Uno dei lavori più faticosi di questo mondo è quello di separare i fatti dalle pugnette. D'altronde, se non profondessimo questo impegno e la nostra vista in questo lavoro, non meriteremmo le circa 3000 visite uniche al giorno che in questi giorni hanno onorato il nostro blog.
Rientra nel duro e anonimo lavoro di separazione dei fatti dalle pugnette il capire cosa sia successo, fra i grillini, a proposito del famoso post di Grillo "Bersani morto che cammina". Su questo tema, anch'io ho commesso un errore. Che non è quello di non aver mai usato la brillantina Linetti, ma quello più - grave - di essermi per una volta fidato e accodato a una notizia apparsa da qualche parte, e ripresa acriticamente da giornali e blog, senza fare un controllo della notizia stessa.
La notizia era che il post di Grillo aveva ricevuto 4000 commenti, di cui "almeno il 70%" contrari alle tesi del Guru, ed alle sue politiche di insulti e di chiusura nel fortino.
Bene, la notizia, una volta separati i fatti dalle pugnette (duro lavoro che ho fatto stasera) è ben altra. I commenti al post-minchiata sono stati oltre 17.500. Non potevo umanamente esaminarli tutti. Però per nostra fortuna sul blog di Casaleggio c'è una funzione con la quale possono essere mostrati e ordinati solo i commenti più votati. Ottima cosa, perchè a questo punto i commenti da verificare sono relativamente pochi (tutti i commenti nella lista dei "più votati" arrivano a circa un centinaio). Ma c'è un altro aspetto interessante: il numero dei voti ad ogni commento, che ci permette di "ponderare" i commenti secondo gli approvals ricevuti da ogni commento.
Interessante, il lavoro del separatore di fatti dalle pugnette...
Un primo dato emerge prepotentemente. In questa lista di commenti d'élite, altro che 70% contro Grillo! I commenti votati sono in totale 95 su oltre 17500. Di questi, 86 (cioè il 90,5%) sono critici nei confronti di Grillo; 9 (cioè il 9,5%) sono favorevoli. Già così, per l'urlatore folle sarebbe una disfatta. Ma c'è dell'altro. Gli 86 "approvals" partono da un massimo di 839 approvazioni per il primo, e arrivano ad un minimo di 9 "approvals" per l'ultimo dei commenti contro Grillo. E ora guardiamo i numeri dei 9 commenti favorevoli a Grillo: il più alto grado di "approvals" è di 42 (contro gli 839 del commento contrario a Grillo); il più tiepidamente approvato ha 8 approvals.
Poichè, come direbbe Lapalisse, un commento "approvato" da 800 persone rappresenta 100 volte il peso di un commento approvcato da 8 persone, abbiamo "consolidato" i commenti contro Grillo coi loro rispettivi "approvals", e la stessa cosa abbiamo fatto per i commenti favorevoli. I numeri che emergono danno il quadro più realistico delle approvazioni e delle disapprovazioni. E i numeri che emergono sono allucinanti.
Disapprovazioni ponderate: 12.918 (98,66%)
Approvazioni ponderate: 176 ( 1,34%)
La domanda più calda? E' un piccolo ripasso di diritto costituzionale e di tecnica parlamentare al Grande SaiBaba. Suona grosso modo così: "Caro grillo, come fai a dire la minchiata che voteremo di volta in volta le leggi che ci piacciono? Se non c'è un governo, non c'è nessuno che proponga leggi; se non ci sono leggi presentate, non ci saranno leggi da approvare o respingere. Quindi tutto passa per un accordo minimo di programma, e per un voto di fiducia al PD".
Molto diffusa anche la critica al modo di decidere senza interpellare la base. Ma come, non siamo il MòViMento dove "uno vale uno"?
Rinsavirà Grillo? Non credo. Lui è fatto così. Un ego smisurato. Un pallone gonfiato che ogni tanto si schiaccia la pancia, e fa uscire aria e rumori da tutti gli orifizi, compresi gli "occhi di brace". Un giorno, mentre urla, gli scoppierà una vena del collo, e dovremo metterci alla affannosa ricerca di un altro cazzaro. Nessuna paura. Noi italiani siamo bravissimi, a non andare mai "out of stock". Tafanus
Impagabile, il cazzarismo di Beppe Grillo: dunque, una ragazza di 24 anni, Viola Tesi, una semplice elettrice (non una militante) del Mò Vi Mento, lancia una raccolta di firme per un accordo sulle "cose da fare" del PD col M5S. Una raccolta che in 24 ore supera le 114.000 firme:
Roba grossa, al di la delle stesse aspettative della stessa promotrice. Roba che si innesca sulle ormai migliaia di commenti di militanti di Grillo, sul blog di Grillo, contrarie alle ultime uscite di Grillo. Roba che scotta, perchè finisce sui mass media, che ne amplificano la portata, e ne accellerano il successo. E declassano a puro vaniloquio il fatto se i commenti sul blog di Grillo siano pochi o tanti. Intanto sono moltiplicati per 50 dalle firme raccolte. E comunque sono la stragrande maggioranza dei commenti pervenuti, pochi o tanti che siano.
Qualcuno ha spiegato che i commenti sono poche migliaia, sugli otto milioni di elettori del M5S. Verissimo. Ma sono ancor meno i commenti favorevoli, rispetto agli otto milioni. Questa affermazione mi ricorda quelle di Berlusconi che, di fronte ai numeri delle grandi manifestazioni sindacali promosse da Cofferati, minimizzava ricordando che "alcune centinaia di migliaia avevano fatto la gita a Roma, panino e pulman offerti dalla CGIL, ma che alcune decine di milioni di italiani non c'erano andate". Sfuggendogli il principio che la parte "attiva" di chi svolge impegno politico è sempre una frazione minima della "maggioranza silenziosa". E invisibile.
Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, il mitico Saibaba, anzichè prendere atto che a 48 ore dalla giorno della Vittoria già si manifesta un visibilissimo dissenso, non trova di meglio da fare che accusare Viola Tesi di essere un'infiltrata. Infiltrata da chi? a che titolo? perchè ha accettato di essere infiltrata?
Tutto questo Saibaba non spiega. Tanto per cambiare, de minimis non curat praetor. Tafanus
Niente resterà impunito: RESTITUTION-DAY, UN ANNO DOPO
Il denaro risparmiato grazie alle rinunce dei consiglieri
regionali finisce in consulenze e propaganda politica. E serve ad
acquistare maschere antigas. Altro che finanziamento di progetti dei
cittadini. Il MòViMento si comporta come un qualunque altro partito
Dovevano
servire per finanziare i progetti più meritevoli, sostenere iniziative
provenienti direttamente dal territorio, e invece quella parte degli
emolumenti cui i consiglieri regionali del Movimento 5 stelle
hanno rinunciato se ne vanno in consulenze, stampa di volantini, buoni
pasto per gli staffisti e persino in acquisti di maschere antigas.
A un
anno di distanza dall'R-Day,
quello che fu pomposamente definito il giorno della restituzione, solo
una minima parte di quei fondi sono stati restituiti al territorio: la
maggior parte è utilizzata per la propaganda e il funzionamento della
macchina politica. Né più né meno come gli odiati partiti.
Il conto corrente aperto presso la Banca Etica aveva come cofirmatari il capogruppo Davide Bono e Fabrizio Biolè, poi epurato da Beppe Grillo;
ma finora nessuno ha mai saputo come i due moschettieri di Palazzo
Lascaris disponessero di quei fondi. E non si parla certo di bruscolini,
dal momento che al gennaio scorso sul cosiddetto Conto progetti c’erano
oltre 200 mila euro, di cui, pare, la metà siano stati recentemente
prelevati da Biolè vista la sua uscita dal Movimento.
E’ stato proprio
Biolè a mettere on line l’estratto conto degli ultimi tre anni
e nelle spese c’è di tutto: nel novembre 2012, ad esempio, escono quasi
mille euro di buoni pasto e rimborsi spese di cui usufruiscono Laura Castelli, Ivan Della Valle, Marco Scibona, Giorgio Bertola, Marco Rodella, Marco Nunnari e Francesca Frediani. Ma quanto magnano? E soprattutto, sarebbero questi i progetti per far tornare i soldi sul territorio?
Poi ci sono dei prelievi, uno il 9 marzo 2012 da 500 euro, un altro il 3
maggio da 252 e altri di importi similari. Per che cosa sono stati
utilizzati? Intendiamoci, si tratta di denaro dei consiglieri. Loro
rinunciano a utilizzarlo per la propria vita privata, disponendone in
modo autonomo e insindacabile per l'attività politica. Come accade nelle
altre formazioni, in cui una parte dell’emolumento degli eletti finisce
nelle casse del partito. Tra le uscite, oltre alle innumerevoli
consulenze legali, compaiono sostegni a campagne elettorali, acquisto di
materiale propagandistico, ma soprattutto caschetti bianchi e maschere
Nbc, ovvero quelle antigas e lacrimogeni (acquistate nel giugno 2011,
durante la calda estate in Val Susa): strumenti fondamentali per
l'attività di un consigliere regionale. Almeno quanto un tosaerba.
...una piccola annotazione, microscopica: ma "Giorno della Restituzione", data la "qultura" media dei grillini, sarebbe risultato troppo provinciale? Tafanus
In questo blog sono state espresse critiche molto dure nei confronti delle modalità dell’agire politico di Grillo e Casaleggio. In risposta, nel tempo, sono arrivati migliaia di insulti, talvolta perfino minacciosi, di una fetta di simpatizzanti grillini. Ne sono arrivati anche ieri, come c’era da aspettarsi, dopo il boom elettorale alle elezioni politiche.
Tra questi, il più scontato è essersi subito riposizionati per salire sul carro del vincitore. A questi lettori arrabbiati e vagamente vendicativi, ma anche a tutti gli altri, dedico queste righe che saranno un po’ meno sintetiche delle mie abitudini.(Marco Bracconi)
Ho scritto in passato che Grillo e Casaleggio sono il peggio che la politica italiana puo’ offrire. E non mi pento di averlo scritto. Ho scritto che tanti elettori del Movimento non conoscono l’ABC della democrazia. E non mi pento di averlo scritto. Altro che carro del vincitore.
Ma in pochi, credo, hanno inteso il senso di quelle affermazioni, e della insistita polemica che in questo spazio ho sostenuto per mesi nei confronti dell’ex comico e del suo guru di riferimento.
L’agire politico di Grillo è stato finora guidato da una logica a-istituzionale. La sua narrazione e le sue modalità di linguaggio hanno prefigurato un sistema di pensiero unico e a-relazionale tra i diversi poteri democratici. La sua logica rivoluzionaria e apocalittica di abbattimento in toto del sistema, senza distinzioni e saltando ogni complessità, è stato l’esatto contrario di un discorso di verità – seppure da posizioni radicali – nei confronti dei cittadini.
Grillo potrà anche conquistare il 100% dei voti, ma io continuo a pensare che il leader dei Cinque Stelle abbia avuto fin qui un atteggiamento da combattere e contrastare senza se e senza ma. Non per le tante idee che circolano nel Movimento, che sono alcune giuste e altre sbagliate, ma perché in democrazia la forma del gioco politico viene prima dei contenuti. Anzi, è il primo dei suoi contenuti, e forse il più importante.
Mi spiace ribadirlo per quella minoranza di militanti abitualmente insultanti, ma la forma di democrazia invocata fin qui da Grillo è a mio parere populismo, e della peggior specie. Non solo non mi convince, ma la considero pericolosa e da contrastare ad ogni costo.
Detto cio’, la politica è bella perché le cose cambiano. E per tutti, anche per Grillo, lo scenario è parecchio mutato. Avere dietro di se otto milioni e più di persone impone delle scelte, ed è una responsabilità che anche l’ex comico e Casaleggio non possono non sentire.
Nessuno, statene certi, sale sul carro dei vincitori. Lo dico a chi commenta su questo blog invocando con stile discutibile il mio licenziamento o peggio. Perché – a saper leggere – non c’è alcuna contraddizione tra quello che il sottoscritto ha scritto prima e dopo il voto.
Se Grillo smette di giocare allo sfascio in toto della forma della democrazia, se esce dal paradigma arrendetevi tutti e poi ci saranno solo i cittadini e il web; se accetta non la cattiva politica, ma le regole di fondo della democrazia rappresentativa, allora cambia tutto. Allora sì che con Grillo e i suoi elettori non solo si puo’, ma si deve parlare.
Allora sì che si puo’ finalmente parlare di contenuti.
Ai lettori insultanti e spesso rabbiosi non ho alcuna paura di dire che molti dei contenuti che Grillo propone sono cose che una sinistra di governo puo’ e forse deve mettere ai primi posti della sua agenda.
Personalmente, non mi scandalizza un grande piano per riconvertire parte del fabbisogno energetico in produzioni verdi. E nemmeno un abbattimento dei costi della politica, il dimezzamento degli stipendi del personale politico, una virata molto decisa sulla moralità pubblica, una legge sul conflitto di interessi per tutti e non solo per Berlusconi. Personalmente, non mi scandalizza affatto studiare il modo di introdurre il reddito minimo di cittadinanza, e nemmeno una riflessione sulla necessità di fare – e come e dove – le grandi opere. E si potrebbe continuare.
Otto milioni e mezzo di elettori, tanto ha preso il Movimento Cinque Stelle. Io credo che il fanatismo che si esprime spesso nei commenti che giungono a questo blog sia figlio di una rumorosa minoranza (l’ho già scritto) rispetto a quella massa critica. La maggioranza di questi elettori, ne sono sicuro, vogliono non lo sfascio e la tabula rasa, ma un cambiamento radicale del modo con cui si fa politica in Italia e dei contenuti della stessa.
Se l’approccio è usciamo dall’euro e sti cazzi, dovete morire tutti e sti cazzi, arrendetevi e poi arriverà il paradiso della democrazia diretta e del web, allora c’è poco da discutere. E’ un approccio che per come sono messe le cose in Italia, veramente e non in astratto, produrrà solo macerie sotto le quali finirebbe – aspettate e vedrete – lo stesso Movimento Cinque Stelle.
Se l’approccio è vediamo che fare in un sistema di regole condivise e in parte rinnovate, alla pari, ognuno con le sue posizioni e le sue radicalità, allora cambia molto.
Se Grillo entra nel gioco democratico (che significa anche accordi, relazione, realismo), invece di continuare a stare in parte dentro e in parte fuori come ha fatto finora, allora Grillo diventa una risorsa per il paese. Altrimenti sarà un problema, tanto più grande quanto più saranno i suoi futuri elettori.
-a) Su proposta di Ninomastro, ho adottato per i commenti il "format" del thread. In altri termini, se c'è una discussione fra due o più commentatori, i loro commenti appariranno in sequenza (botta/risposta). Il vantaggio è che la discussione fra singoli utenti ne guadagna in chiarezza. Lo svantaggio è che si perde la numerazione progressiva (utile per fornire riferimenti) e si perde l'ordine cronologico complessivo. Attendo valutazioni e commenti.
-b) Commenti nello spamming: come già spiegato nelle settimane passate, spesso commenti assolutamente leciti finiscono nello spamming, in base ad algoritmi di typepad di cui non sempre è chiaro il significato. Il problema si è molto ridotto rispetto a un mese fa. Molto, ma non completamente.
Prego quindi di nuovo gli amici che vedessero sparire un loro commento, di non postarlo dieci volte. Se i "filtri" di typepad hanno deciso che si tratta di spamming, prenderanno la stessa decisione, sia che si posti una volta, sia che si posti dieci.
In questi casti postare molte volte lo stesso commento non risolve il problema del commentatore, ma complica la vita a me, in occasione delle "pulizie" che faccio nella casella dello spammimg più volte al giorno. Aspettate con pazienza, il commento prima o poi sarà liberato a mano. Grazie
Il "portavoce" del M5S chiude al dialogo col Pd e
definisce il segretario dei democratici "morto che parla". Ma centinaia
di post gli chiedono pragmatismo e un'assunzione di responsabilità: "Con
loro possiamo fare conflitto di interesse, legge anticorruzione,
riduzione di numero e soldi ai parlamentari, legge elettorale". E
parte una raccolta di firme per convincerlo a cambiare con Bersani
Internatelo
Il blog è stata la sua forza e il suo
megafono. I suoi post le gocce che, giorno dopo giorno, hanno scavato
nell'opinione pubblica italiana fino a trasformare i lettori in un
movimento convinto che cambiare si può, senza rinunciare a sognare. Ma
gli stessi lettori/militanti del blog di Grillo oggi non applaudono a
ogni parola del leader trionfante dopo aver visto l'urna fare del
Movimento 5 Stelle il primo partito del Paese. Proprio quel ruolo,
secondo moltissimi di quei lettori/militanti, impone a Grillo, per il
bene del Paese, di smettere di urlare, di analizzare la situazione, di
ascoltare gli altri. "E' la democrazia, bellezza...".
La base, insomma, stavolta rimane interdetta dalla chiusura totale al Pd espressa dal portavoce nel suo odierno post intitolato "Bersani, morto che parla"
e che definisce il leader democratico "stalker politico" che "da giorni
sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi,
come al suo posto farebbe chiunque altro".
E' tattica? Grillo
vuole solo alzare il prezzo? Comunque sia, per una community poco
avvezza al politichese così non va bene. Perché una volta dentro le
istituzioni le cose cambiano e il consenso avuto dalle urne impone
un'assunzione di responsabilità. Questa valutazione è condivisa da
tantissimi commenti al post di Grillo, voci che spingono invece per un
confronto con il Pd e con Bersani a cui dare la fiducia in base alla
convergenza su pochi ma chiari punti programmatici. Il dibattito è
'esploso' al punto che a tratti il sito ufficiale del movimento è
diventato inaccessibile.
"Abbiamo la possibilità - scrive un
militante - , forse unica, di fare conflitto di interesse, legge
anticorruzione, riduzione di numero e soldi ai parlamentari, legge
elettorale, e il leader si attacca agli insulti di Bersani, dopo aver
giustamente sparato a zero su tutti? prendiamoci la responsabità di
essere attori del cambiamento. Se questo movimento è democratico come il
fondatore dice forse è il caso di ascoltare tutti quelli che
democraticamente si stanno esprimendo in questo senso, ad occhio sono la
maggioranza".
"Io ho votato M5S - dice un'altra voce - ma non
per ritrovarmi in una situazione di stallo per altri 6/7 mesi e andare
di nuovo alle elezioni senza poi nemmeno avere certezze sul nuovo esito
del voto... siamo in una crisi nera ci dobbiamo muovere... abbiamo un
numero forte in parlamento dobbiamo cominciare a lavorare in modo
costruttivo ed essendo in democrazia dobbiamo farlo ragionando con gli
altri".
"Io credo che non si debba perdere l'occasione di
cambiare questo paese. Il paese reale con Grillo è entrato in
parlamento, ora il nostro- vostro compito è quello di modificare la
vecchia politica, bisogna dare la fiducia e poi indirizzare la politica
del paese. Non dare la fiducia (che non significa fare una promessa di
voto perpetuo) sarebbe un errore gravissimo. Fiducia e poi lotta
parlamentare per i punti del programma non siate impetuosi vi prego. Un
elettore del movimento".
"Sono convinta - aggiunge un altro
commento - che un ostruzionismo aprioristico non otterrebbe il
risultato di aumentare la fiducia al M5S in vista di nuove imminenti
elezioni, ma, viceversa, sposterebbe il consenso verso i vecchi partiti,
se non altro, responsabili, vanificando l'eccellente risultato oggi
ottenuto dal Movimento...".
Ancora, "Beppe bisogna decretare
l'ineleggibilità del nano... Legge 361 del 1957.. Per favore non
facciamo cazzate...Convergiamo sui punti in comune con il PD e
annientiamo il nano...".
A sintesi dell'umore che attraversa il
blog di Grillo, ecco alcuni dei commenti più votati. In vetta alla
classifica quello firmato da Matteo M: "Mi pare un errore non votare la
fiducia , vorrebbe dire andare a votare tra
pochi mesi con la stessa legge elettorale, può portare un vantaggio al
movimento in termini di voti ed anche a Berlusconi, ma porterebbe un
danno enorme al paese". Linea sposata da oltre 100 navigatori.
Domenico
Andria, da Salerno, autore del secondo commento più votato, invita a
non fare "i comunisti" e sottoporre invece al Pd alcuni punti
programmatici: "legge elettorale; legge anti corruzione; conflitto di
interessi; finanziamento ai partiti".
Altro commento caldo,
quello di Patrick D: "Scusa Beppe, senza polemizzare e senza volerti
attaccare (tra l'altro ti ho votato), ma mi spieghi dove sta la
"Democrazia della rete"? A me pare che qui scegli tutto tu. Non potresti
lanciare un sondaggio su come muoversi? Che so, magari scopriresti che
la maggioranza è per questa linea, però se tu lanci i tuoi strali dal
blog e noi qui passivi, non capisco la differenza tra il M5S e i "VECCHI
PARTITI".
Franco Mulato da Prato: "Non sono d'accordo! Io sono
un aderente al movimento della prim'ora. A Bologna, al primo Vday, io
c'ero, ed ho anche finanziato l'evento. A questa campagna elettorale ho
partecipato attivamente, ho convinto almeno 10/12 persone a votare M5S,
ed ho finanziato la campagna stessa. Io credo che l'esito del voto sia
stato quanto di meglio ci poteva accadere: essere fondamentali e
condizionanti per il nuovo governo e le sue politiche!! Lo so che anche i
dirigenti del Pd sono carrieristi, lì da una vita, con le mani in pasta
in banche ed affari vari, ma se mi si dà la possibilità di fare le
leggi che volevo fare, allora posso sopportarli ancora 1 anno, non ki
cambia la vita! Soprattutto, se mi danno la possibilità di far diventare
l'Italia un paese civile, con legge sul conflitto di interessi,
riduzione degli sprechi, legge anti corruzione, come posso io
ignorarlo?".
Ma in queste ore, dal web piombano sul M5S altre forme di pressione. Su change.org è partita la raccolta di firme per una petizione
con cui chiedere a Grillo di votare e sostenere il nuovo governo, per
cambiare l'Italia e scongiurare un accordo Pd-Pdl. Ma gira anche un
appello ai neo parlamentari del Movimento 5 Stelle. A firma del
giornalista Federico Mello, la richiesta è esplicita: "E ora? Fate
decidere tutto da un comico che nessuno ha eletto? Lui vuole andare a
parlare al Quirinale, decide lui se dare o meno un voto di fiducia al
governo. E poi? Cosa altro vi deve dire? Quando fare colazione e quando
andare alla vostra lussuosa buvette in Parlamento?". Mello conclude:
"Siete 162 là dentro. Centosessantadue! Fatevi sentire!".
Forse Grillo, con le imbecillità di giornata, mi risparmierà la fatica di analizzare seriamente se Bersani faccia bene o meno a "cercare il dialogo" col Mò Vi Mento. Con uno squilibrato simile, che da del "morto che cammina", dello "stalker" che infastidisce con proposte oscene ad un avversario politico, non si parla. Fine dell'analisi.
E ora inizio un'altra analisi: se il disagio (ad appena 48 ore dalla vittoria!) di centinaia di militanti è sincero, trasmettano questo disagio ai loro "pirlamentari". Li spingano a recuperare autonomia da Vanna Marchi, e a pensare con la LORO testa, ammesso che ne abbiano una. Ricordino loro che una volta eletti, operano, per Costituzione, senza "vincolo di mandato".
In altri termini, se questo imbecille insultatore DAVVERO li mette a disagio, lo mollino. Passino al gruppo misto, se non direttamente in altro gruppo politico. Se hanno venduto il culo troppo tempestivamente a Grillzheimer, lo recuperino finchè sono in tempo. Se dovete scaricarlo, FATELO. Se a Grillo dovesse servire scaricare voi, come ha già fatto con tutti coloro che si sono permessi di criticarlo, non ci penserebbe su un minuto. Giocate d'anticipo, questa volta, se non volete affondare con lui.Tafanus
...se solo riuscissimo ad essere un paese normale...
Se un marziano sbarcasse oggi sul pianeta terra, scorrendo le rassegne-stampa, ascoltando i dibattiti TV, si farebbe l'idea che un imbecille di nome Bersani ha preso 5 anni fa un partito che scoppiava di salute, e lo ha condotto al disastro. Poi metti in fila due numeri (il famoso "separare i fatti dalle pugnette") e scopri che, nonostante i Renzi e i Gentiloni, i Civati e i Fioroni, porta alla Camera 340 parlamentari, laddove ne aveva 241 (+41%).
Nello stesso arco di tempo, la banda "Di Pietro + Ingroia", quella dell'OPA continua sul PD, passa da 28 deputati a ZERO; nel frattempo quello della "Grande Rimonta" passa da 272 deputati a 106 (-61%); nel frattempo quelli che "adesso la macroregione" passano da 60 a 18 parlamentari (-70%); nel frattempo quello che dava lezioni a destra e a manca (ma soprattutto a manca), il celeberrimo adoratore della Madonna dal Velo Azzurro, passa da 36 deputati a 8 (-78%); nel frattempo Fini (quello che Mussolini è stato il più grande statista del XX Secolo), viene spazzato via dalla storia e dalla geografia parlamentare.
Solo per capirci: se il PD del terrificante Bersani avesse avuto lo stesso risultato medio di Berlusconi, Di Pietro, Casini, Fini, oggi saremmo qui riuniti a parlare di un PD che avrebbe portato alla Camera non già 292 deputati, ma 70 (SETTANTA). Saremmo tutti già in piazza ad allestire la forca, e vucumprà svegli di riflessi starebbero già portando le sedie in piazza, da noleggiare alle tricoteuses.
E veniamo al Senato: il PD perde 11 seggi, ma al tempo stesso 8 li guadagnano, in coalizione, Lista Crocetta e SEL. Totale perdita netta: 3 seggi (-2,6%). Nel frattempo il cazzaro Di Pietro, la sinistra-sinistra, l'UDC della Madonna dal V.A., i Radicali Liberi, i Verdi, i Verdi Verdi e i Verdi Così Così vengono spazzati via dal Senato.
Niente paura. Non voglio allestire altarini votivi a nessuno, ma non voglio - per il momento - neanche allestire la forca per Bersani. Prima voglio cercare di capire se, nelle condizioni date, e con l'elettorato semi-analfabeta che ci ritroviamo (quello che va in posta a riscuotere il rimborso dell'IMU, per capirci) qualcuno che non fosse un incrocio fra SuperMan e Mandrake avrebbe potuto fare molto di più, molto di meglio. Certamente esistono politiche alternative a quelle di Bersani. Facciamo, per piacere, lo sforzo di verificare se la somma algebrica dei "pros&cons" di politiche alternative sarebbe stata positiva, negativa o a saldo zero.
Per esempio, leggo non solo da alcuni commentatori del blog, ma anche da illustri giornalisti e politologi, che "se Renzi". Un discorso totalmente basato sul nulla, e cercherò di dimostrarlo. Dunque, abbiamo fatto le primarie, fra applausi scroscianti allo spirito libertario e innovatore di Bersani. Quelle primarie Bersani le ha vinte, Renzi le ha perse. Ma oro sbucano a frotte commentatori, giornalisti alla Menichini (Europa, coté Margherita), co-rottamatori della prima ora come Civati, rompicazzo della prima, della seconda e della terza ora come Gentiloni, Fioroni ed altri "oni", a spiegare che se avessimo candidato Renzi....
CAZZOOOOOOOOOO!!!!!! Abbiamo fatto delle primarie!!!!!! Abbiamo scomodato 108.000 volontari ai seggi, e 3.200.000 elettori! Cosa avremmo dovuto raccontar loro? Che abbiamo scherzato? Che erano primarie finte, tanto a dirci chi avrebbe dovuto essere il candidato ideale sarebbe stata sufficiente la scienza della banda degli "oni"? Ma non è che qualche politico, qualche giornalista, e persino qualche commentatore, si sia imbattuto in una partita di metanolo di pessima qualità?
Molti oggi sbavano persi dietro a Renzi, per la sua "lealtà". Perchè ha fatto due comizi con Bersani, e che lo ha persino abbracciato. Per piacere, chi sbava, potrebbe togliere i suoi ricordi dalla naftalina, e provare a ricordare cosa sia stata, in termini di intensità e di violenza, la campagna di Renzi contro Bersani? E non per due comizi, ma per sessanta giorni a botte di tre comizi al giorno? Provo a ricordare io? "Bersani non vuole le primarie" (ha cambiato lo statuto, pur di rendere contendibile la candidatura a premier della coalizione); Bersani vuole boicottare le primarie (solo perchè ha giustamente preteso che alle primarie del PD non potessero troppo facilmente votare - come è avvenuto per la primarie a sindaco di Firenze - troppi forzitalioti di disturbo; Renzi, per i labili di memoria, finchè i risultati dello spoglio non ha raggiunto differenze eclatanti, ha persino "ventilato" l'esistenza di brogli negli scrutini. In puro stile arcoriano ricontiamo.it (e, per non dimenticare: nel corso di questi due mesi di comizi, affiancato dal "Grande Fratello Giorgio Gori, il bersaglio fisso non è stata la destra, ma Bersani).
Non voglio infierire. Solo riportare apporti e "disapporti" di Renzi al PD alla realtà.
Last, but not least: impazza la discussione sul fatto che Renzi avrebbe certamente apportato al PD voti di una fettina di elettorato di CDX. Non lo metto in dubbio. Ma, come ho sostenuto e sostengo, è molto probabile che altri, e più numerosi, avrebbero abbandonato il PD di Renzi, non sentendosene rappresentati. Io per primo. I numeri delle primarie dicono che potenzialmente, per ogni voto portato da Renzi, uno e mezzo sarebbe uscito. Questi sono i rapporti di forza usciti dalle primarie, checché ne dica il Margherito Menichini.
Ma prendiamo pure l'unica ricerca fin qui uscita sull'argomento. E' una ricerca di Piepoli che - come tutti sanno - non è che sia "vicinissimo" ai komunisti. Ebbene, Piepoli - bontà sua - si accontenta, con la sua ricerca, di dimostrare che non sarebbe successo quasi nulla. Il 93% degli elettori del PD avrebbe conservato lo stesso voto; 3 elettori su 100 sarebbero arrivati al PD dal CDX; 4 elettori su cento sarebbe usciti dal PD verso altri lidi. Insomma, neanche l'amico di Renzi, Piepoli, ha potuto fare a meno di assegnare una sia pur lieve perdita netta all'operazione "Fuori il Vecchio, dentro il Nuovo". Evidentemente le primarie avevano un senso, e ciò che un senso non ha è il tentativo di rimetterne in discussione valore e significato.
Per oggi basta così. Lo so, qualcuno aspetta (e qualcuno paventa) un intervento sul tema "Grillo/SI Grillo/NO". Ma su questo tema non voglio scrivere "de panza". Cerco riscontri, mi documento su cosa sia esattamente in Sicilia il "sistema Crocetta", cerco profili degli elettori di Grillo. Ne scriverò quando avrò le idee abbastanza chiare. Per oggi, mi basta essermi dissociato dall'esecuzione sommaria di Bersani. Mi hanno offerto una poltrona di prima fila fra le tricoteuses. Per ora ho rispedito il biglietto omaggio al mittente. Domani si vedrà. Tafanus
Quello che non è riuscito a fare l'invocata rottamazione, alla fine lo hanno fatto gli italiani. La lista dei trombati eccellenti annovera nomi illustri, quantomeno per l'esperienza e per il lungo corso in Transatlantico.
Uno su tutti: Gianfranco Fini. Dopo trent'anni, il presidente della Camera è fuori dai giochi. Ma non è l'unico. All'interno del Fli, che ha raggiunto una percentuale da prefisso telefonico (0,4%), anche Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio e Giulia Bongiorno spariscono. Passando all'Udc, se da un lato per la legge del miglior perdente (il che è tutto dire) si salva Pier Ferdinando Casini, sorte opposta tocca a Paola Binetti e Ferdinando Adornato.
Infausto destino anche per Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia. L'ex pm non entra in Parlamento, così come Ilaria Cucchi, il dissidente grillino Giovanni Favia, l'ex leader Idv Antonio Di Pietro, il segretario del Prc Paolo Ferrero, quello dei comunisti Oliviero Diliberto e il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Tra le file montiane niente da fare per il giornalista Mario Sechi e per l'ex ministro dell'Agricoltura Mario Catania.
Esclusioni importanti anche nel Pd - fuori Anna Paola Concia, l'ex presidente del Senato Franco Marini e Giorgio Gori - e nel Pdl - fuori Amedeo Laboccetta. Non ce la fa Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia, escluso dal Senato. Dalla Camera è rimasto fuori Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud, e Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per le Autonomie). Spariscono i radicali. Fuori anche Francesco Storace.
Se c'è chi si lecca le ferite, c'è anche chi invece stappa bottiglie di champagne. Come Antonio Razzi, Domenico Scilipoti e Augusto Minzolini, pronti a entrare in Parlamento.
Ci sono cose, nel mondo del senno di poi, che mi hanno sempre affascinato. Ad esempio, quando accade un disastro, spuntano come funghi coloro che "io l'avevo detto". Oppure quelli che resuscitano ricette vincenti che erano state già ampiamente bocciate dall'elettorato. Oppure quelli che condannano modi di comunicazione non alla Vanna Marchi, che prima della sconfitta avevano elogiato.
Vorrei iniziare con l'assumermi le mie responsabilità. Io "non l'avevo detto". Io avevo prima previsto, e poi - con l'assottigliarsi del vantaggio - solo auspicato una vittoria del Centro-Sinistra. Previsioni sbagliate. Avevo sottovalutato la scemenza degli italiani (mai fare questo errore!). Quelli che sono andati con la lettera del "Ministero dell'Economia" in posta a farsi restituire l'IMU sono la punta dell'iceberg. La parte maggiore, sommersa, è fatta da chi in posta non c'è andato, ma ha creduto alla favoletta dell'IMU, come da vent'anni crede a tutte le favolette, purchè ripetute un numero sufficiente di volte a reti unificate.
Così come ho sbagliato nella sottovalutazione del risultato grillino (il "reddito di cittadinanza" paga quasi come la restituzione dell'IMU), e come ho sbagliato nel sottovalutare le capacità di recupero del Vanna Marchi da Arcore.
Scusate, ma non partecipo allo sport nazionale di fare a pezzetti chi ha perso. Bersani ha perso? Certo, rispetto alle aspettative di un mese fa. Vorrei discuterne, di fronte alla realtà dei numeri. E i numeri per il momento dicono che Bersani ha 340 deputati, e quindi la maggioranza assoluta alla Camera. Bersani ha la maggioranza relativa al Senato (120 senatori), ma con numeri che non permettono di governare senza accordi con altri. Riepiloghiamo? Da domani, nessuno potrà fare alcunchè, in Parlamento, senza l'accordo di Bersani. Bersani, in teoria, potrà cercare di allargare la sua maggioranza. In altri termini, mentre Bersani può almeno cercare delle strategie salvavita, gli altri non possono.
Monti si è suicidato politicamente. Il suo suicidio sarà ancor più chiaro quando dalle analisi del flusso dei voti emergerà che al centrosinistra sarebbe bastato che Monti avesse fatto a meno di privarlo della vittoria in Lombardia al Senato, e oggi staremmo parlando di un'altra storia. More italico, così come oggi siamo impegnati a demolire Bersani, saremmo forse impegnati a fare a gara nell'elogiare Bersani. Chi può dirlo? In fondo, come diceva Flaiano, gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso del vincitore. E, simmetricamente, sono sempre pronti a partecipare alla mattanza dello "sconfitto".
Bersani è esente da colpe? No, non lo è. Ma questo lo abbiamo scritto quando era ancora sul carro dei vincitori. Non abbiamo aspettato ieri, per scriverlo. Abbiamo rimproverato a Bersani, inizialmente, di essere troppo "moscio" in comunicazione, in un mondo di urlatori. Abbiamo rimproverato una certa timidezza nel fare (o meglio, nel far finta di fare, come gli altri) le riforme difficili. Abbiamo elogiato l'onestà, ma criticato sul piano utilitaristico, una politica di "promesse" meno urlata rispetto a quella degli altri.
Forse è stato un errore. Questo è un paese che VUOLE essere imbrogliato. Vuole l'elisir di lunga vita, il biglietto vincente alla lotteria. Come dite? che poi le promesse non mantenute si pagano? Mica tanto! E' da vent'anni che Vanna Marchi fa promesse, non le mantiene, non paga pegno, e la volta successiva può rifarle come fossero nuove. Con milioni di italiani che abboccano di nuovo. Non dico che Bersani avrebbe dovuto adeguarsi allo schema, ma insomma, ogni tanto, una pillolina di sano, imbroglione ottimismo...
Bersani si è mostrato inutilmente incerto nei futuri rapporti con Monti. Va bene, forse in ogni caso un accordo con Monti lo si sarebbe dovuto cercare. Ma è necessario dirlo ogni 5 minuti a un elettorato che ha il diritto di sognare di farcela da solo?
Sento fare discorsi retrospettivi allucinanti. Se Renzi... Se Renzi cosa? Ci sono state le primarie. Bersani le ha vinte, Renzi le ha perse. Renzi ha passato due mesi a picconare l'immagine di Bersani, in tutti i modi: leciti e meno leciti. Arrivando ad accusarlo di brogli alle primarie. Faceva i comizi non per spiegare "perchè io", ma "perchè no a Bersani": vecchio, brutto, sporco e cattivo.
Ora, a primarie perse, tutti ad elogiare lo statista Renzi che ha partecipato a un paio di manifestazioni elettorali del PD di Bersani. Ma va? E ci sarebbe mancato solo che non partecipasse - almeno simbolicamente - o che magari continuasse a fare campagna contro Bersani. Ma davvero due comparsate in campagna elettorale possono controbilanciare il danno che Renzi ha procurato a Bersani in due mesi di campagna mono-diretta, tre comizi al giorno contro Bersani il vecchio, Bersani l'antidemocratico, Bersani il falsificatore di risultati, Bersani da rottamare????? Sono allibito.
Stamattina Menichini (direttore di "Europa", giornale della Margherita) in TV si affannava a spiegare che fra gli errori mortali di Bersani c'è stato quello di non "valorizzare" adeguatamente Renzi, e quindi di aver respinto quella enorme marea che premeva a favore di Renzi. Renzi avrebbe potuto portare voti di questo e di quello (parliamoci chiaro, Menichini, voti di destra?). Bene. Dato che i numeri non possono essere stiracchiati, vorrei proporre a Menichini un piccolo "problema della vasca da bagno":
Non pensa, Menichini, che sia idiota credere di poter lucrare elettoralmente sulla lisciata di pelo di un candidato del tipo "I love Marchionne", che vale il 40% alle primarie, senza contestualmente pagare pegno nei confronti di quell'altro 60% (che è più del 40) che non ama Marchionne, e quindi non ama neanche Renzi che ama Marchionne? Vede, Menichini... una delle operazioni più "sporche" che un membro del centro-sinistra (seppur in chiave Margherita Renziana) avrebbe potuto immaginare, lei l'ha immaginata e svolta. E' andato in TV a spiegare che fra gli errori di Bersani, uno dei più gravi sia stato quello di non aver "valorizzato" qualcuno che, vivaddio, non poteva e non doveva essere "valorizzato", avendo da svolgere il compito di Sindaco, per il quale aveva chiesto ed ottenuto i voti del centrosinistra. Inclusi i voti dell'odiato PD, senza i quali mai nella vita Renzi sarebbe emerso prima come presidente di Provincia, poi come Sindaco.
Ora Bersani cerchi di trovare il consenso o l'astensione su un programma stringato di cose da fare (legge elettorale, riforma della riforma Fornero, e poco altro). Lo faccia con chi ci sta, e persino con chi è in vendita. Scilipoti docet. Come dite, che è una cosa sporca? Si, lo so, è una cosa sporca. Ma noi abbiamo l'alibi. Le "cose sporche" le abbiamo subite, possiamo persino tentare di restituirne qualcuna. Il Senato da domani sarà pieno di "precari dei 20.000 euro". Gente che ha vinto il terno al lotto, ma che sa che - sic stantibus rebus - la pacchia durerà poco. Bersani se li compri, e li usi per il tempo che serve.
Scommettiamo che non appena qualche ragazzotto inizierà a capire che può guadagnare 5.000 euro al mese per sei mesi, o 20.000 euro al mese per 5 anni, fioccheranno i cambi di maglietta? Intanto, incrociamo le dita per lo scrutinio sulla Lombardia. Sono pessimista.
La Lombardia è sempre stata la regione-guida di tutte le nefandezze italiane. Qui è nato il fascismo, qui è nato il craxismo, qui è nata la Lega, qui è nato il Berlusconismo, qui è nato il formigonismo.
Perchè proprio oggi dovrebbero regalarci una sorpresa? Tafanus
P.S.: Fra gli sciacalli puntuali come la cometa, era atteso il Pippo Ciwati da Monza. Stamattina il Padre Fondatore (insieme a Renzi) dei "Rottamatori" era già all'opera. Vuole le dimissioni di Bersani, e le elezioni anticipate. Bontà sua, non ha detto se con lui Candidato Premier, o in un ruolo più defilato, da gregario. Ruolo che gli è stato sempre più congeniale. Un ragiunatt della politica (minuscola).
Alla camera sembra cosa fatta. Mancano poco più di 4000 seggi, e c'è un rassicurante margine di 247.000 voti a favore del centro-sinistra. Ciò significa che, mentre sui seggi già scrutinati il centro-sinistra ha preso in media 5 voti in più a seggio, per pareggiare i conti sui prossimi 4000 seggi il centrodestra dovrebbe prendere 60 voti in più a seggio.
Mario Monti ha operato con un furore degno di miglior causa, non già per vincere, ma per impedire al centrosinistra di vincere e governare. Lo ha fatto dalla posizione più sporca: quella di Cincinnato chiamato a guidare un governo di salvezza nazionale. Ha approfittato invece della sua posizione per curare i propri interessi di bottega, e ha trascinato il paese vicino all'abisso della Grecia.
Allo stato dei fatti, il centrosinistra perde al Senato, ma il centrodestra non vince al Senato. Neanche un rapporto incestuoso fra Berlusconi e Monti (ma parlando di Monti tutto dev'essere ritenuto possibile) potrebbe creare una maggioranza in Senato.
Il progetto di Monti (mutuato da Mastro Casini, esperto in politica dei due forni) è naufgragato miseramente. Col suo 9% Monti ha distrutto se stesso, per fortuna trascinando nella sua rovina anche Casini e Fini, che avevano puntato tutto sulla forza trainante (?) di Mario Monti.
Ora non resta che sperare nella Camera, e ringraziare il Porcellum. Qualcuno inizia già a parlare di "prorogatio" di Monti. Non scherziamo. Ha avuto le sue chances, e le ha bruciate tutte. Non ha salvato il paese, e non ha salvato se stesso.
Della stupidità delle comparse alla Ingroia preferisco non parlare. Non porteranno a casa un solo deputato, un solo senatore, ma avranno raggranellato un grosso capitale di disprezzo da parte di quella minima porzione di italiani ancora in grado di usare il cervello.
Ora si torni a votare, dopo una parentesi di governo "ad acta", affidato ad un costituzionalista (Rodotà?) col solo compito di varare alla svelta una legge elettorale meno ignobile di quella attuale. Niente Monti Bis. Il primo che ne parla, tiro fuori la pistola. Monti ha fatto disastri economici, politici, etici. Ha incattivito la politica. E, come diceva il Professor Cipolla, autore del noto "Trattato sulla Stupidità", è riuscito con le sue baggianate elettorali ad avvicinare il paese alla Grecia, senza averne in contropartita nessun vantaggio personale. E' riuscito a nuocere agli altri, senza averne alcun vantaggio per se stesso. Complimenti. Queste elezioni hanno certificato per tabulas che Monti è riuscito a distruggere politicamente se stesso, strascinando nella fossa Casini e Fini. Non piangerò. Impareranno forse che non possono dire si a tutto, sempre e comunque, solo perchè lo dice Monti, che avrebbe dovuto essere il loro salvagente. E' stato la loro zavorra.
Si tratta di un foglio di lavoro excel che potete scaricare, salvare, elaborare a vosro piacimento. Noi lo terremo aggiornato coi dati freschi con la massima tempestività possibile. Il foglio può essere scaricato daQUESTO LINK
Primi e secondi instant-poll secondo SKY:
Centrosinistra: 34,6 - 37,0
Centrodestra: 29,1 - 31,0
Grillo: 19,1 - 16,5
Monti 9,0 - 9,0
Ingroia: 3,5 - 3,5
Facce tristi in casa Mentana. Forse ricciolino credeva davvero che Grillo avrebbe raggiunto il 51% solo perchè urlava ARRENDETEVI?
Il Prof. Monti si intesta il più grosso flof della storia politica italiana.
Fini non entrerà alla Camera, Casini forse ce la farà, forse no. Di Ingroia resterà traccia solo nelle imitazioni di Crozza. Da Mentana c'è anche un tristissimo Sechi, che ha perso molto della sua baldanza.
"Fare il maiale" ha significato per secoli, in Italia, una giornata speciale, con tutta la famiglia allargata impegnata gioiosamente a scuoiare, raccogliere sangue, pressare la "sugna" nella vescica, fare salsicce nelle quali sia il contenuto che il contenitore erano parte del maiale, salare prosciutti, preparare cotiche...
Del maiale, si sa, la cultura contadina aveva imparato a non buttare via niente. Neanche le setole. "Fare il maiale" era una festa collettiva per grandi e piccini, ed era anche una specie di contratto d'assicurazione contro la sfortuna, la siccità, le alluvioni, il cattivo raccolto.
Oggi, "fare il porco" non ha la stessa valenza semantica che aveva il "fare il maiale". Fare il porco richiama piuttosto alla mente vecchi debosciati dallo sguardo lascivo. Vite inutili perse dietro a un culo. Debosciati miliardari che preferiscono credere alla favoletta della ventenne persa dietro al loro maschoio fascino brianzolo, piuttosto che dietro alla "busta" del Rag. Spinelli. Che squallore! Lunga vita al maiale, ma crepi il porco.
Negli ultimi tempi, pur ricchi di porcate, la porcata-principe è stata senz'altro quel pubblico esercizio di violenza da caserma, esercitata su una ragazza non in grado di difendersi. Smarrita, colta di sorpresa dalla volgarità e dall'insistenza, quante volte? Si giri... E giù la guardatina esibitamente lasciva al culo della ragazza.
Io credo che se su quel palco ci fosse stata mia figlia, non avrei resistito alla tentazione di ammazzare con un unico sgozzamento sia il porco che il maiale. Una volta uccisa sul palco, Angela Bruno (perchè è di lei che stiamo parlando) ha continuato ad essere massacrata dal porco (..."si, va bene, mi scuso, ma sembrava divertirsi tanto"...); dal gorilla del porco Galan (il Banal Grande), che in una trasmissione continuava a brandire minaccioso il suo telefonino, depositario - a suo dire - degli SMS della ragazza, dalla quale si dedurrebbe... Si dedurrebbe cosa? Che magari avrebbe fatto carte false per essere vittima della porcata? E il Banal Grande come è entrato in possesso di materiale privato coperto dal segreto postale? In trasmissione, a nessuna testa di cazzo sedicente giornalista è venuto in mente di chiedere a Galan "scusi, ma lei perchè ha gli SMS fra una privata cittadina e terze parti"?
Ieri Angela Bruno ha giocato d'anticipo, e ha pubblicato lei i suoi SMS. Non c'è niente di "sembrava divertirsi tanto", signor Berlusconi; non c'è niente di cui debba vergognarsi Angela e non il suo padrone, signor Galan. Lei dovrebbe solo vergognarsi per aver lanciato minacce in stile mafioso a una ragazza di trent'anni.
Pubblichiamo in calcel'articolo di Repubblicache racconta degli ultimi avvenimenti, e invitiamo i lettori ad aprire e leggere attentamente la raccolta fotografica degli SMS che Angela Bruno, giocando d'anticipo e fottendoli tutti, ha pubblicato. Non emerge alcun autoconpiacimento. Sul palco non si divertiva. Emerge invece questo losco rapporto di sudditanza (quante malefatte, in nome del lavoro purchessia...) fra Angela e la Green Power, nel ruolo di beneficiata principale delle porcate lasciate impunemente dire dal porco ad Angela.
Gli "avvertimenti della Green Power sono tutti formalmente gentilissimi, nei confronti di Angela. I managers le danno del tu, e pensano intensamente al suo bene. Se tutto filerà liscio, ci saranno "wine and roses" per tutti, a cominciare da Angela. Se invece dovesse montarsi inutilmente un caso che non esiste...
Ovviamente non possiamo fare i "giustizieri della notte" ed ammazzarli tutti (anche se la tentazione, lo ammetto, talvolta è forte. Ma fra oggi e domani qualcosa possiamo fare: ammazzare il porco, conservando tutto il nostro contadino rispetto per i maiali. Fra oggi e domani possiamo spuntargli le setole, limargli le zanne, chiudergli per sempre (polioticamente, of course...) quella boccaccia ormai fuori controllo, che vomita porcherie tutte le volte che si apre. Tafanus
Angela Bruno reagisce alle minacce: "Ho pubblicato su Fb tutti gli sms"
La venditrice offesa da Silvio Berlusconi e minacciata in tv dal candidato Pdl Giancarlo Galan di avere le prove che dimostrerebbero la sua "partecipazione divertita" al siparietto con il Cavaliere, ha messo in rete il contenuto dei messaggi scambiati con il suo superiore della Green Power
ROMA - "Non c'è fine", dice Angela Bruno. La venditrice della Green Power offesa da Silvio Berlusconi due sabati fa durante la cerimonia di inaugurazione di un impianto, dopo aver rilasciato l'intervista a Repubblica, ha visto comparire su alcuni siti lo screenshot di uno scambio di messaggi - con foto, nome e data -, tra lei e "Ruggg", Ruggero, della sua azienda. Ma la parte pubblicata - dice - è solo quella in cui lei sembra entusiasta. Si può leggere: "Mi scrivono su whazz up, mi chiedono l'amicizia su Fb, Rugggg, so' vip!". Frasi scritte poche ore dopo essere scesa dal palco di Mirano, il palco del 'quante volte viene'. Dei sorrisi. Per il quale Angela Bruno è finita in un girotondo che solo le scuse fermerebbero. E così ha deciso di reagire pubblicando sul suo profilo Facebook lo scambio di battute avuto con i suoi superiori.
L'sms apparso era quello che l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan aveva minacciato di rendere pubblico in diretta ad Agorà su Raitre. Il messaggio che aveva avuto da qualcuno interno all'azienda. E che il conduttore non aveva voluto mostrare, per non violare la privacy, e non solo per questo. Anche perché dovrebbero esserci limiti e contorni alle storie individuali, per non trasformarle in squallide guerre.
"Non voglio fare nomi, io questa bassezza non la raggiungo, mi dispiace", ci ha spiegato Angela Bruno. Che la sua guerra la sta facendo da due settimane. Chiusa in casa. Internet come finestra, e la decisione di pubblicare quei messaggi integralmente. "Pensano che abbia paura? Paura di cosa? Peggio di così..", ha continuato.
Fermo immagini di conversazioni. "Ne tiran fuori una dietro l'altra, è uno scherzo..". Scrive lei sugli sms. Qualcuno della Green Power cerca di tranquillizzarla: "Tra poco ti diremo cosa pensiamo sia meglio fare. Siamo con Christian ora e stiamo discutendo". Lei dice: "Mi offendono anche...". Dall'azienda rispondono: "Da questa situazione se gestita bene ne possiamo trarre tutti grandi vantaggi, anche tu stessa, e non parlo di mostrine, e applausi".
Ma Angela Bruno i nomi non li conferma. I messaggi, che durano per qualche giorno, partono il 10 febbraio, dopo la Convention, e poi si interrompono. Quando la situazione sfugge al controllo Angela Bruno risponde ancora, dice di stare male, di non poterne più, chiede silenzio, l'azienda pretende un suo comunicato. "Angela - le dicono dall'azienda - se la gestisci questa situazione è un'opportunità, altrimenti un casino per tutti". E ancora. "Non ti sei fidata di noi. E' stata una delusione". Lei continua a ripetere di non essersi sentita onorata. Vuole le scuse. Ma non gliele fa nessuno.
Per Berlusconi questo teatrino è già storia vecchia. Le scuse che doveva fare le ha fatte con questa frase: "Sì sì, si è divertita, poi si è fatta condizionare da moralisti bacchettoni e giornali come Repubblica". Lei ora sbotta: "Non ne posso più di tanta bassezza. Si è perso il punto principale della questione. All'azienda serve Berlusconi? A me non interessa. Il mio problema ora non è solo trovare un modo per andare avanti ma anche per far finire questa gogna. Sono pronta a tutto. Sono una donna forte, se pensano di distruggermi, hanno trovato la persona sbagliata. Ora che i messaggi sono fuori che possono fare? Devo farmi passare questa rabbia. E' stata la mia vita a essere messa in mezzo, ho chiesto solo delle scuse. Mi hanno risposto pubblicando un mio messaggio privato", ha detto. E il punto resta il solito. Niente scuse perché la signora ha sorriso divertita sul palco con il Cavaliere.
Recensione del film "RE DELLA TERRA SELVAGGIA" (di Angela Laugier)
Titolo originale: "Beasts of the Southern Wild"
Regia: Benh Zeitlin
Principali interpreti:
Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Lowell
Landes, Pamela Harper, Gina Montanna, Amber Henry, Jonshel Alexander,
Nicholas Clark, Henry D. Coleman,Kaliana Brower, Joseph Brown, Marilyn
Barbarin, Kendra Harris, Jovan Hathaway, Hannah Holby, Jimmy Lee Moore,
Philip Lawrence. - 91 min. – USA 2012.
L’uragano Katrina, che sconvolse qualche anno fa la Louisiana, ha
forse ispirato, come molti sostengono, questa storia al regista, che
l’ha, comunque, derivata da un lavoro teatrale. A mio avviso, però,
nella vita di Hushpuppy, la piccola protagonista del film, gli uragani
sono stati almeno tre. Tanti, infatti, sono i momenti in cui ha dovuto
fare i conti con la realtà cruda dell’esistere e che hanno segnato
fortemente il suo processo formativo: il primo riguarda la scomparsa
della madre; il secondo è appunto l’arrivo di Katrina; il terzo è la
malattia e la morte del padre. Hushpuppy vive con altri bambini e altri
adulti nella “Grande Vasca”, cioè in una zona semi-palustre
nei pressi del delta del Mississipi non lontano da New Orleans in una
baraccopoli in cui viene educata dal padre Wink ad accettare
innanzitutto la propria condizione di creatura vivente, sottoposta come
tutti gli animali alla legge universale che permette alla vita di
svilupparsi in una perenne relazione con la morte.
Egli le insegna anche,
però, a cavarsela senza di lui, perché la grave malattia che lo
minaccia gli lascia poco da vivere. La madre di Ushpuppy se n’era andata
a nuoto dopo la sua nascita, secondo il racconto paterno, che lascia
così in sospeso le ragioni dell’abbandono: forse è morta, forse ha
preso altre strade, lasciandole un profondo bisogno di tenerezza, che in
parte la bimba compensa attraverso il suo continuo colloquio con gli
animali che ama e di cui ascolta battere il cuore. L’arrivo di Katrina,
molto temuto da alcuni abitanti della Grande Vasca che infatti si
dirigono verso la città, non sembra spaventare né Wink né Ushpuppy che,
insieme a qualche vicino di casa, decidono di resistere alla furia
tempestosa, rifiutando, però, successivamente, ogni forma di aiuto dal
governo americano, che vorrebbe farli uscire dal degrado in cui si
svolge la loro vita, offrendo cure, cibo e abiti, ciò che viene vissuto
come una violenta imposizione della vita “civile”, una “normalizzazione”
che essi non riconoscono lecita e a cui non intendono adeguarsi.
A
Ushpuppy non resta che sognare un improbabile ritorno della madre,
mentre il padre, ormai vicino alla morte, riuscirà a comprendere che la
piccina ha raggiunto quell’autonomia e quella maturità
sufficiente a vivere, vincendo antiche angosce e paure. Tutto il film è
raccontato attraverso l’alternarsi di potentissime immagini, che
rappresentano il mondo attraverso gli occhi di Hushpuppy: quello reale,
della Grande Vasca e della vita intensa delle relazioni solidali,
familiari e di vicinato; quello teneramente empatico col mondo degli
animali che sembrano svelarle i segreti della vita, quello delle sue
fantasie, dei suoi incubi e delle sue angosce, in cui domina l’aspetto
catastrofico del pericolo imminente, di cui i favolosi bizzarri animali
dei graffiti preistorici, che tornano vivi dai ghiacci millenari, per
inseguirla, sono il simbolo più evidente.
Tutto il film assume perciò il
carattere di una fiaba in cui realtà e fantasia sono difficilmente
separabili: spesso, anzi, finiscono per confondersi, come avviene molte
volte nella mente dei bambini e come mi pare accada in molti episodi
misteriosi, fra i quali ricorderei il racconto di Wink sulle favolose
circostanze del concepimento di Hushpuppy, allorché la bellissima donna,
che le darà la vita, riuscì a evitare, uccidendolo in extremis, che un
alligatore si avvicinasse a Wink, dormiente, per sbranarlo. Cinque
minuti dopo, Hushpuppy avrebbe cominciato a vivere entrando nel ciclo
universale dell’esistenza! L’alligatore è evocato anche nell’altro
episodio, (fantastico?) in cui pare alla bimba di aver ritrovato la
madre, cuoca su una nave, intenta a preparare frittelle di alligatore, e
di essersi fatta abbracciare da lei, del cui affetto protettivo aveva
voluto accertarsi, prima di tornare alla Grande Vasca, affrontando la
prova decisiva dell’inseguimento dei mostri preistorici.
Opera prima del giovane regista Benh Zeitlin, questo lavoro ha
ottenuto già molti riconoscimenti importanti, da Sundance a Cannes, dove
nel 2012 ha vinto la Camera d’oro. Ha attualmente quattro nomination
per gli Oscar, sia per la miglior regia, sia per il miglior film, sia
per la migliore attrice (l’interpretazione davvero eccezionale della
piccola Quvenzhané Wallis nel ruolo di Hushpuppy sarebbe davvero da
premiare) sia per la miglior sceneggiatura non originale. Ce n’è
abbastanza, mi pare, per dire che è un film da non perdere!
P.S.Piccolo, ma non tanto,
particolare: il film, che è costato pochissimo, ha già guadagnato molto
più di quanto sia costato. Qualche riflessione, credo, andrebbe fatta,
magari anche da noi, in Italia.
L'aspettavamo con ansia, la minchiata grillesca sui dati di partecipazione allo "tsunami" (sempre modesto, il ragioniere). Temevamo di sentir parlare di trilioni e fantastilioni. Invece il Rag. si è contenuto. Siamo 800.000!
Allora abbiamo ripreso ancora una volta ilnostro post del marzo 2010, con la capienza delle quattro piazze storiche di Roma per queste manifestazioni, e abbiamo fatto una piccola esercitazione: abbiamo verificato quale sarebbe stata la partecipazione massima (in vigenza della legge sull'impenetrabilità dei corpi), qualora TUTTE le piazze storiche di Roma fossero state riempite contemporaneamente di grillini. Proviamo a sommare:
CIRCO MASSIMO: Superficie netta, 126.000 mq. Capienza massima, 378.000 persone.
PIAZZA SAN GIOVANNI: Superficie netta: 38.200 mq. Capienza massima: 114.600 persone.
PIAZZA del POPOLO: Superficie netta, 15.400 mq. Capienza massima: 46.200 persone.
PIAZZA NAVONA: Superficie netta: 11.700 mq. Capienza massima: 35.000.
Fatto il conticino? 378.000 + 114.600 + 46.200 + 35.000 = 573.800. Questo è il numero massimo (a livello "olive schiacciate") di persone che qualsiasi essere umano potrebbe portare "in piazza" se fosse contemporaneamente in tutte le piazze storiche di Roma. Invece Grillo è riuscito a ficcare 800.000 grillini in 38.200 mq. Lo sappiamo. I grillini sono essere docili (e acefali): perciò se il capo ordina loro di ficcarsi, loro si ficcano. In 21 per metro quadro. In fondo, lo "tsunami" dei cervelli è anche questo.
P.S.: Tutto è andato abbastanza bene finchè non hanno iniziato a parlare (al netto dalla cacciata dei giornalisti sgraditi, dello strattonamento di un povero cameraman, e del profluvio di insulti e minchiate assortite). Quando sono iniziati dal palco gli interventi (immagino delle "teste d'uovo" del grillismo), è stata la fine...
Ha dato la stura agli interventi un tizio che ha lanciato una proposta "fine-di-mondo", una cosa alla quale non aveva mai pensato nessuno: trasmettere le sedute di Camera e Senato in streaming! Wow! Ora, ammesso che esista un solo grillino che si formi su qualcosa di diverso del blog del guru, informi i correligionari che il motore a scoppio è stato già inventato. Pardon, volevo dire lo streaming. Che le sedute di Camera e Senato, e anche quelle delle commissioni, sono trasmesse da decenni, con contratto di servizio, da Radio Radicale; che da almeno dieci anni sono trasmesse anche da GR Parlamento, dai canali TV "Camera" e "Senato", sia sul digitale terrestre che sul digitale satellitare; infine, ma no! le sedute sono trasmesse persino in streaming da alcuni secoli.
Ma questi grillini, almeno per i primi 15-20 anni di "lavoro politico", non sarebbe il caso di mandarli in giro solo se accompagnati dai genitori, o almeno dal tutor della CEPU?Tafanus
La restituzione dell'IMU era già cosa fatta. Tanto fatta, da essere annunciata con 9 milioni di lettere farlocche in stile "Agenzia delle Entrate". Parecchi hanno fatto la fila ai CAF per incassare immantinente. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo.
Poi c'era il problema delle coperture finanziarie. PROBLEMA ??? Il Cavaliere SuperMan ha sempre una soluzione! "Le risorse ci sono già: vengono dall'accordo italo-svizzero su fisco e capitali italiani in Svizzera".
A stretto giro di posta arriva la smentita del ministro svizzero Eveline Widmer-Shclumpf:
"...L'accordo fiscale con Roma è fermo, e se anche si chiudesse quest'anno non entrerebbe in funzione prima del 2015..."
Fine ingloriosa dell'ennesima vaccata berlusconiana.
Berlusconi rinuncia al comizio a Napoli, ma al suo posto c'è un videomessaggio - L'ex premier non partecipa all'evento di chiusura della
campagna elettorale Pdl alla Mostra d'Oltremare per una forte
congiuntivite. "Riagguantiamo gli elettori delusi", dice nel messaggio
video inviato alla manifestazione. "Interverremo sulle pensioni minime".
Nuove accuse a Monti e alla sinistra: "Sono tutti cattivi"
ROMA- Silvio Berlusconi al comizio di chiusura della campagna elettorale del Pdl organizzato a Napoli
non ci è andato per una "forte congiuntivite". Al suo posto è stato
trasmesso un videomessaggio: "Siamo in campo per riagguantare quei
nostri sostenitori che ci avevano votato nel 2008 e che si sono sentiti
delusi", esordisce nel video. Il Cavaliere ripropone lo slogan della
"sinistra comunista": "Il partito di Bersani e di Vendola, il Pd, lo
conoscete, sono ancora legati all'ideologia comunista che è sempre
l'ideologia più disumana e criminale della storia dell'uomo". Fa un
appello agli indecisi: "I voti dei moderati dati a Monti, Fini e Casini o
saranno dispersi o andranno addirittura a Bersani e Vendola". Accomuna i
Democratici al movimento di Grillo:
"C'è una pastetta tra la sinistra e la sinistra estrema proposta da
Grillo, fatta di esponenti dei no tav, centri sociali e black bloc. Chi
ha la testa sulle spalle non può votare per il Movimento 5 Stelle. I
voti dei moderati devono stare con i moderati". E spiega che la
decisione di chiudere la campagna elettorale a Napoli è "un atto d'amore
nei confronti di una città e di una regione che ci sono sempre vicine".
Il
Cavaliere questa mattina ha inveito nuovamente contro Mario Monti e il
centrosinistra. Del Professore ha detto di averlo sostenuto, "ma poi lui
è cambiato, si è rivelato cattivo e amante del potere". Ed è colpa del
presidente del Consiglio se "i tedeschi sono entrati a gamba tesa" nella
campagna elettorale italiana, perché "Monti li ha abituati male". La
sinistra, invece, "dalla coalizione di Bersani e Vendola a Ingroia, è
un'armata brancaleone cattiva e spietata che ci sottometterebbe, è
pericolosa per la nostra libertà".
A fine giornata il Cavaliere appare in televisione, al Tg5.
E lancia un messaggio sulla questione delle pensioni minime.
"Bisognerà pensare ai pensionati facendo come abbiamo fatto e cioè
quando portammo più di un milione pensionati ad un aumento delle
pensioni che consente di sopravvivere", dice l'ex premier (Ben 516 euri. NdR)
L'ultimo, in ordine di tempo, che era riuscito a ficcare un milione di persone in Piazza San Giovanni, era stato Denis Verdini, per una manifestazione del "Partito dell'Ammmore". Oggi prova ad entrare nel Guiness dei Primati (i.e. delle scimmie) tale Grillo Rag. Giuseppe da Genova. Porterà a Piazza San Giovanni UN MILIONE di persone.
Nel marzo 2010, stufo marcio di veder ficcare fino a 30 persone in un metro quadrato di piazza, avevo pubblicatoun postsulle "Piazze Piramidali". Avevo reperito i dati (esatti al metro quadro) sulla superficie lorda delle piazze "storiche" per le manifestazioni politiche, e avevo fatto due calcolini, per evidenziare la distanza siderale fra la fisica (che prevede l'impenetrabilità dei corpi) e il cazzarismo dei politici, che questa legge risolve semplicemente ignorandola.
Riprendiamo allora i dati di Piazza San Giovanni, dove stasera il Rag. Grillo ficcherà un milione di persone:
Piazza San Giovanni: è seconda per grandezza, dopo il Circo Massimo. Ha una superficie
di 39.100 mq.
Piazza un tempo tradizionalmente «sindacale» è oggi utilizzata dai
confederali per il concerto del Primo Maggio. Ormai da anni è invece la
location delle manifestazioni del centrodestra a Roma., come avverrà
infatti sabato 20. [...]
Facciamo un passo indietro: nessun imbecille al mondo (tranne il Gen. Giannattasio di Forza Italia) era riuscito ad adottare il criterio di "quattro persone a metro quadrato" nelle piazze delle manifestazioni. Provate voi a mettere in un metro quattro persone dotate di montone o di pelliccia d'ordinanza, zainetto di Louis Vuitton, bandiera adatta alla bisogna...
E provate a ficcare questa gente anche nelle corsie di sicurezza, sotto e sopra il palco, negli spazi destinati ai blindati della poilizia, alle ambulanze, a chioschi per i panini, e ai cessi chimici. O all'interno delle fontanellee dei lampioni.
E ora abbandoniamo il Generale Giannattasio alle sue farneticazioni. Prendiamo la superficie "LORDA" della piazza:39.100 mq; togliamone (siamo gentili) solo il 10% come spazi di servizio e spazi inutilizzabili. Ci restano 35.190 mq. Ficchiamo (siamo ancora generosi) tre persone in ogni mq. Fatto il conticino? Bene. In Piazza San Giovanni, quando è stracolma fino all'orlo, ci stanno al massimo 105.000 persone. Così stasera, quando i grillini ci diranno, su imput del guru, in quanti fssero ad ascoltare SaiBaba, potremo - con una semplice divisione - calcolare l'abisso che separa i fatti dal cazzarismo.
I grillini, si sa, sono esseri sovrumani, e riusciranno a moltiplicare per 10 questa cifra di 105.000 persone. Esattamente come succedeva a Grillo coi "numeri" del blog, che da 80.000 visitatori unici reali, riusciva a portare, straparlando, ad "oltre 800.000"
P.S.: In coda alla manifestazione del "Partito dell'Ammmore", Maurizio Gasparri (un uomo, un mito) aveva insultato il questore di Roma. Lo accusava di essere in
stato etilico per aver smentito i fascisti e i media "embedded", che
straparlavano di "oltre un milione" di presenti.
Non possiamo che dar
ragione, per una volta, a Gasparri. Il Questore era in stato etilico, ma solo per
aver avallato, dopo lunga trattativa col Governo, la incredibile cifra
di 150.000 presenti. Il 50% in più della capienza massima, nonostante
(lo documentano le foto dall'elicottero e quelle che mi ha inviato Alessandro Gilioli)
gli spazi di servizio fossero molto generosi, e i manifestanti molto
"comodi".
Stasera, dopo che il rag. Grillo avrà sbraitato, a megafoni unificati, "SIAMO PIU' DI UN MILIONE!", facciamogli la prova del palloncino. Tenendoci naturalmente a debita distanza
da "fiamme libere"...
La vittima delle battute del Cavaliere parla con
Repubblica. E si sfoga. Non lavora da due settimane. Non ha mai
ricevuto le scuse, ma minacce da parte dell'ex governatore del Veneto,
Galan: "Ho i messaggi che ha mandato. Ci dobbiamo difendere"
ROMA - L'eleganza di lasciare a una signora
l'ultima parola. Angela Bruno ora sta solo cercando silenzio,
definitivo. Non è una richiesta esagerata. E' fatta da una ragazza di
trent'anni diventata famosa come "quella della domanda su quante volte viene".
Su Google nelle foto appare sorridente accanto a Silvio Berlusconi.
Angela Bruno però non ride da quel giorno. E su quel sorriso si è
scatenato un putiferio mediatico che la sta stritolando. Ha chiesto le scuse, "ma non è servito, non lo sono state", ha detto dopo aver ascoltato alla radio le parole di un Cavaliere senza eleganza.
Vuole
spiegare, ancora una volta, ci ha chiesto di darle voce sperando sia
l'ultima intervista. Ha un tono forte, deciso, è arrabbiata, chiusa a
casa, e non lavora da due settimane. Con il suo tipo di contratto se non
lavora non guadagna. Cerca di difendersi da quando è scesa da quel
palco e la storia è nota, la sua versione, i motivi di quel
"divertimento" che di divertito non aveva niente. Inutile continuare a
parlare di quel suo modo di sorridere alle battute di Silvio Berlusconi.
Quante volte viene? Si giri. Lei ha sorriso, imbarazzata. Ha cercato di
riportare la conversazione su un altro piano. Circondata dai suoi capi e
di fronte a un uomo carismatico e potente. Una "persona comune", come
continua a definirsi Angela Bruno, finita tra gli artigli del giaguaro, o
del leone, a seconda dell'angolazione da cui si decida di guardare l'ex
premier.
Non
si può contestare un sorriso, decidere quanto valga un imbarazzo
"durante", se più di un imbarazzo "dopo". Quello che si deve contestare è
solo l'ineleganza di una raffica di battute pesanti.
Invece è successo ancora. Negli studi televisivi di 'Agorà' quando l'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, ora candidato del
Popolo della Libertà, ha ripreso in mano l'argomento insieme al suo
telefonino, sventolandolo di fronte al conduttore Andrea Vianello: "Io
ho qui i messaggi che quella signora ha mandato dopo essere scesa dal
palco! La signora sa, deve sapere e mi ascolti. Io ho i messaggi che ha
mandato dopo". Sono conversazioni private, è una violazione della
privacy, non le voglio vedere ha reagito Vianello in studio. "No, va
detto! La signora era contenta, e molto. Ci dobbiamo pur difendere", ha
continuato Galan. Intimidendola galantemente.
"Lui dice 'la
signora parla, ci dobbiamo difendere'. Non ne posso più. Devo star
zitta. Devo parlare. Quei messaggi ce li ho anche io. Sono pronta a
portarli in tribunale. Loro si devono difendere da me? Sono io che sto
cercando di difendere me stessa da tutti i torti che continuano a
farmi", ha spiegato Angela Bruno. "Vorrei vedere sventolare l'ordinanza
del tribunale che gli ha dato il diritto di violare la legge e avere i
miei messaggi privati, personali. Sono disponibilissima a metterli a
confronto, alle condizioni che venga fuori il nome della persona che li
ha dati, senza il mio consenso, violando la mia privacy. Tutto quello a
cui stò assistendo si chiama mobbing, e lo dico da donna. Per le donne".
Parla veloce, nel tentativo di tappare nuovi buchi, cercando
un'ultima parola. Si può contestare un divertimento, o si può credere
che non ci sia stato. Prima o dopo fa poco differenza. Ma non la pensa
così neanche Berlusconi che nel chiedere le scuse si è limitato a
regalarle una parola vuota. "Sì sì, signorina tante scuse... Ma non
legga più Repubblica e altri giornali consimili". Per poi aggiungere:
"Era divertitissima, mi ha chiesto l'autografo e di essere fotografata.
Poi si è fatta influenzare dai sepolcri imbiancati, da quei moralisti da
due lire".
I moralisti da due lire sono scesi in piazza. A
Milano le donne del Popolo della Libertà sfilano con lo slogan "Sono una
donna non sono una bambola". Le donne del Pdl, Daniela Santanchè,
Mariastella Gelmini, Elena Centemero, sono in strada a dire: "Siamo
donne normali, donne che lavorano in casa o in ufficio o in fabbrica,
donne che studiano o che cercano, a fatica, un impiego. Siamo le madri,
le sorelle, le mogli e le figlie degli italiani". Ma sono anche donne
come Angela Bruno. La ragazza di quante volte viene.
"Quelle di
Berlusconi non sono state scuse. Ma un nuovo modo per offendermi, per
ribadire che mi sono divertita, è un giro di parole il suo. Io vorrei le
scuse come le ho chieste, senza se. Senza ma. Per me, per tutte le
donne", ha detto ancora Angela Bruno. Che oltre a non riceverne di nuove
ora rischia di non ricominciare a lavorare. La Green Power - l'azienda
con cui collabora - ha definito quel momento sul palco un "simpatico
siparietto". E quando Angela Bruno è scesa i vertici le hanno fatto i
complimenti. Ora vorrebbero che minimizzasse. Che non negasse di essersi
divertita. Come se questo possa chiudere la faccenda. "L'azienda, la
persona che la rappresenta mi voleva manipolare, obbligare per farmi
fare delle dichiarazioni false che io non ho voluto fare, nonostante il
mio rifiuto hanno rilasciato un comunicato falso. Ho dovuto nascondermi
da tutte le loro pressioni. Sono arrabbiata. Ho sorriso su quel palco
perché erano le circostanze, non avevo neanche capito che dopo avermi
chiesto di girarmi mi avrebbe guardato il sedere. Potevo scendere,
voltare le spalle a tutti i miei superiori. Sono stata confusa. Ma ora?
Ora mi rifiuto di rispondere alle manipolazioni, ora cerco di dire le
cose come sono andate. Perché non serve?", ha continuato a spiegare.
"Ho
subito quattro giorni di pressioni da parte dell'azienda e non rispondo
più al telefono a queste persone. Sto rischiando il lavoro, e li ho
sempre difesi, ma non ne posso più. Non sono una dipendente dell'azienda
ma una libera professionista quindi se non lavoro non guadagno. Sono
due settimane che non guadagno. Hanno fatto tutto loro e io ora vorrei
se ne assumessero la responsabilità. Ho detto no comment per tanti
giorni, ma non si gioca così con la vita delle persone", ha continuato.
"Che siamo sotto elezioni è solo una coincidenza. A me della politica
non interessa nulla, non ho nessun doppio fine, non voglio pubblicità,
al contrario, vorrei silenzio. Non sono debole, sono arrabbiata, non ho
paura, non sto accettando compromessi. Sto chiedendo di avere un'ultima
parola".
Per interrompere questo carosello forse le parole
finali potrebbero anche non essere le sue, ma del Cavaliere, e della
Green Power. Due parole eleganti e solitarie, come "Mi scusi".
In una scala da zero a dieci, quanto può essere maiale, un potente? Quale soddisfazione può dare ad un maiale potente una manifestazione di sottomissione pubblica ad una raffica di battute cretine, maialesche, che non troverebbero cittadinanza neanche al CAR di Grosseto? Lo so, la disgustosa scenetta può anche dare l'impressione, a prima vista, che la vittima stesse al gioco. Non fosse per la situazione di sudditanza oggettiva: una ragazza di trent'anni, colui che gli hanno detto essere l'uomo più potente d'Italia (l'uomo o il maiale?), la sua azienda che ha appena avuto un contratto interessante, i suoi capi che quasi la incitano ad "essere gentile" nei confronti dei grugniti (pardon... delle "battute") del maiale potente...
"Si giri"... e giù uno sguardo maialesco da vecchio "rattuso" al culo della malcapitata. La qualke in "Green Power" è una delle tante poveracce indifese, con contratto da collaboratrice esterna. Può essere lasciata a casa in qualsiasi momento, senza obbligo di spiegazioni.
E poi quel Galan, meglio noto come il "Banal Grande", che non si vergogna a sventolare su RaiTre il suo telefonino, nel quale sarebbero archiviati SMS della vittima. Il messaggio mafioso: "attenta, abbiamo i tuoi SMS. Dobbiamo difenderci". Il "maiale gregario" schierato a difesa del "maiale Capo". Una storia umana (anzi, disumana) di uno squallore infinito. Come li ha avuti, questi messaggi? chi glieli ha mandati, trattandosi di corrispondenza privata, poteva mandarglieli? E questo imbecille si rende conto di "brandire" in pubblico un'arma che è già reato possedere?
Ai "signori" della Green Power una richiesta: la prossima volta che capiterà loro di dover compiacere un maiale per un contratto, non mandino una povera crista di trent'anni schiava del "rinnovo eventuale" del contratto. Se la cosa vergognosa che è successa è solo un insieme di battute eleganti, mandino sul palco, a raccogliere queste porcherie, una loro figlia, una sorella, una moglie. Così potremo verificare che DAVVERO alla Green Power pensano che si sia trattato di un "simpatico siparietto".
Ricordatevela, la faccia che apre il post, nel momento di entrare in "gabbina". I maiali possono stare solo nelle porcilaie. Tafanus
Dopo la "sòla principe" del rimborso dell'IMU, e dopo la sòla-Merkel (di cui abbiamo appena trattato), non vorremmo dimenticare altre "solette" piccine picciò, ma tanto più sconvolgenti, quanto più insignificante sembra che sia il vantaggio potenziale della sòla.
Segnalate, segnalate, segnalate! Da oggi a domenica,
Siamo tutti delatori !
Massimo Giannino: non solo lauree e masters, ma persino una partecipazione allo "Zecchino d'Oro" farlocca!
A Genova pensionati in fila ai CAF, per la riscossione dell'IMU... Ma questo magliaro non si vergogna?
In Lombardia Albertini, il Fustigatore dei Costumi di Oscar Giannino, beccato con le mani nella marmellata: firme false di inconsapevoli cittadini a sostegno della presentazione della sia lista:
benvenuto nel mondo sempre più affollato dei cialtroni. Ieri quando ho sentito con le mie orecchie che affermava che la Merkel non vuole Bersani al governo, alcuni pensieri si sono affollati nella mia testa:
la Merkel a me sta sulle palle: come donna di destra, come profittatrice delle disgrazie dei paesi del ClubMed, come affossatrice dell'economia europea, per aver costretto tutti a sacrificare tutto sull'altare del Dio Deficit/PIL
l'unica differenza percepibile fra lo sguardo della Merkel e lo sguardo di una mucca, è la luce di vivace intelligenza che brilla negli occhi della mucca. Eppure una donna di Stato non può essere così cretina da porre espliciti "indici di sgradimento" verso un partito democratico di un Paese indipendente.
La Merkel non poteva essere così stupida, e infatti non lo è mai stata. E ha provveduto a stretto giro di "comunicati alle agenzie" a smentirla, precipitandola nella merda di una gaffe senza precedenti.
Professore, con questa abile mossa lei ha dato l'impressione di essere un cialtrone disperato. Cialtrone perchè solo un cialtrone può "borseggiare" la Merkel di un parere che non ha espresso. Disperato perchè non ha capito a volo che una cosa così non sarebbe passata sotto silenzio.
Eppure lei, Professore, così uomo di mondo, dovrebbe sapere che una tedesca può anche essere molto generosa, ma non se le si rubano opinioni "a sua insaputa". La prossima volta che ha bisogno di delegittimare qualcuno, magari chieda...
No, Professore, così non va. Lei ha iniziato a pisciare fuori dal vaso nel momento stesso in cui ha smesso di vedere "Baratri & Precipizi" (non più funzionali alle sue esigenze di premier), e ha iniziato a "vedere lucine in fondo al tunnel" che nessuno vedeva. Ma le lucine le servivano, evidentemente, a sostegno della sfilza delle promesse che sarebbe cominciata a breve, con la sua "salita in politica": altra espressione che non significa una mazza, ma che tratteggia benissimo la sua infinita arroganza.
La stessa arroganza che le consente, dall'alto di un partitino che fatica a tenere il 12%, di "dettare le condizioni" al maggior partito italiano. Lei ha già avuto un'incredibile caduta d'immagine nel momento in cui è "salito in campo" da leader di un governo di larghe intese, e ha iniziato a sparare su tutti, ma principalmente su quel partito senza il cui leale appoggio il suo governo non avrebbe fatto un mese di vita. Ora ha stupidamente cercato di seppellirlo non già sotto la forza delle sue argomentazioni, ma scippando la Merkel di un endorsement all'incontrario che costei non si è mai sognata di produrre. Un endorsement che suonava stonato come un master di Giannino, o come una laurea del Trota. Eppure lei, Professore salito in campo per salvare l'Italia dal Comunismo, non ha saputo resistere.
Questa stupida reazione alla "ansia da prestazione", che si annuncia drammatica per lei, le ha fatto fare il più imbecille degli errori. Peggio delle lauree di Oscar Giannino, che hanno il pregio di restare confinate in ambiti delimitati. Lasci perdere la politica. Torni ai suoi adorati studi, come da suoi impegni (traditi).
Un'ultima cosa, Professore: qualsiasi borsista di un ufficio-stampa di un partitino, conoscendo gli umori del popolo italiano, le avrebbe potuto facilmente spiegare che dire agli italiani "non votate Bersani, perchè Angela Merkel non gradisce", avrebbe solo potuto convogliare su Bersani migliaia e migliaia di voti di "antipatia" verso la Merkel.
[...] «La Merkel teme
l'affermarsi di partiti di sinistra soprattutto in un anno elettorale
per lei, credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al
governo» ha aggiunto il premier uscente prima ad un evento Adnkronos
poi su Sky e infine su La7, smentendo la tesi di Berlusconi secondo la
quale dopo le elezioni ci sarebbe l'accordo tra i Democratici e Scelta Civica.
Ma poco dopo è arrivata la smentita del portavoce della
Cancelliera: «Non si è espressa sulle elezioni italiane e non lo ha
fatto neanche in passato». «Spetta agli italiani scegliere il proprio
governo ed io non mi mischio in suggerimenti o congetture», ha
successivamente aggiunto la stessa Angela Merkel in un'intervista al
quotidiano Straubinger Tagblatt, rispondendo ad una domanda sull'atteggiamento della Germania in caso di vittoria di Silvio Berlusconi [...]
Senatrice PDL scrive ai parroci umbri, uno gli risponde per le rime
Con la tecnica dei vecchi
democristiani, la parlamentare pdl in cerca di voti scrive ai parroci.
Ma seguendo il consiglio del Cardinal Bagnasco loro non si lasciano
abbindolare.
Ada Spadoni, la Virago Devota
Mando la "lettera pastorale" della sen. Ada Spadoni (PDL) e la mia risposta, dovuta, visto che la senatrice si è rivolta a tutti i preti dell'Umbria in quanto pastori e sollevando solo alcuni dei temi etici che sono oggetto della riflessione cristiana, con la chiara richiesta di un sostegno politico dei preti stessi e delle comunità cristiane.
don Gianfranco Formenton
LA LETTERA DELLA SENATRICE
Gentile Parroco,
mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul fine vita (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all'adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull'uso degli embrioni, all'apertura all'aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo).
In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l'Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita.
Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono laici adulti, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. Se di politica economica si può discutere (ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l'azione dello Stato), su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un'escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia dei vescovi spagnoli, la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica.
È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l'uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare.
Devotamente saluto,
Ada Urbani - candidata PdL al Senato www.adaurbani.it (Perugia, 8 febbraio 2013)
LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO FORMENTON
Gentile Senatrice,
ho ricevuto la sua lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria e ho deciso di risponderle in quanto pastore di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi abbindolare.
Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti temi etici che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l'aborto.
La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.
Ma rivolgendosi ai pastori del popolo cristiano lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.
Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito, sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzare i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni.
Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria modificazione dei valori di fondo della nostra società (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con lei, su questo mediare significherebbe accettare.
Un'idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, di pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.
Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti-cristiane, anti-evangeliche, anti-umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi e, mi creda, mentre nel Vangelo non c'è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull'aborto: sulle discriminazioni, invece, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla non-violenza, all'accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere.
Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.
Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti dal farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale, e consigli il suo capo di seguire l'esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti del nostro popolo.
Il video che segue è l'autopresentazione di Federica Daga, che con questa minchiata ha vinto le "pirlamentarie" grillesche a Roma, e quindi sarà certamente eletta, e ce la ritroveremo a Montecitorio, a dire stronzate di questa portata! Tutto vero!
(Credits: Gianna Bianca su Facebook)
Nel suo genere, il lavoro di demolizione di questi candidati non sarebbe completo, senza meditare anche su questa intervista (pardon... non-intervista) rilasciata da questa daga alloHuffington Post... Pensare che questa signorina ha vinto le pirlamentarie laziali con ben 390 click...pardon, voti! Mi chiedo, se avessi accettato la candidatura offertami a suo tempo dall'insetto, col supporto degli amici del Tafanus, quanti voti avrei ottenuto? O, magari, nessun voto e tante fughe dal Tafanus... Ecco l'intervista:
Il video in cui si presenta al popolo della rete è un piccolo
gioiello di comunicazione. Indossa un castigato maglioncino a righe
orizzontali, una pashmina arancione e dei pantaloni neri attillati.
Parla di acqua pubblica, è in in piedi, in un giardino rigoglioso,
accanto ad una fontanella. Poi si sposta, la camera la segue. “Se vi
volete leggere il mio curriculum è qui sotto, sul profilo”. E indica in
basso. Arriva ad una pianta di Aloe, ne decanta le qualità antiossidanti
e “anticancerogene”.
Federica Daga si occupava di informatica a Torino.
Da due anni e mezzo vive a Roma e ha mollato il suo vecchio mestiere.
Lavora in una piccola agenzia di promozione sociale. L’intervista che
segue viene realizzata poco prima che scoppi la polemica dell’espulsione
di Favia e Salsi. Finita l’intervista proviamo a raggiungere
telefonicamente la capolista del Lazio M5s, per una battuta a caldo. Ma
non arrivano risposte.
Cominciamo da Grillo. “Se c'è qualcuno che reputa che io non sia
democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto,
allora prende e va fuori dalle palle”. Qual è la differenza fra un
partito e un movimento?
Noi non siamo un partito, siamo un gruppo di persone che si è messo in rete, che parlano fra loro.
Questa di Grillo è una dichiarazione da leader di partito però. E da leader forte.
Non la vedo così, non è né un leader né un guru. Sarà arrabbiato con qualcuno, non so che dirle, che le devo dire?
Mi potrebbe dire che ha esagerato, o che ha fatto benissimo, per esempio.
Ma no, mi viene da sorridere…si sarà stufato. E poi, senta, chi fa sbaglia. È chi non fa che non sbaglia mai
Lei ha vinto le “parlamentarie” nel collegio Lazio 1. Con quanti voti?
390
Dovrà farsi eleggere in Parlamento convincendo un po’ più di persone. Se domani la invitassero a Ballarò ci andrebbe?
No, no. Non è una cosa che mi interessa. In quei programmi non si parla di temi, è un non- confronto, e poi non guardo la TV.
Mica vanno tutti su internet ad informarsi. Un sacco di gente lo fa con la TV. Con quelli non ci vuole parlare?
Guardi che c’è anche la strada. Noi l’abbiamo frequentata e abbiamo avuto un buon risultato.
Le faccio notare che lei ha vinto con trecentonovanta voti. Quando dovrà convincere trecentonovanta mila persone sarà diverso.
La partecipazione cittadina deve entrare nella testa della gente, E
piano piano la gente lo sta capendo che la politica è una cosa che
riguarda loro. Alla fine le persone inizieranno ad occuparsi di quello
che li riguarda.
È contenta della caduta del Governo Monti?
Sì. Perché non ha fatto altro che portare avanti il solito disegno
del sistema: privatizzare qualsiasi cosa, privarci di qualsiasi
strumento. Come avevano già deciso insieme tutti quanti.
Tutti quanti chi, scusi?
Chiamiamolo il sistema
Il Sistema ha un nome, un cognome, una ragione sociale? Capirà da sé che “il sistema” è un po’ vago come termine.
Ma sì, le solite lobby di potere.
Se si fosse trovata in Parlamento ad affrontare un argomento come quello delle pensioni cosa avrebbe fatto?
Ma cosa vuole che le dica, sono questioni abbastanza grosse…Che sia
io a dover dire cosa deve fare ad uno di sessant’anni…Sono convinta che
la partecipazione potrà risolvere anche questo.
Ma intanto, in Parlamento, lei dovrà mediare con Ichino,
Fassina, Maroni…Che si fa? Con loro, ma anche con i cittadini. I
cittadini possono spostare la politica.
In un paese di sessanta milioni di persone? Come? Non lo so, non ho
mica tutte le soluzioni adesso! Ci possono essere delle situazioni come
ci possono non essere delle situazioni
Cosa votava prima del Movimento cinque stelle?
Sono torinese e antifascista culturalmente. Votavo Rifondazione. Ma
se avessi dovuto scegliere un altro simbolo avrei votato No tav per
sempre
Quindi no alle grandi opere?
Esattamente. Sono soldi distratti ai cittadini dalle banche e dalle solite lobby
Ancora le Lobby? Anche voi siete un po’ una Lobby, no? Fate
pressione, una lobby di cittadini. Che le parole che dice Grillo oggi le
commentano eccome sul blog, e non molto favorevolmente…
Senta, lasciamoli parlare. Non me ne occupo. Sono i commenti inutili che rovinano l’Italia…
Ma come, scusi, la partecipazione diretta, i cittadini, la rete orizzontale…
Buonasera
...Dio misericordioso, salvaci da questi grillacei!...
Curiosamente (ma non troppo) il DVD de "I Magliari" è distribuito da Medusa Cinematografica (vedi piccolo logo al centro in alto), cioè dalla società cinematografica di proprietà dello stesso magliaro.
Perchè "magliaro"? Perchè mi piace chiamare le cose col loro nome, e non girarci intorno. Un magliaro è un magliaro, e non posso certo chiamarlo vigile urbano, o fisioterapista, o tassista, o Celebre Imprenditore.
I fatti relativi alla sua magliarata sono noti, e stanno facendo il giro del mondo. Ormai a difendere la magliarata è rimasto solo Angelino Alfano, ma ciò dovrebbe metterla in allarme, non tranquillizzarla. Riassumiamo i fatti, i "materiali", e poi vediamo perchè ciò che è avvenuto ieri non piuò che essere definita una magliarata. Prendiamo alcuni dettagli dagiornalettismo, ma avremmo potuto prenderlo da una gamma fortunatamente molto ampia di testate e blog, che stanno diffondendo la magliarata a macchia d'olio. Non vogliamo far mancare il nostro contributo:
Rimborso Imu, nove milioni di lettere mandate da Berlusconi
La propaganda elettorale di Silvio Berlusconi sull’Imu vede al centro
dell’offensiva le Poste Italiane. Dino Martirano sul Corriere della
Sera racconta dell’”Avviso importante-Rimborso Imu” che è stato mandato
dal Cavaliere: nove milioni di lettere spedite con la tariffa agevolata
postale per propaganda.
La grafica della busta è un capolavoro di imitazione della corrispondenza ufficiale che potrebbe trarre in inganno gli elettori meno alfabetizzati:
«Avviso importante », è il richiamo in bianco su fondo blu. E di seguito—sopra l’indirizzo del destinatario— in caratteri a corpo maggiorato viene indicato il magico richiamo alle tasse: «Rimborso Imu 2012», c’è scritto in bella evidenza. Per il resto, la busta è anonima e solo un quadratino, in alto a destra, indica in modo criptico che si tratta di materiale elettorale che viaggia grazie alla tariffa postale ridotta pagata dai contribuenti.
Una lettera che potrebbe essere scambiata per quelle “ufficiali” del fisco:
La lettera firmata da Berlusconi, poi, è stata stampata in due versioni: una, più corposa, accompagnata dal depliant con il programma in 7 punti del Pdl, inviata ai capifamiglia delle sei regioni in bilico (Lombardia, Veneto, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia); mentre una seconda versione, più striminzita, è stata spedita agli indirizzi delle altre 14 regioni. La comunicazione ha prodotto già i suoi effetti: tanto che in alcuni uffici postali e in alcune sedi dell’Agenzia delle Entrate già si sarebbero presentati i primi richiedenti (...che coglioni... quasi quasi ho più simpatia per i magliari che per le vittime dei magliari... NdR)
Ecco, questa la magliarata, in malafede a partire dalla grafica e dalla tipologia della busta. Come al solito, le magliarate sono fatte abbastanza bene per imbrogliare i più disarmati (anziani, semianalfabeti) e abbastanza male se riferita a gente appena appena alfabetizzata. Dunque nella magliarata dell'uomo di Arcore c'è l'aggravante che prende per il culo, selettivamente, i ceti più esposti. Esattamente come i magliari nelle stazioni di servizio delle autostrade. Ecco, caro Cavaliere, perchè lei non è un Granda Magliaro, ma un piccolo, infimo magliaro di provincia. E ora mi quereli pure per averle dato del magliaro. Ma lo faccia presto, entro venerdì sera, in tempo utile da consentirci di sputtanarla.
Nel frattempo, apprendiamo che Rivoluzione Civile ha querelato Silvio Berlusconi. Sui dettagli della querela, sarò più esaustivo appena possibile. Tafanus
"Una volta ho applicato la legge BERSANI sulla RC Auto e ho risparmiato
500 euro all'anno. Poi ho applicato la legge BERSANI sulla portabilità
dei mutui e ho risparmiato altri 500 euro all'anno, poi ho applicato la
legge BERSANI sulle ricariche telefoniche e il dazio alle multinazionali
e ho risparmiato altri 200 euro all'anno, poi ho applicato la legge
BERSANI sulle liberalizzazioni delle
parafarmacie e ho risparmiato altri 200 euro all'anno.
Ma PEPPE, grande
statista, dice che Bersani è uno ZOMBIE(!!!)... allora sono subito
andata a cancellare le opzioni e ho applicato la legge PEPPE! Ho dovuto
restituire migliaia di euro, ma, in compenso, mi hanno dato due adesivi
con scritto "VAFFANCULO", e "MORTI !", una biowashball e un dvd sulle
auto ad olio di colza..."
Inventarsi due lauree e un master all'Università di Chicago. Lo confesso, a me quelli che immagino che non possano che trascorrere almeno due ore al mattino di fronte ad uno sconfinato guardaroba per scegliere la giacchettina, il bolerino, la spillettina, l'occhialino, il cravattino che più lo mascheri da Camillo Benso Conte di Cavour, e poi davanti allo specchio per sistemare l'ultimo pelino del complesso barbetta-pizzetto-baffetto-basetta, hanno sempre suscitato forte antipatia, e destato pesanti sospetti.
Sospetti avvalorati dal fatto che a questa mascherata delle due lauree e del master all'Università di Chicago non ha saputo rinunciare neanche quando Luigi Zingales, economista vero e serio, Senior Professor della stessa Università, ha accettato di far parte della lista Fare. Ma come poteva pensare, Giannino, che a Zingales non sarebbe venuta la curiosità di "approfondire" circa le sue lauree e i suoi master? Infatti ha approfondito, ed ha scoperto che il suo CV è falso esattamente come il suo guardaroba, i suoi pizzetti, i suoi occhialini alla Cavour.
Sotto gli abiti di scena, il nulla. Con l'aggravante del suo perpetuo bacchettare con saccenza ed ironia noi che non abbiamo studiato a Chicago. Noi che non abbiamo mai scritto per prestigiose testate come La Voce Repubblicana, Liberal di Adornato & Romiti, il Foglio di Giuliano Ferrara e della Signora Lario, il Riformista di Polito, Panorama della Mondadori, Il Gazzettino Veneto... (ma a quanti delitti dovremo ancora assistere, sotto l'etichetta del "riformismo"?)
Ora il guardaroba gli si è rovesciato addosso, abiti di scena volteggiano a mezz'aria come in un quadro di Chagall, misti a pizzetti e occhialini, moustaches posticci incollati a lauree e masters più fasulli di quelli di Valona. E Giannino, finalmente colpito da improvvisa modestia, si propone di "accettare le decisioni" del partito, se questo dovesse chiedergli di fare "un passo indietro". Se?????? Altrimenti resta, a dare al mondo lezioni di liberismo e di meritocrazia? Tafanus
Oscar Giannino
è il fondatore, insieme a un gruppo di economisti seri e rigorosi, di
un partito che fa del merito e della trasparenza due dei suoi principali
cavalli di battaglia. Dovrebbe quindi avere ben chiaro che modificare
in modo un po’ puerile il proprio curriculum aggiungendovi un master e due lauree mai
conseguite all’Università di Chicago, in barba a ogni considerazione
legata al merito e alla trasparenza, non costituisce affatto un piccolo
peccato veniale. Si tratta invece di una macchia importante sulla
credibilità politica del leader di un partito
Vediamo perché.
Anzitutto, nonostante le ripetute e un po’ goffe ritrattazioni del
giorno dopo, il dolo sembra proprio esserci stato. Nel curriculum online sul sito dell’Istituto Bruno Leoni,
centro di ricerca cui Giannino ha legato buona parte della sua
reputazione di giornalista esperto di economia, anche grazie alla
redazione del suo Chicago Blog,
fino a ieri si leggeva chiaramente che “Oscar Giannino è laureato in
giurisprudenza ed economia e ha conseguito il diploma in Corporate
Finance e Public Finance presso la University of Chicago Booth School of
Business” (lo stesso, prestigioso, ateneo in cui Luigi Zingales è professore ordinario di Entrepreneurship and Finance). Due lauree e un master insomma.
Tale versione del cv è stata online per molto tempo
– prima di essere frettolosamente cancellata dopo la dichiarazione di
Zingales – ed è improbabile che Giannino, o chiunque a lui vicino, non
l’abbia mai notata. Anche perché è stata ripresa da diversi altri siti,
giornalistici, economici e politici, al punto che l’immagine pubblica di
Giannino veniva, fino a ieri, generalmente associata anche ai suoi studi a Chicago, tempio dell’economia neoclassica e liberista.
Associazione del tutto naturale, visto che il tratto più distintivo
della figura pubblica e politica di Giannino sono le sue competenze
economiche e le posizioni molto nette contro l’intervento pubblico
nell’economia, e che il suo blog si chiama proprio “Chicago Blog”. Del
resto, anche la posizione di “Senior Fellow” presso l’Istituto Bruno Leoni ha un sapore decisamente accademico.
Non meraviglia quindi che il leader di Fermare il Declino abbia esplicitamente dichiarato in televisione
di aver conseguito il famigerato master a Chicago. Probabilmente era
consapevole che “gli studi a Chicago” fanno parte della sua figura
pubblica e che fosse conveniente assecondare l’equivoco.
È
altrettanto naturale e facilmente comprensibile che Luigi Zingales, una
volta conosciuta la verità, non abbia potuto tenere un comportamento
omertoso e complice, visto il rischio di subire a sua volta un grave
danno alla reputazione. Accusare Zingales di intelligence col
nemico è semplicemente ridicolo. L’economista dell’Università di Chicago
si è comportato nell’unico modo possibile e di certo non ci ha
guadagnato nulla, anzi.
La linea difensiva di Giannino a mio parere ha aggravato la situazione. Inizialmente, il leader di Fid ha negato di aver millantato studi a Chicago, proprio mentre in rete stava diventando virale il video di un’intervista a Repubblica
in cui diceva senza ombra di equivoci di aver conseguito il master.
Giannino ha quindi reso noto di aver effettivamente trascorso un periodo
di tempo a Chicago, ma per studiare l’inglese e senza frequentare alcun corso universitario. Poi, ha affermato di non aver mai controllato il suo cv in rete
sul sito dell’Istituto Bruno Leoni, forse redatto da un ignoto stagista
che avrebbe inventato di sana pianta le sue credenziali accademiche
(un’invenzione insolitamente particolare e circostanziata). Ciò
significa che non avrebbe mai controllato nemmeno tutti gli altri suoi
cv presenti in rete, quale per esempio quello del Festival Internazionale del Giornalismo,
che unanimemente gli attribuivano il master (e due lauree). Né ha mai
sentito l’esigenza di rettificare ogni volta che, nella presentazione a
un talk show, gli si attribuivano fantomatici studi a Chicago.
Vi sembra credibile? A me no. Anzi mi pare un insulto all’intelligenza dei militanti
e simpatizzanti di Fermare il Declino, tra i quali peraltro ci sono
tante persone che studi economici li hanno affrontati per davvero, a
costo di grandi sacrifici. Vale la pena notare che, nelle dichiarazioni
del giorno dopo, Giannino ha precisato di non avere alcun titolo
accademico. Sembra di poterne dedurre (ma non ci sono riscontri
oggettivi, né interpretazioni autentiche da parte del diretto
interessato) che anche le due lauree non sono mai state conseguite (...insomma, siamo nella solita fattispecie di "bilaureato" e "masterizzato" a sua insaputa. NdR)
Su Facebook, molti militanti di Fid hanno comprensibilmente tentato di ridimensionare la vicenda. Michele Boldrin, economista di chiara e meritata fama internazionale, ha scritto provocatoriamente sulla sua bacheca: “Poi ci sono i baroncelli italiani, quelli omertosi con se stessi ed i loro colleghi ad ogni concorso, che scoprono d’avere una coscienza e chiedono “fuori il Cv”.
Ottima idea: tirate fuori il vostro!”. Versione accademica
dell’evangelico “chi è senza peccato scagli la prima pietra” (mi
permetto di copiare lo status qui perché Boldrin lo ha reso pubblico,
cioè visibile a tutti, amici e non).
Non è una buona strategia. Qui non si tratta di fare una gara a chi ha il cv migliore e la carriera più trasparente.
Personalmente sono molto interessato a conoscere il vero cv dei
candidati premier, specie di quelli che professano trasparenza e merito,
proprio perché non sono un barone e mi sono impegnato in battaglie
pubbliche per la trasparenza e il merito nella mia istituzione,
l’università (per inciso, rispondo all’invito di Boldrin e mostro il mio cv,
spero dignitoso ancorché infinitamente più modesto del suo. Aggiungo
che i cv di tutti gli accademici onesti sono già pubblici, visto
l’obbligo di renderli disponibili sui siti dei rispettivi atenei).
Il problema è la credibilità. Se uno mente in pubblico sulle proprie credenziali, può mentire su tutto.
Come può allora un elettore fidarsi di lui? Non so se Giannino debba
dimettersi, questo dipende dalla sensibilità sua e, a questo punto,
soprattutto da quella dei suoi rigorosi compagni di viaggio. E mi
disturba che a chiedere le dimissioni di Giannino sia oggi uno dei più
grandi mentitori pubblici della storia d’Italia, uno che ha imposto al
Parlamento di sottoscrivere che Ruby fosse la nipote di Mubarak, insieme
a tante altre menzogne. Ma sono sicuro che cavalcare l’argomento del
“così fan tutti” o fingere che si sia trattato di un banale equivoco non
sia una soluzione che aiuta Fermare il Declino, né (e questo è ciò che
più mi sta a cuore) a promuovere una cultura della trasparenza e del merito in Italia.
Oggi sono tristemente felice. Perchè da anni ho pervicacemente rifiutato di unirmo al coro dei laudatores di Giannino. Sospetti sui curricula? No, disagio sulla maniacale cura con la quale per Giannino ogni giorno era carnevale. Non mi sono mai fidato di coloro che hanno bisogno di crearsi un "packaging", sia esso il maglioncino di Marchionne, o il guardaroba rubato a Camillo Benso. Ma l'Italia ha bisogno di pagliacci e di pagliacciate. Ora il Re è nudo. E posso assicurare che riscuote da me più umana simpatia adesso, che è costretto a biascicare scuse infantili, che quando si vestiva da Camillo Benso e distribuiva lezioni di economi e di etica della meritocrazia a destra e a manca. Morto un "economista" ne creeremo degli altri. Questa volta però non dimentichiamo di chiedere il deposito dei Diplomi di Laurea d dei Masters in originale. Tafanus
...ci vuole del genio... sembra che qualcuno (che per ora non ha fatto "outing"), abbia proposto di affidare al Capitan Schettino ruolo e remunerazione da "uomo immagine" per il turismo marchigiano.
Se questa notizia dovesse risultare vera, il proponente dovrebbe essere trasferito all'Isola del Giglio, in qualità di venditore di schiacciate e focaccine sulle spiagge dell'isola...
L'ho ha fatto "per interposto Cairo", suo vecchio sodale, ma ormai la cosa era certa da tempo. Da mesi denuncio che lo sterzo de La7 iniziava a tirare clamorosamente a destra. Oggi, con l'affrettata e non unanime chiusura verso l'offerta di Della Valle, la cosa è ufficiale. La7 è di Cairo, e quindi di...
Un chiodo fisso: la legalità. Ma un unico obiettivo: attaccare il Pd e l'alleanza di centrosinistra. Perché? Le strategie dell'ex pm (di Susanna Turco - l'Espresso)
Antonio Ingroia, il pm antimafia salito sulle spalle della sinistra-sinistra diventando con Rivoluzione Civile la mina vagante che può far vincere o perdere il Pd, compone le frasi come se facesse una partita a Ruzzle. Ma senza divertimento, men che meno stupore. Un paroliere tutt'altro che estroso, peraltro: legalità, legalitario, legale, legali, legge. Inizia a solfeggiare già a mattina, appena sceso a Milano dalla macchina con lampeggiante e scorta, nella giornata in cui batte palmo a palmo la Lombardia - l'Ohio d'Italia, regione chiave degli equilibri del Senato e dove dunque, come in Sicilia, il suo pacchetto di voti può essere decisivo.
Oggi si deve parlare di crisi economica? Bene. «Il motore dello sviluppo può diventare la legalità», annuncia. Un messaggio che ripete prima per radio, a Cologno Monzese, poi al Palazzo delle Stelline, a un passo da Sant'Ambrogio. Fuori nevica forte, paralizzati i trasporti di mezza Italia, a Roma il papa sta annunciando le dimissioni. Ma potrebbe esserci qualunque tempo e qualunque notizia-bomba: per uscire dal tunnel della crisi e riavviare il motore, tira dritto Ingroia, basta dedicarsi con più foga alla confisca dei beni mafiosi, cambiare la legge per poter sequestrare anche i grandi patrimoni frutto di corruzione ed evasione e il gioco è fatto. Si recupererebbero «grandi quantitativi di denaro», da destinare alla piccola e media impresa, ma anche a garantire un reddito minimo ai disoccupati. Un uovo di Colombo.
Così assicura il pm in prestito alla politica, che in questo genere di discorsi parla sempre per spanne («Da un pezzo», «un numero sterminato», «tra i più bassi d'Europa», «insopportabile lunghezza») e nei numeri precisi non si avventura mai. Del resto, che accenni al lavoro, al femminicidio, alla disoccupazione, è sempre sulla legalità che finisce. Programma di governo, centro di gravità permanente, metro del mondo. Pane che regala a piene mani agli appassionati del genere, a forza di «noi abbiamo le mani pulite», anche se «non siamo migliori degli altri, anzi lo siamo», che «vogliamo azzerare tutte le leggi ad personam» ed «eliminare la mafia», mica solo combatterla o contenerla, come ha fatto il Pd. E gli ultrà accorsi ad ascoltarlo gli sorridono largo, gli porgono i suoi libri da firmare come se fossero paramenti sacri. O ne citano i titoli con evocativa deferenza - "Palermo", "Io so" - così, senza aggiungere altro. Anche se in terra lombarda dimentica Formigoni e il suo scandalo e se la prende col Pd.
Fuori da questo perimetro, quello tradizionale del pm antimafia e dei suoi fan, alberga invece scetticismo. E un qualche rimpianto per la scarsa presenza in campagna elettorale di Luigi De Magistris, l'arancione con appeal trasversale. «Ingroia invece sa parlare solo di giustizia, non ha ancora capito che non deve diventare procuratore dell'Oklahoma, ma entrare in Parlamento», sussurrano nelle retrovie del movimento.
E in effetti, a guardarlo girare per incontri pubblici, conferenze stampa, saluti ai gazebo dei militanti, col suo gilet di lana sotto la giacca e i suoi gemelli ai polsi, il suo tono né piacione né antipatico, pare Ingroia sempre assai compreso nel suo ruolo, e insieme un po' a disagio.Un essere mitologico, metà magistrato e metà leader politico - o forse in questo momento nessuno dei due, esattamente. Come se - da Borsellino al Guatemala, passando per l'antipolitica in versione società civile - avesse troppi echi di cui tenere conto, e nessuno in modo specifico. Sarà anche per questo che, tra la gente, c'è anche chi va ad ascoltarlo per decifrarlo: «Il programma di Rivoluzione Civile mi piace, lui invece mi è sembrato poco pungente», spiega un informatico di mezza età calato dalle valli bergamasche.
Poco pungente, che paradosso. Troppo "professore" per fare il tribuno della plebe in stile Di Pietro (non urla mai, per dire), troppo disincantato per fare l'incantatore di serpenti, troppo poco carismatico per fare il visionario alla Bertinotti. Eppure, adesso, alla guida di un movimento che fra gli altri mette insieme proprio quei partiti (Italia dei Valori, Rifondazione comunista, Comunisti italiani), sommandoli con la società civile dei Sandro Ruotolo e delle Ilaria Cucchi.
Il risultato, anch'esso ibrido, lo si vede per esempio nel dibattito pubblico alla Camera di Commercio di Brescia, altra tappa del tour lombardo. Sul palco, a destra di Ingroia - lato antimafia - c'è Franco La Torre, figlio di Pio, mentre a sinistra - lato sindacal comunista - c'è Maurizio Zipponi della Fiom; in sala, duecento persone, uno strano mix tra giovanissimi incuriositi dal personaggio (il diciottenne che ha letto tutti i suoi libri, la ventiquattrenne che si è appena laureata con una tesi sulle ecomafie, sembra di stare nella Rete di Orlando vent'anni fa) e robusti metalmeccanici o sindacalisti in genere che parlano con passione di fabbrica, di scuola, di sanità, di articolo 18 e riforma delle pensioni.
Gente che, nella foga di raccontare al leader politico le proprie battaglie, finisce per sbattere la fronte contro l'altra metà dell'essere mitologico Ingroia, il magistrato. Come fa, dal palco, un operaio dell'Iveco: «Perché per i lavoratori in mobilità nessuno insorge e, invece, quando Giorgio Napolitano è stato attaccato sulla trattativa Stato-mafia è insorto il mondo?», domanda polemico, mentre in sala si fa silenzio tombale e il leader di Rivoluzione civile - titolare dell'inchiesta sulla trattativa - guarda il telefonino e sembra prendere appunti svogliato, come nell'imitazione di Crozza. Oppure gente da sempre di sinistra-sinistra che, come Anna, spiega quanto le paia assurdo «essere finita a sostenere un giudice, dopo che negli anni Settanta ero contro i giudici» perché gli appare affidabile.
Puntare a una sinistra un po' antica, pescare tra gli elettori di Pd e Sel. È questa la vasca nella quale alla fine Ingroia butta gli ami. Attaccare Bersani «che rappresenta l'apparato» e la sua «scelta di allearsi con Monti dopo il voto» è l'unica porzione della politica che - tolta la legalità - lo scaldi un po'. La frase contro il «criminogeno» Berlusconi è articolata quasi controvoglia, a Monti è riservato solo un mezzo affondo: è «un tecnocrate», ma pur sempre incarna «una destra pulita». Agli avversari naturali di centrodestra, l'ex pm preferisce gli antagonisti di centrosinistra. Contro i quali è persino capace di dire che «un governo stabile non è un valore assoluto, ma un valore relativo», anche se si è in mezzo alla crisi più nera.
Qual è il suo obiettivo finale? Una poltrona da ministro? Ingroia lo nega, ma certo il suo programma da Guardasigilli ce l'avrebbe già, persino nel dettaglio. Essendo, naturalmente, contrario alla separazione delle carriere, o a dare più poteri investigativi agli avvocati («Ne hanno già troppi»), ma favorevole a una revisione della legge sulle intercettazioni. Chissà perché.
Solo per ricordare: l'acquitrino in cui pesca Ingroia è lo stesso in cui pescava Di Pietro. Di Pietro ci faceva almeno ridere, ogni tanto. Ingroia è come il FLIT: "non addormenta, fulmina". Sta adottando gli stessi sistemi di Di Pietro: l'OPA continua sul PD, incurante del fatto che a Di Pietro questa strategia non è che abbia portato proprio benissimo... Quando Di Pietro ha iniziato la sua OPA, il PD valeva il 23/24%, e Di Pietro intorno all'8%. Oggi il PD è saldamente attestato sopra il 30%, e Di Pietro è sparito. Ma prima di sparire ha fatto in tempo a finire, nei sondaggi, all'1,5%. Ma Ingroia, con sprezzo del ridicolo, ha iniziato lo stesso tipo di strategia di pesca. Per ora, con esiti che non si possono definire esaltanti. Sarà per questo che De Magistris, dal quale tutto ciò ha avuto inizio, non si vede più nella compagnia di giro? Esattamente come a centro il fantastico Luca Cordero di Montezemolo e Corrado Passera, due "soci fondatori" del "centrinismo", sono finiti su "Chi l'ha visto"? Tafanus
Ieri sera ho visto il filmatino prodotto dalla "Mario Monti Ass." per "sfidare" (sic!) gli altri leader (Berlusconi e Bersani) ad un confronto TV. Monti, devo dirlo, mi ha impressionato. Più cereo del solito, se possibile. Immobile. Dalla sua faccia da museo delle cere uscivano dei suoni, e Monti sembrava un ventriloquo.
Qualcosa di devastante dev'essere successa nella testa di quest'uomo. Più perde consensi (ormai la sua coalizione "LIsta Cinica" viaggia in discesa verso il 12%), più cresce la sua prosopopea e la sua arroganza, arrivata fino a definire persino i termini dell'incontro: chi può partecipare, e chi no. Lui, Berlusconi e Bersani si, Grillo e Ingroia no. Principio qualitativo? No, perchè la qualità dei leader le decideranno gli elettori, votandoli o buttandoli giù dalla torre. Criterio quantitativo ancor meno, visto che gli ultimi sondaggi (quelli di cui non si parla) danno il Professore irreversibilmente franato al quarto posto, molto al di sotto del comico.
Ormai il vero "comico triste" è il Professor Monti, quando lo senti "dettare condizioni" sui dibattiti TV senza averne alcun titolo, o - peggio - quando "detta le condizioni" per eventuali, future alleanze post-elettorali. Decide chi deve far parte delle coalizioni. Della sua? No, quella è decisa. Delle coalizioni altrui. Bersani e Tabacci si, Vendola no. Ormai Monti non dialoga più cogli altri, "detta le condizioni". Peccato che Bersani abbia impiegato così tanto tempo prima di mandarlo affanculo, spiegandogli che la squadra del centrosinistra la decide l'allenatore del centrosinistra, e non questo patetico, decaduto aristocratico, al quale non hanno ancora comunicato che ormai è un aristocratico senza feudo, senza terre, senza patrimoni, senza armate.
Come recita un celebre aforisma su Icaro: "Uno che pensava di essere un'aquila, e invece era solo un piccione".
Sono affascinato da un altro "baciato in fronte" dagli astri che distribuiscono intelligenza e potere. Pierferdi, che da mesi corre giulivo verso la sua cupio dissolvi. Alcuni mesi fa era intorno al 6,5%, e il suo partitino aveva ancora un senso (almeno quanto ne aveva la lega). Poi, la genialata: dimostrare ad ogni respiro di essere il più fedele ammirator supino del Professore. Senza se e senza ma. Certo che Monti, grato, lo avrebbe portato a rimorchio verso cime immacolate. Invece sono bastate poche settimane affinchè tutti capissero (TUTTI, tranne Casini) che il Professore non era un brillante motore a 12 cilindri, ma una pesante zavorra, piuttosto arruginita.
Stamattina la zavorra era di nuovo in TV (RaiNews24) a "dettare le condizioni". Questa volta sul tasso di riformismo (che nessuno sa cosa sia) che i potenziali alleati (pardon... gli "aspiranti" alleati) dovrebbero avere. E ancora non si trova uno stronzo di sedicente giornalista che spieghi alla Mummia che ha fatto più riforme Bersani da Ministro della Industria, di quante non ne abbia fatte Monti da Plenipotenziario in tredici mesi.
E veniamo a Grillo, al suo impegno per un'intervista a Sky, alla prevedibilissima retromarcia, ed alla altrettanto prevedibile e sconcertante sorpresa dei media, del tipo "segue dibattito". Du questo noi, che siamo cretini, ci occupiamo fin dal 2008. dallo sconcertanrte caso dell'intervista prima promessa formalmente ad Alessandro Gilioli de l'Espresso, poi rinviata, poi negata. Perchè? "Perchè io sono un monologhista".
Per la serie: faccio più rumore se ci vado, o se non ci vado? Grillo ha capito perfettamente, e da un pezzo, che si fa più rumore "non andandoci". Tanto troverà schiere di cazzoni alla Santoro, o alla Pancani (ma potrei citarne a decine) che penseranno di regalargli non meno di due spazi a sera in trasmissioni da sette milioni di spettatori, per mesi, per aprire dibattiti su Grillo e la TV. Eppure non ci sarebbe alcunchè su cui dibattere. Grillo in TV non ci va perchè se ci andasse qualcuno potrebbe fargli delle domande, mettendo a nudo tutta la sua "preparazione" da guitto. Della serie "mille euro al mese per tre anni a tutti". Grillo non ci va perchè l'urlo, l'invettiva, il vaffanculo, in un paese precocemente rincoglionito come il nostro, paga di più del ragionamento.
Grillo non ci va perchè in un dibattito sui fatti, potrebbe scappargli qualcosa di dichiaratamente di destra o di sinistra, e da un momento dopo la capitalizzazzione del suo MòViMento 5 Stelle potrebbe dimezzarsi (fino a 2,5 Stelle). Perchè in un MòViMento come questo c'è una cosa fantastica: sia gli aderenti di area ideologica di sinistra (minoritari) che di area ideologica casapound (maggioritari) sono fermamente convinti che il MòViMento sia nato per rappresentare loro, proprio loro, nient'altro che loro. Chi glielo spiega, a questi cazzoni, che il MòViMento è nato solo per rappresentare il registratore di cassa di Grillo & Casaleggio?
In calce, riproduciamo un estratto del nostro post del 1° Maggio 2008 sil Grillo "monologhista (o mona-leghista?)
LA STRATEGIA DEL MONOLOGO
Chiudiamo questo omaggio al grillo, nel giorno della Festa dedicata ai Lavoratori, con questo bell'articolo di Sabina Minardi.
Dice
di essere ignorato dai media ma in realtà è lui che scappa. Dopo il
rifiuto di rilasciare un'intervista a L'espresso sono emersi altri
quattro episodi in cui il comico genovese si sarebbe negato al
confronto A sentire lui, i giornali lo ignorano perché ne hanno paura.
Paura delle sue battaglie, delle verità che snocciola ogni giorno sul
suo blog. Paura che sarebbe cresciuta di molto dopo l'annuncio del
prossimo V-Day (il 25 aprile) contro «la vera casta italiana», stampa e
tivù appunto. Quando però l'Espresso gli ha proposto quattro pagine di
intervista proprio sul tema dell'informazione, lui, Beppe Grillo, è
scappato. Prima imponendo domande scritte via mail, poi rifiutandosi di
rispondere anche a quelle e definendole «offensive». Il giornalista che
gliele aveva inviate, Alessandro Gilioli, nel suo blog ha raccontato il
tutto, riportando anche le domande in questione e sollevando una valanga
di reazioni di ogni tipo nella Rete italiana. (Fra i primi a riprendere
l'articolo di Gilioli, quando l'Espresso non era ancora in edicola, c'è
stato il Tafanus - NdR)
Ma
nella marea di commenti suscitati dalla mancata intervista sono emerse
anche storie ed episodi che consentono di gettare una luce nuova sul
rapporto tra il comico-guru genovese e i media. Come quanto capitato a
Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria: tre studiosi che
hanno seguito Grillo per due anni, tra spettacoli e appuntamenti col suo
staff, per scrivere un libro. Primo saggio "crossmediale" sul fenomeno
Grillo, dal titolo profetico: "Chi ha paura di Beppe Grillo?".
Editore: Longanesi, data di uscita prevista: maggio 2007. Contratto
stipulato, copie prenotate in libreria. Poi lo stop: Beppe Grillo
diffida dal pubblicare il libro. Dopo il V-Day seguono ulteriori mesi di
lavoro: il libro viene riaggiornato per Longanesi. Che decide, per la
seconda volta, di non pubblicarlo. A tutt'oggi il volume non ha trovato
un editore disponibile a pubblicarlo. Una storia che richiama quella di
"Grillo da ridere (per non piangere)", che Kaos Edizioni mandò in
libreria nel 2003. «Il libro riportava suoi brani, imprescindibili per
raccontarlo. Nonostante fosse una biografia tutt'altro che critica verso
Grillo, lui ne chiese e ottenne il sequestro», racconta il curatore
Lorenzo Ruggiero.
«Questa
è censura», denuncia Fleischner, docente di Nuovi Media alla Statale di
Milano. «Quello che ci è successo è incredibile», aggiunge Targia,
caporedattore di Radio Radicale: «Bloccare i libri è una cosa odiosa».
Del soliloquio, del resto, Grillo ha fatto una scelta stilistica. «Sono
un monologhista», ha detto a Gilioli per spiegare il suo rifiuto. Citava
l'amico di sempre Antonio Ricci, che alla presentazione dell'edizione
numero venti di "Striscia la notizia" aveva usato lo stesso termine:
«Grillo in politica? No, assolutamente. Lui è un monologhista, un
attaccante, un centravanti di sfondamento, mentre la politica è un mondo
fatto di sfumature, di grigi. Dirò di più: se Grillo comincia ad
abbandonare i monologhi per iniziare ad argomentareperde» (di questo siamo più che convinti. NdR). Meglio allora una parola sola: vaffanculo.
Risuona
ancora nel Web il monomaniacale invito rivolto al giuslavorista Pietro
Ichino, reo di averlo sfidato a un contraddittorio sulla legge Biagi.
«Nell'agosto scorso Grillo sostanzialmente rifiutò il mio invito a un
confronto pubblico: disse che era disponibile a confrontarsi con me se
io fossi andato a Bologna l'8 settembre per il "Vaffa-day"; ma quella
non poteva essere, evidentemente, un'occasione di confronto pacato,
sereno e paritario», racconta Ichino: «So che Bruno Vespa invitò lui e
me a incontrarci a "Porta a Porta", ma Grillo rifiutò anche quello».
La strategia monologhista è anche monomediale, cioè viaggia solo su Internet.
Dove si sfogano - sul suo sito e altrove - anche i suoi seguaci. Non
sempre in modo pacato: «Avevo pubblicato un commento al Vaffa-day:
ragionavo, più che su Grillo, sulla politica debole, incapace di fornire
risposte», racconta Andrea Romano, editorialista della "Stampa", che ha
sperimentato «la sensazione di affacciarsi su un pentolone che ribolle
soprattutto di intolleranza»: «I commenti che arrivarono sul mio blog
furono tantissimi, pieni di allusioni sessuali, offensivi anche in modo
bizzarro. Decisi di pubblicarli tutti, anche i più osceni, perché
raccontavano un fenomeno interessante: un mondo permeato dal culto della
personalità. E da irresponsabilità nei toni».
(in
altra sede, ho pubblicato la serie di insulti e minacce fisiche
pervenutemi dai grillini di Carate Brianza dopo l'8 settembre. La mia
colpa? aver ospitato la testimonianza di persone di Carate che all'ora e
nel luogo annunciato, dove sarebbero state raccolte oltre 2000 firme su
8000 abitanti, non hanno trovato alcun banchetto. NdR) (1° Maggio 2008)
E questa è la "bella piazza" grillina di Savona, taroccata come peggio non si potrebbe col timbro "clone" di photoshop, per raddoppiare i partecipanti... Anche i miei nipotini sarebbero stati capaci di fare meglio...
(Credits: ringrazio Claudio r. per la segnalazione, e Chiara Geloni, Direttore di Youdem TV, per la foto)
Centrosinistra, bagno di folla a Milano.Bersani: "Tra 7 giorni smacchiamo il giaguaro"
Il segretario del Pd ostenta ottimismo e attacca
Grillo: "Non va in tv perché là fanno domande". A sorpresa in piazza
Duomo prende la parola tra gli applausi anche Romano Prodi: "Qui per
ribadire l'importanza della sfida per l'Italia e per la Lombardia".
Ambrosoli: "Quest'anno il 25 aprile arriva a febbraio"
MILANO - Dopo tanti appuntamenti in teatri e
luoghi chiusi, bagno di folla oggi a Milano per il centrosinistra. Dal
pomeriggio è in corso a piazza Duomo una grande manifestazione unitaria
della coalizione che sostiene la candidatura di Pierluigi Bersani a
Palazzo Chigi. In strada alcune migliaia di persone con le bandiere, fra
l'altro di Sel, del Pd, del centro democratico e dei moderati.
Indirettamente anche una risposta agli attacchi ripetuti nei giorni
scorsi da Beppe Grillo che forte del successo del suo tour nelle città
italiane ha più volte accusato gli altri partiti di temere il confronto
pubblico con gli elettori.
L'evento milanese ha alternato musica ed interventi di politici. Il primo a parlare è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia
che ha definito il candidato alla guida della Regione Lombardia Umberto
Ambrosoli la persona "che volevamo avere", "il nostro nuovo presidente
della Lombardia". A chiudere gli interventi, dopo lo stesso Ambrosoli,
Nichi Vendola e BrunoTabacci, è stato Pier Luigi Bersani.
"Finora
abbiamo fatto una buona battaglia perché non abbiamo raccontato favole e
non le racconteremo. Noi abbiamo la certezza che l'Italia ce la farà,
con la serietà non con le favole", ha detto Bersani.
"Ancora sette giorni e lo smacchiamo il giaguaro, potrei anche prenderlo
in braccio ma preferirei prendere in braccio il tacchino", ha poi
scherzato il segretario democratico. "Abbiamo un ultimo sforzo da fare -
ha ricordato - fin qui abbiamo fatto una bella battaglia, preparata da
tempo".
"La crisi è nata dalle disuguaglianze, tra chi produce
tutto e non consuma nulla e chi consuma tutto e non produce nulla", ha
prosguito Bersani, che ha poi attaccto Beppe Grillo. "Ha detto che in tv
non va, perché là qualche domandina devono fartela..".
"Noi -
ha assicurato - siamo più forti di quel che pensiamo, solo se ci
mettiamo in movimento, lo abbiamo visto in questo giro per l'Italia.
Abbiamo visto tanti problemi e tanta sofferenza, la prima cosa che farò
nella sala verde di palazzo Chigi chiamerò la Caritas, l'Arci e i
Comuni, c'è un sacco di gente che non sa come mangiare partiamo da lì,
non possiamo venire fuori se non siamo una comunità".
In
mattinata, da Piacenza, Bersani aveva anticipato alcuni dei temi del
comizio milanese. La partita elettorale per la Lombardia, ha
sottolineato, "è importante, ma non vedo molto la differenza,
francamente: credo che dalla Sicilia fino alla Lombardia adesso abbia
voglia di esprimersi una riscossa civica, un cambiamento". "Credo - ha
aggiunto - che la gente aspetti un governo per cambiare e questo
dobbiamo darle".
L'ottimismo del segretario è condiviso da Ambrosoli. "Quest'anno il 25 aprile arriva a febbraio",
ha affermato il candidato alla guida della Lombardia. "Nel prossimo
governo io sarò garanzia di stabilità e governabilità", ha detto invece
Vendola. "Qui la sfida - ha aggiunto - non è coi
barbari sognanti, ma coi barbari trafficanti, di soldi e appalti. Ne
abbiamo visti troppi di barbari, razzisti e omofobi. Adesso basta. La
politica è anche ricreare una gerarchia di valori". Tabacci,
dal canto suo, ha insistito: "Maroni non può continuare a raggirare i
lombardi. Abbiamo ancora in mente i riti celtici. La civiltà padana non
è questa". "Non si può vincere di misura, ma di larga misura", ha
aggiunto con entusiasmo.
Fuori programma alla manifestazione del centrosinistra anche l'intervento di Romano Prodi,
accolto da applausi e cori di incitamento. "Dopo 4 anni - ha detto -
sono di nuovo salito su un palco perché oggi ne vale la pena. Sono
venuto qui per ribadire l'importanza della sfida per l'Italia e per la
Lombardia e per farvi l'invito a votare uniti. E poi torno al mio lavoro".
P.S.: Ieri ho contattato una mia amica - di cui non faccio il nome perchè è molto conosciuta - cha avendo la disgrazia di essere parecchio più giovane di me, è ancora costretta a lavorare, e quindi a frequentare certi personaggi della ricerca sociografica. Le chiedevo se - da insider - fosse in grado di fornirmi qualche "tiramisù" off-records. Questo il bignamino della sua risposta:
"Ho solo rumors: Berl inchiodato, flessione di Bers ridotta, Monti
inchiodato anche lui, Grillo e Fare in ascesa, Ingroia in flessione.
Incrociamo le dita... e speriamo che Bersani tenga ancora per un po'"
Aggiungo che Oscar Giannino sta conquistando qualcosa solo il Lombardia (il che va benissimo, perchè pesca del suo serbatotio naturale di centrodestra); dello stallo del nano eravamo convinti, ma non certi; dei cazzaristi Grillo e Ingroia sapevamo, ma sono condannati all'irrilevanza. Insomma, il quadro complessivo fornito dalla mia amica è molto incoraggiante. Tafanus
...ve l'avevavmo detto che questa fotina sarebbe diventata l'icona di una leggenda...
Melbourne, Paris and now Doha - Sara Errani
and Roberta Vinci won their third tournament in a row at the Qatar Total
Open on Sunday, and the victory was a throwback to 2001 for one of
them.
Sara Errani, Roberta Vinci
DOHA, Qatar - Sara Errani and Roberta Vinci
continued to show why they're the No.1 team in the world on Sunday
afternoon, winning their third WTA tournament in a row at the Qatar Total Open.
Errani and Vinci had come into the final of the Premier-level event on the heels of titles at the Australian Open
and Paris [Indoors] - not only that, but they had won 13 matches in a
row if you throw in Fed Cup play from last weekend. But in the final
they would face the last team to beat them before that streak - the very
accomplished No.2 seeds, Nadia Petrova and Katarina Srebotnik.
And for a while those No.2 seeds looked headed for another victory,
as they broke three times en route to a 6-2 first set; but the No.1
seeds weren't done by any means, battling back to take the second set
and rallying from 4-0 down in the match tie-break to steal the
championship, 26 63 106.
"It was a similar match to yesterday's semifinals," Errani said
afterwards. "In the first set we didn't start so well, but then from the
second set we started to play much more aggressive, going to the net
more and trying to put more pressure on them. After doing so well in the
second set it was a bit strange to be down 4-0 in the super tie-break,
but we started playing well again and are happy with the result."
"It's another tournament and another victory, and we're so happy we
could play another good week," Vinci said. "It was a tough week, though -
three of our matches went to super tie-breaks - and today we started so
slow, but they played a really good first set and we knew we just had
to start being more aggressive and focused. It wasn't an easy match, but
we just played better at the end of it."
Errani and Vinci have now captured 16 WTA doubles titles together -
three Grand Slam titles, four Premier titles (including this week's
tournament in Doha) and nine International titles.
Even more special for Vinci was that she captured this tournament in doubles all the way back in 2001 with Sandrine Testud.
It would be her first WTA title of any kind, and she wouldn't win
another one until more than four years later - but she now has 26 in
total, seven in singles and 19 in doubles.
Tradendo per una volta lo spirito della rubrica, che si occupa di recensioni di film quasi sempre ancora in circolazione, Angela ed io, dati i "contorni" della attualità di questi giorni, abbiamo deciso di dare la precedenza ad una recensione del 2011, per "stare sulla notizia", come si dice con orribile. Tafanus
Recensione del film "Habemus Papam"
Regia: Nanni Moretti
Principali interpreti:
Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo
Milli, Roberto Nobile, Ulrich von Dobschütz, Gianluca Gobbi, Nanni
Moretti, Margherita Buy -104 min. – Italia, Francia 2011.
Durante il Conclave per l’elezione del nuovo papa, i più anziani e
devoti cardinali pregano il buon Dio, perché venga esaudito
l’individuale loro desiderio di non diventare papa.
Con questo esordio, Nanni Moretti ci introduce nella vicenda che ha Michel Piccoli per protagonista: è proprio lui, il cardinale Melville, il venerabile sant’uomo ritenuto degno di succedere al defunto pontefice. Melville, però, non se la sente: è vecchio e si ritiene inadeguato al compito
gravoso; preferisce di no, come Bartleby, lo scrivano, ideato dal
romanziere che si chiama come lui (e non credo che sia un caso).
Il rifiuto di Meville, che pure ha avuto in Celestino V un precedente
storico di grande rilievo, getta nello scompiglio il collegio
cardinalizio, mentre il potente cardinale Gregori si adopera con molto
tatto per riportare alla ragione il neoeletto. In realtà, ciò che
maggiormente preoccupa il gruppo più attivo del sacro collegio è lo
scandalo per un fatto inaudito, poco spiegabile e tutto sommato
imbarazzante. Meglio sopire il chiacchiericcio e i pettegolezzi dei
cronisti, far finta che il papa abbia un momentaneo problema di salute,
affidarsi alle cure di uno psicologo, che lo faccia presto rientrare nei
ranghi. Viene trovato il più bravo di tutti gli psicoanalisti di Roma
(Nanni Moretti), miscredente e scettico, ma professionalmente il
migliore: è uno scienziato però e non farà miracoli in fretta,
soprattutto perché le condizioni in cui dovrebbe lavorare sono davvero
proibitive: incontri davanti a tutti i cardinali, mai parlare di sesso, o
di altri argomenti delicati e scabrosi.
Meglio, forse, che di lui si
occupi la moglie separata dello psicanalista (Margherita Buy), brava
anche lei, convinta che ogni suo paziente soffra di “deficit di
accudimento”. Il film, da questo momento, si svolge affiancando due
diverse vicende: quella del cardinale Melville, che, recandosi dalla
psicanalista, si immerge nelle strade di Roma e conosce, finalmente,
aspetti della realtà che gli erano ignoti, e quella del collegio
cardinalizio, che lo psicanalista, per far passare il tempo necessario
alla decisione del nuovo papa, organizza in squadre per un torneo di
pallavolo.
Questo è, forse, l’aspetto più interessante della vicenda, e
anche quello che può fornire la chiave di lettura probabilmente più
utile per comprendere l’intera pellicola. In questa parte del film,
Melville, vivendo finalmente in libertà, ha modo di comprendere almeno
due cose: la prima è l’atteggiamento rispettoso e umanamente solidale
delle persone che lo incontrano, che, senza sapere nulla di lui, si
adoperano per capire le sue necessità e aiutarlo; la seconda é che fra
questa realtà e il “palazzo” esiste poca o nessuna comunicazione.
Melville prende coscienza che il problema che la Chiesa (non solo la
Chiesa, però) deve affrontare, non è di accudimento, da sempre creduto
suo compito, ma di stabilire un rapporto nuovo con i fedeli: un rapporto
tra adulti.
La conoscenza del mondo, con la sua complessità, che la la scienza, con i
suoi nuovi strumenti di analisi, aiuta a comprendere, devono diventare
patrimonio comune di governanti e governati; se ciò non avverrà il
potere sarà sempre più autoreferenziale e alla lunga non troverà più
ascolto né fra i credenti, né fra i cittadini. “Tra il palazzo e la
piazza”, deve finalmente eliminarsi quella ” nebbia sì folta”, quel
“muro sì grosso” di cui parlò Guicciardini in uno dei suoi Ricordi più
celebri.
Resta il dubbio se la Chiesa, o il potere laico, così come ci si
presenta nel nostro paese, siano in grado di fare ciò. La risposta di
Moretti – Melville è che non lo sono: la finestra è vuota; le attese
novità non si vedono. Un bel film davvero, con un Michel Piccoli di una
bravura inarrivabile.
Oggi, mentre ancora la febbre non mi abbandona, ma la lucidità gradualmente si, ho deciso di fare qualcosa di poco impegnativo. Ho deciso di scrivere una letterina ad un mio "amico virtuale".
Cercavo un berlusclone DOC, col quale dialogare. Individuarne uno, grazie anche alla indagine di Mannheimer il "Profilo dei Berlusclones" - che ho linkato una settimana fa nel miopost da Rimini- non è stato difficile.
Ho iniziato dal filtro più importante - quello geografico - perchè non ho certamente tempo, nè voglia, nè energia, per allontanarmi troppo da casa mia, solo per frequentare dal vivo un berlusclone, e cercare di capire come sia fatto dentro (ammesso che abbia un "dentro"). Sono stato fortunato. Io abito nel mitico nord-ovest, dove ancora oggi un 26% degli abitanti è orgogliosamente berlusclona. A pari merito col centro-sud. Triangolo Industriale come Triangolo Malavitoso. Liguria, Piemonte e Lombardia come Sicilia, Calabria e Campania.
Anche col secondo filtro mi è andata via liscia come l'olio. Mi serviva un amante dell'evasione fiscale, e ne ho trovati a fiumi. Dunque, nel PDE (Popolo degli Evasori: commercianti, artigiani, autonomi), il 38% è ancora berlusclone nonostante tutto. Ho dovuto mettere i tornelli all'ingresso, dopo l'arrivo dei primi duemila candidati alla mia amicizia.
E' stato facilissimo anche trovarne uno ignorante (fra coloro che si dichiarano berluscones il 29% "autocertifica" di aver fatto la quarta elementare). Una volta soddisfatti questi criteri di selezione, trovarne uno che fosse anche teleidiota è stato un gioco da ragazzi. Il 29% di chi guarda sempre e solo la TV per "informarsi" è un berlusclone.
Ne ho scelto uno (accertandomi che sapesse leggere), lo ho contattato, e ha accettato di intavolare uno scambio di idee. Mi ha fornito anche un suo nick-name: "Protosilvio".
Caro Protosilvio,
il periodo elettorale che stiamo vivendo è il più adatto, per i partiti, per mettere a punto dei programmi di governo seri. Il programma più affascinate è senz'altro quello di Silvio (non c'è confronto! non c'è Monti che tenga!):
a) Restituzione dell'IMU pagata nel 2012;
b) Abrogazione dell'IMU sulla prima casa vita natural durante;
c) Un bel condono tombale che "tombalizzi" per sempre tutte le eventuali porcherie fatte dall'ultimo condono tombale, che doveva essere, per l'appunto, l'ultimo condono tombale;
d) Le "due aliquote" (sempre quelle, quelle del 1994. Le idee valide corrono su gambe lunghe);
e) Sarà ridotta l'IVA;
f) Sarà abrogata l'IRAP;
g) Sarà legalizzata la mazzetta, nel corso del primo consiglio dei ministri;
h) Sarà abrogato il Canone RAI, oppure confiscato e distribuito alla maggiori TV libere del Paese.
Disciamoscelo, caro Protosilvio! Neanche il Prof. Monti, che pure si è impegnato molto, sarebbe riuscito a fare di più. Come dice? le fonti??? Vedo che lei è un berlusclone preparato. Li scelgo sempre preparati, i miei amici berlusclones... Non deve preoccuparsi: le fonti ci sono. A portata di mano, pronte, inesauribili:
la lotta all'evasione fiscale
la lotta alla corruzione (ma su questa fonte avremo dei problemi, dopo la depenalizzazione della mazzetta)
a riduzione della spesa pubblica
la vendita del patrimonio immobiliare dello stato
la riduzione del numero e delle retribuzioni dei parlamentari dei partiti altrui.
Se poi, alla fine dei conti, ci dovesse essere ancora qualche piccolo problema da risolvere, lo faremo uscendo dall'euro (che com'è noto è la rovina dell'Italia) e nel secondo consiglio dei ministri delibereremo il passaggio dall'euro al Maronzo.
Dedicato a chi si fosse perso questo splendore di ragazzina che Il 25 Febbraio compirà 31 anni
Approfitto per fare a Flavia adesso gli auguri di Buon Compleanno, e di una ottima ripresa dell'attività agonistica, abbandonata in settembre per un intervento chirurgico al polso destro.
Per gli appassionati della materia, è partita per la Colombia questa settimana, accolta da un bel terremoto di 6,9° Richter.
Lunedì riprenderà dal tornep di Bogotà, dopo aver perso parecchie posizioni in classifica, che certamente riconquisterà prima dei prossimi Grand Slams
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