Bloccare Monti in TV? Ma no... è talmenre narciso che ad ogni ospitata lascia il segno con autogoals a grappoli. Io Monti lo vorrei in TV dalla mattina alla sera. E se proprio non ci può andare lui, faccia come ha fatto stamattina: mandi al suo posto il ventriloquo Casini, che il risultato è persino peggio...
Intanto il sondaggista Piepoli (Piepoli! Non quei comunisti di IPR Marketing) dice che il centrosinistra è al 42%, il centrodestra esistente solo sulla carta (PdL+Lega+Destra+Mpa+Altri) è al 20%, il Grande Centro All Included (Casini+Fini+Monezemolo+Montu) è al 12%, Grillo è all'11% con tendenza al crollo verticale, e il Prode Ingroia per ora è inserito fra "Gli Altri", che tutti insieme valgono il 5%. Se Grillo riuscirà a riguadagnare uno o due punticini, il supponente Prof. Agenda potrebbe chiudere la gfara al quarto posto, e appendere la bicicletta al chiodo. Tafanus
Si sperava che la salita in politica di Mario Monti
fosse, a partire dalla scelta delle parole, l'esatto contrario della
discesa in campo di vent'anni fa. Un'azione in grado di elevare il tasso
di modernità, concretezza e stile europeo nella lotta politica
italiana, avvinghiata a furori ideologici d'altri tempi. Spostare
insomma il centro del dibattito dall'eterno "chi" all'attuale "che
cosa".
La speranza per ora è vana. Il Monti leader ha riscoperto
il politichese e parla con il linguaggio di un vecchio democristiano.
Con in aggiunta un po' di sussiego professorale.
Monti non dice
che cosa bisogna fare per uscire dalla crisi, ma chi lo deve fare,
ovviamente lui, e chi deve stare fuori. L'elenco è piuttosto lungo,
dall'esperto di economia del Pd, Stefano Fassina, alla Cgil di Susanna
Camusso, passando per Sel di Nichi Vendola. Il compito assegnato a
Bersani, in vista di un'alleanza del centro con il Pd, è di "tagliare le
estreme". Dev'essere una versione aggiornata del preambolo di Donat
Cattin, se non che i dorotei mai avrebbero usato il termine
"silenziare".
Quanto alla concretezza, Mario Monti si richiama
all'agenda omonima, si definisce riformista e tanto basta. Peccato che
non basti affatto. Riforme e ora anche "agenda Monti" sono parole che
non significano nulla. Ormai anche gli amministratori di condominio,
all'atto dell'insediamento, si dichiarano riformisti. Da un ventennio il
riformismo è sulla bocca di tutti i leader politici italiani, nessuno
escluso, e di riforme non se n'è vista l'ombra. Non si può neppure più
ascoltare la retorica del "sinistra e destra ormai non esistono più". La
destra esiste eccome, nessuno lo sa meglio degli italiani che l'hanno
sperimentata al governo per molti anni, con i risultati noti. Ed esiste
perfino la sinistra, anche se non sembra, tanto che Monti la vuole
"silenziare". Chi sostiene che destra e sinistra non esistono più di
solito è di destra, ma non lo vuole ammettere.
Se la salita in
campo di Monti doveva servire a riciclare tutti i luoghi comuni
dell'ultimo ventennio politico, il professore poteva risparmiarsela.
Soprattutto poteva risparmiarla a una nazione che di luoghi comuni sta
morendo. Da due decenni l'Italia politica si accapiglia su nominalismi e
personalismi ridicoli, mentre il resto del mondo marcia a una velocità
pazzesca e le mappe del potere e della ricchezza sono cambiate più che
nel secolo precedente.
Da un premier che ha saputo risollevare e
modernizzare l'immagine dell'Italia all'estero non ci aspettiamo
un'altra lista con nome e cognome e l'ennesima raffica di slogan senza
senso, ma finalmente una visione chiara del futuro del Paese. Che cosa
fare con tasse, salari, pensioni, rendite, banche, politica industriale,
istruzione e ricerca. Roba vera, concreta.
È tempo di scelte
che possono essere, quelle sì, di destra o di sinistra. Il professor
Monti dovrebbe comunicare agli elettori quali sono le sue. Altrimenti
poteva rimanere sereno nel suo seggio di senatore a vita a Palazzo
Madama, aspettare un'investitura al Quirinale e lasciare il compito di
guidare il centro a Casini, che è un democristiano doc e a non scegliere
è bravissimo anche da solo. Come testimonia del resto una lista
centrista che va politicamente da Fini agli ex comunisti, socialmente
dal salotto di Montezemolo alla comunità di Sant'Egidio.
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