Recensione del film "Habemus Papam"
Regia: Nanni Moretti
Principali interpreti:
Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo
Milli, Roberto Nobile, Ulrich von Dobschütz, Gianluca Gobbi, Nanni
Moretti, Margherita Buy -104 min. – Italia, Francia 2011.
Durante il Conclave per l’elezione del nuovo papa, i più anziani e devoti cardinali pregano il buon Dio, perché venga esaudito l’individuale loro desiderio di non diventare papa.
Con questo esordio, Nanni Moretti ci introduce nella vicenda che ha Michel Piccoli per protagonista: è proprio lui, il cardinale Melville, il venerabile sant’uomo ritenuto degno di succedere al defunto pontefice. Melville, però, non se la sente: è vecchio e si ritiene inadeguato al compito gravoso; preferisce di no, come Bartleby, lo scrivano, ideato dal romanziere che si chiama come lui (e non credo che sia un caso).
Il rifiuto di Meville, che pure ha avuto in Celestino V un precedente storico di grande rilievo, getta nello scompiglio il collegio cardinalizio, mentre il potente cardinale Gregori si adopera con molto tatto per riportare alla ragione il neoeletto. In realtà, ciò che maggiormente preoccupa il gruppo più attivo del sacro collegio è lo scandalo per un fatto inaudito, poco spiegabile e tutto sommato imbarazzante. Meglio sopire il chiacchiericcio e i pettegolezzi dei cronisti, far finta che il papa abbia un momentaneo problema di salute, affidarsi alle cure di uno psicologo, che lo faccia presto rientrare nei ranghi. Viene trovato il più bravo di tutti gli psicoanalisti di Roma (Nanni Moretti), miscredente e scettico, ma professionalmente il migliore: è uno scienziato però e non farà miracoli in fretta, soprattutto perché le condizioni in cui dovrebbe lavorare sono davvero proibitive: incontri davanti a tutti i cardinali, mai parlare di sesso, o di altri argomenti delicati e scabrosi.
Meglio, forse, che di lui si occupi la moglie separata dello psicanalista (Margherita Buy), brava anche lei, convinta che ogni suo paziente soffra di “deficit di accudimento”. Il film, da questo momento, si svolge affiancando due diverse vicende: quella del cardinale Melville, che, recandosi dalla psicanalista, si immerge nelle strade di Roma e conosce, finalmente, aspetti della realtà che gli erano ignoti, e quella del collegio cardinalizio, che lo psicanalista, per far passare il tempo necessario alla decisione del nuovo papa, organizza in squadre per un torneo di pallavolo.
Questo è, forse, l’aspetto più interessante della vicenda, e
anche quello che può fornire la chiave di lettura probabilmente più
utile per comprendere l’intera pellicola. In questa parte del film,
Melville, vivendo finalmente in libertà, ha modo di comprendere almeno
due cose: la prima è l’atteggiamento rispettoso e umanamente solidale
delle persone che lo incontrano, che, senza sapere nulla di lui, si
adoperano per capire le sue necessità e aiutarlo; la seconda é che fra
questa realtà e il “palazzo” esiste poca o nessuna comunicazione.
Melville prende coscienza che il problema che la Chiesa (non solo la
Chiesa, però) deve affrontare, non è di accudimento, da sempre creduto
suo compito, ma di stabilire un rapporto nuovo con i fedeli: un rapporto
tra adulti.
La conoscenza del mondo, con la sua complessità, che la la scienza, con i
suoi nuovi strumenti di analisi, aiuta a comprendere, devono diventare
patrimonio comune di governanti e governati; se ciò non avverrà il
potere sarà sempre più autoreferenziale e alla lunga non troverà più
ascolto né fra i credenti, né fra i cittadini. “Tra il palazzo e la
piazza”, deve finalmente eliminarsi quella ” nebbia sì folta”, quel
“muro sì grosso” di cui parlò Guicciardini in uno dei suoi Ricordi più
celebri.
Resta il dubbio se la Chiesa, o il potere laico, così come ci si presenta nel nostro paese, siano in grado di fare ciò. La risposta di Moretti – Melville è che non lo sono: la finestra è vuota; le attese novità non si vedono. Un bel film davvero, con un Michel Piccoli di una bravura inarrivabile.
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