La Minetti accusa un cronista: "Mi hai toccato una tetta"
Dai ristoranti giapponesi e di lusso, al Mc Donald's passando per le sigarette, alle cartucce per armi da caccia. E ancora gelati, ovetti Kinder e perfino il conto dal panettiere. Queste sono alcune delle spese «dubbie», tutte rimborsate con soldi pubblici, che i consiglieri regionali lombardi di Pdl e Lega hanno sostenuto tra il 2008 e il 2012.
Scontrini e fatture sono finiti al centro di un'inchiesta avviata dalla procura di Milano. I pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D'Alessio hanno indagato per peculato una quarantina di consiglieri regionali del Pdl e della Lega e invtato a comparire 22 di loro, che saranno tutti interrogati la prossima settimana fino a sabato 22 dicembre. Tra gli indagati ci sono il presidente del consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, che nel maggio scorso ha sostituito Davide Boni, costretto alle dimissioni da un'altra inchiesta per corruzione.
Dovranno presentarsi in Procura anche i
capigruppo del Carroccio e del Pdl Stefano Galli e Paolo Valentini e la
ex soubrette Nicole Minetti. Saranno interrogati anche i leghisti Cesare
Boschetti, Angelo Ciocca, Alessandro Marelli, Enio Moretti,
Massimiliano Orsatti, Ugo Parolo, Roberto Pedretti, Giovanna Ruffinelli,
Pierluigi Toscani. Verranno sentiti dai pm anche i loro colleghi del
Pdl Giovanni Bordoni, Giulio Boscagli, cognato di Roberto Formigoni,
Alessandro Colucci, Giuseppe Gianmario, Antonella Maiolo, Nicole
Minetti, Marcello Raimondi, Gianluca Rinaldin, Carlo Saffioti, Paolo
Valentini, Sante Zuffada.
In tutto, secondo la guardia di finanza che ha condotto le indagini,
sarebbero stati utilizzati in maniera illecita 2 milioni di euro che si
aggiungono ai già tanti benefit dei politici. Lo scorso 10 ottobre
proprio i finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria erano andati in
Regione Lombardia con un decreto di esibizione di documenti e avevano
acquisito i rendiconti dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega dal
2008 al 2012. Con i soldi dei rimborsi al gruppo consiliare della Lega
Nord, per esempio, il consigliere regionale lombardo Pierluigi Toscani
ha comprato, tra le altre cose, lecca lecca e gratta e vinci. tra i suoi
acquisti figurano anche cartucce da caccia comprate presso l'azienda
Muninord per 752 euro, ma anche «cono medio e coppetta gelato»,
«lemonsoda, pizzette, cannoli, ciambelle, torta sbrisolona, zucchero
semolato, farina, salsicce di Norimberga, cracker e biscotti, frutta e
ortaggi». Tra le ricevute presentate anche un conto da 127 euro per una
cena di ostriche.
Il suo collega di partito Alessandro Marelli ha
chiesto rimborsi per alcuni fuochi d'artificio comprati da un
rivenditore cinese, sei computer, stampanti, web cam, articoli di
elettronica. Poi un ovetto Kinder, una clessidra, un Pinocchio, degli
aeroplanini di carta. Tra gli scontrini presentati anche quelli di bar,
ristoranti chic come 'Da Bertì e 'a Riccionè. Più contenute le spese di
Nicole Minetti, che si è 'limitatà a ricevere oltre 27mila euro di
rimborsi nei tra anni dal 2010 al 2012. Tra gli acquisti bizzarri c'è
quello di un iPhone5 da 899 euro e una crema da viso da 27 euro, oltre
ad una copia del libro «Mignottocrazia» di Paolo Guzzanti. Minetti ha
anche pagato 832 euro per un aperitivo all'hotel principe di Savoia e
400 euro per una cena da Giannino. L'ex consigliera ha anche comprato un
iPad da 750 euro, nonostante la Regione Lombardia ne avesse già dato
uno ad ogni consigliere. Accertamenti anche su Renzo Bossi, che si
sarebbe fatto rimborsare videogiochi, Red Bull e sigarette.
Più consistenti, invece, le spese del capogruppo Pdl Paolo Valentini,
che, nei 4 anni passati sotto la lente degli inquirenti, ha speso ben
118mila euro soprattutto in cene e incontri pubblici, ma lui si è difeso
dicendo che si tratta di «normale attività di rappresentanza». Intanto
oggi la guardia di finanza di Milano ha acquisito anche i documenti
relativi alle spese dei gruppi consiliari, tra cui Pd, Idv e Sel, Udc e
Pensionati, che fanno parte della minoranza al Pirellone. «Batman non
c'è in Lombardia», ha assicurato il governatore uscente Roberto
Formigoni, anche lui costretto alle dimissioni dalle inchieste
giudiziarie che lo rigurdano. «Credo proprio - ha aggiunto - che i
nostri gruppi abbiano rispettato fino in fondo le regole, credo che ci
sia un grande equivoco alla base di tutto questo perché le regole in
Lombardia sono chiare e sono assolutamente diverse da quelle delle altre
regioni».
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