La Dottoressa Ghisleri, paleontologa fulminata sulla via dei sondaggi pro-capo, ha avvertito Silvio: candidare i Dell'Utri, i Papa, i Cosentino, può costare fino a due punti in meno. Ma Silvio ha avvertito Silvio: non candidarli, può costare l'uscita di un fiume di veline, racconti, magari fotocopie... Cosa scegliere? A domani la risposta.
E nel frattempo nella lista MontiZemolo saltano fuori altri nomi imbarazzanti. Non come quello del porno-imprenditore (che ha offerto spintaneamente le sue dimissioni), ma tanti bei nomi di potenziali finanziatori in conflitto d'interessi con la decenza.
"...signoramia... lei non sa di quanto siano aumentati, negli ultimi tempi, i costi di una campagna elettorale... possono servire anche 10 milioni... e se poi mi fermo al 15%, che me ne faccio?..."
La “ricorrenza” della campagna elettorale in Campania è un po’ come il Natale: una festa dove si scambiano i pacchi dono. Auguri!!!
(di Arnaldo Capezzuto - Il Fatto)
L’annuncio è finalmente arrivato: Silvio Berlusconi per la sesta volta sarà candidato alla guida dell’Italia. Tirano un sospiro di sollievo i tanti deputati e senatori campani con gravi guai giudiziari e che nel corso dell’attuale legislatura, grazie al voto parlamentare, hanno scansato i ferri ai polsi. L’attesa è stata snervate. Molti di loro trascorrevano intere notti con lo sguardo atterrito, gli occhi fissi contro il soffitto. Depressione, ansia ed eruzioni cutanee. Nella cabala la paura fa “90”. Già la vedevano la scena. Sentivano perfino le voci. “Lei è l’onorevole Nicola Cosentino? Deve seguirci. Abbiamo un mandato di arresto per lei”. “Buongiorno. Cerchiamo l’ex parlamentare Marco Milanese. E’ lei? Deve venire in caserma”. “Lei è il senatore Sergio De Gregorio? Deve seguirci in ufficio: è in stato di fermo”. “Onorevole Alfonso Papa (che già è stato a Rebibbia) ha il diritto solo di conferire con il suo avvocato. Noi applichiamo la legge”. “Senatore Vincenzo Nespoli, la sua immunità è decaduta. C’è un’ordinanza di custodia cautelare. Deve sottoporsi all’ordine del giudice. Non si preoccupi, stia tranquillo, le concediamo dieci minuti: prepari la borsa con i suoi effetti personali”.
Sveglia. Sveglia. Sveglia. Era solo un incubo. E’ tornato con più cerone, nuovi lifting e ferrea cura dimagrante. Il Titanic è salpato. Il grande timoniere è al comando. La corsa sulla zattera di salvataggio è cominciata. Affrettatevi, non spingete. C’è posto per tutti. La carrellata di dichiarazioni orgiastiche mette i brividi. Tenetevi lo stomaco, si parte:
- “Dopo Berlusconi ci può essere solo Berlusconi”
- “Ora avanti tutta con il nostro grande Presidente”
- “Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi è la notizia che da sempre aspettavamo. E’ un suo ennesimo gesto di amore”
- “Siamo al suo fianco come sempre, pronti ad affrontare la competizione elettorale”
- “Solo con l’impegno diretto di Berlusconi, il centrodestra saprà fronteggiare la sinistra”
- “La decisione di Berlusconi rappresenta il bene dell’Italia e degli italiani”
La nausea è inevitabile. I conati di vomito sono insopprimibili. La moderazione lascia il passo alla rabbia e al turpiloquio. E che cazzo! Guardate la foto di Nicola Cosentino, ex potente sottosegretario all’Economia e dominus del Pdl in Campania, con un serbatoio di consensi impressionante: oltre un milione e seicentomila voti, pari al 12 per cento del consenso totale del Pdl nazionale. Osservate bene il fotogramma. Non occorre Cesare Lombroso per dire che “Nicola Cosentino è il referente nazionale dei clan dei Casalesi, un soggetto socialmente pericoloso”, lo scrivono i pm del pool anticamorra e lo confermano i vari giudici fino alla Cassazione. "Nick ‘o Mericano" è imputato e sotto processo in diversi procedimenti. Contemporaneamente il suo nome figura in tante inchieste. Per ben due volte – in questa legislatura – ha scansato la cella con il voto determinante della Lega Nord. Di che parliamo?
Osservate senza ridere, se ci riuscite, il volto di Luigi Cesaro, presidente decaduto della provincia di Napoli e deputato. Per lui la teoria evoluzionistica di Charles Darwin non vale. Parla una lingua che spopola su youtube. E’ grottesco e disinformato al punto da confondere Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, con Melchiorre, uno dei tre re Magi; oppure il “diktat” diventa “tic tac”. Giggino a’ Purpetta è praticamente una frana, ma amato dal capo per le sue mozzarelle- zizzacchione di Mondragone. Lui imperterrito e solenne ha già annunciato che “si ricandiderà per offrire la sua esperienza al Paese”.
Sti cazzi, scusate il francesismo. Il fatto che sia plurindagato per aver aiutato e collaboratocon la camorra è un dettaglio. Il fatto che nel 1985 fu arrestato, condannato a 5 anni e poi in modo rocambolesco assolto, conta poco. Gli atti giudiziari dicono di lui: “Intrattiene e privilegia rapporti con pregiudicati. Ha favorito i collegamenti tra i vertici della Nuova Camorra Organizzata, e ripetutamente ha finanziato il gruppo camorrista capeggiato da Raffaele Cutolo”. Voglio dire: sono rilievi che fanno curriculum e accrescono il peso politico. Addirittura di lui direbbe Cetto La Qualunque: “Cazzo, cazzo…quasi, quasi mi ritiro…sono una persona troppo onesta”. E l’onorevole Amedeo Labbocetta detto "slot machine" lo vogliamo buttare? E l’ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi che deve difendersi dalle accuse di concorso in corruzione e truffa, aggravate dall’avere agito per favorire il clan camorristico dei La Torre di Mondragone ce lo dimentichiamo?
Mi candono le braccia. Ma non c’è mai fine al peggio. Da Montecitorio a Palazzo Madama è tutto un verminaio. La Campania è la regione che ha il maggior numero di deputati, senatori, ceto politico negli enti locali e nei posti di sottogoverno di indagati, imputati, sotto processo, condannati d’Europa. Un record tutto nostro. Ne siamo fieri. Con zelante tempestività questi impresentabili dai volti di gomma merdata in cornice – vedere le opere del museo Cam di Casoria – gli impresentabili -, sono già in campo e muovono le pedine per serrare le fila e preparare le ricandidature, garanzia fondamentale per conservare l’immunità. Mi chiedo: dov’è finito "il Partito degli Onesti" evocato da Alfano? E le facce nuove, le liste pulite, il ricambio promesso da Berlusconi? Boh! I mazzieri sono stati sguinzagliati. I fedelissimi già scodinzolano. Le segreterie politiche già girano a mille, le associazioni, i comitati, i finti caf già sono in fibrillazioni. C’è da rastrellare il consenso, chiudere accordi, stilare contratti, promettere vantaggi alla camorra, incontrare qualche boss latitante, spostare qualche investigatore rompi palle e consumare qualche vendetta. Già girano i faccendieri per comprare pacchetti di voti nel mercato illegale. Del resto – con la crisi – il borsino del voto è caduto a picco: ogni voto costa meno di 50 euro...
...ma nel frattempo anche nella Lista MontiZemolo c'è qualche problemino... Uno, il più grosso (quello del porno-imprenditore), è stato risolto. Dopo che che è venuta fuori la statura dell'uomo (che né Monti, né Zemolo potevano ignorare) costui è stato convinto a tornare - forse - ai suoi redditizi siti porno. Ma gli altri? Come dicevano... faccende meno imbarazzanri, ma insomma, il costo delle campagne, come dicevamo, è salito moltissimo...
Gli affari dei candidati che imbarazzano Mario Monti - Paolo Vitelli (Azimut-Benetti) licenzia in Emilia e investe 29 milioni di euro in Piemonte, dove si candida. In Campania, invece, Francesco Regine rinviato a giudizio per abuso di ufficio (Fonte: Emiliano Liuzzi e Carlo Tecce - Il Fatto)
Il Professore
Monti non aveva fatto i conti con
l’omonimo Samuele, che ha presentato al Viminale per primo il simbolo
con la scritta
“per l’Europa, Monti Presidente”. Il movimento
Scelta Civica,
dunque, per qualche giorno ha dovuto tirare il fiato e aspettare il
rincorso in Cassazione del signor Samuele. Ma i candidati montiani erano
pronti e, come se fossero arbusti, ovunque si sono fatti notare per le
vicende passate e le ricchezze presenti.
Non è un ministero che il
professore abbia scelto industriali e imprenditori, piazzandoli nei
posti sicuri, anche per finanziare la campagna elettorale, che avrà un
costo di almeno 10 milioni di euro. Monti non nega di fare affidamento sui nomi. Ha detto a Porta a Porta:
“Sul settore della nautica, abbiamo sbagliato molto. Vedrete che con il
nostro candidato capolista in Piemonte rimedieremo”. Il candidato a cui
Monti si riferiva a Paolo Vitelli, laureato in ingegneria e capo del colosso Azimut Benetti, leader mondiale nella nautica a motore, con il 2012 chiuso con un valore della produzione di 600 milioni di euro. Un gigante, tanto per intenderci. Ma secondo a nessuno neppure in materia di tagli,
e forse anche per questo ben visto dal professore. L’ingegnere, se c’è
da chiudere, non ci pensa su due volte. Ne sanno qualcosa gli operai
dell’Atlantis di Sariano di Gropparello. Un’azienda
modello, almeno fino a pochi mesi fa quando, il 29 ottobre scorso, da un
giorno all’altro, la dirigenza ha deciso di chiudere lo stabilimento
lasciando senza lavoro 180 dipendenti, entro il 31 dicembre.
Su
Vitelli i sindacati non ci vanno per le leggere. “Pensa di costruirsi
una credibilità in politica in ambito piemontese, ma a Piacenza ha
lasciato un segno molto negativo”, dice Floriano Zorzella di Filctem Cgil. Ma per fare strada ci vuole anche un certo cinismo imprenditoriale. E spregiudicatezza. Nonostante Livorno
sia diventata una delle basi operative del gruppo, l’operazione fatta
nella città toscana, l’ultimo avamposto del socialismo reale
all’italiana a cedere il passo, non è piaciuta proprio per niente.
Vitelli si è comprato quelli che erano stati i gloriosi Cantieri Navali Fratelli Orlando: anno di fondazione 1866, e
definitivamente chiusi nel 2003 dall’ingegner che ha riservato una
piccola area per la cantieristica, ma ha trasformato quella che era la
Livorno vista dal mare in una speculazione edilizia.
Vitelli oggi con una mano ha chiuso una fabbrica e con l’altra ha
aperto uno spiraglio di luce, annunciando un investimento per 29 milioni di euro per lo stabilimento Azimut di Avigliana, a Torino. E più precisamente in quella circoscrizione del Piemonte dove si candida capolista (...quando si dice il caso...)
A creare imbarazzo al Prof. è anche il sesto candidato alla Camera nella circoscrizione Campania 1. Si chiama Francesco Regine e nelle vesti di sindaco di Forìo d’Ischia tentò di bloccare la demolizione di una villetta abusiva,
disposta dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli,
appartenente alla madre e al fratello di un suo assessore (Gaetano
Savio). La vicenda ha inizio nell’aprile del 2009, quando la Procura di Napoli iscrive Regine, assieme agli altri 5 sindaci dell’isola, nel registro degli indagati.
Per loro l’accusa fu di abuso di ufficio e omissione in atti d’ufficio,
in relazione ai ritardi nell’applicare le demolizioni di alcuni
fabbricati abusivi presenti sui rispettivi territori. In più di un caso
inoltre i sindaci ischitani non si attivarono per richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti
il mutuo per poter pagare le imprese che avrebbero dovuto procedere
agli abbattimenti. É il caso ancora di Forìo d’Ischia, dove nell’ottobre
del 2011, dopo le proteste dei giorni precedenti da parte di alcuni
cittadini, il Consiglio comunale con voto a scrutinio segreto si
espresse contro la variazione di bilancio – di circa 500.000 € – che
avrebbe appunto permesso di sostenere le spese per abbattere una decina
di costruzioni illegali. Tra le quali anche quella dell’assessore
Savio. Regine intanto venne rinviato a giudizio insieme al responsabile dell’ufficio tecnico del Comune.
“Attualmente è in corso il dibattimento dinnanzi al Tribunale di Napoli”, fa sapere il giudice De Chiara. “Non replico al dottor De Chiara – ha detto all’Ansa il primo cittadino – sugli abusi edilizi io sono vittima e non carnefice”. Italia Futura
intanto sta riesaminando la sua posizione, la candidatura di Regine
starebbe praticamente per saltare. In Campania 1, c’è l’ennesimo
imprenditore in comoda posizione. Al secondo posto c’è Angelo D’Agostino, in quota Italia Futura, amico di Montezemolo, già in Confindustria e presidente dell’Ance, un costruttore che ha anche affari con il gas. Girava voce che D’Agostino avesse versato centinaia di migliaia di euro
come finanziamento per la lista Monti. Con un po’ di imbarazzo,
smentisce. E poi aggiunge: “Se la lista Monti dovesse chiedermi un
contributo economico, con le motivazioni e nei modi previsti dalla
legge, certamente"
SOCIAL
Follow @Tafanus