Un sistema politico come quello italiano, ormai oltre l'orlo della crisi di nervi, non potrà essere riorganizzato sulla base di quattro idee stramasticate riedite da qualche "saggio", e neppure per opera di un presidente della Repubblica costretto suo malgrado a "giocare" al presidenzialismo. È del tutto evidente che il problema torna a essere, come lo era dopo Tangentopoli, quello della forma e della strategia dei partiti politici, e dell'equilibrio tra di essi. Una nuove legge elettorale potrà anche aiutare la "governabilità" costi quel che costi, ma non comporta di per sé affatto una riforma del loro assetto interno e del sistema che insieme formano. Le recenti elezioni e le vicende successive qualcosa di definitivo forse l'hanno detto.
Berlusconi o no, l'area della sinistra rimane in questo Paese sostanzialmente bloccata nei confini tradizionali. Può governare solo grazie a leggi elettorali che garantiscano maggioranze parlamentari col 30 per cento dei voti. D'altra parte, l'effetto prodotto sull'opinione pubblica di centro-destra dalla presenza di una nuova area moderata, ma chiaramente orientata a un accordo col Pd, è risultato pressochè nullo. L'esperimento di un centro davvero decisivo, in presenza dell'attuale Pd, è fallito; e non solo, temo, per evidenti errori di impostazione della campagna e per l'immagine "bocconiana" del suo leader. Una forza liberal, capace di contare elettoralmente quanto il Partito liberale inglese non ha spazio in Italia, almeno fino a quando le sue componenti potenzialmente più significative rimangono "catturate" nei contenitori Pd e Pdl. O dobbiamo continuare a sognare che il Pd divenga ciò che era nei voti di molti? Le speranze si fanno cieche se continuano a essere coltivate oltre il tempo massimo…
Il Pd attuale è bloccato nel mezzo come l'asino di Buridano, non riesce ad assumere una dichiarata fisionomia socialdemocratica, non riesce a concretizzare una seria piattaforma di intesa con le forze di centro.
Credo sarebbe utile a tutti che l'equivoco avesse termine, e che finalmente il quadro politico si normalizzasse. Che il Pd decida finalmente intorno alla propria anima – che a questo punto non può che essere quella socialdemocratica. Di quest'anima Vendola è componente naturale. E comprenda che una socialdemocrazia europea, oggi, non potrà essere rappresentata dai nobili antenati, neppure da quelli che vent'anni fa magari auspicavano un'autentica metamorfosi del Pci. Il leader dell'operazione credo vi sia, ed è Fabrizio Barca. È uno di sinistra senza se e senza ma, e va bene così. È competente, giovane senza giovanilismi, poco incline a cooptazioni e nomine, non parla per frustri slogan solidaristici. Mi pare abbia ereditato dal padre (con cui collaborai e che ricordo con stima e affetto) il meglio di quella cultura politica presente, eccome, nel Pci, interessata ai rapporti di produzione infinitamente più che alle ideologie.
Questa scelta "libererebbe" energie che nel Pd vivacchiano in posizioni del tutto subalterne, che hanno perduto in questi anni gran parte delle loro basi elettorali, e che hanno dimostrato di non potere, nella collocazione attuale, attrarre un solo voto dell'elettorato di centro-destra. Che vantaggio è possibile auspicarsi dall'ostinato tentativo di qualche alchemica combinazione tra ciò che rappresentano un Renzi e un Bersani? Si crede che la convivenza più o meno coatta costituisca un'offerta politica migliore? Forse fino al tracollo elettorale; ora, di certo, non più. Una sinistra con Barca, un nuovo centro con Renzi (che raccoglierebbe subito i "depressi" montiani, altrimenti destinati a sparire al prossimo voto): ecco un quadro davvero "sconvolgente" l'attuale palude!
Facciamo in fretta, compagni e amici, perché, continuando così, il pericolo non è Grillo al 50 per cento (cosa che Grillo sa benissimo, e i suoi parlamentari meglio ancora), ma l'incredibile resurrezione di Berlusconi, e cioè il suicidio perfetto del centro-sinistra. Resurrezione ancora più inaudita delle precedenti. Ricordate? La prima la combinò D'Alema alleandosi genialmente con Cossiga, invece di tornare al voto con Ciampi candidato per la presidenza del Consiglio. La seconda Prodi, rimettendo in mare la navicella ulivista già affondata.
Non c'è due senza tre, avverte il demonio.
Massimo Cacciari (l'Espresso)
Berlusconi o no, l'area della sinistra rimane in questo Paese sostanzialmente bloccata nei confini tradizionali. Può governare solo grazie a leggi elettorali che garantiscano maggioranze parlamentari col 30 per cento dei voti. D'altra parte, l'effetto prodotto sull'opinione pubblica di centro-destra dalla presenza di una nuova area moderata, ma chiaramente orientata a un accordo col Pd, è risultato pressochè nullo. L'esperimento di un centro davvero decisivo, in presenza dell'attuale Pd, è fallito; e non solo, temo, per evidenti errori di impostazione della campagna e per l'immagine "bocconiana" del suo leader. Una forza liberal, capace di contare elettoralmente quanto il Partito liberale inglese non ha spazio in Italia, almeno fino a quando le sue componenti potenzialmente più significative rimangono "catturate" nei contenitori Pd e Pdl. O dobbiamo continuare a sognare che il Pd divenga ciò che era nei voti di molti? Le speranze si fanno cieche se continuano a essere coltivate oltre il tempo massimo…
Il Pd attuale è bloccato nel mezzo come l'asino di Buridano, non riesce ad assumere una dichiarata fisionomia socialdemocratica, non riesce a concretizzare una seria piattaforma di intesa con le forze di centro.
Credo sarebbe utile a tutti che l'equivoco avesse termine, e che finalmente il quadro politico si normalizzasse. Che il Pd decida finalmente intorno alla propria anima – che a questo punto non può che essere quella socialdemocratica. Di quest'anima Vendola è componente naturale. E comprenda che una socialdemocrazia europea, oggi, non potrà essere rappresentata dai nobili antenati, neppure da quelli che vent'anni fa magari auspicavano un'autentica metamorfosi del Pci. Il leader dell'operazione credo vi sia, ed è Fabrizio Barca. È uno di sinistra senza se e senza ma, e va bene così. È competente, giovane senza giovanilismi, poco incline a cooptazioni e nomine, non parla per frustri slogan solidaristici. Mi pare abbia ereditato dal padre (con cui collaborai e che ricordo con stima e affetto) il meglio di quella cultura politica presente, eccome, nel Pci, interessata ai rapporti di produzione infinitamente più che alle ideologie.
Questa scelta "libererebbe" energie che nel Pd vivacchiano in posizioni del tutto subalterne, che hanno perduto in questi anni gran parte delle loro basi elettorali, e che hanno dimostrato di non potere, nella collocazione attuale, attrarre un solo voto dell'elettorato di centro-destra. Che vantaggio è possibile auspicarsi dall'ostinato tentativo di qualche alchemica combinazione tra ciò che rappresentano un Renzi e un Bersani? Si crede che la convivenza più o meno coatta costituisca un'offerta politica migliore? Forse fino al tracollo elettorale; ora, di certo, non più. Una sinistra con Barca, un nuovo centro con Renzi (che raccoglierebbe subito i "depressi" montiani, altrimenti destinati a sparire al prossimo voto): ecco un quadro davvero "sconvolgente" l'attuale palude!
Facciamo in fretta, compagni e amici, perché, continuando così, il pericolo non è Grillo al 50 per cento (cosa che Grillo sa benissimo, e i suoi parlamentari meglio ancora), ma l'incredibile resurrezione di Berlusconi, e cioè il suicidio perfetto del centro-sinistra. Resurrezione ancora più inaudita delle precedenti. Ricordate? La prima la combinò D'Alema alleandosi genialmente con Cossiga, invece di tornare al voto con Ciampi candidato per la presidenza del Consiglio. La seconda Prodi, rimettendo in mare la navicella ulivista già affondata.
Non c'è due senza tre, avverte il demonio.
Massimo Cacciari (l'Espresso)
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