...in questi giorni impazzano le critiche a Bersani, reo di aver tentato di intavolare un discorso di possibile cooperazione coi grillini sulle cose da fare. Su pezzi più o meno condivisi di programma. Col senno di poi, ora sembra che tutti i maitres-à-penser 'de noantri sapevano che i grillini avrebbero ricuvuto (e parzialmente eseguito) l'ordine di Casaleggio. di congelare un sesto del parlamento nel più completo e inutile immobilismo.
Purtroppo i numeri non lasciavano a Bersani molte alternative:
-a) tornare a votare col Porcellum, col rischio concreto di buttare via altri mesi, alcune centinaia di milioni di euro, per tornare magari ad una nuova situazione di doppia maggioranza Camera/Senato (cioà alla prima casella del gioco dell'oca. E magari con l'aggravante di 340 deputati consegnati a Berlusconi, Gasparri e La Russa;
-b) proseguire con la riedizione del "governo tecnico" Monti, non più super partes, ma in mano al peggior rottame politico emerso dall'inizio della seconda repubblica. Altri mesi di letargo assicurati.
-c) cercare di allargare la maggioranza al Senato, guardando o ai grillini, o a Berlusconi.
Forse Bersani ha avuto la colpa di sopravvalutare l'intelligenza (o la non-cretinaggine) dei grillini. Forse ha pensato che su alcuni punti di programma comuni, si sarebbe potuta trovare un'intesa, per avviare a soluzione i problemi più urgenti. Ma Bersani aveva ed ha capito benissimo l'impossibilità di fare strada insieme a Berlusconi. Per andare dove? Berlusconi cerca solo un salvacondotto per se stesso, e del paese non gliene frega un cazzo. Le prime proposte di baratto pervenute sono francamente oscene. Il Quirinale per lui o per la sua badante Gianni Letta. In alternativa per un PD, purchè disposto a fargli da salvavita.
L'idea di fare un pezzetto di strada con Berlusconi, Cicchitto e la Gelmini, darebbe al PD quel colpo di grazia che ancora non sono riusciti a dargli Renzi, Gentiloni e Fioroni.
Renzi ha fretta. Ha molta fretta, perchè capisce che il suo tempo (ammesso che sia arrivato) non è eterno. Le attese consumano. Ma quello che Renzi non ha capito è che un PD guidato da lui anzichè da Bersani, costretto a pagare la marchetta di un'alleanza organica con la Santanchè e Cicchitto, morirebbe in alcuni nanosecondi.
Quindi bene ha fatto Bersani (concordo con Ignazi) a tentar di percorrere l'unica strada non totalmente minata. Male ha fatto, invece, a volerla percorrere accettando qualsiasi condizione, inclusa l'oscena gogna mediatica dello streaming dove Bersani, con la sua storia di onest'uomo ed efficiente politico, ha accettato di trattare alla pari con due scalzacani privi di qualsiasi potere, di qualsiasi mandato, di qualsiasi autonomia. Pappagalli di Grillo, cocoriti che imitano il verso di Nessuno.
Ora c'è da sperare che l'elezione del Presidente della Repubblica produca qualche novità, che il nuovo presidente non pretenda "maggioranze certe e garantite in entrambe le camere" (cio che obbligherebbe alla riedizione dell'ammucchiata Monti), e che qualche infermiera e qualche idraulico grillino diventati senatori o onorevoli cittadini, comincino a capire che sarà dura tornare dal "Freccia Rossa Premium" aggratis e dai 12.000 euri all'Intercity seconda classe, e agli 800 euri in nero. Forse a qualcuno potrebbe venire un problema di coscienza. Altri potrebbero avere DAVVERO dei problemi di identità, a vedersi rappresentati da Bombolo Crimi e dalla Rotterveiler.
Su una cosa non sono d'accordo con Ignazi: sull'ipotesi che gli elettori di Grillo vengano in prevalenza dal PD. Non c'è uno straccio di ricerca che lo dimostri, e se guardo ai loro atteggiamenti, leggo i loro scritti, osservo la loro assoluta intolleranza per il contraddittorio e la discussione avulsa dagli insulti, ci trovo tanta casapound, tanto estremismo verboso, e poca o nessuna propensione all'ascolto e al confronto. No, caro Ignazi, gente che se prima non riceve l'OK da Casaleggio non risponde neanche alla domanda "piove"? no è, non può essere gente nata a sinistra. Questa è gente nata per partenogenesi dal ceppo di colui che ha fatto dell'insulto e della provocazione cretina la propria religione. C'è solo da sperare che molti di loro finiscano col vergognarsi della compagnia di giro nella quale si sono imbarcati, ma dalla quale traggono vantaggi che mai nella vita avrebbero pensato di poter avere. E che questo li porti a riflettere sull'assenza del vincolo di mandato.
Questo, in sintesi, il pensiero di Piero Ignazi:
Chi predica l'intesa con il centrodestra dimentica che il Pdl è in disarmo e che nella realtà politica italiana si è affermata una terza forza importante quanto le altre: il M5S. Il leader del Pd ha avuto l'umiltà e il coraggio di rivolgersi a loro
In questa fase post-elettorale si continua a rimuovere la realtà dei fatti; e ciò genera (almeno) tre illusioni. La prima riguarda il rifiuto del nuovo, dell'imprevisto, dell'inedito, come se ci trovassimo ancora inchiodati al vecchio schema centro-destra contro contro-sinistra. Nulla di più lontano dalla realtà. I due schieramenti alternativi che si sono combattuti per questi vent'anni sono stati travolti dallo tsunami grillino. Qualche dato per vedere meglio la dimensione "storica" di questo risultato. Il Movimento 5 Stelle è il primo partito in sei regioni, in 50 province e in 2.697 comuni (33,6 per cento), appena dietro il Pd, che è primo in 2.799 comuni (34,9), e distanziando nettamente il Pdl, in testa in 2013 comuni (25,1) secondo elaborazioni dell'Istituto Cattaneo). In questo ventennio soltanto Forza Italia nel 2001, e Pd e Pdl, a loro volta fusioni di più partiti, avevano ottenuto più voti del M5S. (La Lega, tanto per segnalare il suo precipitoso declino, è prima in appena 267 comuni, che rappresentano il 3,3 per cento del totale). Sono forse voti in libera uscita, soprattutto dal Pd, ma non è detto che ritornino tutti all'ovile soprattutto se il buon pastore prende la strada sbagliata. Sono voti che esprimono frustrazione e insofferenza ma anche voglia di cambiamento.
L'unico ad averlo capito è il cireneo Bersani che ha avuto l'umiltà e il coraggio di rivolgersi a loro senza quella supponenza tante volte rimproverata alla sinistra. Il segretario del Pd ha seguito le orme di quei (pochi) leader della sinistra d'un tempo che erano andati a dialogare con il movimento studentesco ricevendo, inevitabilmente, una montagna di sberleffi e insulti. Curioso che nessuno abbia messo in rilievo che nell'arroganza infantile dei capigruppo grillini risuonava la stessa tracotanza di chi, all'epoca, veleggiava fiero a guidare la rivoluzione proletaria e scherniva gli imborghesiti rappresentanti della sinistra storica. Corsi e ricorsi della politica.
Invece di apprezzarne l'apertura e la mancanza di alterigia, Bersani è stato rimproverato e ulteriormente irriso. Con i grillini, invece, bisognava parlare – e bisogna insistere - perché loro, non il sopravvissuto Berlusconi, rappresentano il nuovo, quanto si è smosso nella società italiana. Il linguaggio del M5S potrà irritare (l'idolatrato Bossi era forse un damerino della politica?), tuttavia l'anima corrosa e stanca dell'Italia si è indirizzata verso di loro. Invece monta all'interno del Pd il riflesso catto-comunista del compromesso storico in versione riveduta e corretta: le grandi forze responsabili che si uniscono per il bene del paese.
E qui arriva la seconda illusione, e cioè che il Pdl sia una forza politica affidabile e "presentabile". Se lo si considera tale, allora era sbagliata l'interpretazione del berlusconismo come responsabile dello sfascio economico-sociale, e anche etico, di questo paese. Quindi, che i sostenitori dell'incontro con Berlusconi facciano ammenda dei loro errori passati.
La terza illusione è che il centro-destra e il Pdl rappresentino ancora l'altra metà dell'elettorato, l'unica controparte in campo. Non è più così. Il Pdl è un partito in disarmo, quasi scomparso al nord e rifugiatosi in Puglia (governatore Vendola, qualche mea culpa?), in Campania, nel Lazio esclusa Roma, e in qualche altra zona sparsa qua e là. Solo la sprovvedutezza o i calcoli interessati di qualche dirigente democrat possono riportarlo a galla. Ottimo esempio di questa pulsione suicida è lo scambio Quirinale-Palazzo Chigi, dove i "responsabili" del Pd offrono agli avversari una posizione sicura per sette anni in cambio di un appoggio di qualche mese a un governo rachitico. Non a caso Renzi e i suoi sono favorevoli a questa ipotesi. Un accordo con il Pdl significa un ritorno al passato, al vecchio, cosa che consentirebbe al sindaco di Firenze di presentarsi poi come la vera novità rispetto alla solita contrapposizione tra Pd e Pdl. Qualora andasse in porto questa operazione, il futuro è disegnato: un centro riformista guidato da Renzi contro una opposizione radicale guidata da Grillo. De gustibus…
(di Piero Ignazi - l'Espresso)
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