La tuta mimetica non si addice a Monti. Che, abbandonato il suo stile equilibrato, ha rivelato un'anima conservatrice. Con la quale cerca ora di conquistare l'elettorato di destra indeciso tra Silvio Berlusconi e l'astensione (di Piero Ignazi - l'Espresso)
Da vent'anni, anche in Italia, si è affermata una logica di alternanza tra schieramenti contrapposti. Mario Monti sta cercando di rompere questo schema. Fin da subito si è proposto come il federatore degli scontenti del bipolarismo, facendo appello ai veri riformisti del centro-destra e del centro-sinistra. Ma il suo invito è stato raccolto da pochissime personalità. Soprattutto, non ha sfondato a destra. Questa scarsa adesione, dovuta anche alle esitazioni del Professore nel "salire" in campo, dando così tempo al Cavaliere per recuperare i suoi, ha mandato all'aria le prospettive di una rapida riconfigurazione del sistema partitico. Solo se Monti avesse attratto una componente significativa di esponenti pidiellini l'ipotesi strategica di un nuovo fronte moderato avrebbe preso corpo. Ora, invece, il centro si trova stretto tra le due coalizioni "tradizionali".
Per rompere questa tenaglia, l'ex rettore della Bocconi ha abbandonato il loden per indossare la tuta mimetica del combattente. Un ruolo che non gli si addice. Lo stile sobrio e misurato era la sua cifra identificativa. Abbandonarsi a espressioni tipiche della lotta politica, inevitabilmente sanguigne e a volte volgari, deturpa la sua immagine. Se Monti non si distingue più dagli altri per ragionevolezza ed equilibrio perde quell'aura di competenza e serietà che gli è valsa tanti riconoscimenti. La sua mutazione, però, non riguarda tanto la perdita dell'aplomb, quanto i contenuti che sta proponendo.
L'Agenda Monti era, grosso modo, in continuità con le linee programmatiche del governo da lui presieduto. La campagna elettorale che sta conducendo va invece in tutt'altra direzione. Prendiamo il caso del fisco. Dopo aver posto in cima alle emergenze nazionali la questione dell'evasione fiscale, e aver delegittimato con forza tutte le "scuse" avanzate dagli evasori, ora sembra essersene dimenticato. Equitalia viene lasciata sola di fronte alle accuse di terrorismo fiscale e si disconosce la paternità del redditometro. In più, Monti partecipa al balletto delle promesse di riduzione delle tasse, ivi compresa l'Imu, sconfessando implicitamente la validità di una imposta sulla casa. In sostanza, insegue Pdl e Lega sul loro terreno, senza avere la forza o il coraggio di mantenere la barra dritta su una posizione di autentico rigore.
L'altro disconoscimento di uno dei tratti innovativi del montismo riguarda l'equità, corollario alla lotta all'evasione. L'idea che chi più ha più dà, si è persa per strada. Nemmeno l'insistenza dell'amministrazione Obama su questo punto ha fatto breccia nel Professore. Abbandonati questi punti di convergenza oggettivi con il programma del centro-sinistra, Monti ha aperto il fuoco contro il Pd accusandolo di essere succube della triade diabolica Fassina-Vendola-Camusso.
Questo atteggiamento conflittuale nei confronti della sinistra riflette due intenti diversi. Da un lato può essere la cartina di tornasole dell'anima moderata-conservatrice di Monti, fedele all'ortodossia neoliberista senza tenere in conto i disastri prodotti e le autocritiche più autorevoli: da ultimo il rapporto del direttore del Research Department del Fmi, Oliver Blanchard, che ammette gli errori di sottovalutazione della contrazione del reddito provocato delle misure di austerità imposte. In quest'ottica, Monti rappresenta la vera alternativa alla sinistra e solo l'anomalia forza-leghista lo obbliga a una "faticosa" e poco gratificante collocazione centrista.
D'altro lato questa curvatura moderata può tingersi di necessità tattica per conquistare quell'elettorato di destra ancora indeciso se astenersi o ritornare all'ovile (o votare Grillo). Anche se l'80 per cento degli ex elettori di destra non danno un buon giudizio sul governo tecnico è quello il bacino cui attingere.
Qualunque siano i motivi della mutazione del Professore - rivelatori o tattici - in ogni caso Monti perde l'appeal del leader tutto concentrato sulla risoluzione dei problemi del paese. Diventa uno dei contendenti della campagna elettorale. E, finora, senza distaccarsene né per stile né per contenuti.
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