Renzi contro baratti e governissimo: "Schema vecchio, non ne usciamo vivi"
Il sindaco di Firenze interviene nel dibattito interno al Pd sul dopo voto: "Niente giri di parole, abbiamo perso, ma non pugnalo Bersani alle spalle. Grillo va sfidato, non inseguito. Mai pensato di guidare il governo"
Dopo quasi quattro giorni di
silenzio, Matteo Renzi interviene apertamente oggi nel dibattito
apertosi nel Pd all'indomani del deludente risultato delle elezioni.
Innanzitutto per dire "senza giri di parole" che la sfida delle urne "il
centrosinistra l'ha persa". "La vittoria numerica alla Camera non è
sufficiente e lo sappiamo. E non si dica: 'Ah, gli italiani si sono
fatti abbindolare, non ci hanno capito', come ha detto qualche solone
dei nostri in tv nelle ore della dèbacle. Gli italiani capiscono
benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario".
Più
che Bersani, che dice di non voler pugnalare alle spalle - a maggior
ragione ora che è stato sconfitto - nel mirino del sindaco di Firenze
c'è ancora una volta Massimo D'Alema, il bersaglio principale della
vecchia battaglia per la "rottamazione". "Pensiamo di uscirne vivi
offrendo a Grillo la Camera e a Berlusconi il Senato, secondo gli
schemi che hanno già fallito in passato?", scrive Renzi nella sua
newsletter rispondendo evidentemente all'ex presidente del Consiglio che
ieri dalle colonne del Corsera aveva lanciatato esattamente questa proposta per uscire dallo stallo post elettorale.
Il sindaco di Firenze sembra quindi condividere almeno in parte le prime mosse del segretario. "Trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello
delle dichiarazioni ad effetto. Quello della frase di tutti i giorni.
Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo
dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla,
spesso senza conoscerle. La priorità è rimettersi in
sintonia con gli italiani, non giocare al compro-baratto e vendo dei
seggi grillini. Togliere il finanziamento pubblico ai partiti, subito,
come primo atto del nuovo Parlamento, con efficacia immediata sarebbe
come dire ai cittadini: ok, abbiamo capito la lezione. Adesso scriviamo
una pagina di storia nuova".
Lo sfidante delle primare smentisce
quindi in maniera categorica la voce che lo vedeva pronto a guidare il
governo. "Ciò che volevo per l'Italia l'ho detto nelle primarie. Ho
perso. Adesso faccio il sindaco", ha scritto prima ancora che contro
questa sua presunta disponibilità si scatenasse l'ira del M5S.
"Adesso leggo incredibili interpretazioni, ricostruzioni, commenti. Ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto perché non
volevo finire nel festival di chi la spara più grossa e nei pastoni
degli addetti ai lavori".
"Ho praticato la lealtà in tutta la
campagna elettorale, non perché mi
convenisse, ma perché è giusto rispettare i risultati, sempre. Perché
credo che lo stile abbia un ruolo persino in politica. Oggi non dirò:
"Ma io ve l'avevo detto". Quelli che sono stati zitti durante le
primarie e che poi ci spiegano che loro avevano capito tutto sono
insopportabili: passi saltare sul carro del vincitore, ma adesso
affollare quello del perdente mi suona ridicolo. Io ho combattuto
Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli
occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del pd ci
sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per
permettersi gli sciacalli del giorno dopo".
Per una volta - e dopo anni che gli faccio la guerra - sottoscrivo ciò che ha dichiarato Renzi. Intendiamoci, quando parla Renzi, continuo sempre a pensare "cosa ha detto, e cosa voleva in effetti trasmettere"? Io qui mi riferisco a ciò che Renzi ha detto. Punto. Condivido che con Grillo non si tratta. Il cazzaro sta già assaporando il gusto di giocare alla Principessa sul Pisello. Bisogna togliergli l'abito da Principessa, e riportarlo fra i peggiori degli umanoidi. Niente alleanze. I numeri dicono che non c'è al Senato una sola alleanza possibile che non presupponga lo sporcarsi di brutto mani e faccia. Con Grillo? MAI. Con Berlusconi? MAI. Con Monti? Non mi entusiasma, e comunque non basta.
Visto che tutti si sciacquano la bocca con le riforme, la legge elettorale, la riduzione dei costi della politica, Bersani vada a chiedere la fiducia o l'appoggio esterno a chi ci sta, su un programma di pochi punti, a parole incontrovertibili: legge elettorale, riduzione di numero e retribuzione dei parlamentari, conflitto d'interessi, legge anticorruzione seria. Grillo gli dica di no su un programma che contenga punti fondamentali del programma di Grillo. Sarà tutto da ridere. E smetta, Bersani, di circuire Grillo. L'unico risultato che può ottenere è quello di farsi insultare, per la gioia dei seguaci.
Bersani se ne faccia una ragione: dato che l'elettorato grillesco è spaccato come una mela fra provenienti dall'area di centrosinistra e dall'area di centrodestra, e dato che ciascuna "metà del cielo" pensa di essere depositaria della religione grillesca, Grillo si è messo nelle condizioni perfette per non potersi schierare con nessuno. Pena la perdita improvvisa di metà del suo elettorato.
Non credo che la strategia del muso duro servirà a salvare la legislatura, e forse neanche ad allungare l'agonia. Allora affrettiamo il processo di eutanasia, ma moriamo in maniera utile a far capire alla gente chi ha deciso di avvicinare il paese all'orlo del precipizio, dal quale peraltro Monti ci aveva allontanati solo a parole.
La tassa Grillo/Monti/Berlusconi
La tassa "Grillo/Monti/Berlusconi" (che d'ora in poi chiameremo per brevità "tassa GMB), è pari a quanto pagheremo in più, in prospettiva per il servizio del debito pubblico. Parametro di partenza: spread a 255 punti-base, valore fatto segnare quando i primi exit-poll davano Bersani vincente sia alla Camera che al Senato. Valore odierno: 335 punti. Differenza: +80 punti/base, cioè, a regime, più 16 miliardi di euro all'anno. In altri termini, ogni italiano (inclusi i vecchi e i neonati) pagherà 300 euro in più all'anno. Altro che IMU!
Ma, se vogliamo metterla in termini di IMU sulla prima casa (quella che Berlusconi ci restituirà di tasca sua) siamo a quattro volte il suo valore. Il gettito dell'IMU sulla prima casa è infatti iscritto a bilancio per 4 miliardi.
Che culo che abbiamo, ragazzi! Paghi quattro, prendi uno. Tafanus
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