Regia: Fernando Meirelles.
Principali interpreti: Anthony Hopkins, Ben Foster, Jude Law, Marianne Jean-Baptiste, Moritz Bleibtreu, Rachel
Weisz, Mark Ivanir, Jamel Debbouze, Peter Morgan, Tereza Srbova,Katrina
Vasilieva, Riann Steele, Dinara Drukarova, Pamela Betsy Cooper, Sean
Power, Johannes Krisch, Russell Balogh, Gabriela Marcinkova, Maria
Flor, Sydney Wade, Vladimir Vdovichenkov, Lucia Siposová - 115 min. –
Gran Bretagna, Francia, Austria, Brasile 2011
360 è il titolo che il regista brasiliano Meirelles diede al film nel 2011, rendendone evidente la derivazione dal Girotondo di Arthur Schnitzler (1862 – 1931), celebre commedia che lo scrittore e drammaturgo viennese scrisse nel 1900 e che gli procurò un mare di guai, oltre all’accusa di pornografia* Il regista brasiliano, continuando a mantenere la struttura circolare (a 360°) della pièce teatrale schnitzleriana, parla agli uomini di oggi e perciò non si limita ad ambientare le vicende che racconta nello scenario viennese*, da cui il film inizia e col quale finisce (dopo il giro in auto lungo il Ring, la strada circolare realizzata dopo l’abbattimento della cinta muraria viennese), ma fa muovere i suoi personaggi fra aeroporti e continenti, raccontando le loro storie, che sono anche, ma non solo, storie d’amore e di infedeltà. Si tratta, per lo più, di vicende legate alle contraddizioni del nostro tempo, in cui l’amore infedele (come nel Girotondo) è reso più complicato dal prevalere dei sensi di colpa, mentre altri amori, pur possibili, sono resi molto difficili dalle convenzioni religiose o dalla paura di sbagliare.
In questo film si incrociano vite diverse: una “escort” di lusso, di origine slovacca, destinata a una facoltosa clientela; un uomo d’affari che vorrebbe incontrarsi con lei e che non lo farà; la moglie di lui, che, per tornare alla famiglia e alla figlioletta, abbandona l’uomo che ama; la fanciulla brasiliana che, accorgendosi dei tradimenti del suo boy-friend, decide di lasciare Londra per tornarsene in Brasile; un dentista musulmano, innamorato della sua infermiera, non musulmana e sposata, alla quale rinuncia per ragioni religiose; una giovane slovacca, sorella della escort, che potrebbe intrecciare un legame sentimentale col marito dell’infermiera, mentre un malavitoso russo sarà derubato dalla “escort”. I personaggi più interessanti, però, secondo me, sono quelli che si pongono alquanto fuori dalle vicende amorose, presi come sono dalle sciagure che hanno attraversato le loro vite: un ex detenuto per stupro, più volte reiterato, che, opportunamente rieducato alla vita civile, vive il suo viaggio-premio nel terrore che la ritrovata libertà lo faccia ricadere nel reato che l’ha portato in galera per molti anni, rinunciando perciò all’ amore che gli viene offerto liberamente dalla giovane che torna in Brasile; un anziano signore, alcoolizzato, che, spinto dal rimorso, viaggia da vent’ anni alla ricerca di una figlia che non dà più notizie di sé, verosimilmente perché non è più in vita. La commedia schnitzleriana funge perciò da riferimento alquanto estrinseco, perché è la difficoltà del vivere nel complicato mondo di oggi all’origine dell’inquietudine dei diversi personaggi, molto lontani da quello spirito ipocrita e godereccio che anima le vicende delle donne e degli uomini rappresentate nel Girotondo*. Un cast di tutto rispetto per un film non particolarmente interessante.
*In
realtà Schnitzler non fa che descrivere comportamenti abbastanza
generalizzati nella società viennese fra otto e novecento, quando una
logica edonistica, alla vigilia del tramonto dell’impero asburgico, coinvolse trasversalmente tutte le classi sociali. Egli, infatti, mette in scena dieci episodi in
ciascuno dei quali un personaggio ha un incontro amoroso con una donna,
secondo uno schema abbastanza rigido, di questo tipo: A>B; B>C;
C>D ecc. fino a che l’ ultimo personaggio incontra il primo: L>A. In
tal modo si conclude circolarmente la commedia, in cui ciascuna scena
racconta i riti che convenzionalmente precedono l’atto amoroso (unico vero obiettivo dei singoli amanti, che ovviamente non va in scena): un chiacchiericcio interminabile, un profondersi di complimenti,
adulazioni, finte ripulse, professioni di fedeltà. Poiché uno solo di
questi incontri avviene fra marito e moglie, è implicitamente raccontata
l’infedeltà diffusa all’interno dei matrimoni fra gente molto “per bene“, ciò che costituì veramente la ragione dello scandalo, all’epoca.
Angela Laugier
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