«È la prima volta che faccio una campagna elettorale in prima persona.
Chiedere voti per me è strano però ci provo».
Giorgio Gori, già potente
dirigente Mediaset e poi inventore della casa di produzione Magnolia e
infine spin doctor della campagna di Renzi, è in giro fra le valli della
bergamasca dove ieri ha ufficialmente cominciato la sua corsa alle
primarie.
Scusi Gori ma chi glielo ha fatto fare di candidarsi alle primarie?
«L’ho sentito quasi come un dovere».
E perché?
«Perché abbiamo fatto una grande campagna elettorale con Matteo. Abbiamo
messo insieme il 40% dei voti del centrosinistra. Ora lui, giustamente,
da seguito alle cose che aveva detto in campagna elettorale, e cioè che
non avrebbe ricoperto alcun ruolo di compensazione e quindi non sarà in
Parlamento. Però noi abbiamo la responsabilità di dare un seguito al
lavoro politico che abbiamo fatto e alla fiducia che abbiamo raccolto da
tante persone».
Le primarie per scegliere i parlamentari sono una scelta giusta?
«Certo perché abbiamo l’ occasione finalmente di poterci confrontare con
gli elettori. Il Pd, unico, ha fatto una scelta che almeno parzialmente
corregge uno dei principali limiti del Porcellum che è quello di negare
agli elettori la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti.
Anche per questo è giusto mettersi in gioco».
Non ha pensato di poter andare nel “listino” in quota Renzi visto che è uno dei più noti sostenitori del sindaco?
«Non ci ho proprio pensato. In questi mesi ho avuto una certa
visibilità, ma ora devo dimostrare di potermi guadagnare coi voti questa
candidatura».
Ma lei ritiene giusto che nel “listino” di Bersani ci siano esponenti renziani?
«Avrei preferito che tutti facessero la corsa. Un listino che prescinde
dalle primarie non mi trova del tutto d’accordo. Anche la dimensione,
130-140 parlamentari, mi sembra troppo estesa. Però se c’è, trovo
doveroso che dia rappresentanza non solo della linea che ha vinto le
primarie, ma anche delle diverse anime presenti nel Pd. È anche
nell’interesse di Bersani non disperdere la dote che abbiamo portato al
Pd. Con le primarie abbiamo portato tante persone che non erano nel
perimetro stretto del partito, basta vedere i sondaggi. Siamo un valore,
sta a Bersani ora decidere come utilizzarlo, ma sono ottimista che lo
farà».
Altrimenti c’è il rischio di perdere voti verso un centro “montiano”?
«I sondaggi dicono che se Monti si candida prende più voti a sinistra
che a destra. Renzi e le idee che ha diffuso sono un valore che può
tenere all’interno del Pd anche questi strati di popolazione».
Dipende anche da Renzi farsi coinvolgere.
«Renzi è al servizio del Pd e lavora per vincere le elezioni. Poi il
grado di coinvolgimento dipende anche da quanto del tuo progetto viene
adottato e valorizzato. Già però questa scelta di fare le primarie va
nel segno del rinnovamento che Matteo ha incarnato. Non so se senza
l’iniziativa di Renzi ci sarebbero state le primarie nazionali e ora
queste primarie per i parlamentari il cui esito in ogni caso comporterà
un rinnovamento dei gruppi parlamentari del Pd».
Dall’altra parte c’è l’eterno ritorno di Berlusconi. Lei che l’ha conosciuto bene che ne pensa?
«In realtà Berlusconi l’ho lasciato 12 anni fa. L’ho anche apprezzato
come imprenditore, ma non ho mai condiviso il suo progetto politico.
Tanto meno oggi. Il giudizio degli italiani sul suo operato è chiaro
come dicono i sondaggi. In questo modo però impedisce alla sua parte
politica di emanciparsi. E il fatto che il centrodestra sia così
disastrato non fa bene alla dialettica democratica e quindi all’Italia.
Ma mi pare che Berlusconi abbia a cuore soprattutto i propri interessi e
quindi non si curi troppo di quelli né della sua parte politica e né
del Paese».
(Intervista di Vladimiro Frulletti - l'Unità)
Ora siamo quasi al completo. Renzi si scandalizza per la candidatura di Rosy Bindi (ottimo ministro della Sanità), non può candidarsi personalmente per non essere preso a pernacchie dai fiorentini, e allora ecco la Grande Idea: quello che non voleva premi di consolazione né per se, né per i suoi reggicoda, manda avanti Giorgio Gori, perchèa lui scappa da ridere... Tafanus
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