Durissimo comunicato del leader contro chi all'interno del M5S "si pone problemi della democrazia". "Non li obbliga nessuno. E andranno fuori", minaccia. Ma la polemica in rete non si placa: "Beppe come Mussolini"
ROMA - Nuovo altolà di Beppe Grillo ai dissidenti del Movimento 5 Stelle
o più semplicemente a chi all'interno del movimento chiede più
trasparenza. Il politico genovese rivendica il sistema democratico di
scelta dei parlamentari e attacca chi lo accusa di non essere
democratico. Grillo difende anche Casaleggio: "Non venite a rompermi i
coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto
arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia,
abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finché la guerra me la fanno i
giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro
non ne voglio più. Se c'è qualcuno che reputa che io non sia
democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto,
allora prende e va fuori dalle palle".
"Tre cose fondamentali
abbiamo fatto con queste votazioni - spiega Grillo in merito alle
Parlamentarie - Una è che abbiamo dato un voto libero e da questo voto
libero è nata una cosa che voglio sottolineare: il voto alle donne.
Se il voto fosse sempre stato libero, in Parlamento oggi avremmo molte
più donne che uomini. La seconda cosa è il permettere di conoscere i
candidati, che forse andranno in Parlamento, tre mesi prima in modo che tu puoi andare lì, discutere, conoscerli,
votarli o non votarli. Consigliarli o maledirli. E la terza cosa è che
non abbiamo speso un euro".
All'ultimo sangue. Siamo in una guerra. Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del Movimento va fuori! Va fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori".
In rete le reazioni al diktat non si sono fatte attendere. Il blog di Grillo è stato tempestato dalle critiche degli stessi militanti, anche se quelli che si dichiarano d'accordo con il leader sono la maggioranza. Tra i critici c'è addirittura chi accusa Grillo di plagio per aver copiato il 'discorso del bivacco', quello con cui Benito Mussolini, il 16 novembre del 1922, si insediava al governo dopo la marcia su Roma. I più duri sono i cinque stelle dell'Emilia Romagna, la regione dove il dissenso è più vivace, che malgrado l'anatema del fondatore continuano a porsi domande. Ad esempio sulla candidatura di Cancelleri, appena eletto consigliere regionale in Sicilia. "Lui non poteva candidarsi in parlamento, in quanto eletto. Così - scrivono - s'è candidata la sorella. Siccome potevano votare solo i pochi iscritti al blog di Grillo, succede che chi ha l'account può creare facilmente una lobby".
Un colpo al cerchio e uno alla botte invece da Giovanni Favia, il consigliere regionale dell'M5S in Emilia-Romagna, al centro in passato di un caso per un fuorionda in cui ciriticava asprament Grillo. "Nessuno obbliga nessuno a rimanere nel Movimento - dice - Chi non condivide questi pochi e semplici principi, può andare altrove". Ma allo stesso tempo, "la chiusura su se stessi funziona nel breve periodo, ma alla lunga genera mostri". E dall'Emilia continuano ad arrivare anche altre grane, con la nuova puntata dello scontro tra Ivano Mazzacurati e Gianroberto Casaleggio.
Intanto, dopo la scelta dei candidati con le contestate Parlamentarie, per il M5S si apre ora il capitolo della raccolta delle firme. Non essendo ancora presente in Parlamento, il movimento è tenuto infatti a presentare le firme a sostegno delle sue liste circoscrizione per circoscrizione. Un numero che oscilla tra 1500 e 4500 a seconda del loro peso demografico. Un obbligo che la formazione di Beppe Grillo pare abbia iniziato ad adempiere con qualche difficoltà essendo priva di un'organizzazione territoriale ben strutturata. (Fonte: Repubblica.it)
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