...gli adoratori del Professore ormai cadono al ritmo di un paio al giorno, mentre in casa del Professore cercano di accomodarsi gli sfrattati e i "senzatetto" alla Mario Adinolfi. Alcuni saranno lasciati sul pianerottolo. Ai più fortunati sarà offerta una ciotola di riso e mezza minerale. Poi ci sono gli "abbandonatori illustri: da Passera, a Scalfari, a Francesco Merlo. Di Merlo riproponiamo alcuni passi dell'articolo odierno. Tafanus
I vizi di Berlusconi stanno diventando i
piaceri di Monti. I due si inseguono come Tom e Jerry e nessuno più
capisce chi é Berlusconi e chi Monti, chi il gatto Tom e chi il topo
Jerry. Così il Monti, che ieri a Sky prometteva di abbassare le tasse,
chiaramente rubava la battuta a Berlusconi, era un Tom che inseguiva il
suo Jerry sin nella tana della demagogia. Dunque Monti, nell’ennesima
tele intervista, faceva ‘la mossa’, non da sciantosa ma da Berlusconi:
"l’Imu va modificata e assegnata ai comuni, l’Iva va congelata,
l’Irpef va abbassata di un punto". Berlusconi, inarrivabile,
replicava con naturalezza gaglioffa che "l’Imu va abolita", e dalla
sua millesima vetrina televisiva elettorale sosteneva che in Italia "c’è il terrorismo fiscale", con un’uscita perfettamente calata nel
ruolo del filibustiere.
Ovviamente Monti, che non è un magliaro come l’altro, risulta sempre più impacciato e goffo in questo strano gioco di scambio e di travestimento. Berlusconi gli ha trasmesso la demagogia elettorale insieme all’ossessione catodica, al narcisismo, alla brama di possesso del salotto televisivo e, in un due settimane, in Italia i malati di tv sono diventati due. Ma per Berlusconi dire che capisce chi evade le tasse è una sparata naturale, congeniale con il suo mondo sgargiante di ceffi alla Briatore, di tacchi a spillo e di mascara.
Al contrario, quando Monti spiega che bisogna calare le tasse, sia pure aggiungendo "con cautela", smotta, si esibisce in un cedimento di identità, scimmiotta l’uomo-disastro da cui aveva liberato il paese, imita l’untore che aveva appestato l’Italia. Non dico che sia come se si tingesse anche lui i capelli o calzasse il sovrattacco o indossasse la bandana. Ma il populismo sulla tasse non è solo un peccato di vanità. E’ un tradimento di Monti verso Monti.
Ed è vero che l’uso del Twitter non è in sé berlusconiano e anzi è post berlusconiano. Come infatti disse Sgarbi: Berlusconi è analogico e non digitale. E voleva dire che è fermo alla tv e non capisce né la tecnologia della comunicazione ‘fai- da- te’ (i video di Grillo) né appunto quella della connessione perenne (il twitter). E però Monti per commentare, nientemeno, la riforma elettorale, è ricorso al dettaglio delle faccine, agli emoticon, che non è l’alfabeto dei nativi digitali ma la smorfia usata da Flavia Vento. Di nuovo Monti attenta alla propria identità, che è molto definita e molto blasonata: la sobrietà può esser spiritosa ma non vezzosa e neppure pittoresca.
E si capisce che si è messo nelle mani dei creativi: Non sapevo –
ha detto – che fossero gli stessi che curano la campagna di Nichi
Vendola. Il frizzante, emozionale e narrativo Nichi significa
movimentismo, tendenza, voga. Deve essere anche per questo che i
sondaggi, che pure premiano di qualche punto il doping televisivo di
Berlusconi, il solito abuso che il Cavaliere fa delle tv che possiede e
della Rai che ancora controlla, non premiano invece il Monti degradato
aTom che insegue Jerry.
Monti può forse conquistare il moderato italiano, ma non certo stordendolo alla Berlusconi. Semmai rassicurandolo alla Monti. E invece, come dicevamo, Monti tradisce Monti e dunque Tom insegue Jerry a Unomattina, nell’Arena, dall’Annunziata, nelle interviste a raffica dei tg e nei faccia a faccia di Sky. Sono come due drogati di audience: ne vogliono sempre di più. Al punto che siamo rimasti tutti allibiti quando il saggio Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza Rai, qualche giorno fa è sbottato: Basta, é uno sgarro inaccettabile alla par condicio. E non stava parlando di Tom-Silvio ma appunto di Jerry-Monti che, già in overdose, è stato ieri tenuto lontano dagli studi di Massimo Giletti con un’ordinanza aziendale, di cui lo stesso Monti ha lodato l’indipendenza da… Monti, un po’ come faceva Berlusconi quando additava ad esempio l’autonomia del suo fido Masi: Non riesco a vedere in che modo il presidente Tarantola e il direttore generale Gubitosi siano uomini miei: hanno mostrato anche in questo caso indipendenza.
E Silvio ringhia: Non è nemmeno il mio rivale, ma solo la ruota di scorta del Pd. , e ieri lo lo ha degradato da leaderino a semplice comparsa. Monti adotta invece la cortesia dorotea, annunzia che dopo le elezioni dialogherà anche con Berlusconi, e intanto distilla veleni strumentalmente equidistanti: "Pdl e Pd mi hanno sostenuto a fasi alterne" ha detto ieri in un esercizio di bugia elettorale. E l’altro giorno con in testa i cuffioni di ‘Radio anch’io ha proposto addirittura di silenziare Fassina e la Cgil. Sono infatti la parte più conservatrice della sinistra che si oppone al cambiamento, ripete Monti, che ha sostituito lo spettro del comunismo con quello del sindacalismo ma agita l’identico ossessivo spauracchio rosso di quel Berlusconi che infatti si arrabbia e lo attacca a Radio Radio: Lui fa in tv esattamente le cose che faccio io, ma se le fa lui, va bene.
La televisione è un’ossessione italiana che contagia tutti e però
Monti ci ha davvero stupito perché sembrava estraneo, immune a qualsiasi
imbonimento e lontano da ogni tentazione populista. Anzi, era stato
chiamato proprio perché era il contrario di questo modello: l’antidoto,
il contravveleno. Sta invece diventando una specie di portatore sano
del berlusconismo? Nel Pd - ha detto – c’è Ichino che ha lasciato il
partito per venire sulle mie posizioni e non è il solo, perché ci sono
anche Morando, Tonini e Vassallo. E fa quasi tenerezza vedere che
dopo il Te Deum con la Merkel e Hollande i suoi nuovi compagni di
processione sono Morando, Tonini e Vassallo. Anche Berlusconi del resto
passò dal ranch di Bush al resort di Briatore.
E dire che all’inizio Monti andava solo da Lilli Gruber, che è il massimo dello chic e della sobrietà, soprattutto in collegamento da qualche posto misterioso ma autorevole. Ora invece, dopo appena un anno, proprio come Berlusconi promette di abbassare le tasse. E se è salito in politica è però sceso in tv dove sottrae l’acqua a Berlusconi, ruba nella casa del ladro.
Certo all’ossessione delle fidanzate e della patonza che deve girare Monti risponde con l’abuso elettorale del più pudico spread. Ma il rischio è l’ossimoro del pop sobrio, del doping tranquillo, dell’anfetamina moscia, soprattutto se è vero che vuole candidare Gregorio De Falco, che fu l’alter ego di Schettino, il suo doppio, il suo degno compare nella notte della tragedia della Costa, quello che gridando torni a bordo cazzo portò il dettaglio della farsa in una tragedia vera. Perché Tom raggiunga Jerry manca solo che Berlusconi candidi Schettino.
(dal blog di Francesco Merlo - Repubblica)
Cosa aggiungere? Io sono sempre affascinato dalla penna al curaro di Francesco Merlo, e dalla sua capacità di estrarre veleno mortale da frasi ed episodi apparentemente secondari. E poi ci sono le chicche. Non sapevo che Monti volesse candidare il Gregorio De Falco, quello che per una settimana era diventato l'eroe dei due Monti, solo perchè, in favore di microfoni RAI capitati li per caso, urlava torni a bordo cazzo e insultava Schettino.
Vede, Professore, chiunque sia stato per mare per più di una settimana (alcuni disgraziati vanno per mare per 40 anni tutti i giorni per campare la vita; alcuni fortunati - come il sottoscritto - ci vanno per trent'anni per il piacer loro), è rimasto sconcertato dalla performance di questo tizio. E sa perchè? Perchè le navi hanno un transponder, che trasmette ai radar (incluso quello di Livorno) le impronte digitali della traccia radar; perchè - come sapevano TUTTI (incluso l'eroico Gregorio De Falco), fare il maledetto iunchino era una stupida, abituale stronzata, e l'eroico De Falco non poteva non saperlo; infine, perchè proprio il fatto che l'eroico non sia mai intervenuto prima per far cessare questa idiozia, rende a nostro avviso l'eroico corresponsabile di quei morti. E i toni recitati della sua telefonata mi hanno dato l'impressione non dell'eroe, ma del corresponsabile che cerca di costruirsi un alibi.
Ascoltiamola, quella telefonata, con in mente l'idea che De Falco sapesse da anni cosa succedeva quasi tutti i santi giorni sotto le coste del Giglio:
Un eroe, questo De Falco, che "non poteva non sapere", da anni. E il fatto che Schettino sia o non sia un vigliacco, non cambia il disagio che ho sempre avvertito ascoltanto questa artificiosa telefonata. Artificiosa perchè De Falco sapeva di questa stronzissima abitudine, e artificiosa perchè non poteva non sapere, senza bisogno di chiedere, come si chiamasse il comandante della Concordia...
Si deve arrivare alla terza pagina di "gogol" per trovare qualcuno che non chiami "eroe" De Falco. Rendo onore a Luca Venturini e al suo sito, per aver posto organicamente a De Falco le stesse domande che abbiamo posto noi in forma più artigianale, impulsiva, disordinata
Concordia: 10 domande all'eroico Gregorio De Falco (di Luca Venturini)
Dopo l’articolo “7+1 responsabili del naufragio del Giglio“, molte sono state le domande giunte all’autore dell’articolo, che ora replica con altre 10 domande per “l’eroe” italiano Gregorio De Falco, assurto alle cronache per il famoso “torni a bordo cazzo”!
L'eroico Comandante "cazzo salga a bordo"
Gentile Comandante De Falco,
come tutti ormai sanno, lei e’ il comandante della sala operativa della Capitaneria di Porto di Livorno. Mi rivolgo a lei per porle dieci semplici domande riguardanti, sia i fatti della notte del naufragio della Costa Concordia, sia le attività poste in essere dalle forze dell’ordine per prevenire simili accadimenti.
1. Nella notte del naufragio della Costa Concordia lei ha registrato alcune telefonate fatte dalla sala operativa della Capitaneria di Porto al cellulare privato del comandante Schettino. Ci vuol dire se si tratta di una prassi abituale oppure se ha dovuto mettere in atto accorgimenti particolari per effettuare la registrazione? Se sì, ci può dire quanto tempo sia servito, a lei o ai suoi uomini, per organizzare la registrazione della telefonata? A beneficio dei lettori ricordo che in quel momento lei coordinava i soccorsi relativi al un naufragio di una nave con circa 4000 persone persone a bordo.
2. La registrazione della telefonata è stata data ai media. Ci vuole spiegare se è consuetudine dare ai media il traffico telefonico della sala operativa? In questo caso, ci vuol dire dove possiamo reperire il traffico telefonico di una data a caso, ad esempio del 14 agosto 2011? Se invece non è consuetudine pubblicare le registrazioni del traffico telefonico, ci vuol spiegare chi ha dato ai media tale registrazione e soprattutto se sia stata data a titolo gratuito o meno?
3. Nella sua telefonata al comandante Schettino lei chiede al suo interlocutore di presentarsi. Successivamente lei interrompe il suo interlocutore, che le stava dando alcune informazioni utili sull’accaduto, chiedendogli di alzare la voce. Questo nonostante si capisse bene cosa stava dicendo. Ci vuole spiegare se tutte le volte che c’è un’emergenza si passa per questa specie di assurda pantomima sul volume della voce, oppure se si tratta di una accortezza legata all’esigenza di produrre una registrazione di buona qualità? Cerchi di capire la nostra posizione di spettatori in questa vicenda: vorremmo capire se anche questo possa aver fatto perdere del tempo oppure possa averle fatto perdere delle informazioni che il suo interlocutore avrebbe potuto darle.
4. L’articolo 1120 del Codice della Navigazione punisce il comandante della nave che “si trovi in tale stato di ubriachezza da menomare la sua capacità di comando”. Ci vuol spiegare per quale motivo non ha ordinato l’effettuazione di un test alcolemico al comandante della nave? Nel caso in cui lei non sia autorizzato a dare un simile ordine, ci vuol spiegare chi sia l’autorità preposta ad ordinare un simile test e se lei, che aveva sentito il comandante Schettino al telefono, ha comunicato a tale autorità il fatto che il comandante avrebbe potuto non essere del tutto lucido?
5. Ci vuol dire, in base ai dati AIS in possesso della sala operativa che lei dirige, quante volte, nell’ultimo anno, la nave Costa Concordia sia passata a meno di 500 metri dalle coste dell’isola del Giglio? Ci vuol dire se lei veniva informato ogni qualvolta una nave da crociera faceva il cosiddetto “inchino”?
6. Ci vuol spiegare se c’è un modo, da parte delle forze dell’ordine imbarcate nell’area (Guardia di Finanza, Carabinieri, Capitanerie di Porto), di sapere quali piccole imbarcazioni vengono controllate, in modo da non usare inutilmente risorse per controllare più volte la stessa imbarcazione?
7. Ci vuol dire, nell’ultimo anno, quanti controlli siano stati effettuati su piccole imbarcazioni a vela nelle acque dell’Arcipelago Toscano? Ci vuol dire quanti di questi controlli riguardavano il rispetto della distanza minima che un’imbarcazione all’ancora deve tenere dalla costa dell’isola del Giglio? Ci sa dire quanti uomini vengono utilmente impiegati per questi importantissimi controlli?
8. Ci può dire, nell’ultimo anno, quanti controlli siano stati fatti su navi da crociera? Ci può dire, in particolare, quante volte nell’ultimo anno avete fatto un qualunque tipo di controllo sulla nave Costa Concordia?
9. Ci può dare una sua stima del costo per il contribuente, nell’ultimo anno, dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine su piccole imbarcazioni a vela? Ci può dare la stessa stima per controlli effettuati su grandi navi da crociera?
10. Al fine di ridurre al massimo la perdita di vite umane in mare, nella sua opinione, ritiene più importanti i controlli su una nave da crociera da 100’000 tonnellate e 4’000 persone imbarcate oppure quelli su una barca da 10 metri e 5 persone imbarcate?
In attesa di sue cordiali risposte, cordiali saluti
Luca Venturini
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