Legge elettorale, trattativa a rischio rottura. Bersani: "Il Pdl spieghi cosa pensa"
Dopo la riunione con Calderoli in via dell'Umiltà, dal Pdl spunta una nuova "bozza Quagliariello" che il Pd respinge. Finocchiaro: Ormai siamo alle sabbie mobili". Il segretario e neo-candidato premier, in visita in Libia, si dice "preoccupato" dallo "sfaldamento del centrodestra". In settimana il "primo importante incontro" con Monti. E l'idea del ticket con Renzi? "Il Pd non è un duopolio"
ROMA - La trattativa tra le forze
politiche per dotare il Paese di una nuova legge elettorale rischia
ancora una volta di saltare, forse in modo decisivo. A rimettere tutto
in gioco, proprio mentre sul testo è concentrata la commissione Affari
costituzionali del Senato, è una bozza di proposta del Pdl, a cui
stanno lavorando Gaetano Quagliariello e il relatore Lucio Malan. Il
documento prevede un premietto fisso di 50 seggi, non più variabile come
la proposta dell"ascensore" di Calderoli, e una soglia del 40% per le
coalizioni per accedere al premio di maggioranza. Il premietto fisso
scatterebbe nel caso nessuna coalizione raggiungesse la soglia del 40%
per il primo partito che ottenesse il 30% dei voti. I 50 seggi
equivarrebbero circa all'8.2%.
La bozza è stata vagliata tra il
senatore della Lega e i responsabili Pdl sulla questione elettorale
nella riunione di ieri sera in via dell'Umiltà. Se Calderoli sarà
d'accordo, la bozza verrà formalizzata in un emendamento da presentare
in commissione Affari costituzionali. Ma Calderoli, viene riferito,
avrebbe posto come condizione che la nuova bozza venga accettata anche
dal Pd.
Ma il Partito democratico risponde subito picche, per
voce della capogruppo in Senato, Anna Finocchiaro: "la bozza
Quagliariello non ci piace proprio, dobbiamo cambiarla. Ormai siamo in
una condizione di sabbie mobili. Il Pdl cambia continuamente le carte
in tavola". Rinvio dell'aula? "Se non facciamo un accordo come andiamo
in aula? Ormai il metodo Calderoli dell'ascensore è saltato, ora noi
rilanciamo e chiediamo di tornare all'accordo che avevamo fatto molto
prima. Almeno mettiamoci d'accordo sull'entità del premietto senza più
discutere del testo Calderoli. Noi lavoriamo per un premio che consenta
al primo partito un timone saldo per governare il Paese. E per farlo
occorre fare i conti con in numeri".
"Bene ha fatto Bersani -
aggiunge Finocchiaro in una nota - a incalzare il Pdl, il presidente
Berlusconi e il segretario Alfano affinché dicano cosa vogliono fare
con la legge elettorale".
Bersani dalla Libia: "Legge elettorale, il Pdl dica cosa pensa".
Da Tripoli, dove è in visita, il segretario del Pd e neo-candidato
premier del centrosinistra ha rimarcato come "in questo momento il
dossier più importante è quello sulla legge elettorale, soprattutto
perché ci preoccupa lo sfaldamento del centrodestra". Bersani incalza il
Pdl in vista dell'Ufficio di presidenza di domani. Al partito di
Berlusconi, il leader del Pd chiede di chiarire la sua posizione sulla
riforma del sistema di voto. "Il Pdl, per favore, ci faccia sapere cosa
pensa esattamente sul piano politico della legge elettorale perché non
lo capiamo più. Siamo di fronte alla ventesima proposta, ma non sappiamo
di cosa parlano".
Oltre a quella del segretario, nel Pd molte
voci - dal presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro al relatore in
commissione Affari costituzionali Enzo Bianco - indicano nell'assenza di
una linea nel Pdl il vero ostacolo verso il superamento del
"porcellum". Se la vecchia legge elettorale dovesse resistere a ogni
tentativo di cambiamento, si fa insistente l'idea di un Pd che
replicherebbe l'esperienza delle primarie a livello territoriale, per la
scelta dei suoi candidati alle politiche.
Election day.
Ma al Pdl Bersani rivolge anche un'altra richiesta di chiarimento:
sull'election day. Il segretario del Pd ribadisce che la posizione dei
democratici è quella di "tenere separate le regionali dalle politiche",
poi sottolinea che "esistono delle norme e varie sentenze per il fatto
che ai primi di febbraio si voterà nel Lazio, non è un optional. E io
chiedo al Pdl di chiarire una volta per tutte cosa intendono dire
quando chiedono di fare l'election day: vuol dire che dobbiamo
anticipare le elezioni politiche a febbraio? Noi non siamo di questa
opinione, Alfano e Berlusconi dicano una parola chiara".
La sfida di Berlusconi.
A chi gli ripropone l'ipotesi di una sfida con Berlusconi per la
premiership, Bersani replica con sicurezza: "A Berlusconi dico 'auguri',
se la sfida sarà quella la faremo, francamente non vedo l'ora".
Faccia a faccia con Monti.
Intanto, alla presidenza del Consiglio c'è Mario Monti. Con il
"professore", spiega Bersani, si terrà "il primo incontro importante,
per vedere i temi di Governo". Bersani ricorda che proprio Monti è stato
il primo a telefonargli subito dopo l'esito del voto per le primarie
del centrosinistra. "Mi ha chiamato al telefono con una tempistica
eccezionale, il primo incontro importante sarà con lui". Il faccia a
faccia tra il segretario del Pd e il premier dovrebbe tenersi in
settimana.
Ticket con Renzi? "Pd non è duopolio".
E, dopo la grande sfida delle primarie, a chi preme per un ticket di
governo Bersani-Renzi il leader del centrosinistra chiarisce il punto:
"Io non pretendo il monopolio del partito, ma nemmeno che ci sia un
duopolio: non ci sono voti di Renzi o di Bersani, ma c'è un partito che
non è proprietà né di Renzi né di Bersani, ma un grande collettivo
aperto e plurale".
Secondo il numero uno dei democratici, il Pd
"è un grande partito che lavorerà in un rapporto di fraternità e di
amicizia. Per troppo tempo siamo stati abituati all'idea dell'imperatore
e dell'uomo solo al comando. E ci è entrato nella testa, e anche nelle
ossa, che discutere sia alternativo a decidere. Noi siamo una squadra e
faremo questo insieme. Alla prima occasione con Renzi ci vedremo, ma
quello che abbiamo fatto non l'abbiamo fatto noi due".
Italia, grande ruolo nel Mediterraneo.
Sul suo viaggio in Libia, Bersani dichiara: "C'è tantissimo da fare,
tante cose buone. Questo è un mondo in evoluzione con grandi
cambiamenti, che ha un sentimento di amicizia profonda con l'Italia e
chiede aiuti politici, economici e culturali. L'Italia ci deve essere,
mentre ho l'impressione che abbiamo perso la percezione che siamo un
grande Paese con un ruolo nel Mediterraneo". (fonte: repubblica.it)
Gli errori di Renzi
Una critica alla macchina comunicativa di Matteo Renzi arriva anche da
Giovanna Cosenza, che insegna Semiotica dei Nuovi Media a Bologna e che è
autrice del libro Spot Politik. Scrive sul suo blog Dis.amb.iguando:
[...] "Non ho mai creduto alla vittoria di Matteo Renzi: bastava osservare con attenzione la macchina comunicativa che i suoi (Giorgio Gori in testa) gli hanno allestito per l'occasione".
Tre i punti:
Primo: "La comunicazione di Renzi era fuori target: troppo patinata, troppo smagliante, troppo televisiva, troppo copiata da quella americana, e perciò non adatta all'elettorato di centrosinistra italiano".
Secondo:
"Il frame della rottamazione era tanto potente quanto sbagliato. E
perché mai, direbbe qualcuno, se è proprio grazie a quello, che Renzi è
arrivato dove è arrivato? Perché la rottamazione era ed è rimasta fino
alla fine un frame di contrapposizione e protesta, non di proposta".
Infine,
la motivazione politica: "Renzi voleva spostare il Pd verso il centro.
Bene bravo bis, hanno detto in molti, specie al centro. E l'hanno detto
persino a destra, dove - in mancanza di proposte decenti - Renzi in
questi mesi ha svolto quasi il ruolo dell'animatore, una specie di
intrattenitore in attesa di leader migliori e, soprattutto, non targati
Pd. Ma è da più di un anno che tutti i sondaggi dicono che gli elettori
di centrosinistra vorrebbero un Pd spostato a sinistra" [...]
Condivido totalmente l'intelligente analisi di Giovanna Cosenza. Tafanus
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