Apriamolo, perchè ancora una volta stiamo cadendo nel trabocchetto di farci dettare l'agenda della discussione dallo Star Treck Cipriato. Berlusconi dice una minchiata, e tutti i superpagati opinionisti TV per settimane si ingrassano di gettoni di presenza, grazie a inconcludenti conduttori del nulla. Apriamola anche noi, questa surreale discussione, non foss'altro che per non essere accusati di non averlo fatto. E apriamola col lucidissimo editoriale di oggi di Massimo Giannini su Repubblica, sul quale innesteremo le nostre considerazioni,e le nostre verifiche. Tafanus
Il Cavaliere alieno (di Massimo GIannini)
Colpisce, ma non stupisce, il "processo" pubblico istruito dal Partito Popolare Europeo nei confronti di Berlusconi. Anche se il Cavaliere lo ignora, quella è idealmente la "casa" di Konrad Adenauer e Helmut Kohl. Di Alcide De Gasperi e di Aldo Moro. Non basta definirsi banalmente "moderati" in un salotto televisivo, o proclamarsi genericamente "europeisti" in una conferenza stampa, per essere riconosciuti come inquilini degni di abitarla, nel solco della tradizione del cattolicesimo liberal-democratico e del "canone occidentale" adottato dai padri fondatori.
Reduce dalle "comiche finali" alla presentazione
del libro di Vespa, il leader in disarmo di una destra italiana allo
sbando ha provato a inscenare anche a Bruxelles il suo solito "show
folkloristico" (secondo la formula di Die Welt). Ma come aveva
mestamente fallito il giorno prima tra le mura amiche, immerso in una
confusione totale che non si spiega con l'analisi psicologica ma con la
paralisi politica, Berlusconi ha clamorosamente fallito anche nella
trasferta belga. Convinto di riconquistare il Ppe con la sua trita
"narrazione" populista e anti-comunista, il Cavaliere ha finito per
trasferire la sua disperata impotenza dal teatrino italiano al proscenio
europeo. L'effetto è più fragoroso, e per molti versi anche più penoso.
Da
Martens a Juncker, da Verofstadt a Daul, fino ad arrivare alla
cancelliera Angela Merkel: ad eccezione del primo ministro ungherese
Viktor Orban (e già questo deve far riflettere) nessuno ha fatto sconti
al padre-padrone del Pdl. Perché nessuno, neanche tra i leader
cristiano-democratici del Vecchio Continente, dimentica cos'è stato il
berlusconismo in questi anni. Tutti hanno imparato a conoscere la
miscela di cesarismo autocratico e di nazionalismo autarchico che ha
reso e rende tuttora il Cavaliere un "corpo estraneo" per le destre
conservatrici di tutta Europa. E questo senso di straniamento politico, e
di isolamento fisico, è risultato ieri ancora più plastico. La presenza
inedita e imprevista di Mario Monti, nella sala gremita dell'Accademia
reale, ha trasfigurato Berlusconi in un "alieno". Un corpo totalmente
estraneo dalla cultura del popolarismo europeo.
Non era mai
accaduto che un premier, non iscritto, fosse invitato a partecipare a
un'assemblea del Ppe. E la motivazione dell'invito ("capire la
situazione italiana alla vigilia del voto") è già di per sé eloquente. I
popolari europei non si fidano della rappresentazione farisaica del
Cavaliere, ma vogliono ascoltare la versione autentica del Professore. E
così è stato. Monti, anche a costo di intaccare la sua cifra
incontaminata di "tecnico", ha incassato assai più del plauso personale
per un ex commissario cui l'Europa deve moltissimo. Ha ottenuto un
endorsement politico, esplicito e perfino imbarazzante, da tutto il Ppe
che lo vedrebbe volentieri candidato alle elezioni. E poi di nuovo
presidente del Consiglio di un'Italia che, dopo la rovinosa parentesi
berlusconiana, ha ancora tanto da fare e da farsi perdonare.
Siamo
ai limiti dell'ingerenza. Ma anche questo, in fondo, è un effetto
dell'anomalia berlusconiana di questi anni. Un'anomalia che spinge lo
stesso Monti a giocare una partita strana, e in un ruolo a tratti
ambiguo. Al momento non ha giacchette da farsi tirare. Non appartiene ai
popolari europei, e in passato ha partecipato anche alle assemblee dei
socialisti europei. Il Paese che lui rappresenta è irriducibilmente
diverso dall'Italietta berlusconiana. Ma è naturale che il Ppe guardi al
Professore come a quell'autentico "moderato europeo" che il Cavaliere
non è mai stato e non sarà mai.
Berlusconi lo ha capito e lo
capisce. Non a caso l'arrivo di Monti a Bruxelles lo ha spiazzato e
indispettito. Ha cercato di rimediare, rilanciando la sua Opa, ostile e
bugiarda, sul premier: "Mi faccio da parte se fai tu il candidato a
Palazzo Chigi, in nome e per conto di noi "moderati", in un
rassemblement che tiene insieme tutti, dal Pdl a Italia Futura, dall'Udc
alla Lega". E quest'Opa posticcia ha provato persino a "venderla" ai
popolari europei, con l'abituale cinismo del baro: "Vi piace Monti?
Ebbene, sono io che ve lo porto in dote, imbarcandolo nel mio
caravanserraglio e candidandolo alla premiership".
Non poteva e
non può funzionare. Il demiurgo di Arcore è abituato a plasmare
fantocci, nel laboratorio di Palazzo Grazioli e del Pdl. Ma Monti è
un'altra cosa. Nessuno sa ancora bene che cosa, perché il Professore non
ha ancora sciolto la sua riserva e farà bene a scioglierla al più
presto. Ma di certo non è e non sarà mai l'utile idiota di Berlusconi,
né il suo alleato-candidato in un guazzabuglio di centrodestra che non
ha nessun senso logico e politico. E poi c'è un limite a tutto. Se non
all'incoerenza, almeno all'indecenza: non si può sfiduciare il governo
Monti in aula, imputandogli la rovina economica di quest'ultimo anno, e
poi prendere il premier appena silurato a modello, offrendogli
addirittura una ricandidatura.
L'Offerta pubblica di acquisto
del Cavaliere è un patetico diversivo. È un puro espediente. Serve solo a
prendere tempo, anche se nessuno sa in attesa di che cosa. Serve solo a
nascondere il vuoto, di idee, di programmi, di futuro. La sesta
ri-discesa in campo è un ponte sospeso nell'abisso. Berlusconi è lì,
piantato. Non può muovere un passo, perché ogni passo può risultargli
fatale. I sondaggi lo danno già irrimediabilmente sconfitto. Il suo
partito va in pezzi. Lui non attrae né coalizza più nessuno. Ha un
disperato bisogno di una via di fuga, ma non la trova. Deve stare in
campo, per difendere la sua fedina penale e il suo impero mediatico. Ma
non sa in che ruolo, né con chi. Per questo dice tutto e il contrario di
tutto.
I suoi cantori, adesso, lo chiamano "caos organizzato".
Ma di "organizzato", stavolta, non c'è più nulla. L'Invincibile Armata
che sembra balenare nella testa del Cavaliere, come arma estrema per
battere il centrosinistra di Bersani, pare solo l'ultima, e per niente
lucida follia di un uomo confuso.
[email protected] (14 dicembre 2012)
-a) Il Partito Popolare Europeo non elegge, può al massimo tentare di orientare gli elettori. Esarramente come può fare, in senso opposto il Partito Socialista Europeo.
-b) Che Monti decida di abbandonare il ruolo di super-partes per convergere in una coalizione a suo sostegno, probabilmente perdente, mischiata con Berlusconi che lo ha cacciato in anticipo da Palazzo Chigi, e che vedrà propabilmente la nobile partecipazione dgli Alemannidi, delle Meloni, delle Amazzoni e dei Verdini, è tutto da dimostrare.
-c) Che una eventuale coalizione siffatta possa arrivare al 25/30% è problematico; che possa superare l'attuale 40% del PD+SEL è fantapolitica.
-d) Che Monti possa mettersi a far campagna a fianco del Cipria, contro il PD che lo ha sostenuto soffrendo, richiederebbe un pelo sullo stomaco che, nonostante tutto, non credo cresca sulla pancia di Monti.
-e) Che Monti voglia giocarsi la Presidenza della Repubblica per (tentare di) fare il premier di un "rassemblement Moderato" (come lo pronuncia bene, il Cipria! Si sente tutta la Sor Bona che rivendica ma che non ha mai visto), sarebbe prova di una stupidità e di una assenza di senso del ridicolo e persino di semplice opportunismo che non riconosco in Monti.
-f) Forse persino Napolitano, che pure è stato il King Maker di Monti presidente di un governo tecnico, spiegherebbe a Monti che sarebbe molto complesso (e abbastanza immorale) passare da ruoli super-partes (premier tecnico di una coalizione di larghe intese, senatore a vita) ad un ruolo politico
Tafanus
P.S.: Dopo aver scritto questo articolo, CVD, nel messaggio di fine anno al corpo diplomatico, Napolitano ha già lanciato il primo "warning" agli impiccioni del PPE, spiegando che l'Italia è perfettamente in grado di rinnovare gli organi parlamentari e di governo seguendo "le normali vie democratiche ed elettorali". E che chiunque vinca non è realistico parlare di pericoli di abbandono delle politiche di rigore, CHIUNQUE vinca. Napolitano ha parlato a nuora, perchè suocera intenda. Uomo avvisato...
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