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« giugno 2013 | Principale | agosto 2013 »
Scritto il 12 luglio 2013 alle 16:53 | Permalink | Commenti (12)
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Espulsi. Dissidenti. Delusi. Sondaggi in sensibile calo. La crisi del M5S ai raggi X. Ecco chi se ne va. E perché
(di Tommaso Cerno E Susanna Turco)
Passerà. Questa è la parola d'ordine di Beppe Grillo. Il can can passerà. E le espulsioni del M5S, con relative polemiche, sembreranno acqua passata. Ora che hanno celebrato il Restitution Day sventolando l'assegnone da 1,5 milioni di euro, restituiti allo Stato, anche i fedelissimi del guru sembrano più tranquilli. La soddisfazione, il ritorno mediatico compensano la sensazione di fuga di massa dal M5S che aveva tenuto banco nelle scorse settimane. Eppure la tregua è armata. E, stando ai boatos parlamentari, fra dissidenti, espulsi e grandi corteggiatori è già pronta una seconda manche a fine estate. Per minare le fondamenta del movimento e prendersi il numero di onorevoli necessari per tenere sotto scacco Silvio Berlusconi. Anche stavolta il terreno di scontro saranno i "soldi". Il vil denaro di Roma Ladrona. E così si aspetta il prossimo "Restitution Day", intorno al quale in stile resa dei conti finiscono per esplodere - come si è già visto - le tensioni pentastellate. Nel frattempo, mentre il gran capo gioca ad "appuntamento al buio" col Quirinale, nel Movimento i cosiddetti "dialoganti", i deputati e senatori più aperti a un asse con il Pd, cercheranno di divenire maggioranza nei rispettivi gruppi parlamentari: ciò che sinora, schiacciati dalla volontà dei "talebani", non sono riusciti ad essere. E i dissidenti intanto si faranno i loro conti sul partire o restare: nessuno di quelli ancora in bilico se ne è andato, ma nessuno ha ancora sciolto la pratica, da Alessio Tacconi a Tommaso Currò.
RISCHIO FRANA - Del resto, sul fronte dell'emorragia parlamentare, c'è ancora molta strada da fare. L'ha detto Beppe Grillo, all'indomani del glorioso risultato delle politiche di febbraio, fissando nel «10-15 per cento» la percentuale di moria parlamentare che era attesa e messa nel conto.Tradotto in cifre: tra i 16 e 24 parlamentari sui 163 neoeletti a Cinque stelle. Una previsione che, peraltro, sarebbe perfettamente nella media: nella scorsa legislatura, che ha brillato per fregolismo, i transumanti parlamentari hanno raggiunto la quota record di 160, quasi il 17 per cento dei circa 950 eletti; e tra il 2001-2006, i transfughi erano stati un centinaio, dunque poco più del 10 per cento.Insomma, all'avverarsi della ragionevole previsione mancano ancora molti "traditori", e anzi il meglio (si fa per dire) deve ancora venire, visto che sino ad oggi i gruppi parlamentari di M5S, tra fuoriusciti e cacciati, hanno perso soltanto sette parlamentari.
Eppure, se Beppe Grillo continua con la strategia del "duri e puri", certo che sarà apprezzata dagli elettori, un sondaggio di Demopolis per "l'Epresso" mostra un rovescio della medaglia. Fra gli elettori grillini, infatti, il giudizio sulle espulsioni è netto: il 52 per cento le ritiene sbagliate, un altro 15 per cento non si esprime. Solo un terzo del popolo grillino, insomma, condivide la strategia del capo. Con un problema in più, la tempistica: dall'insediamento delle Camere sono passati solo tre mesi e mezzo e, a questo ritmo di fughe ed espulsioni, si arriverebbe all'avverarsi della profezia entro l'anno di legislatura. Senza considerare i rischi da effetto valanga, che tende a trasformare i dissidenti in fuoriusciti, e i pontieri in dissidenti, lasciando sostanzialmente immutata giusto la categoria dei fedelissimi o "talebani" come usa dire fra loro. Il rischio, insomma è che dall'"uno vale uno" al "ne resterà soltanto uno" il passo sia troppo breve. Anche perché iniezioni da altri partiti sono inimmaginabili. E per quanto il lavorio parlamentare abbia appena raggiunto la soglia psicologica delle cento proposte di legge, i risultati politici non brillano.
BEPPE, ADDIO - Così, a tenere banco, sono soprattutto gli addii. Uno degli ultimi è quello che ha fatto più scalpore: Adele Gambaro, senatrice di Bologna, vicina al già espulso Favia (come del resto tutta l'area emiliano-romagnola), è stata buttata fuori per aver rilasciato una intervista a Sky in cui diceva che «il problema è Grillo» e i «suoi post». È stata accusata di «azione lesiva dell'immagine e dell'attività del movimento», il voto su di lei è diventato un voto sulla lealtà al capo. E dopo molte riunioni, liti e polemiche, nonostante gli appelli dei parlamentari in suo favore, è stata accompagnata alla porta. Ma il voto dell'espulsione ha mostrato la fatica del Movimento nel destreggiarsi nel clima di caccia alle streghe. In Parlamento, ci sono stati ben 42 no, 9 astenuti e una trentina di assenti; e sul Web - dove appunto la maggioranza dei militanti è contraria alla politica delle espulsioni - la partecipazione è stata fiacchina (su 48 mila aventi diritto, hanno votato in 19 mila, meno della metà) ed è finita con un magro 65 per cento pro cacciata. Tutt'altra musica rispetto a quando, a fine aprile, la Rete si era pronunciata su Marino Mastrangeli, buttato fuori con una rotonda "quota novanta" di sì in Rete. Lui, peraltro, 51 anni, di Cassino, dipendente in quiescienza del ministero dell'Interno, ghandiano per autodefinizione, affezionatissimo all'idea di una specie di repubblica del televoto, era finito nel mirino per molto meno: s'era fatto "ripetutamente" intervistare in tv, da Barbara d'Urso in specie. Che orrore per i grillini. Il caso Gambaro, invece, ha fatto da apripista al dissenso: nel giro di una settimana se ne sono andati volontariamente in tre. La senatrice trevigiana Paola De Pin ha lasciato il gruppo per «solidarietà» alla ex collega, protestando contro la «gogna mediatica» e in generale l'aria «troppo pesante». Poi è stato il turno del già scalpitante Adriano Zaccagnini, esperto di permacultura (progettazione di ambienti in cui coesistano lo sfruttamento umano e l'equilibrio naturale), spesso critico con le scelte di Grillo, che ha levato la pelle al movimento in venti minuti di conferenza stampa d'addio: tra le accuse rivolte ai Cinque stelle, «strategia del terrore», «movimento aziendalista», «Berlusconismo 2.0», «clima irrespirabile», «caccia alle streghe». Insomma: «Invece che la rivoluzione hanno fatto la strategia della tensione».
Quattro giorni dopo, è toccato a Fabiola Anitori, romana, senatrice, fino a quel momento silente: ha detto di «non riconoscere più l'impostazione iniziale dei Cinque stelle», «diventato un partito personale, con un sistema feudale». Gira gira, la motivazione dell'abbandono è sempre la stessa: non è consentito dissentire, e «ogni opinione diversa viene etichettata come tradimento o inciucio». Le critiche sono pesanti, comunque, e lontane anni luce da quelle dietro cui si erano trincerati i primi due fuoriusciti, i tarantini Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, spiegando che il movimento aveva «voltato le spalle a Taranto e al dramma dell'Ilva».
IL COLORE DEI SOLDI - Ma sotto c'era molto di più già allora, se Furnari, appena fuori dai Cinque stelle, spiegava: «Il movimento imploderà, è solo questione di tempo, noi siamo solo i primi». E se a quanto pare per il momento ci sarà la quiete il prossimo si è già autodesignato («forse sono io il prossimo»): Alessio Tacconi, deputato da Zurigo, unico eletto all'estero, già sotto tiro perché fautore del «dialogo con altri partiti», finito definitivamente nel mirino per aver fatto bizze sull'annoso tema della diaria («con solo 5 mila euro lordi io con la mia famiglia a Zurigo non ci campo»), ha per stavolta fatto il suo bonifico, riservando l'uscita al prossimo Restitution Day.
Quello dei soldi, in specie della diaria, è come se fosse il binario sul quale da ultimo viaggia il dissenso politico, così come fino a poco fa viaggiava sulla possibile alleabilità al Pd: chi prima era accusato di «inciuci», adesso è accusato di volersi tenere gli schei. Chi prima difendeva il proprio diritto al dialogo con gli altri partiti, adesso che il tema delle alleanze si è raffreddato, difende il proprio diritto a tenersi la quota di stipendio che ritiene. E, infatti, se Tacconi non manca di criticare l'allineamento imposto («qui per non sbagliare bisogna stare fermi e zitti»), il dissidente della prima ora Tommaso Currò, un altro in bilico, si è messo a difendere il diritto di fare un bonifico più basso degli altri. E intorno ai nuovi ribelle cresce un'area grigia, silenziosa, ma critica verso i dogmi del capo.Dai pontieri come Giulia Sarti, a deputati come Walter Rizzetto o Aris Prodani, o ancora Tancredi Turco, Elena Fattori e Francesco Molinari, dati da molti cacciatori di teste dei partiti tradizionali come «possibili tranfughi» di domani. Fuoriusciti e fuoriuscendi, comunque, tutti accusati di questa specie di tirchieria, o ansia di arraffo. È capitato anche alla deputata Paola Pinna: subito dopo le sue critiche pesanti all'aria da «psicopolizia» che c'è nel movimento, il suo profilo su Wikipedia è stato oggetto di varie modifiche (poi cancellate) che tentavano variamente di aggiungere il seguente concetto: ha tradito la fiducia degli elettori in nome della diaria. Un'insistenza che tradisce un'ossessione (i soldi) del tutto impermeabile alla obiezione che sempre più spesso viene rivolta ai M5S: teneteveli, i soldi, ma fate il lavoro di parlamentari per cui siete pagati.
«Stiamo facendo grandi cose in commissione, di cui pochi si accorgono perché i giornali scrivono solo di presunti litigi», è la risposta di prammatica, data in questo caso dal deputato tarantino Cosimo Petraroli. Già, perché in tante discussioni e psico riunioni di autocoscienza, l'unica cosa che resta sempre ferma è la prima linea. Quella dei Roberta Lombardi e Vito Crimi prima, e degli attuali capigruppo Riccardo Nuti e Nicola Morra adesso. Tutto regolare, tutto previsto, nessun problema di democrazia interna. Anzi, i fedelissimi come Paola Taverna, Alessandro di Battista, o Roberto Fico, dell'uscita delle «mela marce» sono addirittura contenti.
(di Tommaso Cerno e Susanna Turco - l'Espresso)
Scritto il 12 luglio 2013 alle 09:42 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 12 luglio 2013 alle 00:40 | Permalink | Commenti (0)
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Innanzitutto l'aspetto sostanziale: il PdL aveva fatto la proposta - insensata, irricevibile, destabilizzante - di fermare il Parlamento per tre giorni. Il PD è riuscito, ancora una volta a gestire la cosa nel peggiore dei modi. NON ha aderito alla fermata del Parlamento, ma contestualmente ha dato un segno di cedimento, accettando la richiesta di fermare i lavori per mezza giornata, ieri, col pretesto ufficiale di consentire la riunione di un gruppo parlamentare.
Scusa imbecille, perchè i gruppi hanno altri tempi per riunirsi. E ci mancherebbe che il Parlamento debba adeguarsi ai tempi dei gruppi, e non viceversa! La verità è che il PD ha reso ancora una marchetta al PdL sull'altare della sopravvivenza. C'è stato un suk arabo che dovrebbe far arrossire. Un grande partito che chiede l'aventino in difesa di un criminale, e un altro grande partito che non può dire si, non ha le palle per dire un netto no, ed arriviamo al solito copione: il compromesso.
L'alibi che non si siano fermati i lavori parlamentari perchè ieri la mezza giornata era dedicata al "question-time" (caricatura di scarso successo copiata dai parlamenti anglosassoni), non regge. Il Parlamento non ha subito nessun arresto di lavori calendarizzati, ma il segnale di cedimento dato non è piaciuto a nessuno. "Il question-time", che sia o non sia gettonayto, è parte dei lavori parlamentari.
Tre giorni o mezza giornata, la risposta doveva essere un secco NO: il parlamento non si ferma neanche per mezzo minuto, quando questo piò essere interpretato (come di fatto è successo) come gesto di solidarietà nei confronti di un criminale.
Il PD si è spaccato? E' un bene che nel PD ci sia del dissenso, e che questo possa essere espresso senza provocare - come accade nel "5 Svastiche" - epurazioni staliniane. Ma al contempo è un male, perchè nel prendere questa decisione, avrei visto bene l'adesione del 100% dei parlamentari alla posizione di Rosi Bindi: "...non ho votato per la sospensione, perchè non si deve dare nessuna forma di avallo a richieste eversive..."
I renziani sono stati critici. E chi poteva dubitarne? Ormai siamo al vaudeville. Renzie, il più berlusconiano dei membri del PD (?), nel ruolo di pasdaran contro gli eversori berlusconiani. Esilarante. E' lo stesso Renzi che "non voglio battere Berlusconi per via giudiziaria"? Quello che va a cena ad Arcore? Quello che parla sempre fuori dai luoghi deputati? Che diserta le riunioni della direzione PD, ma non diserta MAI un talk-show?
Forse il PD ha osservato con preoccupazione l'andamento (pubblico il grafico in calce) sulle tendenze aggiornate dei sondaggi. Forse il PD è stato preso dal panico nel vedere il suo consenso risalire, e superare addirittura quello dato ai berlusclones, che ha esaurito la spinta IMU-IVA, e adesso ricomincia a puntare verso il basso. Forse il PD osserva con preoccupazione il crollo verticale del grillismo, e - essendo un partito nel quale la filosofia è che "nessuno deve essere lasciato indietro" - ha deciso di fornire al grillismo materia prima per altri comizi urlati, per altre scemenze.
Quadro preoccupante. La baracconata dei "5 svastiche" e del loro ridicolo semi-spoglierello è stata devastante. Sul piano politico? NO! sul piano estetico! Vedere Vito Crimi, l'ex impiegatuccio del Tribunale di Brescia, togliersi giacca e cravatta (ordinando di fare la stessa cosa ai suoi obbedienti colleghi), stato un colpo al mio senso estetico, un vero attentato al panorama. Vito Crimi ha mostrato la sua panza inutilmente pasciuta e sudaticcia, il triplo collare di ciccia sul collo, e mi ha tristemente ricordato il Bettino Craxi in camicia ex-bianca, in nude-look da sudore. Afrori che dalla diretta TV e dal ricordo di panze sudate del passato attraversano lo schermo della TV e ti arrivano come un pugno, al naso.
Ora basta segnalini e compromessini. Alle cose alle quali si DEVE dire no, si dice NO. Senza giocare al piccolo suk. La "stabilità" del governo Letta comincia a rassomigliare in maniera preoccupante alla "stabilità" del Professore "salito in politica" (ed ora precipitato intorno al 4/5%): una stabilità che è parente stretta dell'immobilismo. Questo paese ha bisogno di essere governato, non "stabilizzato", non inchiodato al piano più basso dell'Europa. Non è tollerabile che i nostri figli, i nostri nipoti, siano inchiodati - per personali ambizioni di sopravvivenza, alla certezza di un futuro senza futuro. Lunga vita alle Rosi Bindi che "spaccano il partito".
Tafanus
Linee di tendenza dei sondaggi aggiornate al 6 luglio
Scritto il 11 luglio 2013 alle 12:14 nella Criminalità dei politici, Politica, Renzi, Tafanus | Permalink | Commenti (21)
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Scritto il 11 luglio 2013 alle 00:40 nella Politica | Permalink | Commenti (14)
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Il "DeCretino del Fare Sciocchezze" del governo Letta continua a produrre danni. Troppi 80 punti, e quindi troppo poco pensati, da burocrati di partito, senza un sufficiente apporto di "esperti del ramo". L'ultima perla saltata fuori è quella sul capitolo wi-fi, che rischia di peggiorare la situazione già poco avanzata di oggi.
Insomma, non riescono a farne una giusta, neanche sotto tortura. E pensare, prima di scrivere? Tafanus
Gli esperti contro la norma sulla connettività inserita nel "Decreto del Fare" del governo. Il Garante: "Ha effetti opposti a quelli voluti". Anche il ministero dello Sviluppo economico prepara un emendamento (di Alessandro Longo - Repubblica.it)
E' una pioggia di proteste e di richieste di rettifica per il testo del Decreto Fare che, nelle intenzioni del Governo, doveva liberalizzare il Wi-Fi offerto dagli esercenti. In realtà è un pasticcio che potrebbe addirittura frenarne lo sviluppo e creare numerose incertezze normative, persino tra gli operatori telefonici.
LA SCHEDA La norma / Negli altri Paesi
L'ultima
denuncia contro la norma wi-fi del Decreto viene dal garante della
Privacy, che ne chiede lo stralcio. Ma emendamenti urgenti sono stati
presentati anche da Stefano Quintarelli (Scelta Civica) e Antonio
Palmieri (Pdl). Un emendamento è stato redatto persino dal ministero
allo Sviluppo economico, che si è reso conto dei problemi dell'attuale
testo. Tutte indicazioni che molto probabilmente incideranno in fase di
conversione del decreto in legge.
L'accusa del Garante non poteva
essere più esplicita. In una nota denuncia che - così com'è stato
scritto- il decreto ha un effetto opposto alla liberalizzazione a cui il
governo mirava. "Reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione
dei dati", gli stessi stabiliti dal decreto Pisanu e poi decaduti quando
ci si è reso conto dei danni che stavano provocando alla diffusione del
wi-fi pubblico in Italia.
Il motivo è che il decreto stabilisce
l'inedito obbligo "di tracciare alcune informazioni relative
all'accesso alla rete (come il cosiddetto 'indirizzo fisico' del
terminale, mac address)". C'è inoltre un profilo di
illegittimità perché questi dati "a differenza di quanto sostenuto nella
norma, sono - ai sensi della Direttiva Europea sulla riservatezza e del
Codice privacy - dati personali, in quanto molto spesso riconducibili
all'utente che si è collegato a Internet", prosegue il Garante. Ecco
perché "auspica lo stralcio della norma e l'approfondimento di questi
aspetti nell'ambito di un provvedimento che non abbia carattere
d'urgenza".
Anche l'emendamento presentato da Quintarelli e Palmieri chiede di eliminare i riferimenti al mac address,
per gli stessi motivi. In particolare, indica lo stralcio del comma 1
dell'articolo 10, che recita: "L'offerta di accesso ad internet al
pubblico è libera e non richiede la identificazione personale degli
utilizzatori. Resta fermo l'obbligo del gestore di garantire la
tracciabilità del collegamento (mac address)".
La prima
parte del comma è infatti superflua (non c'è già bisogno di
identificazione), mentre la seconda introduce i problemi di cui sopra.
Stessa
richiesta dallo Sviluppo economico, "perché il secondo comma,
interpretato in modo stringente, obbligherebbe gli esercenti a fare una
cosa che non è stata mai fatta finora e che è molto difficile: un
registro dove ogni mac address sia associato ai proprietari del
dispositivo". Per altro non servirebbe ai fini di sicurezza, visto che è
molto facile cambiare il proprio mac address, come nota anche l'associazione provider Assoprovider.
Altro
problema: nel testo si legge che non c'è obbligo di identificazione "se
l'offerta di accesso ad internet non costituisce l'attività commerciale
prevalente del gestore". Ma in questa definizione potrebbero rientrare
anche gli operatori telefonici, che non hanno da internet i principali
ricavi. Significherebbe la possibilità di attivare sim dati senza
fornire alcun documento o strumento di identificazione personale: una
rivoluzione per il sistema di sicurezza pubblica.
Su questo
punto c'è divergenza di opinioni; alcuni giuristi, come Fulvio Sarzana,
ritengono che la norma non si applichi agli operatori perché su questi
restano in vigore gli obblighi del Codice delle comunicazioni
elettroniche. Certo è che, a detta di tutti gli esperti e gli addetti ai
lavori, il testo è stato scritto male e, anche se mirava a
liberalizzare il wi-fi, ora getta il settore, aziende ed esercenti nel caos interpretativo.
Bisognerà
vedere se la conversione in legge sistemerà il pasticcio e varerà una
vera liberalizzazione senza equivoci. Ma è anche possibile che il
risultato finale che uscirà dalle Camere sia un azzeramento della norma.
Un ritorno al passato, a una situazione pre-decreto per quanto riguarda
il wi-fi. Con buona pace per chi sperava in una liberalizzazione reale.
Scritto il 10 luglio 2013 alle 17:02 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Avevo comunicato che ero rimasto col telefono fisso muto, e quindi senza ADSL. Il servizio do assistenza Infostrada aveva garantito l'uscita di un tecnico entro tre giorni. Alle mie lamentazioni, mi hanno spiegato che erano i termini di legge garantiti, ma che speravano di far prima.
Oggi, a meno di 24 ore dalla mia chiamata, tutto è stato risolto. Per fortuna che ho avuto questo guasto alla linea, perchè probabilmente erano dovute a questo anche anomali funzionamenti dell'ADSL. Che oggi va come una scheggia.
Per una volta, quindi, posso parlare bene di qualcuno...
Scritto il 10 luglio 2013 alle 15:56 | Permalink | Commenti (2)
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Se non si cancella l'IMU, è crisi di governo. Idem se si aumenta l'IVA. Ma poichè queste cose non si fanno, S&Ps ci ha abbassato di nuovo il rating. L'aumento dei tassi di interesse porterà un danno aggiuntivo alle finanze dello Stato, rispetto alla mancata copertura delle favolette IMU e IVA. Di patrimoniale non se ne parla. E la sentenza della Cassazione su Berlusconi incalza.
Intanto continuano a chiudere due aziende ogni tre ore, e noi andiamo avanti con la ormai mitica "Agenda del Fare". Del fare una beata mazza.
L'ipotesi è quindi che andremo molto presto a votare (anche col concorso del Bischero di Frignano), e ci andremo col Porcellum. Ancora una volta INVOCHIAMO Letta, immobile - sul tema - come uno stoccafisso:
Presenti un decreto legge urgente, di iniziativa governativa, fatto di un solo l'articolo, e di un solo comma::
"La legge elettorale del 23/12/2005 è abrogata"
Se una crisi di governo anticipata dovesse coglierci mentre ancora straparliamo di profonda riforma della legge elettorale legata ad una ancor più profonda riforma della Costituzione, sarebbe la fine del PD, e la mortte del politico Letta Che Aspetta. Istruttivo,l'articolo odierno dello Huffington Post, che potete aprire cliccando sul naso di Letta. Tafanus
Scritto il 10 luglio 2013 alle 10:03 nella Berlusconi, Economia, Leggi e diritto, Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (8)
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Scritto il 10 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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Ricevo dai miei comandanti supremi il calendario della "Campagna d'Italia" dell'Esercito di Silvio. Naturalmente gli aspiranti soldati potranno essere arruolati anche nelle sedi delle varie tappe della Campagna d'Italia (spero nel mio Reggimento). Sub-Comandante Tafanus
Parte domani da Padova la Campagna d'Italia, per terminare sempre a Padova il giorno 22 luglio.
Di seguito riepilogate le tappe, i luoghi ed i referenti da poter contattare per organizzarisi ed avere maggiori informazioni:
9 luglio CATANIA | rif. Costanza Castello - cell. 338 833 9256 |
Presso ditta Ecoin srl zona industriale Blocco Giancata (uscita zona industriale sud) a partire dalle ore 19.00 |
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11 luglio COSENZA | rif. Pietro Spizzirri - cell. 366 227 7241 |
Presso Villaggio Turistico La Mantinera a Praia a Mare a partire dalle ore 18.30 |
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12 luglio BARI | rif. Maurizio Guidi - cell. 348 972 5876 |
Location in via di definizione | |
15 luglio SALERNO | rif. Vittorio Acocella - cell. 338 373 4334 |
Presso Sala Bar Moka in corso Vittorio Emanuele n. 104, Salerno a partire dalle ore 11.00 | |
15 luglio NAPOLI | rif. Antonio Clemente - cell. |
Location in via di definizione | |
16 luglio ROMA | rif. Giovanni Iacoi - cell. 339 212 9262 |
Presso Galleria in Piazza A. Hazon n.5 - Zona Eur Torrino a partire dalle ore 19.00 | |
17 luglio RIMINI | rif. Emanuele Speranza - cell. 392 162 4666 |
Presso Blu Suite Hotel a Igea Marina a partire dalle ore 18.00 | |
18 luglio TORINO | rif. Dario Faccendini - cell. 349 008 0079 |
Location in via di definizione | |
19 luglio MILANO | rif. Dario Faccendini - cell. 349 008 0079 |
Presso L'Auditorium Biblioteca di Gorgonzola a partire dalle ore 19.00 | |
20 luglio TRIESTE | rif. Lorenzo Giorgi - cell. 3933365811 |
Location in via di definizione | |
22 luglio PADOVA | rif. Alessio Zanon - cell. 335 845 5395 |
Location in via di definizione |
Rimanete aggiornati seguendo gli aggiornamenti (sic) messi a disposizione nel sito.
L'appuntamento avrà lo scopo di infirmare (sic) sostenitori e persone incuriosite dal nuovo movimento ed anche di riunire i reggimenti territoriali al fine di strutturare l'attività da svolgere nei territori.
Ci vediamo alle tappe, non mancate.
Scritto il 09 luglio 2013 alle 23:41 | Permalink | Commenti (3)
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Da qualche ora - e probabilmente per 3/4 giorni - potrei essere con un guasto sulla linea telefonica fissa, e quindi senza ADSL. Pertanto aggiornamenti e risposte ai commenti potranno subire delle disfunzioni.
Mi scuso, e avviserò appena tutto sarà di nuovo in ordine. Grazie
Scritto il 09 luglio 2013 alle 17:57 | Permalink | Commenti (0)
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...doveva andare nella tana della Confapri di Massimo Colomban (suo sostenitore e king-maker in quel di Treviso), a spiegare il nulla di cui il M5S si è fatto portatore col 25% dei voti e 5 mesi di non lavoro. Ma all'ultimo minuto ha avuto un impegno... Come Grillo aveva già fatto col Quirinale. E io mi chiedo cosa aspetti quel pezzetto di elettorato che ancora è rimasto beceramente grillino a dare il benservito a questa banda di disutili montati... Tafanus
Casaleggio dà forfait all'ultimo minuto, non incontra gli imprenditori del Nordest (Fonte: Repubblica.it)
Le motivazioni, legate a improvvisi impegni familiari, non convincono l'organizzatore. Colomban: "Forse temeva che lo avremmo processato". Il cofondatore del M5S non andrà neanche al Quirinale
Si sono radunati per parlare di cosa le aziende si aspettano dalla politica, ma alla fine hanno aspettato invano anche il loro interlocutore: Gianroberto Casaleggio. Circa 400 imprenditori riuniti a Castelbrando, a Cison di Valmarino, nel trevigiano, che avevano risposto all'invito della Confapri per un incontro su 'Come far ripartire l'Italia', sono rimasti delusi dall'assenza di chi, a quell'incontro, avrebbe dovuto presenziare. La motivazione ufficiale è legata a improvvisi impegni familiari, ma la giustificazione non ha convinto molti, primo tra tutti l'organizzatore, Massimo Colomban, il quale non sa darsi spiegazioni se non quella legata al possibile effetto di un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano 'L'Unità', in cui - ma secondo lo stesso Colomban le sue parole sarebbero state fraintese - Casaleggio sarebbe stato indicato come rappresentante di un movimento che ha deluso le aspettative della classe imprenditoriale.
"Forse temeva che lo avremmo processato - ha detto Colomban, subito dopo aver appreso la notizia del forfait dell'ideologo di M5S - anche se è ovvio che, come oggi stiamo facendo con tutti gli esponenti politici, stiamo chiedendo loro di rendere conto del loro operato in relazione alle istanze delle imprese. Fino ad oggi Casaleggio non mi ha mai dato buca - ha aggiunto ancora l'organizzatore, da sempre vicino al M5S - e ora nemmeno mi risponde al telefono, per cui non riesco a fornire una spiegazione precisa del suo comportamento".
Casaleggio, in ogni caso, non è stato l'unico a trasmettere delle giustificazioni per assenze rese note solo all'ultimo momento. La tavola rotonda fra sindaci, alla quale avrebbero dovuto partecipare Flavio Tosi (Verona), Giovanni Manildo (Treviso), e Federico Pizzarotti (Parma) non si è infatti potuta svolgere per la mancanza sul palco degli ultimi due, mentre Tosi è stato aggregato a un altro dei diversi confronti in programma [...]
"Quando il gioco si fa duro, i cacasotto spariscono all'improvviso" - Non sia mai che debbano rispondere a delle domandine semplici semplici, tipo: che cazzo avete fatto in 5 mesi?
Scritto il 09 luglio 2013 alle 12:15 nella Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (4)
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Scritto il 09 luglio 2013 alle 01:25 | Permalink | Commenti (8)
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Abbandonate le bellezze della maremma, torniamo ad occuparci delle bruttezze del genovese. In appena una decina di giorni di assenza, è riuscito a mettere insieme ben tre exploit che indicano una sindrome da "fine vita":
-a) rompe i coglioni - anche con metodi maleducati (cioè grillini) per chiedere un incontro a Napolitano. Ottiene un appuntamento, ma poi lo disdice per "sopravvenuti, importanti impegni". E nel giorno dei sopravvenuti importanti impegni viene paparazzato nell'amata Costa Smeralda, come un qualsiasi Briatore, con una panza da balenottero che ormai potrebbe nuotare senza muta oltre il circolo polare artico;
-b) in quel di Parma, dove tutto è iniziato con l'aiutino del PdL (PdL e PdL+5Stelle), e con la mitica vittoria di Pizzarotti (quello che l'inceneritore), finanze nel caos, si dimette l'assessore al bilancio.
-c) A Treviso oggi il grillismo sotto processo da parte della Confapri (Confederazione Attività Produttice), che in febbraio aveva sponsorizzato con stupida fretta il MòViMento, e oggi si ritrova a processare il grillismo; (...che delusione, il M5S...), per bocca del fondatore della Confapri. Si, caro Massimo Colomban. La delusionu colpisce soltanto chi prima è colpito da prematura ed infondata illusione. Noi non siamo delusi da nulla, perchè TUTTO si sta svolgendo esattamente come lo immaginavamo...
Noi siamo delusi da quelli come lei, dai parmigiani che hanno sposato entusiasti la "decrescita felice" del Pizzarotti ed altre minchiate analoghe, e da quegli otto milioni di italiani che sono corsi felicemente incontro al disastro.
Pubblichiamo la "Trilogia del Grillo" di questo inizio d'estate in puro stile "Cafonal"
Grillo e i "sopravvenuti impegni urgenti
Al Colle? No, al mare. Web contro Grillo in Sardegna (Fonte: Toni Jap)
Qualcuno dei suoi gli avrà detto: cheffai, non vorrai mica andare da Napolitano pallido-pallido? Giusto, si sarà risposto: prima mi abbronzo e poi mi piazzo davanti al presidente in tutta la bellezza del mio grigio argento su campo bronzeo.
Così, ecco Beppe Grillo, in attesa dell'incontro al Colle, galleggiare terso nelle acque della Costa Smeralda senza obiettivi da raggiungere tranne una abbronzatura «nature». Libero e bello in questa eccellente briatorata di luglio. Lo raccontano benevole le immagini che ieri hanno fatto il giro delle redazioni: lui in acqua, lui fuori dall’acqua, in barca, gli affetti, la pace, il relax.
Ma non sta andando a fondo l’Italia? È così che dobbiamo prepararci al grande tonfo di settembre? Non è forse Grillo il titolare di una forza politica di primaria importanza, oggi, nel Paese? Non è lui la sorgente di una nuova consapevolezza che si aggrappa alla decrescita felice, a uno spartanismo dal quale il piacere viene vestito con un burqua aspro e forte? Eppure, non ha fatto altro che un bagno, una immersione, ha preso un po’ di sole, alla pari di qualche milione di italiani nell’azzurro mare delle nostre inquietudini.
Non c’è male, non c’è peccato, davvero, siamo contenti che le roi s’amuse, che il re si diverta. Del resto, ha giocato una partita difficile, sotto il profilo delle relazioni istituzionali proprio a ridosso di questa sintetica vacanza. Aveva invitato il presidente della Repubblica a dire la verità sul tracollo imminente della barca tricolore, lo aveva accusato di non voler dire come stanno le cose per ingannare i cittadini, si era lamentato di non aver ricevuto risposte ad una sua richiesta di incontro al Colle.
Il Quirinale aveva spiegato di non aver ricevuto richieste formali, ma la pratica è stata celermente sbrigata: venga, anche subito, gli hanno risposto. Ci spiegheranno perché un semplice Megafono trova tanto velocemente udienza presso i più prestigiosi «ossari» del nostro impianto democratico: magari non sono banali scatolette di tonno. Tuttavia, incalzato da questa sorprendente disponibilità, Grillo aveva chiesto tempo; cioè, vuole udienza, gliela danno subito, e lui, sorprendentemente, frena: pensiamoci bene prima di pronunciare frasi immortali.
Fatto: in costa Smeralda, che è un luogo come un altro ma non è Ostia Beach. Che gli frega, lui è un megafono, non un personaggio pubblico, un politico che deve rendere conto di alcuni aspetti del suo «privato». Un genio. Ecco, allora, che se la prende comoda e squadra le cernie con occhi preoccupati perché, alle cernie – che ne sanno, beate loro - non lo comunica, a settembre si fa il botto. La Rete gli si scaglia contro. «Ecco dov’era tanto impegnato», dicono alcuni maligni. «Mentre i grillini restituiscono i soldi, lui se li gode», scrive qualcun altro riferendosi alla restituzione dei fondi pubblici inutilizzati. Dal suo sito, nel frattempo, l’ex comico spara contro il Pdl: «Vuole chiudere il mio blog».
Che la nuova legge sulla stampa che riguarda anche i blog sia pensata in primis per lui glielo fa pensare «lo stesso firmatario del disegno di legge Salvo Torrisi del Pdl, quando spiega che non c’è nessuna censura nei confronti dei 5 stelle. Ma internet non può continuare a essere il luogo virtuale dell'impunità». Intanto, il Papa – esatto, proprio il Papa - non è stato carino con lui: è vero che se l’è presa con i prelati che viaggiano in macchine lussuose, per dire che una vita di agi conclamati non fa del bene alla Chiesa, alla sua sostanza e alla sua immagine.
E vero, quindi, che non si riferiva direttamente al capo dei Cinque Stelle, ma doveva puntualizzare giusto ieri a proposito della morigeratezza dei costumi di chi ha sulle sue spalle un carico etico difficilmente smaltibile come fuffa demodé, proprio mentre le foto di Beppe raccontavano quell’aplomb sereno e sufficiente agli italiani morsi dalla crisi? Sfiga nera, più che abbronzata. Capita: o vogliamo prendercela con un Papa che deve avere certamente rubato lo spot nella cantina di Casaleggio? Giallo estate.
Toni Jap
Parma a 5 Stelle: colpita e affondata dal grillismo. Prima il "caos inceneritore", adesso il "caos bilancio". E Parma "decresce felicemente" (clicca sul Pizzarotti per l'articolo)
Scritto il 08 luglio 2013 alle 12:18 nella Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 08 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (16)
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La quantità di notizie cattive, pessime o addirittura insostenibili che siamo in grado di sopportare ogni giorno, aumenta nella nostra percezione e probabilmente ci rende tutti più cinici. Oppure più consapevoli.
Chissà. La tv, poi, ci costringe pure a vedere scene riprese dalla realtà, tali che i set di Dario Argento in confronto sembrano tutti ambientati a Disneyland. Ma, per orribili che siano le informazioni, per devastanti che siano le cose accadute, continuiamo la nostra vita e magari, dopo pochi minuti, riusciamo perfino a ridere e scherzare. Ma certe volte, rarissimamente, riusciamo perfino a vedere l’ironia anche mentre passano filmati tristissimi. Per esempio ieri, durante il Tg1, tra le scritte che sfilavano sul teleschermo, una ci ha fatto tornare il buonumore, nonostante tutto.
La scritta diceva pressappoco così: «Rotondi: se Berlusconi sarà interdetto, io mi dimetto da deputato». I classici «due piccioni con una fava», abbiamo pensato. E, se poi si dimettesse pure Maurizio Gasparri, tanto per fare un nome qualsiasi, i piccioni sarebbero addirittura tre e l’entusiasmo ai massimi.
Anche se, al momento, il piccione per eccellenza, nella comunicazione politica, è, per autocertificazione, il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il quale probabilmente si è pentito della metafora usata («per fare la vittima», secondo D’Alema), ma al momento, per numero di citazioni o apparizioni in immagini di repertorio, supera perfino Berlusconi. Ieri, per esempio, il sindaco ci ha ripetuto dal palcoscenico di tutti i tg che lui tifa per Enrico Letta e dunque per la prosecuzione del governo in carica.
Sarà vero, ma Renzi è diventato, nella rappresentazione del dibattito congressuale del Pd, un po’ come le ricevute per i grillini: una ossessione e anche un modo per non mettere a fuoco le orribili condizioni del Paese. E meno male che a risollevarci lo spirito c’è Gianfranco Rotondi.
(Fonte: "Fronte del Video" - Maria Novella Oppo)
Scritto il 07 luglio 2013 alle 23:42 | Permalink | Commenti (4)
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Scritto il 07 luglio 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (2)
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Recensione del film "Stoker" (Oscure Pulsioni) - di Angela Laugier
Regia: Chan-wook Park
Principali interpreti: Mia Wasikowska, Matthew Goode, Nicole Kidman, Jacki Weaver, Alden Ehrenreich, Phillis Sommerville, Lucas Till - 100 min. – USA, Gran Bretagna 2013.
Questo è un thriller ad alta tensione, realizzato da uno dei più importanti registi sud-coreani, Chan-wook Park, che qui affronta la sua prima prova hollywoodiana. Non solo, infatti, la produzione, il soggetto e la sceneggiatura sono made in USA, ma hanno preceduto il suo coinvolgimento nella direzione del film: il produttore Michael Costigan lo chiamò nella convinzione che fosse il più adatto per affrontare un soggetto così impegnativo e difficile come quello che gli era stato sottoposto, inventato e scritto da Wentworth Miller, noto attore televisivo, ora alla sua prima sceneggiatura, alla quale aveva dedicato quasi otto anni della propria vita. Il film tratta dell’uscita dall’adolescenza di India, giovinetta educata alla vita sportiva e al coraggio da cacciatore dal padre affettuoso e molto amato, Richard, morto per un incidente il giorno del suo diciottesimo compleanno. India (Mia Wasikowska), che non ha un carattere facile e che detesta, ricambiata, sua madre (Nicole Kidman), ne sarà profondamente turbata e accentuerà il proprio solitario isolamento e le proprie spigolose asprezze. Ha assistito ai funerali di Richard, lontano dal gruppo dei familiari, il fratello Charlie (Matthew Goode), arrivato dall’Europa: iI suo aspetto e i suoi modi sono un po’ strani e misteriosi, così come è singolare il suo interesse a trattenersi nella casa del fratello scomparso, dove inizia a corteggiare la vedova, nonostante l’ostilità palese della figlia, a sua volta attratta e incuriosita, anche perché di lui nessuno le aveva mai parlato. India è in grande difficoltà, come molti ragazzi della sua età, che devono affrontare la vita vera, quella che li attende dopo l’adolescenza e che vivono con crescente inquietudine i cambiamenti del proprio corpo, percepito anche come fonte di oscure e sconvolgenti pulsioni erotiche e aggressive.
India, che ha, inoltre, seri problemi di relazione con i suoi compagni di scuola, adesso colora di rivalità amorosa l’odio nei confronti della madre, mentre vorrebbe chiarire la natura del fascino che lo zio ritrovato esercita su di lei, nonché i motivi per i quali sia improvvisamente riapparso in famiglia, dove, dopo il suo arrivo, sono scomparse alcune persone che ne facevano parte. Per la dolcezza dei modi e per le tenere attenzioni che le dedica, parrebbe quasi una figura sostitutiva del padre, ma in realtà la sua tenerezza assume caratteri sempre più ambigui, diventando un’ossessiva passione perversa, capace di svegliare i sensi della giovinetta, nonché di suscitarne la curiosità e il desiderio amoroso.
Che questa oscura attrazione fisica sia strettamente congiunta anche al sangue e al delitto è cosa che India avverte confusamente, come fosse un destino scritto nell’eredità familiare, una malattia inconfessabile della propria personalità, che Charlie è stato capace di rivelarle, diventando quasi il suo “doppio”. Tutto ciò viene detto nel film attraverso immagini di grandissima eleganza, nonché di evidente simbolismo: un insetto un po’ ripugnante si infila sotto le gonne di lei che si accinge a suonare; Charlie le insegna a bere il vino dal colore rosso sanguigno; Charlie le insegna anche a suonare il piano a quattro mani, in una delle scene erotiche più violente ed espressive che io ricordi, anche se mantenuta sul piano allusivo del simbolo e mai apertamente esplicitata. I turbamenti di India diventano oggetto di un’indagine psicologica accurata e raffinatissima, condotta con grande perizia dal regista, che racconta i misteri della famiglia Stoker, riuscendo a catturare sempre la tesa attenzione degli spettatori, e riservando la sorpresa di un finale che mai appare prevedibile, la qual cosa è sommamente da apprezzare in un thriller come questo. Vorrei ricordare che il cognome della famiglia è quello stesso di BramStoker, lo scrittore irlandese che alla fine dell’800 inventò la figura del conte Dracula, il che, anche se non autorizza affatto a credere che nel film si parli di vampiri, indica la volontà evocativa di un clima torbido e oscuro, che è appunto quello connotativo del film.
Angela Laugier
Scritto il 07 luglio 2013 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 06 luglio 2013 alle 21:05 | Permalink | Commenti (9)
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...piatti pieni, sedie vuote... La triste fine del senatur...
Scritto il 06 luglio 2013 alle 12:49 nella Politica | Permalink | Commenti (4)
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Scritto il 06 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (5)
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Se Grillo non interessa nemmeno alla rete (Fonte: Michele Di Salvo - l'Unità)
Le numerose e fumose letture a 5 stelle dei dati delle amministrative appaiono sempre più come una difesa d’ufficio della linea del capo. E chi non partecipa a questa difesa del fortino – da qualcuno millantato come sotto assedio dei “poteri forti” e di “caste” buone per tutte le stagioni – viene espulso. Anche quando semplicemente mette in dubbio l’opportunità dei toni dei post del sommo blog dei blog. Nonostante tutto Grillo e Casaleggio ci hanno sempre detto che loro non tengono in alcun conto i sondaggi (sempre menzogneri perché pagati dalla casta) e nemmeno il voto, determinato da una presunta divisione in due dell’Italia, i buoni (a 5 stelle) e i cattivi (tutti gli altri).
Per loro conta la Rete, unica agorà del nuovo mondo e della democrazia del futuro. Per loro il seguito “reale” si misura in termini di fan sui social network, di follower su Twitter e di visualizzazioni, e poco conta se tutti questi sono dati facilmente falsificabili e manipolabili. Il tutto condito con la solita retorica – anch’essa molto democratica – per cui non si risponde a nessuna domanda, e si scelgono i giornalisti (anch’essi cattivi, tranne quelli a 5 stelle) con cui parlare, ovvero che poi facciano più che articoli comunicati stampa.
E nonostante tutto questo, quello che emerge, semplicemente considerando “la voce della rete”, nonostante i ripetuti ed estenuanti tentativi di occupare telegiornali e giornali con una nuova provocazione quotidiana, e nonostante il gioco a rilanciare e superare sempre se stessi, pare che il gioco si sia rotto. Pare che le persone siano stanche e non più interessate ai rinvii del RestitutionDay, che da evento mediatico e quasi messianico si è ridotto ad una piccola notizia in un minipost. Pare che le persone siano anche un po’ stufe di F35 che devono bombardare il parlamento il giorno dopo della gridata richiesta di incontro al Presidente della Repubblica. Chi si aspettava un no è rimasto spiazzato da un si a sole 48ore, ma con una precisazione del tutto sensata “a tale udienza potranno partecipare, insieme al leader del Movimento Beppe Grillo e ai presidenti dei gruppi parlamentari, come da vostra richiesta e come già avvenuto del resto in recenti occasioni, anche altre personalità purché ne siano chiariti i titoli e le funzioni nell’ambito del Movimento”.
Pare – e non lo diciamo noi, ma la rete – che qualsiasi sia la provocazione del giorno, in una calda estate in cui le persone hanno problemi veri da affrontare, e soprattutto sono alla ricerca di soluzioni concrete e utili per le loro vite reali, e prestano poca attenzione alle battute estive di un comico miliardario in cerca di rilancio e protagonismo politico.
In soli 4 mesi – dopo il picco delle politiche – il blog di Grillo ha perso l’80% delle pagine viste, è sceso nelle classifiche mondiali dal 400° al 9.000°posto, è sceso anche sotto il suo minimo storico in termini di visite e di permanenza media (segno del poco interesse anche del lettore più affezionato) e soprattutto su cento persone che sino a quattro mesi fa cercavano il suo blog in rete, oggi ne sono rimaste circa 30, con un trend in calo costante e quotidiano.Nel mondo dello spettacolo si direbbe che forse è il momento di cambiare agente e autori dei testi. Chissà nel web come il guru tradurrà queste considerazioni.
GUARDA LE SCHEDE COMPLETE DI ALEXA
Rispetto ai dati forniti dall'Unità, i nostri sono apparentemente più generosi, perchè noi prendiamo come "accessi attuali" la media mobile degli ultimi tre mesi, mentre l'Unità prende l'ultimo dato puntuale disponibile. Ma sta di fatto che forse, a fronte dell'articolo dell'Unità, fonte ben più autorevole del Tafanus, anche qualche ironico commentatore dei nostri grafici, potrebbe ridere di meno.
La settimana prossima aggiornerò i dati col mio sistema (ora non posso, perchè non ho al seguito, in vacanza, tutto l'archivio!) Ma non mi aspetto sorprese, se non peggiorative rispetto al mio post del 17 giugno. Un ottimo segnale, per tutte le persone perbene di questo paese. TafanusScritto il 05 luglio 2013 alle 22:43 nella Media , Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (2)
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Sorgente di acque termali a 37,5°
Acqua sulfurea di origine vulcanica, 37,5° alla sorgente, e una serie di vache naturali, rapide, cascatelle. Un paradiso, gratuito...
Scritto il 05 luglio 2013 alle 17:09 | Permalink | Commenti (2)
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Ultimo sondaggio (EMG per La7), effettuato il 27 giugno
Partito Democratico: 29.0%
Sinistra, Ecologia e Libertà: 5.7%
Psi: 0.6%
Altri csx (Centro Democratico, SVP): 0.8%
TOTALE CSX: 36,1%
Scelta civica con Monti: 4.1%
Unione di Centro: 1.6%
Futuro e Libertà: 0.3%
TOTALE "CENTRINI": 6,0%
Il Popolo della Libertà: 26.6%
Lega Nord – 3L: 3.5%
Fratelli d’Italia: 2.3%
La Destra: 1.1%
Altri cdx (Mir, I Pensionati, Grande Sud –Mpa, Liberi per Italia Equa, Intesa Popolare): 1.0%
TOTALE CDX: 33,5%
MòViMento 5 Svastiche: 17.0%
Lontani anni luce i tempi in cui il Cav ci spiegava che il PdL era al 30%, e il PD al 20%, perchè glielo aveva detto la Ghisleri...
Ancora più lontani i tempi in cui il comico straparlava di una prima tappa al 51%, per poi salire (modestamente) al 100%.
...sic transit gloria immundi...
Scritto il 05 luglio 2013 alle 15:34 nella Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (14)
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Un comitato d'affari dominava gli appalti della pubblicità. E ora dalla Sicilia l'indagine punta a Lombardia e Lazio
(di Piero Messina, Michele Sasso, Antonio Palladino - l'Espresso)
Una raffica di appalti scritti su misura. È il sistema del manager Faustino Giacchetto, arrestato a metà giugno per aver creato un cartello di imprese che spolpavano la Regione Sicilia. In pochi anni era riuscito ad accumulare commesse per oltre 40 milioni di euro. Come? Distribuendo con generosità viaggi, cene, regali e persino escort - la nuova moneta corrente della corruzione patria - a manager pubblici e assessori. Ma la questione non riguarda solo l'isola: perché la rete di potere costruita dall'imprenditore di Canicattì era arrivata a creare rapporti di ferro anche negli uffici del Pirellone formigoniano e in quelli della Regione Lazio.
L'inchiesta per ora ha travolto solo i palazzi del potere di Palemo. Dove i magistrati ritengono che esistesse un vero comitato d'affari: sono state arrestate 17 persone con accuse di riciclaggio, corruzione, illecito finanziamento dei partiti. Non c'è evento sull'isola che non porti la firma di Giacchetto, dalla visita di Papa Benedetto XVI ai mondiali di scherma, dagli open di golf fino alla festa di Santa Rosalia. La Regione appaltava l'organizzazione e le società sotto la sua protezione vincevano puntalmente le gare senza abbassare il prezzo. Pilotati anche i fondi europei destinati alla formazione: su 15 milioni di euro stanziati per l'apprendistato di 1.500 disoccupati solo in 18 hanno avuto un contratto.
La Procura palermitana non ha ancora scritto quella che sarà la terza puntata della stessa inchiesta: i bandi per gli investimenti pubblicitari. Come "l'Espresso" è in grado di ricostruire si tratta di un giro d'affari mostruoso, dal valore di oltre 100 milioni di euro che oltre a Palazzo dei Normanni tocca appunto le Regioni Lombardia e Lazio. Solo la Regione Sicilia negli ultimi tre anni ha avuto a disposizione 93 milioni di euro per propagandare di tutto: dalle bellezze dell'isola per attrarre turisti alla sicurezza stradale, dall'agricoltura alle politiche per il lavoro. Al centro di questo nuovo filone le stesse società, gli stessi politici e gli stessi funzionari coinvolti nello scandalo che ha portato all'arresto di due ex assessori regionali e all'iscrizione nel registro degli indagati di Francesco Cascio, ex presidente Pdl del parlamentino siciliano e amico del vicepremier Angelino Alfano, e di Francesco Scoma, ex assessore al lavoro, ora senatore berlusconiano. Personaggio centrale è sempre lui, il manager Fausto Giacchetto, un self made man diventato il dominus incontrastato della comunicazione.
I magistrati sospettano che anche le gare per la pubblicità siano state condizionate dal comitato d'affari. Nella rete del manager sono finite grandi società come Ab Comunicazioni di Milano e Gruppo Moccia di Roma, segnalate negli atti giudiziari «per l'intensità dei rapporti che le legano a Giacchetto». La procedura rivelata dagli investigatori è semplice: si imponevano tariffe piene e la metà dell'incasso dei pubblicitari veniva restituito a Giacchetto, che poi redistribuiva costosi benefit al mondo politico e ai burocrati. Corruzione, ma con stile. Come nel caso di Mimmo Di Carlo, responsabile di un progetto formativo: all'ex segretario di Saverio Romano ai tempi del ministero dell'Agricoltura e rappresentante legale del Partito Popolari di Italia Domani, la mazzetta è arrivata in una bustarella gialla, nascosta tra i fiori. Un sistema costruito così bene che non si è ribellato mai nessuno, perché il reuccio degli spot sarebbe riuscito a controllare gran parte delle società che partecipavano alle gare. Chiunque avesse vinto, la gestione dei ricchi budget finiva nelle mani di Giacchetto.
Un fiume di denaro per promuovere le meraviglie dell'isola che è stato riversato sui cartelloni pubblicitari in tutta Italia, attraverso rapporti con aziende specializzate nell'outdoor esterno come la Space e la Urbanvision di cui fa parte anche Marco Dell'Utri, figlio dell'ex senatore Pdl Marcello. Uno scandalo tutto siciliano? Finora le indagini non hanno varcato lo Stretto, ma gli investigatori stanno preparando un salto di qualità. Le stesse società che si spartivano la torta della pubblicità hanno vinto contratti milionari in Lombardia. In particolare Ab Comunicazioni che ha conquistato il primo appalto addirittura nel lontano 1999: 162 milioni di lire per realizzare «programmi televisivi delle politiche ambientali». E poi un crescendo di iniziative per campagne di comunicazione per la lotta alla droga, programmi per aree degradate fino all'inaugurazione show del nuovo grattacielo Palazzo Lombardia. Dalla fine degli anni Novanta Ab non ha mai mancato un anno di stanziamenti, arrivando a superare i 10 milioni di euro di fondi statali ed europei.
Diventa così importante da finire nell'orbita dell'ex assessore al turismo Piergianni Prosperini, arrestato il 16 dicembre 2009 per corruzione e turbativa d'asta negli appalti della pubblicità televisiva del Pirellone. Funzionava così secondo Luca Spagnolatti, il proprietario della società Eventi Valtellinesi finita al centro dell'inchiesta: si vincevano gli appalti per allestire gli stand della Regione Lombardia alla Bit di Milano pagando una tangente a Prosperini e lui segnalava anche i nomi di chi doveva fare materialmente i lavori. Grazie a questo sistema Ab ottiene in subappalto da Eventi Valtellinesi un incarico da oltre 500 mila euro per il triennio 2007-2009.
La fine politica di Prosperini non stoppa l'ascesa dell'agenzia guidata da Andrea Bertoletti. Nel 2011 un vero bingo; Ab e gruppo Moccia si aggiudicano la gara da 3 milioni di euro per promuovere la carta regionale dei servizi, dismessa di recente nonostante la dote da un miliardo di euro per renderla pienamente operativa. Insieme formano un tandem vincente, anche se il cuore dell'attività rimane la capitale. Nel 2000 il suo patron Gennaro Moccia, con l'elezione di Francesco Storace a governatore della Regione Lazio, viene nominato ai vertici dell'azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma. Pieni poteri, mentre la sua creatura, il gruppo Moccia, iniziava a macinare appalti. Il più importante arriva nel 2002, quando la Regione gli affida il servizio di valutazione dei fondi sociali europei per un milione 700 mila euro. Nella cordata vincitrice c'era anche la società di consulenza Arthur Andersen che - secondo un rapporto scritto dall'opposizione - si era aggiudicata un ricco contratto con l'ospedale Sant'Andrea diretto dallo stesso Moccia. Nonostante il conflitto di interessi il gruppo cresce. Negli ultimi anni entrano nuovi appalti. I clienti sono sempre importanti, come la Camera di commercio capitolina, i ministeri dell'Economia, Infrastrutture e Istruzione. L'attività è sempre la stessa: marketing territoriale, comunicazione, convegni, consulenze per la gestione dei progetti europei. L'agenzia diventa così influente che alla scomparsa di Gennaro Moccia (nel 2010), la governatrice Renata Polverini dedica all'amico un reparto del Sant'Andrea: «Lasciamo un segno del grande lavoro fatto». Quello che si significa godere di buona pubblicità.
Scritto il 05 luglio 2013 alle 10:40 nella Berlusconi, Criminalità dei politici, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 05 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 04 luglio 2013 alle 18:30 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (6)
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Di Niki de Saint Phalle avevo visto una scultura, l'anno scorso, al Museo d'Arte Moderna di Nizza, e mi aveva affascinato l'originalità onirica dell'opera. Si restava ipnotizzati, pur senza capirne esplicitamente il perchè.
Oggi ho scoperto che a meno di mezz'ora da Capalbio, in un paesino non riportato neanche sul navigatore (Pescia Fiorentina), esiste un intero parco-museo all'aperto, dove sono installate una trentina di opere, quasi tutte di grandi proporzioni, e "percorribili" all'interno, noto come Giardino dei Tarocchi, che è un vero e proprio sogno ad occhi aperti.
Uno dei tanti gioielli d'arte esistenti in Italia, sconosciuti ai più. Inutile dire che il "Giardino" era visitato più da stranieri che da italiani. Mi piace condividere con voi alcune di queste incredibili opere Quella d'apertura in grandezza normale, le altre in piccole icone che cliccate portano all'immagine a grandi dimensioni
Scritto il 04 luglio 2013 alle 17:03 | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 04 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (11)
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Finora, il tanto berciare del Bischero di Frignano ha ottenuto un solo risultato certo: ha stufato le molte anime che ancora esistono nel PD di sinistra, che si stanno ricompattando. Contro questo Fonzie presuntuosetto e disutile. Tafanus
Stefano Fassina: La sua ossessione ha stufato. Abbiamo passato due mesi a parlare solo delle regole.
(Intervista a Stefano Fassina di Giovanna Casadio - La Repubblica)
«Matteo, sulle regole scialla! Ci ha appallato...». Stefano Fassina ha preparato (con D`Attorre e Martina) il manifesto della convention che si tiene domani, "Fare il Pd", e che raccoglie il fronte alternativo a Renzi.
Fassina, ogni giorno uno scontro sulle regole in vista del congresso. Il Pd non rischia di rendersi incomprensibile?
«Si, dovremmo parlare di lavoro invece sono due mesi che Renzi ci appalla con le regole. Se uno è convinto di stravincere contro una banda di burocrati sbandati, non ha l`ossessione delle regole».
Ma lei che congresso vorrebbe?
«Le regole devono garantire la massima apertura in un quadro in cui scindiamo, come abbiamo fatto l`autunno scorso con Bersani, la figura del segretario da quella del premier».
Fatto apposta per ostacolare Renzi, che si sente preso di mira, come quando si fa il tiro al piccione?
«No, non costruiamo ostacoli nei confronti di nessuno. Sono regole pensate per eleggere il segretario del Pd visto che non vi sono elezioni in vista. Quando vi saranno, faremo le primarie per eleggere il candidato premier».
Ma il congresso quando si tiene?
«Il segretario Epifani ha ribadito l`impegno preso nell`Assemblea nazionale di tenere il congresso entro l`anno, Suggerirei di discutere dell`Italia e dell`Europa, del nostro futuro; di come intervenire su Iva e Imu in modo da aumentare il potere d`acquisto delle famiglie più in difficoltà; di come fare arrivare il credito alle imprese».
E lei è candidato alla segreteria?
«Non sono candidato anche perché non mi piacciono le auto candidature, e tutte le candidature in campo sono sostanzialmente autocandidature. Voglio dare un contributo per unire, per questo al convegno "Fare il Pd" abbiamo invitato tutti, anche i renziani».
Il fronte anti Renzi non ha una leadership, è questo il vostro problema?
«Il problema è forse il contrarlo, ne abbiamo tanti di leader, certamente Cuperlo è tra questi. Penso a un Pd come una squadra di calcio, in cui ci sia un capitano, ma non un uomo solo al comando. Finora, in questi primi sei anni di vita, il partito non è stato una comunità».
Il Pd è balcanizzato in correnti?
«Balcanizzato è troppo... ma le correnti hanno un primato negativo».
Ma insomma se glielo chiedessero, lei si candiderebbe?
«Le figure che possono unire sono diverse, la candidatura del sottoscritto togliamola di mezzo...».
Renzi è adatto a fare il segretario o il premier?
«Matteo stesso ha indicato uno scarso interesse per la costruzione del Pd. E molto interesse per la premiership».
Con un segretario del Pd forte come potrebbe essere Renzi, il governo Letta rischia?
«Con un segretario del Pd forte, il governo si rafforza se nell`agenda di quel segretario c`è il rafforzamento dell`esecutivo Letta che è nato per rispondere alle emergenze e avrà vita finché riuscirà a farlo».
...nonsolofassina...
In apparenza – scrive LA STAMPA - può sembrare un a cosa di poco conto, ma la voce che Gianni Cuperlo abbia visto il deus ex machina dei bersaniani, cioè Vasco Errani, di sicuro è arrivata anche alle orecchie di Matteo Renzi e deve esser risuonata come un altro campanello di allarme: la frattura tra Bersani e D’Alema sta per ricomporsi e tutti gli ex diessini, compresi i ‘giovani turchi’, potranno forse puntare su un candidato unico per la segreteria del Pd. Un candidato che dia filo da torcere a Renzi senza mettere a rischio il ruolo di Enrico Letta a Palazzo Chigi. (…)
Ecco, se a ciò si sommano le bordate di D’Alema sul fatto che ‘non si possono usare sempre le regole per Renzi’, si capisce perché il sindaco si senta di nuovo isolato nel partito. ‘In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io sinceramente non ho molta voglia di fare il piccione’, è l’avviso lanciato da Renzi. ‘Aspetti le primarie per eleggere il candidato del centrosinistra e ci consenta di eleggere il segretario del Pd. Altrimenti rischiamo di eleggere un cattivo segretario’, è lo stop alla sua candidatura che gli arriva da D’Alema.
Ma la ricomposizione della componente ex Ds non è il solo elemento di preoccupazione, l’altro è che i sondaggi cominciano a registrare un’ascesa della popolarità di Enrico Letta. Il quale, quando sarà il momento, potrebbe diventare un concorrente temibile per la premiership. Dunque non sorprende che Renzi stia valutando il da farsi, anche se fa la voce dura, ‘se mi candiderò lo farò senza chiedere il permesso ai capicorrente’ (…)”.
"Questo bombardamento dall’esterno è inaccettabile. Renzi sta tenendo un partito inchiodato intorno alla sua figura". Raccontano che Guglielmo Epifani non abbia preso bene la nuova uscita del sindaco di Firenze. Ma anche che non sia sorpreso. A Largo del Nazareno sottolineano che parlare con disprezzo di ‘capicorrente romani’ suoni un po’ strano da parte di chi ‘ha la corrente più strutturata del Pd, viene spessissimo a Roma, chiede ai suoi parlamentari un contributo di mille euro mensili per la fondazione, ha ottenuto deputati e senatori nel listino bloccato’. (…) La dead line è il 17 luglio, giorno in cui la commissione congressuale finirà i suoi lavori. Le assise cominceranno in quella data. Ma le grandi manovre sono in corso e domani si avrà un assaggio di quale grado di conflittualità porterà il congresso […]
Fonte: Il Velino
Scritto il 03 luglio 2013 alle 12:37 nella Bersani, Politica, Renzi, Tafanus | Permalink | Commenti (16)
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Scritto il 03 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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Renzie Fonzie attacca i "capicorrente" del Pd: "Contro di me tiro al piccione, non ci sto"
(...e viene da chiedere al Bischero di Frignano come definirebbe - se non "corrente" - la conventicola dei renzian-fonziani. Per dirla con un francesismo: ogni giorno che passa, mi sta un po' di più sui coglioni. NdR)
Il sindaco di Firenze, protagonista di una battaglia sulle regole del congresso, insorge: "Da Epifani nessuna data. I dirigenti si diano una mossa". E ancora: "Se mi candido non chiederò il permesso". D'Alema: "Eviti di candidarsi a segretario e aspetti il centrosinistra".
Non ha intenzione di chiedere il permesso a nessuno, tantomeno ai capicorrente: se Matteo Renzi deciderà di candidarsi, lo farà, afferma, mantenendo "la freschezza e la serenità di chi crede che la parola leggerezza in politica sia un valore". Ma, soprattutto, non vuole essere più trattato da "bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange". Il sindaco di Firenze affida alla newsletter che invia ai suoi sostenitori l'ultimo sfogo, dopo che anche Massimo D'Alema si è schierato dalla parte di quanti (dai bersaniani a Cuperlo, da Fassina a Epifani), all'interno del Pd, sostengono che le cariche di segretario del partito e candidato premier debbano essere separate, sostenendo che non si possano creare regole ad hoc per Renzi: "Lo Statuto del partito lo abbiamo derogato per lui...mica possiamo sempre usare le regole per Renzi", aveva detto ieri e in serata, intervenendo al Tg1, ha invitato Renzi a evitare di candidarsi alla segreteria del Pd e ad aspettare le primarie per il candidato premier delle prossime elezioni: "Renzi ha detto tante volte che lui vuole essere la persona che si candida a guidare il centrosinistra alle prossime elezioni: aspetti le primarie per il leader del centrosinistra e ci consenta di eleggere il segretario. Altrimenti rischiamo di logorare un buon candidato e di eleggere un cattivo segretario".
Insomma, il sindaco avverte che sta salendo il fuoco di sbarramento contro di lui e decide di far sentire la sua voce.
Tiro al bersaglio contro bimbo capriccioso. "In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io sinceramente non ho molta voglia di fare il piccione", si legge nel testo di Renzi. L'ex rottamatore si dice convinto che chi continua a criticarlo, non lo conosca: "Io faccio una battaglia se voglio affermare un'idea, non se devo ambire a una poltrona. La poltrona al massimo è strumentale alla realizzazione dell'idea, non è il contrario".
"Il Pd che vorrei". "Sogno un Partito democratico che cambia per cambiare l'Italia. Per prenderla per mano e portarla nel domani. Il Partito democratico che vorrei, chiunque ne sarà leader, è un partito aperto, coraggioso, che accoglie le persone senza respingerle ai seggi, che ha il coraggio di andare controcorrente e contro le correnti. Io vorrei un Pd capace di vincere. Il Pd delle correnti non riesce a vincere, al massimo può partecipare" (...azz...che belle parole! Non significano un cazzo, se analizzate in trasparenza, ma affascinano i new-gonzies... NdR)
Le polemiche su Ponte Vecchio. Il sindaco di Firenze, poi, torna sul caso della chiusura di Ponte Vecchio: "Non è vero che abbiamo chiuso per la prima volta Ponte Vecchio. Era già stato chiuso, senza polemiche, per Lucio Dalla con Benvenuto Cellini o per la sfilata di Roberto Cavalli" ha sottolineato il sindaco nella e-nws. "Stavolta - ha chiarito il primo cittadino del capoluogo regionale toscano - abbiamo coinvolto i top clients mondiali di Ferrari, potenziali investitori in città".
La risposta dei big: "Piccione o colombina?". Non si è fatta attendere la reazione dei big del Pd alle parole di Renzi, anche se non raccolgono la metafora aviaria, se non per rivoltarla nei confronti dello stesso Renzi. "Fa il piccione o la colombina?", si chiede ad esempio l'ex presidente del partito Rosy Bindi. "Come dicono a Firenze, renzi fa il fava...", ironizza Nico Stumpo, già capo dell'organizzazione, che Renzi definì "il killer delle regole" alle primarie di ottobre. "In fondo - osserva Stumpo - anche lui è un capocorrente, con rappresentanti in segreteria e anche nella Commissione congresso". Parere non dissimile da quello di Beppe Fioroni. Il big dei popolari, manda a Renzi un sentito ringraziamento via Twitter. "Grazie Matteo, oggi mi sento meno solo. Sono tornati i brutti sporchi e cattivi capicorrente. Come dire, la coerenza paga!". In realtà, osserva Fioroni, non è appropriato il paragone con il piccione. "Quelli sono uccelli che viaggiano in stormi ampi, e hanno il senso della casa...". Gero Grassi, vicepresidente del gruppo Pd, dà man forte a Fioroni: "Renzi riconosce solo i pretoriani che ha portato a Roma. A sentirlo parlare contro Betori, si direbbe che si prepari all'ascensione al soglio pontificio...". Pier Luigi Bersani, invece, non vuole neppure entrare in argomento: "Tenetemi fuori dai piccioni...", si limita a dire [...]
(Fonte: Repubblica.it)
Scritto il 02 luglio 2013 alle 21:22 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 02 luglio 2013 alle 14:32 nella Berlusconi, Politica | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 02 luglio 2013 alle 08:05 | Permalink | Commenti (5)
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Salutissimi da Capalbio
Scritto il 01 luglio 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (14)
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