La vittima delle battute del Cavaliere parla con Repubblica. E si sfoga. Non lavora da due settimane. Non ha mai ricevuto le scuse, ma minacce da parte dell'ex governatore del Veneto, Galan: "Ho i messaggi che ha mandato. Ci dobbiamo difendere"
(di Katia Riccardi - Repubblica)
ROMA - L'eleganza di lasciare a una signora
l'ultima parola. Angela Bruno ora sta solo cercando silenzio,
definitivo. Non è una richiesta esagerata. E' fatta da una ragazza di
trent'anni diventata famosa come "quella della domanda su quante volte viene".
Su Google nelle foto appare sorridente accanto a Silvio Berlusconi.
Angela Bruno però non ride da quel giorno. E su quel sorriso si è
scatenato un putiferio mediatico che la sta stritolando. Ha chiesto le scuse, "ma non è servito, non lo sono state", ha detto dopo aver ascoltato alla radio le parole di un Cavaliere senza eleganza.
Vuole
spiegare, ancora una volta, ci ha chiesto di darle voce sperando sia
l'ultima intervista. Ha un tono forte, deciso, è arrabbiata, chiusa a
casa, e non lavora da due settimane. Con il suo tipo di contratto se non
lavora non guadagna. Cerca di difendersi da quando è scesa da quel
palco e la storia è nota, la sua versione, i motivi di quel
"divertimento" che di divertito non aveva niente. Inutile continuare a
parlare di quel suo modo di sorridere alle battute di Silvio Berlusconi.
Quante volte viene? Si giri. Lei ha sorriso, imbarazzata. Ha cercato di
riportare la conversazione su un altro piano. Circondata dai suoi capi e
di fronte a un uomo carismatico e potente. Una "persona comune", come
continua a definirsi Angela Bruno, finita tra gli artigli del giaguaro, o
del leone, a seconda dell'angolazione da cui si decida di guardare l'ex
premier.
Non
si può contestare un sorriso, decidere quanto valga un imbarazzo
"durante", se più di un imbarazzo "dopo". Quello che si deve contestare è
solo l'ineleganza di una raffica di battute pesanti.
Invece è successo ancora. Negli studi televisivi di 'Agorà' quando l'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, ora candidato del
Popolo della Libertà, ha ripreso in mano l'argomento insieme al suo
telefonino, sventolandolo di fronte al conduttore Andrea Vianello: "Io
ho qui i messaggi che quella signora ha mandato dopo essere scesa dal
palco! La signora sa, deve sapere e mi ascolti. Io ho i messaggi che ha
mandato dopo". Sono conversazioni private, è una violazione della
privacy, non le voglio vedere ha reagito Vianello in studio. "No, va
detto! La signora era contenta, e molto. Ci dobbiamo pur difendere", ha
continuato Galan. Intimidendola galantemente.
"Lui dice 'la
signora parla, ci dobbiamo difendere'. Non ne posso più. Devo star
zitta. Devo parlare. Quei messaggi ce li ho anche io. Sono pronta a
portarli in tribunale. Loro si devono difendere da me? Sono io che sto
cercando di difendere me stessa da tutti i torti che continuano a
farmi", ha spiegato Angela Bruno. "Vorrei vedere sventolare l'ordinanza
del tribunale che gli ha dato il diritto di violare la legge e avere i
miei messaggi privati, personali. Sono disponibilissima a metterli a
confronto, alle condizioni che venga fuori il nome della persona che li
ha dati, senza il mio consenso, violando la mia privacy. Tutto quello a
cui stò assistendo si chiama mobbing, e lo dico da donna. Per le donne".
Parla veloce, nel tentativo di tappare nuovi buchi, cercando
un'ultima parola. Si può contestare un divertimento, o si può credere
che non ci sia stato. Prima o dopo fa poco differenza. Ma non la pensa
così neanche Berlusconi che nel chiedere le scuse si è limitato a
regalarle una parola vuota. "Sì sì, signorina tante scuse... Ma non
legga più Repubblica e altri giornali consimili". Per poi aggiungere:
"Era divertitissima, mi ha chiesto l'autografo e di essere fotografata.
Poi si è fatta influenzare dai sepolcri imbiancati, da quei moralisti da
due lire".
I moralisti da due lire sono scesi in piazza. A
Milano le donne del Popolo della Libertà sfilano con lo slogan "Sono una
donna non sono una bambola". Le donne del Pdl, Daniela Santanchè,
Mariastella Gelmini, Elena Centemero, sono in strada a dire: "Siamo
donne normali, donne che lavorano in casa o in ufficio o in fabbrica,
donne che studiano o che cercano, a fatica, un impiego. Siamo le madri,
le sorelle, le mogli e le figlie degli italiani". Ma sono anche donne
come Angela Bruno. La ragazza di quante volte viene.
"Quelle di
Berlusconi non sono state scuse. Ma un nuovo modo per offendermi, per
ribadire che mi sono divertita, è un giro di parole il suo. Io vorrei le
scuse come le ho chieste, senza se. Senza ma. Per me, per tutte le
donne", ha detto ancora Angela Bruno. Che oltre a non riceverne di nuove
ora rischia di non ricominciare a lavorare. La Green Power - l'azienda
con cui collabora - ha definito quel momento sul palco un "simpatico
siparietto". E quando Angela Bruno è scesa i vertici le hanno fatto i
complimenti. Ora vorrebbero che minimizzasse. Che non negasse di essersi
divertita. Come se questo possa chiudere la faccenda. "L'azienda, la
persona che la rappresenta mi voleva manipolare, obbligare per farmi
fare delle dichiarazioni false che io non ho voluto fare, nonostante il
mio rifiuto hanno rilasciato un comunicato falso. Ho dovuto nascondermi
da tutte le loro pressioni. Sono arrabbiata. Ho sorriso su quel palco
perché erano le circostanze, non avevo neanche capito che dopo avermi
chiesto di girarmi mi avrebbe guardato il sedere. Potevo scendere,
voltare le spalle a tutti i miei superiori. Sono stata confusa. Ma ora?
Ora mi rifiuto di rispondere alle manipolazioni, ora cerco di dire le
cose come sono andate. Perché non serve?", ha continuato a spiegare.
"Ho
subito quattro giorni di pressioni da parte dell'azienda e non rispondo
più al telefono a queste persone. Sto rischiando il lavoro, e li ho
sempre difesi, ma non ne posso più. Non sono una dipendente dell'azienda
ma una libera professionista quindi se non lavoro non guadagno. Sono
due settimane che non guadagno. Hanno fatto tutto loro e io ora vorrei
se ne assumessero la responsabilità. Ho detto no comment per tanti
giorni, ma non si gioca così con la vita delle persone", ha continuato.
"Che siamo sotto elezioni è solo una coincidenza. A me della politica
non interessa nulla, non ho nessun doppio fine, non voglio pubblicità,
al contrario, vorrei silenzio. Non sono debole, sono arrabbiata, non ho
paura, non sto accettando compromessi. Sto chiedendo di avere un'ultima
parola".
Per interrompere questo carosello forse le parole
finali potrebbero anche non essere le sue, ma del Cavaliere, e della
Green Power. Due parole eleganti e solitarie, come "Mi scusi".
VIDEO: "Lei quante volte viene?" - La richiesta di scuse
In una scala da zero a dieci, quanto può essere maiale, un potente? Quale soddisfazione può dare ad un maiale potente una manifestazione di sottomissione pubblica ad una raffica di battute cretine, maialesche, che non troverebbero cittadinanza neanche al CAR di Grosseto? Lo so, la disgustosa scenetta può anche dare l'impressione, a prima vista, che la vittima stesse al gioco. Non fosse per la situazione di sudditanza oggettiva: una ragazza di trent'anni, colui che gli hanno detto essere l'uomo più potente d'Italia (l'uomo o il maiale?), la sua azienda che ha appena avuto un contratto interessante, i suoi capi che quasi la incitano ad "essere gentile" nei confronti dei grugniti (pardon... delle "battute") del maiale potente...
"Si giri"... e giù uno sguardo maialesco da vecchio "rattuso" al culo della malcapitata. La qualke in "Green Power" è una delle tante poveracce indifese, con contratto da collaboratrice esterna. Può essere lasciata a casa in qualsiasi momento, senza obbligo di spiegazioni.
E poi quel Galan, meglio noto come il "Banal Grande", che non si vergogna a sventolare su RaiTre il suo telefonino, nel quale sarebbero archiviati SMS della vittima. Il messaggio mafioso: "attenta, abbiamo i tuoi SMS. Dobbiamo difenderci". Il "maiale gregario" schierato a difesa del "maiale Capo". Una storia umana (anzi, disumana) di uno squallore infinito. Come li ha avuti, questi messaggi? chi glieli ha mandati, trattandosi di corrispondenza privata, poteva mandarglieli? E questo imbecille si rende conto di "brandire" in pubblico un'arma che è già reato possedere?
Ai "signori" della Green Power una richiesta: la prossima volta che capiterà loro di dover compiacere un maiale per un contratto, non mandino una povera crista di trent'anni schiava del "rinnovo eventuale" del contratto. Se la cosa vergognosa che è successa è solo un insieme di battute eleganti, mandino sul palco, a raccogliere queste porcherie, una loro figlia, una sorella, una moglie. Così potremo verificare che DAVVERO alla Green Power pensano che si sia trattato di un "simpatico siparietto".
Ricordatevela, la faccia che apre il post, nel momento di entrare in "gabbina". I maiali possono stare solo nelle porcilaie. Tafanus
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