconcerto, inizierò ad esaminare punto per punto il nulla che per il momento ho solo intravisto. Tafanus
Scritto il 26 dicembre 2012 alle 22:20 nella Economia | Permalink | Commenti (2)
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Ricordate questo fantastico sito? E' quello dal quale una volta ci infestava tale Maria Poretti (o Goretti?), di cui poi abbiamo scoperto che l'IP da cui commentava era lo stesso del... mitico Bisi, il topino di fogna. Per festeggiare il Santo Maiale, questo sito si è prodotto in due fantastiche maialate: una all'attacco delle due ragazze lesbiche che si baciavano. L'altra, ben peggiore, in assoluzione degli autori dei femminicidi. Insomma - questa la tesi - se queste femmine sono morte ammazzate, è perchè erano delle troie. E la morte se la sono andata a cercare.
Vi ricorda qualcosa? a me ricorda tale Cardinal Ruini, che quando dell'AIDS si sapeva poco o niente, se ne uscì con una maialata più o meno simile: "...hanno l'AIDS? beh... se la sono andata a cercare..." Piccoli e grandi maiali crescono.
Il pretonzolo che ha affisso sulla bacheca della sua chiesa la maialata, in fondo è il maialetto meno colpevole. Lui ha attinto dal Sito Pontifex, eccheccazzo... Non ci si può fidare più di nessuno? Una volta, nelle case contadine, verso Natale di "faceva il maiale". Non nel senso del pretonzolo, di Ruini o di Pontifex. No, lo si sgozzava, e poi tutti a sezionarlo, fare le cotiche, le salsicce, a riempire la vescica si sugna, a tosarlo perchè le setole servivano per le spazzole...
Si sa... del maiale non si buttava via niente. Dovremmo riprendere la sana abitudine, almeno a Natale, di "sgozzare i maiali". Anche se travestiti da bloggers, da pretonzoli o da Cardinaloni. Sgozzarli metaforicamente, of course... Farli moralmente a pezzettini, denunciarne la scemenza talebana e la cattiveria che li anima. Sono degli autentici stronzi. Sotto la sottana, niente... Tafanus
Gay e lesbiche come le "vacche indiane" - Intoccabili? Solifdarietà con il Carabiniere (da Pontifex)
Il titolo è volutamente provocatorio, avevo bevuto troppo latte e ciccolato preparato in casa. Prendo spunto da una notizia di cronaca avvenuta ad Acilia, vicino Roma. Due lesbiche si baciano in pubblico (almeno questo é quello che riportano loro), e un Carabiniere interviene dicendo di finirla con queste porcherie in pubblico. Non paghe, le due hanno risposto a muso duro al militare il quale ha avuto sin troppa pazienza e buon senso a non arrestarle per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. La cosa sconcertante è che queste due lesbiche svergognate, hanno poi insistito cercando notizie sul diligente Carabiniere per denunciarlo, come se fare il proprio dovere oggi fosse un reato.
Ovviamente, solidarizziamo con il carabiniere, il quale se è intervenuto aveva certamente i suoi buoni motivi. Due lesbiche che si baciano in pubblico (ammesso che stessero facendo solo quello), rappresentano uno spettacolo notoriamente non gradito ... ... per chi assiste, come lo sono anche le effusioni eterosessuali, sebbene in misura minore (sic!)
Non è una cosa naturale e per dirla tutta molte persone ritengono che sia una azione sgradevole e pericolosa per i bambini, come sostengono tanti psichiatri; ciò va ben oltre il comune senso del pudore largamente oltraggiato. Per la cronaca: tempo fa due gay al Colosseo dicevano di baciarsi e che i Carabinieri li avevano bacchettati solo per questo. Poi si venne a scoprire durante il processo che non era un bacio, ma ben altro (...cosa, Pontifex non osa nemmeno dircelo... NdR). Nel nostro Paese, gay e lesbiche sono come le "vacche indiane", non si possono neppure denunciare se compiono un reato. Siamo arrivati a questo! (Bruno Volpe - Pontifex)
Bravo don Piero Corsi, un prete che parla chiaro, anche sul "femminicidio" (ancora di Bruno Volpe)
Finalmente un parroco che parla chiaro, che non si tira indietro, che non nega le sue responsabilità. Parliamo di Don Piero Corsi, parroco a Lerici, vicino Genova. Sul trito tema del femminicidio (una assurda leggenda nera messa in giro da femministe senza scrupoli) il Parroco si chiede in un messaggio affisso alla bacheca della chiesa: "è colpa della donna che provoca con abiti succinti. Le donne facciano autocritica, quante volte provocano, cadono nell'arroganza e si sentono indipendenti? Se lo sono andate a cercare". Fatta la tara di una certa esuberanza, il parroco conforta, come fanno in molti e come le cronache ci insegnano, le tesi esposte da Pontifex e dal buon senso comune. La storiella del femminicidio non regge, fa acqua da tutte le parti. Riflettiamo: vero che alcuni uomini hanno perduto la testa e che nessuna legge al mondo può giustificare un delitto (chi maneggia il coltello è un mascalzone e va severamente punito), ma da parte delle donne ormai assistiamo a comportamenti arroganti, senza alcuna decenza, spesso libertini. Sulla spinta di correnti di pensiero degenerate e moderniste, si presume che la donna possa fare quello che le venga nella testa, abbia piena licenza di scatenare i suoi istinti spesso sregolati, sempre più spesso a danno di mariti e figli.
Ha ragione il prete a parlare di arroganza e di comportamenti non più evangelici, lo dice da anni anche l'importante Osservatorio Violenza Donne, lo diceva Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem.
Ci sono donne che dall'alto di una cattedra o di uno scranno di Magistrato si sentono onnipotenti. Non parliamo di quelle che vestono con abiti succinti. Indubbiamente sono libere di vestire come meglio credono, ma la prudenza ci dice il contrario e dunque se accade il fattaccio è giusto dire, come fa il parroco e come faceva l'Apostolo, se la sono andata a cercare; così come sostengono il 50% delle donne inglesi: "siamo concausa degli stupri".
Elogiamo il coraggio di questo parroco, che forse avrà rogne con la gerarchia catto comunista. Speriamo che non gli si imponga di dire: era uno scherzo. Monsignor Orlandoni, prenda esempio da don Corsi.
Bruno Volpe
il 15/09/2011
Pontifex: ascesa e caduta di un tradizionalismo in odore di stalking - L’ex direttore di Pontifex è stato arrestato per atti persecutori nei confronti di una ragazza.
Il sito cancella ogni sua traccia Nei primi mesi dell’anno scorso mi sono imbattuto in Pontifex.roma.it, sito di apologetica cattolica che gli animatori sostenevano essere dedicato alla difesa della vera fede. Fino a qui niente di strano, ma Pontifex svettava sui soliti siti noiosetti dei cattolici per la sua impostazione molto arrembante.
IL CATTOLICESIMO DI PONTIFEX - Il cattolicesimo di Pontifex è di quelli che spaventano, un luogo dello spirito rimasto al medioevo nel quale s’intrecciano ignoranza, superstizione e tanta rabbia per i nemici della Vera Fede, ma l’aggressività mediatica di Pontifex era modernissima e il suo attivismo quasi frenetico. Così Pontifex diventò in breve noto e relativamente famoso, anche se il termine giusto è famigerato. Una raccolta di sbroccate deliranti contro gli omosessuali, gli ebrei, i comunisti, il ’68 e tutto quanto di solito fa salire il sangue a gente del genere. Piatto forte erano le interviste ai vescovi ed arcivescovi emeriti (cioè in pensione), con i poveri vecchi incoraggiati a dirne di tutti i colori.
SPROPOSTITI, INSULTI, VOLGARITA’ - Poi c’erano gli editoriali di Carlo Di Pietro, angelologo, animatore del sito della Milizia di san Michele Arcangelo e altro ancora, e le famose interviste del giornalista e direttore del sito Bruno Volpe, capace di avere accesso a una schiera di Vips (li definisce così) imponente, ben lieta d’offrire il suo pensiero a un sito cattolico. Una raccolta di spropositi senza uguali, una collezione d’insulti e volgarità all’indirizzo di categorie, istituzioni, e singoli cittadini difficilmente eguagliabile, alla quale si aggiungevano espedienti per attirare l’attenzione, come l’annuncio di numerose denunce (poi mai pervenute) a diversi personaggi famosi accusati di quel che capitava li per lì.
DOPPIA MORALE - Il sito, pur visitato solo da una schiera di affezionati, raccoglieva un certo interesse presso gli amanti del trash e risultava utilissimo alle redazioni pigre per riempire i vuoti con qualche rumorosa stupidaggine. Durante le vacanze dello scorso anno, curiosando attorno al sito, ho scoperto dettagli divertenti, che poi ho riversato in un post destinato a inaugurare un rapporto personale con il sito degli apologeti. Nel titolo del post accuso ironicamente Carlo Di Pietro (alias Carlo Maria o Carlomaria) di promuovere lo sballo e i cambiamenti di sesso, perché ho scoperto che nei ritagli di tempo fa il webmaster per alcune grandi discoteche della riviera romagnola e il rappresentante chirurgiaplasticathailandia.net sito di una clinica thailandese nella quale si pratica la chirurgia estetica, comprese pratiche come il ringiovanimento vaginale e il cambio di sesso.
LA DENUNCIA E IL DOSSIER - Da allora il mio rapporto con Pontifex è stato abbastanza burrascoso, anche se le loro reazioni non hanno fatto che confermarmi l’impressione di avere a che fare con una compagnia d’estrosi sovreccitati, non esattamente dei bigotti timorati di Dio. Rapporto destinato a salire di tono quando ho osato affermare che la denuncia a Nanni Moretti che avevano annunciato sul sito fosse falsa, almeno a giudicare dal fogliaccio che avevano pubblicato come “dimostrazione” di quanto affermavano. Excusatio non petita e fatta male. A quel punto hanno annunciato denunce a mio carico e mi hanno dedicato un dossier, una vera investigazione, molto divertente davvero, con Pontifex le risate erano assicurate.
LE ACCUSE - Il tono stizzito con il quale m’accusavano di avergli provocato un danno perché dalle redazioni dei giornali avevano cominciato a mettere in dubbio i loro roboanti attacchi a questo o quello era davvero divertente, le loro reazioni e i loro commenti spesso sconfinavano nella più deliziosa commedia all’italiana. Insulti come “ex destrorso convertito all’ebraismo” li ricordo ancora con simpatia nella loro assurdità. Purtroppo tutto questo oggi non è più. Carlo Maria Di Pietro è sparito, cancellando molte delle sue tracce in rete. È sparita la sua firma da Pontifex e anche dal sito dei miliziani dell’arcangelo, è sparito il suo numero di telefono dal video che pubblicizzava la clinica thailandese, sono sparite le sue foto, quella in versione giovane d’oggi e anche quella in tonaca e barbone.
IL DECLINO – Il sito è ormai ridotto a un calendario dei santi, inframezzato da articoli presi da altri siti e da qualche editoriale di Don Stanzione, il prete di Pontifex, terza e ultima colonna rimasta del sito. Un crollo verticale, fine del divertimento Una disgrazia ha travolto Pontifex. La dura mano della giustizia è calata su Bruno Volpe. Non è stata una denuncia per diffamazione o calunnia tra le molte che pure sembrava aver raccolto Pontifex, non è stato nemmeno un tentativo di censura del potere, un attacco ai cristiani o la reazione della lobby omosessualista.
LA STORIA - È stato che questo Torquemada dei giorni nostri, uno che ad esempio invitava i sacerdoti a chiedere il certificato di verginità alle spose che si vogliono spiegare in bianco, giunto in vista della cinquantina si è innamorato di una giovane che ha la metà dei suoi anni e che ha avuto la disgrazia di trovare lavoro nell’azienda di un parente di Volpe, presso la quale lavorava anche il nostro giornalista, che è anche avvocato. Travolto dalla senile passione Volpe si è visto respinto e non è riuscito a a metabolizzare il rifiuto. Ne ha risentito anche Pontifex, invaso da numerosi articoli che attaccavano una ditta a caso e mettevano in dubbio la moralità di una sua dipendente a caso.
DA TRADIZIONALISTA A STALKER - Poi sul finire di luglio, il caldo ha fatto i suoi danni e:
Si è invaghito di una giovane di 26 anni, tanto da renderle la vita impossibile, tempestandola di sms, telefonate, e-mail, aggressioni, proposte immorali ma alla fine è stato sorpreso mentre scriveva con una bomboletta frasi ingiuriose sulle pareti dell’abitazione della vittima. Ieri sera al quartiere Picone di Bari, l’uomo, B.V., 49 anni, del quartiere Murat, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di atti persecutori. La vittima lo aveva conosciuto quale consulente legale dell’azienda presso la quale lavorava da poco meno di un anno. Subito il 49enne ha manifestato le sue attenzioni per la giovane donna. Innanzitutto le ha chiesto più volte il numero di cellulare. Quindi lo stalker ha iniziato a rendere più ossessive le sue molestie con proposte oscene ad inequivocabile sfondo sessuale, maree di e-mail ed sms, telefonate e squilli effettuati in qualsiasi ora del giorno e della notte, fino al messaggio macabro: un fegato di animale messo vicino al citofono della vittima.
A causa di queste persecuzioni la ragazza si è vista costretta a cambiare radicalmente le proprie abitudini di vita, a partire dalle dimissioni dal proprio posto di lavoro fino a giungere all’impossibilità ad uscire da sola di casa, cosa che le ha creato stati d’ansia. L’epilogo della vicenda è avvenuto nella tarda serata di ieri, quando una pattuglia della Stazione Picone, in transito nella via in cui abita la vittima, ha sorpreso lo stalker mentre, con una bomboletta di vernice a spray, scriveva frasi ingiuriose sul muro perimetrale del condominio della donna e disegnava delle croci sul citofono. (fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)
SEDICENTI CATTOLICI – Molti degli appassionati osservatori del sito si sono interrogati sul significato del fegato vicino al citofono, ma la battaglia sembra persa, è un segreto di Volpe, nemmeno la comunità Pontilex.org, il sito nato per fare da contraltare a Pontifex, è riuscita a trovare riferimenti rituali accostabili. Pontilex.org è un’esperienza simpatica che riunisce cattolici e non cattolici offesi dall’esistenza di Pontifex, a dimostrazione che è vero che dal letame nascono i fior. Purtroppo la simpatica ironia che percorre la comunità è ora messa rischio dal nuovo assetto di Pontifex e dalla mancanza di sostituti all’altezza. Resta comunque una lettura fondamentale per chi sia interessato a capire il fenomeno Pontifex. È giusto chiamarlo fenomeno, perché questo improbabile gruppetto di sedicenti cattolici è diventato in poco tempo un sito con una rilevanza nazionale, citato dai giornali, echeggiato dai politici. Il tutto nonostante si trattasse di esibizioni talmente sopra le righe da risultare evidentemente prive di alcun fondamento o serietà.
FINE DEL GIOCO - Su Pontilex.org hanno fatto anche un elenco dei Vips che si sono fatti intervistare da Pontifex, spesso rilasciando spropositi mirati a una comunità d’estremisti. L’elenco è impressionante a testimoniare un accesso non comune al gotha della destra italiana, buffa e meno buffa, e al suo pensiero. Che obbiettivamente non sembra un gran bel pensiero. Pontifex non è più, Bruno Volpe non è più direttore e la repentina trasformazione del sito è passata nel silenzio assoluto di chi è rimasto. Ogni richiesta di commenti o d’informazioni su Volpe si è infranta nel nulla. Sulla pagina Facebook di Pontifex, ora sparita, qualcuno aveva scritto che non ne sapevano niente e che “poteva anche essere in vacanza”. Tacere, sopire, commenti chiusi, il sito “bonificato” togliendo centinaia di articoli dagli archivi, la tempesta non è finita, ci sono ancora le denunce relative a quanto pubblicato sul sito. È troppo facile dell’ironia sulla storia di Pontifex, più interessante notare invece come la buffa combriccola alla fine abbia contribuito a offrire lo spaccato di una parte della società italiana, che non esce bene, e abbia mostrato ancora una volta come per “far notizia” sia sufficiente spararle grosse e strillare tantissimo. Resta il rammarico per la dipartita, in casi del genere è difficile valutare se l’interesse accademico per fenomeni del genere valga la loro permanenza, ma sarei incline a concludere che la fine di Pontifex per com’era conosciuto sia comunque una cosa buona e giusta. Non abbiamo perso niente.
P.S.: Una proposta molto seria: dall'anno prossimo, riprendiamo l'abitudine di "fare il maiale": di prendere il più grosso della porcilaia, sgozzarlo, e farne cotiche e salsicce. Più maiale per tutti. Tafanus
Scritto il 26 dicembre 2012 alle 17:33 | Permalink | Commenti (22)
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Scritto il 26 dicembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 25 dicembre 2012 alle 17:51 | Permalink | Commenti (16)
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Questa campagna elettorale-lampo ci costringe a vere e proprie tappe forzate. In un solo giorno per esempio ci siamo bevuti la conferenza stampa di Monti e la lunga sbroccata di Berlusconi a Domenica In. Ma non è tutto, nel frattempo stavamo anche in pensiero per il senatore Pietro Ichino.
Il giuslavorista infatti sabato aveva annunciato in un’intervista al Corriere che non si sarebbe più ricandidato nelle file del PD. E quindi per esempio io stavo già scrivendo una lettera aperta, implorandolo di ripensarci, di presentarsi alle primarie, di lasciare che fossero gli elettori del PD a decidere se candidarlo o no… ma intanto Ichino era già lontano, in questa campagna-lampo chi si ferma è perduto. Verso sera circolavano già le anticipazioni di una sua intervista alla Stampa in cui annunciava di essere pronto a candidarsi in una lista montiana in Lombardia.
E così, insomma, è ufficiale: Pietro Ichino ha lasciato il PD. Poco più di un mese fa, come tutti i sostenitori e tesserati, aveva sottoscritto un impegno a votare per il proprio partito, chiunque avesse vinto le primarie. Appena un mese fa, all’inizio della campagna per il ballottaggio, Matteo Renzi aveva annunciato che in caso di vittoria avrebbe proceduto con la riforma Ichino “senza più tavoli, commissioni, lunghe mediazioni”. Ichino del resto aveva già pubblicamente esultato per quel 35% ottenuto da Renzi al primo turno, che a suo avviso dimostrava come le sue idee fossero condivise da un settore assai più ampio di quello che un anno fa gli aveva attributo il responsabile economico del partito, Stefano Fassina (“Una linea ha il 2 per cento, l’altra il 98 per cento. Io capisco Ichino. Lui rappresenta quel 2 per cento e per farlo valere, per difenderlo ha bisogno di andare sui giornali tutti i giorni”). E però, anche ammesso che tutti gli elettori di Renzi avessero ben chiaro il contenuto della bozza Ichino, resta il fatto che il 35 per cento, o persino il 40, pur essendo una percentuale rilevante, non è la maggioranza: così come Renzi, pur festeggiando l’ottimo risultato, ha ammesso la sconfitta, anche Ichino avrebbe dovuto accettare il fatto di rappresentare nel suo partito una posizione importante, ma minoritaria.
Invece se n’è andato, dopo aver lanciato dal Corriere uno strano ultimatum a Bersani (“prenda una posizione molto chiara, correggendo nettamente la posizione di Fassina“), di quelli irricevibili, specie durante una campagna elettorale. Nel frattempo al telefono con Renzi ribadiva la sua intenzione di partecipare alle primarie della sua città senza farsi cooptare in nessun listino bloccato, tanto che il sindaco di Firenze si proclamava “Orgoglioso di essere nella stessa squadra di persone come Pietro Ichino”! Poi però ha cambiato squadra, in modo abbastanza improvviso. D’altro canto qui la situazione cambia tutti i giorni, nuovi partiti si formano e disgregano in ogni momento, e se la situazione è così magmatica non se ne può fare una colpa al professor Ichino.
Tanto più che la famosa “agenda Monti” pubblicata ieri sul sito del Corriere è un testo veramente molto ichiniano. Non solo nei contenuti: come ha notato per primo credo Paolo Ferrandi, l’autore del documento pdf scaricabile sul Corriere si chiama “Prof. Pietro Ichino”. Questo in sé non significa nulla: potrebbe trattarsi di uno scherzo di dubbio gusto, o di una versione passata effettivamente da un computer di proprietà del “prof. Ichino”, ma soltanto per essere convertita da documento di testo modificabile a documento in formato pdf, prima di essere inviata al Corriere. Senz’altro nelle prossime ore il professore spiegherà come sono andate le cose, sul Corriere o sulla Stampa o anche qui. Fugherà probabilmente il dubbio di avere scritto lui il punto tre dell’agenda Monti: di avere programmato insomma il cambio di sella da alcuni giorni, magari gli stessi in cui confessava ai suoi lettori di sentirsi attratto dalla “prospettiva di una vita più tranquilla e meno faticosa, con più tempo per tante cose belle e buone che ho lungamente trascurato”, e intanto chiedeva a Bersani di correggere Fassina, e commuoveva Renzi con la sua abnegazione. http://leonardo.blogspot.com
(segnalazione di nonna Mana)
Scritto il 25 dicembre 2012 alle 11:47 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 25 dicembre 2012 alle 00:58 | Permalink | Commenti (1)
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Ecco a voi, sfornata bella fresca, una storia tipica di sottovalutazione digitale. Esistono (almeno) due copie del PDF della famosa Agenda Monti che il Premier dimissionario ha annunciato ieri mattina. Non si tratta di un promemoria di poca importanza ma del documento intorno al quale si modellaranno gli schieramenti politici delle prossime elezioni. Poiché Monti è un tardivo digitale la gestione di questo documento ha subito la usuale sottovalutazione di chi non capisce del tutto l’importanza di certe cose.
Una copia del PDF delle 25 pagine dell’Agenda è stato dato al
Corriere della Sera, un’altra copia uguale ma non identica è stata pubblicata
sul neonato blog di Mario Monti. I documenti digitali lasciano piccole
tracce significative: il PDF sul blog di Monti è stato revisionato 6
volte, salvato con un Mac utilizzando Pages l’ultima volta alle 21.40.09
di ieri da tal “Nevio” (un indirizzo email simile è presente anche nei dati del Nic di registrazione del dominio dell’Agenda e rimanda molto probabilmente a Nevio Boscariol)
La seconda versione del PDF dell’Agenda Monti è un documento leggermente
differente ed è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera.
Le proprietà del PDF ci dicono che si tratta di un documento creato
con Windows salvato l’ultima volta ieri sera alle 21.56.59 il cui autore
risponde al nome di Prof Pietro Ichino. Il quale Ichino giusto nei
giorni scorsi ha detto di non potersi più candidare nelle fila del PD ed
oggi annuncia che
guiderà la lista per l’Agenda Monti in Lombardia. Il quale Ichino è
stato poche settimane fa anche uno degli ispiratori del programma di
Matteo Renzi, programma che, con il PDF dell’Agenda Monti, ha molte
piccole o grandi affinità.
Update: Il Senatore Ichino ammette sul suo blog
di aver collaborato all’agenda Monti. Le spiegazioni tecniche che
fornisce sulla presenza della sua firma nel PDF non sembrano troppo
solide ma va bene lo stesso.
IL GIALLO DEL PDF DELL’AGENDA MONTI RECANTE IL MIO NOME
I frequentatori di questo sito sanno bene che Enrico Morando e io,
nell’ambito di un’iniziativa politica intitolata L’agenda Monti al
centro della prossima legislatura, abbiamo presentato questo memorandum a
un’assemblea pubblica che si è svolta a Roma il 29 settembre scorso.
Che Mario Monti stesso abbia attinto, nel capitolo “lavoro”, alcune
parti di quel memorandum, lo ha detto lui stesso pubblicamente e risulta
anche dalle coincidenze testuali. Che infine, all’origine, il suo staff
possa avere scaricato il documento dal mio sito, non sembra possa
considerarsi materia per un “giallo”.
Il Corriere della Sera poi dedica alla questione un articolo a firma Fabio Savelli nel quale mi si attribuisce una progenitura che non ho. Ieri sera molte persone in rete hanno segnalato le proprietà del documento pubblicato dal Corriere (fra quelle che seguo io Paolo Ferrandi e Edoardo Colombo sulla sua pagina Facebook). Non ha molta importanza (come non ha importanza che il Corriera citi il mio blog e prenda le mie immagini senza linkarmi) è però assai improbabile che il presunto scoop sia opera di Dagospia (dove come è noto eleganza e understatement scarseggiano).
Scritto il 24 dicembre 2012 alle 16:25 | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 24 dicembre 2012 alle 15:04 | Permalink | Commenti (37)
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Sono in buona compagnia... Se dovessi riassumere l'impressione che mi ha trasmesso la conferenza stampa di Monti in una sola parola, sceglierei "Ambiguità"
Non mi candido ma mi faccio candidare, col mio (per ora) inesistente partitino fatto da "nuovo che avanza" alla Casini & Bonanni, sostenuto da veri amici dei ceto dei più deboli come Montezemolo e Marpionne, Ichino e Giannino, Fini e Italo Bocchino, laico quanto basta per ricevere la standing ovation della CEI e da CL, Monti non disdegnerebbe di comandare, ma a patto di non mettere il gioco la sua personale reputazione in una democratica battaglia elettorale.
Monti - mi si scusi la volgarità poco natalizia, vorrebbe cacare, ma col culo degli altri. Casini è pronto a dargli il suo. Anche Ichino è già "in posizione". Fini non ne parliamo. Monti vuole vincere, ma senza partecipare. Vuole essere "portato". Che lo chieda ai portantini per vocazione alla Casini & C., è comprensibile. Che lo chieda al leader del maggior partito italiano è esilarante. Monti ha ancora in mente un PCI non sdoganato politicamente, che "attaccava i manifesti" degli altri.
Caro Monti, quei tempi sono lontani. Sono finiti con lo strappo di Berluinguer dall'URSS. é passata una vita. Ora ognuno deve fare l'attacchino dei propri manifesti usando le propire scale a pioli, i propri militanti, le proprei truppe. Monti, graziosamente, accetterebbe di fare il Premier, col suo X,0% tutto da mostrare e dimostrare, sedendosi aristocraticamente sul sedile posteriore di un'auto blu fornita da Bersani, e guidata dallo chauffeur in livrea Casini. Non è fantastico?
Monti si è paragonato a De Gasperi. Da Berlusconi ha ereditato qualcosa:la modestia. Ora, se queste note le scrivessi solo io, mi verrebbe il dubbio di essere stato infettato da qualche virus, proveniente dalla sede del Geniale o di Libbbero. Ma con piacere oggi, a 24 ore dalla conferenza stampa, scopro che l'accusa di ambiguità - più o meno velata - arriva da altre fonti. Un non-moderato come Francesco Merlo, che ironizza sulla "Agenda" a modo suo, ma anche il "Re de Moderati" (Massimo Franco sul Corsera), e - guarda caso usando proprio il termine "ambiguità" o "equilibrismo politico", giornali non estremisti come El Pais, o addirittura la Neue Zurcher Zeitung. Mentre "l'autorevole" (di sice così?) Financial Times si limita a non concedere alcuna chance a Monti di battere i democratici, ma al massimo di "indebolire" il puttaniere. Il quale, peraltro, sta riuscendo ad indebolirsi da solo, e lo sta facendo molto bene. Sicchè l'opera di Monti in tale direzione apparirebbe superflua...
Ma ecco come cominciano a pensarla a mente fredda alcuni "autorevoli" moderati, una volta smaltita la sbronza ammiratoria per il british humour di Mario Monti:
CORSERA - Massimo Franco: La chiarezza che non c'è - La «salita in politica», come l'ha definita Mario Monti con una felice inversione lessicale rispetto alla Seconda Repubblica, si preannuncia suggestiva, innovativa, ma ancora ambigua. Si è capito bene quello che il presidente del Consiglio dimissionario vuole fare: scomporre gli schieramenti etichettati con le sigle logore della destra, della sinistra e del centro; ricomporli attraverso l'asse del cambiamento e della lealtà all'Europa; ed essere il referente di chiunque si riconosca in un programma che rivendichi quanto è stato fatto in questi tredici mesi e lo proietti nel futuro.
Su come Monti riuscirà a tradurre le intenzioni in realtà, però, non si può dire che la sua conferenza stampa di ieri, né le interviste delle ultime ore abbiano dato coordinate precise. Si è capito che vede nel populismo di Berlusconi, della Lega, dei «grillini» e della sinistra sindacale e radicale gli avversari da battere. Ma la competizione col Cavaliere sui voti moderati lo lascia più scoperto sul fianco destro che nei confronti del Pd. Evidentemente, Monti prevede come inevitabile un qualche accordo postelettorale con Bersani. Resta da chiedersi come sarà possibile conciliare le ambizioni di due aspiranti a Palazzo Chigi.
Ma le incognite principali sono, se si può dire così, di tipo tecnico. Intanto, esiste tuttora un margine residuo che alla fine il premier non dia il placet ai sostenitori decisi a correre nel suo nome; soprattutto centristi, ma presenti anche in altri partiti. Inoltre, Monti ha anticipato che non si candiderà in un collegio in quanto è senatore a vita: precisazione rispettosa della nomina ricevuta dal Quirinale. Insomma, sarà un candidato-non candidato. Questo, però, non sembra destinato a favorire la sua «salita». Anzi, può renderla impervia e ridurre il magnetismo elettorale del suo nome. Insomma, la scalata di Monti comincia avvolta in una nebbia nella quale i potenziali elettori rischiano di perdersi.
Le elezioni politiche sono fra due mesi esatti. E i margini di ambiguità e i temporeggiamenti non sono consentiti a nessuno: nemmeno a chi ha il merito di proporre un'offerta diversa e originale rispetto al bipolarismo stantio di quasi un ventennio. Si avverte uno scarto fra la linearità della strategia e l'idea di Italia che Monti ha in testa, e gli strumenti per tradurla politicamente in termini di presentazione delle liste, divisione dei compiti, alleati. È un vuoto che magari sarà riempito quasi per magia. Ma per ora sottolinea un ritardo organizzativo vistoso. Forse è inevitabile per l'anomalia di quanto sta succedendo. Dalla maggioranza anomala stiamo passando ad una candidatura anomala. Eppure, lascia un po' perplessi la sfilata dei «montiani» che nei giorni scorsi sono andati a Palazzo Chigi, sede istituzionale, per discutere di liste di partito; e poi le ipotesi di un impegno negato, oppure pieno, oppure dimezzato. È vero che l'Europa guarda a Monti e alla sua Italia con ammirazione e rispetto. Ma sarebbe bene che l'elettorato potesse farlo avendo un quadro chiaro degli schieramenti e dei leader. I rischi di regressione e l'immobilismo si combattono e si battono anche eliminando la confusione.
FINANCIAL TIMES - [...] Le dimissioni del governo e le possibilità che l’Italia prosegua il cammino del risanamento sono danno lo spunto al giornale della City per entrare nel dettaglio della politica di Roma. Secondo Ft, il tecnico italiano non ha chance di battere i democratici italiani, ma potrebbe dare un contributo importante per accentuare il declino della leadership di Silvio Berlusconi sui conservatori della penisola [...]
NEUE ZURCHER ZEITUNG - [...] Meno comprensiva con il presidente del Consiglio la Neue Zurcher Zeitung. Il giornale svizzero segnala quella che finora era la tattica dilatoria e di equilibrismo politico di Monti, ritenendo le esitazioni del professore un modo di sprecare possibilità che pure gli erano state offerte proprio dal declino della stella politica del leader del Pdl. Non essere stato in grado di dare risposta a chi cercava in lui il rappresentante di una nuova politica si sta rivelando un errore, sottolinea la Nzz[...]
EL PAIS - Anche el Pais ritiene che [...] Monti si caratterizzi per un eccesso di ambiguità. Il quotidiano di Madrid afferma che l’ex primo ministro italiano ha fatto le sue ultime dichiarazioni, rifiutando di entrare direttamente nella battaglia politica ma dichiarandosi disponibile a guidare il prossimo governo, guardando i sondaggi che non accreditano successi elettorali di rilievo alla forza politica cui fa riferimento Monti. Un atteggiamento che nasconde il rischio che in seguito nessuno lo veda come il leader in grado di mettersi alla testa dei ceti guidati da Silvio Berlusconi, una volta uscito di scena l’imprenditore prestato alla politica [...]
Come si vede, non solo il solo ad aver giudicato ambigua, e destinata a brillante insuccesso, la presuntuosa azione di Mario Monti. Sull'Agenda, messa online ieri sera, parlerò. Non oggi. Voglio leggerla bene, e purtroppo anch'io sono condannato alle liturgie parentali del Natale. Ad una prima scorsa superficiale, mi sembra la fotocopia del programma montiano di Novembre 2011. C'è solo da chiedersi perchè non abbia fulfilled NESSUNO di quei punti - magari a botte di voti di fiducia - nei primi cento giorni del suo governo, in piena luna di milele, e con il centro-destra assolutamente impossibilitato a dire un NO su qualsivoglia argomento. Ma dato che è festa anche per voi, sull'agenda voi lascio in compagnia dell'ironia di Francesco Merlo. Ancora auguri a tutti. Tafanus
Gli ossimori di Monti, Gerundio d'Italia (di Francesco Merlo)
Con l’inedito "chiamatemi agenda", che è il tempo del dovere, Mario Monti diventa il gerundio d’Italia. E con il suo "ci sono e non ci sono" aggiorna pure l’ossimoro, che è stata la doppiezza come scienza della politica e come identità nazionali, e invece qui si presenta, nientemeno, con la veste sobria e rigorosa della virtù. Fateci caso: le parole originate da un gerundio sono le più antipatiche della lingua italiana, agenda, pudenda, mutanda, memorandum, e c’è pure il crescendo che in musica è il sostantivo del volume (rossiniano) e in economia è il sostantivo dello sviluppo (schumpeteriano), vale a dire l’orizzonte di più alta drammaticità del nostro dover essere, del nostro gerundio appunto: "L’uomo politico guarda alle prossime elezioni, l’uomo di Stato guarda alle prossime generazioni" ha detto Monti citando De Gasperi.
L’ossimoro di Monti invece non è drammatico, ma semmai un po’ pomposo: Monti è l’insicuro sicuro di sé che sale in campo per scendere in campo, offre e al tempo stesso nega ai centristi un nome che non li nomina ma li domina. Con lui, lo stesso concetto di ossimoro diventa ossimorico perché l’ossimoro rigoroso e nobile non si era mai visto: "Io non mi candido, non sto con nessuno ma sono disponibile a guidare le forze che approveranno la mia agenda purché siano specchiate e credibili per contenuti, metodo di governo e credibilità di intenti".
La virtuosa doppiezza dello stare in cartellone ma non in scena, che in Italia fu Machiavelli e arrivò a Togliatti, poi si vestì di convergenze parallele e di politica dei due forni; che fu il crisma fondante della Chiesa e, nella forma dell’uno nessuno e centomila, ha dato vita al pirandellismo, "svolazzo di contorsioni", come diceva Croce, e alle due facce di Andreotti statista e mafioso… , ebbene questa doppiezza con Monti diventa il disinteresse dell’interessato, la pulizia e la bellezza morale del vecchio vizio nazionale, l’antica novità: "Il mio metodo è un po’ strano e un po’ nuovo". Addirittura il vademecum del perfetto italiano è stato poi raccontato da Monti, nella trasmissione di Lucia Annunziata, come totalmente estraneo al Paese: "Mi rendo conto che sia difficile capirmi perché il metodo dell’agenda Monti è inedito".
E torniamo così all’ Agenda che, Moleskine o Planing o Monti che sia, sempre raggruppa le cose che si devono fare: pagare le tasse, la visita dal dentista, rinnovare il passaporto, la rinunzia ai diritti sindacali… Ma se uno riceve il premio Nobel o ha un appuntamento con la Marilyn Monroe dei suoi sogni non lo segna certo sull’agenda, e mai nessuna donna consegnerà all’agenda un’intermittenza del cuore, prevista a una certa data e a una certa ora: "lunedì 13 gennaio, ore 16,45: principe azzurro". Per le cose piacevoli, per quelle che vuoi e che desideri non c’è bisogno dell’agenda, la quale scandisce solo i doveri che non puoi permetterti di non rispettare, come onorare il fiscal compact, ridurre il debito, tagliare la spesa sanitaria, e mai le cose veramente belle che non sono quelle che ‘si’ fanno ma quelle che ‘ti’ fanno. Nessuno dunque ama l’agenda e tuttavia tutti ce l’hanno, e ora anche l’Italia.
Ma l’agenda, come il morbillo, diventa simpatica solo “dopo”, quando le macchioline rosse sono sparite dal viso e sono ormai un ricordo, un’immunità, un fastidio di meno e una sicurezza di più: il rispetto dell’Europa, la stabilità nella moneta comune, la ripresa del mercato del lavoro, le donne nel processo decisionale… Insomma l’agenda è simpatica quando finisce, quando da "agenda" diventa "atta", quando i doveri di una legislatura non ci stanno più pericolosamente davanti ma felicemente di dietro: "Al capo dello Stato ho detto: ‘missione compiuta, presidente". Ed è la frase di Monti che ieri ha conquistato di più – sorrisi al posto degli applausi – perché rivela l’efficienza e la disciplina del servitore dello stato e non la tronfia vanità del gradasso. E infatti è stato costruito sull’ossimoro dell’esserci e non esserci, del rumore silenzioso, l’intero Evento, con il centro di Roma bloccato, l’ingorgo attorno a Palazzo Chigi, le mille televisioni, le antenne, i camioncini. Ieri mattina c’era più morbosità attorno alla normalità di Monti di quanta se ne addensò attorno alle mostruosità di Avetrana.
E se Berlusconi ricorreva alle navi, al marketing creativo, alla bandana, ai mille trucchi dell’imbonitore, Monti ritraendosi ha attratto più microfoni e più telecamere: non si era mai vista tanta ressa attorno alla sobrietà. La conferenza stampa ha avuto più eco ed è stata vissuta con più ansia di quanta ne provoca in Inghilterra il discorso della regina. E si capisce che non c’è stata nessuna consapevole regia: il tormento sincero di Monti ha avuto un effetto deflagrante, ma senza miccia e senza esplosivo. L’Italia, in stato d’eccezione, sembrava in attesa del suo Decisore, quello di Max Weber o quello di Carl Schmitt, del suo nuovo Garibaldi, e l’incontro con i giornalisti è stato magnifico, ordinato e appassionato, senza insolenze e senza arroganze, senza disturbatori e senza buttafuori: "Lei corre più veloce di me" è stata la risposta, due volte ripetuta, più appuntita, la più dolcemente contundente, perfetta.
Il prestigio è più efficace del grottesco. E il prestigio fa ingoiare anche l’agenda, permette di superare quell’antipatia naturale dell’agenda che, anche nelle cartolerie, subisce abbellimenti e travestimenti di ogni genere, diventa diario, "programma per il cambiamento e per l’Europa". Una volta le agende venivano abbellite all’esterno: in pelle, in velluto, in sughero. Quindi finalmente si capì che la parte da addomesticare non è l’esterno ma l’interno dove già i nostri nonni lasciavano glissare una ciocca di capelli, un petalo, una foto presto ingiallita. Adesso invece ci mettono cataloghi, illustrazioni, raccontini e aforismi micidiali come appunto quelli che ieri ha pronunziato Mario Monti: "l’equità non è un valore separato ma deriva dalla concorrenza". O ancora: "La strana maggioranza ci ha impedito di fare meglio ma ci ha permesso di fare bene". Qualcuno, e fu la trovata di successo di qualche anno fa, è arrivato ad aggredire e stravolgere persino il nome dell’agenda che da memoranda finse di essere, ricordate?, il proprio contrario: smemoranda. Lo scopo è sempre lo stesso, togliere spazio alla durezza del dover essere, all’agenda, farla scomparire prima ancora di usarla, perché questo è il destino di tutte le cose che si coniugano al gerundio, questo è il paradosso dell’agenda, diventare un pretesto per la propria soppressione.
Francesco Merlo
Scritto il 24 dicembre 2012 alle 13:28 nella Berlusconi, Bersani, Politica | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 24 dicembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (5)
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Abbiamo provveduto a caricare e rendere disponibile per i nostri lettori la prima versione della c.d. "Agenda Monti", che in questo modo sarà disponibile nella stesura originaria anche dopo eventuali modifiche in corso d'opera.
Potete scaricarla al seguente indirizzo:
P.S.:nei prossimi giorni, la commenteremo punto per punto, come già fatto per i programmi di altri partiti e movimenti. Tafanus
Scritto il 23 dicembre 2012 alle 23:09 | Permalink | Commenti (2)
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Ingroia e la politica dopo la parentesi Onu in Guatemala (di Aldo Grasso - Corsera)
Quelli come Antonio Ingroia non si accontentano di fare bene il loro lavoro, vogliono anche redimere il mondo. Per loro la spada della Giustizia è sempre senza fodero, pronta a colpire o a raddrizzare le schiene. Dicono di impegnarsi ad applicare solo la legge senza guardare in faccia nessuno, ma intanto parlano molto delle loro indagini anche fuori dalle aule giudiziarie, contenti di esibire la loro faccia. L'esposizione mediatica, gli interventi ai congressi di partito sono un diritto, ma per dimostrare la propria imparzialità non bastano frasi a effetto, intrise di retorica alla Toto Cutugno: «Partigiani della Costituzione», «Il libro dei sogni», «Un tesoro smarrito sul fondo dell'anima» (non della schiena, dritta per intenderci).
Dopo un periodo di pausa attiva (da due mesi stava svolgendo un lavoro investigativo patrocinato dall'Onu in Guatemala contro i narcos), dopo il via libera del Csm, Ingroia ha offerto la sua disponibilità a candidarsi (io ci sto!) chiedendo ai vari Di Pietro, Ferrero, Diliberto di «fare un passo indietro». Tra i fan del nuovo líder máximo spiccano i nomi di Moni Ovadia, Sabina Guzzanti, Fausto Bertinotti, Gino Strada, Vauro. L'ex procuratore aggiunto vorrebbe anche Maurizio Landini e Michele Santoro.
In Guatemala ci è finito mentre si chiudeva «la madre di tutte le indagini» della Procura di Palermo, quella sulla presunta trattativa Stato-mafia, con le famose intercettazioni riguardanti anche il Colle (che non pochi problemi hanno creato nei rapporti istituzionali) e il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio, un tempo stretto collaboratore di Giovanni Falcone, stroncato poi da un infarto.
A Palermo ha abbandonato l'inchiesta nella sua fase più delicata e il comizio di venerdì non ha certo giovato alla sua reputazione (già incrinata dalla gestione di Massimo Ciancimino) e alla credibilità della magistratura italiana, alimentando il sospetto che l'attività giudiziaria, specie se clamorosa, venga intesa da alcuni come opportunità per una carriera politica.
Le debolezze del magistrato non lo rendono più umano, ma soltanto più simile a un cittadino al di sotto di ogni sospetto.
Scritto il 23 dicembre 2012 alle 21:54 nella Politica | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 23 dicembre 2012 alle 16:22 | Permalink | Commenti (0)
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Sono stato, come tanti, favorevole all'ingresso di Monti nella politica dell'emergenza, e non rinnego la mia opinione di novembre 2011. L'Italia era sotto un forte attacco, e non solo speculativo. La speculazione c'era, eccome... E' solo il caso di ricordare, qui, che poco prima della fine del governo Berlusconi, spesso lo spread italiano superava quello spagnolo, che pure aveva dei fondamentali molto peggiori rispetto a quelli italiani.
Ma la speculazione non nasce mai contro un paese dai fondamentali sani. Quando le leonesse attaccano un branco di animali, non scelgono la preda a caso, ma cercano di isolare dal branco le prede più deboli. E' successo così in Europa, con l'attacco alle piccole prede. Ai "Pigs Countries": Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna. Ma è chiaro che la grande speculazione puntava al bersaglio grosso. All'euro. E per uccidere l'euro non bastava isolare ed uccidere gli animali più piccoli e malati. Si doveva puntare agli animali di taglia grossa, a cominciare da quelli più malaticci. In questo quadro, l'Italia era ovviamente il candidato naturale all'attacco. Fondamentali fra i peggiori al mondo, il governo più ridicolo d'Europa, un ceto politico screditato, ed incapace persino di prendere atto della enormità dei problemi, non potevano che lasciar prevedere quale sarebbe stato il prossimo bersaglio.
L'arrivo di Monti alla guida di un governo tecnico è stato salutato da molti (e anche da noi) con grande gioia; con un senso di liberazione, perchè almeno finiva l'ignominia di un puttaniere alla guida del paese. Nessuno, credo, ha dimenticato le scene di giubilo multi-partisan che abbiamo visto quando Berlusconi è arrivato al Quirinale per rassegnare le dimissioni.
L'arrivo di Monti - prima ancora che fossero noti i membri del governo e il programma, ha funzionato come un defibrillatore. Al buio, perchè non si sapeva cosa avrebbe fatto, né chi avrebbe imbarcato al governo. Ma aveva preso atto - era ora - che la casa bruciava, e aveva messo mano agli idranti. Per spegnere l'incendio, inizialmente al governo è bastato poco. E' bastato che alla guida del governo fosse arrivato un uomo con un ottimo profilo professionale, e un ottimo ricordo di se lasciato in Europa. Ed è bastata la sparizione dell'uomo che aveva imbottito di veline, puttane e telecafone governo, parlamento, europarlamento e consigli regionali.
Poi è iniziato il lavoro di governo. E qui il bilancio complessivo presenta poche macchie di luce, e moltissime zone d'ombra. Sui fatti positivi, ce la caviamo in poche righe: doveva tagliare costi e trovare risorse per allontanare l'Italia dall'orlo del precipizio, e lo ha fatto presto, e pesantemente. Doveva allontanare dall'Italia la vergogna del berlusconismo, e lo ha fatto senza particolare difficoltà o fatica. Per far questo, non serviva una grande inventiva. Togliere la guida del governo a una macchietta alla Ciccio Formaggio, e mettere anche solo una persona di normale cultura e intelligenza, sarebbe stato sufficiente. Monti era ben più di questo. Era il Rettore della Bocconi, l'ex bravissimo commissario UE, e in più era ben visto dai c.d. "poteri forti".
Insomma, in una Europa dominata dalla destra, arrivava al potere un uomo che si è dimostrato più di destra-centro che di centro-destra. Al quale comunque l'Europa ha riservato più lodi di facciata, sorrisi e applausi, che non concessioni reali. Nessuna concessione sulle devastanti clausole imposte a Berlusconi (pareggio di bilancio nel 2013, e il devastante fiscal-compact); nessuna concessione vera sui fondi salva-euro; nessuna concessione su tempi e modi della messa in ordine dei conti.
Fine dei meriti del Governo Monti. Dopo la fase dell'emergenza, dovevano arrivare le fasi dell'equità e della crescita. Non se n'è avvertito neanche l'odore. Il governo partorito da Monti si è rivelato, in pochi mesi, per quello che era: un governo fatto da personaggi in grande maggioranza molto graditi alla destra, con forti rappresentanze dell'establishment economico, con forti presenze "bancarie" (dallo stesso Monti, alla Fornero, a Passera e ad altre figure minori), con alcuni incomprensibili innesti di personaggi che ci hanno messo 5 minuti a dimostrare la loro pochezza. Vedi Clini, che 5 minuti dopo la nomina era già in TV a spiegare che sul nucleare si doveva tornare. Vedi le lacrime di coccodrillo della Fornero (prima delle altre innumerevoli figure di merda - dai ragazzi troppo "choosy" in avanti), quando ancora il suo lato tecnico peggiore - il problema "esodati" - non era emerso in tutta la sua devastante pienezza. Vedi il caso del giovane imbecille Michel Martone, "figlio di" che si permette di dare degli "sfigati" a tutti quelli che non sono laureati a 28 anni (e magari docenti ordinari a 32) per meriti "ereditari" e per comunanza di interessi padre-figlio con tale ministro Brunetta. (leggi qui). E vedi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Malinconico (omen nomen) che Monti è stato costretto a cacciare a meno di due mesi dalla nomina perchè è emerso che aveva preso soldi, sotto forma di vacanze da nababbi, da esimi membri della "cricca" delle grandi opere.
Le norme anti-evasione si sono concentrate in operazioni-spettacolo nelle località alla moda, ma hanno inciso ben poco sulla polpa. L'incrocio dei database fra catasto, agenzia delle entrate, società di servizi (elettricità, gas, telefoni, internet) per scovare i 2.000.000 di case sconosciute al catasto (e quindi al fisco) non è stato neanche avviato. Nessun accordo con i paradisi fiscali per tassazione dei capitali italiani illecitamente esportati all'estero. Equitalia si è esercitata con grandissima severità sui piccoli "insolventi di necessità", meno sui grandi debitori. Coi quali si tratta e si concorda.
Come tutti abbiamo potuto constatare, la fase emergenziale è stata affrontata picchiando sempre e solo sui ceti più deboli: pensionati, reddito fisso, precariato, walfare, cassa integrazione, sanità, incrementi lineari di tasse. Di patrimoniale, neanche a parlarne. La legge anticorruzione varata dalla Severino è tutta da ridere, perchè nel momento in cui non ri-penalizzi il reato del falso in bilancio, non tocchi la corruzione. Il falso in bilancio è la sorgente delle risorse in nero che alimentano la corruzione. E il falso in bilancio è rimasto esattamente ciò a cui lo aveva ridotto il governo Berlusconi attraverso i suoi scherani: una biricchinata.
Il Governo "super-partes" Monti, presentatosi come il governo di un novello Cincinnato, pronto a tornare alla cura del campicello una volta salvata la Patria, man mano che ci si avviava alla fine della legislatura, è gradualmente passato dal "non intendo fare politica dopo la fine del mio madatato a termine", al "se proprio il paese avesse bisogno di me non mi sottrarrei", alla quasi esplicita candidatura alla guida di un'ammucchiata destro-centrista di qualità così scadente che invano abbiamo cercato qualcosa di altrettanto deprimente nel peggio della prima repubblica. Vogliamo riassumere?
Personaggi e interpreti: Pierferdi Casini (leader dei leaderini, portaborse di Forlani, grande eletto e grande elettore di Totò Vasa Vasa Cuffaro, primo partito in Sicilia: teorico-pratico della politica dei due forni); Gianfranco Fini (post-fascista pentito, quello che "Mussolini è stato il più grande statista del XX secolo); Bonanni, capo del sindacato giallo CISL; maggior complice di Berlusconi nel fallimento della trattativa Alitalia - AirFrance, che ora FORSE ingoierà l'Alitalia "a gratis" o quasi. Lo stesso Bonanni che firmava insieme ad Angeletti, con Berlusconi, improbabili "patti per l'Italia" mai applicati. Colui che, sempre con Angeletti, andava a cena in via dell'Anima di nascosto, passando dalla porta sul retro, come un qualsiasi fornitore di mozzarelle); Olivero, ex presidente ACLI, frettolosamente dimessosi per non perdere l'autobus della lista Monti abortita prima di nascere; il difensore dei ceti deboli Montezemolo, il cui partitino è dato intorno al 2/3%; il partitino di Oscar Giannino, dall'ambiziosissimo nome "Fermare il Declino". Traguardo da raggiungere con un consenso dello 0,6%. Una "Lista Monti" mai nata, che comunque sarebbe valsa dal 4 al 6% lordo (cioè preso non "altrove", ma cannibalizzando altri partitini del mucchio. Infine, la Grande Formazione di Cicoria Rutelli, API, che non ho ben capito se sia ancora schierata col Grande Centro, o con la Piccola Sinistra. Ma tanto, a chi frega qualcosa, dato che a furia di fare zig e zag il Partitino Salvelox si è ridotto allo 0,1%? Cioiè a Rutelli e - forse - a Barbara Palombelli?
La conferenza-stampa: L'uomo del Monti ha detto NI
So che non troverò molti d'accordo. La maggior parte dei commentatori è venuta fuori ammirata dalla conferenza-stampa di Monti. Io alquanto meno. Io sono un discendente da un sano ceppo contadino, nel quale si era si, no era no. E quando i miei avi non capivano, diventavano sospettosi. Al netto dalla verve tranquilla di Monti, mago del british-humour, trovo che Monti abbia affermato con estrema chiarezza solo ciò che già sapevamo:
Fine delle asserzioni scontate. Ma ogni sistema informativo ha le conferenze-stampa che si merita. A domande cretine, risposte facili e nulladicenti. Oggi abbiamo la prima mondiale di un candidato-agenda. A NESSUNO, ma proprio a NESSUNO, che sia venuto in mente di fare l'unica domanda che stava a cuore a tutti noi: "si candida"? "con chi si candida"? si-si, no-no. Domande a risposte chiuse. Non ne è arrivata una.
E così abbiamo la prima mondiale che insieme alla candidatura della destra populista di Berlusconi, Maroni e Storace, e a quella del centro-sinistra, c'è la candidatura di un'agenda. Cosa ci sia nell'agenda Monti non ha spiegato. Cosa ci sia nell'agenda, a nessuno è venuto in mente di chiedere. Siamo al doroteismo travestito da tecnicismo. Monti appoggerà (come, non è dato sapere) chi sposerà un'agenda, di cui nessuno conosce il contenuto. E chi è che si è dichiarato fin qui disposto ad "appoggiare l'agenda Monti" senza neanche sapere cosa ci sia scritto? Ma è evidente! l'unico imbecille politico che si sia sempre dichiarato a favore del montismo, a prescindere. Il Devoto della Madonna dal Velo Azzurro. E del "Montismno A Prescindere". Ho come un'impressione che questo imbecille abbia sbagliato cavallo. Anzi, Agenda.
E allora, in attesa di avere sul tavolo L'Agenda, e di valutarla, non possiamo che fare delle ipotesi. L'Agenda contiene tutte le cose che erano già nell'Agenda dell'anno scorso, e che in gran parte sono rimaste inattuate: l'abolizione delle province, l'accorpamento dei comuni, la riduzione del numero dei parlamentari, dei consiglieri d'amministrazione delle aziende pubbliche e miste, le liberalizzazioni delle professioni e delle attività economiche, l'equità, le politiche per lo sviluppo, la difesa del territorio, l'edilizia carceraria, la messa in sicurezza del territorio, le politiche per lo sviluppo dell'occupazione principalmente giovanile e femminile, la lotta all'evasione, la lotta alla corruzione, lo sviluppo della ricerca, e via agendando...
Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: perchè in 13 mesi, con la forza che gli derivava dall'essere a capo di un governo emergenziale di grande coalizione - e quindi con un potere enorme in mano, il governo Monti non ha condotto in porto praticamente NULLA di quanto era in agenda? Per dire... la legge anticorruzione non si tratta, si impone. Si chiede la fiducia. Chi è contro la reintroduzione del falso in bilancio doveva essere denudato in un pubblico dibattito sulla fiducia. Doveva essere costretto a dichiararlo il Parlamento, apertis verbis. Invece si è preferita la strada del galleggiamento. Della sopravvivenza senza costrutto. Quindi in tredici mesi il governo Monti ha fatto solo ciò che ha fatto nei primi tre mesi. Poi, è entrato in coma legislativo.
Ci risulta quindi difficile capire come pensi di portare avanti la sua "agenda" (che crediamo di conoscere benissimo, anche se non ce l'ha mostrata) con un centrino composto da squalificati rappresentanti della prima repubblica, da sindacalisti gialli, da industriali che hanno "campato la vita" passando da un incentivo statale all'altro, e col supporto esplicito (e la simpatia ricambiata) di un padrone delle ferriere come Marpionne, e di cardinaloni alla Bertone e alla Bagnasco.
L'uomo del Monti ha detto si, ma noi diciamo un netto NO a questo Uomo del Monti, e ai suoi casini di contorno. Ora si voti alla svelta, e si voti con la testa, e non con la pancia. E governi chi vince, e non chi esibisce nell'inverno 2012, l'agenda dell'autunno 2011.
Tafanus
Scritto il 23 dicembre 2012 alle 15:55 nella Politica | Permalink | Commenti (19)
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Scritto il 23 dicembre 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (0)
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Titolo originale: Angel’s Share
Regia: Ken Loach
Principali interpreti: Paul Brannigan, John Henshaw, William Ruane, Gary Maitland, Jasmine Riggins, Siobhan Reilly, Roger Allam, Daniel Portman, David Goodall, John Joe Hay, Finlay Harris, Barrie Hunter, Lorne MacFadyen – 106 min. – Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia 2012.
I giovani che nelle periferie urbane si sono fatti le ossa per sopravvivere sono dappertutto considerati ad alto rischio, e dappertutto visti con diffidenza, dato che la loro vita irregolare è fatta di risse, di furti, di violenza, che vivano a Milano, a Parigi o a Glasgow, come i quattro protagonisti di questo film. I tentativi di far accettare a questi ragazzi un lavoro socialmente utile e un modo di vivere più civile spesso si scontrano con la loro ignoranza profonda e con la loro tendenza a scambiare il coraggio con l’aggressività, la giustizia con la vendetta. Qualche volta, però, basta la fiduciosa e generosa comprensione di qualcuno per sloccare situazioni senza apparenti vie d’uscita.
Questo è accaduto a Robbie, il ragazzo scozzese che, fra i balordi del film, appare come il più disperatamente irricuperabile, per i reati gravi che ha già commesso e che gli hanno fatto precocemente conoscere la galera: le prime scene, ambientate proprio nell’aula del tribunale di Glasgow, quando giudice e avvocati decidono oltre che del destino di disgraziati come lui, anche del suo, ci descrivono subito il personaggio. E’ impulsivo, violento, viene volentieri alle mani , sia per le provocazioni che gli arrivano da una banda del quartiere che lo ha preso di mira, sia perché è così di suo, per storditaggine: spesso, strafatto di cocaina, scambia per realtà i suoi fantasmi e le sue paure e mena colpi all’impazzata, provocando ferite vere e dolori profondi. Ha però, a differenza dei suoi compagni del programma di recupero, motivazioni forti per cambiare la propria vita: ama una ragazza per bene, che ora lo ha reso padre di un bambino: per loro, per la responsabilità che ora finalmente sente, è disposto forse a lasciarsi guidare. Il lavoro cui è stato condannato, sostitutivo di una durissima pena, non sarà forse socialmente utilissimo, ma lo mette a contatto con realtà positive, con ambienti diversi da quelli cui è abituato e con persone diverse, come Harry, l’operatore assistente che lo accetta com’è e prova per lui compassione vera: ne intuisce il dramma e vuole aiutarlo.
La sorpresa del film, che diversamente sarebbe un film triste e, come dice il grande regista, molto prevedibile, sta nell’aver introdotto un elemento bizzarro nella narrazione, il vero deus ex machina capace di sciogliere i nodi del racconto: il wisky, il vero wisky scozzese, quello delle Highlands, torbato e salino nel sapore, quello che, prodotto con cura nelle distillerie, diventa con gli anni, dopo aver perso l’elemento iperalcoolico che lo renderebbe imbevibile (la parte che evapora, quella degli angeli, appunto) un nettare prezioso, che il nostro Robbie, raffinando i propri sensi impara rapidamente a riconoscere e apprezzare, bella metafora allusiva dello sgrezzarsi dell’animo e del raffinarsi del suo sentire.
Gli occorrono però, oltre a un lavoro, che troverà sfruttando la propria nuova competenza di insuperabile sommelier, anche i denari per mettersi in salvo, lontano da Glasgow e dalla guerra per bande della sua periferia. Per questo organizzerà, a fin di bene, con i suoi compagni balordi, un ultimo colpo, che si svolge fra difficoltà e rocamboleschi accadimenti, secondo una struttura presa a prestito dalle favole (peripezie dei personaggi per arrivare a un oggetto molto prezioso in grado di mutare, per il suo valore, la vita di chi riuscirà a impadronirsene) che imprime un vivace e interessante sviluppo a tutta la narrazione e che, pur legandosi molto bene alla narrazione precedente (eccellente la sceneggiatura di Paul Laverty) fa assumere all’intero film un bel carattere fiabesco e ottimistico, che mi ha ricordato un po’ il nostro Pasolini di Una vita violenta. Questo è, secondo me, un felicissimo ritorno di Ken Loach alle sue opere migliori, dopo le precedenti, L’altra verità e Il mio amico Eric che non mi avevano convinta.
Bentornato al vecchio Ken, alla sua ispirazione da socialista umanista e tollerante. Bentornati gli attori di strada che hanno interpretato benissimo soprattutto se stessi.
Angela Laugier
Scritto il 23 dicembre 2012 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 22 dicembre 2012 alle 19:19 | Permalink | Commenti (4)
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NON SARO' BREVE
A leggere certi commenti sul "Movimento Arancione", oggi, non solo su altri blog, ma anche sul nostro, c'è da rimanere basiti. Ingroia sarebbe l'ultimo (in ordine di tempo) potenziale salvatore della Patria. E poco importa che persino il maggior sponsor del movimento cazzaro (come sempre, il "Fatto Quotidiano") abbia preso le distanze. Abbiamo documentato questo - solo due giorni fa - in un post dove sono ampiamente documentate le retromarce con grattata di Peter Gomez, di Antonio Padellaro, di Marco Lillo. Travaglio tace, in attesa di capire come sia più proficuo posizionarsi. Non tace Oliviero Beha, che sulla demagogia ha campato una carriera.
Questo sul piano giornalistico. Sul piano politico, parleremo dopo. Cercheremo di capire chi c'è dietro e perchè, ed anche a cosa dovrebbe servire questa ammucchiata che imbarca tutti coloro che rischiano di rimanere a piedi. Sembra una patetica corsa verso l'ultimo metrò.
Ma, come si dice, "il pesce puzza dalla testa". E anche se l'abbiamo già scritto, ripetiamo perchè non ci piace Ingroia. Il fatto che sui commenti di questi giorni sia tornata a risuonare l'accusa di "astio verso Ingroia", esattamente come per anni è risuonata l'accusa di "astio verso Grillo", o di "astio verso Di Pietro", e che queste accuse feriscano non poco, proprio perchè provengono da lettori e lettrici storiche del blog, che dovrebbero aver ormai capito chi sono. Io non ho "astio" Io mi formo delle opinioni sui fatti. A volte le mie opinioni le cambio, a volte no. E verso le persone non ho "astio": disprezzo, a volte. Disprezzo che provo sempre a motivare. Ma torniamo ad Ingroia.
Ingroia ha lavorato bene nell'antimafia. Come tanti altri. Hanno lavorato bene contro la mafia, oltre Antonio Ingroia, anche tali Falcone (ammazzato), Borsellino (ammazzato), Caponnetto (che mai ha sfruttato la sua popolarità antimafia per "scendere in campo"). Idem Caselli. Idem Bocassini. Tutta gente che ha lavorato bene contro la mafia, ma che mai ha pensato di "scendere in campo".
Così come hanno lavorato bene contro la mafia ed altre forme di criminalità organizzata Pietro Scaglione, Francesco Ferlaino, Cesare Terranova, Gaetano Costa, Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Bruno Caccia, Rocco Chinnici, Alberto Giacomelli, Antonio Saetta, Angelo Livatino, Antonio Scopelliti, Francesca Morvillo. Oltre ai già citati Falcone e Borsellino. Come si vede, c'è un sacco di gente che ha "lavorato bene" contro la mafia. Tanto bene, da creparci. Ma ovviamente noi non rimproveriamo a Ingroia di essersi salvato. Anche Caponnetto, Caselli, Bocassini si sono salvati. Ma non hanno mai pensato di scendere in politica a rimorchio della popolarità acquisita come magistrati antimafia. O si?
Ma veniamo agli ultimi anni di Ingroia. Ha aperto una doverosa inchiesta sui rapporti stato-mafia, ma è riuscito a macchiarla con dei comportamenti che (lo dice la Consulta, non io) sono stati illegittimi. Il Capo dello Sato non può essere intercettato, salvo che per l'accusa di "alto tradimento", ma non mi risulta che Napolitano sia stato incriminato o iscritto al regisrto degli indagati per Alto Tradimento. E la legge dice che quelle intercettazioni "riflesse" - oltretutto prive di qualsiasi rilievo giuridico - avrebbero dovuto essere distrutte. Ingroia invece ha preferito andare allo scontro istituzionale, causando un giudizio sul conflitto di attribuzioni fra magistratura e presidenza della repubblica. Giudizio dal quale ad uscire ammaccato è stato Ingroia, il suo populismo, e la sua caccia alla notorietà, e non certo Napolitano.
Normalmente, alla chiusura delle indagini, i magistrati inquirenti non vedono l'ora di arrivare alla fase dibattimentale, per poter dimostrare, attraverso il giudizio di magistrati terzi, quanto sono stati bravi e competenti. Invece Ingroia, alla vigilia della fase dibattimentale, quando si trattava di raccogliere i frutti del suo lavoro, è fuggito. Indecorosamente. Ha chiesto e ottenuto di abbandonare la sua indagine, per andare in Guatemala, per conto dell'ONU, come responsabile della lotta al narcotraffico.
In questa veste, ha fatto fare all'Italia l'ennesima figura da paese di perecottari. I fatti: dopo appena un mese di Guatemala (durante il quale ovviamente non ha fatto in tempo neanche a capire dove si trovasse), ha chiesto e ottenuto l'aspettativa "per ragioni cautelari" per motivi politici (ultima trovata procedurale, giusto per poter mantenere i piedi in due staffe). Ha lasciato l'ONU - che aveva accettato con favore la sua candidatura . in braghe di tela, e senza neanche chiedere scusa. Restiamo il paese che siamo. Pizza, ammore e mandolino.
E' tornato per una nobile causa? Per guidare una nuova Resistenza? (scusate, ma io scrivo ancora Resistenza con la R maiuscola, è un tic...). No, è tornato per giocarsi a rubamazzetto con De Magistris la guida dell'ennesimo movimento cazzaro, destinato ad essere sepolto e cancellato dal prossimo che arriverà. La lista è lunga: Forza Italia, la Lega Patana, e poi i girotondi, il dipietrismo, il vaffanculismo di Grillo, il popolo viola, le fischiettatrici, i rottamatori, i formattatori... Dimentico qualcosa? Ma davvero è così difficile inquadrare tutto questo "nuovo che avanza" in una sindrome che dovrebbe essere ormai più conosciuta del raffreddore comune? Davvero siamo ancora nella fase in cui l'ultimo cazzaro che impugna un piffero viene accolto come il timoniere dell'arca di Noé???? Davvero, trovo tutto ciò sconfortante, e trovo sconfortante l'idea di aver buttato nel cesso il 99% del lavoro che faccio da anni. per 12/14 ore al giorno, per cercare di inculcare la cultura dei "fatti separati dalle pugnette".
Ma diamolo, uno sguardo, a questo "nuovo che avanza", al quale siamo già pronti, come sempre, a consegnare i destini dell'Italia, già proiettata, grazie a loro (come già prima agli altri movimenti cazzari citati) verso "magnifiche sorti e progressive":
Leoluca Orlando: 65 anni, in politica da 34 anni, dove ha iniziato con la DC di Piersanti Mattarella (e magari critica il PD per i dieci parlamentari ai quali è stata concessa o addirittura richiesta l'autorizzazione a candidarsi "in deroga" allo statuto). Nel 1987 attacca Leonardo Sciascia per il suo articolo sui "professionisti dell'antimafia", ma qualche anno dopo si pente, ed assolve Sciascia, il quale "diceva cose giuste, ma è stato strumentalizzato". Da chi e perchè, Orlando non spiega. Nel 1990 il primo salto della quaglia: lascia la DC, e forma il suo partitino: "La Rete". Nello stesso anno attacca Giovanni Falcone, reo di aver incriminato per calunnia il pentito Pellegriti, il quale rivolgeva accuse al parlamentare europeo DC Salvo Lima. La polemica proseguì con Orlando che accusava Falcone di tenere nascoste nei cassetti le carte sugli omicidi eccellenti di mafia e le prove delle collusioni di politici con Cosa nostra.
Con la mascita della c.d. "Seconda Repubblica" (?) scioglie la sua "Rete" ed entra nel più comodo grembo dei "Democratici" di Romano Prodi, e poi nella Margherita. Nel 2000, tradendo il voto dei suoi elettori, si dimette da sindaco di Palermo, per concorrere alla più confortevole poltrona di Governatore della Sicilia. Subisce una delle peggiori sconfitte della sua vita:; battuto 59 a 37 dal mafioso Totò Vasa Vasa Cuffaro. Nel 2006 viene espulso dalla Margherita di Cicoria Rutelli, perchè in Sicilia si schiera (una delle poche cose buone fatte) in sostegno di Rita Borsellino, anzichè del candidato della Margherita Latteri. Ovviamente finisce in un partito cazzaro: l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Nel 2007 corre per l'Unione come candidato sindaco di Palermo. Perde contro la nullità Diego Cammarata. Ovviamente grìida ai "brogli elettorali". Nel 2012 altro cambio di casacca, e si fa sostenere alle primarie per sindaco di Palermo da un nuovo mix (IdV, Fed. della Sinistra, Verdi).
Luigi De Magistris e l'inchiesta "Why Not": "...un ruolo centrale nella vicenda sarebbe stato svolto dall'imprenditore Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere della Calabria. L'inchiesta ruota attorno anche a presunti contatti tra Saladino e l'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Contatti successivamente smentiti dalle inchieste. Negli atti dell'inchiesta figurano anche alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata successivamente archiviata per insussistenza dei fatti, e l'imprenditore Antonio Saladino..." [...]
Il 21 gennaio 2012 il GUP di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi con l'accusa di aver acquisito nel 2009 in modo illegittimo i tabulati telefonici di alcuni parlamentari. De Magistris ha definito l'inchiesta "infondata". L'inchiesta è stata aspramente criticata anche da Marco Travaglio (...azz...) [...] Luigi de Magistris ha infine indagato sul caso denominato Toghe Lucane. Secondo il giudice un "comitato d'affari" comprendente politici, magistrati, avvocati, imprenditori e funzionari avrebbe gestito grosse operazioni economiche in Basilicata [...] Nel marzo 2011 l'intera inchiesta è stata infine archiviata dal Giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro Maria Rosaria di Girolamo, che ha definito l'impianto accusatorio «lacunoso» e tale da non presentare elementi «di per sé idonei» a esercitare l'azione penale. Tutti e trenta gli indagati sono così stati prosciolti.
Nonostante le richieste dei mezzi d'informazione, de Magistris si è rifiutato di lasciare alcuna dichiarazione in merito [...] Il 21 settembre 2007, il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha chiesto al CSM il trasferimento cautelare di de Magistris e del procuratore capo Mariano Lombardi. La richiesta venne proposta a seguito dell'istruttoria condotta dagli ispettori del ministero negli uffici giudiziari di Catanzaro e di Potenza: gli ispettori ritennero di aver rilevato "gravi anomalie" nella gestione del fascicolo "Toghe lucane", contestando a de Magistris il suo rifiuto a riferire gli sviluppi dell'inchiesta al procuratore capo Lombardi [...] Il18 gennaio 2008 è stato disposto dal CSM il trasferimento di Luigi de Magistris da Catanzaro e dalle funzioni di pubblico ministero: si tratta di una pena accessoria rispetto alla condanna principale di censura [...] De Magistris, contemporaneamente, è stato assolto dall'accusa di non aver adottato le misure necessarie per impedire la "fuga di notizie" sull'inchiesta Inchiesta Why Not e da quella di aver avuto "rapporti disinvolti" con la stampa.
Il 17 marzo del 2009, con un post sul blog di Antonio Di Pietro (vi ricorda qualcosa? vi ricorda qualcuno? NdR), Luigi de Magistris annuncia il suo ingresso in politica. Si unirà all'Italia dei Valori per le elezioni Europee del 2009 [...] La scelta di de Magistris di impegnarsi in politica ha lasciato perplesso Aldo Pecora, leader di Ammazzateci Tutti, il primo movimento a schierarsi accanto al magistrato facendolo conoscere al grande pubblico [...] Nonostante avesse dichiarato che una volta eletto avrebbe abbandonato l'attività di magistrato per dedicarsi completamente alla politica, ha chiesto ed ottenuto d'essere messo in aspettativa dal Consiglio Superiore della Magistratura (...vi ricorda mica Ingroia, per caso? NdR) [...] Il 5 novembre 2010 si apprende che de Magistris è stato rinviato a giudizio per omissione di atti d'ufficio, relativa alle indagini sul caso Why Not [...]
Dunque, riepiloghiamo gli ultimi passaggi: Nel 2009 è magistrato, ma si candida all'europarlamento, mantenendo i piedi nelle scarpe da magistrato, con l'aspettativa (come Ingroia...). Viene eletto. Ha promesso a chi lo ha votato di fare l'intero mandato a Strasburgo. Due anni dopo (2011) se ne fotte, e si candida a Napoli come sindaco. Viene eletto. E' stato votato per occuparsi di Napoli per 5 anni. E' passato appena un anno, ed ha già tradito il mandato ricevuto dagli elettori: "...Il 12 dicembre 2012 De Magistris promuove la fondazione del Movimento Arancione, formazione politica che raccoglie personalità di sinistra deluse dai partiti. Il Movimento Arancione intende costruire un polo alternativo al centrosinistra insieme alle forze riunite il 1º dicembre 2012 nell'assemblea pubblica "Cambiare si può", in particolare con ALBA, Rifondazione Comunista, Ecologisti e reti civiche e Italia dei Valori..."
Antonio Di Pietro: in politica dal 1996, col l'Ulivo. Entrato "senza concorso", per chiamata diretta di Prodi (al Ministero dei Lavori Pubblici). Quindi in politica da 16 anni. Secondo i parametri del PD, Di Pietro dovrebbe già essere incandidabile alla prossima legislatura. Un anno dopo si dimette perchè inquisito. L'anno successivo D'Alema gli consegna il colleggio PDS più blindato d'Italia: il Mugello. Viene eletto con un mare di voti. Promette che sarà nel collegio almeno un giorno alla settimana. Stanno ancora aspettando la sua prima visita. I contadini del Mugello lo aspettano coi forconi in mano. Raggiunge il gruppo misto (nonostante sia stato eletto coi voti del PDS), ma si mette a cercar di creare un proprio gruppo. Ma l'uomo è vulcanico. Abbandona il progetto del gruppo parlamentare, e crea con Elio Veltri un suo movimento, l'Italia dei Valori. Nel 1998, altra giravolta, e non appoggia più la SUA Italia dei Valori, ma si fa eleggere eurodeputato coi "Democratici" di Romano Prodi. Nel 2000, altro giro di valzer: litiga con Parisi, esce dai Democratici, non vota la fiducia al governo Amato, e rifonda l'Italia dei Valori. E siamo così al 2001. Altro giro. Si presenta da solo, nel SUO colleggio del Molise, dove non raggiunge la soglia del 4%, e resta fuori. Alle europee del 2004 nuovo clamoroso flop. Non entra nell'ulivo per l'opposizione dello SDI. Fa una mini coalizione Occhetto-Di Pietro ("Per il Nuovo Ulivo"): trombati clamorosamente (2,1% dei voti).
L'ingresso nell'Unione e il 4° posto alle primarie - Intanto, nasce la nuova coalizione di centrosinistra, L'Unione, che si apre all'Italia dei Valori e a Rifondazione Comunista. Il nuovo schieramento debutta alle elezioni regionali dell'aprile 2005: IdV ne è parte integrante in tutte le 14 regioni chiamate al voto, ma il partito conferma il suo trend negativo, raggranellando soltanto l'1,8% dei voti.
Prodi, in vista delle elezioni politiche del 2006, lancia l'idea delle primarie per la scelta del candidato premier. Il progetto va in porto, e Di Pietro presenta subito la sua candidatura. Le primarie si svolgono il 16 ottobre 2005 con sette candidati: Di Pietro è arrivato quarto, raccogliendo il 3,3% dei consensi, alle spalle di Romano Prodi, Fausto Bertinotti e Clemente Mastella (...arrivare alle spalle di Clemente Mastella... Insopportabile... NdR)
Alle elezioni del 2008 Veltroni decide di presentare da solo il PD. Poi accetta di inserire la lista Bonino, che ordinatamente rinuncia al suo simbolo. Di Pietro chiede di aderire (perchè sente "aria di trombatura), e il "flaccido cretino" (come D'Alema chiamava Veltroni) accetta di far correre Di Pietro col suo simbolo all'interno della coalizione. Richiesta che aveva rifiutato a Boselli e ad altri, usciti dal PD. Di Pietro si impegna a fare un gruppo unico alla Camera dopo le elezioni, ma una volta superata la soglia di sbarramento va per conto suo, e si mette a fare un'OPA continua sul PD. Come è finita, è sotto gli occhi di tutti. Lo Statista sale oltre l'8%, poi inizia il declino. Oggi non arriva al 2%. Peggio de "La Destra".
Altre perle dipietresche:
Di Pietro si schiera insieme a Casini ed a tutta la Casa delle Libertà contro la rimozione del capo della polizia De Gennaro, responsabile della polizia in carica durante le violenze del G8, adducendo come motivazione "non tanto il gesto ma le modalità di esecuzione", ritenendo preferibile che non venisse prontamente allontanato, troppo veementemente, un capo della polizia indagato per istigazione alla falsa testimonianza, allontanamento che Di Pietro definisce "una vendetta della sinistra massimalista".
In seguito di Pietro si schiererà contro la costituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova, insieme alla destra fascista, al PdL e alla Lega Nord. Come, più avanti, si schiererà contro Visco, in difesa del Generale Speciale (quello che si faceva portare le spigole fresche con l'elicottero di servizio, anche quando era in vacanza sulle Dolomiti)...
Di Pietro ha imbarcato, nel tempo, personaggi come Razzi, De Gregorio, Scilipoti, Marylin Fusco, più una serie interminabile di cascami di tutti i colori dell'arcobaleno. Ed ora emergono anche ladroni a grappoli: da Fiorito, a Maruccio.
Annuncia l'adesione di IdV all'iniziativa della rivista MicroMega per la manifestazione nazionale del 8 luglio 2008 in Piazza Navona, contro le cosiddette "Leggi canaglia", denominata No Cav Day. E' solo il caso di ricordare che per le allusioni di Sabina Guzzanti ai "pompini" della Carfagna, e per gli insulti di Grillo (in collegamento video) all'indirizzo di Napoilitano) sia Padellaro che Furio Colombo presero le distanze dalla manifestazione.
Di Pietro e Ferrero (entrambi "aspiranti arancioni") insieme a Pancho Pardi, vengono smascherati - grazie ad una approfondita inchiesta del nostro blog, ripresa da molti siti e giornali, e da un forum della RAI - come i manovratori occulti del Popolo Viola, il famoso movimento "nato da basso", nascosto dietro la faccia del disutile Gianfranco Mascia. La guerra per chi sarebbe stata la primadonna sul palco, crea la prima seria incrinatura fra Di Pietro e Grillo. Il Popolo Viola e il suo "noberlusconiday" scompaiono dal blog di Grillo.
Fin dall'inizio si è dichiarato favorevole al reato di immigrazione clandestina voluto dall'attuale ministro degli interni Roberto Maroni, oltre all'allungamento dei tempi di permanenza nei C.P.T. degli immigrati.
Nel marzo 2010, in seguito alla firma del Presidente della Repubblica Napolitano sul decreto legge che avrebbe permesso la riammissione delle liste PdL nel Lazio e in Lombardia, Di Pietro affermò che bisognava valutare se ci fossero gli estremi per mettere sotto impeachment il Presidente della Repubblica in quanto, a suo dire, il Presidente della Repubblica aveva violato la Costituzione contribuendo alla stesura del testo. L'attacco suscitò la reazione sdegnata sia del governo, sia del resto dell'opposizione.
Dopo le proteste del Movimiento 15-M che il 15 ottobre 2011 sono degenerate in duri scontri a Roma, il 17 ottobre 2011 alcuni organi di informazione hanno attribuito a Antonio Di Pietro la volontà di introdurre una nuova "Legge Reale" per gestire situazioni di violenza durante le manifestazioni, mentre lo stesso Di Pietro ha subito respinto e smentito tali affermazioni.
Il 3 febbraio 2009 Di Pietro è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma con l'accusa di Offesa all'Onore o al Prestigio del Presidente della Repubblica (articolo 278 del codice penale). L'atto è conseguente alla denuncia presentata il 31 gennaio dall'Unione delle Camere Penali Italiane, secondo la cui lettura dei fatti Di Pietro, nel corso del suo intervento durante la manifestazione organizzata dall'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia il 28 gennaio 2008 a Piazza Farnese, non si sarebbe limitato a criticare il comportamento del Presidente Napolitano, ma avrebbe attribuito un atteggiamento mafioso ai suoi silenzi.
Di Pietro è tornato ad attaccare il Presidente della Repubblica sostenendo che la bocciatura dei referendum sulla legge elettorale avvenuta il 12 gennaio 2012 da parte della Corte Costituzionale sarebbe stata una scelta non giuridica ma di favore per compiacere il Capo dello stato e la sua «maggioranza inciucista».
Nell'aprile 2009 il Parlamento Europeo ha confermato (654 voti favorevoli, 11 contrari e 13 astenuti) l'immunità parlamentare a vantaggio di Di Pietro, bloccando la causa civile per diffamazione intentatagli dal giudice Filippo Verde a seguito di un articolo pubblicato sul sito dell'Italia dei Valori. Infatti, nel commentare il processo pendente dinanzi al Tribunale di Milano per la vicenda IMI-SIR/Lodo Mondadori, Di Pietro affermava che Verde era stato accusato di corruzione per aver accettato una tangente al fine di "aggiustare" una sentenza. In effetti, Filippo Verde non è mai stato coinvolto nella vicenda processuale del Lodo Mondadori, mentre lo è stato nel processo IMI-SIR, nell'ambito del quale era stato assolto da tutte le imputazioni contestategli. L'unico italiano che si è espresso con voto contrario è stato Roberto Fiore (destra estrema).
Nel 2010 vengono rese pubbliche alcune foto risalenti al 1992 che ritraggono Di Pietro a cena in una caserma dei carabinieri con alcuni esponenti dei servizi segreti, tra i quali Bruno Contrada, che solo nove giorni dopo sarà arrestato e poi condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Alla cena erano presenti anche alcuni agenti statunitensi della CIA.
Di Pietro e la CEPU - Fondato nel 1995, il CEPU ha inizialmente goduto dell'amicizia tra il suo fondatore Francesco Polidori e Di Pietro, che prese parte alle prime campagne pubblicitarie e tenne seminari in qualità di docente di Tecnica processuale. Inoltre, nel 1998 Di Pietro fondò l'Italia dei Valori in un hotel di Sansepolcro di proprietà del gruppo di Polidori.
Gli sponsor del cazzarismo nel tempo - Che strano... passano gli anni, si alternano i cazzari, ma gli sponsor sono sempre gli stessi. Costantemente schierati coi cazzari troviamo Il Fatto di Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Le trasmissioni, sotto vari nomi e padroni, di Michele Santoro, e del "figlioccio" Formigli; Micromega, con tardivi pentimenti su Di Pietro; prolungate scivolate nel supporto al cazzarismo di Ballarò, e persino di Repubblica e de l'Espresso. Più una vasta coroncina di "followers", per mancanza o insufficienza di idee proprie. Quante trasmissioni, filmati, comparsate, dibattiti, ci siamo dovuti sorbire sul grillismo, sui rottamatori, sulle sciarpette viola? Ed ogni volta sembrava... "annunciazione, annunciazione"... che fosse arrivato il Salvatore di turno. Ora il Salvatore sembra si chiami Antonio. Antonio Ingroia. Votantonio.
Da qualche tempo, è iniziato (era ora!) un minimo di revisionismo. Ha iniziato MicroMega, dal quale silenziosamente sono spariti i banner sul Popolo Viola, le apologie del renzismo, ed è invece apparso un dossier sulle "Porcherie Assortite" dell'IdV in giro per l'Italia. Il revisionismo è iniziato con un numero speciale, un dossier dal titolo "C'è del marcio nell'IdV". Benvenuto fra coloro che usano i cervello, e che hanno memoria da elefante, Caro Flores. Santoro, per una volta, dopo le "epurazioni" grilline, non ci ha ammannito due filmati di Grillo a trasmissione, e ne ha parlato persino in termini critici. Wow!
Ed ora, "...al fin della licenza, io tocco..." arrivano quasi tutti i "main sponsors" del "Fatto" (da Peter Gomez, ad Antonio Padellaro, a Marco Lillo) a spiegarci che si, forse, ma anche, Antonio Ingroia sta sbagliando tutto. Tace Travaglio. Ma, si sa, nessuno in Italia e nel mondo ha mai sentito dire da Travaglio "ho sbagliato".
Cosa ci lascia, in ereditùà, l'Antonio Ingroia di questi giorni? l'Antonio Ingroia per il quale il Tafanus ha "astio"? Non so agli altri. A me lascia l'impressione dell'ultimo (in ordine di tempo) cazzaro capace di tutto per una carriera in politica. Capace di tradire due volte in trenta giorni il proprio mandato: prima non ultimando il lavoro iniziato con l'inchiesta sui rapporti stato-mafia, e fuggendo in Guatemala; poi, tradendo la fiducia dell'ONU, e tornando in Italia a creare l'ennesimo movimentino-partitino, insieme ad un altro ex magistrato che - come Ingroia - ha l'abitudine di non finire mai quello che comincia. E chi imbarca, questo movimentino-partitino? Un bel gruppo di trombati da se stessi, sempre e comunque schierati con la "inutile rumorosità". Decibel in libera uscita. Gente fuori dal 4%, in cerca di un alloggetto purchessia (i Bonelli, i Diliberto - che una volta stimavo -, i rifondaroli - che hanno fatto cadere due volte Prodi regalandoci Berlusconi - , gli Orlando, i Di Pietro, le soniealfano...).
Molti applaudono ed esultano per l'arrivo - finalmente! - di "gente onesta". Vuoi mettere, con quei disonesti del PD! E allora tutti fuori dal PD, tutti sulla barchetta autogonfiabile dei punti Galbani skipperata da Antonio Ingroia. Che - al primo sondaggio lo scopriremo - forse vale il due virgola qualcosa percento.
Ed ora il Prode Ingroia - al quale molti danno il benvenuto - ci invita - nientemeno! a lasciar perdere i partiti, e a parlare con Rifondazione (quella che ha fatto cadere due volte Prodi?) e a parlare con Grillo. Avete capito bene. Con Grillo. Ecco dov'è la salvezza del PD, che oggi naviga verso quote di consenso mai avute neanche dal PCI di Berlinguer. Dobbiamo fare opera di modestia, e "parlare con Grillo". Per dirci cosa, di grazia?
In me, l'idea di "parlare con Grillo", suscita solo un pensiero colto: "...ma vaffanculo!..."
Tafanus
Chiudo con un post non mio. Non ne conosco l'autore, non so di che colore sia, ma cosa importa? mi riconosco in ogni riga di ciò che scrive...
Ingroia, Grillo e Bersani: Come si dice "Perplessi", senza esagerare?
Roma, 22/12/2012 – Antonio Ingroia presidente del Consiglio dei Ministri? Perché no? Non è la novità che cerchiamo? Non sono garanzie di novità che portino l’Italia quanto più vicino possibile alla legalità e alla civiltà del lavoro e del sociale, quanto più lontano possibile dall’orgia del potere, che cerchiamo? Non è alla buona politica che aspiriamo? E allora Ingroia o Beppe Grillo, De Magistris o altri, non possono che essere accolti a braccia aperte se in grado di rappresentare la politica nuova (perché pulita): ciò che cerchiamo!
E "Beppe Grillo non è l’antipolitica ma la novità della politica”, ha detto ieri Antonio Ingroia nella sala del teatro Capranica a Roma. Politica pulita e alternativa. "Beppe Grillo - ha detto Ingroia - è uno che ha combattuto in anni di battaglie contro, Berlusconi prima e Monti dopo, come Di Pietro, Diliberto, Bonelli e Ferrero", presenti in sala.
Poi Ingroia - però - ha preso diligentemente le distanze dalle “esasperate espressioni verbali” di Grillo, da quel linguaggio aggressivo e senza ‘fronzoli’ che il comico genovese non fa niente per mitigare o trattenere. Pure questo si addice ad un ex pubblico ministero che aspiri a rivestire il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri.
Allo stesso modo si addice che Ingroia si rivolga a Bersani, che "non conosco ma ritengo una persona seria, ben intenzionata (anche se di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all'inferno)" per sapere se ‘ci sta’. Se tra Quarto polo, Movimento Arancione, PD e Vendola possono incontrarsi i destini.
Certo, Bersani e il Pd - per Ingroia - hanno commesso gravi errori politici, non escluso il “sostegno al Governo Monti". Nel PD o centrosinistra ci sono “passaggi che non convincono”, ma Ingroia un confronto con Bersani vorrebbe averlo, con l’augurio che da parte di Bersani e del Pd “non ci siano pregiudizi nei nostri confronti”.
"La legge finanziaria per il 2013 si chiama Legge di stabilità. E' scritto da dei pazzi in libertà. Chi la legge rischia l'insanità mentale". Beppe Grillo sul suo blog si scatena, con il suo solito linguaggio, sulla "Legge approvata dalla Commissione di Bilancio del Senato con le opportune modifiche dell'ultim'ora per amici, parenti, lobby e quant'altro. La scrittura del Testo, pur nella sua oscurità montiana, nel suo stile kafkiano, nella sua neolingua propria dei burosauri, non riesce a rendere il minestrone legislativo di Rigor Montis del tutto intellegibile. Qualcosa trapela, dagli indizi si riesce a dedurre qualche dato. E quello che si capisce è sconvolgente".
Ecco, è questione di linguaggio (o di sostanza)?
Beh, ha ragione Ingroia: anche l'occhio vuole la sua parte. Ed è per questo che pure noi vorremmo dire che quanto meno sul 'buon incontro' con Bersani siamo 'perplessi'. Come si dice 'perplessi' senza esagerare? (Fonte: "parcodeinebrodi")
Scritto il 22 dicembre 2012 alle 18:11 | Permalink | Commenti (27)
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Scritto il 22 dicembre 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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...che elekappa sia una lettrice del Tafanus?...
...se rinasco, da piccolo voglio fare il retroscenista politico... concordo totalmente col mini-post di "indiscreto", riprodotto in calce. E' da giorni che predico che le prospettive del "Grande Centrino" sono miserrime (un terzo o quarto posto nell'ordine d'arrivo), e che per avere questa medaglia di legno Monti avrebbe dovuto rinunciare ad un seggio senatoriale (certissimo) e forse allo scranno presidenziale (molto probabile). Che abbia finalmente capito di essersi imbarcato in una battaglia a perdere, su una navicella con un equipaggio scombiccherato? Montezemolo dato al 2/3%, Giannino allo zerovirgola, Casini sotto il 5%, Fli sotto il 2%, Bonanni mai pervenuto... Davvero Monti pensava di avere in prorpio una forza trainante tale da portare in alto questa zavorra di piombo? Bentornato fra gli esseri pensanti, Caro Monti... Tafanus
E se Monti ci ripensasse? Non è solo un interrogativo. La possibilità che il presidente del consiglio decida di non scendere in campo sta diventando più concreta. I dubbi hanno iniziato a circolare già ieri sera e oggi si sono irrobustiti. Dopo il vertice organizzato solo pochi giorni fa con Casini, Montezemolo e Riccardi, sembrava tutto fatto. La Lista unica o la coalizione di liste era a portata di mano. Il Professore aveva dato il benestare ai nuovi alleati per utilizzare il suo nome. Ma nelle ultime ore qualcosa è cambiato. Certo, non si tratta ancora di una scelta definitiva. Ma gli aspetti che sconsigliano la candidatura stanno emergendo rispetto a quelli che la suggeriscono. Al punto che la fibrillazione è scattata tra i centristi, colti dalla paura di dover improvvisamente rinunciare al progetto politico unitario e ritentare la strada della corsa solitaria. E della questione sicuramente stasera parlerà il presidente del consiglio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’incontro fissato per rassegnare le dimissioni (indiscreto-blogautore)
Scritto il 21 dicembre 2012 alle 23:16 nella Politica | Permalink | Commenti (6)
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Come anticipato, abbiamo riarrangiato il nostro database per tener conto delle ultime, probabili aggregazioni, che emergeranno con l'inizio del "montismo esplicito". Abbiamo ipotizzato i seguenti poli significativi:
Ad occhio (e in assenza di dati precisi su cosa farà Monti da grande) la mia impressione è che Monti con questa "discesa in campo" dovrà lasciare la carica di senatore a vita, ed essendosi autocertificato come uomo di centro-destra - e comunque di parte - di giocherà anche qualsiasi possibilità di andare al Quirinale. Approfondiremo. Per ora, godetevi questo grafico:
Scritto il 21 dicembre 2012 alle 20:30 nella Politica | Permalink | Commenti (5)
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La telenovela Alitalia a quattro anni dal salvataggio targato Silvio Berlusconi e puntellato da 3 miliardi di soldi pubblici - torna al punto di partenza. I conti, malgrado il lavoro della cordata dei patrioti, non quadrano ancora: la compagnia perde 630.000 € al giorno, i 735 milioni di rosso accumulati nei quattro anni di gestione privata hanno bruciato quasi tutto il capitale, la liquidità in cassa si è assottigliata a 300 milioni. E i soci - divisi tra di loro e a corto di quattrini - si preparano a giocare il jolly della finanza creativa (lo spin-off con maxi-rivalutazione delle Mille Miglia) per evitare di dover metter mano al portafoglio e ricapitalizzare l'azienda.
Il redde rationem comunque è vicino. Il prossimo 12 gennaio scatterà la campanella del "liberi tutti". Gli azionisti, scaduto il vincolo del lock-up, potranno vendere le loro partecipazioni. E nell'arco di pochissimi mesi si deciderà per l'ennesima volta il futuro dell'aerolinea tricolore, sospesa tra la tentazione di una rinazionalizzazione strisciante (la politica, in allarme, ha già iniziato a muovere le sue pedine) e una cessione a prezzi d'affezione a quella stessa Air France che nel 2008 aveva messo sul piatto 2,4 miliardi per farsi carico della società. Senza lasciare, piccolo particolare, un euro di spesa a carico dei contribuenti tricolori.
Scritto il 21 dicembre 2012 alle 16:45 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (5)
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Prima delle nostre condiserazioni, leggiamo un estratto della stupefacente notizia. Gino Strada "ci sta". Ci sta a mischiarsi - uscendo da una apoliticità sempre rivendicata, e indispensabile per una organizzazione come Emergency, ad appoggiare un circo Barnum come il Movimento Arancione, già troppo pieno di "attori non protagonisti". Questa la notizia, di fonte Repubblica:
"Io ci sto" - Anche Gino Strada e Sabina Guzzanti con Ingroia
Mentre la eventuale candidatura del magistrato in "aspettativa elettorale" fa discutere gli osservatori, il manifesto del comitato promotore "Io ci sto" raccoglie il sostegno di molti outsider della vita "televisiva" del Paese: Vauro, il regista tv Massimiliano Bruno, il musicista Max Paiella. Domani, al teatro Capranica, ci saranno anche Di Pietro e i Verdi. Berlusconi: "Ingroia? Ora farà politica da politico. E' un chiarimento"
Antonio Ingroia
ROMA - Il manifesto del comitato
promotore "Io ci sto", a sostegno dell'iniziativa che si terrà domani,
venerdì 21 dicembre alle 17.30, al teatro Capranica di Roma, con
Antonio Ingroia, inizia a esercitare il suo fascino. Soprattutto nei
riguardi di molti outsider della vita pubblica e televisiva italiana,
che si fanno sentire dall'Italia e dall'estero. E' di queste ore
l'adesione al manifesto del fondatore di Emergency, Gino Strada, come
quella di Sabina Guzzanti, dell'autore e vignettista satirico Vauro. E
ancora il "radiofonico" musicista e cantante Max Paiella, lo
sceneggiatore, attore e regista Massimiliano Bruno, il giornalista e
saggista Saverio Lodato. L'assemblea sarà trasmessa in diretta
audio-video streaming su www.iocisono.com. Diretta live anche su Twitter
(@io_ci_sto), lanciata dall'hashtag #iocisto.
Antonio Ingroia è il primo firmatario del manifesto "Io ci sto".
Con lui saranno presenti il sindaco di Napoli de Magistris e quello di
Palermo Leoluca Orlando. Un documento in dieci punti in cui si parla di
legalità e solidarietà, laicità dello Stato, scuola pubblica,
antimafia, sviluppo economico rispettoso dell'ambiente,
sburocratizzazione per le imprese, democrazia nei luoghi di lavoro,
ripristino dell'articolo 18, una Rai non più lottizzata, selezione dei
candidati alle prossime elezioni sulla base di competenza, merito e
cambiamento, incandidabilità dei condannati e, infine, una legge contro
il conflitto di interessi.
Il magistrato in "aspettativa
elettorale" è il polo d'attrazione che infonde fiducia in una proposta
giunta a concretizzazione proprio a ridosso dell'inizio della campagna
elettorale. Ingroia, di cui si attende la decisione in merito a una
candidatura che suscita forti contrasti. E tra gli osservatori non manca
chi consiglia al magistrato di restare fuori della politica proprio per
non intaccare l'alta considerazione morale che di lui ha il Paese.
In
ogni caso, all'evento al Teatro Capranica interverrà anche l'ex toga di
"Mani Pulite" Antonio Di Pietro. "Ho condiviso i dieci punti del
manifesto programmatico 'Io ci sto' - scrive sulla sua pagina facebook
il leader dell'Italia dei Valori -. Per questo domani sarò con Antonio
Ingroia all'iniziativa che si terrà a Roma (...). Trasmetteremo l'evento
in diretta streaming dal sito del partito, www.italiadevalori.it e dal
mio blog www.antoniodipietro.it.".
Proprio la presenza di Di
Pietro sembra indurre il Pd a mantenere, per ora, una certa distanza con
la lista degli "arancioni". "Penso non ci siano le condizioni per
un'alleanza - dichiara a Omnibus, su La7, l'esponente della segretaria e
responsabile giustizia dei democratici Andrea Orlando -. E non per la
candidatura di Ingroia, che ci può essere o meno, ma perché ho visto le
parole d'ordine che caratterizzano questa lista e per le cose che ho
letto fino ad ora non mi pare che la proposta sia compatibile o
consentano nessun tipo di alleanza".
Quanto alla candidatura
dell'ex procuratore aggiunto di Palermo, Orlando porrebbe due limiti:
"Primo, che non ti candidi dove hai indagato; secondo, che chi indaga
sulla politica dovrebbe astenersi, perché il candidarsi getta un
riverbero su tutto quello che hai fatto precedentemente".
Ancora
più chiaro Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd, che ad Agorà,
su Rai Tre, dichiara: "Di Pietro in questi anni ha sparato a zero
contro il Pd, contro il presidente della Repubblica. Se adesso
aggreghiamo, cammin facendo, per una questione tattico-politica, diventa
poco credibile".
Crede invece nel confronto e nell'aggregazione
Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci, che ad ascoltare
Ingroia al Teatro Capranica ci sarà. "Il Pdci è parte di questo
processo aggregativo, che inizia domani e che rappresenterà un valore
aggiunto essenziale. Riteniamo essenziale costruire le condizioni per il
confronto con la coalizione di centrosinistra: il campo dei
progressisti deve allargarsi".
Presente anche Angelo Bonelli,
presidente dei Verdi, che su twitter commenta: "I punti di 'Io ci sto'
sono molto interessanti. Domani sarò al Teatro Capranica per ascoltare
Antonio Ingroia" [...]
Sonia Alfano, europarlamentare e
presidente della Commissione antimafia europea, è invece polemica con
Michele Vietti e la nota con cui il vicepresidente del Csm ha esortato i
partiti a non candidare magistrati. "Trovo molto curioso - dichiara
Alfano - il fatto che Michele Vietti si stia accorgendo solo adesso dei
magistrati (o ex magistrati) in Parlamento. E' curioso perché per tanti
anni Vietti è stato in quelle aule e al Ministero della Giustizia, senza
mai proferire parola sul tema. Eppure di toghe che hanno deciso di
impegnarsi in politica ce ne sono tante. Tra queste, anche una delle sue
più accanite sostenitrici: Anna Finocchiaro".
"Francamente non
si capisce il bisogno di una esternazione simile proprio nel momento in
cui Antonio Ingroia sta pensando se candidarsi o meno. L'impressione -
osserva ancora Sonia Alfano - è che quella di Vietti fosse una
dichiarazione puramente politica e di parte. Se vuole parlare di
politica, il vice presidente del Csm si preoccupi dei tanti indagati e
condannati che rischiamo di vedere ancora nelle aule del Parlamento". (...strano... alla ex grillina Sonia Alfano, una "'de sinistra", fra tante decine di magistrati entrati in parlamento, specoe a destra, nell'ultima legislatura, viene in mente - per attaccare Vietti - nientemeno che Anna Finocchiaro, che ha lasciato la magistratura da ben 25 anni... tanto che molti neanche sanno che sia un ex magistrato. Strano davvero... NdR)
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Caro Gino Strada,
siamo suoi estimatori da anni. Suoi e di Emergency. Da tempi non sospetti. Sono trascorsi oltre 5 anni da quando abbiamo lanciato una raccolta di firme per candidarla al Premio Nobel per la pace, che si è chiusa con la raccolta di oltre 10.000 firme. Una enormità, per un piccolo personal blog. Fra coloro che hanno appoggiato la nostra operazione, voglio ricordare e ringraziare la senatrice Haidi Giuliani, Furio Colombo, Luca Telese, il senatore Nando Rossi, e tanti altri che dimentico certamente. I 10.000 che hanno sostenuto la raccolta di firme rappresentavano uno spaccato trasversale della società italiana, non di una sua parte. Questo lo screen-shot della parte conclusiva della petitzione:
Siamo stati anche estimatori di "Medicins sans Frontiéres", e del suo fondatore ed animatore Bernard Kouchner, finchè... Per il "finchè" la rinviamo ad un passaggio del nostro post del 5 luglio 2008, dal titolo Ingrid Betancourt, Gino Strada, il Nobel per la Pace. Il post è stato scritto in occasione della liberazione di Ingrid Betancourt. Per sua comodità, ne stralciamo un passaggio. Chissà che questo non la invogli a leggere l'intero post...
"...nella compagnia di giro francese si è prontamente inserito Bernard Kouchner. Uomo verso il quale nutrivo grandissimo rispetto, se non altro perché è stato il fondatore e animatore di “Medicins sans Frontiéres”. Abbiamo iniziato a nutrire qualche dubbio quando è sceso in politica, chiamato da Jospin. Ci ha profondamente delusi, quando è tornato in politica per la seconda volta, chiamato da Sarkozy. Pensavamo che avrebbe sdegnosamente rifiutato. Invece è corso, felice e giulivo, fulminato sulla via della destra francese, che non è molto migliore di quella italiana.
Qualcuno ha avuto il piacere di vedere la conferenza stampa con Kouchner? Una cosa penosa. Anche lui, come Sarko, non aveva meriti precisi da accampare, se non quello si “essersi speso”. Ma la strada dei risultati concreti è passata ben lontana da Bernard, senza neanche sfiorarlo. Ma in conferenza stampa, Bernard ci ha richiamato alla mente una specie di OGM derivante dalla fusione fra Pippo Baudo, Maurizio Scelli e Jacques Tati. Si muoveva come il bravo presentatore, tentava di suggerire per se l’immagine di chi “per carità io non c’entro però”, e, dettaglio trascurabile, ma che colpiva molto, si muoveva a scattini, a mossettine in favor di telecamera, che ricordavano i peggiori epigoni di Jacques Tati. Essere Tati è roba da geni, essere epigoni involontari di Tati è roba da macchietta di Nino Taranto nella parte di Ciccio Formaggio. Francia, Centro-America..."
Per carità... nessuna intenzione, da parte mia, di associare la sua storia a quella di Jacques Tati... (pardon... di Bernard Kouchner e del suo sodalizio con Sarko...)... Ma quando si imboccano certe strade, non si sa mai bene, prima, come le cose finiranno. Di grazia, cosa ha a che vedere la sua storia con quella di Leoluca Oralndo, di Antonio Di Pietro, di questo Antonio Ingroia, di Sabina Guzzanti, della post-grillina Sonia Alfano??? Cosa ha a che vedere la storia di un movimento politico a forte connotazione populista, come il nascente Movimento Arancione, con la storia, la filosofia, l'eredità morale di Emergency?
Una delle cose più belle della eredità di Emergency è che in giro per il mondo, quando arriva in una struttura di pronto intervento un ferito dilaniato da una mina o da una granata, nessuno chiede se si tratti di un guelfo o di un ghibellino. Lo si cura e basta. Senza chiedere di vedere prima tessere o distintivi. Siamo sicuri che le cose continueranno ad andare avanti così, ma vale per Emergency ciò che vale (o dovrebbe valere) per i magistrati, che devono "non solo essere, ma anche sembrare al di sopra delle parti".
Non mi interessa sapere se mischiarsi con questa nascente compagnia di giro sia un atto compiuto in perfetta buonafede, o un affrettato atto frutto di "frettolosa ingenuità". Quello che so, è che questa scelta danneggerà moltissimo Emergency, e questo mi dispiace. Da oggi, Emergency sarà più debole, perchè non sarà più solo la bellissima organizzazione che tutti abbiamo in mente, ma sarà anche - che lei se ne renda conto o meno - l'autorevole fiore all'occhiello di un movimento populista, che ha imbarcato anche personaggi altamente discutibili.
Da alcuni mesi i generosi lettori del Tafanus sostengono mensilmente - nei limiti delle loro possibilità, e fino ad esaurimento delle risorse - l'ospedale di guerra di Emergency di Lashkar-gah, in Afghanistan, di cui abbiamo esaltato i meriti, certificati dai numeri delle persone aiutate a ritrovare la vita, o a morire con dolcezza. Continueremo a farlo, finchè avremo i mezzi.
Continueremo a farlo, ma da oggi, ogni volta che lo faremo, non riusciremo a staccare visivamente la sua immagine da quelle dei Di Pietro, degli Ingroia, degli Alfano, e delle Guzzanti. E' ancora in tempo a lasciar perdere. Lo faccia. Lei è ormai condannato ad aiutare il prossimo, vita natural durante. Lo faccia al meglio, come lo ha fatto fino all'altro ieri, e ci aiuti a dimenticare questo scivolone su una buccia di banana.
Con attenuata ammirazione,
Antonio Crea, alias Tafanus
Scritto il 21 dicembre 2012 alle 13:01 | Permalink | Commenti (19)
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In attesa che Mario Monti dica che cosa vorrà fare da grande, e quindi se e come scendere in campo e con che lista e tutti gli annessi e connessi, il panorama delle prossime elezioni politiche di febbraio non è certo monotono, anzi. Rischiamo di trovarci sulla scheda fino a una ventina di simboli, tra i vecchi e i neonati o, comunque, quelli non presenti nel 2008. Una lenzuolata, insomma. Nel migliore italian style.
E' Il Giornale, servendosi di un'infografica riassuntiva, a stilare le (per ora) potenziali liste. Per leggere l'elenco, c'è da prendere fiato prima. Abbiamo infatti 15 liste "reduci della seconda Repubblica", più 3 "battitori liberi" e, infine, l'area centrista che dovrebbe essere sotto il cappello di Monti. Pronti, via.
I 15 "reduci della seconda Repubblica" sono: Pdl, Lega, La Destra, Grande Sud, Udc, Pd, Idv, Api, lista Bonino, Mpa, Sel, Federazione della Sinistra, Psi, Verdi, Fli. Quindi, un mix di partiti tradizionali e di "new entry" di formazioni non presenti nel 2008, come appunto il Grande Sud di Micciché o Fli di Fini e suoi reduci dello strappo con Berlusconi.
I 3 "battitori liberi" sono i neonati Centrodestra Nazionale, by Ignazio La Russa, e movimento Arancione, by Giggino De Magistris e altri soggetti, compreso forse l'"uomo da Guatemala City" Antonio Ingroia. E, naturalmente, il Cinquestelle di Beppe Grillo, al netto delle epurazioni.
Infine, l'area centrista, ad oggi composta da una lista facente capo a Montezemolo, da Fermare il Declino di Oscar Giannino e dal prodotto che risulterà dall'area cattolica che sposa l'agenda Monti e che ha, tra le teste di serie, il ministro Riccardi e Andrea Olivero, che ha lasciato la presidenza delle Acli per appunto impegnarsi a tempo pieno in questa avventura politica.
Tutto qui? Temiamo di no. Alla faccia del bipolarismo a cui la seconda Repubblica voleva puntare. Stiamo andando, invece, verso una terza Repubblica iper frammentata e con una legge elettorale che tutti vogliono cambiare e nessuno cambia e che, facilmente, promette poca governabilità. Rebus sic stantibus, viene spontaneo dire: aridatece la prima (Repubblica).
Scritto il 21 dicembre 2012 alle 12:00 nella Politica | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
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Scritto il 21 dicembre 2012 alle 00:01 | Permalink | Commenti (8) | TrackBack (0)
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Su sollecitazione di alcuni lettori, ai quali non era chiaro se chi non aveva votato alle primarie di coalizione potesse votare alle primarie per la scelta dei candidati, avevo risposto che mi sembrava che ci si potesse registrare anche adesso. Per maggior scrupolo, sono tornato sul sito delle primarie per la scelta dei candidati, e ho riletto il regolamento. La parte che mi interessava ai fini della risposta, è la seguente:
2. Elettori
1. Possono partecipare al voto per la selezione delle candidature al Parlamento nazionale:
2. Per esercitare il diritto di voto ciascun/a elettore/ice deve:
Ingenuamente, a me sembrava che le condizioni di cui al punto 2. fossero sostitutive del non voto alle precedenti primarie, non aggiuntive. Insomma, avevo inteso che chi non aveva potuto o voluto votare alle primarie di coalizione, potesse farlo adesso, rispettando i tre punti del capitoletto 2.
Ma poichè non c'era scritto da nessuna parte, in chiaro, che quelle condizioni fossero sufficienti, ho scritto a [email protected] ,e da quel momento sono iniziati forti dubbi. Lo sviluppo del carteggio è kafkiano. Riporto il carteggio in ordine cronologico. Le mie email in color seppia, le risposte del PD in nero:
Data: Wed, 19 Dec 2012 23:38:27 +0100
Subject: Chi può votare
Il mio blog è tempestato da richieste di chiarimento sul fatto se il voto alle primarie del 30 dicembre sia precluso a coloro che non hanno partecipato alle precedenti primarie, e io non so cosa rispondere, perchè ciò che si trova sul vostro sito non è per niente chiaro. Ho capito che chi ha già partecipato, è registrato e schedato, quindi non deve fare niente di speciale.
E chi non ha votato? Non può votare neppure per la scelta dei candidati? Oppure è sufficiente firmare la dichiarazione di riconoscersi nei programmi del PD? In tal caso, quando, dove, come può farlo? Non pensate che la gente che non vive nelle sezioni dei partiti meriterebbe informazioni più semplici, chiare e univoche? Per piacere, volete rispondermi affinchè io a mia volta possa rispondere ai miei lettori?
Grazie
Antonio Crea, alias "Tafanus"
Gestore del blog Tafanus
Quella che segue è la prima non-risposta che ho ricevuto:
Il 20/12/2012 08:03, il sito dellle primarie del PD mi scrive:
Salve, è tutto indicato chiaramente sul sito delle primarie - Le incollo la parte dedicata agli elettori [...]
Ometto di riscrivere la pappardella, perchè mi hanno fatto un copia e incolla di ciò che avevo già letto, postato, cercato di interpretare: e cioè della parte di nostro interesse: il punto 2. del regolamento degli elettori, che ho postato sopra.
La mia replica al sito del PD è stata la seguente:
Mi scuso, ma pur avendo una certa familiarità con la lingua italiana, continuo a non trovare una risposta precisa alla mia domanda precisa, che era questa:
"...E chi non ha votato? Non può votare neppure per la scelta dei candidati? Oppure è sufficiente firmare la dichiarazione di riconoscersi nei programmi del PD?..." Provo ad essere ancora più chiaro, ma vorrei una risposta chiara:
CHI, PER SCELTA O PER IMPEDIMENTO, NON HA VOLUTO o POTUTO VOTARE ALLE PRIMARIE DI COALIZIONE, PUO' VOTARE PER LA SCELTA DEI CANDIDATI?
Le istruzioni contenute nel sito del PD le avevo ben viste, così come le avevano ben viste (e non capite) i lettori del Tafanus. Potrei, questa volta, avere una risposta chiara? Grazie
Antonio Crea
Data la reticenza delle precedenti risposte, finalmente è arrivata una risposta telegrafica, molto secca, ma - spero - finalmente chiara:
Buongiorno, può partecipare al voto chi abbia votato alle precedenti primarie (25 novembre e 2 dicembre) oppure gli iscritti PD 2011. Grazie e buona giornata. PD
Spero, questa volta, di aver capito. E ciò che ho capito non mi piace, perchè sa di apparato. Ho capito (correggetemi se ho capito male) che potete votare se avete votato alle primarie di coalizione, o se siete vecchi tesserati. Perchè tesserati dal 2011? Non bastava, per esempio fissare il limite al terzo trimestre 2012? O, in alternativa: chi non ha votato - per scelta o per impedimento - alle primarie di coalizione, non avrebbe potuto firmare la dichiarazione d'intenti e di appoggio al PD adesso, prima delle primarie per la scelta dei candidati, magari direttamente al seggio?
Mi sembra che questa restrizione sia incomprensibile. A meno che... A meno che non si sia voluta limitare la facoltà di scelta dei candidati agli elettori più vicini all'apparato (i vecchi iscritti al partito), o almeno a quelli che si erano già impegnati nelle primarie di coalizione. Platea per il 60% vicina a Bersani.
Insomma, non vorrei che questo bizantino sistema di "ingresso" sia stato dettato da una incomprensibile (e in ogni caso inaccettabile) paura di un eccessivo allargamento della base elettorale chiamata a scegliere i candidati. Se finalmente abbiamo staccato un salita il Porcellum e gli altri partiti, avremmo potuto farlo fino in fondo, senza timori.
Penso male? Può darsi, ma allora sarebbe stato doveroso fornire due righe di spiegazione. Perchè? Altrimenti è legittimo pensar male. E, come diceva il saggio Andreotti, "...chi pensa male fa peccato, ma spesso indovina..."
Tafanus
P.S.: Ovvio che il link a questo post lo invierò al mio interlocutore del PD. Non servirà a niente, ma che almeno il PD abbia un feed-back da parte degli elettori. Anzi, se qualcuno vuol darmi una mano a spingere la dirigenza del PD alla riflessione, trascrivo di nuovo l'indirizzo mal quale inviare le vostre osservazioni:
Scritto il 20 dicembre 2012 alle 22:51 nella Bersani, Politica | Permalink | Commenti (3) | TrackBack (0)
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Le foto pubblicate dal settimanale di famigghia «Chi»
LE CALZE - Il magistrato, che si occupa del sequestro di Giuseppe Spinelli (il ragioniere di Arcore) è stato seguito da un fotografo mentre fa shopping a Milano con un'amica. Così come Mesiano (il giudice della sentenza relativa al lodo Mondadori, venne criticato per il colore (turchese) dei calzini, allo stesso modo nel servizio del settimanale di gossip si parla delle calze del pm del processo Ruby (nel quale l'ex premier è imputato).
LA SIGARETTA - La Boccassini butta una cicca di sigaretta per terra e nel testo si sottolinea la scarsa attenzione: mentre «depone con cura un pacchetto in un sacchetto più grande», allo stesso tempo «come si può notare, non con altrettanta cura “depone” in terra la bionda lasciata a metà». Più avanti sotto il titolino, «Questione di stile», si parla del look del magistrato: le «calze in lana multirighe, 21 euro», il cappotto, e pure la sciarpa «reinterpretazione della smorfia napoletana, in modal e seta, 300 euro».
IL CASO MESIANO - Nel 2009, nel corso del programma Mattino Cinque, il giornalista Claudio Brachino lanciò un servizio sul giudice Mesiano (che condannò Fininvest a pagare quasi 750 milioni di euro, in appello diventatati 560, a titolo di risarcimento alla Cir di De Benedetti) sottolineandone i «comportamenti stravaganti» dello stesso. Nonostante le scuse a Mesiano, Brachino fu sospeso dall'Ordine dei giornalisti per 2 mesi. Invece la Boccassini fu attaccata dal «il Giornale», che con un carteggio del componente leghista del Csm Matteo Brigandì, aveva ricordato i provvedimenti disciplinari di trent’anni prima inerenti la condotta personale del pm (Fonte: Corsera)
Il "caso" Mesiano: calzini turchese!
Scritto il 20 dicembre 2012 alle 18:04 nella Politica | Permalink | Commenti (7) | TrackBack (0)
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