Lo dico subito, per non lasciar spazio ad equicovi: NON MI E' PIACIUTO. Non mi è piaciuto per le ragioni illustrate da Massimo Riva (vedi video); non mi è piaciuto perchè è un "indice" di capitoli non scritti. Dire che bisogna pensare ai giovani, non far pagare l'IMU di giugno (pagheremo tutto a novembre?), che non bisogna aumentare l'IVA, senza indicare uno straccio di copertura finanziaria, è qualcosa che hanno già fatto Renzi, Berlusconi e Grillo.
Dire che bisogna pensare ai giovani, agli esodati, al reddito minimo, agli ammortizzatori per i precari, e al tempo stesso dire che bisogna rispettare i vincoli europei, senza indicare strumenti e coperture, sono cose che ho rimproverato a Grillo, a Renzi, a Berlusconi, e che non ho alcuna ragione di risparmiare a Letta.
L'indice di programma di Letta contiene impegni per due legislature. Non voglio governare per dieci anni con Gasparri, Brunetta, Verdini e Nunzia Di Girolamo. Questa è la ragione per la quale alcuni di noi avevano subordinato qualsiasi punto programmatico all'abrogazione del porcellum (con ritorno provvisorio di default al Mattarellum) come primo punto, assolutamente vincolante per poter affrontare gli altri.
Un discorso vago. Tanto vago, che è stato applaudito da destra e da sinistra. Appunto, bisogna voler bene alla mamma. Ma il "vincolo salvavita" che avevamo chiesto (l'abrogazione immediata del porcellum) non c'è. . Ecco la sintesi del discorso mieloso di Letta, e il commento di Massimo Riva, che sottoscrivo totalmente). Tafanus
Reddito minimo, esodati e stop province.: il programma del governo Letta punto per punto. Nel suo discorso Letta anticipa alcuni degli obiettivi dell'esecutivo di larghe intese. Dallo stop all'Imu di giugno all'estensione degli ammortizzatori per i precari, dalla cancellazione dei rimborsi elettorali alla riduzione del costo del lavoro
ROMA - Ecco in sintesi, attraverso i dieci punti principali, le proposte di intervento annunciate da Enrico Letta nel discorso di presentazione del governo di larghe intese prima del voto di fiducia del Parlamento. Elementi quasi sempre annunciati solo in maniera superficiale, senza mai entrare nel dettaglio delle cifre e delle coperture finanziarie.
Lavoro. Enrico Letta lo ha definito "la prima priorità" del suo governo. "Bisogna ridurre le restrizioni ai contratti a termine, aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Non bastano gli incentivi monetari", ha promesso poi il presidente del Consiglio. "Serve una politica industriale moderna che valorizzi i grandi attori ma anche piccole e medie imprese che sono il motore di sviluppo" e si deve "investire su ambiente e tecnologia".
Europa. Altra priorità dell'esecutivo è rassicurare l'Europa. "Se avrò la vostra fiducia - dice Letta - visiterò in un unico viaggio Bruxelles, Parigi e Berlino per dare subito il segno che il nostro è un governo europeista"
Fisco. Risanamento e rispetto degli impegni europei, ma senza minacciare la ripresa della crescita che manca ormai da un decennio. Per questo Letta promette uno stop all'Imu di giugno in attesa di una sua revisione e sacrifici ripartiti finalmente in maniuera equa. "Basta sacrifici per i soliti noti - avverte il premier - questo significa ferrea lotta all'evasione, ma senza che la parola Equitalia faccia venire i brividi alla gente".
Welfare. L'ambizione del governo di larghe intese è quella di riformare profondamente il welfare. "Dobbiamo rilanciare il welfare tradizionale europeo - spiega Letta - il nostro modello non basta più, deve essere più universalistico e meno corporativo aiutando i più bisognosi, migliorando gli ammortizzatori sociali estendendoli ai precari e si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli".
Esodati. Strettamente collegato alla questione del welfare, il dramma degli esodati ereditato dal governo Monti. "Con la vicenda degli esodati la comunità nazionale ha rotto un patto: bisogna trovare una soluzione strutturale. E' un impegno prioritario di questo governo ristabilire la situazione", ha promesso il premier.
Costi della politica. In sintonia con gli umori del momento, Letta annuncia che i ministri-parlamentari del suo governo non recepiranno lo stipendio previsto sino ad oggi in aggiunta all'indennità. Oltre a questo risparmio simbolico, il presidente del Consiglio promette la cancellazione della legge sui rimborsi elettorali. "Aboliamo la legge approvata e introduciamo più controlli e sanzioni anche sui gruppi regionali", imboccando la strada della "contribuzione" dei cittadini attraverso la dichiarazione dei redditi "all'attività politica dei partiti". Sempre in materia di tagli, Letta ha annunciato la soppressione delle Province.
Riforme. L'intenzione del governo è quella di affidarle ad una Convenzione aperta a tutte le forze politiche e ai contributi esterni, ma su due punti - bicameralismo e legge elettorale - Letta vuole indicare la strada: "Dobbiamo superare il bicameralismo paritario, evitare ingorghi istituzionali affidando a una sola Camera il compito di conferire o ritirare la fiducia al governo. La seconda Camera dovrebbe avere competenze legate alle autonomie". "La legge elettorale - aggiunge - è legata alla forma di governo", ma "qui dobbiamo solennemente prendere l'impegno che a febbraio sia stata "l'ultima volta" del Porcellum.
Mezzogiorno. "Metteremo in condizione il Sud di crescere da solo, attraverso l'annullamento del divario con il Nord", afferma il presidente del Consiglio. Per Letta si deve continuare il lavoro del governo Monti "puntando su una buona gestione dei fondi europei".
Giovani. In questo caso dal premier arriva solo un'enunciazione di principio, senza impegni precisi. "Quello del rinnovamento generazione è una questione drammatica che stanno vivendo milioni di giovani. Porta con se sconforto e rabbia di chi non studia né lavora - dice Letta - Chiediamoci quanti bambini non nascono in Italia per la precarietà".
Donne. Discorso simile sulle pari opportunità, dove il premier non entra nel dettaglio della futura azione di governo. "Sull'occupazione femminile occorre fare molto di più - afferma - La maggiore presenza delle donne nella vita economica, sociale e politica dà straordinari contributi, ma siamo lontani dagli obiettivi europei: non siamo ancora un paese delle pari opportunità" (Fonte: Repubblica)
Il commento di Massimo Riva
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