LA SCELTA DI BARBARA - Titolo originale: Barbara
Regia: Christian Petzold
Principali interpreti: Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke, Rainer Bock, Rosa Enskat, Peter Benedict, Peter Weiss, Christina Hecke, Claudia Geisler, Deniz Petzold, Carolin Haupt, Peer-Uwe, Teska, Elisabeth Lehmann, Thomas Neumann, Anette Daugardt, Thomas Bading, Susanne Bormann – 105 min. – Germania 2012.
(Recensione di Angela Laugier)
Il film racconta la storia di Barbara, una giovane donna, già medico a Berlino Est, quando il muro che divideva in due l’antica capitale tedesca era ancora saldamente in piedi. Di lei e del suo passato berlinese si conosce poco, poiché il film ce la mostra mentre svolge la sua professione nell’ospedale di una cittadina presso il Baltico, alquanto tetra. Si apprende che la donna è stata qui confinata per aver chiesto un permesso di espatrio, ragione sufficiente perché i suoi movimenti ora siano controllati continuamente da persone che ne osservano spostamenti e attività, come l’uomo della Stasi, che staziona, con l’ auto, in permanenza, sotto casa sua, o come la portiera dello stabile, che cerca ogni scusa per spiarla o come il medico André, che lavora con lei all’ospedale e che di lei conosce tutto.
Questa parte del film è decisamente la più interessante e la meglio costruita, perché ci immerge, con molta semplicità, grazie anche alla straordinaria qualità dell’interpretazione severa dell’attrice Nina Hoss, nell’atmosfera soffocante della dittatura, che ha messo in atto un sistema capillare di spionaggio della vita privata di ciascuno, seminando angoscia e costringendo tutti a sospettare di chiunque: di chi si incontra per strada, del collega di lavoro, di chi suona alla porta di casa. Le visite inattese, infatti, per Barbara sono quasi sempre foriere di violente perquisizioni, di umilianti visite corporali, di sgradevoli interrogatori, cosicché, quando arriva un artigiano, inviato da André, in grado di riparare il suo pianoforte scordato, l’utilizzo del quale potrebbe rasserenarla e farle dimenticare lo squallore dell’abitazione che le è stata assegnata, il panico si impadronisce di lei, inducendola ad accoglierlo con aggressività dura e scortese, assai comprensibile, però.
André, il suo collega di lavoro, giovane medico confinato anche lui in quell’ospedale, costretto a interrompere una brillante carriera da ricercatore (in seguito a un incidente gravissimo di cui porta la responsabilità), vorrebbe diventarle amico, o magari qualcosa di più: vedendo il suo agire affettuoso e quasi materno nei confronti dei giovani ricoverati si è convinto che la scorza dura di lei ne nasconda la fragilità e la profonda capacità di amare teneramente. Ogni tentativo di demolirne le difese, tuttavia, non ha successo, anche perché Barbara ha un fidanzato danese, Jörg, col quale si incontra, quando può, eludendo i suoi sorveglianti con mille sotterfugi e fra mille difficoltà.
Con Jörg la donna vorrebbe andare a vivere in Danimarca, seguendo un piano di fuga attraverso il mare che in breve tempo dovrebbe portarla da lui. Nel frattempo, però, alcuni misteri si diradano e rendono il giudizio di lei sulle persone che le stanno appresso meno affrettato e meno sospettoso, ciò che avvia il film verso un finale diverso (ma non troppo!) da quello che ci si aspetta, in realtà, però, alquanto pasticciato e lacrimoso. Anche in questo caso, dunque, ci troviamo di fronte a un’opera che non riesce a concludere in modo convincente le vicende molto ben presentate all’inizio, cosicché, certo al di là delle intenzioni del regista, consente anche maliziose interpretazioni, che modificano un po’ l’immagine che di Barbara il regista ci aveva voluto offrire. Personalmente, siccome non mi commuovo facilmente, ho avuto qualche dubbio circa l’avvicinamento di Barbara ad André che, guarda caso, avviene dopo che la donna ha potuto osservare la bella casa di lui, piena di libri e di begli oggetti, immersa nel verde di un giardino bello e accogliente…La Danimarca può attendere! Nessun rapporto, nonostante quanto afferma la locandina, col film Le vite degli altri, finora il solo drammatico e bellissimo racconto della Germania comunista e della feroce dittatura che vi dominava.
Angela Laugier
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