Grande stile, Antonio Ingroia... Prima aveva attaccato la Corte Costituzionale perchè sul conflitto di attribuzioni Quirinale-Procura "aveva emesso una sentenza politica". Adesso attacca Pietro Grasso, perchè "era stato scelto da Berlusconi come Procuratore Nazionale Antimafia". Intanto noi prendiamo atto che Pietro Grasso si candida col PD e non col PdL (o ciò che ne resta) di Berlusconi. E prendiamo atto del fatto che contestualmente all'ingresso in politica ha presentato le dimissioni irrevocabili dalla Magistratura.
Problema di stile, caro Ingroia... Sarà per quello che Grasso è diventato cardinale, e lei è rimasto sacrestano? Tafanus
ROMA - Antonio Ingroia scioglie la riserva e annuncia il suo ingresso in politica con la candidatura a premier della neonata lista "Io ci sto". La sua investitura è un lungo e duro attacco al Pd e al Procuratore nazionale antimafia che proprio ieri ha ufficializzato la sua presenza alle prossime elezioni con i democratici. Grasso, accusa il magistrato palermitano, divenne Procuratore nazionale antimafia "scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui venne escluso Giancarlo Caselli, 'colpevolè di aver fatto processi sui rapporti tra mafia e politica".
Antonio Ingroia e Pietro Grasso
"Da magistrato -
dice Ingroia - non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per
continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo
diverso". "Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di
doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese
normale e in una situazione normale - prosegue il magistrato palermitano
- Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci
sto. E' venuto il momento della responsabilità politica. Alla società
civile e alla buona politica dico 'graziè perche hanno fatto un passo
avanti". "Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione
dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della
patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono
in gioco, assumendo rischi", dice ancora.
Nell'autoinvestitura di Ingroia non mancano gli spunti
polemici, innanzitutto nei confronti del Pd, colpevole di aver
"smarrito la sua coerenza". "A Bersani, che ho definito persona seria e
credibile - aggiunge l'ex pm di Palermo - dico di uscire dalle
contraddizioni in cui la sua linea politica si è impantanata". Al
segretario del Partito democratico, ricorda Ingroia, "ho fatto un
appello" e "lui ha risposto in modo un po' stravagante, dicendo che non
risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che Bersani sappia che
l'avevo cercato personalmente, ma non ho ricevuto risposta, me ne farò
una ragione. Evidentemente si sente un po' il padre eterno, Falcone e
Borsellino quando li cercavo rispondevano subito".
Poi l'affondo
più duro: "Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle storie così
importanti dovrebbe ricordarsi il valore della moralità", dice citando
le battaglie di Enrico Berlinguer e Pio La Torre per la moralità. "Tra
Violante e Dell'Utri c'è una convergenza che dovrebbe far riflettere i
dirigenti del Pd", rincara riferendosi ai giudizi sulla candidatura di
Piero Grasso nelle liste dei democratici. Accuse che non impediscono
comunque all'ex magistrato di sostenere che comunque la porta per il Pd
"rimane aperta".
Per quanto riguarda il mio giudizio sui comportamenti di Antonio Ingroia, rinvio a quanto ho già scritto in più riprese: peggio del peggior Di Pietro. Le sue espressioni su Bersani, ma soprattutto du Pietro Grasso, lo qualificano per quello che è: un livoroso populista, che si è visto sottrarre il piedistallo da sotto il culo da un magistrato che nei decenni si è guadagnato la stima di tutti. Tranne che di Ingroia, evidentemente...
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