E’ vero che l’antipatia dei ribelli , come furono Longanesi a destra e Feltrinelli a sinistra, è stata una grande risorsa italiana, ma dare del precario ad un giovane giornalista e disprezzarlo perché è pagato 10 euro ad articolo, come stanno facendo da ben due giorni Beppe Grillo e i suoi replicanti con il cronista Vasco Pirri Ardizzone, non è più antipatia rivoluzionaria, ma banale acidità reazionaria, baronale e classista. E la "cittadina" deputata Gessica Rostellato, che alla Camera si rifiutò di stringere la mano alla signora Rosi Bindi, già bersaglio della miserabile derisione berlusconiana, non fu una purificatrice sia pure antipatica, ma solo un’antipatica mocciosa dell’Asilo Mariuccia. La stessa cittadina disse alle Iene di non sapere cos’è la Bce né chi è Mario Draghi: "Non lo so, sono fusa". Insomma, è vero che l’antipatia italiana è stata una specie di lievito del progresso, della cultura e dell’arte, a volte squadrista magari e altre volte persino bombarola, mai però così cretina.
E’ infatti, diciamo così, sempliciotta, l’antipatia supponente della cittadinaRoberta Lombardi che all’appello accorato di Bersani rispose con una battuta: "sentendola parlare mi sembrava di essere a Ballarò", che è un darsi di gomito tra compagnucci e soprattutto un ammiccare alle ossessioni televisive di Grillo, il capo che sorveglia in streaming.
Tutto l’umanesimo italiano è pieno di antipatici sublimi, da Torquato Tasso ad Alberto Moravia. E nella politica furono antipatici, tra gli altri, Aldo Moro, Palmiro Togliatti e Bettino Craxi. Un italiano antipatico, che è stato adorato dal popolo, era padre Pio che spesso cacciava via i penitenti, facendoli addirittura piangere: "Andatevene, sepolcri imbiancati!". E quelli scappavano mortificati e tuttavia fortificati nella fede.
Quando vengono invece cacciati dai grillini, i giornalisti non sono mortificati ma eccitati, e gli insulti – "lingue umide", "servi", "merde", "frustrati" e "precari" – non rivelano mai la miseria del cronista offeso, ma quella del Grillo di turno che insulta, sono il sintomo di qualcosa che è andata a male, come le espressioni dei volti di Crimi e della Lombardi accecati, davanti al povero Bersani, da abbagli scambiati per verità.
L’antipatia come grammatica dell’eversione o del cambiamento, ha infatti assoluto bisogno dell’ironia così come la fede, ha detto Papa Francesco, ha bisogno della tenerezza. La fede senza tenerezza è il fanatismo, sono le facce sapute della Lombardi e di quel Crimi che, dopo il primo colloquio con Napolitano – era “Morfeo”, era “la salma” - ha detto: "Beppe questa volta l’ha tenuto sveglio". Ecco: Crimi è così antipatico perché è grillino o è grillino perché è così antipatico?
Ricordo in piazza a Torino un operatore del Tg3 deriso da Grillo e dal suo servizio d’ordine, e costretto ad abbandonare, tra i lazzi, un luogo pubblico dove solo lui e i suoi colleghi erano lì per lavorare: l’antipatia della folla contro un poveruomo è sempre violenza, un corto circuito del pensiero. Già ad altri cronisti, come per esempio a Gulisano di Quinta Colonna, Grillo aveva gridato: "Non sei un giornalista, sei un precario, sei un pivello". Ma i precari e i pivelli non dovrebbero piacere ad un ribelle? I grillini, per esempio, sono tutti fieri di essere pivelli e precari. E per la verità come pivelli sarebbero persino simpatici se solo coltivassero anche un po’ di umorismo e ridessero qualche volta di se stessi invece di imputare ai giornalisti gli strafalcioni e le gaffes che ora gli amatori raccolgono in rete in una specie di riedizione delle avventure di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.
E si comincia con il senatore Campanella che denunziò con furore i tentativi di corruzione di Vendola, senza sospettare di essere caduto nel tranello di un imitatore, e soprattutto senza farsi poi una risata liberatoria. E c’è la senatrice Enza Blundo che pensava che i senatori fossero "cinque o seicento", e il senatore Bartolomeo Pepe non sapeva dov’era il Senato: "Tanto, prendo un taxi". Ed è da risentire Roberta Lombardi che fa l’elogio del fascismo "prima che degenerasse", anche se il cult più ricercato è la sapienza di quel Bernini: "Non so se lo sapete ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip all’interno delle persone, è un controllo di tutta la popolazione". E poi la solita Lombardi ha spiegato in un video di alta economia che "restituire i crediti alle imprese è la manna per le banche". Si potrebbe continuare con questo sciocchezzaio che è grillismo contro Grillo, è gogna antipatica.
Anche Dante Alighieri, a quanto si tramanda nella novellistica, opponeva fra sé e gli altri il pathos dell’antipatia, della distanza: "L’uovo crudo è la pietanza più buona" rispose con la sua nasuta alterigia ad un convivio di sapienti ghiottoni. Quando feci ad Umberto Eco la stessa domanda, che era stata fatta a Dante, sul cibo migliore del mondo, la sua antipatia fu subito trascinante: "I piselli ripieni". L’antipatia, come Grillo una volta sapeva bene, funziona solo se è usata con sapienza. Eduardo De Filippo, che tutti raccontano antipatico, aveva di certi giornalisti la stessa idea che ne ha Grillo, e una volta al direttore del Mattino disse: "Voi dovete pubblicare sbagliato anche l’orario ferroviario, se no io, abituato a non credervi, perdo regolarmente il treno". Era più efficace e virtuosa l’antipatia di Eduardo o lo è quella coprolalica di Grillo che mette alla gogna tutti i giornalisti che non gli piacciono storpiandone il nome o facendolo storpiare – è il solito vizietto dei puri – sui suoi giornali di fiducia?
Nessuno, prima di Grillo e delle sue candide scimmiette, aveva trasformato l’antipatia italiana in un bla bla collettivo, nel codice della volgarità senza fascino, nella fuga dalle domande senza la grandezza antipatica di quell’Enrico Cuccia che sempre più si ingobbiva nel silenzio mentre l’inviato delle Iene lo inseguiva e lo incalzava. Riguardate invece le scene del programma "Piazza Pulita" con gli inseguimenti dei cronisti a deputati e senatori a 5 stelle. Giovedì pomeriggio un giornalista del programma “La vita in diretta” li ha tampinati tutti e a tutti ha rivolto la stesse domande: "Perché non voterà la fiducia?", "Che opinione ha del turpiloquio di Battiato?". Sono domande da dieci euro certo, ma le risposte sono da cinquanta centesimi : "Io non ho opinione", "abbiamo un portavoce", "ognuno parla come vuole".
Carmelo Bene, un grande antipatico italiano, un giorno fece pipì addosso ai giornalisti che lo avevano criticato. Mai si sarebbe abbassato a fare loro la morale o dar lezioni di deontologia con il linguaggio filosofico di Crimi: "I giornalisti ci stanno tutti sul cazzo". Questi del resto sono i rivoluzionari che a porte chiuse discutono per ore su come allinearsi alla linea del Blog, che è il totem, è l’oracolo che si pronunzia quasi sempre alle ore 15. E se capita che ci siano giornalisti che si battono per la libertà, che rischiano di persona, contro le leggi bavaglio per esempio, "sono come gli stupratori che protestano contro gli stupri". .
Anche l’antipatia italiana sta dunque andando a male. Quando infatti si incontra con la simpatia, si mette a friggere. Così l’imitazione che Fiorello ha fatto del sonno di Crimi ha prodotto in rete reazioni intemerate di dileggio e persino di minacce. Fiorello pensava che mai sarebbe stato indicato da Grllo come candidato alla presidenza della repubblica, ma non immaginava di finire additato come un nemico pubblico: "In Italia si può scherzare sul Papa ma non su Grillo". Ecco: la simpatia è l’acqua benedetta che fa friggere lo zolfo del diavolo.
Il sindaco assunto dai familiari prima dell'elezione in Provincia. E i contributi glieli paga la collettività(di Marco Lillo)
Il Comune e la Provincia di Firenze da quasi 9 anni pagano i contributi per la pensione del dirigente di azienda Matteo Renzi.
Il problema è che l’azienda che ha assunto il giovane Renzi come
dirigente 8 mesi prima di collocarlo in aspettativa (scaricando l’onere
previdenziale sulla collettività) è della famiglia Renzi.
Lo si scopre
leggendo un documento del 22 marzo scorso: la risposta a
un’interrogazione presentata dai consiglieri Francesco Torselli (Fratelli d’Italia) e Marco Semplici (Lista Galli). “Il dottor Matteo Renzi è inquadrato come Dirigente presso l’azienda Chil srl”, scrive il vicesindaco Stefania Saccardi
e aggiunge “alla società presso cui risulta dipendente in aspettativa
il dottor Renzi sono erogati i contributi previsti all’art. 86 comma 3
del Testo unico sugli enti locali”. La legge in questione impone
all’Ente locale di provvedere al versamento dei contributi previdenziali, per gli amministratori locali che, in quanto lavoratori dipendenti, siano stati collocati in aspettativa non retribuita per assolvere al mandato.
La
tentazioni di farsi assumere poco prima dell’elezione per caricare
sull’ente i versamenti pensionistici è forte. Il presidente della
Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è stato al centro di
uno scandalo perché era stato assunto da un Comitato legato al Pd il
giorno prima del 16 febbraio 2008, data in cui comunicava la sua
candidatura a presidente della Provincia.
Ora si scopre che anche Renzi
fruisce della stessa legge. Scrive il vicesindaco nella sua
risposta all’interrogazione: “Renzi risulta inquadrato come dirigente dal 27
ottobre 2003 nell’azienda CHIL srl, gestita dai familiari fino al 2010. Dopo la cessione di ramo d’azienda la nuova
società Eventi 6 Srl è costituita da soggetti privati estranei a
rapporti di parentela”.
In realtà la
Eventi 6, che fattura 4 milioni di euro all’anno nel settore della
distribuzione della stampa, è di proprietà delle sorelle Matilde e
Benedetta Renzi (36 per cento a testa), della mamma Laura Bovoli (8 per
cento) e del fratello del cognato, Alessandro Conticini, 20 per cento.
L’assunzione di Renzi, a differenza di quella di Zingaretti, è avvenuta 8
mesi prima dell’elezione a presidente della provincia, il 13 giugno
2004. Fino a 8 mesi prima dell’elezione, la società di famiglia pagava
molto meno di quanto poi provincia e comune verseranno per la sua
pensione. Spiega il vice-sindaco Saccardi nella sua risposta: “Renzi ha
avuto un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) fino al
24 ottobre 2003 presso la Chil srl. Dal 27 ottobre 2003 è stato
inquadrato come dirigente” [...]
La storia del Renzino Fondatore di aziende a 19 anni
La storia del Renzino Fondatore di Aziende a 19, poi auto-degradatosi a "Dirigente in aspettativa" dell'azienda "di famiglia", e che ora scopriamo che inizialmente era un semplice co.co.co, negli anni si arricchisce sempre di nuovi particolari, e la storia rischia di diventare esilarante quanto - e forse più - della storia delle lauree farlocche di Oscar Giannino.
Del Fondatore Diciannovenne di Aziende avevamo già scritto - unici in rete - appena Renzi & Ciwati avevano deciso di rottamare lo sporco mondo dei profittatori della politica. Ne avevamo scritto in un post del marzo 2009, che avevamo però già dovuto rettificare - in peggio - attraverso unaggiornamentodel 13 Gennaio 2011. Riportiamo una breve sintesi:
IL PRIMO RENZI-CURRICULUM
-1)
[E’ dirigente d’azienda: nel 1994 ha fondato la Chil srl, società di
Marketing Diretto di cui ha poi ceduto le quote, azienda che ad oggi ha
quattro sedi (Bologna, Genova, Roma, Rignano sull’Arno) e una quindicina
di dipendenti, con un fatturato di 3 milioni di euro. In Chil si occupa
di coordinamento e valorizzazione della rete, nella gestione di oltre
duemila collaboratori occasionali in tutta Italia]
-2)
[Il 7 giugno del 2003 dopo la campagna di tesseramento si è svolto il
I° Congresso Provinciale de La Margherita, che lo ha visto rieletto, al
termine di un duro scontro interno, con una maggioranza del 90% ]
-3)
[Renzi è impegnato anche nel settore dell’Associazionismo Cattolico, in
particolar modo nell’Agesci, Associazione Guide e Scout Cattolici
Italiani]
-4)
[Ha scritto, insieme a Lapo Pistelli, il testo di formazione politica
“Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro” (1999) ed è uno dei
coautori, sempre assieme a Lapo Pistelli, di “Mode – Guida agli stili di
strada e in movimento”]
Ed ecco i miei "cattivi pensieri": E'
"dirigente d'azienda"??? perchè ha fondato, a 19 anni, un'"azienda",
che poi ha ceduto? ("poi" quando, a chi? perchè? per quanti euri?) E'
iscritto all'INPDAI come dirigente d'azienda? e con tre milioni di euro
di fatturato mantiene quattro sedi? ed oltre che mantenere quattro sedi
paga quindici dipendenti, e si avvale di "oltre duemila collaboratori
occasionali"??? Tenendo conto che con quei tre milioni deve pagare anche
costi fissi per quattro sedi e quindici dipendenti, quanto cazzo potrà
dare, all'anno, agli "oltre duemila collaboratori esterni"? Un bancomat?
IL SECONDO RENZI-CURRICULUM
Cresce a Rignano sull’Arno, dove i genitori abitano ancora e dove il
padre è da sempre impegnato in politica. Studia a Firenze, prima al
Liceo ginnasio Dante e poi all'Università di Firenze, dove si laurea nel
1999 in Giurisprudenza, con una tesi dal titolo “Firenze 1951-1956: la
prima esperienza di Giorgio La Pira Sindaco di Firenze”.
Ha lavorato con varie
responsabilità per la CHIL srl, società di servizi di marketing (di
proprietà della sua famiglia) di cui è dirigente in aspettativa, in
particolare coordinando il servizio di vendita del quotidiano La Nazione
sul territorio di Firenze.[Fonte: Wikipedia]
Adesso, afferrate
le piccole, insignificanti differenze? Allora, il "ghe renzi mi" a 19
anni non ha fondato una mazza; la CHIL era "l'azienda di famiglia".
Renzi non ha ceduto alcunchè, per la semplice ragione che non può cedere
aziende altrui; Renzi non era il proprietario, ma un dipendente,
assunto come "dirigente" dal suo papi; se sia mai stato iscritto
all'INPDAI o al Fondo Mario Negri, vi farò sapere; spariscono i "grandi numeri", i duemila
collaboratori esterni, le quattro sedi, i quindici dipendenti; sparisce,
infine, il "marketing diretto". Da altre fonti, abbiamo scoperto che il
"marketing diretto" consisteva nell'organizzare lo "strillonaggio" de
"La Nazione" sul territorio di Firenze. Ecco, questo è il Renzi
imprenditore, e creatore d'aziende di successo a 19 anni.
L'epilogo
Adesso, grazie all'emergere dello scandaletto dell'aspettativa di nove anni come dirigente, con contributi a carico della collettività, forse cominciamo ad avere il quadro definitivo. Dunque, Matteo Renzi a 19 anni non fonda un cazzo. Nessuna "azienda di Marketing Diretto".Viene semplicemente assunto, con semplici contratti da co.co.co., dall'aziendina di famiglia, che organizza lo strillonaggio in provincia di Firenze di giornali di destra (gruppo Monti-Riffeser).
Improvvisamente, appena Renzi comincia a brigare per la candidatura a Presidente della Provincia, la Chil sente il bisogno di avere un Dirigente. Matteo da co.co.co. diventa Dirigente. Vogliamo pensar male? Un'aziendina di strinnolaggio a conduzione familiare non ha bisogno di un dirigente. Ma tant'è... Se non sarà eletto, potrà sempre dimettersi o essere dimesso da dirigente. In caso contrario, diventerà dirigente in aspettativa, per anni, con contributi previdenziali a carico della collettività.
La "vicesindachessa di Firenze, come abbisamo detto, si affretta a farci sapere che "...dopo la cessione di ramo d’azienda la nuova
società Eventi 6 Srl è costituita da soggetti privati estranei a
rapporti di parentela...”
Perchè evidentemente un'aziendina di strillonaggio è divisa in "rami dìazienda". La vicesindachessa ci spiega (excusatio non petita) che la "Eventi 6 srl" "...è costituita da soggetti privati estranei a
rapporti di parentela...”
Vero? No. Falso: la
Eventi 6, che fattura 4 milioni di euro all’anno nel settore della
distribuzione della stampa, è di proprietà delle sorelle Matilde e
Benedetta Renzi (36 per cento a testa), della mamma Laura Bovoli (8 per
cento) e del fratello del cognato, Alessandro Conticini, 20 per cento. Insomma, tutto in "famigghia"
Facciamo un po' di conti
Attualmente la retribuzione minima contrattuale di un Dirigente Commercio si aggira intorno a 95.000 euro lordi. I contributi previdenziali sono circa un terzo della retribuzione lorda, quindi sono pari a circa 31.700 euro annuali. Che moltiplicati per 9 anni danno la bella cifra di 285.000 euro. Senza considerare gli interessi composti, e la rivalutazione monetaria.
Non si va lontani dal vero calcolanco che la tempestiva trasformazione del Renzino da co.co.co a Dirigente sia stata una fortunata circostanza, che ha portato al Renzino "provvidenze" valutabili complessivamente in non meno di 400.000 euro. Complimenti, rottamator-fustigatore.
Vedo scorrere ossessivamente, su RaiNews24, il banner "Plauso generale a Napolitano". Se avessi voglia e tempo per scatenare una rissa, chiederei alla RAI una rettifica del banner: "Plauso quasi generale".
Già... perchè il mio plauso non c'è, e quindi il banner è truffaldino. Non c'è per un sacco di ragioni:
-a) perchè premia, mantenendolo in vita ancora per mesi, quel Mario Monti che è stato un disastro per l'economia e per la giustizia sociale, e per lo squallore di quella "salita in campo" che non avrebbe dovuto esserci;
-b) perchè sull'altare di riforme che non si faranno, manterrà in vita ancora per mesi un'ammucchiata ancora peggiore di quella precedente e fallimentare. A quell'ammucchiata si aggiunge la Lega, e la ciliegina del "tacito assenso" di Grillo, che potrà conservare il posto ai 162 scalzacani, e gli introiti alla Casaleggio & G;
-c) perchè nessuno si illude - a meno di non essere un folle - che una tale ammucchiata trovi il purchè minimo accordo su legge elettorale, conflitto d'interessi, incandidabilità, lotta alla corruzione, e quant'altro;
-d) perchè fra alcuni mesi, quando saremo finalmente costretti a "prendere atto", il debito pubblico sarà salito al 135%, lo spread avrà superato livello 400, e la disoccupazione sarà a 4 milioni. E tutto diventerà più difficile.
Personaggi di alto profilo
Stamattina si era parlato di un gruppo di dieci "personaggi di alto profilo". Nel pomeriggio è uscita la lista dei "personaggi di alto profilo", e sono rimasto di sale. Dubito che Napolitano abbia scelto di persona questa gente. Queste persone sono state scelte - diciamo così - con in mano il "Manuale Cencelli" leggermente modificato: tre membri di area centro-sinistra, altrettanti di area centro-destra (incluso un leghista), due montiani, e due che si intendono di qualcosa. Insomma, un pastrocchio incommestibile.
Ma vediamo chi sono questi dieci personaggi di "alto profilo" (io sono riuscito ad indididuarne tre, cercate voi gli altri sette):
IL GRUPPO DEDICATO ALLE RIFORME ISTITUZIONALI
VALERIO ONIDA: Uno dei pochi con un curriculum presentabile. Professore di economia presso l'Università Commerciale Luigi Bocconi e all'Università degli Studi di Milano. È eletto Giudice Costituzionale dal Parlamento nel gennaio 1996. È eletto presidente il 22 settembre 2004. Cessa dalla carica di presidente della Corte costituzionale il 30 gennaio 2005. Attualmente è docente di Giustizia Costituzionale presso l'Università degli Studi di Milano. Nel 2010 si è candidato alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano, arrivando terzo, dopo Pisapia e Boeri. È stato Presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti. È il presidente del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.
MARIO MAURO: Si è laureato in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove ha studiato nel Collegio Augustinianum. Membro del gruppo cattolico Comunione e Liberazione, è stato responsabile nazionale per la scuola e l'università di Forza Italia. Italoforzuto di lungo corso (prima entrata in parlamento nel 1999), nel Gennaio 2013, in vista delle elezioni, esce dal PdL per entrare nella Lista Cinica di Monti. Non si conoscono sue particolari competenze né in materie economiche, né in materie istituzionali.
GAETANO QUAGLIARIELLO: (per il partito "Come si Cambia) - Iscritto in giovane età al Partito Radicale, di cui diventavice-segretario nazionale. Ebbe un ruolo attivo nelle attività promosse dal partito, quali le campagne referendarie sull'aborto, il nucleare e la caccia, oltre che la biocard, un testamento biologico in cui il sottoscrittore poteva rifiutare anche l’idratazione forzata (poi passò agli insulti a papà Englaro - NdR). Nel corso di una marcia antinuclearista contro la base militare americana de La Maddalena, assieme a Francesco Rutelli viene arrestato per essere entrato in una zona off limits (Poi fu fulminato sulla via delle otto centrali nucleari di Berlusconi - NdR)).
Al dibattito parlamentare sul caso di Eluana Englaro, ha insultato papà Englaro gridando: «Eluana non è morta, è stata ammazzata». È inoltre secondo firmatario del ddl S.1880 sul processo breve. Nel gennaio 2011 ha firmato, insieme a Roberto Formigoni ed altri, una lettera aperta per chiedere ai cattolici italiani di sospendere ogni giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi, indagato dalla procura di Milano per concussione e prostituzione minorile.
LUCIANO VIOLANTE: Luciano Violante nacque in Etiopia, in un campo di concentramento dove la famiglia fu internata per volontà degli inglesi in quanto il padre, giornalista comunista, era stato costretto dal regime fascista a emigrare in Etiopia. I componenti della famiglia furono liberati alla fine del 1943 ed al termine della seconda guerra mondiale. fu presidente della Commissione parlamentare Antimafia dal 1992 al 1994. Fu lui a raccogliere le deposizioni choc di Tommaso Buscetta che rivelò l'esistenza del terzo livello della mafia, cioè il legame con il mondo politico.
IL GRUPPO DEDICATO A PROBLEMI ECONOMICO-SOCIALI E A RAPPORTI CON L'EUROPA
ENRICO GIOVANNINI: Dal 24 luglio 2009 è Presidente dell'ISTAT. Prima della nomina ha ricoperto dal 2001 la carica di Chief Statistician e Director of the Statistic Directorate presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) di Parigi. Dal 2002 è professore ordinario di Statistica Economica presso l'Università degli studi di Roma "Tor Vergata". È stato membro della "Commissione Stiglitz" istituita dal Presidente francese N. Sarkozy e presidente del Global Council sulla "Valutazione del progresso delle società" creato dal World Economic Forum. Dal 2011 è presidente della Conferenza degli statistici europei, della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite. Inoltre, è presidente del Board del progetto "International Comparison Programme" condotto dalla Banca Mondiale per il calcolo delle parità dei poteri d'acquisto a livello mondiale ed è presidente dello Statistical Advisory Board per il calcolo dell'Indice dello Sviluppo Umano del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite.
GIOVANNI PITRUZZELLA: Laureato in Giurisprudenza all'Università di Palermo nel 1982. Dal 1986 al 1994 è stato professore associato di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Cagliari. Dal 1998 è professore ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Palermo dove è anche docente nella Scuola di specializzazione in Diritto europeo. Svolge la professione di avvocato cassazionista. Ha ricoperto numerosi incarichi fra cui quello di consulente giuridico sia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (governi Ciampi e Dini) che presso la Presidenza della Regione Siciliana (governi Capodicasa, Cuffaro e Lombardo) e l'Assemblea regionale siciliana. Il 18 novembre 2011 i presidenti di Camera e Senato lo hanno nominato presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in sostituzione di Antonio Catricalà, dimessosi in quanto nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Monti.
SALVATORE ROSSI: Membro del Direttorio della Banca d'Italia (Vice Direttore Generale) e membro del Direttorio integrato dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni. Dal 2011 fa parte del Consiglio di Presidenza della Società Italiana degli Economisti. Dal maggio 2012 è membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione del Centro Internazionale di Studi Monetari e Bancari (ICMB) di Ginevra.
GIANCARLO GIORGETTI: Laureato in economia all'Università Bocconi di Milano, commercialista professionista e revisore contabile, è parlamentare alla Camera dei deputati fin dal 1996, sempre con la Lega Nord Padania (nel 2001 viene rieletto nel collegio maggioritario di Sesto Calende). Sino al 2004 ha ricoperto la carica di sindaco di Cazzago Brabbia alla guida della lista "Lista per Cazzago - Lega Nord Padania". Il 5 gennaio 2008 partecipa al summit fra Lega Nord e Lega dei Ticinesi, tenutosi al Grott dal Prévat di Bosco Luganese, al quale sono presenti il Segretario federale del Carroccio Umberto Bossi, il Presidente dei leghisti svizzeri Giuliano Bignasca ed altri.
FILIPPO BUBBICO: una laurea in architettura. In politica dal 1980 nell'area PCI-PDS-DS-PD. Sempreverde lucano, di cui si ignorano le specifiche competenze economiche.
ENZO MOAVERO MILANESI: è un giurista e avvocato italiano. È stato nominato Ministro per gli Affari Europei del governo Monti il 16 novembre 2011. È stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell'Unione europea in Lussemburgo, ed ha collaborato con la Commissione europea in qualità di direttore generale del Bureau of European Policy Advisors. Dal 1995 al 2000 è stato scelto da Mario Monti, al tempo commissario europeo, quale capo gabinetto, prima alla concorrenza e poi al mercato interno. Dal 2002 al 2005 è stato vice segretario generale della Commissione europea. Candidato alle Elezioni politiche del 2013 con la lista Montidel, non viene eletto al Parlamento.
Sinceramente, tolti i nomi di Valerio Onida, di Enrico Giovannini e di Salvatore Rossi, non riesco a scorgere gli altri "personaggi di alto profilo". E per piacere nessuno mi ricordi che questa banda fatta col Manuale Cencelli esibisce alla guida Mario Monti. Meglio stendere un velo pietoso.
Ora le cose sono chiare: se il PD collaborerà a fare qualcosa per il risanamento dell'economia, perderà consensi alla stessa velocità di questi ultimi mesi; se si opporrà, sarà accusato di lavorare per l'ingovernabilità. Grillo potrà gridare ancora all'ammucchiata, e mentre cominciava a mostrare (anche nei sondaggi) i segni dell'inevitabile declino, noi partiti "responsabili" lo rianimeremo.
Il mandato di Napolitano scadrà il 15 maggio; se manterrà il punto di portare a termine il suo mandato, non voteremo prima dell'autunno. Avremo perso sei/otto mesi, e voteremo col Porcellum, con mezzo milione di disoccupati in più, e senza aver varato una sola riforma seria. A quel punto, è probabile che ci possa essere una maggioranza assoluta del centro-destra alla Camera, ma una maggioranza relativa del PD al Senato.
Ci stiamo avvitando, ma oggi tutti, secondo RaiNews24, "plaudono a Napolitano". Tutti, meno uno. Tafanus
Principali interpreti: Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke, Rainer Bock, Rosa Enskat, Peter Benedict, Peter Weiss, Christina Hecke, Claudia Geisler, Deniz Petzold, Carolin Haupt, Peer-Uwe, Teska, Elisabeth Lehmann, Thomas Neumann, Anette Daugardt, Thomas Bading, Susanne Bormann – 105 min. – Germania 2012.
(Recensione di Angela Laugier)
Il film racconta la storia di Barbara, una giovane donna, già medico a Berlino Est, quando il muro che divideva in due l’antica capitale tedesca era ancora saldamente in piedi. Di lei e del suo passato berlinese si conosce poco, poiché il film ce la mostra mentre svolge la sua professione nell’ospedale di una cittadina presso il Baltico, alquanto tetra. Si apprende che la donna è stata qui confinata per aver chiesto un permesso di espatrio, ragione sufficiente perché i suoi movimenti ora siano controllati continuamente da persone che ne osservano spostamenti e attività, come l’uomo della Stasi, che staziona, con l’ auto, in permanenza, sotto casa sua, o come la portiera dello stabile, che cerca ogni scusa per spiarla o come il medico André, che lavora con lei all’ospedale e che di lei conosce tutto.
Questa parte del film è decisamente la più interessante e la meglio costruita, perché ci immerge, con molta semplicità, grazie anche alla straordinaria qualità dell’interpretazione severa dell’attrice Nina Hoss, nell’atmosfera soffocante della dittatura, che ha messo in atto un sistema capillare di spionaggio della vita privata di ciascuno, seminando angoscia e costringendo tutti a sospettare di chiunque: di chi si incontra per strada, del collega di lavoro, di chi suona alla porta di casa. Le visite inattese, infatti, per Barbara sono quasi sempre foriere di violente perquisizioni, di umilianti visite corporali, di sgradevoli interrogatori, cosicché, quando arriva un artigiano, inviato da André, in grado di riparare il suo pianoforte scordato, l’utilizzo del quale potrebbe rasserenarla e farle dimenticare lo squallore dell’abitazione che le è stata assegnata, il panico si impadronisce di lei, inducendola ad accoglierlo con aggressività dura e scortese, assai comprensibile, però.
André, il suo collega di lavoro, giovane medico confinato anche lui in quell’ospedale, costretto a interrompere una brillante carriera da ricercatore (in seguito a un incidente gravissimo di cui porta la responsabilità), vorrebbe diventarle amico, o magari qualcosa di più: vedendo il suo agire affettuoso e quasi materno nei confronti dei giovani ricoverati si è convinto che la scorza dura di lei ne nasconda la fragilità e la profonda capacità di amare teneramente. Ogni tentativo di demolirne le difese, tuttavia, non ha successo, anche perché Barbara ha un fidanzato danese, Jörg, col quale si incontra, quando può, eludendo i suoi sorveglianti con mille sotterfugi e fra mille difficoltà.
Con Jörg la donna vorrebbe andare a vivere in Danimarca, seguendo un piano di fuga attraverso il mare che in breve tempo dovrebbe portarla da lui. Nel frattempo, però, alcuni misteri si diradano e rendono il giudizio di lei sulle persone che le stanno appresso meno affrettato e meno sospettoso, ciò che avvia il film verso un finale diverso (ma non troppo!) da quello che ci si aspetta, in realtà, però, alquanto pasticciato e lacrimoso. Anche in questo caso, dunque, ci troviamo di fronte a un’opera che non riesce a concludere in modo convincente le vicende molto ben presentate all’inizio, cosicché, certo al di là delle intenzioni del regista, consente anche maliziose interpretazioni, che modificano un po’ l’immagine che di Barbara il regista ci aveva voluto offrire. Personalmente, siccome non mi commuovo facilmente, ho avuto qualche dubbio circa l’avvicinamento di Barbara ad André che, guarda caso, avviene dopo che la donna ha potuto osservare la bella casa di lui, piena di libri e di begli oggetti, immersa nel verde di un giardino bello e accogliente…La Danimarca può attendere! Nessun rapporto, nonostante quanto afferma la locandina, col film Le vite degli altri, finora il solo drammatico e bellissimo racconto della Germania comunista e della feroce dittatura che vi dominava.
Con Enzo Jannacci, se ne va un altro pezzettino della mia gioventù... Enzo l'ho conosciuto davvero dagli inizi. La mia prima casa è stata in via Pagliano, a Milano, a 500 metri dal mitico "Intra's Derby Club" dove forse è nato il cabaret italiano. Del "Derby" eravamo frequentatori abituali: io, mia moglie, e un gruppetto di fortunati "expats" di ogni angolo d'Italia, e spesso facevamo fatica a capire il milanese stretto che era la lingua ufficiale del Derby. E' li che abbiamo scoperto la Milano che non era capace solo di "laurà", ma anche di ridere, di prendersi in giro.
Al Derby sono nati quasi tutti: il trio dell'amico Enrico Intra faceva dell'ottima musica jazz, intervallata da sconosciuti cabarettisti: Teo Teocoli, i Gatti del Vicolo Miracoli", Nanni Svampa, Enrico Beruschi, Franco Visentin (che accompagnandosi con la sua chitarra cantava tutto il repertorio di Brassens da lui tradotto in milanese), Cochi & Renato, Lino Toffolo che sembrava perennemente sbronzo, Felice Andreasi e la sua faccia triste, tale Bruno Lauzi, Boris Makaresko che leggeva passaggi del suo demenziale dizionario dal titolo "Le Scemantiche Illustrate", e poi lui, Enzo Jannacci, questo finto timido, dall'aspetto spiritato, che sembrava sempre sul punto di inciampare su qualcosa, ma era sempre in piedi..
Ti dicono che oltre che cantare "I Scarp del tenis", e canzoni demenziali come L'Armando e La Banda dell'Ortica, è anche medico, cardiochirurgo, specializzato alla scuola di Barnard in Sud Africa, e quasi non ci credi. Trova il tempo, fra la cardiochirurgia e il cabaret, di diplomarsi al Conservatorio di Milano in Armonia, Composizione, Direzione d'orchestra, e di fare otto anni di pianoforte.
Questo omino sbilenco che sembra inciampare nelle note, scopri che ha suonato con mostri sacri del jazz come Bud Powell, Chet Baker, Stan Getz, Gerry Mulligan... E poi con un'altra persona a me cara, Franco Cerri: il più grande chitarrista jazz europeo dell'ultimo mezzo secolo, col quale ho avuto il piacere di avere rapporti di lavoro per ragioni di pubblicità (...il famoso "uomo in ammollo"...), e ho avuto il dolore di conoscere il figlio, giovane, promettentissimo bassista, morto giovanissimo, e facendo invecchiare Franco di dieci anni in un momento.
Con Enzo Jannacci sparisce un altro pezzo di quella Milano civile, ottimista, sempre in movimento, sempre in crescita, culturalmente viva, che ho tanto amato, e che è finita cogli anni di piombo, col rampantismo e il craxismo, con le crisi sempre più ravvicinate, sempre più lunghe, sempre più profonde, e che alla fine si è incattivita con l'arrivo del leghismo e del berlusconismo. Una città che ormai ti guarda e si guarda in cagnesco...
Strana, quella Milano del Derby... la politica non era cattiva come adesso. Mio fratello (di sinistra) è stato amico intimo di Boris Makaresko senza conoscerne le idee politiche, e di Enrico Beruschi, uomo di destra, senza alcun problema. Con Franco Visentin abbiamo fatto una vacanza insieme, in Calabria, e di sera, sulle deserte, profondissime spiagge di Roccella Jonica, dove tutti parlavano il "calabrese estremo", si spandeva la magia della chitarra e della voce di Franco che cantava Brassens in meneghino, e nessuno sapeva di che colore fosse l'altro, né ha mai pensato di accertarsene...
Strana, quella Milano del Derby, dove ogni tanto spuntava quel fantastico artista che risponde al nome di Bruno Lauzi, che solo qualche anno prima mia moglie aveva frequentato per alcuni mesi alla Sorbona, dove entrambi erano finiti per uno stage della Scuola Interpreti (Marisa da Napoli, Bruno da Milano)... poi la vita li ha fatti perdere di vista. Lo ha incontrato di nuovo decenni dopo, coi primi, ma visibilissimi segni del morbo di Parkinson. Una chiacchierata, e via. Un paio d'anni dopo, non c'era più.
Ecco perchè alcuni personaggi non avrebbero il diritto di andarsene prima di noi. Perchè ci tolgono un pezzetto della nostra gioventù. Ciao, Enzo...
Oggi sono troppo scoglionato e stanco per aver voglia di scrivere una analisi mia su quanto sta succedendo nella politica italiana. Confesso che avverto un certo grado di stanchezza anche nei confronti di Napolitano e del suo incaponimento nel perseguire un governo del "tutti insieme appassionatamente" (comunque lo si voglia definire). Sarebbe un modo certo per portare il PD e la sinistra in generale al suicidio.
"Abbiamo già dato", titola Teresa Scherillo il suo bellissimo post su LeftWing. Lo condivido totalmente. Non saprei cosa aggiungere, non saprei cosa togliere. Lascio ai lettori ulteriori riflessioni e commenti. Tafanus
Si dice che occorra sempre mettere l’interesse del paese
prima dell’interesse di partito. Come se in questa lunga stagione di
leadership carismatiche, narcisistiche e irresponsabili, piene soltanto
di sé, avessero abbondato i dirigenti capaci di preoccuparsi del proprio
partito, al di là del proprio destino individuale. Ma che interesse ha
l’Italia a ritrovarsi con un Partito democratico sotto la soglia
dell’irrilevanza? È nell’interesse del paese che siano Silvio Berlusconi
e Gianroberto Casaleggio a contendersi da domani il governo della
Repubblica? Quale idea di interesse nazionale può essere conciliabile
con uno scenario in cui le istituzioni democratiche siano ostaggio di
due contrapposti populismi?
In questo caso, ci pare che l’interesse del Partito
democratico venga prima dell’interesse del paese, ma solo in senso
cronologico: perché dopo la disintegrazione del Pd sarebbe arduo
ipotizzare la rinascita economica e civile di un’Italia divisa tra
grillini e berlusconiani. E che questo sarebbe l’esito di una nuova
unità nazionale tra Pd e Pdl non è difficile da dimostrare, visti i
precedenti. Quello che ancora andrebbe dimostrato è semmai quale sia
l’utilità di una terapia che ha già dato simili frutti, senza peraltro
offrirne di migliori sul fronte della concreta azione di governo: dallo
scandalo sociale degli esodati con cui ha esordito al disastro
diplomatico dei marò con cui ha ingloriosamente chiuso la sua
esperienza.
Gli argomenti utilizzati nel novembre 2011 per
indurre il centrosinistra ad accettare una maggioranza di unità
nazionale con il Pdl ormai non sono più ricevibili. La situazione di
oggi differisce infatti da quella di allora per un significativo,
ancorché molto trascurato, dettaglio: ci sono state le elezioni.
Elezioni in cui la maggioranza che ha sostenuto il governo Monti è
passata dal 75 al 55 per cento: pochino, per parlare di unità nazionale.
Nel frattempo, dal novembre 2011 a oggi, il Movimento 5 stelle è
passato però dal 5 al 25 per cento: parecchio, per essere messi al bando
come forza antisistema.
È possibile immaginare di ripetere in qualsiasi forma
una maggioranza di unità nazionale tra i partiti che alle ultime
elezioni hanno perso rispettivamente tre e sei milioni di voti, tenendo
fuori proprio coloro che contestando il loro governo i voti li hanno
quintuplicati? Perché si possa parlare ragionevolmente di unità
nazionale occorre che almeno i tre principali partiti votati dagli
elettori, che hanno raccolto quasi gli stessi consensi, ne riconoscano
l’esigenza: un’alleanza tra due di essi contro il terzo non sarebbe una
maggioranza di unità nazionale, ma semplicemente un’alleanza politica.
I risultati delle ultime elezioni, però, parlano chiaro.
Silvio Berlusconi ha fatto appena in tempo a sfilarsi, per condurre una
campagna elettorale da oppositore del governo Monti: tanto gli è
bastato per ottenere un recupero prodigioso, dopo avere abbandonato
Palazzo Chigi nell’ignominia, e l’Italia sull’orlo della bancarotta,
appena un anno prima. Con simili premesse, tanto incoraggianti per il Pd
da non consentire dubbi, allora, sulla sua imminente vittoria
elettorale, la coalizione di centrosinistra ha toccato il suo minimo
storico. Perché questo è quello che è successo: dopo il conclamato
fallimento del governo Berlusconi, al termine del più lungo ciclo di
governo della destra, otto anni su dieci dal 2001 al 2011, il
centrosinistra ha raggiunto alle elezioni il suo minimo storico. Come è
stato possibile?
Non c’è bisogno di chiamare Sherlock Holmes per
scoprire la soluzione di un simile enigma. Evidentemente la risposta
deve trovarsi nel lasso di tempo intercorso tra il crollo del governo
Berlusconi e le successive elezioni. Ma che cosa ha fatto il Pd in quel
momento decisivo, tra novembre 2011 e febbraio 2013, lo sappiamo già: lo
stesso esperimento che in tanti oggi lo invitano a ripetere, con gli
stessi argomenti di allora. Non può esserci dubbio, pertanto, su quale
sarebbe l’esito di una simile scelta, comunque si tentasse di
camuffarla.
Il Partito democratico ha già dimostrato il suo
senso di responsabilità, tentando tutte le strade possibili per la
formazione di un nuovo governo. L’unica formula che finora non ha voluto
tentare è la riedizione di quella stessa “strana maggioranza” che ha
sostenuto il governo Monti. Per due ragioni elementari: perché ha
dimostrato di non funzionare e perché si tratta esattamente della
formula che gli italiani hanno bocciato con il voto. Prima di tornare su
quella strada, pertanto, non si vede come si possa evitare di tornare
davanti agli elettori, chiedendo loro di giudicare sulle scelte compiute
e sulle scelte da compiere in questa fase delicatissima.
Se il secondo partito del paese, il Movimento 5
stelle, non vuole appoggiare nessun governo, è giusto che siano gli
italiani ad avere l’ultima parola. E a dire se per questo il non-partito
di Beppe Grillo merita la maggioranza assoluta cui dice di aspirare o
se deve piuttosto essere rapidamente allontanato dalla stanza dei
bottoni e delle responsabilità, per manifesta incapacità di esercitarle.
...e mentre a Roma scorrono frenetiche le ore fra consultazioni e lavoro dei "pontieri", un 85% abbondante del "Nuovo che Avanza" è già tornato a casa. la Pasqua e la pasquetta sono evidentemente più importanti della Quaresima dell'Italia... Tafanus
Nuova assemblea M5. Nel Movimento 5 Stelle si discute
se aprire a un esecutivo guidato da una figura "fuori dai partiti", un
esecutivo "pseudo-tecnico", come lo ha definito Vito Crimi durante la
riunione in corso a Montecitorio (...forse un giorno qualcuno riuscirà a svegliare dal letargo Vito Crimi, che così potrà spiegarci cosa cazzo sia un "esecutivo pseudo-tecnico"... NdR)
Il capogruppo dei grillini al Senato
che oggi pomeriggio salirà al Colle con Roberta Lombardi, capogruppo
alla Camera, ha spiegato ai pochissimi parlamentari presenti - una
ventina al massimo, la maggior parte ha già lasciato Roma per il weekend
di Pasqua - che "dovrebbero darci una rosa di nomi" e "se sono fuori
dai partiti" il Movimento 5 Stelle è disposto a valutare. Con l'avallo
di Beppe Grillo, ovviamente, con cui Crimi tiene un filo diretto (...come Ambra Angiolini con Boncompagni? NdR)
Il
leader del Movimento ha avuto questa mattina un colloquio al telefono
con Napolitano, e della telefonata ha riferito anche Crimi durante la
riunione. Ma alcuni esponenti del Movimento smentiscono la proposta di
nomi e ribadiscono che la linea non cambia: "Non è una questione di
società civile, di tecnici o 'psudotecnici': noi vogliamo un Governo 5
Stelle. Se il presidente Napolitano ci darà la possibilità di crearlo ci
riuniremo e anche grazie alla rete sceglieremo i nomi", ha detto Luigi
Di Maio, vicepresidente della Camera del M5S (...questi "alcuni esponenti" si sono ben guardati dallo spiegare con quali voti dovrebbe passare il c.d. "Governo a 5 Stelle". Ma forse non sanno che i governi nascono con un voto di fiducia delle Camere. Pensano che nascano coi "mi piace" su facebook. NdR)
La notizia arriva da un tweet di Paolo Calvani,
responsabile della comunicazione Mediaset: il sindaco di Firenze, si
legge, “sarà ospite di un noto programma tv di intrattenimento di prima
serata”. Pensare subito alla serata serata d’esordio del talent show di
Maria De Filippi è naturale e proprio da Amici, infatti, arriva la
conferma: Matteo Renzi sarà ospite il 6 aprile di Maria De Filippi (fonte: kataweb)
Finalmente. Dopo aver visto Renzi su tutte le reti nazionali, e persino su "Tele-Scandicci" e "Tele Arno Riva Destra", avvertivamo due gravi lacune: Maria De Filippi e Gigi Marzullo. Per quanto riguarda "Amici", Matteo rimedierà il prossimo 6 Aprile. Non è ancora fissata una data per Gigi Marzullo. Speriamo presto. Tafanus
Antonio Venturino con l'auto blu (...sarà ad idrogeno...)
Web all'attacco di Antonio Venturino, il vice presidente
dell'Assemblea regionale siciliana che ieri è andato in missione a
Niscemi con una vettura dotata di autista e lampeggiante. Dichiara di
non possederne una sua privata ma tra gennaio e febbraio ha incassato
1100 euro di rimborsi benzina: su siti e blog impazza la polemica(palermo.repubblica.it)
PALERMO - Dopo la missione con l'auto blu, alla quale aveva rinunciato pubblicamente (GUARDA IL VIDEO), scoppia un'altra grana per Antonio Venturino, il vice presidente grillino dell'Assemblea regionale siciliana, già finito al al centro delle polemiche
con i sostenitori del movimento per l'entità della cifra restituita
alle casse pubbliche.
Adesso Venturino, che dichiara di non possedere
un'auto, tra gennaio e febbraio dall'Ars ha incassato 1100 euro di
rimborso carburanti. Un dettaglio che ad alcuni attenti osservatori del
Movimento 5 Stelle non è sfuggito: "Ma visto che avevi dichiarato di
non avere un auto, a cosa ti servono gli oltre 1.100 euro di
rimborso carburante? Ma scusa non avevi detto che eri stato costretto
ad usare l'auto blu di servizio al gruppo perché non avevi l'auto?"
chiede Ciccio sul blog ufficiale "Sicilia5Stelle".
Aggiunge Max Ros: "Ma se non hai la macchina come mai hai preso 1100
Euro di rimborso carburante?" E Carmine Lentini rincara la dose:
"Scusate, ma dopo aver pubblicato il certificato di rinuncia
all'autoblu, come si giustifica l'utilizzo di quest'ultima per scopi
istituzionali?" C'è anche chi la butta sull'ironia: "Sei male
informato, Antonio ha dichiarato: "qualcuno dirà che era un'auto blu,
ma non lo è" Infatti si vede chiaramente nella foto che è rosa fucsia"
scrive Gabriele B.
E' la dichiarazione che compare anche sul
blog "Assurdita5stelle", dove il caso Venturino tiene banco. Le
dichiarazioni del vice presidente dell'Ars in occasione della trasferta
di Niscemi vengono impetosamente confrontate con i suoi rimborsi spese
pubblicati sul blog ufficiale: "Perche mi fa questa domanda? Perche non
avete che cosa scrivere?" aveva detto ai cronisti a Niscemi, "non è
un'auto blu, ma di servizio. Ovviamente siamo venuti con l'auto di
servizio. Qualcuno dirà che era un'auto blu, ma non lo è. Siccome noi
oggi siamo venuti da Palermo e dobbiamo fare un altro giro, e siccome io
la macchina non ce l'ho e a piedi sarebbe stato complicato, in
bicicletta sarebbe stato un po' difficile anche perché avrete visto lo
stato fisico in cui mi trovo. Quindi per motivi di tempo abbiamo usato
un'auto di servizio, chiamiamola auto aziendale, dell'azienda Assemblea Regionale Siciliana".
Poi le dichiarazioni: "Gennaio 2013. Oltre
ai 2500 Euro netti, ho trattenuto la somma di 773.30€ per la benzina, di
170.00 Euro di spese varie e di 140€ per i pasti. Febbraio 2013. Oltre
ai 2500 Euro netti, ho trattenuto la somma di 387.02 Euro per la benzina , di
175.00 Euro per il trasporto su mezzi pubblici, di 500.00 Euro per
l'alloggio, di 728.00 di spese varie e di 108 Euro per i pasti".
E giù
commenti: "Non so quanto costi in Sicilia un abbonamento per il
trasporto pubblico, ma quei 175 € sanno tanto di taxi", dice Visenna
Zilla. Che aggiunge: "Farei anche notare che, non avendo l'auto di
proprietà, con il tappeto volante a benzina fa mezzo chilometro al litro
(usufruisce del tipo di rimborsi chilometrici non esattamente
favorevole all'amministrazione)". Arrigo Toffolatti punta il dito sui
"728 di spese varie a febbraio". "Pensa c'è gente che ci deve
vivere un mese".
"Non è un'auto blù ma una vettura di servizio". È costretto a rifugiarsi
in un sofisma degno degli azzeccagarbugli della Prima Repubblica, il
vicepresidente dell'Ars Antonio Venturino. Per difendersi da un
comportamento di cui non dovrebbe dare alcuna spiegazione: l'utilizzo di
una vettura dell'Ars per un incontro istituzionale. Peccato che
facciano sorridere le sue parole, e il web rilancia questo sentimento,
se accostate a quelle che Venturino pronunciò solennemente in un video
confezionato da M5S qualche mese fa: "L'autoblù? Può restare
parcheggiata da qualche parte, noi non la utilizzeremo assolutamente".
Non era affatto tenuto, il neo-deputato grillino, a fare
quell'affermazione, a gettarla in pasto ai tifosi dell'antipolitica, a
indicare un modus operandi estremo: niente benefit, in ogni caso. E
invece eccolo qui, il seguace di Grillo, prendere carta e penna e
scrivere al presidente dell'Ars per chiedere una vettura di servizio
("con autista", specifica) e poi balzare sul sedile di quel simbolo
della casta. Eccolo qui respingere con fare scostante i rilievi: "Io non
ho l'automobile e mica posso venire qui in bicicletta".
Ora, a parte il fatto che Venturino dovrebbe spiegare perché fra gennaio
e febbraio ha dichiarato di aver trattenuto 1.100 euro come "rimborso
spese benzina", il punto è un altro: lodevole l'intento di eliminare
sprechi e privilegi, encomiabile la restituzione di parte dei compensi
da parte dei "cittadini a 5 stelle" eletti all'Ars. Ma risibile l'idea
che la politica non abbia i suoi costi. Gli stessi grillini attingono
alle spese dell'Assemblea per pagare 13
collaboratori che contribuiscono a scrivere interrogazioni e disegni di
legge. E non si scandalizzano per questo.
E allora Venturino e i
suoi colleghi dovrebbero riflettere sul fatto che i facili proclami a
volte non pagano. Anzi, possono trasformarsi in formidabili boomerang.
Specie se utilizzi la rete che, come ben sanno gli esponenti di M5S, non
perdona.
...così si conclude la storia politica di un tizio che un giorno aveva deciso di lanciare un'OPA sul PD... Ha finito col chiedere asilo politico al partitone di Antonio Ingroia, che non è stato in grado di eleggere neanche Antonio Ingroia stesso, nonostante si fosse candidato in tutta Italia tranne che in Val DìAosta.
Ora Di Pietro potrebbe ricominciare da dove era partito: alle prossime comunali, potrebbe candidarsi come consigliere al Comune di Montenero di Bisaccia. Potrebbe farcela.Tafanus
Grillo non è il primo che vuole la chiusura de l'Unità. L'hanno preceduto altri, tra i quali, guarda caso, anche Silvio Berlusconi. Su un punto invece riconosciamo a Grillo un primato: nemmeno Berlusconi avrebbe avuto il coraggio di proporre un prolungamento del governo Monti. (di Claudio Sardo - l'Unità)
Ancora Beppe Grillo contro i media, stavolta con un obiettivo ben definito: L'Unità. L'accusa: «Stiamo mantenendo con i soldi di tutti i contribuenti un progetto editoriale di propaganda». «È in rosso per circa 3,5 milioni di euro. Ha subito una perdita di 4,3 milioni del 2011. Lo stesso anno ha ricevuto 3,709 milioni di euro di contributi pubblici, 5,267 milioni di euro per l'anno 2010», ricapitola Grillo dal suo blog, aggiungendo che il quotidiano «ha un debito che a fine 2011 era di 21,22 milioni di euro: dei quali più di 8 nei confronti dei fornitori».
Il Comitato di redazione de l'Unità risponde a Beppe Grillo
Se ne faccia una ragione Beppe Grillo: l'Unità non ha taciuto sotto il fascismo o al tempo dei quotidiani attacchi di Berlusconi e non lo farà oggi. Penalizzata dalla raccolta pubblicitaria e in un regime di mercato distorto dall'assenza di leggi che tutelino la libera concorrenza, l'Unità riceve quei finanziamenti pubblici all'editoria che esistono in tutti i paesi democratici del mondo e che soltanto in Italia sono messi in discussione con una martellante e non disinteressata campagna di disinformazione.
Tali fondi peraltro sono già stati ampiamente ridotti e i tagli hanno costretto alla chiusura diverse testate, specialmente a sinistra. Queste misure di sostegno, infatti, servono proprio per garantire l'esistenza di voci libere e la tutela di interessi come la libertà di stampa e di informazione e il pluralismo che la Costituzione Italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea hanno riconosciuto fra i valori fondanti della convivenza democratica.
Il dissenso e la libertà di pensiero non si possono cassare come un commento sgradito o non allineato al pensiero unico di un blog. E' il gioco della democrazia, e Grillo dovrebbe imparare a rispettarlo. (Il CdR de l'Unità)
Evidentemente Grillo non ha gradito il fatto che l'Unità abbia documentato e messo online i commenti più critici alla non-politica del comico, ma ormai deve farsene una ragione. Esistono ormai software "dedicati" ad intercettare i commenti "sgraditi" a Grillo appena appaiono sul suo blog, farne delle "fotografie", e pubblicarli. Un commento cancellato diventa così un commento amplificato mille volte. Chi di rete ferisce, di rete perisce. Grillo potrebbe eliminare del tutto la possibilità di inserire commenti, ma sarebbe la fine del suo blog (che è una macchina mangiasoldi), e delle sue teorie sulla "democrazia liquida".
La democrazia liquida di Grillo è ormai diventata una perenne pisciata fuori dal vaso. Insulti, incompetenza, senso di onnipotenza, trasparenza sulle cose che già sono trasparenti, segreto carbonaro su ciò che richiederebbe trasparenza.
In questo campo, siamo al paradosso del "vecchio" PD che trasmette in streaming le sedute dei propri organismi dirigenti, e del "democratico liquido" Grillo Rag. Giuseppe che in streaming mette roba che è già trasmessa in video - e in ottima qualità - dai canali satellitari Senato e Camera, (oltre che, spesso, da Youdem), e in audio anche da GR Parlamento e da Radio Radicale.
Insomma, finora i grullini hanno inventato solo i microchip e l'acqua tiepida. Ma diamo loro tempo di completare alla Luiss i raffazzonati "corsi rapidi" di formazione politica, durante i quali i neo-senatori grullini finalmente sapranno che i senatori non sono 500/600, e che il Presidente della Repubblica è eletto e non nominato, e forse perverranno persino alla scoperta dell'acqua calda. Tempo al tempo, e i grullini diventeranno grulloni.
Con un post sul suo blog il leader del M5S attacca il
segretario Pd, D'Alema, Berlusconi e Monti. Li accusa di avere "sulle
spalle la più grande rapina ai danni delle giovani generazioni".
Sarcastica la risposta del segretario Pd
...davvero qualcuno pensa di governare con questi imbecilli???...
Beppe Grillo sferra l'attacco, dal suo blog, a poche ore dal no alla fiducia pronunciato da Vito Crimi e Roberta Lombardi durante le consultazioni.
Definisce Bersani, Berlusconi, Monti e D'Alema "padri puttanieri" che
hanno governato per 20 anni a spese dei "figli di nn" che ora però li
'manderanno a casa'. Annovera dunque il presidente incaricato tra
"quelli che hanno sulle spalle la più grande rapina ai danni delle
giovani generazioni". Sarcastica la replica del segretario Pd, Pier
Luigi Bersani: "Auguri ai salvatori della patria", dice rispondendo ai
giornalisti che gli chiedono un commento.
Nel post, Grillo punta
anche il dito contro "questi padri che chiagnono e fottono. Sono i
Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti che ci prendono
allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per
la governabilità. Hanno governato a turno per vent'anni, hanno curato i
loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato
sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca".
Il post è accompagnato da un'immagine che ritrae un particolare di 'Saturno che divora i suoi figli' del pittore spagnolo Francisco Goya. "Le nuove generazioni - accusa Grillo - sono senza padri, sono figlie di NN, dal latino 'Nomen nescio: nome non conosco'. Sulle loro carte di identità, sui loro documenti di
lavoro, nei libretti universitari - incalza Grillo - alla voce 'figlio
di' risulta la sigla NN, figlio di nessuno, figlio della colpa, figlio
di padre ignoto, figlio di vecchi puttanieri che si sono giocati ogni
possibile lascito testamentario indebitando gli eredi".
"Pdl e
pdmenoelle - incalza ancora il leader del partito - sono 20 anni che ci
prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo
spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte
Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi
abominio".
(Fonte: Repubblica)
Davvero, come scrive oggi qualcuno sul Tafanus, dobbiamo astenerci dall'attaccare questo imbecille, per inseguire il sogno di farci un governo insieme? No, amici. Coi cazzari imbecilli non si va da nessuna parte. E prima Bersani lo capisce, meglio è. In campo c'è una sola soluzione non troppo devastante: Bersani operi in modo da far capire che se non si farà un governo, se le piccole aziende non potranno essere pagate, se nessuno si interesserà più istituzionalmente dei marò e degli esodati, dello spread e dellka disoccupazione, i colpevoli hanno un nome e un cognome.
Napolitano smetta di inseguire governissimi. Abbiamo già dato, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Fornero, Monti, Di Paola, Terzi, Passera, Severino? No grazie. Berlusconi, Cicchitto, Lupi, Cazzopene, Verdini, La Russa, Gasparri? No, grazie.
Abbiamo davanti solo soluzioni devastanti. La meno devastante è quella di tornare a votare al più presto. Napolitano si dimetta interrompendo il semestre bianco e le sue pastoie, si nomini il nuovo Presidente, e si torni a votare. O Grillo stravincerà, e allora sarà finalmente obbligato a fare il governo della Washball con Vito Crimi premier, e la senatrice che parla dei 500/600 senatori alle riforme istituzionali. Oppure qualcuno rinsavisce, e finalmente si potrà avere un governo che governi.
In caso contrario, Cipro è vicina. Ci possiamo arrivara anche a nuoto, con una buona muta...
...leggeteli, prima che scompaiano. Ormai i commenti negativi spariscono come fiumi vcarsici... E non si tratta di "trolls", come vorrebbe far credere il buffone di Genova, ma di "commentatori certificati. Sono quelli col "pallino verde": certificati attraverso lo scambio di email. Sono solo commenti di persone che forse stanno per uscire dal coma profondo... Tafanus
Altro che «vaffa» ai partiti e
ai loro vizi. Ecco come i "nuovi cittadini" si lasciano tentare dai
privilegi.
Si fa presto a dire «apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno». Altra storia quando ci caschi dentro e ti accorgi che sì, insomma, mica male affondare il dente e sentire che sapore ha.
E così alla fine anche il M5S si lascia tentare dai privilegi, quelli che visti da fuori erano una roba da cancellare in nome di quel popolo che anche per questo li ha mandati in Parlamento al grido di «vaffa» ai partiti e ai loro vizi. Ecco, dunque, che timidamente i "nuovi cittadini" hanno sfilato nel corridoio dei Presidenti e sono entrati nella sala delle Competenze Parlamentari a chiedere le tessere per l’autostrada e il telepass, l’abbonamento per i biglietti ferroviari, Qualcuno si è spinto oltre: «Vorrei la tessera della metro».
«No, mi dispiace, quella non rientra tra i benefit per i parlamentari». Peccato. Adriano Zaccagnini qualche giorno fa si è concesso un pranzo al ristorante della Camera, 15 euro, privilegio da vera Kasta. È stato fotografato e ai militanti non è andata giù. Ha chiesto scusa, non lo farà più e restituirà i soldi che sono a carico della comunità (80 euro il costo del pasto completo).
La neocapogruppo - incarico trimestrale causa rotazione democratica - Roberta Lombardi, invece, quando è entrata nella stanza che le è stata assegnata e ha visto come l’aveva arredata il suo predecessore, Italo Bocchino, è rimasta inorridita. Atmosfera troppo pomposa, segno tangibile della personalità esuberante dell’ex capogruppo di Fli. Lombardi, quella che il Fascismo all’inizio ha fatto cose buone, ha chiamato i commessi e ha dato ordine di portare via tutto. Aria nuova, arredamento nuovo. Più moderno e di design, meno pomposo e old style.
Aria nuova, come ha fatto Renato Brunetta, contro il quale molti deputati Pdl sono insorti, che si è concesso anche un piccolo vezzo: uno schermo da 50 pollici. Debolezze umane che uniscono grillini e pidiellini, quelli seduti su, negli scranni più alti dell’emiciclo per poter controllare tutti gli altri, e quelli che seduti giù sono destinati al giudizio finale. Va dato atto, però, ai cittadini parlamentari che stanno davvero scardinando le consuetudini. Quando escono dall’aula vanno a sedersi laggiù, sui divani posti all’estrema destra del Transatlantico. Dove una legislatura fa si appollaiavano Pdl e Lega.
-a) dato che in una eventuale legislatura completa il MòViMento ruoterà - democraticamente - fra Camera e Senato, ben 40 (quaranta) capigruppo, è da sperare che le camere non debbano cambiare 40 volte l'arredamento degli uffici dei kastini-grillini, come ha già preteso la filo-casapound Roberta Lombardi. Per dirla con un francesismo, "cacando col culo degli altri";
-b) Brunetta ha voluto il televisore da 50 pollici. Più sono mignon, più "lo vogliono grande"... Mi chiedo: se Brunetta fosse alto un metro e ottanta, chiederebbe un apparecchio da 80 pollici?
Vito Crimi, quello che "siamo riusciti a tenere sveglio Napolitano"
Una domanda sorge spontanea: i grillini sono "cretini naturali", per fatti genetici, oppure diventano cretini attraverso lunghi, defatiganti allenamenti? Prendete questo Vito Crimi, ex impiegatuccio del Tribunale di Brescia, cognome preoccupante... Da anni attaccato come una piattola alla costola del comico genovese, per vedere se riesce a succhiare qualche goccia di "castina" (preziosa sostanza nutriente non riconosciuta dal ministero della sanità, e quindi da assumere di nascosto)...
Finalmente, grazie alle pirlamentarie, corona il suo sogno. Addirittura Senatore della Repubblica, e non solo! Il MIGLIORE, visto che viene scelto come capogruppo a 5 Stalle, e partecipa alle consultazioni al Quirinale!
E qui l'autogoal: da perfetto imbecille (tifoso della rrete che non ha ancora imparato che la rrete non peddona), ironizza su Morfeo Napolitano: "..siamo riusciti a tenerlo sveglio..."
Il capogruppo 5 Stelle ride con i
suoi di Napolitano «tenuto sveglio», poi è costretto a scusarsi. Allora
insulta i giornalisti: «Mi stanno sul cazzo»(l'Unità)
È
difficile parlare di bon ton in quest’Italia post epoca d’oro
berlusconiana, infatuata dei social network e della politica grillina,
dove si sta per lo più soli davanti allo schermo di un computer a
scambiarsi facezie e scarni commenti politici mentre si prepara il sugo,
inchiestine online e ricette per zuppa di cozze. In quest’Italia qui
non si sa nulla di decoro istituzionale e l’etichetta è solo quella che
si taglia via dai vestiti appena comprati perché fa prurito.
Quanto al buongusto, quasi sempre sinonimo di educazione, nella melassa
televisiva degli ultimi anni se n’è perso lo stampo. Così non si deve
essere troppo duri contro Vito Crimi, il capogruppo Cinque Stelle al
Senato, per la brutta gaffe in cui è incappato ieri.
Riferendo ai neoparlamentari del MoVimento dell’incontro appena avuto al
Colle insieme all’omologa della Camera Roberta Lombardi, parlando ai
suoi a porte chiuse anche se ripreso in diretta streaming urbi et orbi,
Crimi ha avuto parole sprezzanti nei riguardi di Giorgio Napolitano.
«Non si è addormentato. Beppe lo ha tenuto sveglio».
Non voleva essere offensivo verso la più alta carica dello Stato, come
ha spiegato in serata.
Forse quando si è catapultati in primo piano sulla scena politica
nazionale si tende a sminuire i protagonisti sulla ribalta per attenuare
l’ansia da prestazione. Infatti nel tardo pomeriggio, dopo una lavata
di testa - metaforica, s’intende - del capogruppo del Pd Luigi Zanda e
una ridda di messaggi indignati sotto i post dei grillini, Crimi ha
detto che si scuserà con lo stesso Napolitano, che non voleva, non era
sua intenzione essere offensivo, anzi, aveva rimarcato il tono cordiale e
«amichevole» del colloquio al Quirinale.
Peccato che nella replica non sia riuscito a fare di meglio. Ha infatti
voluto rimarcare, per ammorbidire l’approccio supponente «estrapolato
dal contesto» dai perfidi giornalisti, di aver anche fatto riferimento,
nella sua relazione al gruppo, a quanto «amichevolmente» detto dallo
stesso Beppe «direttamente al Presidente». E cioè che «dopo averlo
conosciuto non utilizzerà più appellativo di Morfeo» - bontà sua - per
riferirsi al capo dello Stato. L’ha detto davvero, visto che il
portavoce di Napolitano, Pasquale Cascella, twitta seccato:
«Evidentemente non aveva nemmeno idea di che pasta fosse Napolitano...».
Qualcuno aggiunge: «Magari parlava di Morpheus di Matrix», il capitano
di Zion che cerca l’Eletto. Alla fine, per Crimi meglio tornare a dare
tutta la colpa alla stampa, naturale scorciatoia di ogni politico in
difficoltà. Cosa pensa in dettaglio dei giornali, il capogruppo della
«principale forza politica del Paese» che si candida per un governo
monocolore di minoranza, lo ha detto durante un programma radiofonico
registrato ieri per La Zanzara.
«I giornalisti e le tv li sto rifiutando tutti perché mi stanno
veramente sul cazzo, cercano solo il gossip», ha detto Crimi, dimentico o
inconsapevole di partecipare, per l’appunto, ad un programma di scherzi
radiofonici e gossip politico di qualità. Ha anche detto che lui per le
istituzioni ha un rispetto «immenso, non per le persone che le hanno
frequentate, per quelli zero rispetto, non lo meritano...».
Quindi ha ammesso qualche disorganizzazione e arronzamento nel
Movimento. C’è Casaleggio dietro tutto? «Tutte minchiate», ha
rassicurato con il suo solito aplomb. Funziona così: «Io lo sento due
tre volte a settimana, solo per questioni di comunicazione. Ti chiama la
mattina e ti dice “guarda, ieri avete fatto questa cosa. Avreste potuto
farla meglio. Fai il video”», frasi semplici, chiare. «Siamo molto meno
organizzati di come sembra, infatti anche noi spesso ci chiediamo come
ci siamo arrivati qui», confessa.
...sapesse noi... vitocréme... ce lo chiediamo in media ogni 5 minuti, e non riusciamo a darci una risposta. O forse si... Magari la risposta è in quel 40% di italiani in stato di semi-analfabetismo totale o di ritorno... altrimenti non riusciremmo a spiegarci come persone come lei siano arrivate in "pirlamento"... Certo che lei, attaccato alla rrete come una cozza, dovrebbe sapere che la rrete non perdona...
E invece, come un piccione, ci casca: si fa beccare a quarant'anni fra le braccia di quel Morfeo (nomignolo graziosamente affibbiato dal suo padrone a Napolitano). E lei, come un qualsiasi "cagnolino da lecco", riprende il tema. Solo che non ha le palle per "sostenere l'accusa". E mentre in rrete non circola nessuna foto di Morfeo Napolitano fra le braccia di Morfeo, ne circolano ormai svariate migliaia di sue.
La capisco. Reggere a un discorso di Monti che "riferisce in aula" su una riunione del Consiglio Europeo non è facile per nessuno. Neanche per chi sa cosa sia il Consiglio Europeo. Figuriamoci per un pirlamentare!
Devo dare parzialmente ragione ad Andrea Scanzi: certe battute è meglio lasciarle al capocomico. Sbaglia Scanzi quando afferma che in bocca al capocomico certe frasi offensive siano "commestibili", indovina (ogni tanto capita persino a Scanzi) quando dice che certe cose, ripetute da "cagnolini da riporto", perdono qualsiasi connotazione di ironia, per diventare solo patetiche imbecillità. Tafanus
...vedi queste foto di Marco & Antonio che sembrano due sposini in viaggio di nozze, leggi qualche ricordino dei rapporti passati fra Ingroia e Pietro Grasso, e capisci molte cose... O no? Tafanus
La Premiata Ditta "Grillo-Travaglio-Ingroia: un po' di dietrologia sui forsennati attacchi di Travaglio a Pietro Grasso
Partiamo da queste foto, Travaglio e Ingroia al mare insieme come gli amici della Parrocchietta*. Pensiamo a quanto ha detto oggi Massimo Ciancimino (figlio del sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino) a La Zanzara: sostanzialmente, oltre a rivelare di aver votato per Cinque Stelle, ha ripetuto le accuse che Travaglio ha fatto all'ex capo dell'antimafia e oggi Presidente del Senato Pietro Grasso. Riguardo alla credibilità di Ciancimino potete documentarvi da soli, Ciancimino è quello con i miliardi di suo padre mafioso nelle banche svizzere, quello a cui hanno trovato dei candelotti di dinamite nascosti in giardino, quello con svariati processi sulle spalle, quello a cui solo Ingroia credeva. Ingroia è quello che va in vacanza con Travaglio, quello che s'incontrava di nascosto con Grillo quando era ancora magistrato, quello che inizialmente Grillo aveva lasciato intendere avrebbe candidato come premier per 5 Stelle (oltrelostretto).
.
Travaglio è il ventriloquo di tutti e tre, quello che ripete quello che dice Ciancimino, quello ripete quello che dice Ingroia, quello che fa gli editoriali per il sito di Grillo e che si fa vendere i suoi libri sul suo sito di Grillo. Ci siamo volutamente dimenticati di Di Pietro perchè ormai conta quanto il due di picche. Di Pietro è quello che si faceva gestire il sito e la comunicazione da Casaleggio e che Grillo aveva candidato alla Presidenza della Repubblica (Il Messaggero)
Oggi Travaglio martella su Grasso, il perchè è evidente, è il più papabile candidato alla Presidenza della Repubblica nel PD. . Dunque facciamo due conti e facciamo le somme, non teorie ma matematica. La versione ufficiale è che Ingroia e Di Pietro dopo essere stati spalleggiati da Grillo alla fine se ne sono andati per i fatti loro. La versione che invece si può trarre dai numeri è che Ingroia ha sottratto al PD quella percentuale di voti di sinistra che ha fatto perdere le elezioni al PD e ha quasi fatto vincere Grillo. Siamo sicuri che Grillo, Ingroia, Travaglio e Di Pietro non facessero parte dello stesso progetto, la Premiata ditta G.T.I.? . *Il PM Woodcock in vacanza insieme alla compagna Federica Sciarelli e al giornalista Sandro Ruotolo di Anno Zero, candidato nel partito di Ingroia: http://saleppe.files.wordpress.com/2011/07/woodcock.jpg
Cristiano Magdi Allam non è più Cristiano: lascia anche la Chiesa, e spiega: "Questi Papi sono troppo deboli con l'Islam"
Il parlamentare europeo, che nel 2008 aveva fatto
scalpore ricevendo il battesimo in San Pietro da Benedetto XVI, si
scaglia contro la "Papalatria" per papa Francesco e critica anche
Ratzinger per aver pregato con i musulmani. "L'Europa finirà per essere
sottomessa" (Fonte: Repubblica)
"La mia conversione al
cattolicesimo la considero conclusa". Lo dichiara Magdi Cristiano Allam
dalle pagine del "Giornale" spiegando che si tratta di "una scelta
maturata anche di fronte alla realtà di due Papi", ma ciò che "più di
ogni altro fattore mi ha allontanato dalla Chiesa è la
legittimazione dell'islam come vera religione, di Allah come vero Dio,
di Maometto come vero profeta, del Corano come testo sacro, delle
moschee come luogo di culto".
Magdi Cristiano Allam aveva formalizzato la sua conversione al cattolicesimo nel 2008. Durante la veglia pasquale aveva ricevuto battesimo,
cresima ed eucaristia in San Pietro direttamente dalle mani di papa
Benedetto XVI. Ma ora le sue critiche coinvolgono anche Ratzinger. L'ex
giornalista, ora parlamentare europeo, se la prende con la "Papalatria
che ha infiammato l'euforia per Francesco I e ha rapidamente archiviato
Benedetto XVI". Ma quella è stata solo "la goccia che ha fatto
traboccare il vaso", spiega. "È una autentica follia suicida il fatto
che Giovanni Paolo II si spinse fino a baciare il Corano il 14 maggio
1999, che Benedetto XVI pose la mano sul Corano pregando in direzione
della Mecca all'interno della Moschea Blu di Istanbul il 30 novembre
2006, mentre Francesco I ha esordito esaltando i musulmani "che
adorano Dio unico, vivente e misericordioso".
"Sono
invece convinto - aggiunge - che l'islam sia un'ideologia
intrinsecamente violenta così come è stata storicamente conflittuale al
suo interno e bellicosa al suo esterno. Ancor più sono convinto che
l'Europa finirà per essere sottomessa all'islam, così come è già
accaduto a partire dal Settimo secolo", "se non avrà la lucidità e il
coraggio di denunciare l'incompatibilità dell'Islam con la nostra
civilità e i diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando
il Corano per apologia dell'odio".
"Continuerò - conclude Magdi
Cristiano Allam - a credere nel Gesù che ho sempre amato e a
identificarmi orgogliosamente con il cristianesimo come la civiltà che
più di altre avvicina l'uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo".
Ex-Cristiano Magdi Allam non poteva reggere. Non in una chiesa che si permette di essere tollerante (addirittura!) con una religione che lui aveva ripudiato solo 5 anni fa, con estrema discrezione, con Papa Razzi e paparazzi.
Ora non sa a che santo (si fa per dire) votarsi. Allah è morto, Dio è morto, e neanche Silvio scoppia di salute. Si dice (ma è solo un retroscena del Fatto Quotidiano) che insieme a Benjamin Netanyahu, Daniela Santanchè e Fiammetta Nierenstein voglia fondare una nuova setta, fondata sul non-amore per l'Islam. La Santa Patrona del nuova religione, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe essere Oriana Fallaci.
...ah Cristiano... e facce ride, che siamo depressi!...
Leggo su questo "retroscena" di Carmelo Lopapa su "Repubblica"che Bersani starebbe trattando discretamente la possibilità di offrire candidature connotate non già dalla statura dei candidati, ma dalla loro etichettatura "cattolica", in cambio di un via libera alla formazione del suo governo.
Spero ardentemente di essere smentito dai fatti e dall'interessato. Marini? Mattarella? Castagnetti? Persone incensurate, per carità... Ma roba da Quirinale??? Dini????? Un nome indecente alla Mario Monti. Uno che è stato dovunque, comunque, "ma anche".
No, caro Bersani. Pensi davvero che Berlusconi ti farà fare il minimo che la decenza impone (legge elettorale, legge anticorruzione, lotta all'evasione, legge antitrust, legge sulla incandidabilità, patrimoniale), se gli darai Mattarella al Quirinale??? Caro Pierluigi, più che un pericolo, una certezza: faresti la fine del pollo come D'Alema col suo accordo di scambio "Bicamerale/Riforme". E sarebbe, per sempre, la fine del PD (che già non scoppia di salute).
Questo il retroscena di Carmelo Lopapa. Sarebbe un sogno, ricevere - anche indirettamente - una "secca smentita"... Ci sarà? Tafanus
Rosa di cattolici per il Quirinale: l'ultima offerta di Bersani
La proposta del segretario Pd per chiudere sul governo.
Marini e Mattarella in pole. Ma nel Pdl spunta Dini. Il 15 aprile in
teoria si va in Aula per votare per il Colle, ma le regionali in Friuli
del 21 aprile costringeranno allo slittamento a fine mese
E' l'ultima offera offerta targata Bersani per chiudere la
doppia partita governo-Quirinale. Una rosa di tre moderati per la corsa
al Colle, che consenta di coinvolgere il Pdl. E di mettere allo stesso
tempo spalle al muro i 5 Stelle, come avvenuto per i presidenti di
Camera e Senato. Tre autorevoli ex parlamentari, tutti con incarichi di
prestigio alle spalle. Tratto comune: la matrice cattolica che dia
comunque il segno della discontinuità.
Un sottile filo bianco che
porta ai nomi di Franco Marini, Sergio Mattarella e Pierluigi
Castagnetti. Eccola la squadra a tre punte sulla quale il segretario dei
Democratici e i suoi "ambasciatori" si stanno spendendo nelle
trattative assai riservate che vanno avanti sotto il manto delle
consultazioni ufficiali. Le due partite del resto si intersecano,
impensabile chiudere quella per Palazzo Chigi tenendo fuori il Colle. E
lo schema di gioco non può prescindere da un accordo di massima con
Berlusconi e i suoi, ma anche con Maroni e la Lega. Con l'obiettivo di
strappare la loro "non sfiducia", la mancata partecipazione al voto che
consenta a Bersani di strapparla, quella benedetta fiducia al Senato, e
salpare. Ipotesi che ancora in queste ore, a sentire dirigenti di prima
fascia Pdl come Maurizio Lupi o Mariastella Gelmini, non vengono prese
nemmeno in considerazione dal Pdl.
In casa democratica sono
convinti invece che sulla tattica del Cavaliere "pronto alle urne"
prevarrà il suo istinto di sopravvivenza, la voglia di non essere
tagliato fuori dai giochi che contano.
Ritorniamo ai nomi seri. Ritorniamo a personaggi come Zagrebelski, e
lasciamo perdere il poker di nomi che si sentono in giro. E che gli
altri "prendano o lascino". Ci accuseranno di aver preso tutto il
piatto? Bene, è esattamente ciò che hanno fatto loro. Con Berlusconi, che già chiede la poltrona di vice-premier per il suo cameriere siciliano, non ci sono trattative possibili.
Napolitano non si impunti con la faccenda della "maggioranza numerica certa" al Senato. Sa bene che Bersani non la avrà. Tutto ciò che possiamo avere da questa missione impossibile è che Bersani vada - come da programma originario - in Parlamento, senza maggioranza precostituita, a chiedere la fiducia SUL PROGRAMMA. Ci sono punti sui quali i grillini non possono dire di no (vedi Grasso), e ci sono punti sui quali TUTTI (Grillo, Berlusconi, Monti) dovranno spiegare molto bene il loro eventuale no.
Se non ci sarà la fiducia, Napolitano non proponga pastrocchi: si dimetta in anticipo, onde por fine al semestre bianco - che impedisce lo scioglimento delle camere. Si voti per il Quirinale un nome di prestigio (Draghi, Zagrebelski, Rodotà?), e si lascino perdere i cascami della prima Repubblica - per quanto onorevoli - di cui sono stati fatti i nomi. E che Berlusconi sbraiti pure (tanto lo farebbe comunque).
Se il tentativo di Bersani fosse destinato al fallimento, che la caduta di Bersani trascini verso il basso Berlusconi, Monti e Grillo. Bersani, faccia un accordo indecente col PdL, e cadrà lo stesso, ma proiettando verso Palazzo Chigi, in pochi mesi, la "Casaleggio & C."
"...Beppe Grillo attacca dal blog: “Schizzi di merda digitali“. Tradotto: “Commenti negativi sul blog di gente pagata” per screditare lui e il Movimento 5 Stelle. E già che c’è, un attacco a Pietro Grasso, che non fa mai male (l’unico procuratore antimafia “estimatore di Berlusconi“).
Grillo ora diffida del web, quello stesso web che ha contribuito (nel
bene e nel male) a far diventare il Movimento 5 Stelle quello che è
oggi. Ovvero, il secondo partito in Italia per numero di voti alle
ultime politiche. Però se ci sono gli elogi, il web è “buono”. Se ci
sono le critiche, il web diventa “cattivo” [...]
Forse a qualcuno non piacerà il fatto che usciamo dal generico, e che di quell'accozzaglia di idiozie che passa sotto il nome di "Venti Punti" grilleschi tenteremo di fare un'analisi puntuale. Ci è già successo con le "Cento Cose" di Renzi & Gori", di essere sgridati perchè avevamo scelto di analizzarle una per una, e di dire la nostra. Quindi, per par condicio, lo facciamo anche sulle "Venti Minchiate a 5 Stelle", sperando di non disturbare... L'argomento è già chiaro dal titolo del post, per cui chi non ama le analisi può tranquillamente non leggere. Non ci offenderemo. Tafanus
Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog una lettera
indirizzata agli italiani sulle elezioni politiche del 24 e 25
febbraio [...] La lettera si conclude con i “20 punti per uscire dal buio”,
una sintesi delle proposte presenti nel programma del Movimento 5 Stelle.
Nella lista ci sono anche alcuni punti che non erano stati espressi
esplicitamente nel programma ma che Grillo ha rilanciato più volte
durante la campagna elettorale: il Referendum sulla permanenza
nell’euro, l’abolizione dell’IMU sulla prima casa e l’abolizione di
Equitalia. (Fonte: Il Post)
L'Illuminatore
20 punti per uscire dal buio (secondo lo statista Grillo Rag. Giuseppe)
Analizziamo (se nessuno si offende) questi punti:
-1) Reddito di cittadinanza: anche se per pudore il ragioniere non lo scrive, lo ha predicato in 1000 comizi e sproloqui: il reddito di cittadinanza è ipotizzato in 1000 euro netti mensili per tre anni, a favore - allo stato dei fatti, di 3.500.000 persone. Il costo totale è calcolabile in 42 miliardi di euro. Il Rag. non indica le fonti di finanziamento.
Questa annotazione vale per tutti i punti che comportano costi o introiti cessanti, e non la ripeteremo più. Il Rag. non spiega neanche se dopo l'eventuale interruzione del periodo di disoccupazione (lungo quanto?) si puà accedere di nuovo al "reddito di cittadinanza". Così come non spiega perchè mia figlia dovrebbe lavorare a 1500 euro, stare fuori di casa 10 ore al giorno, spendere 500 euro al mese per trasporti e pasti fuori casa, Quando il Rag. gliene da 1000 "aggratis".
-2) Misure per le PMI - Quante PMI il Rag. vuole assistere non sappiamo. Forse non lo sa neanche il Rag., altrimenti ce lo avrebbe detto. Rag., quante imprese? con aiuti di che genere? di quale costo? per quanto tempo? per quale costo complessivo? Con risorse da prendere a chi? Narrano le gazzette dell'ISTAT che in Italia le PMI sono circa 4.500.000. Ma se vogliamo varare "misure" per le PMI, queste possono scendere sotto i 1000 euri al mese? No, non possono. E allora ecco il risultato della "moltiplicazioncina": ce la caviamo, per questa voce, con 54 miliardi (di euro... parliamo sempre di euro)...
Sappiamo che in Sicilia le riduzione di emolumenti ai consiglieri a 5 Stelle sono stati devoluti ad un fondo destinato a concedere micro-finanziamenti a PMI. Della pagliacciata in stile pannelliamo, chiamata Restiution Day, sappiamo tutto. Ma vorremmo sapere anche: a quante PMI è stato finora concesso un finanziamento? Di quale ammontare medio? Sappiamo che se TUTTI i 15 consiglieri restituiranno 5.000 euro mensili, a fine anno avranno messo da parte 900.000 €. Cioè il valore di UN appartamento di classe media in centro.
E questi micro-finanziamenti, quanto micro devono essere? Vede, Rag., non siamo nello Zambia, dove 1000 euro ti cambiano la vita. In Sicilia credo che dovremmo partire da 50.000 €, per ipotizzare una certa utilità. Quindi con la sua minchiata demagogica finanziamo ben 18 PMI in un anno? Corretto?
-3) Legge anticorruzione - Bella cosa, ma qualcuno ha già dato. Esiste già un disegno di legge del PD, ben diverso da quello alla panna approvato dalla Severino e da Monti (tanto severino, che i corruttori di tutta Italia hanno brindato a champagne). Quale sia la sua proposta Grillo non spiega. Del ddl del PD so poco, ma so quanto basta: è stato criticatissimo, sul sito del PdL, dalla ex Sottosegretaria Jole Santelli, ex "ragazza di bottega" del Premiato Studio Legale dell'Avv.to Cesare Previti. E se una cosa è "male" per lo Studio Previti, non può che essere bene per il Paese. Inoltre, un testo di legge serio è già stato depositato da Pietro Grasso il primo giorno della legislatura (qualche giorno prima che voi cominciaste ad occuparvi delle caramelle)...
-4) Informatizzazione e semplificazione dello Stato - Per la serie "dobbiamo voler bene alla mamma".
-5) Abolizione dei contributi pubblici ai partiti - Concordiamo sulla drastica riduzione (già proposta da altri); sulla natura di "rimborso di spese ammesse, sostenute, documentate; sulla loro durata por-rata in rapporto alla durata reale della legislatura. Non concordiamo sul loro azzeramento, che lascerebbe la politica solo in mano a nababbi e corrotti.
-6) Istituzione di un “politometro” per verificare arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi 20 anni - Bella idea. Peccato che non ci sia bisogno del "politometro" (che nessuno ha capito che cazzo sia), ma basterebbe dare mezzi adeguati alla GdF e alla Magistratura, e non osteggiare l'uso della "moneta elettronica". E poi, Rag. Grillo, vent'anni??? Qualcuno spieghi al Rag. che in vent'anni cadono in prescrizione TUTTI i reati di corruzione. Quindi, Rag., il "politometro" (?) ventennale è una "supposta" azione intimidatoria ad efficacia zero. E tutti sappiamo che uso lei possa fare della supposta.
-7) Referendum propositivo e senza quorum - Si può fare. Basta cambiare le disposizione costituzionali con le procedure previste dall'art. 138. E sarei persino favorevole. Ma c'è un ma: senza innalzare ad almeno un milione le firme necessarie, e senza mettere a carico dei proponenti una frazione - anche piccola - del costo di una tornata referendaria, saremmo sommersi in un attimo sotto una valanga di referenda-minchiata. Peggio dei radicali, e dei 23 quesiti tutti insieme.
-8) Referendum sulla permanenza nell’euro - Ragioniere, ripassi: "...Il referendum è inammissibile in caso di richieste di abrogazione di leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto...". E anche nel caso di "leggi derivanti da accordi internazionali" (vedi EURO, tanto per stare sul concreto)
-9) Obbligo di discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese - Bella proposta alla Ceausescu! Attualmente i parlamentari possono chiedere e ottenere il voto segreto nei casi in cui si discuta di provvedimenti che abbiano riflessi sulle libertà personali di singoli o di gruppi, e nei casi che comportino scelte di coscienza su temi sensibili, non sottoponibili a controllo e gogne di qualsiasi genere. Questa chi gliel'ha suggerita, Casa-leggio o Casa-pound?
-10) Una sola rete televisiva pubblica, senza pubblicità, indipendente dai partiti - Ottima idea. Non paga la pubblicità, non pagano i partiti, paga il Ragioniere! E chi paga, nomina, vero? Vede, Rag., nei paesi civili si cerca di arricchire l'informazione, non di sgretolarla. P.S.: La "sola rete" facciamola in b/n, così risparmiamo.
-11) Elezione diretta dei parlamentari alla Camera e al Senato - Basta avere un Governo, che voti una legge seria (doppio turno di collegio?) e il gioco è fatto. O facciamo l'elezione diretta con le "pirlamentarie" sul suo blog?
-12) Massimo di due mandati elettivi - La Regina delle Minchiate. Rag., ne avremmo i coglioni pieni di ggente con la competenza di quegli scalzacani che ha portato in parlamento, e che appena riescono a togliersi i "ferri" dalle caviglie, acchiappano il primo microfono che passa, e dicono delle cazzate allucinanti...
-13) Legge sul conflitto di interessi - Sembra che ci siano già delle proposte serie. Ci manda il testo della vostra proposta?
-14) Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica - Siamo d'accordo. E' un bel "ripristino", stimato in 9 miliardi. L'idea ci piace, ma ci piacerebbe di più se il Rag. ci spiegasse:
Se bisogna ripristinare anche i fondi che andavano in sprechi;
Dove trova il resto
-15) Abolizione dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali - Siamo d'accordo. A patto che il Rag. Grillo sappia che stiamo parlando di 260 milioni, sufficienti a pagare il suo "reddito di cittadinanza" allo 0,6% degli "aventi diritto".
-16) Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza - Una bellissima idea. Ammesso che riusciamo a capire (non è facile) cosa significhi "per cittadinanza", è una mega-idea. Da megalomane. Risulta infatti che esistano circa 11 milioni di famiglie collegate a internet. Ma se diamo internet gratis, è da supporre che i collegamenti raddoppieranno. TUTTE le famiglie vorranno il collegamento "per cittadinanza". Ora, dato che un collegamento di qualità media costa circa 20 euri al mese, proviamo a vedere quale sia il costo di questa bellissima idea: per difetto, 240 euro all'anno per venti milioni di utenze. Insomma, bastano 4,8 miliardi. O il Rag. pensa che Telecom, Infostrada, TeleTu, Fastweb, Tiscali si faranno carico del "gentile omaggio"?
P.S.: Mi viene un dubbio: non è che il "collegamento gratutio di cittadinanza" voglia dire che gli immigrati non hanno diritto?
-17) Abolizione dell’IMU sulla prima casa - Ma si... in fondo si tratta di altri 5 miliardi! Rag., non le sembra più intelligente e "sociale" l'idea del PD, che propone di rimodulare l'imposta in misura fortemente progressiva? Mettiamo che la Villa di Arcore sia la "prima casa" del Cav.: che facciamo, la esentiamo?
-18) Non pignorabilità della prima casa - Questa regoletta si applica anche a chi "ci marcia", a prescindere? Magari a quelli (sono molti, sa, Rag...) che prendono soldi in prestito ipotecando la prima casa, e poi, in presenza della sua bellissima proposta, si guarderanno bene dal restituire i soldi, tanto la "prima casa" non è pignorabile? Ci farebbe capire meglio?
-19) Eliminazione delle province - Benvenuta l'eliminazione delle province. A Patto che non vendiamo il concetto che sparirà TUTTO il loro costo attuale. Molte funzioni saranno spostate al livello più alto (regioni) o più basso (comuni). Però facciamolo.
-20) Abolizione di Equitalia - Tutti d'accordo, ad una piccola condizione: che il Rag. ci spieghi a chi sarà demandato, dal giorno dopo, il compito di riscuotere le tasse. Vede, Rag., se avesse chiesto di riformare Equitalia in direzione di maggior efficienza ed "umanità", e di minor costo, avrebbe riscosso persino il mio plauso. Ma così, senza spiegarci cosa propone in cambio, riscuote la mia ventesima pernacchia di giornata.
Ragioniere, malcontati, a noi gli esborsi sommati danno una cifra intorno a 110 miliardi di euri. Ma gente che si intende più di me di queste cose (ad esempio Confindustria, CGIA ed altri), parlano di 200 miliardi di euro. Anche prendendo la mia ipotesi prudenziale, siamo ad oltre il 7% del PIL.
Ragioniere, lasci un attimo il megafono, scenda dalla cassetta della frutta della sua Hyde Park, e impugni una calcolatrice: non ci direbbe da dove c.... pensa di prendere 220.000 miliardi di lire?
ROMA - Il look di Eleonora,
sessant'anni o giù di lì, è quello delle trasmissioni del pomeriggio:
golfini maculati, stivali sfrangiati da squaw, capelli cotonati biondo
platino. È il look di una figurante, ovvero delle persone che riempiono
gli studi di programmi Rai e Mediaset. E che ieri si è trovata a piazza
del Popolo in uno spettacolo a suo modo speciale. Starring: Silvio
Berlusconi.
Ce ne sono tanti come lei all'una davanti al teatro
Brancaccio di Roma. Gente del mestiere, che si saluta con affabilità e
risponde prontamente agli ordini di Armando, il capo claque.
Probabilmente contattato nei giorni in cui non era chiaro che in tanti
avrebbero risposto all'appello del Cavaliere. Armando, in total black e
cravatta rossa lucida, invece, lavora per "Abavideo Provini Tv", società
che fa casting per film e pubblicità, e sceglie anche il pubblico per
trasmissioni tv.
Venire arruolati come fan a pagamento di Berlusconi non
è difficile. Certo, non si diventa ricchi: 10 euro la paga per restare
un paio d'ore davanti al palco. "Una miseria", si lascia scappare uno
dei figuranti, "ma ho una pensione da schifo e devo arrotondare".
Armando ha una lista con le presenze dentro una cartellina col logo del
programma "Così è la vita". Ma basta dire "un'amica mi ha detto di
venire al posto suo perché sta male", che subito lui ti accoglie a
braccia aperte. Prende nome e cognome e via, "Sei dei nostri". Il lavoro
da fare è semplice. "Hai mai
partecipato a un programma? - chiede il capo claque - No? Vabbé, non ti
preoccupare, oggi stai un po' lì in piazza in mezzo alla gente e poi te
ne vai. Ma se hai voglia in futuro di partecipare a dei provini, cerca
il sito e iscriviti". Lui, il "reclutatore", da Silvio non viene: "Non
ci penso nemmeno". E quando il pullman arriva, saluta il "gruppo vacanze
Piemonte" con un elegantissimo "Mi raccomando, non pomiciate!".
Sul
bus l'atmosfera è quella delle gite di scuola ai tempi delle medie,
anche se la comitiva è un po' agée. Una signora con i capelli rossi si
mette il rossetto. "Attenzione che Berlusconi è sensibile alle donne",
le fa il passeggero seduto al suo fianco. Risposta: "Vorrà dire che lo
bacerò in bocca, chiaramente, dietro lauto compenso". Ilarità generale,
commenti salaci. "Attenta però che quello c'ha la dentiera", grida uno
dagli ultimi posti. Del resto, si sa, in fondo al pullman si siedono
sempre quelli più indisciplinati. Nessuno però canta, come accade in
ogni gita che si rispetti. E quando arriva la proposta "Ora tutti
insieme intoniamo "E Silvio c'è"", si ride di nuovo.
Mancano
dieci minuti alle tre. Il pullman, che si è unito ad altri tre bus al
Circo Massimo con 150 persone a bordo raccolte a Testaccio, Tiburtina e
piazza Bologna, scarica l'allegra brigata a un chilometro da piazzale
Flaminio. "Ma che sono matti? C'è un sacco di strada da fare", grida una
donna con le caviglie già gonfie. Qualcuno si mette ad aspettare
l'autobus. "A furbi, non tornate a casa". Gli altri, accompagnati da un
tutor in tuta azzurra della nazionale di calcio, conduce tutti a piazza
del Popolo. Berlusconi ancora non c'è. La piazza è già gremita. E sulle
note di "Azzurro" di Celentano stavolta anche le comparse cominciano a
cantare. (Fonte: Alessandra Paolini - Repubblica)
P.S.: Quando Cazzopene vi dirà che in Piazza del Popolo erano in mezzo milione, sappiate che la capienza massima - cdon tutti i partecipanti messi "a sardina", è di 46.000 persone[FONTE].
Mi piacerebbe dar vita ad una rubrica settimanale dal titolo
"Dal webbe, con sprezzo del ridicolo"
Dovrebbe essere una rubrica settimanale, e dovrebbe raccogliere "er peggio der webbe", o anche, a volte, "er mejo che smaschera er peggio"...
-a) Iniziamo dando al posto d'onore a questoPost di Beppe Grillo, con l'autopresentazione del candidato-sindaco a 5 stelle per Roma. Va bbè... sono i maghi ser "webbe", ma se intanto imparassero a fare un filmatino usando il cavalletto per la telecamera, usando un microfono direzionale (coperto con una spugnetta) per evitare effetto-eco e rendere comprensibile almeno il 25% di ciò che si dice?
Ma la perla di questo post è che candidamente il cazzaro certifica, per acta, che i votanti alle pirlamentarie romane somo molto più numerosi degli aventi diritto al voto...
-2) Il secondo posto va ad un post serio di Giornalettismo, in un paragrafo del quale si documenta una cosuccia interessante: "Grillini, 17% dei parlamentari, 0% delle proposte.
-3) terzo gradino del podio a mantellini.it. che (ri)smaschera la fola del MòViMento a 5 Stelle come primo partito italiano.
Principali interpreti: Emmanuelle Devos, Pascal Elbé,
Jules Sitruk, Mehdi Dehbi, Areen Omari, Khalifa Natour, Mahmood Shalabi,
Bruno Podalydès, Ezra Dagan 105 min. – Francia 2012.
Il tema dello scambio di neonati fu
assai frequentato dal teatro antico che lo propose in tragedia o in
commedia. La possibilità che simili eventi possano verificarsi anche
oggi è rara; talvolta, tuttavia, qualche notizia di cronaca ci ricorda
che, per quanto difficili, fatti del genere non sono impossibili.
Proprio dalla cronaca prende l’avvio l’interessante film della regista
francese Lorraine Lévy, che racconta la storia di due ragazzi, ora
diciottenni, molto amati e splendidamente educati dalle rispettive
famiglie, che per puro caso apprendono di essere stati scambiati alla
nascita. Le rispettive madri li avevano partoriti in un ospedale
attaccato dalle bombe: nella concitazione della fuga, si erano trovate
fra le braccia, senza saperlo, il bebé sbagliato, cosa che non aveva
impedito loro di amarlo, allattarlo, educarlo e farlo crescere nel
migliore dei modi.
Probabilmente questa condizione di felice ignoranza
delle proprie origini si sarebbe protratta all’infinito se Joseph
Silberg, diciottenne di Tel Aviv, alla fine del liceo, non avesse voluto
diventare, come suo padre, ufficiale dell’aviazione israeliana. Gli
esami del sangue avevano rivelato l’anomalia del suo gruppo sanguigno,
incompatibile con quello dei genitori; le successive ricerche avevano
lasciano emergere la verità di quell’antico errore. Era naturale che la
vita tranquilla di Joseph si
trasformasse nell’ angoscioso interrogarsi circa la propria identità,
soprattutto dopo aver appreso che il figlio ” vero”, quello che avrebbe
dovuto essere lì, al posto suo, era un palestinese, Yacine Al Bezaaz,
ora vivente nei territori occupati della Cisgiordania.
La vicenda perde
pertanto i contorni del caso difficile da accettare, ma pur sempre
privato, per diventare quasi l’emblema della situazione difficile dei
Palestinesi e degli Israeliani, i due popoli, che, sia pure con diversi
gradi di responsabilità, hanno seminato odi, diffidenze, risentimenti
e rancori e hanno creato muri, barriere e fili spinati veri e
metaforici, dietro i quali nessuno scorge l’umanità dolente del’altro,
che è diventato a poco a poco “il nemico”. Eppure, poco oltre i crudeli
confini che li separano, uomini e donne, giovani e anziani soffrono e
vorrebbero essere accettati senza paure e senza vendette, così come
vorrebbero convivere in pace e amicizia le famiglie Silberg e Al Bezaaz,
nell’interesse dei due ragazzi, che sono umanamente simili, nei sogni,
nei valori e nelle speranze.
Le donne, più degli uomini delle due
famiglie, conservatori e legati irrazionalmente a una identità
prepotentemente esibita, saranno artefici del “miracolo” necessario,
grazie al quale, un dramma familiare potrà trasformarsi in un’ occasione
di conoscenza profonda, che, nell’interesse dei figli, renderà le due
famiglie più accoglienti e più civili. Il film, interessante e
sostanzialmente convincente, cade un po’ nel finale in cui un episodio
violento, non necessario alla comprensione del film, pare diventare il
motore dell’azione. Un vero peccato perché il melodramma non si addice
alla narrazione della regista, asciutta e sobria nel corso di tutto il
racconto.
Nuova smentita al governo italiano: smentita la garanzia circa la pena di morte. Il Governo indiano non può condizionare le decisioni della magistratura.
Solo qualche giorno fa (il 9 marzo) il Tafanus aveva dedicato un articolo al rumoroso silenzio del Fatto Quotidiano circa le 13 società in Costarica - intestate all'autista e alla cognata di Grillo - la ragione della cuii esistenza non è mai stata spiegata in maniera soddisfacente. In particolare abbiamo sottolineato il silenzio di due dei principali king-maker di Grillo: Marco Travaglio, e Andrea Scanzi. Le domande imbarazzanti le aveva fatte solo Stefano Feltri, al quale è andato il mostro plauso.
Oggi, a fronte del dilagare delle minchiate a raffica, a palle singole o incatenate, collezionate dalla nuova "classe digerente" grillina, persino Scanzi non può più far finta di nulla, e sgrida con dolcezza - senza esagerare! - i grillini su 5 cose che, avendo fatto dieci volte il giro del web, non possono essere né nascoste sotto il tappeto, né ignorate come il Costarica.
Riproduciamo i cinque punti sui quali Andrea Scanzi bacchetta dolcemente i "grillini gregari" (i Capi non si colpiscono, neanche con un fiore), e in calce vorremmo fare anche noi una piccola obiezione a Scanzi. Con dolcezza.Tafanus
M5S: cinque cose in cui i grillini sbagliano (di Andrea Scanzi - Il Fatto)
Due giorni fa ho elencato alcuni aspetti positivi dei parlamentari 5
Stelle. Oggi voglio sottolineare (almeno) cinque cose che non mi
convincono.
Comunicazione. Ragazze e ragazzi, a volte sembra che lo facciate apposta. Il fascismo buono, i microchip cutanei, i Vendola finti, i portavoce in silenzio stampa (okay, erano “coordinatori della comunicazione parlamentare”, ma l’autogol resta). Ma che state a ddì? Capisco
l’inesperienza. Capisco che tutti non aspettino altro, e che prima di
voi non c’erano i Churchill ma i Razzi (e i Razzi ci sono ancora).
Capisco tutto. E conosco molto bene i vostri numerosi pregi. Ma datevi
una regolata. Se non avete una cosa da dire, non ditela. Se siete in
debito di visibilità, scegliete contesti facili (inutile andare a La zanzara e poi lamentarsi di quanto sia cazzara La zanzara (1):
è come tuffarsi nel mare e poi dire “Oh cavolo, mi son bagnato, quanto è
stronzo ‘sto mare”). E se non siete ancora in grado di gestire il circo
mediatico, lasciate che altri – più bravi e scaltri – parlino per voi. Pizzarotti
a settembre se la prese con parte del pubblico del Fatto che lo
contestò e mercoledì è stato impeccabile dalla Bignardi. Non si nasce
imparati, e ha ragione Sergio Romano quando vi augura (come corso di
formazione accelerato) due anni di opposizione perché impariate il
mestiere.
Monologhi Stampa. Non è possibile convocare una conferenza stampa e poi esordire dicendo “Niente domande”, come ha fatto la Lombardi.
In un paese normale, i giornalisti avrebbero dovuto mandarvi a quel
paese (come troppo spesso fate voi) abbandonando la “conferenza” (pardon
un monologo). Se dovete comunicare una cosa senza contraddittorio,
mandate una mail o scrivete un post (in quello siete esperti, giusto?).
In Italia c’è questa moda di accettare ogni ghiribizzo della “star”.
Soprattutto in conferenza stampa. Esempio: quando Galliani presentò
Balotelli, una giornalista Rai gli ricordò che
Berlusconi lo aveva definito “mela marcia”. Galliani non solo negò
l’evidenza, ma trattò male la giornalista (rea di avere ragione). I
colleghi cosa fecero? Un po’ sghignazzarono e un po’ solidarizzarono
(con Galliani, mica con la giornalista).
Troppo spesso servi e meri
reggitori di microfoni, gli scribi hanno pressoché dimenticato il gusto
antico della decenza. Quella decenza che, con rispetto parlando, avrebbe
imposto ai giornalisti di rispondere alla Lombardi: “Abbella’, se vuoi cantartela e suonartela da sola, noi togliamo il disturbo”. Le domande (anche quelle stupide e sbagliate) si accettano. Altrimenti non si fa politica.
Non siete Grillo. Cara Rostellato (che non hai salutato la Bindi e te ne sei vantata, salvo poi chiedere scusa) e caro Crimi (che hai detto in streaming che Grillo ha tenuto sveglio Napolitano):
non siete il vostro leader (o megafono che sia). Grillo può permettersi
molto, se non tutto: ha una carriera alle spalle, credibilità, talento.
Se lui dice “Morfeo”, ha un senso (discutibile), ottiene uno scopo e
crea la notizia. Voi, no. Apparite arroganti, malamente acerbi e
facilmente attaccabili. Datevi una svegliata. E più umiltà: vi tocca
crescere in fretta (e non vi daranno tempo) (2).
Aritmetica. Non siete la prima forza del paese. Non lo siete al Senato, non lo siete (di poco) alla Camera.
Il M5S ha fatto della “verità” una delle sue battaglie. Appunto: Pd
8.932.523, M5S 8.784.499 (alla Camera e comprensivi dei voti degli
italiani all’estero). Non avete preso “più voti degli altri”. Finitela
con questa bugia, che peraltro non serve a nulla.
Pragmatica. Il menopeggismo ha ucciso la “sinistra” italiana, e oltretutto è da dimostrare che i D’Alema
siano poi così migliori dei Berlusconi. Il M5S ha avuto successo anche
perché ha incarnato una terza strada, adatta a chi non potrebbe mai
votare questo centrodestra ma al tempo stesso trova che il
centrosinistra (spesso, non sempre) sia un’accozzaglia incapace e
tristemente comica. Siamo d’accordo. E capisco anche il desiderio di
essere “oltre” e “diversi”. Va bene. Io però sono abituato a giocare con
le carte che ho in mano (e con quelle che vedo in tavola). Non
giriamoci troppo attorno. Al netto delle schermaglie, e mentre il paese
muore, le strade sono solo tre: si torna rapidamente al voto (non lo
vuole nessuno, men che meno con il Porcellum); si fa un inciucio Pd-Pdl,
magari con il neo-intoccabile Grasso (piacerebbe a Berlusconi, a
qualche tattico cinico del M5S e pure ai dalemiani, ma porterebbe alla
morte del Pd); oppure si cerca – magari dopo l’elezione del nuovo
Presidente della Repubblica, lasciando nel frattempo Monti come prorogatio fino ad aprile/maggio – una figura realmente esterna. Non Bersani o Grasso (macché), ma un altro. Uno Zagrebelsky, un Rodotà
(o altri che al momento non dico). E ci si accorda su un governo “a
tema” che operi insieme, centrosinistra e M5S. Un anno o giù di lì. Poi
di nuovo al voto, nemici come prima. So bene che la maggioranza dei
votanti M5S sia ortodossa eduropurista; non ignoro che il
centrosinistra sia quel che è; e so pure che al momento il M5S stia
semplicemente rispettando il proprio programma (formalmente non c’è
nulla da eccepire).
Eppure, mai come oggi, si scorge la possibilità di
sconfiggere definitivamente Berlusconi e di contribuire a creare
qualcosa di realmente positivo. Accordarsi (con tanto di fiducia: se non
c’è quella, non esiste nessuna legge da “approvare caso per caso”) con
il centrosinistra non significa amnistiarlo delle colpe infinite di
questi venti anni. E neanche vuol dire sposarlo per sempre. Vuol dire
avere il senso dello Stato, delle cose, del presente. Dire “no” adesso
ha un senso. Dirlo sempre e a prescindere è una forma di integralismo
cinico, sperando nell’inciucio altrui per poi dire “Visto? Noi siamo più fighi”.
Di più: è una forma di masturbazione adolescenziale. Null’altro che
bimbominkismo politico (spiacenti, non è il mio genere). Se vi
mostrerete ricettivi alle (eventuali e non scontate) sirene sincere del Pd,
dimostrerete acutezza e maturità; se vi trincererete dietro il “O noi o
morte”, la Casta avrà buon gioco a dire che è tutta colpa vostra e
siete solo degli sfascisti irresponsabili.
Provate a costringere il Pd a fare qualcosa di buono, come in Sicilia: se poi il Pd deluderà un’altra volta, e non si scorgeranno Crocetta
benemeriti, si andrà al voto. Chiamandovi anzitempo fuori, consegnerete
un’altra volta il Pd al Pdl: forse (forse) guadagnerete un po’ di
campagna elettorale, ma il paese si sfascerà definitivamente.
Avete preso troppi voti e non vi aspettavate così tante responsabilità? Sì. Comunque vi muoverete, vi attaccheranno? Yes. E’ un gioco troppo difficile e cattivo? Oui. Ma siete stati voi a voler giocare. Ecco: è il momento. E “rendicontare anche le caramelle” non basta. Non adesso (Fonte: Andrea Scanzi, Il Fatto)
(1) Caro Scanzi, se ne faccia una ragione: i cazzari non sono quelli de "La Zanzara". I cazzari sono i vostri ometti e le vostre donnette, quelli che la Zanzara si limita a smascherare in tutta la loro pochezza umana e culturale. I cazzari sono quelli che dicono che in fondo a Casapound del fascismo hanno portato con se SOLO il razzismo e lo "sprangaiolismo; i cazzari sono quelli dei microchip, o quelli che alla Bindi non si stringe la mano, neanche con un guanto da giardiniere. I cazzari siete voi, i laudatores del vaffanculismo, di Gaia, di Prometeus. Ora vi accorgete che i cazzari che avete blandito e innaffiato vi stanno sfuggendo di mano, e date dei "cazzari" a quelli della Zanzara??? La Zanzara è solo il termometro del VOSTRO cazzarismo.
(2) Caro Scanzi, nel contenuto di questo paragrafo non c'è niente che lei possa imputare al "bimbominkismo" di questi "cosi" che avete portato in parlamento. E' tutta roba vostra, farina del vostro sacco. E - "mi consenta", come diceva il buonanima - il contenuto è ignobile. Crimi (non uno qualsiasi) non può ironizzare sull'età di Napolitano, perchè è un rozzo acerbo, e invece l'insulto fatto sistema è lecito per Grillo, perchè - per usare le sue parole - "...Grillo può permettersi
molto, se non tutto: ha una carriera alle spalle, credibilità, talento.
Se lui dice “Morfeo”, ha un senso (discutibile), ottiene uno scopo e
crea la notizia. Voi, no..."
Scanzi, per usare un francesismo: "ma che cazzo dice"? La "statura" di Grillo, quando insulta Napolitano, non è un'attenuante, ma un'aggravante. Un vecchio dovrebbe avere più saggezza di un bimbominckia, o no?
Non è che lei, Scanzi, abbia voluto riprendere i cazzoncelli, ma ha dovuto assolvere preventivamente l'insultatore Capo? Insomma, non siamo per caso in presenza di una leccatina riuscita male? Tafanus
C'è una notizia vecchia e una nuova. C'è un video che gira da cinque anni – rispolverato solo in questi giorni sui social – della Casaleggio e Associati.
Poi c'è un comico che ora deciderà le sorti dell'Italia (un altro
rispetto a quello che lo ha fatto negli ultimi 20 anni) che urla come un
pazzo invocando trasparenza e fludità decisionale, partecipazione
totale dei cittadini, in Parlamento e non, e l'abbattimento di ogni
prassi e privilegio della vecchia casta.
Mettendo insieme le due cose, non sappiamo se ciò che ci aspetta sia la Terza Repubblica
con più donne e giovani in Parlamento e sempre meno burocrati (sembra
una canzone di Toto Cotugno) o un brutto film di fantascienza.
Ma andiamo per ordine cronologico. C'è un (brutto) video di propaganda sul sito di Casaleggio. Anzi due.
Il primo, Gaia, ci prospetta la visione del futuro del mondo e della politica del guru con il viso di Yoko Ono e i capelli di Patty Smith.
Il secondo ha una struttura identica, ma riguarda il futuro dei media. Ed è più brutto e spaventoso, in tutti i sensi, dello strascult di Ridley Scott uscito nelle sale lo scorso anno.
Vi invitiamo a vederlo: racconta il passato del nostro pianeta con la
superficialità propria solo dei più raffinati e spudorati video di
propaganda (ricorda alcune idee degli spot referendari a favore di
Pinochet in Cile in occasione della consultazione popolare che lo
destituì) e poi prospetta un possibile futuro. In Gaia
Casaleggio ci dice che se l'Impero Romano, Gengis Khan, Savonarola,
Martin Lutero, Benito Mussolini e Leni Riefenstahl hanno avuto successo è
stato solo perché hanno messo in atto la pratica del network.
Chi nelle strategie colonialiste, chi in quelle belliche, chi in quelle
delle diffusione delle lettere aperte – i due religiosi: uno le
diffondeva a Firenze, l'altro le affiggeva -, chi come il dittatore
italiano o la regista tedesca, con la radio e il cinema. Poi, non
contento, ci dice che nel 2020 ci sarà la terza guerra mondiale con armi
batteriologiche, nel 2040 e dopo la riduzione della popolazione
mondiale ad un miliardo di persone. l'Occidente vincerà la guerra e poi
arriverà un mondo in cui Gaia controllerà tutto, nel nome della bellezza
dell'ideale casaleggiano.
Si può guardare più volte, ma l'impressione è sempre la stessa: sembrano le farneticazioni di una setta religiosa.
Con Prometeus (più vecchio d'un anno rispetto a Gaia), poi, ne hai la certezza: si comincia con l'uomo è Dio, si finisce immaginando una rete globale in cui “l'esperienza è vita”,
in cui nessuno può nascondersi agli altri, in cui tutto è controllato e
controllabile, in cui il mercato più proficuo è quello della vendita
della memoria. Gaia e Prometeus diventano macrostrutture in cui
l'assenza di diversità – non a caso la campagna elettorale di Grillo non
parla di immigrazione, di generi, di religioni, di omofobia – diventa
l'unica strada verso la pace, in cui l'affidarsi a queste realtà
iperuraniche basate sulla potenza straordinaria di internet, giustifica
la passività totale dei cittadini rispetto ad esse. Altro che
trasparenza, è annichilimento e tabula rasa del passato - tra l'altro
volontaria, perché sarebbero i cittadini stessi a dover rinunciare alla
propria cultura, identità e passato, come se questo fosse plausibile in
un mondo in cui attualmente i conflitti, anche culturali, si fanno più
duri.
Se davvero volessero la democrazia per
tutti, ci mostrerebbero in streaming, in diretta mondiale
addirittura, le loro riunioni politiche. E invece, come una DC
qualsiasi, come una P2 d'annata, si nascondono, “complottano”,
temono di essere spiati e le loro divisioni, se ci sono, le regolano
come una qualsiasi massoneria. Perché basta guardare quei video, per
capire quale sia il reale modello di governo sognato dai due.
Trasparenza a senso unico: Gaia e Prometeus possono vedere e controllare tutto, come Grillo e Casaleggio. Con quei dodici minuti e i due corti si potrebbe metter su un romanzo distopico bruttino e già visto. Ma molti pensano che sia il futuro. E su Twitter, social caro ai grillini nell'ascesa, già cominciano le prese in giro.
E così l'impressione è che da Publitalia, la tv e Berlusconi siamo passati alla Casaleggio associati, internet e Grillo.
Tutto fondato sull'assenza di riflessione, l'azzeramento di un tessuto
socio-politico in favore di uno fondato su una fruizione binaria,
passiva e prolungata (la tv prima e internet ora li fruiamo per ore e
come dimostra il video e il testo di Hitler modificati per sembrare
“grillini” o la fiducia che si dà a Wikipedia, ormai sono fonti
primarie), una visione orizzontale nel pensiero e verticale nelle
gerarchie di potere. La democrazia inizialmente prevista dal filmato
infatti, non contempla che ci sia un vero controllo della centrale della
rete, sia essa fisica (un leader) o virtuale, effettivamente niente di
più comodo che dominare un pianeta che ha deciso di delegare il proprio
futuro ad un'entità unica ed incontestabile.
Ma soprattutto lo
scenario ipotizzato dà per scontato che in fondo tutti i cittadini del
pianeta siano in grado di esprimere il loro voto partendo da strumenti
critici paragonabili, dallo stesso livello di conoscenza dei problemi e
nell'interesse collettivo. Prendete il rapporto del 2011
dell'UNDP (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e
scoprirete che il tasso di alfabetizzazione in Yemen è al 62,4%, in
Bangladesh al 55,9% e in Guinea al 39,5%. Quel terzo mondo che nel
risiko casaleggiano viene ignorato, in favore dei poteri forti che tutto
dovrebbero governare (si pensi all'accenno al colosso futuribile
Earthlink). Il primo ad ignorare la questione, a non capire che
nel loro mondo ideal-virtuale a comandare sarebbe solo un'oligarchia,
come sempre, è dunque Grillo. O forse no.
I "Protocolli dei Savi" di Gaia (di Enrica Murri - l'Espresso)
Complotto universale. Millenarismo. New Age. Ecco le radici del video manifesto del guru di Beppe Grillo. Tra Profezia e Rete
L'apocalisse prossima ventura, che sconvolgerà la Terra e plasmerà superstiti eccellenti, ha scadenze e date precise. Nel 2018, praticamente dopodomani, il mondo sarà già diviso in due: a Ovest la democrazia diretta via Internet, a Est un sistema totalitario con accesso a Internet limitato.
Nel 2020 tra i due blocchi scoppierà la terza guerra mondiale che durerà vent'anni e farà 6 miliardi di morti, mentre il mare si solleverà di 12 metri. Nel 2040 il miliardo di superstiti avrà un'identità certificata soltanto dalla Rete.
Ma bisognerà arrivare al 2054 perché il sistema si perfezioni con la prima elezione via Web per il governo di una comunità mondiale che avrà abolito partiti politici, ideologie e religioni.
Non si tratta di un inedito di Philip K. Dick, con la sua narrativa visionaria, né di una storpiatura dell'incubo virtuale di "Matrix", ma di un video seriamente pensato e diffuso, senza tema del ridicolo, con il titolo "Gaia. Il futuro della politica". Circola dal 2008 ma solo recentemente, con l'affermazione del Movimento 5 Stelle, è riemerso dalla paccottiglia simile che affolla Internet. Lo sciamano informatico che l'ha ideato, Gianroberto Casaleggio, comproprietario con Grillo del marchio del movimento e suo ideologo, ha dettato in questo modo le coordinate che porteranno alla democrazia liquida cosmica.
Prendiamo allora sul serio (ignorando le parodie già circolanti) questo manifesto politico che, pur somigliando a un videogame, ha radici profonde nell'esoterismo, nell'occultismo, nelle filosofie new age e soprattutto nel complottismo, cioè nella convinzione che i più importanti eventi storici siano il risultato di cospirazioni segrete, spesso riunite in quello che viene chiamato "Il grande complotto universale".
Non che sia una novità. Gli Usa se ne nutrono da sempre, tanto da far scrivere nel 1964 allo storico Richard Hofstadter che «la paranoia e la certezza dell'esistenza dei complotti hanno caratterizzato gli Stati Uniti fin dalla rivoluzione americana». In epoca recente la fantasia persecutoria va sommandosi ai classici dell'inverosimile (lo sbarco sulla Luna costruito in un set cinematografico, le Torri Gemelle abbattute dallo stesso governo americano), sostenendo che l'uragano Katrina è stata una tardiva vendetta giapponese per Hiroshima o che la strage nella scuola elementare del Connecticut, dove sono morti 28 bambini, è stata una montatura di Barack Obama per piegare la lobby delle armi. Per non parlare di "Zeitgeist", documentario di Peter Joseph che dal 2007 fa il giro del Web, vera summa del pensiero complottista che ha le sue idee forza nella lotta al signoraggio bancario e nella dimostrazione che tutti gli attentati sono autoattentati.
L'Italia non è da meno sia nel chiacchiericcio propalato da Internet, del tipo scie tossiche diffuse dagli aerei per avvelenarci tutti, sia nel filone storico-giudiziario che vede gli ultimi decenni scanditi da cospirazioni (strage di Stato, golpe Borghese, P2, strategia della tensione, grandi vecchi, dietrologie varie) quasi sempre non provate fino in fondo ma ormai profondamente radicate nel sapere comune.
È però la prima volta che un delirio futuribile cerca una sponda di propaganda nel campo aperto della politica, lanciando a migliaia di militanti, e a milioni di elettori ignari, il progetto di un nuovo mondo felice. Come se ne può valutare l'effetto, specie in tempi di incertezza etica come questi? Forse non tutti hanno l'ingenuità imbarazzante del neo deputato grillino Paolo Bernini, che in televisione si dice convinto che forze oscure inseriscano microchip nei corpi umani per controllarli. Ma certo pochi hanno la sapienza di Umberto Eco, grande appassionato del tema, che fa notare come la teoria dei complotti escluda dalla storia «la complessità, l'imprevisto, la serendipità, la libertà del caso, le astuzie della ragione, l'eterogenesi dei fini», lasciando soltanto la paranoia.
Del resto è stato proprio Eco (insieme a Carlo Ginzburg) a distruggere il mito fosco dei "Protocolli degli anziani savi di Sion", padre di ogni pamphlet antisemita, collocandone la genesi nell'epoca del trionfo dell'illuminismo e della borghesia raziocinante. La matrice è quella de "Il dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu", pamphlet di Maurice Joly contro Napoleone III, in realtà storia di una grande cospirazione ai danni del popolo, che impose il messaggio: se state male e c'è qualcosa che non comprendete del mondo, è perché forze oscure operano alle vostre spalle.
Ed è proprio la potenza di contagio di questo atteggiamento, come ha ben ricostruito Luigi Zoia nel saggio "Paranoia. La follia che fa la storia" (Bollati Boringhieri 2011), a essere pericoloso perché quando «fuoriesce dalla patologia individuale e infetta la massa, imprime il suo marchio nei pogrom, nelle guerre e nei totalitarismi». Così, a rischio di fare paragoni estremi, va detto che l'aspetto paranoico del video di Casaleggio, piuttosto evidente anche ai più profani, richiama un testo di tanti anni fa, scritto alla vigilia della seconda guerra mondiale da Roger Money-Kyrle, un allievo di Freud, acuto osservatore della psiche collettiva.
Nel suo "La psicologia della propaganda", Money-Kyrle descrive un clima europeo cupo, segnato dalla grande depressione che era cominciata in America e che in Germania si era sommata alla deriva politica del dopo Weimar. In situazioni del genere, osserva lo studioso, si diventa sensibili a ogni suggerimento che faccia appello alla giusta indignazione e ci convinca di essere maltrattati da nemici esterni che ci fanno proditoriamente del male. E poiché ognuno di noi deve tenere a bada «un nemico interno immaginario» più o meno persecutorio a seconda della propria storia personale, si troverà sollievo proiettando all'esterno un colpevole e rifugiandosi nell'autocommiserazione collettiva. Chi, con il potere indotto dalla propria potente paranoia, saprà dirottare l'odio verso un oggetto riconoscibile (nel caso tedesco, il complotto ebraico e l'Inghilterra) avrà poi buon gioco a proporre un esaltante progetto di un mondo nuovo. «La malinconia precedentemente indotta si trasforma in paranoia e la paranoia in megalomania», conclude Money-Kyrle.
Cercare conforto in uno studioso contemporaneo per farci dire che, come oggetto d'odio, la casta di oggi non è paragonabile al complotto giudaico di ieri, aiuta fino a un certo punto. «Ho visto quel video con un disagio crescente», dice Adolfo Pazzagli, psichiatra di fama e presidente della Associazione Italiana di Psicoanalisi, «c'è l'organizzazione di un delirio condiviso che non si cimenta con la realtà ma la modifica, esaltando la scissione tra idealizzato e persecutorio: un miliardo di buoni e 6 miliardi di cattivi che verranno sconfitti. Purtroppo gli uomini hanno l'abitudine di non pensare che siamo tutti un po' cattivi e cadono nella trappola perversa di nuove ere felici. Spesso fermare queste derive è difficilissimo perché nessuno ascolta chi dice che per cambiare il mondo ci vuole fatica e pazienza».
Resta inoltre l'incognita su che cosa può produrre l'incontro tra questi messaggi e la comunicazione globale nell'era di Internet. «È l'aspetto inedito della questione», osserva Pazzagli, «in comunità semplici il cattivo è il vicino di casa, l'abitante della contea limitrofa, il tifoso dell'altra squadra, ma via via che ci si conosce l'odio si stempera naturalmente. Oggi però si comunica e basta, senza possibilità di conoscersi, e il nemico non ha connotati precisi: si va dai vecchi partiti per i grillini alla casta, alle banche, ai complotti mondiali».
Finora, e per fortuna, la visione mistica e apocalittica di Casaleggio si è incontrata soltanto con quella provinciale di Beppe Grillo e non è dato sapere se ha fatto proprie anche le certezze complottiste-sanitarie del comico:
l'Aids è la più grande bufala del secolo, il cancro guarisce con la cura Di Bella, i vaccini inducono l'autismo. Ovviamente perché le case farmaceutiche impongono brutalmente i loro interessi, a imitazione della Trilateral o del Gruppo Bilderberg.
Avevamo premesso che avremmo preso sul serio il filmato sull'avvento di "Gaia", che pure ha tutte le caratteristiche per prestarsi all'ironia. Se l'abbiamo fatto è perché avevamo visto anche il video precedente, "Prometeus", messo in circolazione nel 2002 e poi cancellato dal sito della Casaleggio Associati, ma facilmente rintracciabile su YouTube. Vi si descrive la rivoluzione dei media, dove tutto svanisce, radio, tv, pubblicità, libri e giornali, ma tutto rinasce su Internet, dove ci sarà un unico quotidiano scritto da migliaia di giornalisti, Wikipedia sarà l'unica fonte di sapere, la memoria personale sarà condivisa e commercializzata. Volevamo fare in tempo a lasciare qualche traccia di senso in un giornale di carta, anche perché la voce narrante di "Prometeus" parla dal futuro. Tanto per ribadire che tutto sta già accadendo.
Oggi, senza tema di smentita, possiamo affermare che il nostro giudizio di una settimana fa era fin troppo generoso. Innanzitutto perchè siamo riusciti a moltiplicare la figura di merda per due (e non era oggettivamente cosa facile). Poi perchè si sussurra che dietro questa faccenda - gestita con grandissima dabbenaggine - potrebbero nascondersi ragioni di bassa cucina elettorale del Prof. Monti e del Ministro Terzi.
Last but not least, provo a immaginare, senza riuscirvi, quali possano essere in questi momenti i sentimenti dei familiari dei due marò, ai quali era stato estorto (non trovo paroa migliore), sotto elezioni, un entusiastico giudizio sull'operato del governo, e ai quali ieri è stato spiegato che era tutto uno scherzo. Però i familiari e l'opinione pubblica sono stati tranquillizzati: i marò non saranno ammazzati. Al massimo, dovranno acconciarsi ad un eventuale ergastolo, o a qualche decina di anni di galera.
Riportiamo un estratto di ciò che scrive sull'argomento oggi Francesco Merlo, in un articolo su Repubblica dal titoloL'onore perduto della Democrazia
L'onore perduto della Democrazia (di Francesco Merlo)
Dignità voleva che questi nostri poveri marò tornassero in India rispettando la parola data perché pacta sunt servanda soprattutto per i soldati scelti. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ci tornano invece sbertucciati, piegati dal fardello di un disastro diplomatico. Esposti alla gogna per colpa soprattutto di un ministro degli Esteri che ha cercato di costruire sulla loro fuga un futuro politico, ed eventualmente anche elettorale, a destra. E non stiamo parlando della destra dei valori e della patria, la destra dei tratti eroici, che so?, del duca d'Aosta o di Cesare Battisti o di Enrico Toti, ma della destra badogliana del "tutti a casa".
Il ministro Terzi e il suo sodale Di Paola, ministro della Difesa, - nientemeno un ammiraglio che ha studiato al Morosini! - hanno infatti trasformato questi due apprendisti eroi in una coppia di esodati, esponendoli adesso, con il ritorno obbligato, al pericolo vero, il pericolo peggiore per un soldato e per un governo: il disonore. Solo ora infatti il processo diventa a rischio, perché i nostri due "marines", vale a dire il meglio delle nostre forze armate, non saranno più considerati come due fucilieri di Marina di un Paese amico, due militari in attesa di giudizio, ma come due prove sfacciate e schiaccianti non di omicidio ma di furbizia umiliata, i rappresentanti di un'Italia volgare e truffaldina, subito piegata però dalla forza di un brutto atto di rappresaglia.
Sino a un mese fa i truffaldini sembravano gli indiani. Perché i due poveri pescatori morti forse non erano pescatori. Perché le acque in cui sono morti erano internazionali. E perché i nostri soldati si erano sempre comportati da soldati. E i soldati non sparano sui pescatori e, più in generale, sui lavoratori, in mare come in terra. E che fossero soldati lo avevano dimostrato non scappando subito dopo l'incidente, ma presentandosi alle autorità di polizia locali. E ancora, ottenuta e goduta la licenza per il Natale in patria, riconsegnandosi puntualmente ai loro giudici, benché sia controversa la legittimità del tribunale indiano.
Adesso che invece tornano perché gli indiani hanno sequestrato il nostro ambasciatore, violando a loro volta le regole internazionali, i due soldati diventano davvero prigionieri, e non più della Giustizia indiana e dei suoi tribunali ma di un'arroganza da ritorsione. L'India che li accoglierà non è infatti la stessa India che diede loro il permesso di partire: è un'India che si è sporcata con un sequestro di persona che non ha precedenti nel mondo diplomatico civile e che l'Italia furbastra di Terzi e di Di Paola non sa più come affrontare se non con la resa, la cosiddetta calata di braghe.
C'è purtroppo una parte dell'Italia che pensa all'India come a una terra di straccioni in costume esotico dimenticando che è invece la più grande democrazia, una potenza nucleare, un mastino dell'economia internazionale e, assieme alla Cina, agli Stati Uniti e alla Russia, uno dei paesi più importanti dello scacchiere mondiale. È inoltre uno dei principali membri delle nazioni emergenti del Brics che insidiano il primato occidentale (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e presto anche la Turchia).
Ebbene, l'idea razzistoide che gli indiani siano selvaggi, diffusa sgangheratamente dai giornali di Berlusconi, fa il paio, per stupidità, solo con l'idea che la fuga possa essere una vittoria e che il tradimento diventi un blasone. Ancora ieri sera Alfano e la Santanché definivano "orgoglio nazionale" quella fuga dalla responsabilità dei due marò che nei codici della destra a cui si richiamano è invece fellonia. È una maionese impazzita di valori: pretendono di vestire la bandiera di viltà e fondano il patriottismo sulla figuraccia internazionale.
Spiace che Mario Monti, chiamato alla massima responsabilità proprio in virtù del suo prestigio internazionale, concluda la sua vicenda di statista con questo desolante pasticcio di politica estera. In fondo, il caso dei marò è stato l'unico episodio di risonanza mondiale del governo dei tecnici. Ed è stato un episodio in due atti. Primo: darsela a gambe fedifraghe. Secondo: arrendersi senza condizioni al primo "bau". Il tutto a conferma del pregiudizio che da sempre l'Italia si porta dietro: è la nazione vaso di coccio, è il paese di don Abbondio e del miles "vana-gloriosus", è lo Stato dello sbruffone che si infila a letto con un occhio rosso per evitare un processo, è l'esercito del capitano vanitoso e fellone che abbandona la Concordia nel momento del naufragio, è la Marina di "navi e poltrone", è il governo astuto e ganzo che maramaldeggia con l'India...
Fossimo in altri tempi e con altre grammatiche, onore, buon senso e fegato vorrebbero che il nobile Giulio Terzi di Sant'Agata e l'ammiraglio Giampaolo Di Paola si consegnassero agli indiani al posto dei due marò.
Ricevo questo lungo articolo di analisi sulle elezioni da Paolo Farinella. Nonostante le dimensioni, lo pubblico integralmente e senza tagli. Ma onestà mi impone di fare una premessa: delle aperture di Paolo Farinella verso Grillo non ho mai condiviso nulla. Fin dai tempi della riunione al Teatro Smeraldo a Milano. Ricordo che in quei giorni scrissi una lettera privata a Paolo, il cui succo, stringendo, era: "Attento, Paolo. A Grillo delle tue idee e della tua etica non frega niente. Ti userà come un distintivo. E nei rapporti fra te e lui, TU sei quello che ha tutto da perdere, Grillo quello che ha tutto da guadagnare.
Purtroppo le mie parole non sono state ascoltate (né io mi aspettavo che fossero ascoltate). Paolo ha sposato la teoria della "tabula rasa", ma adesso dalle macerie della vecchia politica non sta nascendo una nuova politica, ma nuove macerie. Ora siamo alla completa ingovernabilità, dalla quale non nascerà NULLA. Nascerà solo la deriva dell'Italia come paese più settentrionale del Maghreb. Se non si andrà di nuovo alle elezioni sarò lo stallo, se si andrà alle elezioni si voterà ancora col Porcellum (nessuno ha i numeri per cambiarlo) e si ritornerà, come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza.Cioè ad un nuovo stallo.
Caro Paolo, ho come un'impressione che Grillo non sia, come avevi sperato, la terapia d'urto contro la malattia, ma che sia LA malattia. Spero di sbagliarmi, ma mi piacerebbe sapere cosa proponi, ora, in concreto, per uscire da questo cul de sac. Tafanus
Ho ricevuto alcune critiche da amici per alcune mie dichiarazioni, ma specialmente per il fatto, anzi la «colpa», di avere appoggiato alla Camera il M5S, contribuendo così al caos istituzionale. In nome della governabilità – la nuova parola magica come abracadrabra – avrei dovuto votare Pd, altrimenti «c’è il rischio che torni Berlusconi». Tutti gridano a Grillo di essere «ragionevole» e di decidersi a fare un governo con Bersani perché «Bersani è persona onesta». Vorrei fare un po’ di chiarezza, e spero che coloro che criticano, leggano quello che scrivo, dando alle parole il senso proprio e non quello che vorrebbero loro. Credo di essere autorizzato a dire la mia opinione perché quello che scrivo pare proprio che poi si avveri, segno che leggo la realtà senza occhiali preventivi. La libertà interiore è indivisibile!
-1) Nel PD, come avevo previsto, Renzi sta preparando la scissione e alla prossima occasione se ne va con Monti o con qualcuno simile a lui. Quelli che ritenevano Renzi onesto e coerente non hanno voluto ascoltarmi quando dicevo che il silenzio e la finta fedeltà di Renzi erano «tattici» e lo ha dimostrato il silenzio tenuto nella direzione, dove non ha nemmeno ascoltato il segretario, ma se n’è andato platealmente prima, avendo cura di farsi riprendere dalle tv, mentre usciva, cioè mentre si dissociava dalle decisioni: provare a governare con M5S. Ora è palese e lo dice anche Bersani. I miei critici, possono, per favore, chiedere anche scusa? Il silenzio renziano era «rinculo» di chi si apprestava a sparare. Agli amici del PD dico di aprire gli occhi e valutare la storia per se stessa, senza piangersi addosso. Il tempo di «questi» partiti è finito per sempre.
-2) Il PD. Si dice che abbia la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. E’ così? I numeri probabilmente dicono questo, ma l’algoritmo morale dice di «no». Il Pd ha la maggioranza alla Camera perché si è avvalso fino in fondo della «legge porcata» che avrebbe dovuto abolire e non ha mai voluto farlo perché se n’è sempre servito doviziosamente. Nelle ultime elezioni ha imposto candidati sicuri e fedeli alla segreteria o ai satrapi, alla faccia delle primarie. Questo comportamento osceno e immorale ha fatto perdere migliaia di voti nell’ultima settimana, prima del voto. Non è credibile di afferma di volere cambiare la legge elettorale, se fino all’ultimo si è servito di una legge che poteva aggirare, rispettando fino allo spasimo i risultati delle primarie. Il PD non l’ha fatto. Punto. Ora è inutile che Bersani venga a proporre otto punti che sono aria fritta e, cosa peggiore, molto generici: intenzioni senza quantificazione e senza data.
-3) L’Italia è allo sbando, sta morendo e si prepara una sollevazione di popolo che arriverà ad assaltare i forni e i negozi perché ormai manca il cibo essenziale. Mentre il popolo muore, PD, Monti e PDL cercano di spartirsi le masserizie: uno che vuole andare al governo, l’altro che si lecca le ferite e il cainano che vede le sbarre in prosettiva e vuole fare saltare il banco, come è nel suo stile. (1)
-4) Il Pd ha governato con Pdl con il risultato che si è aggravato la situazione non solo economica, ma sociale e morale. Il Pd ha approvato tutte le leggi immorali di Monti insieme al Pdl, facendo finta di litigare. Berlusconi le ha rinnegate e ha vinto in campagna elettorale; Il Pd ne ha mantenuto la paternità e maternità, addirittura promettendo agli elettori di volere governmare con Monti. SUICIDA! Per un anno, facevano le scaramucce, ma poi votavano insieme. Il Pd ha votato anche la legge «pro corruzione» della ministra Severino che accorcia immoralmente i tempi dei processi, sapendo che era una legge imposta da Berlusconi. Il Pd poteva fare una sola cosa: non votarla. Non può venire adesso a dire che vuole mettere il falso in bilancio e fare una legge anticorruzione. Non è credibile. Tre mesi fa ha votato una legge opposta. Questi sono fatti.
-5) Si dice che Grillo deve essere ragionevole e tutti lo invocano come un santo perché si allei col Pd altrimenti Berlusconi torna in campo e perché se Bersani non ha la fiducia il Paese è ingovernabile. Proviamo a ragionare con calma e onestà morale.
-6) Si vuole fare credere che la colpa di tutto sia di Grillo perché non è «ragionevole» in quanto non accetta di dare la fiducia ad un governo Bersani. Scusatemi, ma mi spiegate perché deve dare la fiducia? Grillo ha impostato tutta la campagna elettorale, da cinque anni a questa parte, dicendo sempre chiaro e tondo che non avrebbe governato mai con «questi partiti», che hanno portato l’Italia al disastro. Gli elettori gli hanno dato il mandatoi di «non governare con quetsi paritit». Perché gli altri devono rispettare il programma elettorale e Grillo no? Dove è la logica? Coerenza vuole che non si allei con alcuno. Altrimenti anche lui non è coerente e diventa come gli altri.
-7) C’è però un problema che pochi mettono in risalto: il M5S e Grillo non sanno che pesci pigliare perché lo tsunami ha travolto anche loro in quanto non si aspettavano «adesso» un simile risultato per il quale non erano e non sono pronti. Il Movimento si preparava per le prossime elezioni (fra cinque anni). Ora con un successo che gli bolle tra le mani e che non sa come gestire, ha solo tre possibilità:
-a) O si allea con qualcuno dei complici del disastro e muore vergognosamente.
-b) O resta a guardare che le macerie dei vecchi partiti cadano come le rovine di Pompei.
-c) Oppure c’è una terza soluzione, fuori degli schemi di cui parlerò fra poco.
Grillo non ha alternative. A ciò si aggiunga che la maggior parte degli eletti sono «inesperti» (non è un male, necessariamente) e qualcuno «tradirà», allettato dalle sirene marpione di garanzie elettorali future. Nello stesso tempo è immorale che i partiti, specialmente il Pd (il Pdl è tamente immorale che non lo considero affatto), scarichi la colpa dell’ingovernabilità su M5S perché non vuole fare accordi.
-8) Se il Pd ha a cuore le sorti dell’Italia, come dice, e se fosse un partito responsabile, di quella che si vorrebbe da Grillo, può fare diverse cose e può farle subito:
-a) Bersani ha perso. Dia semplicemente le dimissioni da segretario e si ritiri. D’Alema, il fine e ignobile stratega che ha finalizzato ogni scelta politica non al bene dell’Italia, ma ai suoi interessi personali insieme a Veltroni: se ne vadano una buona volta e liberino l’Italia di due presenze mefitiche. Si dimettono sempre, ma non se ne vanno mai! Essi sono responsabili del disastro e colpevoli di avere risuscitato Berlusconi, quando era morto e sepolto. Non accetto lezioni di etica da loro né tanto meno ne possono dare a Grillo.
-b) Bersani invece vuole a tutti i costi fare il presidente del consiglio, anche per un solo mese: se infatti farà un governo e andrà allo sbaraglio, alla Camera otterrà la maggioranza, ma non al senato. In questo caso il presidente della repubblica potrebbe pregarlo di restare in carica per la ordinaria amministrazione, in attesa di tirare fuori un coniglio dal cilindro, che sarà, ed ecco la terza soluzione che ho accennato prima:
-c) Un governo extra partiti con personalità extraparlamentari di caratura morale riconosciuta universalmente che andrà in Parlamento senza passare da alcuna consultazione con un programma minimale che comprenda:
-1) Abolizione del rimborso ai partiti, a partire da queste elezioni; abolizione del finanziamento ai giornali; abolizione dei vitalizi, anche pregressi e divieto di cumulo di cariche. Abolizione delle province e riordino dei comuni con servi accorpati.
-2) Riduzione drastica (due terzi) dei deputati che verranno ridotti ad un massimo di 200 con uno stipendio massimo di 5.000 euro mensili, senza alcun altro benefit. Lo Stato garantisce direttamente i servizi essenziali allo svolgimento della funzione parlamentare. Dopo due legilasture, decadenza automatica per sempre (2). Essere parlamentare non può essere una garanzia a vita. Incompatibilità delle cariche elettive retribuite con qualsiasi altro lavoro o professione.
-3) Il Senato diventa la camera delle autonomia locali, senza stipendio (3) non ha potere legislativo, ma solo di ratifica dei trattati internazionali; ha il potere di cordinare la legislazione regionale. Dopo una legislatura, a casa per sempre.
-4) Obbligo per i parlamentari di dichiarare i redditi propri e della famiglia fino al quarto grado di parentela, ascendente e collaterale (4). I parenti di un eletto non possono essere eletti a cariche pubbliche. Ineleggibilità di chiunque tragga benefici dalle concessioni dello Stato. Obbligo per i parlamentri e membri del governo, se indagati dalla magistratura a presentarsi davanti al giudice con corridoio preferenziale e veloce, al fine di arrivare a sentenza al più pretso possibile. Divieto, pena la decadenza automatica e immediata, di non commentare e tanto meno attaccare gli atti della magistrature, se non a sentenza definitiva. Decadenza automatica di parlamentare o membro del governo dopo condanna in 1° grado, sospensione dello stipendio e sospensione di qualsiasi ufficio pubblico.
-5) Perdita della cittadinanza e dei diritti civili per chiunque froda il fisco o esporta capitali all’estero o falsifica i bilanci delle società.
-6) Sospensione della Tav e del ponte di Messina e sospensione di ogni contributo agli organismi che sovrintendono; riduzione del 50% delle spese militari; revisione del meccanismo dell’8xmille.
-7) Ridiscussione in sede europea del patto di stabilità (criterio di morte per i comuni anche virtuosi) e provvedimenti immediati per alleggerire la mancanza di credito. Obbligo alle banche che hanno preso soldi dalla BCE di fare prestiti a tassi agevolati alle imprese e alle famiglie. Sblocco immediato dei fondi per pagare i debiti dello Stato a Imprese e singoli.
-8) Riduzione delle tasse sui salari, sulle pensioni e sul lavoro. Salvaguardia della prima casa e sospensione di (In-)Equitalia fino a nuovo riordino della materia. Abolizione dell’aumento dell’Iva che automaticamente scatta al 1 luglio 2013. Mandare l’esercito a presidiare il territorio dove agisce la mafia e sequestro dei beni illeciti (5)
-9) Ripristino immediato della ricerca e messa in sicurezza della cultura artistica e appoggio a quella letteraria, teatrale e musicale per dare un respiro spirituale al Paese. Via libera alla banda larga a livello nazionale.
-10) Abolizione dell’immunità parlamentare. Riforma immediata delle legge elettorale con doppio turno con collegi uninominali (modello sindaco). Potenziamento dei tribunali per accelerare processi e sentenze (6)
-11) Riforma della tv e asta pubblica delle frequenze con divieto di fare campagna elettorale in tv, ma obbligo di andarsi a cercare i voti uno per uno sulle piazze. Sequestro immediato degli utili, azioni comprese, per quelle tv che sgarrano.
-d) A questo punto, M5S e chi vuole può dare la fiducia con la scadenza di 9/12 mesi (se in nove mesi può nascere un bambino, può anche vedere la luce un governo serio che faccia questo e altro). Si torna alle elezioni e vinca il migliore.
-9) A me pare che in questo momento storico e convulso, sia il Pd a non cercare l’interesse della Nazione perché non vuole prendere atto che la sua è una vittoria di Pirro senza consistenza.
-10) Grillo non è la causa del male, è la conseguenza di una degenerazione causata dai partiti che ora presumono di metterci anche una pezza per conitnuare a sopravvivere. Non è possibile. Non è morale. Molte volte ho scritto che «Grillo è inevitabile», aggiungendo che non «era necessario». I partiti che hanno cincischiato, fino al punto che non sono stati incapaci di riformare la legge elettorale perché volevano andare alle elezioni con la «porcata» che gli veniva comoda (a tutti). Essi non sono più legittimati a governare. Devono solo andarsene a casa per dichiarato fallimento. Qualsiasi impresa, se fallisce, prende i libri e li porta in tribunale. Il resto è aria fritta, strafritta, stagnante e maleodorante. Nessuna pezza è possibile. Bisogna aprirsi ad un mondo nuovo e cominciare a ragionare in modo nuovo, in modo radicalmente nuovo. Il nuovo non è Grillo, la sua funzione è stata anche quella di contenere il malcontento e la rabbia dentro l’alveo democratico e parlamentare. Credo però che ci voglia anche altro.
-11) Mi fanno ridere coloro che implorano Grillo di allearsi col Pd: è come chiedergli di suicidarsi. Perché nessuno implora Bersani di allearsi con M5S, cedendo il passo e lasciandogli l’onore delle armi? (7) Fino ad ieri Bersani (ma ancora oggi) ha preso a pesci in faccia, ha deriso e ha snobbato il M5S perché era strasicuro di vincere. Con quale faccia ora propone una alleanza?
-12) Chi parla in nome dell’emergenza, si rende conto che da almeno 20 anni siamo in emergenza democratica, sociale e finanziaria? Dov’era il Pd in questi anni, cosa ha fatto, cosa non ha fatto, perché è stato latitante a causa di blocchi interni? Perché solo ora bisogna fare in fretta?
-13) Grillo è fascista, autoritario, populista? Grillo non aveva alcuna intenzione di arrivare al governo reale del paese perché nel suo programma mancano alcune voci essenziali, come il lavoro. Il suo scopo era ed è fare pulizia, mandare a casa i ladri, i corrotti, gli usurpatori, gli stupratori delle Istituzioni, i giochi dietro le quinte, le commistioni di politica e affari. Già cinque anni fa aveva predetto la caduta del Monte dei Paschi e aveva messo in guardia che sarebbe stato un terremoto. Tutti lo presero per pazzo. Ora chi è pazzo lui o chi ha fatto quelle cose? (8)
-14) Grillo non è in grado di governare perché non è pronto e non ha gli strumenti adeguati. Se resta a bagnomaria ancora un poco, scoppierà come una bolla perché la rete è uno strumento essenziale, ma non può sostituire i rapporti fisici, non può diventare il fine.
-15) Grillo fa il diavolo a quattro perché vuole confondere i suoi avversari di sempre che sono «questi» partiti. C’è un rischio: che le istituzioni, minate da venti anni di Berlusconismo e cinquanta di consociativismo (PCI-DS-PD/DC-PSI-FI-PDL) rischiano di non reggere. Il populismo di Grillo è ben poca cosa di fronte al populismo assassino di Berlusconi come hanno dimostrato anche le ultime elezioni. Il 25,8% degli operai ha votato Berlusconi, il 21,7% Bersani, il 40,1% Grillo. Signori, gli operai! Non siamo di fronte ad una mutazione genetica? Il Pd ha perso gli operai: riuscirà a riconquistarli? Penso che una stagione, anzi un’era sia finita. (9)
-16) Bisogna vigilare perché tutto è possibile. Nessuno ha più la bacchetta magica e tutte le scelte economiche a cominciare dal fondo monetario internazionale all’Europa e poi all’Italia, tutte sono state sbagliate. Tutte. Ora se ne accorgono anche loro. Non sarebbe ora che questa gentaglia si ritirasse in buon ordine e ammettesse il proprio errore e si assumesse le responsabilità del disastro?
-17) Grillo è la conseguenza della loro insipienza e della loro incapacità e della loro ingordigia, non è la causa. Per favore, non facciamo confusioni. Per torvare una soluzione, è necessario prima fare una diagnosi critica e una anamnesi storica: fuori i fallimentari e i colpevoli. Poi vedremo cosa si può fare e si deve fare.
Ora nessuno dica che sono «grillino» perché direbbe una sciocchezza. Sono serio, coerente e leggo la realtà come è, senza infingimenti, senza corse al male minore, senza paraocchi e senza mediazione di partiti del cuore perché non ne ho (10)
Paolo Farinella, prete
(1) Qual'è, in tutto ciò, il ruolo attivo che Grillo riserva a se stesso, per uscire dall'impasse?
(2) E lasciare il governo del paese ad incompetenti del calibro di Cancelleri, di Crimi, di Pizzarotti e della fascistona capogruppo alla Camera?
(3) Quali competenze si pensa di attrarre, "senza stipendio"?
(4) Questo avrebbe impedito la creazione di 13 società in Costarica a nome dell'autista-gorilla e della ex cognata di Grillo?
(5) Non sarebbe il caso di indicare le fonti di finanziamento?
(6) Esiste una proposta del PD in tal senso. Ma Grillo la voterebbe? sei sicuro?
(7) Forse perchè è il PD ad avere la maggioranza assoluta alla Camera, e quella relativa al Senato?
(8) Grillo non vorrebbe mandare a casa anche coloro che hanno aderito per sette anni consecutivi ai condoni tombali di Tremonti?
(9) Nel 1994, uno dei risultati migliori di Forza Italia è stato ottenuto a Torino Mirafiori, enclave degli operai FIAT. Non credo, retrospettivamente, che si sia trattato di "voto utile", e neanche di "voto intelligente. La classe operaia che ha votato Berlusconi non è andata in paradiso, e dubito che ci andrà quella che ha votato Grillo.
(10) Paolo, facciamo un patto: io non dirò che sei Grillino, e tu invece ci dirai cosa proponi di fattibile, di finanziabile, fra le cose che possano trovare un consenso parlamentare. E anche chi dovrebbe votare cosa in assenza di un governo regolarmente costituito e "fiduciato". Tafanus
Undicimila euro di vestiti mai pagati: ingiunzione di pagamento per la Senatrice berlusclona Paola Pelino
La senatrice Pdl si era fatta consegnare gli abiti in
albergo, ma non ha mai saldato il conto. Ora è arrivata una prima
sentenza (su cui pende un ricorso) che dice che dovrà pagare. Lei si
difende: "Ma non mi hanno mai fatto lo scontrino" (Repubblica.it)
PESCARA- La senatrice del Pdl Paola
Pelino ha comprato 11 mila euro di abiti firmati in una boutique, ma non
li ha mai pagati. Ed ora è stata condannata a saldare il dovuto, con
tanto di spese legali. "Se li fece consegnare in albergo, assicurando
che poi sarebbe passata per il saldo", raccontano i titolari del negozio
by Gabrielli di Pescara che da tre anni rincorrono la Pelino per farsi pagare.
Prima
i solleciti telefonici, poi le lettere dell'avvocato. Infine la causa
in tribunale. Ora c'è una sentenza di primo grado che condanna la
senatrice eletta in Abruzzo nelle fila del partito di Berlusconi a
saldare il conto. Una sentenza provvisoriamente esecutiva, con tanto
d'ingiunzione in Parlamento che le ha creato non pochi imbarazzi nel suo
primo giorno a palazzo Madama.
Non solo, la vicenda imbarazza
anche il gruppo imprenditoriale di famiglia dell'onorevole, l'azienda di
confetti Pelino di Sulmona (nota in tutto il mondo).
Senatrice, come mai non ha saldato quel conto? Guardi, è tutta una montatura dei giornali di sinistra e dei miei avversari politici in Abruzzo (...e te pareva...)
Ma c'è una sentenza... Mi risulta che il mio avvocato abbia presentato ricorso in appello in quanto quel negozio non mi ha mai rilasciato lo scontrino.
Il
negozio replica sostenendo che "le vendite alla senatrice sono avvenute
in ossequio alla disciplina tributaria" e che lei solo oggi parla di
mancata emissione degli scontrini fiscali, mentre nulla aveva mai
eccepito a riguardo, nonostante i diversi solleciti che le erano stati
avanzati "tutti ampiamente documentabili" sostengono. Saprò replicare nella sede dovuta.
Quei vestiti però lei li ha presi. Perché non li ha pagati? Ma questo cos'è, un interrogatorio? Che domande sono...
L'Espresso racconta che nella vicenda è rimasto coinvolto anche il senatore Gaetano Quagliariello. Lasciate
fuori da questa storia Quagliariello, non c'entra proprio nulla. E'
stato tirato in ballo solo perché il giorno dell'inaugurazione del suo
comitato elettorale a Pescara, la titolare del negozio mi è venuta
incontro inveendo. Non l'aveva nemmeno riconosciuta.
Eppure
i legali della boutique hanno dichiarato in un comunicato che il
senatore Quagliariello si è recato nel negozio nel periodo
pre-elettorale auspicando una composizione bonaria della vicenda. Io sono una persona trasparente... Adesso però basta, dovete parlare con il mio avvocato.
Due domande piccole piccole alla caramellaia di Pescara:
Se la boutique di Pescara si è rifiutata di rilasciarle lo scontrino fiscale, lei non aveva non solo il diritto, ma addirittura l'obbligo legale e morale di pretenderlo?
Senatrice, che c'entra il mancato pagamento del debito col cavillo - tutto da dimostrare - dello scontrino? Intanto lei doveva pagare, perchè i vestitini li ha presi, vero? Poi, caso mai, avrebbe potuto emettere autofattura, e correre al più vicino ufficio della Guardia di Finanza. O no?
Senatrice: lei non è una "persona trasparente". Lei è una persona "impermeabile": alle figure di merda. Tafanus
Riproduciamo il post di Gad Lerner che risponde a Claudio Messora, portavoce del portavoce del MòViMento a 5 Stelle. Volano palate di merda...
Elogio dello spalamerda, dedicato a Claudio Messora (di Gad Lerner)
“Menar merda non è poi una mala occupazione: peccato, certo, non
si fa”. Nella campagna padana di Sacconago, alle porte di Busto Arsizio,
viveva un giovane contadino figlio di nessuno, battezzato col nome di
Colombino dal parroco che l’aveva adottato. Di lavoro Colombino faceva
lo spalamerda. Raccoglieva il letame di cascina in cascina e lo
redistribuiva nelle marcite nutrendo la terra per renderla più generosa.
Così preziosa era quella merda, che don Sante non disdegnava di
benedirla. E pazienza se Colombino, insieme al suo meraviglioso mulo
Astolfo, di quel letame sprigionassero l’afrore: ciò non gli sara’
d’impedimento a incontrare Pio IX e Mazzini e Garibaldi. Fino a
diventare patrioti iniziatori del Risorgimento italiano.
Se Claudio Messora avesse letto il meraviglioso romanzo di Alessandro Mari, “Troppo umana speranza” (Feltrinelli editore),
certo non avrebbe tributato a noi giornalisti questo attributo
benemerito di “spalamerda”, da cui mi sento onorato. Anche nell’arte
dell’insulto sarebbe meglio acculturarsi un minimo. Si legga il romanzo
di Mari, gentile signor Messora, ne trarrà giovamento. Intanto noi
continuiamo a spalare. Gad Lerner
Parafrasando il titolo di una celebre trasmissione televisiva - Non è mai troppo tardi - (la TV era in b/n, e c'era un solo canale), potremmo dire a Messora che "Non è mai troppo presto", per i grilli e dintorni, per iniziare ad "accocchiare" figure di merda. Se Claudio Messora, grande specialista in gombloddi, volesse seguire un nostro consiglio, gli diremmo di pensare, prima di parlare. Già il lavoro di "portavoce in capo" è un lavoro infame, e di significato oscuro. Quello di "portavoce del portavoce" è un mestiere incomprensibile ai più ma - come Messora è riuscito a dimostrare in poche ore - non scevro da rischi. La merda, in andata e in ritorno, è mobilissima, e quando la si butta nel ventilatore, non si sa mai dove vada a finire. Vero, ByoBlu? Tafanus
Corre VOCE che Claudio Messora sia così ggiovane, come portavoce del portavoce, e già alquanto indagato... Wait and see...
Il nome è un programma. Abolirà anche il Vaticano?
Si è avverata la profezia del mio romanzo Habemus Papam, Francesco, riedito nel 2012 da Gabrielli Editori con il titolo «HABEMUS PAPAM. La legenda del papa che abolì il Vaticano». Il nome c’è già. Ora aspettiamo che abolisca il Vaticano, se non lo fanno fuori prima. Le premesse ci sono, la primavera anche e Bertone e i suoi complici facciano le valigie.
Francesco è il nuovo vescovo di Roma, e di conseguenza, papa della Chiesa Cattolica. Avevo cominciato a scrivere questo pacchetto dedicato alle elezioni italiane e alle sue conseguenze, martedì 12 marzo, ma mi attardavo in attesa dell’elezione del papa che finalmente è arrivata. Sentivo che mercoledì 13 sarebbe stata la giornata giusta. Se fossero stati due o tre scrutini, sarebbe stata la vittoria della curia, con l’elezione di Scola o di Scherer. Invece se si fosse arrivati al quarto o quinto scrutinio, la curia avrebbe perso terreno e avrebbe preso corpo un’altra possibilità. Così è stato.
Papa Francesco I
Quando ho visto che il quinto diventava più lungo, ho capito che la scelta sarebbe caduta su un nome nuovo, senza legami con la curia (Scola) e il partito dello Ior (Scherer). Per tutto il giorno mi ronzava in cuore il nome del mio romanzo Habemus Papam, «Francesco». Dicevo a me stesso: non è possibile! E’ un nome «maledizione», troppo impegnativo. Se il papa sceglie questo nome si condanna da sé a fare sul serio perché deve scegliere la povertà come criterio e metodo di vita; deve essere coerente: come può Francesco abitare in mezzo al lusso Vaticano? Può il papa essere «personalmente» povero, ma apparire «istituzionalmente» potente e ricco? Non licet! Ora non ci resta che aspettare. Intanto colpiscono alcune cose, che ai profani non saltano agli occhi perché non addentro alla simbologia e al rituale. Facciamo un po’ di esegesi di scavo:
-1) Francesco si è presentato «nudo» con la semplice veste bianca, senza mozzetta rossa e senza stola, i simboli del «papa» e del capo di Stato Vaticano. La stola era piegata e portata dal cerimoniere, quasi a stabilire le priorità: prima la persona, poi il vescovo, poi il papa poi il capo si Stato.
-2) L’immagine plastica dello «smarrito» cerimoniere, Guido Marini, genovese, tutto bardato di rossiccio, con un sorriso di circostanza, che guardava il papa con terrore, era la foto del cambiamento. Marini è stato l’artefice, anzi il complice di Ratzinger per riportare la Chiesa nel passato. Nel suo volto c’era lo smarrimento degli sconfitti tradizionalisti. Un buon inizio.
-3) Il biglietto di visita di Francesco è stato un laicissimo «Buona sera!», rivolto ai «fratelli e sorelle».
-4) Si è presentato non «al mondo», ma alla diocesi di Roma: «sono il vescovo di Roma». Ottimo!
-5) Scandalizzando il cerimoniere che era fuori luogo e fuori posto, ha chiesto la benedizione al suo popolo, prima di dare la sua. Mai era avvenuto una cosa del genere.
-6) Dopo 35 anni, per la prima volta, è risuonato in San Pietro, sulla bocca di un papa, il termine «popolo» che era stato espunto dai documenti ufficiali di Giovanni Paolo II e Bendetto XVI.
-7) La croce che ha al collo è di ferro e non di oro. «Signa temporum!».
-8) Anche al mattino del 14 marzo è andato a S. M. Maggiore senza abiti pontificali, ma da semplice prete, vescovo, col solo abito bianco. Come se volesse dire: farò il vescovo e il resto verà da sé.
-9) Il suo passato, lascia ben sperare: a Buenos Aires, viveva in un appartamento e andava a farsi la spesa da solo e la sera si preparava da mangiare da sé. Viaggiava in metro e non aveva la macchina. Piccole cose, certo, ma sono una rivoluzione all’interno di un sistema di peccato come il Vaticano che ormai era la centrale di Satana e la fornace degli scandali di ogni ordine e grado.
-10) Infine, un papa latinoamericano è una svolta nella storia della Chiesa: finisce la Chiesa italiana, eurocentrica, e comincia la Chiesa Universale, la Chiesa della periferia, la Chiesa dei poveri, nella speranza che inizia anche l’era di una Chiesa povera.
Il papato di Ratzinger è stato solo una parentesi quadra che ha fatto perdere otto anni di tempo. Ora, in attesa che lo facciano fuori, speriamo che abbia la forza di fare piazza pulita, cominciando a dare un segno, chiamando in Vaticano, magari facendolo segretario di Stato, mons. Carlo Maria Viganò, qurello che Bertone ha esiliato negli Usa perché aveva scoperto la corruzione con nome e cognome dei quaranta ladroni bertoniani & C. La primavera comincia con il primo fiore. Sperare è possibile! Rileggere «Habemus papam» è ancora più emozionante e terrificante.
...conferenza-stampa in formato Film Luce (niente domande, niente risposte). Argomentazioni cazzone, esposte da cazzoni. Imperdibile il "chiediamo di votare i nostri candidati, ma noi non votiamo nessuno"...
Chi di webbe colpisce... Il Rag. Grillo credeva di essere entrato in possesso dell'arma fine-di-mondo, ma quest'arma gli è sfuggita di mano. E dopo l'editto genovese contro i dissidenti che hanno votato Grasso, ha creduto di poter usare ancora una volta il webbe per ristabilire l'ordine. Ma questa volta il webbe gli si è rivoltato contro, e lo ha sommerso sotto una valanga di migliaia di commenti, quasi tutti pesantemente negativi. Tanto che a un certo punto lui e il guru capellone hanno pensato bene di sostituire alcune migliaia di commenti pesanti con altri di segno opposto. Ma questa volta il "webbe diffuso" non è arrivato impreparato all'appuntamento, e hanno cominciato a fioccare prove, screen-shot e calcoletti poco edificanti sulla portata dell'imbroglio "2.0"
Insomma, una figura megagalattica da perecottaro del webbe e della politica. Finchè oggi il guru è stato costretto a "perdonare spontaneamente" i dissidenti. La prossima volta, forse arriverà più preparato. Quella che segue è la sintesi di un articolo di Toni Jop su "l'Unità"
Aveva a disposizione lo spazio, davvero insperato, per riprendere in mano da stratega la situazione, abbracciandola così com’era, con la sua contraddizione, quella che aveva permesso ad alcuni senatori 5 Stelle di impedire a Schifani, in coscienza e libertà, di rimettere le sue tende nella presidenza della seconda assemblea del Paese. E invece si è fatto prendere la mano dal capriccio degno di un potente di lungo corso e dal fiato corto tipo Berlusconi. Ha reagito come avrebbe reagito lui, piccato, rancoroso, ferito da quello spunto di autonomia, tra l’altro protetto dalla Costituzione, che aveva attraversato il “suo” gruppo parlamentare.
Post sul blog e richiesta, da pre-rappresaglia, di avere presto sul piatto le teste dei traditori. Non lo avesse mai fatto. Il blog del Megafono è stato intasato in tempi strettissimi da migliaia di commenti e tra i più votati fino all’una dell’altra notte, ce ne saranno stati due (forse tre?) che facevano proprie le “ragioni” del leader-santone. Tutti gli altri, per chilometri di pensieri sdraiati nel web, erano un coro immenso, ininterrotto, solidale, motivato che restituiva a Grillo ciò che era di Grillo: un potentissimo, sincero “vaffanculo”, che come in una millimetrica nemesi divina è tornato al Grande Mittente, a chi era riuscito a condensare proprio attorno a quel richiamo essenziale ed espressivo un quarto dei votanti di questo Paese.
Non secondaria l’evidenza che questo messaggio pazzescamente accordato come l’Internazionale cantata dal coro dell’Armata Rossa, sia salito dal profondo delle sue linee, delle trincee grilline, dalla sua pancia, perché novantanove su cento di quelle voci erano, e sono, la sua base elettorale. «Ma vaffanculo – scriveva con passione Michele alle 23,17 in un contesto unicorde – …quindi era meglio Schifani? Ma vaffanculo».
Tuttavia, qualcosa è accaduto in quel blog; e ieri pomeriggio non era più possibile verificare quella notturna compattezza di prese di posizione contro «quel cazzo di editto»; il quadro appariva più articolato: per uno che accusava Grillo di aver sbagliato a censurare il voto per Grasso, ce n’era un altro che invece dava ragione a quella militare richiesta di teste da colpire, da espellere, da mettere alla gogna. Eppure, avevamo seguito direttamente su quel blog l’evoluzione dei commenti, con pazienza e anche con qualche sorpresa, poiché alla luce del coro quella che era stata definita «frattura» nel gruppo senatoriale dei 5 Stelle, appariva nel web una vera e propria faglia tettonica.
Non solo: altri osservatori hanno registrato come nel conto complessivo dei commenti a fine serata di ieri sarebbero spariti oltre duemila messaggi dei settemila che avrebbero dovuto trovare spazio. Un giallo oppure un banale problema tecnico? Fatto sta che chi ha registrato la voragine nella quale sarebbero implosi i commenti aveva anche provveduto a fotografare parte di ciò che era perduto per sempre. Così, nei social network, ha fatto il giro la foto di un messaggio desaparecido firmato dallo pseudonimo letterario di Ferdinand Bardamu in cui si lamentava “urlando” – e cioè con una scrittura maiuscola – «la svolta autoritaria del Movimento Cinque Stelle».
Non è male per una situazione in cui i «cadaveri della vecchia politica» giocano nulla e per la quale Grillo può chiedere spiegazioni, oltre alle teste da tagliare, solo a se stesso. Infatti, seguendo la corrente dei pensieri e delle volontà depositate a migliaia sul blog del Capo, si trattava solo di accogliere la soddisfazione gioiosa, e partigiana rispetto ai radiosi futuri del Movimento, di aver salvato una grande istituzione della Repubblica dalle mani di Berlusconi. Di aver saputo votare una degna persona, evitando al Movimento di dover rispondere – nel caso quel voto difforme non si fosse espresso – su un sostanziale voto di conferma alla testa del Senato in favore proprio di Schifani. Gente felice che la presenza parlamentare del Movimento avesse saputo tradursi in fatti concreti.
Grillo ha saputo mortificare questo slancio di cuore e cervello, e quando si toccano queste corde il prezzo da pagare può essere altissimo. Così è stato. Vendetta per vendetta, ecco il popolo 5 Stelle rompere gli argini della discrezione fin qui osservata: «Inoltre, a proposito di trasparenza – scrive Ezio, Roma – perché la riunione pre-voto non è stata trasmessa in streaming?». Ezio ricorda un fatto vero e inspiegato che moltissimi interventi hanno rimarcato con rabbia: la riunione preparatoria al voto per la presidenza del gruppo 5 Stelle avrebbe dovuto essere trasmessa nel web in diretta e invece, tradendo un principio di trasparenza sacro per loro, nessuna telecamera è stata accesa e puntata sul confronto che ha partorito il voto che ha fatto impazzire un Megafono.
Mario Monti: un uomo per tutte le stagioni e per tutte le poltrone. Questa, purtroppo, l'immagine che ha fornito di se negli ultimi mesi. Non una dignitosa - e magari temporanea - uscita di scena, ma un attaccamento alle poltrone degno di di Clementa Mastella. Sic transit gloria Monti. Tafanus
Monti: “Volevo solo la governabilità - Ecco la verità sulle trattative con Pd, Pdl e Quirinale” - “Non ero d’accordo con il no del Presidente ma ho obbedito” (Marcello Sorgi intervista Mario Monti)
Se è dispiaciuto, non vuol certo darlo a vedere. Lo studio
del presidente del Consiglio a Palazzo Chigi è aperto anche di domenica,
le pile dei dossier ordinate con cura sulla scrivania non danno certo
l’idea di uno che sta per andarsene. «Lo so, è tempo di organizzare il
trasloco - sorride Mario Monti - Ma dicono che non sarà tanto presto».
La trattativa per le presidenze delle Camere, che lo ha visto
potenziale candidato al Senato in una candidatura mai decollata, è stata
più lunga e tortuosa del previsto. Monti accetta di ripercorrerla.
Presidente, in questa occasione lei è apparso a
molti come uno che voleva a tutti i costi aggiudicarsi una poltrona.
Un’immagine ben diversa da quella alla quale lei ci aveva abituati.
«Vediamo un po’. Nel gennaio 1995, quando il presidente Scalfaro,
spinto dal centrosinistra, mi propose di guidare il governo dopo le
dimissioni di Berlusconi abbandonato da Bossi, dissi che avrei accettato
solo con l’accordo dello stesso Berlusconi, che mi aveva da poco
nominato Commissario europeo. Il Cavaliere disse no e nacque il governo
Dini. In seguito declinai l’offerta, questa volta di Berlusconi, del
ministero degli Esteri nel 2001 e di quello dell’Economia nel 2004. Non
mi pare di aver rincorso poltrone. Nel novembre 2011 ho accettato la
presidenza del Consiglio ma solo perché me lo ha chiesto il presidente
Napolitano, con l’accordo delle tre principali forze politiche, in
condizioni di emergenza».
E stavolta cosa è successo? Non sarà che l’essere
diventato un politico ha complicato tutto? Standosene tranquillo a
Palazzo Chigi - è opinione generale - lei sarebbe stato in pole position
per il Quirinale o per un nuovo governo. Come mai, di colpo, questa
voglia di presidenza del Senato?
«Me lo chiedo anch’io! Non ho mai espresso, né avuto, questo
particolare desiderio. Ma, dato che la proposta a Scelta Civica e a me
era stata prospettata, abbiamo voluto approfondire in quale contesto
politico avrebbe avuto senso accettarla e in quale no».
Proviamo a ricostruire dall’inizio. Lei ha trattato, e con chi, per la presidenza del Senato?
«Quando ho invitato Pierluigi Bersani a Palazzo Chigi il 7 marzo in
preparazione del Consiglio Europeo, il segretario del Pd mi ha
semplicemente espresso il suo orientamento per decisioni condivise in
merito ai vertici delle istituzioni, sul quale mi sono dichiarato
d’accordo. Il 13 marzo Luigi Zanda ha incontrato Andrea Olivero,
coordinatore di Scelta Civica, ed è stato confermato un consenso sul
metodo. In parallelo, alcuni esponenti del Pd in via informale erano più
espliciti, proponendo la presidenza del Senato a me a fronte di un
appoggio al Pd per la presidenza della Camera. Nel frattempo,
all’interno di Scelta Civica era stato convenuto che avremmo insistito
per una convergenza larga sulle cariche istituzionali, in coerenza con
l’impostazione affermata fin dalla nascita del movimento dati i gravi
problemi che l’Italia ha di fronte a sé e le profonde riforme
necessarie; e che, se ci fosse stato consenso su ciò, saremmo stati
disponibili ad una mia candidatura al Senato, proprio per contribuire ad
un quadro ampio di governabilità».
E poi cosa è accaduto? Ha avuto ulteriori contatti con Bersani?
«Sì. Mi ha telefonato nel pomeriggio del 14 mentre ero a Bruxelles
per il Consiglio europeo. Ha accennato alle sue difficoltà ad allargare
il gioco al Pdl, all’indisponibilità del M5S e all’importanza che almeno
Scelta Civica partecipasse alle decisioni condivise, indicando un
proprio nome per il Senato o per la Camera, purché non fosse il mio
poiché gli risultavano obiezioni da parte di ambienti del Quirinale».
Ma lei era al corrente di queste riserve del Capo dello Stato?
«Me ne aveva fatto cenno, alcuni giorni prima, Napolitano. Gli avevo
fatto presente che difficilmente si sarebbero verificate le condizioni
politiche che avrebbero indotto Scelta Civica a contribuire alle
decisioni; ma che, in quel caso, avrei ritenuto importante non sottrarmi
al compito di far evolvere il quadro politico nel senso desiderato.
L’attività del governo, con il Consiglio europeo che si sarebbe svolto
da lì a poco, il 14-15 marzo, avrebbe potuto considerarsi conclusa e vi
sarebbe stato modo di continuare per i giorni, o le poche settimane,
ancora necessari affidando la guida del governo al ministro più anziano o
a un vicepresidente del Consiglio. In quell’incontro, e in un altro
avvenuto la sera del 15 marzo al mio rientro dal Consiglio europeo, il
Presidente mantenne ferma la sua obiezione, motivata su elementi
giuridici (dai quali, fatti fare a mia volta approfondimenti, mi permisi
di dissentire rispettosamente) ma soprattutto, mi è parso, su
valutazioni di ordine politico-istituzionale, in seguito espresse in un
comunicato».
Insomma non è riuscito a convincere Napolitano.
«Non mi restava che “obbedire” al capo dello Stato che così grande
fiducia aveva dimostrato di avere in me, affidandomi la guida del Paese
nel tempestoso novembre 2011. Dato il rapporto di stima e, se mi è
permesso dire, di amicizia che il presidente mi ha consentito di avere
con lui, non gli ho nascosto la mia amarezza. Mi sono sentito onorato
dalle valutazioni del Presidente sul mio ruolo al governo ma al tempo
stesso un po’ “prigioniero”. E mi dispiace che, su due piani
completamente diversi di dignità e di senso di responsabilità verso il
Paese, il divieto impostomi dal Quirinale possa aver fatto piacere a più
d’uno degli “uomini di Stato” subdoli e manovrieri, che a volte si
ritengono anche depositari esclusivi dei criteri della “moralità” nella
politica».
A quel punto perché non ha proposto un altro nome di Scelta Civica?
«Infatti ho prospettato questa possibilità ai miei colleghi il
mattino del 16 marzo, prima della terza votazione. Ho anche detto loro
che dal Quirinale mi era giunto il suggerimento di valutare l’ipotesi di
indicare un nome per la Camera. Poi, anche perché si sentissero
completamente liberi da ogni possibile disagio, mi sono assentato. Ma i
gruppi parlamentari riuniti hanno escluso di indicare un altro nome».
Dopo di ciò è stato il Pdl a premere su di lei per
ottenere che i voti dei senatori di Scelta Civica si spostassero su
Schifani. Com’è andata questa seconda tornata di trattative?
«Ne ho parlato con Gianni Letta. La trattativa riguardava
esclusivamente la possibilità che Scelta Civica sostenesse la
candidatura del Pdl per il Senato, a condizione però che il Pdl
dichiarasse che non avrebbe frapposto ostacoli pregiudiziali alla
nascita di un eventuale governo di centrosinistra presieduto da un
esponente Pd (verosimilmente Bersani), sia pure senza votargli la
fiducia, nell’interesse della governabilità. Proposta respinta. Così
Scelta Civica, in coerenza con se stessa, ha votato scheda bianca, al
Senato come alla Camera».
Resta un’ultima domanda da farle: dica la verità, non è un po’ pentito di essere entrato in politica?
«Me lo hanno detto in tanti e mi hanno fatto capire che se ne fossi
rimasto fuori avrei potuto aspirare ad altre e più importanti
collocazioni. Eppure non sono affatto pentito. Al contrario penso di
aver realizzato, insieme a quelli che mi hanno aiutato a mettere su un
partito in pochi giorni, un risultato importante: se non ci fossero
stati i nostri tre milioni di voti, Berlusconi avrebbe vinto le elezioni
e oggi sarebbe lui a scegliere se tornare a Palazzo Chigi o farsi
eleggere al Quirinale. Quanto a Bersani, al centrosinistra e al
tentativo di allearsi con M5S, dovrebbero pensarci bene: il cammino che
abbiamo fatto insieme per ritrovare un posto in Europa è stato tutto in
salita. Si fa presto a rimettere in gioco un patrimonio di credibilità
per timore di un nuovo passaggio elettorale e per un pugno di voti.
Spero che ci riflettano bene».
Super Cazzòla con scappellamento, a destra
Mollato anche dai suoi - Giuliano Cazzola sull'ultimo Monti: "Quando si scende in politica mettere in conto di stare fermi un giro"(Fonte: PPN News)
Roma, 18 marzo (Prima Pagina News) - "Non credo che una persona
che ha assunto responsabilità nei confronti di 3 milioni
di cittadini che hanno votato la sua lista perché lui
la guidava possa ad un certo punto preoccuparsi del
suo futuro e della sua carriera. Quando si scende in
politica si deve mettere in conto anche di stare fermi
un giro, di aspettare con pazienza che si presenti un'altra
occasione se la prima è andata male.
La Lista civica nel cataclisma del 24-25 febbraio, ha avuto un risultato
dignitoso che gli va riconosciuto, però oggi si trova
a decidere se deve diventare un partito con un futuro
o se si debbano rompere le righe. Il fatto che il leader
pensasse di andare fare un'altra cosa non mi pare un
buon segno".
Così Giuliano
Cazzola, candidato non eletto al Senato di Scelta Civica,
parlando di Mario Monti a Brontolo, condotto da Oliviero
Beha, su Rai Tre.
"C'è stato un momento iniziale del suo
passaggio da presidente del governo tecnico alla salita
in politica in cui tutti stendevano tappeti
rossi a Monti: Obama gli diceva che doveva candidarsi,
il PPE lo aveva ricevuto con grande sfarzo e attenzione,
la stessa Chiesa diceva che era giusto che proseguisse
la sua opera. Andando avanti però si è accorto che questi
suoi sostenitori si erano un po' defilati".
Esiste un limite all'imbecillità? Se si, perchè non viene rispettato?
C'era una volta la Lega Nord per l'Indipendenza della Patania. Quelli che sventolavano il cappio in Parlamento. Quelli che Roma Ladrona. Quelli che la boccia del Monviso, il matrimonio celtico, il Borghessio, il nuovo che avanza, la Sacra Spianata di Pontida (adesso c'è un discount). Quelli che le buone società milanesi e romane si disputavano perchè si, impugnavano le posate come una zappa, qualche volta ruttavano, ma il tutto faceva così off... era tutto così unusual...
Che carini, quando il Senatur parlava dei trecentomila mitra della Val Brembana pronti a marciare su Roma Ladrona, qualora si fossero opposti alla secessiun! E giù a mostrare il cappio dai banchi del parlamento... Tutti tifosi di Mani Pulite, allora. Berluskaiser, il Mafioso di Arcore, erano i nemici. Poi si allearono col Mafioso di Arcore, arrivò l'epoca della canotta a Porto Cervo, delle cene (non eleganti) del lunedì ad Arcore, le poltrone, e - passettino dopo passettino - Roma cessò di essere la delenda Roma, per diventare un luogo dove fare la dolce vita, e sedersi a banchetto cogli odiosi forchettoni.
Sparizione dei cappi, basta tifo per i magistrati, a qualcuno dei quali, reo di voler inquisire il Senatur, si proponevano di "raddrizzare la schiena". A bastonate, I suppose...
Poi arrivarono i fascisti. Sdoganati da Berlusconi (gli servivano, perchè a sud non c'erano i voti patani). Altro stile: non ruttavano. Al massimo, chiamavano "froci" gli omosessuali, tiravano gli elenchi telefonici contro gli avversari, mai manderei mio figlio a scuola con un maestro frocio, Dio Patria Famiglia, l'autista ciociaro di sciaraballi imbullonato alle poltrone, Ignazzzio Benito Maria La Russa, il superfluo Gasparri (utile solo come ispiratore di Neri Marcoré). E poi la Mussolini, Boccuccia di Rosa in Santanché, Mussolini il più grande Uomo di Stato del XX secolo, Er Pecora, le acque di Fiuggi, i primi gessati, la commissione Mitrokin...
Coi fascisti, in aula fecero la loro apparizione le manette. Più istituzionali del cappio, e dotate di audio: tintinnavano.
Poi cappi e manette cominciarono ad affollarsi nelle stanze di questo composito centrodestra. Mentre a sinistra per anni si sono dovuti accontentare del "Compagno G." (abbiamo dovuto aspettare anni per avere un margherito Lusi, e un Tedesco, oltre che un Del Turco mandato in galera per via di photoshop), e delle inutili inchieste di Nordio su D'Alema e sulle Coop, a destra piovevano inchieste, processi, condanne. Forse era il caso di non esibire più cappi e manette.
Forse era giunto il momento del garantismo, dei lodi, dei processi lunghi e delle prescrizioni "brevi anzi istantanee", del "falso in bilancio non è reato", dei legittimi impedimenti", e via parandosi il culo a 360 gradi. Finiti i tempi delle furiose dichiarazioni giustizialiste di Marcello Pera, che a rileggerle oggi creano un certo senso di straniamento... (1)
Oggi, nel museo degli orrorii e degli errori, fa il suo trionfale ingresso il più idiota dei simboli: l'apriscatole. Arrendetevi! Siete dei morti che camminano! Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno!
Invece, accade ciò che solo alcuni di noi avevano previsto: non sono i grillini ad "aprire il Parlamento", ma accade l'opposto. Il Parlamento apre loro. E poco importa che per fare strillare il Rag. Grillo come una gallina siano bastati solo 12/14 senatori. Il problema è che con questa mini-rivolta, tutti hanno capito che il re è nudo. Tutti hanno capito che in un luogo dove non comanda Casaleggio, ma l'art. 67 della Costituzione Italiana, fedele cameriere della "Casaleggio & G" è solo chi vuole esser cameriere. Gli altri, quelli ancora in grado di avere una propria etica e un proprio pensiero, non sono più schiavi di Grillo, se non nella misura in cui dovessero "scegliere" di esserlo.
Ora i più svegli cominceranno a capire, anche con l'aiutino dei commentatori più seguiti del blog di Grillo (l'organo ufficiale del grillismo). Gli "ordini di servizio" impartiti via blog dalla "Casaleggio & G" si possono disattendere. Gli unici ordini ai quali i parlamentari grillini devono attenersi, sono quelli contenuti nell'art. 67 della Costituzione:
"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed
esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato"
Ecco, quando i grillini avrenno visto che di fedeltà a un'idiozia si può morire, ma che si può rinascere recuperando indipendenza di giudizio e "etica della polis", il grillismo morirà, e nasceranno per partenogenesi per partenogenesi almeno tre schegge:
# I Fedelissimi, acritici ed acefali, che continueranno a prendere ordini, ogni giorno, dal brogliaccio di servizio targato beppegtillo.it
# Un gruppo di transfughi con un'anima di sinistra
# Un gruppo di transfughi con un'anima di destra liberista
Così morirà la "Casaleggio & G", almeno nella forma attuale: violenta, becera, già coi sintomi di soffocamento da sindrome di onnipotenza. The sooner, the better. Tafanus
(1) Dal 1992 al 1994, durante la stagione di Mani Pulite, Marcello Pera si impegnò sulla questione morale con impeto giustizialista; espresse severe critiche alla corruzione della politica, schierandosi senza riserve dalla parte dei magistrati di Milano.
Viene ingaggiato come commentatore dal quotidiano La Stampa, per il quale tra 1992 e 1993 formula diverse critiche alla corruzione politica in Italia e si esprime nei seguenti termini:
«Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione» (La Stampa, 19 luglio 1992)
«I partiti devono retrocedere e alzare le mani... subito e senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro agonia. Questo sì sarebbe un golpe contro la democrazia: cercare di resistere contro la volontà popolare» (1 febbraio 1993)
«Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è pernicioso» (29 marzo 1993).
«I giudici devono andare avanti. Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento diverso dagli altri inquisiti» (5 marzo 1993)
«No e poi no, onorevole Bossi. Lei deve chiedere scusa... I giudici fanno il loro dovere... Molti magistrati sono già stati assassinati per aver fatto rispettare la legge... Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello Stato di diritto» (24 settembre 1993)
«Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno»
"Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini" (1994) (Fonte: Wikipedia)
Niente da fare. Giuseppe Rag. Grillo voleva varare la novità assoluta di trasmettere in streaming tutto. Anche la sauna di Casaleggio. Anche quelle faccende che sono già non solo in streaming, ma anche in TV da un pezzo (sedute di Camera e Senato). Ora, dopo che Beppe il Democratico Uno vale Uno ha lanciato la fatwa in stile brezneviano contro i 12 dissidenti che hanno votato Grasso, sul suo blog la quasi totalità degli altri "uni" comincia a chiedergli conto. In particolare:
-a) Perchè UNO non ha discusso cogli altri "uni" (magari in rete) quale fosse la loro posizione sull'eventuale elezione dei presidenti delle Camere?
-b) Perchè la seduta durante la quale sono volati gli stracci non è stata trasmessa in streaming?
-c) Perchè UNO si arroga il diritto di scomunicare chi ha votato per Grasso, senza consultare "in rete" gli "uni minori"?
Come al solito, abbiamo preso - senza selezionarli - i dieci commenti più votati sul post-fatwa di Saibaba Grillo, e ve li proponiamo in estratto:
Enea Lirici - Caro Beppe, ho 85 anni, vivo su una sedia a rotelle. Come puoi capire delle ambizioni di potere non me ne può fregare di meno. IO VOGLIO BENE A TE E AL MOVIMENTO PERCHE' SIETE GIOVANI DENTRO, COME LO SONO IO. La spaccatura di ieri NON E' AVVENUTA PER IL TRADIMENTI DI ALCUNI, ma per la coerente scelta di coscienza di persone che - te lo hanno anche detto - non sarebbero potute tornare in Sicilia se fosse diventato Presidente del Senato Schifani. Noi abbiamo scelto di stare dentro il Parlamento e quindi abbiamo accettato la forma rappresentativa della democrazia. La libertà di coscienza, quando è rettamente usata, è un diritto fondamentale e decisivo degli uomini[...]
Bruno Cinque - un'altra cosa la riunione prevoto doveva esser trasmessa in streaming e così non è stato, indagare sul perchè please, potrebbe spiegare molte cose su quanto successo dopo...
Roberto Corradini - E voi sareste contro la partitocrazia? Ma e'proprio questo! Limitare la liberta' di scelta perche' fa comodo al partito. Siete peggio dei peggiori partiti della prima repubblica. Viva la liberta' di pensiero. Viva i cittadini che hanno scelto di dire no al padrone del partito. Cosi' hanno reso un servizio alla GENTE, eleggendo alla seconda carica dello Stato una persona degna. Hanno fatto la cosa giusta, senza pensare ai vostri biechi calcoli politici, che rischiavano di fare eleggere Schifani. Meditate con calma su questo.
Andrea Pedrotti - Salve, volevo sapere come mai non è stata mandata in streaming la riunione di oggi e se fosse possibile recuperarla da qualche parte.
Giacomo Cinieri - Il capogruppo Vito Crimi dice cose assolutamente diverse. la linea del movimento era la non rielezione di Schifani, quindi non c'è stata alcuna violazione. Fonte: canale you tube del movimento. se poi beppe vuole esaltare gli elettori violenti questo è un altro paio di maniche. tra l'altro con tali personaggi, ex elettori berlusconiani oltretutto, sarebbe inutile anche perder tempo a colloquiare.
Dario Verona - Possono aver votato anche per il grande puffo, non mi interessa, ma dov'è il VIDEO che documenta la riunione dove si è discusso come votare? Dov'è finita la TRASPARENZA? Io pretendo di sapere chi del movimento ha votato chi. Fanno sempre vedere che sono con le telecamerine, bene, oggi dove le tenevano le webcam? Nemmeno un cell con con videocamera?
Robb Stark - Così possono essere messi alla gogna dai grillini esaltati! W il voto segreto!
Enrico Sodini - Caro Beppe, hai creato una cosa meravigliosa come l'M5S, ma non capisco... ora... qual'è l'obbiettivo... l'eutanasia???
Massimiliano - Post da BRIVIDI!!!!! occhio a non scatenare la caccia all'uomo. Da oggi inizia la parabola discendente
Aurora Brunetto - Scusate, non ci capisco più niente: non avevo letto il punto del regolamento sulle votazioni da fare compatti, ma avevo capito dalle comunicazioni uscite dalla riunione del M5S, che era stato deciso di lasciare voto libero. Invenzioni della stampa? Inoltre capisco che di fronte al rischio di vedere eletto Schifani, i senatori del M5S possano aver avuto dei seri dubbi di coscienza... E' giusto che adesso ognuno dichiari il suo voto, ma chiedere le dimissioni a chi non se l'è sentita di lasciare alla presidenza del senato un indagato per mafia, non è un pò troppo? [...]
Il giorno in cui il PD aprì il MòViMento come una scatoletta di tonno
SOCIAL
Follow @Tafanus