L'anticipo - seppure di uno/due mesi - delle elezioni, ha certamente creato un quadro politico migliore rispetto a quello che ci sarebbe stato se il governo fosse arrivato alla scadenza naturale. In quest'ultimo caso, a gestire la formazione del nuovo governo sarebbe stato il futuro Presidente della Repubblica, che sarebbe stato eletto dall'attuale assemblea dei Grandi Elettori, che è ancora a maggioranza di centro-destra. Un primo risultato molto positivo, con la caduta dell'ormai "galleggiante" governo Monti, è stato già ottenuto: sarà Napolitano a gestite la formazione del nuovo governo, e sarà la maggioranza che uscirà dalle nuove elezioni (con la virtuale scomparsa della Destra, e col premio di maggioranza che andrà alla sinistra) a gestire la nomina del nuovo Presidente.
Ma proprio per la specificità e l'anomalia di questa situazione, Napolitano abbandoni (qualora ce l'abbia) la pretesa di continuare a giocare nel ruolo di king-maker, che ha esercitato utilmente per abbattere il governo Berlusconi, ed arrivare al governo emergenziale Monti. Il Governo Monti è nato come governo emergenziale di larghe intese, per fermare la deriva greca. Questo risultato è stato ottenuto, ma il prezzo Monti lo ha fatto pagare quasi integralmente ai ceti medio-bassi, applicando una sorta di progressività all'incontrario.
L'operato di Monti ha ricevuto la standing ovation dell'Europa, ma non è - per fortuna - l'Europa che ha il compito di delineare il quadro politico in Italia, bensì i cittadini Italiani, attraverso il voto. O dobbiamo ricordare ai nostalgici della destra la protervia con la quale la destra rivendicava il diritto di fare qualsiasi porcheria in nome dei voti ricevuti? Qualcuno ricorda ancora il La Russa che ragliava "abbiamo avuto i voti"? Rivendicando ipso facto il diritto a fare qualsiasi porcheria? Incluso il varo del Porcellum a pochi mesi dalle elezioni 2006? L'Europa che ha tifato Monti come fossimo allo stadio non è TUTTA l'Europa, ma quella del PPE. Et pour cause... Ma chi dovrà guidare il paese non lo si deciderà in curva nord per acclamazione. Lo si deciderà nel silenzio delle "gabbine". Chi "avrà i voti" governerà, checchè ne pensino la Merkel, i Popolari Europei, e gli interessati suonatori di vuvuzelas.
Napolitano questo non lo dimentichi. O, almeno, ricordi che in Europa e nel mondo esistono anche suonatori di vuvuzelas accordate su altre frequenze. Forse è appena il caso di ricordare che dopo il concerto di vuvuzelas pro-Monti suonato dal PPE, a Roma si è svolto un altro "concerto", nel quale le vuvuzelas hanno suonato per Bersani.
E veniamo agli ultimi avvenimenti. Leggo oggi su Repubblica un terrorizzante "retroscena" di Goffredo De Marchis. Premetto che non ho mai capito che peso dare a questi retroscena. Come fanno, i retroscenisti, a sapere cosa si siano detti Monti e Napolitano in un incontro non aperto al pubblico? Microspie? Qualcuno dei due passa sottobanco lo stenografico dell'incontro per incastrare l'altro? Oppure è una pura opera della fantasia del retroscenista di turno, più o meno corredata da secondi fini? Non lo sapremo mai. E, nel dubbio, trattiamo di questo retroscena come se avesse un fondo di verità. Eccone il passaggio saliente:
[...] Si è discusso, negli ultimi giorni, di un sostegno del centrosinistra e del centro per l'elezione al Colle di Monti. Si è ventilata l'ipotesi di un ruolo di governo, all'Economia, sul modello di Carlo Azeglio Ciampi nell'esecutivo Prodi. Ma sul piatto resta, come sottinteso molto concreto, la possibilità di una prosecuzione del lavoro a Palazzo Chigi in vista di un altro anno di crisi dura. "Le riforme vanno portate avanti, seguite e attuate - ha detto qualche giorno fa il premier -. Altrimenti è meglio non farle". Insomma, l'idea di un accordo tiene dentro anche il Monti bis, pure in presenza di un candidato premier favorito in tutti i sondaggi.
Nel colloquio di oggi al Quirinale sarà probabilmente il tema-chiave. Il presidente Napolitano, ormai vicino alla scadenza del suo mandato, avrà ancora una posizione centrale nel disegno istituzionale. Può esercitare la sua moral suasion, anche sul leader del Pd, per verificare i contorni di questa "collaborazione" con la consapevolezza che dalle risposte dei prossimi giorni dipenderà la scelta di Monti. Un patto di legislatura che preveda il tandem Monti-Bersani non dispiace a una fetta del Pd, dai montiani doc agli ex Popolari. È tornata a risuonare una formula che appartiene al passato: la staffetta. Con il Professore che lascia il posto al segretario del Pd superato lo scoglio del prossimo anno. Monti quindi si prepara a valutare le numerose soluzioni. Ma appare chiaro che lo farà senza strappare con il Pd [...] (Goffredo De Marchis - Repubblica)
Ecco... quando io leggo che "è tornata a risuonare" una formula eccetera, mi pongo delle domande: dove, è tornata a risuonare? chi l'ha fatta risuonare? chi l'ha sentita? chi l'ha riferita a De Marchis? Ma, ammesso e non concesso che questa minchiata abbia un qualche fondamento, vorrei mettere in guardia l'eventuale (non citato e non provato) autore della minchiata, con alcune considerazioni:
-a) Il "tandem" non è una sconvolgente novità politica. Visto che non siamo in un regime monarchico totalitario, il "tandem" è la forma abituale di governo. Viaggiano in tandem (o almeno sarebbe auspicabile che lo facessero) i diversi poteri dello stato, i diversi membri del governo, le diverse istituzioni. Guai se così non fosse. Talvolta succede, in paesi i cui regimi istituzionali invidiamo, nel nostro infinito, inguaribile provincialismo. Le diarchie fra Presidenza del Consiglio e Presidenza della Repubblica che spesso si sono verificate in Francia, o quelle fra diverse maggioranze alla Canera e al Senato che spesso hanno paralizzato la Presidenza USA. O anche la possibilità che si verifichi in Italia, in caso dovessero emergere diverse maggioranza alla Camera e al Senato in Italia, con l'aggravante dell'esistenza del bicameralismo perfetto.
-b) La "Staffetta", invece, è stato il maggior obbrobrio della Prima Repubblica. Spero che nell'86 De Marchis fosse ancora un bambino che non si occupava di politica. Ma certe parole vanno pronunciate con estrema cautela. A beneficio dei più giovani, e forse a beneficio dello stesso De Marchis, vogliamo ricordare cosa sia stata l'ignobile "staffetta" adottata da due non esemplari rappresentanti della Prima Repubblica: Bettino Craxi, e Ciriaco De Mita. Dunque, "correva l'anno" 1986... Ecco come ricorda Wikipedia uno dei più squallidi episodi della Prima Repubblica (alla quale certo non mancavano "squallidi esempi"):
Il secondo governo Craxi e la "staffetta" - [...] Una nuova crisi esplose nel 1986. Il segretario della Democrazia Cristiana, Ciriaco De Mita, ottenne che il secondo incarico conferito dal nuovo Capo dello Stato Francesco Cossiga a Craxi fosse vincolato ad un informale "patto della staffetta", che avrebbe visto un democristiano alternarsi alla guida del governo dopo un anno, per condurre al termine la legislatura. Dopo aver taciuto per mesi intorno a questo patto, avallandone implicitamente l'esistenza, Craxi – con l'ennesima dimostrazione di quella disinvoltura politica che gli fu più volte rimproverata come "arroganza" al limite dell'improntitudine, e che lui rivendicava invece come necessario indizio di decisionismo – sconfessò l'accordo in un'intervista a Giovanni Minoli nella trasmissione Mixer del 17 febbraio del 1987.
La sfida così pubblicamente lanciata ricompattò la DC e fu raccolta da De Mita, che fece nuovamente cadere il governo e, con un governo Fanfani, portò il Paese alle urne; con un gesto di sfida, Craxi dichiarò che non gli interessava guidare il governo durante il periodo elettorale, perché "non stiamo in America latina, dove è il prefetto che decide l'esito delle elezioni in una provincia". L'esito elettorale – che non portò molto avanti l'"onda lunga" del consenso del PSI, da lui ripetutamente vaticinata – si incaricò di smentire quest'assunto [...].
No, caro De Marchis (spero proprio di potermi rivolgere al solo De Marchis, e che questa minchiata non abbia alcuna sponda in Napolitano. Le staffette non funzionano quando sono chiaramente delimitate, con la pittura bianca, le "aree utili" per il passaggio del testimone. Figuriamoci se posso funzionare quando le aree di cambio sono così vaghe... "Finchè non siano risolti i problemi italiani". Peggio: "...con il Professore che lascia il posto al segretario del Pd superato lo scoglio del prossimo anno..."
Quando, di grazia, si potrà affermare superato "lo scoglio"? Lo deciderà Monti o Bersani, se "lo scoglio" è stato superato? Oppure piazzeremo degli univoci segnali nautici? Delle boette luminose? delle mede? dei nautofoni? Oppure i problemi saranno superati quando sarà porato a termine il fiscal compact? Che oggi, per la cronaca, è diventato - nonostante Monti, o grazie a Monti -, ancor più duro e difficile? Perchè se all'inizio di quest'anno avevamo 20 anni di tempo per ridurre dal 120% a 60% il rapporto debito/PIL (la bazzecola di 3 punti di PIL di abbattimento del debito all'anno), adesso, dopo la cura Monti, lo stesso fiscal compact ci porta a dover ridurre il debito da 126 a 60 (66 punti), in 19 anni. Fatto il conticino? Adesso il conto da pagare è di 3,47 punti all'anno.
Quindi con l'accettazione senza trattativa del fiscal compact (firmato da Berlusconi, ma accettato senza trattare da parte di Monti), lo scoglio si è fatto più puntuto, più grosso, ed è circondato da onde sempre più alte. E in nessun manuale di navifazione d'altura è scritto che Monti sia miglior timoniere rispetto a Bersani.
Però è scritto in Costituzione che chi vince governa. Le "staffette" non sono previste, e non hanno mai portato bene. Quindi, concludendo, Napolitano, a fine febbraio, si limiti ad assegnare l'incarico di formare il nuovo governo a chi avrà vinto le elezioni.
Ma su Repubblica di oggi c'è un altro articolo che non ho capito. E la cosa mi ha creato un certo sconcerto, perchè l'articolo è scritto da Eugenio Scalfari, che in mezzo secolo ho "capito" sempre, e condiviso spessissimo:
[...] Il centro, allo stato delle cose, è senza testa. È composto dall'Udc di Casini; in posizione più defilata dal gruppo di Fini. Sommati insieme, secondo gli ultimi sondaggi, arrivano all'8-9 per cento. Con Montezemolo e Riccardi possono aspirare al 12. Una lista guidata da Passera (o la medesima) potrebbe arrivare al 18 o forse al 20. Sponsorizzati da Monti fin forse al 25. Guidati direttamente da Monti addirittura al 30 o perfino sfondare al 35.
A quel punto il risultato complessivo sarebbe sulle ginocchia di Giove ma la cosa certa è che se Monti scenderà in qualche modo in campo lo scontro politico ed elettorale si svolgerà tra il centro e la sinistra riformatrice con Berlusconi e i suoi relitti in posizione di arbitro e il Movimento 5 stelle altrettanto.
D'Alema ha certamente usato toni sconvenienti nei confronti di Monti, ma le ipotesi fin qui esposte corrispondono alla sostanza delle sue parole e configurano una situazione da incubo non per il Pd ma per il Paese. Se si vuole evitarla Monti deve restare in panchina oppure sponsorizzare insieme il centro e il centrosinistra. Questa sarebbe la soluzione ottimale [...]
(Eugenio Scalfari - Repubblica)
Dunque, riepiloghiamo: a seconda che Monti si candidi o non si candidi, con questo o con quello, supportato da questo o da quello, i voti per Monti crescerebbero a soffietto, dall'8% fino a "sfondare il 35%". Spero che quando Scalfari troverà un metodo di calcolo che assegni a Monti il 112% ci informi. Potremo aiutarlo a trovare l'errore di calcolo.
Scalfari commette un errore di fondo, al quale molti stanno facendo l'abitudine da un certo tempo a questa parte. L'abbiamo già sentita, ad esempio, la storia che "solo Renzi avrebbe potuto allargare l'area del consenso del PD, attraendo elettori da destra". E a poco vale cercare di spiegare a questi politologi 'de noantri che i voti, in politica non si sommano algebricamente. Se Renzi avesse portato al PD voti da destra, sicuramente ne avrebbe persi altrettanti, o quasi, in fuga dal PD (per dire, certamente un PD guidato dal Bischero non avrebbe avuto il mio voto. Più forte di me). E così, Scalfari commette l'errore di sommare particelle di centro-montismo come fossero pezzetti di Lego.
L'esordio del ragionamento di Scalfari è condivisibile. Oggi il Montismo Sicuro è fatto da Casini&Fini (e, guarda caso, entrambi stanno perdendo consensi). L'arrivo di Montezemolo e Riccardi (chi era costui?) aggiungerebbe al castelletto altri 3/4 punti? prendendoli a chi? E l'ulteriore aggiunta di una lista Passera aggiungerebbe altri 6/8 punti! Di nuovo: prendendoli a chi? Se poi questi partitini fossero "sponsorizzati da Monti, prenderebbero altri 5 punti. Da dove? Perchè? Infine, se Monti facesse una propria lista (quando? senza attingere da nessuna parte di quel già acquisito 25%?) prenderebbe "altri 5 o dieci punti e forse anche di più". A chi? sempre dall'esterno di questo centrino sempre più grasso? Andiamo, Scalfari... La quota di mercato del montismo - esattamente come quella del populismo - non cresce e non diminuisce, se non marginalmente. Più aumentano i supporters, meno che proporzionalmente aumenta la dimensione della torta, e più piccole le fettine via via spettanti ai newcomers. Quindi, nella più fantasmagorica delle ipotesi, il centrino attuale dell'8% potrebbe raddoppiare, ed arrivare al 16%. E sarebbe finita li.
Quindi smettiamola (lo dico a Scalfari, a De Marchis, ma anche a Napolitano) di inventarci ogni 5 minuti ipotesi di accrocchi sempre più fantasiosi, e sempre meno democratici. Chi vince governa. Chi perde si accomodi fuori. Chi vuole avere un ruolo istituzionale utile, lo cerchi all'interno delle regole, e non inventandone di nuove ad personam. Grazie.
Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus