Public Money, "Sistema di potere finanziato con i soldi pubblici" - La Guardia di Finanza ha spiegato tutti i dettagli sugli
arresti di Villani, Vignali, Costa e Angelo Buzzi per corruzione e
peculato. Pagato l'editore del quotidiano Polis per sostenere la Giunta
di centrodestra sul giornale. Per ostacolare le indagini Vignali ha
cercato di contattare Berlusconi tramite la escort Nadia Macrì (di B. Pintus, R. Castagno, M. C. Perri - Reoubblica/Parma)
Il capo procuratore Laguardia e il colonnello Geremia
Dopo Green Money ed Easy Money ecco Public Money,
l'ennesima inchiesta giudiziaria sul giro di tangenti tra i vertici di
potere di Parma. L'ultima operazione, scattata stamattina all'alba, ha
portato a quattro arresti illustri con le accuse di corruzione e
peculato: sono finiti in manette il capogruppo del Pdl in consiglio
regionale e vicepresidente della multiutility Iren
Luigi Giuseppe Villani, l'ex sindaco di centrodestra
Pietro Vignali, il manager ed ex presidente della società comunale Stt
Andrea Costa e l'imprenditore ed editore del quotidiano locale Polis
Angelo Buzzi.
La
conferenza stampa al comando della Guardia di Finanza, tenuta dal capo
procuratore di Parma Gerardo Laguardia e il colonnello Guido Mario
Geremia, ha rivelato l'esistenza di un sistema di potere "pernicioso e
incancrenito nella cosa pubblica" con "la collaborazione di numerosi
dirigenti pubblici". Ravvisate "interferenze nelle nomine di prefetto,
commissario prefettizio, questore e dirigenti della società partecipata
Stt".
Tra i fogli dell'inchiesta spuntano tanti nomi illustri tra cui quello di
Silvio Berlusconi:
per ostacolare le indagini della Procura Pietro Vignali avrebbe cercato
di contattare l'ex premier attraverso la escort Nadia Macrì. La
ragazza,
coinvolta nell'indagine sull'ex esponente del Pdl e narcotrafficante Perla Genovesi,
aveva dichiarato ai magistrati di Palermo di aver fatto sesso per soldi
con l'ex sindaco, il quale aveva negato: "L'ho conosciuta davanti a un
hotel, ma non ci ho mai fatto sesso. Ho scambiato soltanto poche
chiacchiere con lei".
Per cercare di interrompere il lavoro della
magistratura si sarebbero cercati contatti anche con Angelino Alfano,
Gianfranco Fini, Gianni Letta, Niccolò Ghedini e
Filippo Berselli,
coordinatore regionale del Pdl. Le sue interrogazioni parlamentari
contro la Procura di Parma e le conseguenti ispezioni sarebbero state
"studiate a tavolino", dicono gli inquirenti.
GLI INDAGATI
- Oltre agli arrestati, sono indagate altre 19 persone, molte delle
quali coinvolte nelle precedenti inchieste sulla corruzione della
Procura, altre pagate dal Comune o dalle società partecipate: Emanuele
Moruzzi, Mauro Bertoli, Ernasto Balisciano, Carlo Iacovini, Alessandro
Forni, Gian Vittorio Andreaus, Tommaso Mori, Norberto Mangiarotti,
Alfonso Bove, Marco Rosi, Tommaso Ghirardi, Alberto Monguidi, Aldo
Torchiaro, Lara Ampollini, Riccardo Ragni, Antonio Cenini, Danilo
Cucchi, Tiziano Mauro
ed Emanuela Iacazzi.
I SEQUESTRI
- Confiscati dalla Guardia di Finanza beni mobili e immobili per 3,5
milioni di euro, tra cui anche automobili, terreni, appartamenti, conti
correnti. A Vignali sequestrati beni per 1,9 milioni di euro, a Costa
per 1,3 milioni, 163mila euro a Buzzi e 98mila euro a Villani. Ancora
da verificare l'esistenza di possibili "beni occultati".
IL SISTEMA -
Gli arrestati avrebbero goduto per anni di un sistema di potere
finanziato da soldi pubblici. Dalle intercettazioni è stato scoperto che
la prima campagna elettorale di Vignali e il mantenimento del consenso
elettorale nel corso del suo mandato sono stati finanziati con denaro
che veniva prima "riciclato" attraverso appalti pilotati per alcune
società partecipate del Comune (l'ex Enia - poi confluita in Iren - Alfa
e Infomobility) e poi fatto confluire in una cooperativa che fungeva da
"bancomat", la Sws, decapitata dall'inchiesta Green Money 2 con
l'arresto dell'ex presidente Gian Vittorio Andreaus e del suo vice
Tommaso Mori.
"IL PAPA" VIGNALI - Vignali, primo cittadino di Parma dal 2007 al 2011 - quando
fu costretto a lasciare l'incarico prima della fine del mandato
abbandonato da tutti, a causa delle inchieste giudiziare che hanno
travolto la sua Giunta di centrodestra - ha di recente raccontato
di essere tornato a fare il commercialista per 500 euro al mese. Ma nelle intercettazioni veniva chiamato "il papa", colui che era a capo dei traffici tra Sws e società partecipate.
La
sua prima campagna elettorale e la preparaziona a quella successiva era
stata sovvenzionata da Enia per un ammontare di oltre 600mila euro,
sempre tramite la cooperativa Sws. "Tutte le spese elettorali - ha
dichiarato il colonnello Geremia - sono state pagate da società operanti
nel verde pubblico. Enia dal 2007 al 2011 ha fatturato 4,5 milioni per
prestazioni inesistenti. Si potava per pagare i manifesti elettorali".
Sempre con soldi pubblici fu pagato Klaus Davi, incaricato di promuovere
l'immagine dell'aspirante sindaco.
CAMPAGNA ELETTORALE CON LA DIFFERENZIATA
- La consegna a domicilio dei bidoncini per la raccolta differenziata
nel 2007, quando Vignali correva per la poltrona di sindaco ed era
assessore all'Ambiente, è stata organizzata da Sws e pagata sempre con i
soldi dei parmigiani. Le dipendenti della cooperativa che li
consegnavano erano state "addestrate" da impiegati pubblici a nominare
tre volte il nome di Vignali per raccogliere consenso e tastare le
preferenze dei cittadini.
PROFILI FALSI SU FACEBOOK
- Il sistema diede i suoi frutti, Vignali venne eletto, ma dopo quattro
anni di mandato il suo obiettivo era quello di candidarsi di nuovo per
rimanere ai vertici della città. Dalle indagini risulta che anche la
campagna elettorale di Vignali sui social networkè stata pagata con i
soldi pubblici. Una persona - comunicano gli inquirenti - era pagata
appositamente dal Comune per curare la pagina Facebook del sindaco e
creare profili fittizi per lasciare commenti positivi e creare consenso.
Dalle intercettazioni risulta che anche il tentativo
di fermare il cantiere dell'inceneritore fu una trovata per cercare il
consenso elettorale. L'ASSALTO ALL'INFORMAZIONE -
Il quotidiano Polis era considerato "una spina nel fianco", ma viene
trovato un accordo con Angelo Buzzi, il quarto arrestato. Imprenditore
immobiliare, "boss" della squadra di calcio locale Crociati Noceto,
Buzzi viene convinto a cambiare il direttore del suo giornale. Il denaro
per l'operazione - 98mila euro - viene erogato da Andrea Costa,
attraverso la partecipata Stt, di cui al tempo era presidente. La cifra
comprendeva anche gli stipendi dei giornalisti, pagati direttamente
dalla società.
Buzzi, successivamente, è stato anche nominato
consigliere di Iren Emilia. Ci fu poi un tentativo di raggiungere un
altro quotidiano locale, L'Informazione, che però nel 2012 ha chiuso i
battenti.
ANALISI DEL VINO? CON SOLDI PUBBLICI - Attraverso
i soldi pubblici di Stt Andrea Costa, proprietario di tenute vinicole
in Piemonte e in Toscana, si faceva anche fare analisi sul vino, per
una cifra di 19mila euro. Avrebbe anche distratto fondi da un'altra
partecipata di cui era presidente, Alfa, in favore dell'ex presidente
della società comunale di trasporti pubblici Tep Tiziano Mauro.
Costa
ha lasciato la guida di Stt nel 2010
dopo un avviso di garanzia per abuso di ufficio: era stato anche
presidente della Tep, l'azienda di trasporti pubblica di Parma, che
aveva investito circa otto milioni di euro nella banca Mb,
commissariata dalla Banca d'Italia, e nel cui cda sedeva lo stesso
Costa.
DISTRATTI FONDI DA METRO PARMA - Vignali e
Costa sono accusati anche di aver distratto una somma complessiva di
900mila euro dalle partecipate Metro Parma e Alfa per pagare una penale
per la rescissione anticipata di un contratto di concessione tra il
Comune e la società Macello di Parma. Mezzo milione è stato preso da
Metro Parma per rifornire Stt, ma la somma non è poi stata utilizzata
per quello scopo perché trattenuta da un istituto di credito a
copertura dello scoperto di conto corrente. Quattrocentomila euro sono
invece transitati da Alfa a Stt per poi essere erogati al legale
rappresentante di Macello di Parma, nel maggio 2010.
"COMANDAVA VILLANI" -
A dirigere il sistema e "decidere tutto" secondo la Procura era
Villani, finito in manette. Vignali - è stato scoperto tramite le
intercettazioni - si incontrava con lui di continuo e lo informava su
ogni dettaglio della gestione comunale. Le riunioni non si svolgevano
solo in Comune ma anche in locali pubblici.
Indiscusso "ras" del
centrodestra di Parma e provincia, capogruppo del Pdl in consiglio
regionale da anni, coordinatore del Pdl provinciale fino al febbraio
2012 (quando venne nominato il suo successore Paolo Buzzi, numero due
dell'ex sindaco Vignali ora tra i banchi dell'opposizione in Giunta
comunale) Villani fu poi anche nominato in quota comunale vicepresidente
di Iren, la multiutility dell'energia contestata per la costruzione
del famigerato inceneritore.
Oggi in Regione il suo arresto ha
portato sconcerto, sorpresa e qualche imbarazzo tra le fila del Pdl. I
consiglieri hanno tenuto un summit sul caso Villani, ma pare che non
verrà eletto subito un nuovo capogruppo. "Finora risultano fatti
riferiti a vicende parmensi già note, Villani in tanti anni non ha mai
dato adito a dubbi, sorprende che capiti proprio in questo momento
politico particolare, quando siamo già in piena campagna elettorale",
ha commentato il vice capogruppo Pdl
Galeazzo Bignami,
a margine dei lavori dell'aula. "Ci auguriamoche il particolare
momento sia del tutto ininfluente, attendiamo come tutti i chiarimenti
della Procura".
INDAGATO IL PRESIDENTE DEL PARMA CALCIO -
Tommaso Ghirardi è indagato per peculato in concorso con l'ex addetto stampa del Comune
Alberto Monguidi
e con l'ex sindaco Vignali. Sono accusati di aver distratto dalle
casse del Comune di Parma una somma di 21.293 euro per mandare a buon
fine il passaggio di Monguidi dalla società calcistica al Comune di
Parma quale responsabile dell'ufficio stampa.
Monguidi infatti
per l'incarico aveva chiesto una retribuzione dirigenziale, pari o
superiore a 85mila euro. Non potendolo nominare dirigente per non
violare la normativa in materia, Vignali si sarebbe accordato con
Ghirardi perché una parte della somma che il Parma calcio doveva al
Comune andasse direttamente a Monguidi, di fatto rinunciando a un
diritto di credito dell'amministrazione pubblica.
"Il Parma Fc -
comunica la società tramite una nota stampa - intende sottolineare
l’assoluta estraneità del suo legale rappresentante e della società a
qualsivoglia attività illecita. I rapporti con il Comune di Parma si
sono limitati alla gestione delle attività istituzionali che legano i
due enti per l’utilizzo dello stadio Ennio Tardini. Si ribadisce
comunque che il Presidente non ha ricevuto alcun avviso di garanzia e
quindi non è al momento in grado di entrare nel merito di accuse che
non si conoscono".
INDAGATO PER UN DEHORS - Tra gli indagati per corruzione anche
Marco Rosi,
imprenditore proprietario del marchio Parmacotto, che negli anni
passati ha avuto problemi con l'Amministrazione per la realizzazione di
un dehors fuori da un suo locale. La struttura era risultata poi
abusiva, perché non conforme alle normative comunali in materia. Per far
cambiare il regolamento al sindaco, Rosi avrebbe fatto regali a Vignali
pagandogli il soggiorno in un hotel di lusso a Forte dei Marmi.
LE ALTRE INCHIESTE - Questa nuova indagine arriva dopo la bufera di
Green Money 2,
l'inchiesta anti-corruzione della Procura, datata giungo 2011:
arrestati diversi dirigenti comunali molto vicini all'allora sindaco
Vignali, tra cui il capo della polizia municipale Giovanni Maria
Jacobazzi. A settembre era stata la volta dell'operazione
Easy Money
e in manette era finito l'assessore alla Scuola Giovanni Paolo Bernini,
per tangenti legate alle mense scolastiche. Gli arresti avevano
scatenato
una rivolta popolare tra i parmigiani,
che in centinaia erano andati a manifestare indignati sotto il
municipio, facendo dimettere Vignali e spianando la strada al trionfo
del Movimento 5stelle.
IL COMMENTO DI PIZZAROTTI
- E proprio il sindaco grillino di Parma, Federico Pizzarotti, ha
lasciato oggi il suo commento alla nuova ferita della città, scrivendo
un post
sul suo blog sull'Huffington Post:
"A Parma è finita un'epoca. Di quando la politica faceva quello che
voleva al servizio di interessi particolari e non si pensava al bene
comune. Non siamo preoccupati, ma noi tutti, i cittadini, la città, è
frastornata. Non ci aspettavamo che l'incubo che gravava su di noi fosse
di queste proporzioni. Ora non abbiamo altra strada che rifondare
l'etica pubblica". (
LEGGI TUTTE LE ALTRE REAZIONI)
(16 gennaio 2013)
Ieri la retata di magistrati venduti ed avvocati compratori a Napoli. Oggi decimato il Ghota politico della Parma di Vignali. Vi è piaciuto il centrodestra? Ora se incontro un parmigiano che dopo aver mandato al potere questa banda di ladroni ha scelto di ritrovare l'etica e l'efficienza perdute grazie al disutile Pizzarotti, che si lamenta della classe politica, gli sputo in un occhio. Perchè per avere un ceto politico di merda c'è bisogno di due componenti: un ceto politico di merda, e un elettorato di merda. E a quanto sembra a Parma non si sono fatti mancare proprio niente.
Ora si intuisce meglio perchè a Parma, pur di non mandare al Municipio una giunta di sinistra, che avrebbe potuto scoperchiare il verminaio, hanno mandato l'inutile cultore della "decrescita felice", votandolo al ballottaggio. Tanto uno così non sapeva nemmeno che l'inceneritore non si poteva fermare, perchè le penali sarebbero state più alte del costo dell'opera; perchè in alternativa ci sarebbe stata solo una discarica (da cercare); perchè non sapeva neanche che la competenza sul rigassificatore (anche quello era da fermare, chissà perchè...) non era comunale ma provinciale...)
Ora aspettiamo solo Berlusconi che vada in TV a fare il pistolotto sulla "Giustizia ad Orologeria". La giustizia a cucù.
Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus