Quando ero diciottenne, e frequentavo la scuola-guida, il mio istruttore mi ricordava ogni cinque minuti che "per evitare un incidente è necessario essere bravi in due; per fare un incidente, basta un coglione solo". Il tutto per instillarmi nella testa il principio di cautela: mettici tutta la tua attenzione e la tua intelligenza, ma ricordati che chi è in strada vicino a te potrebbe anche essere il peggiore degli imbecilli.
Chissà perchè, questo ricordo, vecchio di mezzo secolo, mi è tornato in mente in questi giorni, in rapporto alla mitica accoppiata fra il Prof. Mario Monti, autore di disastri politici ed economici inenarrabili, e il suo Ministro degli Esteri ai quattro formaggi, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata (...e mi fermo qui...).
Ho sempre avuto una profonda, irrazionale (?) diffidenza verso coloro che sfoggiano nomi e cognomi come fossero mostrine... Luca Cordero dei Marchesi di Montezemolo, Ignazio Benito Maria La Russa, Letizia Arnaboldi Brichetto Moratti Viendalmare, e adesso, last but not least, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata. Torneremo mai ad avere nel Governo un Ambrogio Terzaghi, un Gennaro Esposito, un Massimo Pautasso?
Mario Monti si accontenta di un nome e di un cognome, ma sembra avere verso quelli ai quattro formaggi una sorta di sudditanza psicologica. Si è alleato con Luca Cordero dei Marchesi di Montezemolo, e ha imbarcato nel suo governo il sunnominato Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, Enzo Moavero Milanesi, Filippo Patroni Griffi, Staffan De Mistura, Marco Rossi Doria, Adelfio Elio Cardinale... Leggi questa sfilza di tripli e quadrupli nomi, e immagini che il loro ingresso in aula venga annunciato da un mazziere...
Di Mario Monti abbiamo detto quasi tutto: dopo un mese di Grandi Successi Internazionali (ma a chi sarebbero stati negati, dopo il Buffone d'Europa?), ha sciorinato una serie impressionate prima di disastri economici (a spese dei fondamentali macro-economici, e dei ceti più indifesi); quindi un lungo periodo di "letargo a veti incrociati"; infine, il finale a "bassissimo tasso etico" della "salita in campo", con una precisa parte politica (la peggiore: un post-DC e un post fascista), con tradimento del mandato di terzietà che avrebbe dovuto rispettare. E con l'aggravante di non aver capito assolutamente del disastro politico al quale stava correndo incontro gioiosamente. Alleato con due partiti che fino a qualche mese prima toccavano, insieme, il 10%, è terminato miseramente al 9,5%. Gli statisti che lo hanno gioiosamente sponsorizzato senza se e senza ma (Casini e Fini), sono stati cancellati dalla scena politica; e lui, Il Professore che il Mondo ci Invidia, si è giocato una quasi certa poltrona al Quirinale, per inseguire la supposta forza propulsiva di Casini, Cesa, Fini, Bocchino e Benedetto della Vedova. Complimenti vivissimi.
E ora diamo uno sguardo alle origini del Ministro degli Esteri scelto da Monti. Sono esattamente quelle che ti aspetti da un "quattro formaggi" scelto da Monti, il quale è evidentemente succubo dei "nobili lignacci". Leggiamo da Wikipedia:
[...] I Terzi sono un'antica famiglia nobile lombarda, originaria di Bergamo e di parte ghibellina fedele al Sacro Romano Impero fino alla sua caduta. Tutte le famiglie nobili storiche Terzi esistite ed esistenti, compresa l'estinta famiglia parmense di Ottobono Terzi derivano dall’originario ceppo dei Signori di Terzo (piccola acropoli abitata in Val Cavallina, ora integrata nel Comune di Borgo di Terzo) che già attorno all'anno 1000 d.C. possedeva nel bergamasco castelli e feudi.
Il ramo primogenito è tuttora residente a Bergamo a Palazzo Terzi e nel comune di Brembate di Sopra. Gli altri rami della famiglia attualmente risiedono a Milano, Torino e Udine e sono succeduti all'estinto ramo primogenito di Trescore Balneario nei titoli di Marchese, Conte, Barone e Cavaliere del Sacro Romano Impero e Signori di Sant'Agata.
La contessa Eva Terzi, che era coniugata con il conte Gian Battista Piccinelli, in un incidente d'auto nel 1930 vide morire il conte, l'unico figlio maschio Antonio ed il genero Ernesto della Torre. Rimasero in vita solo le tre figlie femmine, delle quali Giulia sposò il nobile Pietro Osiride Ventura, diventando il punto di riferimento della famiglia.
Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, diplomatico italiano e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica italiana del Governo Monti, è l'attuale primogenito della famiglia. Ma non basta: Giulio Maria Viendalmare è anche:
- Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
- Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
- Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana»
- Cavaliere di Gran Croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio
Mario Monti si deve invece accontentare del solo titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Chissà quanto invidia Giulio Maria!...
E dopo questa lunga premessa, torniamo al mio maestro di scuola-guida, alla parabola dei due imbecilli, e alla storiaccia brutta dei due marò. Nessuno dei due sarebbe riuscito a fare il disastro indiano ormai senza via d'uscita, senza l'entusiasta concorso dell'altro. La storia dei marò, e la sua cialtronesca gestione, è nota a tutti, ed eviteremo di ripeterla in dettaglio. La riassumiamo attraverso l'articolo odierno di Andrea Bocconi sul "Fatto Quotidiano"
Marò, l’India ha ragione
Dilettante allo sbaraglio, il ministro degli esteri Terzi dapprima ostentava sicurezza, “stiamo agendo in tutte le sedi opportune, i marò saranno liberati”. Non succede, i mesi passano e alla seconda licenza, tanto per cambiare, infrangiamo un accordo internazionale, coprendoci di vergogna. Pacta sunt servanda, insegnava il giurista Grozio, lo si studia in tutte le facoltà di giurisprudenza, ma l’ineffabile ministro che non rispetta gli accordi dice “abbiamo solidi argomento giuridici”. Se erano così solidi, perché non sottoporsi a giudizio? Non sappiamo se l’incidente è avvenuto o no in acque indiane o internazionali, sappiamo però per certo che ci sono due pescatori morti ammazzati, "per errore".
Errore grave , se le cose stanno così, che giustifica che ci sia un tribunale a decidere. Ma la nostra diplomazia non è riuscita né ad evitare il giudizio né ad ottenerlo in tempi ragionevoli: si sono solo pagati risarcimenti alle famiglie di quei poveretti. L’improvvida decisione di sottrarsi al giudizio e offendere un paese a cui avevamo dato la parola, per di più accade in un momento delicatissimo in cui la presunta mazzetta pagata da Finmeccanica per la commessa da 500 milioni di euro ha già reso turbolenti i rapporti tra il governo indiano e l’Italia. Era proprio il momento giusto signor ministro capo della diplomazia per offendere l’India con un comportamento scorretto?
Guarda caso ne è seguita una perquisizione negli uffici della Finmeccanica e l’ambasciatore italiano, subito convocato a Dehli, rischia di essere dichiarato persona non grata.
E che nessuno chiami eroi i marò, speriamo che questo almeno ci sia risparmiato, per non aggiungere alla tragedia dei pescatori e alla vergogna della parola non rispettata anche il ridicolo.
Intanto l'ambasciatore italiano in India rischia qualcosa di simile agli "arresti domiciliari". Ecco la cronaca del Sole24Ore:
Marò, aeroporti indiani allertati per non far partire l'ambasciatore d'Italia
Gli aeroporti indiani sono stati allertati per impedire all'ambasciatore italiano a New Delhi Daniele Mancini di lasciare il Paese, nel pieno della crisi diplomatica per il caso marò, i due militari che non torneranno nel Paese che li vuole processare per la morte di due pescatori avvenuta il 15 febbraio 2012 al largo delle acque territoriali indiane. Lo scrive l'agenzia stampa Press Trust of India, secondo la quale il provvedimento è stato assunto dal Ministero degli Interni, all'indomani della decisione della Corte Suprema di ordinare all'ambasciatore italiano di non lasciare l'India senza il suo permesso.
Il ministro indiano degli Esteri, Salman Khurshid, citato dalla stessa agenzia, ha dichiarato che l'ordine imposto a Mancini verrà fatto rispettare da tutte le agenzie del governo. Una decisione che, se confermata, potrebbe configurare una palese violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche dele 1961.
Una fonte del ministero dell'Interno di New Delhi ha confermato la notizia, secondo cui tutti gli aeroporti indiani sono stati allertati per non far partire Mancini. Secondo la comunicazione diramata dal ministero e riportata dalla fonte, «le autorità per l'immigrazione sono state avvisate che Daniele Mancini non deve partire senza autorizzazione». Ieri, la Corte suprema indiana ha invitato Mancini a non lasciare il Paese e a fornire una spiegazione, entro il 18 marzo, sul mancato rientro in India dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani.
L'india inoltre sta valutando la possibilità di ridimensionare la sua presenza diplomatica a Roma. Lo scrive l'emittente Ndtv, confermando che New Delhi, dopo il rifiuto di rimandare a New Delhi i due militari, sta riesaminando tutto il ventaglio delle relazioni con l'Italia. Non a caso l'India ha già congelato l'arrivo del nuovo ambasciatore a Roma, Basant Kumar Gupta, la cui partenza per l'Italia era prevista per oggi e che è tra l'altro un diplomatico di alto livello e un direttore generale del Ministero degli Esteri.
Dei riflessi sui rapporti economici fra un grande paese che cresce a "ritmi cinesi" e un vecchio paese malato che sta affondando nel Canale di Sicilia, ormai più vicino al Maghreb che alla mitteleuropa, parleremo in seguito. Oggi mi interessava solo capire perchè continuava ad affiorare con tanta insistenza, dal mio subconscio, la parabola dei due imbecilli...
Tafanus
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