[...] Rosy Bindi ha superato lo scoglio delle primarie in
provincia di Reggio Calabria [...] Battuta d'arresto invece per il renziano Giorgio Gori a Bergamo (video).
Non ce l'ha fatta a vincere le primarie per la scelta dei parlamentari
del Pd. Nella circoscrizione di Bergamo, infatti, dove si era
candidato, è arrivato solo quarto, con il 12 per cento delle preferenze
(prima Elena Carnevali, capogruppo del Pd in Comune con il 31,18% dei
voti. Secondo si è classificato il deputato Giovanni Sanga con il
20,47%). Alla fine, con un tweet,
ha ringraziato chi lo ha sostenuto.
Qualche ora più tardi, però, l'ex spin doctor del sindaco di Firenze ha fatto un'analisi più critica: "Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sé un'ampia fetta di elettorato 'nuovo' che oggi, dopo quella sconfitta, complice anche il silenzio del sindaco di Firenze, ha in gran parte messo da parte l'idea di votare il nostro partito. Lo considera 'irriformabile' e volge lo sguardo altrove". E rincara la dose: "E' un grave problema per il Pd, a mio avviso, di cui i più non paiono avvertiti. Non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori". A sorpresa, infine, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera ha accettato la proposta di Bersani di candidarsi nelle liste del Pd [...] (fonte: Repubblica)
Questa tornata "primariale" ed elettorale rischia di trasformarsi per una Caporetto, per gli antibersaniani di tutte le sfumature. Segnali e fortune insperate. Giorgio Gori, il Grande Comunicatore, che arriva quarto a Bergamo, e se la prende col suo (ex) idolo Matteo Renzi; le botte di culo delle dipartite prima di Pietro Ichino, e adesso anche dell'esperto giocatore di poker Mario Adinolfi; ancora qualche botta di culo, e ci liberiamo anche di Fioroni & di Gentiloni, e forse di altri oni.
Intanto in Lombardia Albertini non molla, e da una mano al PD. Per le politiche Maroni non molla, si potrebbe arrivare alla rottura Lega-PdL (o ciò che ne rimane), e questo potrebbe consegnare con certezza anche sia la Regione Lombardia che il Senato al centro-sinistra. A questo punto tutti i sogni montian-casiniani di condizionare scelte e decisioni del PD grazie ad una doppia maggioranza, andrebbero a farsi fottere. Nel frattempo il partito di Monti - qualunque cosa sia - sta rimanendo solo con personaggi che caratterizzano il montismo come un "rassemblement" destrorso, a forte componente clericale, inzeppata di cascami della vecchia politica. Il "nuovo che avanza" da quelle parti latita.
Forse esagero in ottimismo, ma ho idea che fra due mesi, dopo aver combattuto (e perso) una assurda battaglia politica che non avrebbe dovuto neanche iniziare, da senatore a vita e uomo in teoria super partes, Monti non solo non sarà più candidabile - per decenza - al Quirinale, ma fornirebbe una prova inequivocabile di cattivo gusto istituzionale persino a mantenere il seggio di senatore a vita.
Nel frattempo il "partito di Monti" - prima che si capisca cosa sia - ha già iniziato a perdere "pezzi pregiati" (Passera, la Cancellieri...), e sta già sorgendo qualche attrito con Casini sulla pretesa di Monti di scegliere anche i candidati in quota UDC.
E adesso Monti sta portando avanti, con estrema nonchalance, un'altra botta di cattivo gusto: sta impiegando Bondi (in carica come commissario ad acta per la spending rewiew, quindi uomo del governo tecnico di larghe intese), come suo impiegato addetto a vagliare le candidature di non si è capito bene quale lista. Di Rutelli - per quello che vale - non si è capito che maglietta porti. Montezemolo vale il 3%; Oscar Giannino sembra sparito nel nulla. Alla fine, Monti rischia di restare con Bonanni e Della Vedova. Ma potrebbe sempre candidare Martone e la Fornero. Ad minora! Tafanus
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