Inizia, con questa premessa, l'analisi all'Agenda di Mario Monti. Procederò per eccezioni, perché non voglio e non posso commentare riga per riga 25 pagine di "agenda". Quindi commenterò le cose che mi hanno colpito per la loro genericità da aria fritta, per il fatto di aver fatto parte del programma del governo emergenziale già 13 mesi fa (e che non sono state mai risolte, e spesso neanche affrontate), per il fatto di non indicare costi, coperture, effetti, tempi, strumenti. Se mi imbatterò in aspetti condivisibili, non mancherò di citarli.
Ad una prima scorsa, l'Agenda mi sembra molto più prossima, come stile, all'aria fritta delle "Cento Idee" di Renzi & Gori, che non a un documento come avrebbe potuto scriverlo Tito Boeri de lavoce.info. Un'altra premessa è necessaria: Monti parla e agisce come fosse un salvatore della Patria. Per tutto l'anno ha intravisto "lucine in fondo al tunnel" non avvistate da nessun organismo internazionale, e nemmeno dalla Banca d'Italia. Ancor meno dal numero crescente di poveri, disoccupati, sottoccupati. Monti straparla (o meglio, stra-allude) al suo personale prestigio in Europa. Vero. E' popolarissimo fra i membri del PPE, meno fra quelli del PSE.
Il suo prestigio non è valso ad attenuare di uno zerovirgola gli impegni non mantenibili assunti dallo statista di Arcore, che ora ne rinnega le conseguenze. In primis, pareggio di bilancio nel 2013, e fiscal compact. Vogliamo parlarne?
Nell'anno di Monti la distanza dal pareggio di bilancio è aumentata. Lo so, non è colpa di Monti, ma è colpa di Monti il non aver usato del suo asserito prestigio; non essere andato in Europa, a sbattere i pugni sul tavolo, e a dire che quel patto era inosservabile. Un patto leonino, che è servito solo ad accrescere la distanza fra tassi tedeschi e tassi italiani, e a salvare le banche tedesche coi soldi e il sangue dei pigs countries.
Ancor più grave la situazione per quanto concerne il fiscal-compact, quel patto cretino che imporrebbe, in una fase di acutissima recessione, di ridurre in vent'anni il rapporto debito-pil di un ventesimo fra valori attuali e 60% del PIL. Nel caso italiano, quando Monti ha iniziato a salvare la Patria, il debito italiano era al 120%, e ci sarebbero stati 20 anni per portarlo al 60%, riducendolo di 3,0 punti di PIL all'anno, cioè di 48 miliardi all'anno cioè di 95.000 miliardi all'anno per una generazione. Una follia da manicomio.
Alla fine della cura dei tecnici, siamo al 126%, e con un anno in meno a disposizione, e con un PIL calato ancora di un paio di punti. A spanne, adesso dovremmo ridurre il debito dal 126% del PIL al 60% in 19 anni, visto che un anno è già trascorso. Fatti i conti? Stiamo parlando di 3,5 punti di pil all'anno da trovare, cioè non più gli impossibili 48 miliardi dell'anno scorso, ma circa 55 miliardi. E la cosa peggiorerà ancora nei prossimi anni. Il prestigio da professore bocconiano non è bastato a Monti a spiegare alla Merkel & C. che il fiscal-compact in tempi di recessione è la più colossale stronzata che mente umana potesse concepire.
Gira, in Germania, un documento riservato della DB, che prevede per l'immediato dopo-elezioni una serie micidiale di interventi fiscali, perchè la crisi comincia a mordere anche in Germania. I signori Fernandez, Rossi, Panatakis hanno finito i soldi, e non comprano più la Mercedes nuova. Solo quando la Germania capirà che se ammazzi l'asino che tira il tuo carretto, alla fine dovrai fermarti, o spingere personalmente, l'Europa potrà salvarsi. La gente consuma ciò che guadagna. In periodi di pessimismo della ragione, si tende a mettere fieno in cascina, e a spendere ancora di meno di quanto si guadagna. La crisi è un serpente che se affrontato coi sistemi europei, avallati da Monti, non può che avvitarsi. Avremmo avuto bisogno di un Roosevelt, di un Keynes, e forse ci sarebbe bastato persino un Einaudi. Abbiamo avuto un Monti, un Passera, una Fornero e un Martone.
Monti avrebbe dovuto e potuto rappresentare la prosecuzione della borgesia illuminata (alla Olivetti, per capirci), e invece lo vedo ormai molto più vicino agli interessi dei Lucchini, dei Montezemolo, delle Marcegaglia. Tutta gente abituata da generazione a cacare col culo degli altri. Inoltre, mi sembra che, travolto dalle clacques dei popolari europei, dei giornali come Il Corsera che hanno appoggiato senza se e senza ma il renzismo (e quindi - guarda caso - l'Ichinismo) Monti si sia convinto davvero di essere un Unto dal Signore. Non votate me, votate la mia Agenda. Nella cui Agenda il fischio dell'aria fritta sopravanza nettamente l'odore dell "merda, sudore e sangue" di cui è fatta la politica. Come ex Cincinnato superpartes, chiamato a salvare il paese, avrebbe avuto il dovere di "restare fuori" dalla lotta politica. E' "salito" (che presunzione!) in politica, nella maniera peggiore.
La parola più usata dai commentatori stranieri è "ambiguità". Mancano meno di due mesi al voto, e non sappiamo se sarà appoggiato da altri, se farà una propria lista, se la propria lista imbarcherà i centrini che gli fanno la ruota intorno, se i centrini si coalizzeranno in un'unica lista, o andranno in ordine sparso al massacro... Casini e la sua UDC stanno slittando rapidamente verso il <4%; Fini c'è già; Giannino è dato allo 0,6%; Rutelli lo 0,1%, ma nessuno ha capito se giochi "centrale" fascia sinistra o libero (di farsi i cazzi suoi). Montezemolo è dato intorno al 2/3%.
Lo confesso. Sono ottimista. Se correranno "ognuno per se", andranno incontro al massacro. Nessuno, tranne una eventuale lista Monti, raggiungerà il 4%. Casini, se vorrà esplicitamente il salvagente Monti (come ormai appare ineluttabile) sparirà politicamente per sempre. Se invece i centrini dovessero unirsi, scoppierà la guerra per il Comando Supremo. Chi comanderà? Casini? Montezemolo? Monti che non può mettere il nome alla testa di una coalizione con Monti candidato premier?
Al Senato, le cose andranno ancora peggio. Fatta eccezione per il Veneto - regione in cui la destra di Berlusconi e dei Patani potrebbe forse ancora farcela a "tenere", nelle altre regioni importanti l'irruzione del Montismo che "sale in campo", contrariamente a quanto ipotizzato da molti sondaggisti, porterà via pochi voti alla sinistra, e cannibalizzerà molto nel centro e nel centro-destra. E potrebbe addirittura favorire il centro-sinistra, portandolo a maggioranza anche al Senato. A quel punto, Monti, "salito" in politica, precipiterebbe fuori da qualsiasi condizione di "recovery"; niente premiership, buttata nel cesso qualsiasi possibilità di concorrere al Quirinale dopo essere stato il maggior oppositore del partito di maggioranza, nessuna utilità marginale per un eventuale centrosinistra che dovesse vincere sia alla Camera che al Senato. Tafanus
(continua)
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