Sento ripetere come un mantra che al Senato potrebbe esserci una maggioranza diversa, di non ho capito cosa e chi. Immagino del centro-destra (PdL e della Lega - o equivalente al centro-sud) e della destra. Infatti gli unici altri partiti o coalizioni che supereranno le soglie di sbarramento al Senato sono io grillini e i centrini coalizzati. Ma questi ultimi, col loro 15% circa, sono lontani anni-luce sia dai berlusconidi, che - cosa che ci interessa di più - dal centrosinistra.
Purtroppo, mentre si fanno fiumi di sondaggi sul nulla, non sono ancora apparsi sondaggi attendibili su base regionale, che poi sono quelli che servirebbero per fare stime serie sul Senato. E non credo che ne appariranno molti, dal momento che fra qualche giorno sarà vietata - caso unico nel mondo occidentale - la diffusione di qualsiasi sondaggio.
Poichè comunque queste elezioni avranno una fortissima valenza politica, non credo che ci saranno significative differenze di orientamento politico fra Camera e Senato. Allora l'unica cosa che abbiamo potuto fare (ma ci sembra importante e significativa), è stata una valutazione compiuta sui voti - regione per regione - del 2008, validi per il Senato, ed applicare ad ogni lista il differenziale che si è verificato fra i voti conseguiti (per regione e per lista) fra i "voti di pietra" del 2008, e la media dei sondaggi dell'ultimo mese in Italia.
I differenziali sono i seguenti:
- il PdL si è più che dimezzato (-54%), ma abbiamo assunto che prenderà a livello di ogni regione il 50% dei voti 2008;
- la Lega ha perso un terzo dei suoi consensi;
- il PD ha perso l'1% circa dei suoi consensi; la sua coalizione ha perso l'IdV, ma ha imbarcato SEL, il PSI, la formazione Tabacci, che stimiamo complessivamente intorno al 7,5%, sulla base delle ultime informazioni;
- i centrini di Monti valgono, messi assieme, circa il 15%. Quanto, più o meno, la lista Grillo.
Applicando questi correttivi alle regioni (abbiamo tralasciato la Val D'Aosta, il Trentino-AltoAdige e l'estero), abbiamo che in TUTTE le regioni dovrebbe prevalere il centrosinistra. E facciamo una premessa: alle precedenti politiche, al Senato i seggi - al netto dall'estero e dai senatori a vita - erano così ditribuiti: 3 all'UDC, 132 al centrosinistra (PD+IdV), e 174 al centro-destra (PdL+Lega+Leghe Sud). Il centrosinistra era quindi in minoranza per 42 voti. Per passare ijn maggioranza, Bersani ha bisogno di recuperare 22 senatori. Può fracela? E' vero che servono assolutamente un paio di grandi regioni?
Vediamo. Magari aiutandoci col file excel che ho preparato e che può essere scaricato da questo link.
Secondo questa analisi, sarebbe addirittura ipotizzabile un cappotto. E in questo caso si invertirebbe la situazione del 2008. Non solo, ma mentre la maggioranza del centrosinistra sarebbe abbastanza omogenea (checché ne dicano i destri, perchè fatta da persone civili, e legate ad un patto scritto, una sorta di gentlemen's agreement), i voti d'opposizione sarebbero suddivisi grosso modo così: 60 al PdL, 35 ai grillini, e 35 ai centrini, che si stanno già azzannando fra di loro. Nessuna di queste tre forze è aggregabile con nessun'altra. Quindi non ci sarebbero ragioni, per Bersani, di cercare accordi con la Vezzali (quella che da Berlusconi si farebbe "toccare"), o col De Falco, o addirittura con Sechi.
Nel foglio excel allegato abbiamo ordinato le regioni per differenza decrescente di previsioni di voto al centrosinistra rispetto al centrodestra. Difficilmente (lo darei per impossibile) ci sarà una sola regione che è stata del centrosinistra nel 2008, che possa passare al centrodestra. Queste regioni sono Toscana, Umbria, Emilia-Romagna, Marche. Abbiamo detto che per colmare il gap 2008 e passare in maggioranza, ci servono 42 voti: il cambio di casa di 21 voti per far pari, di 22 per andare in maggioranza.
Dove li prendiamo? Iniziamo, scendendo lungo la nostra tabella, dalla regioni nelle quali il cambio di colore (da azzurro a rosso) è più probabile: Basilicata, Lazio, Liguria, Sardegna, Abruzzo, Calabria, Campania, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, allo stato dell'arte appaiono quasi certamente acquisite. Insieme valgono 18 dei 22 cambi di casacca necessari.
A questo punto sarebbe sufficiente anche una sola regione fra Sicilia, Lombardia e Veneto, per tagliare il traguardo. Coi conteggi fatti, il centrosinistra appare in vantaggio persino in queste regioni: di 6 punti in Sicilia, di 4 in Lombardia, di 3 persino nel Veneto. Pensare di fare cappotto non è vietato, ma stiamo sulle cose più semplici: il Veneto è la regione col gap minore fra centrosinistra e centrodestra; la Sicilia per un "continentale" non è mai facilmente decifrabile. La mafia c'è o non c'è? controlla o non controlla i voti? E in questo caso chi appoggerà? Berlusconi, Casini o nessuno? Difficile che appoggi il centrosinistra.
Resta la Lombardia. La regione dove è nato lo sfascio dell'Italia, con la Lega e col berlusconismo, con CL e il formigonismo. Oggi in Lombardia siamo in vantaggio " a prescindere", anche se lieve. Ma le liti fintamente sopite fra Berlusconi e Lega, la guerra dichiarata fra Monti e Berlusconi, e - last but not least - se Albertini manterrà il punto, tutti questi elementi fanno sì che mentre il centro-sinistra si presenterà unito come non mai, l'elettorato potenziale di destra si dividerà fra Albertini, Monti, Berlusconismo pro-accordo con la lega, duri e puri della lega che non ci stanno a tornare con le pive nel sacco ad Arcore, solo per offrire una poltrona a Maroni, il Brutus che ha ucciso il Cesare della Lega. A questo punto potrebbero persino arrivare - come da costume italiano - altri cambiamenti di casacca "in corsa". Come diceva Ennio Flaiano, gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso del vincitore.
Alla Camera, grazie a porcellum voluto fortemente dal centro-destra, non ci sarà alcun problema. I 340 seggi spettanti in dote al vincitore sono già assegnati (vedi riepilogo e linee di tendenza dei sondaggi). Difficile che certe voragini possano essere colmate. Tafanus
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