Regia: Gianfranco Rosi - Durata 93 minuti-Italia 2013.
Il Leone d’oro del 70° festival veneziano quest’anno è andato all’opera italiana di cui mi accingo a scrivere: non un film, ma un documentario, almeno così si è sentito spesso ripetere. La classificazione per “generi”, che sta molto a cuore a chi ama le semplificazioni, non sempre si adatta perfettamente a ogni opera, che si tratti di film o di letteratura, come si sa da almeno due secoli: non appena si analizzano le opere, si capisce che molte sfuggono alle reti che vorrebbero imbrigliarle in uno schema onnicomprensivo**. E’ il caso di molti film ed è anche il caso di questo che non è un film, quale ci si può attendere, poiché non racconta una vicenda, non ha attori, non ha sceneggiatura, ma non è neppure un documentario classico, semplicemente perché non ha intenti documentali e neppure divulgativi. Che cos’è dunque questo oggetto misterioso? E’ la rappresentazione non convenzionale di una realtà suburbana, quella che circonda la capitale del nostro paese e che si può incontrare quando ci si sposta lungo il famoso GRA, il Grande Raccordo Anulare, l’anello di asfalto che ben conoscono quelli che in auto si dirigono verso Roma da tutte le provenienze.
L’urbanista Nicolò Bassetti (insieme a Sapo Matteucci e Massimo Vitali, fotografo) aveva raccolto per un libro, Progetto Sacro GRA, l’esperienza, durata 20 giorni, del percorso a piedi del raccordo, e di alcune località limitrofe, durante la quale aveva incontrato situazioni e persone normalmente poco visibili***. A questo lavoro di Bassetti, Rosi deve l’idea, anche se, come ha precisato egli stesso, per tre anni ha lavorato su quelle tracce, individuando anche i propri percorsi e le proprie storie, che dopo attente e severe sforbiciate nella fase del montaggio di Jacopo Quadri, hanno dato vita a questo strano e fascinoso lavoro. Più di un milione di romani vivono o lavorano o si spostano nei pressi del GRA o sul GRA: tra questi il regista ha scelto i casi più interessanti e curiosi. Nessuno avrebbe sospettato che esistano bar, lungo il percorso, dove alcune ragazze sbarcano il lunario esibendosi in una improvvisata lap dance sul bancone, né che in una casa incredibilmente kitsch viva un principe insignito dell’ordine cavalleresco da dignitari lituani, che affitta le sue stanze ad attori di fotoromanzi, né che sia possibile che la visione di un infuocato tramonto romano possa essere scambiato con l’apparizione della madonna, da un gruppo di donne accorse in auto apposta per vedere il “miracolo”.
Molta è la solitudine dei personaggi che vivono pudicamente la loro marginalità: le prostitute, il pescatore di anguille, il nobile decaduto che invano tenta di coinvolgere la figlia nei suoi discorsi; le donne che ora, in un alloggio appena assegnato, evocano la loro continua lotta contro l’acqua che allagava la casa da poco lasciata, mentre il frastuono del raccordo e degli aerei, pronti ad atterrare, copre le loro voci; il barelliere della Croce Rossa che con molta umanità trasporta i malati, ma che ha il cruccio segreto della madre vecchia e inferma, che vive in solitudine gli ultimi giorni della vita in attesa di vedere lui. Esistono poi eserciti di “punteruoli”, insetti colorati e dall’aspetto innocuo, che hanno invece un’ingordigia irrefrenabile nei confronti delle palme, che divorano senza pietà, infierendo crudelmente anche sulle loro spoglie per soddisfare l’insana voglia di orge, delle quali un appassionato botanico raccoglie le prove, registrandone i rumori osceni, in attesa di vendicare lo scempio con le micidiali pozioni che egli stesso prepara. L’immagine un po’ pateticamente velleitaria e un po’ buffa di questo vendicatore di palme e umanizzatore di insetti, che accompagna con le altre il film nel corso del suo svolgersi, e che ne diventa anche la conclusione, svela, almeno secondo me, il significato profondamente metaforico di questo film, che rappresentando la vita del GRA, nello scorrere del tempo e delle stagioni, in realtà parla di noi, del nostro paese divorato dagli appetiti più famelici e dei poveretti che in piena solitudine affrontano i problemi quotidiani cercando di sopravvivere.
** Chi è interessato al dibattito sulla questione dei generi cinematografici, può trovare QUI, se non una risposta, almeno un buon approccio al problema
*** Chi è interessato al progetto, può trovarlo QUI
Angela Laugier
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