Grandi elettori, Renzi accusa Roma: "Telefonate per farmi escludere" - Il Pd non l'ha inserito tra i rappresentanti della Toscana che parteciperanno all'elezione del capo dello Stato. E il sindaco attacca. "Mi hanno promesso i voti, poi qualcuno ha chiamato per dire di fare il contrario". Bersani: "Nessuna pressione" (fonte: Repubblica)
La nomina fra i grandi elettori toscani per il nuovo presidente della Repubblica "mi avrebbe fatto piacere" dice Matteo Renzi. "Rappresentare la mia Regione. Qualcuno mi aveva detto vai avanti tranquillo, ti votiamo, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma per fare il contrario...". Il sindaco di Firenze torna al centro di un caso all'interno del Pd. Stavolta è la scelta dei grandi elettori della Toscana al centro della polemica. Il gruppo consiliare del Pd, spaccandosi in due (10 contro 8) ha indicato la sua terna e tra i nomi non c'è quello di Renzi: "Sono cose che succedono - prosegue Renzi -, non era un diritto né me lo aveva prescritto il medico, ma non mi abituerò mai alla doppiezza".
Anche più sibillino il commento del
sindaco sulla scelta di Alberto Monaci, presidente del consiglio
regionale: "Hanno scelto di mandare delegato regionale un autorevole
personaggio della politica e del mondo bancario senese. Auguri, in bocca
al lupo e che rappresenti bene la Toscana. Io me ne faccio una
ragione".
Pier Luigi Bersani ci ha messo pochi minuti per
replicare: "Nella sequela di quotidiane molestie, mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire
la nomina di Renzi a grande elettore per la Toscana. Smentisco dunque
di aver deciso o anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunchè, a
proposito di una scelta che riguarda unicamente il consiglio regionale della Toscana".
La
proposta di inserire Matteo Renzi nella terna dei grandi elettori
toscani era già stata una 'rottura' rispetto alla consuetudine delle
Regioni, che vede inviati a Montecitorio il governatore, il presidente
del consiglio e un rappresentante delle opposizioni. Sulla scelta di
Renzi però si era speso Nicola Danti, col favore del capogruppo del Pd
in consiglio regionale, Marco Ruggeri, e del segretario toscano,
Andrea Manciulli, neodeputato. Contro, invece, una nutrita componente
del gruppo Pd, contraria all'idea di distinguersi rispetto alla
tradizione solo per dare visibilità a Renzi. Alla fine, dopo ore di
discussione, ieri il gruppo Pd si è spaccato e Monaci ha prevalso con 12 voti contro i 10 avuti da Renzi.
Oggi
i "renziani" in consiglio regionale hanno votato a scrutinio segreto
secondo la linea decisa dal gruppo, indicando Rossi, Monaci e il
vicepresidente del consiglio Roberto Benedetti quali grandi elettori
per la Toscana. Ma il sindaco è tornato alla carica, accusando le
"telefonate" giunte da Roma e ribadendo in generale la sua estraneità ai
giochi di potere: "Se ci sono nuove elezioni vedremo cosa accadrà. Ora
sono fuori dai giochi della politica romana, sto facendo il sindaco
della mia città". Renzi ha aggiunto di sperare che si vada alle elezioni
"il prima possibile": "Se Bersani e Berlusconi riterranno più opportuna
qualche forma di accordo nell'interesse del Paese, spero facciano il
più veloce possibile. Se dipendesse da me, tornerei alle urne domani
mattina".
Il caso va ad approfondire il solco tra la maggioranza
interna e i renziani. Emblematico il tweet di Paolo Gentiloni: "Renzi
non sarà tra i grandi elettori del presidente della Repubblica. Nel Pd
sempre più forte la corrente Tafazzi". Stessa delusione per Marco
Ruggeri, che pure non vuol sentire parlare di Pd spaccato: "Passava
dalla Toscana l'opportunità di lanciare un segnale nazionale, nel senso
dell'apertura al rinnovamento; poi ha prevalso l'indirizzo di una
proposta istituzionale". "Siamo prigionieri della sindrome di Tafazzi -
dice anche la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi - . Escludendo
Renzi dai grandi elettori, il Pd ha ceduto alla paura del nuovo e ha
perso un'altra occasione per ritrovare la sintonia con i cittadini" [...]
Qui di tafazziano c'è solo l'incapacità di Renzi di accettare le regole. Mai prima d'ora nessuno aveva chiesto dergoghe alla consuetudine che vuole che le grandi regioni mandino a Roma il presidente dell'assemblea, il presidente della regione, e un membro dell'opposizione. Ogni volta che questo imbecille apre bocca, spacca ciò che resta del partito. Si tratti delle regole per le primarie, o della scelta dei Grandi Elettori, tutti ce l'hanno sempre e solo con lui. Il "Perenne Gomblotto Anti-Renziano". Stessa sindrome per i Gentiloni e la "banda degli "oni".
Io mi auguro che questi teorici del tafazzismo gomblottista vadano fuori dai coglioni. Si contino, e facciano per conto loro, fuori dal PD. Faranno la fine del Cicoria, uscito persino dai "sondaggi microscopici", quelli che contano anche i partitoni dello 0,1%.
Tafanus
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