Ieri sera ho visto il filmatino prodotto dalla "Mario Monti Ass." per "sfidare" (sic!) gli altri leader (Berlusconi e Bersani) ad un confronto TV. Monti, devo dirlo, mi ha impressionato. Più cereo del solito, se possibile. Immobile. Dalla sua faccia da museo delle cere uscivano dei suoni, e Monti sembrava un ventriloquo.
Qualcosa di devastante dev'essere successa nella testa di quest'uomo. Più perde consensi (ormai la sua coalizione "LIsta Cinica" viaggia in discesa verso il 12%), più cresce la sua prosopopea e la sua arroganza, arrivata fino a definire persino i termini dell'incontro: chi può partecipare, e chi no. Lui, Berlusconi e Bersani si, Grillo e Ingroia no. Principio qualitativo? No, perchè la qualità dei leader le decideranno gli elettori, votandoli o buttandoli giù dalla torre. Criterio quantitativo ancor meno, visto che gli ultimi sondaggi (quelli di cui non si parla) danno il Professore irreversibilmente franato al quarto posto, molto al di sotto del comico.
Ormai il vero "comico triste" è il Professor Monti, quando lo senti "dettare condizioni" sui dibattiti TV senza averne alcun titolo, o - peggio - quando "detta le condizioni" per eventuali, future alleanze post-elettorali. Decide chi deve far parte delle coalizioni. Della sua? No, quella è decisa. Delle coalizioni altrui. Bersani e Tabacci si, Vendola no. Ormai Monti non dialoga più cogli altri, "detta le condizioni". Peccato che Bersani abbia impiegato così tanto tempo prima di mandarlo affanculo, spiegandogli che la squadra del centrosinistra la decide l'allenatore del centrosinistra, e non questo patetico, decaduto aristocratico, al quale non hanno ancora comunicato che ormai è un aristocratico senza feudo, senza terre, senza patrimoni, senza armate.
Come recita un celebre aforisma su Icaro: "Uno che pensava di essere un'aquila, e invece era solo un piccione".
Sono affascinato da un altro "baciato in fronte" dagli astri che distribuiscono intelligenza e potere. Pierferdi, che da mesi corre giulivo verso la sua cupio dissolvi. Alcuni mesi fa era intorno al 6,5%, e il suo partitino aveva ancora un senso (almeno quanto ne aveva la lega). Poi, la genialata: dimostrare ad ogni respiro di essere il più fedele ammirator supino del Professore. Senza se e senza ma. Certo che Monti, grato, lo avrebbe portato a rimorchio verso cime immacolate. Invece sono bastate poche settimane affinchè tutti capissero (TUTTI, tranne Casini) che il Professore non era un brillante motore a 12 cilindri, ma una pesante zavorra, piuttosto arruginita.
Stamattina la zavorra era di nuovo in TV (RaiNews24) a "dettare le condizioni". Questa volta sul tasso di riformismo (che nessuno sa cosa sia) che i potenziali alleati (pardon... gli "aspiranti" alleati) dovrebbero avere. E ancora non si trova uno stronzo di sedicente giornalista che spieghi alla Mummia che ha fatto più riforme Bersani da Ministro della Industria, di quante non ne abbia fatte Monti da Plenipotenziario in tredici mesi.
E veniamo a Grillo, al suo impegno per un'intervista a Sky, alla prevedibilissima retromarcia, ed alla altrettanto prevedibile e sconcertante sorpresa dei media, del tipo "segue dibattito". Du questo noi, che siamo cretini, ci occupiamo fin dal 2008. dallo sconcertanrte caso dell'intervista prima promessa formalmente ad Alessandro Gilioli de l'Espresso, poi rinviata, poi negata. Perchè? "Perchè io sono un monologhista".
Per la serie: faccio più rumore se ci vado, o se non ci vado? Grillo ha capito perfettamente, e da un pezzo, che si fa più rumore "non andandoci". Tanto troverà schiere di cazzoni alla Santoro, o alla Pancani (ma potrei citarne a decine) che penseranno di regalargli non meno di due spazi a sera in trasmissioni da sette milioni di spettatori, per mesi, per aprire dibattiti su Grillo e la TV. Eppure non ci sarebbe alcunchè su cui dibattere. Grillo in TV non ci va perchè se ci andasse qualcuno potrebbe fargli delle domande, mettendo a nudo tutta la sua "preparazione" da guitto. Della serie "mille euro al mese per tre anni a tutti". Grillo non ci va perchè l'urlo, l'invettiva, il vaffanculo, in un paese precocemente rincoglionito come il nostro, paga di più del ragionamento.
Grillo non ci va perchè in un dibattito sui fatti, potrebbe scappargli qualcosa di dichiaratamente di destra o di sinistra, e da un momento dopo la capitalizzazzione del suo MòViMento 5 Stelle potrebbe dimezzarsi (fino a 2,5 Stelle). Perchè in un MòViMento come questo c'è una cosa fantastica: sia gli aderenti di area ideologica di sinistra (minoritari) che di area ideologica casapound (maggioritari) sono fermamente convinti che il MòViMento sia nato per rappresentare loro, proprio loro, nient'altro che loro. Chi glielo spiega, a questi cazzoni, che il MòViMento è nato solo per rappresentare il registratore di cassa di Grillo & Casaleggio?
In calce, riproduciamo un estratto del nostro post del 1° Maggio 2008 sil Grillo "monologhista (o mona-leghista?)
LA STRATEGIA DEL MONOLOGO
Dice di essere ignorato dai media ma in realtà è lui che scappa. Dopo il rifiuto di rilasciare un'intervista a L'espresso sono emersi altri quattro episodi in cui il comico genovese si sarebbe negato al confronto A sentire lui, i giornali lo ignorano perché ne hanno paura. Paura delle sue battaglie, delle verità che snocciola ogni giorno sul suo blog. Paura che sarebbe cresciuta di molto dopo l'annuncio del prossimo V-Day (il 25 aprile) contro «la vera casta italiana», stampa e tivù appunto. Quando però l'Espresso gli ha proposto quattro pagine di intervista proprio sul tema dell'informazione, lui, Beppe Grillo, è scappato. Prima imponendo domande scritte via mail, poi rifiutandosi di rispondere anche a quelle e definendole «offensive». Il giornalista che gliele aveva inviate, Alessandro Gilioli, nel suo blog ha raccontato il tutto, riportando anche le domande in questione e sollevando una valanga di reazioni di ogni tipo nella Rete italiana. (Fra i primi a riprendere l'articolo di Gilioli, quando l'Espresso non era ancora in edicola, c'è stato il Tafanus - NdR)
Ma nella marea di commenti suscitati dalla mancata intervista sono emerse anche storie ed episodi che consentono di gettare una luce nuova sul rapporto tra il comico-guru genovese e i media. Come quanto capitato a Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria: tre studiosi che hanno seguito Grillo per due anni, tra spettacoli e appuntamenti col suo staff, per scrivere un libro. Primo saggio "crossmediale" sul fenomeno Grillo, dal titolo profetico: "Chi ha paura di Beppe Grillo?". Editore: Longanesi, data di uscita prevista: maggio 2007. Contratto stipulato, copie prenotate in libreria. Poi lo stop: Beppe Grillo diffida dal pubblicare il libro. Dopo il V-Day seguono ulteriori mesi di lavoro: il libro viene riaggiornato per Longanesi. Che decide, per la seconda volta, di non pubblicarlo. A tutt'oggi il volume non ha trovato un editore disponibile a pubblicarlo. Una storia che richiama quella di "Grillo da ridere (per non piangere)", che Kaos Edizioni mandò in libreria nel 2003. «Il libro riportava suoi brani, imprescindibili per raccontarlo. Nonostante fosse una biografia tutt'altro che critica verso Grillo, lui ne chiese e ottenne il sequestro», racconta il curatore Lorenzo Ruggiero.
Risuona ancora nel Web il monomaniacale invito rivolto al giuslavorista Pietro Ichino, reo di averlo sfidato a un contraddittorio sulla legge Biagi. «Nell'agosto scorso Grillo sostanzialmente rifiutò il mio invito a un confronto pubblico: disse che era disponibile a confrontarsi con me se io fossi andato a Bologna l'8 settembre per il "Vaffa-day"; ma quella non poteva essere, evidentemente, un'occasione di confronto pacato, sereno e paritario», racconta Ichino: «So che Bruno Vespa invitò lui e me a incontrarci a "Porta a Porta", ma Grillo rifiutò anche quello».
(in
altra sede, ho pubblicato la serie di insulti e minacce fisiche
pervenutemi dai grillini di Carate Brianza dopo l'8 settembre. La mia
colpa? aver ospitato la testimonianza di persone di Carate che all'ora e
nel luogo annunciato, dove sarebbero state raccolte oltre 2000 firme su
8000 abitanti, non hanno trovato alcun banchetto. NdR) (1° Maggio 2008)
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