ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
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« agosto 2013 | Principale | ottobre 2013 »
Scritto il 12 settembre 2013 alle 00:55 | Permalink | Commenti (16)
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- Il Pd è peggio del Pdl, afferma nell’aula di Montecitorio un
oratore dei Cinquestelle, Di Battista. E la presidente Boldrini subito
lo interrompe: non offenda.
Tre volte - non offenda, non offenda, non offenda - per sottolineare la gravità inaudita del paragone. Dopo avere consultato l’ufficio Arrampicata sugli Specchi siamo pronti a credere alla teoria dell’equivoco: l’imperativo che Boldrini ha intimato con la consueta voce marmorea dai riflessi color ghiacciolo era rivolto al tono del Di Battista più che al contenuto. Altrimenti dovremmo pensare che il nome di uno dei partiti rappresentati alla Camera da lei presieduta sia da considerarsi un insulto.
«Pdl a me? Badi come parla: Pdl sarà sua sorella». «Sai che hai proprio una bella faccia da Pdl?». Oppure uno spauracchio da utilizzare con i bambini più impressionabili. «Se non mangi la verdura, da adulto diventerai un capogruppo del Pdl». «Se non smetti di piangere, chiamo una Pdl con la faccia di plastica e la scopa di pitone».
Naturalmente ciascuno può avere sul Pdl l’opinione che crede. Berlusconi, per dire, ne ha una talmente pessima che ha deciso di rottamarlo. Però rimane il fatto che alcuni milioni di italiani lo hanno votato. Questo accidente, piuttosto frequente in democrazia, non giustifica - per quanto ne so - un trattamento preferenziale per qualche leader di quel partito che eventualmente incappasse in una sentenza di condanna definitiva. Ma dovrebbe indurre i rappresentanti delle istituzioni a una forma elementare di rispetto. Dire che il Pd è peggio del Pdl non è un insulto. Anche se, dal punto di vista politico, non è nemmeno un complimento.
Scritto il 11 settembre 2013 alle 21:23 nella Politica, Satira | Permalink | Commenti (2)
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Verdini a nome dei "falchi" ha trasmesso ad Arcore un report sui vantaggi di una spaccatura e delle elezioni anticipate. Il Cavaliere teme che si sia già chiusa la finestra elettorale di fine novembre e che quindi una crisi non porti alle urne (di Carmelo Lopapa - Repubblica cartaceo)
La Giunta delle elezioni in riunione
Silvio Berlusconi è entrato nel lungo tunnel che dovrà
portarlo nelle prossime ore, al massimo nel giro di qualche giorno, alla
decisione estrema. Alla scelta che non avrebbe mai pensato di dover
prendere in considerazione. La grande rinuncia, il passo indietro, le
dimissioni in piena autonomia dalla carica di senatore. Prima che a
farlo decadere sia il voto inevitabile della giunta delle immunità prima
e dell'aula di Palazzo Madama al più tardi i primi giorni di ottobre.
"So
di non avere alternative, comunque tra un mese incombe l'interdizione,
non ho scampo: posso tenere in vita il governo per il bene del Paese e
uscirne da statista. Ma pretendo garanzie dal Colle". Il pendolo che in
questi giorni oscilla frenetico e a volte sembra impazzito, in serata si
ferma d'improvviso su un Cavaliere riflessivo. Stremato dallo stress,
prigioniero della sindrome da assedio, da accerchiamento. Quasi
costretto dalla figlia Marina, dai vertici dell'azienda, dai consiglieri
più fidati Gianni Letta in testa, dai ministri Pdl guidati da Alfano a
considerare i "vantaggi" di una rinuncia al seggio parlamentare.
(...) Ma la partita resta assai delicata. Il rischio di precipitare in una crisi resta concreto.
L'ARTICOLO INTEGRALE SU REPUBBLICA IN EDICOLA O SU REPUBBLICA+
Forse alla fine più che gli ideali poterono gli interessi di bottega. Insomma, "la robbba". Forse ce ne liberiamo. O forse no. Perchè questo delinquente pretende dal Colle "garanzie", che non possono essere date da nessuno.
Neanche da Napolitano, pena lo sputtanamento senza ritorno, dopo una onorata carriera. Che garanzie dovreppe o potrebbe mai offrire, Napolitano??? "Una grazia tombale", non richiesta, tale da "sanare" il pregiudicato da carcere e interdizione, e lasciandolo in condizione di ricominciare da capo a far politica attiva, facendo la sua abituale campagna contrro le toghe rosse, da innocente? Tanto innocente che non ha mai chiesto la grazia, perchè gli innocenti non chiedono grazia ma giustizia?
Andiamo, Cavaliere Emerito... dia ordine ai suoi scherani di piantarla con questa poco dignitosa manfrina in giunta. Si voti, e basta. Alla fin fine, persino le riunioni di condominio funzionano così. Si discute fino alla nausea, si litiga, ci si insulta, ma poi alla fine l'amministratore di condominio deve porre fine al "teatrino", e passare alla conta.
Facciamolo, sperando che la Giunta abbia la capacità di capire, finalmente, che è giunta l'ora che i delinquenti lascino il Parlamento.
Tafanus
Scritto il 11 settembre 2013 alle 11:41 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (31)
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Scritto il 11 settembre 2013 alle 01:32 | Permalink | Commenti (7)
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Massimo Troisi "ricominciava da tre", Enrico Letta ricomincia ognoi volta da -18 mesi.
Ad aprile, appena nominato Pres del Cons, anzichè portare in Parlamento un decreto-legge di un solo articolo (l'abrogazione del porcellum del 23 dicembre 2005), lega la riforma elettorale alla revisione della Costituzione. Gli servono 18 mesi.
Pochi mesi dopo, quando quasi tutti avevano capito che legare la revisione della legge elettorale alla revisione della Costituzione significava non voler fare né l'una cosa né l'altra, Letta di nuovo chiede i 18 mesi. A partire da Aptile? No, a partire da Giugno.
Adesso (e siamo a settembre) di nuovo a Enrico Letta servono 18 mesi. Ancora una volta si comincia da -18.
Qual è il nuovo procedimento per i quali Letta chiede di nuovo i 18 mesi? Leggiamo da Repubblica:
La seconda novità sostanziale è l'inserimento, all'interno del percorso, di due soggetti differenti: i 35 saggi (nominati a giugno con funzione consultiva rispetto al governo), e il Comitato dei 40 che sarà formato da 20 deputati e 20 senatori, scelti dalle Commissioni Affari Costituzionali. Questi ultimi avranno il compito di mettere a punto la piattaforma di modifiche alla Carta. Mentre all'Assemblea spetterà essenzialmente un compito di ratifica. La conclusione di dei lavori è fissata entro 18 mesi..."
Ricordate lo spot della Telecom? "...una telefonata allinga la vita...". Bene, parafrasando quella campagna, Il DC Enrico Letta ha capito perfettamente che MAI il porcellum sarà abrogato se legato ad una modifica costituzionale, e a saggi di vario tipo. E che MAI Napolitano scioglierà le Camere, in vigenza del porcellum. Quindi l'obiettivo di Letta è diventato quello di allungarsi la vita, facendo finta di voler abrogare il porcellum, ma gettando le basi affinchè ciò non possa avvenire.
E intanto, ricomincia ogni volta da -18. Col rinforzino di ricordare ogni volta che le elezioni getterebbeo l'Italia nella più profonda crisi economica. Come se non fossimo già l'unico paese dell'Europa a 27 ancora col PIL in negativo.E con lo spread italiano ormai superiore a quello della Spagna...
Tafanus
Scritto il 10 settembre 2013 alle 23:19 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 10 settembre 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (14)
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Scritto il 10 settembre 2013 alle 07:59 nella Axel, Politica | Permalink | Commenti (15)
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Claudio Messora, come era ed è noto, è insieme a Daniele Martinelli (che è già un ex), il nuovo "Portavoce dei Portavoce del Portavoce Grillo Rag. Giuseppe". Insomma, come è noto, il Rag. della armata Brancaleone arrivata in Parlamento non si fida. Dopo le prime 21.327 cazzate che questi si sono lasciati sfuggire, ha pensato bene di mettere un paio di pastori tedeschi per tenere il gregge dentro il tratturo.
La notiziona è stata data da tutti i giornali e blog. Uno per tutti, quello di Gad Lerner. Data: 18 Marzo 2013.
Di Daniele Martinelli so pochissimo. E' il titolare di un omonimo, notissimo blog. A dire il vero, più noto che frequentato. In effetti in tutto il mese di agosto, ha pubblicato in tutto 9 post (i giorni 1, 3, 6, 21, 23, 24, 26, 29 e 30), sui quali si è acceso un vivace dibattito che è sfociato nella puubblicazione di ben tre commenti: due commenti il 6 agosto, un commento il 29 agosto.
Solo per confronto, nello stesso mese (il più morto dell'anno per tutti i blog) sul misero Tafanus sono stati postati 1.501 commenti. Potrei chiedere anch'io di fare il porta-qualcosa a 5 stelle? Anche perchè si da il caso che Daniele Martinelli è durato, come "Portavoce dei Portavoce" alla Camera, lo spazio di un mattino. Appare infatti su Giornalettismo questo titolo:
Attenzione alle date: la notizia della nomina di Daniele Martinelli è del 18 marzo; la notizia della sua trombatura è del 27 marzo. Il prestigioso incarico al prestigiosissimo blogger è durato esattamente 9 giorni. Fine dell'amore.
E veniamo all'altro prestigioso "portavoce dei portavoce, Claudio Messora. Di costui, gestore del video-blog "BioBlu", sappiamo qualcosa in più. Ad esempio, che è - insieme al mitico Giulietto Chiesa, uno dei padri fondatori del complottismo da un tanto al chilo.
Quest'anno, a sorpresa, il "donatore di lavoro" (Insieme a Grillo Rag. Giuseppe) di Claudio Messora, tale Gianroberto Casaleggio, si è recato al "prestigioso" Forum Ambrosetti, che così riesce a buttare nel cesso, in un giorno, tutto il prestigio costruito in decenni di onorata attività. Ad ascoltare la la "lectio magistralis" di Casaleggio, anche gli attenti scolaretti Mario Monti e Enrico Letta. Senza vergogna. Voglio dire, senza vergogna i Monti e i Letta, nonchè il dott. Ambrosetti. Al suo posto,
Ma dato che tutto ciò non è avvenuto, e il Docente Gianroberto Casaleggio è riuscito ad arrivare in cathedra, al posto di Mario Monti, di Enrico Letta, e di qualsiasi altro illustre rappresentante delle istituzioni o dell'imprenditoria, avrei lasciato il Casaleggio a sproloquiare in una sala vuota, e sarei andato a prendere una boccata d'aria pulita. Ecco una sintesi di ciò che di fondamentale Casaleggio ha spiegato agli "Scolaretti Riuniti" (in rosso i passi salienti)
In sala ad ascoltarlo anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta e l'ex premier Mario Monti. Casaleggio ha chiesto che non fossero scattare foto. Dopo le proteste dei fotografi e degli operatori presenti, è arrivato il contrordine: l'accesso in sala è stato così consentito.
"Internet non è solo un altro media (...sic! "medium, signor mio... medium. Sia in inglese, che in latino, medium è il singolare di media - NdR) , è un processo di trasformazione: siamo a un 'tipping point', dunque un punto critico, di non ritorno. E infatti negli Stati Uniti il tempo medio passato su internet ha superato quello trascorso davanti alla tv". Secondo Casaleggio, "giornali e tv sono lo strumento del potere, ma per fortuna declinano davanti al web".(Fonte: TgCom)
Casaleggio non spiega cosa si faccia tutto questo tempo, su internet. Tutti a leggere il WSJ e il Financial Times? o a guardare la BBC on line? Nessuno a cazzeggiare su facebook, a scrivere e leggere minchiate su twitter, a guardare foto porno, a scaricare canzonette? Qual'è il valore formativo e informativo di sei ore passate su facebook, rispetto a un'ora passata a leggere un editoriale, o ascoltare un dibattito (a volte) serio in TV? A saperlo...
Ma non volevo parlare di Casaleggio, in effetti... Se volessi parlare "di" o "a" Casaleggio, l'unica cosa che avrei da dire sarebbe: tagliati i capelli. Ormai in Italia sono rimasti solo due tardo-capelloni: Gigi Marzullo, e Gianroberto Casaleggio. Con Grillo che cerca disperatamente di raggiungerli.
Grazie all'attenzione ed alla cortesia di Gatto Nero, volevo invece richiamare l'attenzione dei miei venti lettori su ciò che diceva appena un anno fa il coerente complottista/fustigatore Claudio Messora del Forum Ambrosetti, del quale adesso è un Nuovo Maitre-à-Penser. Ieri Ambrosetti come la Spectre, come la yakuza, come il temibilissimo ed oscuro "Gruppo Bilderberg". Oggi il Guru Casaleggio, padrone di Claudio Messora, "it's a part of it". Questo il video dell'anno scorso (imperdibile), segnalato da Gatto Nero, coi pesantissimi giudizi di Claudio Messora sui Famigerati Forum Ambrosetti e Gruppo Bilderberg:
(Cosa diceva Messora di Ambrosetti - VIDEO)
Ovviamente "quei gruppi dove si discute di nascosto" sono Bilderberg e Ambrosetti. Ma ora tutto cambia. Arriva Gianroberto Casaleggio, "quello che lo streaming", AD di quelli che "conteremo anche le caramelle", e... come prima cosa chiede che il suo intervento avvenga a porte chiuse. Richiesta rifiutata, e le banalità del capellone vanno in scena lo stesso. Non c'è male, per il Guru della Trasparenza.
...quam mutatus ab illo...
Claudio Messora ha una grande idea di se stesso. Claudio Messora "è una forza!"... Giudizi esterni? No... è il giudizio di Claudio Messora su Claudio Messora. Aprite il link al suo video, passate il mouse senza cliccare sulla funzione + Segui, e guardate cosa appare!...
...e si... Claudio Messora è proprio una forza... ci vuole forza, coraggio, e sprezzo del ridicolo, per dire di se stessi "sono una forza!". Io una scemenza così di me stesso non riuscirei a dirla neanche sotto tortura...
Ma non c'è bisogno di risalire all'anno scorso, per sapere come sia cambiato, in un attimo, l'atteggiamento dei grilli, e dei portavoce dei portavoce, sulle sette segrete come la Spectre, Bilderberg, Ambrosetti...
Ecco cosa scriveva Carlo Sibilia, parlamentare a 5 Stelle, appena tre mesi fa, a proposito della riunione del Gruppo Bilderberg in Inghilterra:
"Sabato 8 giugno io e il mio collega Bernini siamo andati a Watford, a nord di Londra, nei pressi dell'hotel The Grove, all'interno del quale si è tenuta la tre giorni di meeting del club Bilderberg del 2013. Quello che noi contestiamo, come M5S, è che questo meeting sia completamente oscuro, non ci sia alcuna trasparenza, nonostante all'interno ci siano personaggi del calibro di Mario Monti, nostro ex premier e senatore a vita. Lo stesso Enrico Letta l'anno scorso ha partecipato al meeting ed ora è primo ministro. Nella zona recintata alcune persone hanno portato avanti una protesta di consapevolezza, pacifica e civile. Noi abbiamo chiesto ai poliziotti se come deputati della Repubblica Italiana avessimo potuto fare qualche passo in più, quantomeno avere un'area riservata. Ci è stato risposto di no" [...] Carlo Sibilia
Questo post è stato pubblicato sul blog di Grillo il 12 Giugno 2013. Evidentemente Casaleggio non aveva fatto in tempo ad avvertire Grillo, che non aveva fatto in tempo ad avvertire Sibilia, che adesso la Spectre, Bilderberg, Ambrosetti e la Yakuza non erano più da considerare il Male Assoluto.
I sincronismi a 5 stelle necessitano ancora di qualche regolazione. E anche i sincretismo, e i relativi sincretinismi.
Tafanus
Scritto il 09 settembre 2013 alle 17:38 nella Media , Politica, Tafanus | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 08 settembre 2013 alle 23:25 | Permalink | Commenti (1)
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Migliora giorno dopo giorno il livello dei partecipanti. L'altro ieri Barbara Berlusconi, ieri Casaleggio. Attesi per domani Iva Zanicchi e Rocco Siffredi
di Alessandro D'Amato
- 08/09/2013
- E la ribellione dei fotografi per il divieto del fondatore (Fonte: Giornalettismo)
[...] In platea per assistere al suo intervento, tra gli altri il presidente del Consiglio Enrico Letta e L’ad di Unicredit Federico Ghizzoni. L’ideologo dei grillini ha tenuto una conferenza sul rapporto tra social media e politica. E in sala ad ascoltarlo c’è il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ma anche l’ex premier Mario Monti. Casaleggio, che è accompagnato dal figlio Davide, è il primo a intervenire dopo una inversione dell’ordine degli speaker. Casaleggio ha chiesto che non ci fossero fotografi in sala [...]
Dunque, per il "prestigioso Forum Ambrosetti, siamo alla caduta verticale. Ma siamo in caduta libera anche per Enrico Letta e Mario Monti, che sono rimasti in sala ad ascoltare lo sciocchezzaio; per Ambrosetti, che ha impiegato anni a costruire la sua creatura, e pochi giorni per distruggerla.
Per i prossimi giorni, per ascoltare gli interventi di Iva Zanicchi, Rocco Siffredi e Giorgio Panariello, è preannunciato l'arrivo di Mario Draghi e di Ben Bernancke. Non è stato ancora confermato l'arrivo di Barack Obama. Da alcune indiscrezioni, apprendiamo che Rocco Siffredi terrà una lecture dal titolo "Il Cazzo e il Potere" Tafanus
Scritto il 08 settembre 2013 alle 20:34 | Permalink | Commenti (13)
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Con il che si rende noto al gentile pubblico che il senatore-
relatore della causa di decadenza di Berlusconi, Andrea Augello, Pdl, è
uno dei più grandi esperti di draghi. Sì, draghi, scritto minuscolo,
cioè mitologici serpentoni sputafuoco su cui Augello ha appena
pubblicato una specie di atlante, “I draghi d’Italia” (Gaffi) e quindi
non Draghi inteso come Mario, il super-banchiere dei poteri forti.
Per cui la triplice, bizzarra combinazione sta nelle coincidenze che si aggrovigliano lasciando già intravedere un intricato finale. E dunque, la prima simbolica casualità illumina il marchio della Fininvest che ritrae indubbiamente un drago, il cosiddetto biscione, e cioè l’emblema araldico stilizzato di quel basilisco visconteo che i proto-creativi berlusconiani vollero addolcire con un fiore in bocca.
La seconda circostanza, sempre in termini di edulcorazione, è che la principale società immobiliare di Silvione ha nome – guarda guarda – “Dolcedrago”. L’amministrava fino a poco tempo fa il ragionier Spinelli, insieme a un’altra holding battezzata “Idra”, che a sua volta, sempre in mitologia, sarebbe un drago multiplo con la bellezza di sette capocce di serpente, la più grossa delle quali immortale.
Nel suo studio il senatore-relatore Augello, che in un recente tour tematico sul lago d’Orta ha scovato vestigia dell’unica dragonessa italiana, si sofferma sull’immaginario che, dalla preistoria fino ad Hollywood, proietta su tali orrifiche creature una sorta di presidio contro il volto oscuro del progresso. Ma per tornare all’impegno che lo attende a Palazzo Madama non gli sarà sfuggita – ed è la terza singolare particolarità – l’immagine che da parte di Veronica Lario precedette l’ondata devastante degli scandali sessuali berlusconiani: quella sulle “vergini” – e su questo pare lecito nutrire qualche riserva – che comunque “si offrivano al Drago”. Quest’ultimo da identificarsi nel ringalluzzitissimo marito, della cui sorte Augello è da domani corresponsabile.
Con quale e quanta perizia giuridica è difficile dire. Perché il senatore, che come autore di libri si è pure dedicato alla letteratura cortese del Santo Graal e alla battaglia di Gela, svoltasi dopo lo sbarco alleato in Sicilia, è un uomo anche colto. Ma come mestiere resta pur sempre un impiegato di banca, oltretutto prestato al sindacato dell’ex Msi, la Cisnal.
In realtà Augello ha sempre fatto politica, fin dai tempi in cui con il fratello maggiore Tony frequentava la sezione missina di Monteverde, dove tra gli altri presero la tessera Gianfranco Fini e Valerio Fioravanti. Poi si trasferì all’Aurelio, legandosi alla nouvelle vague di Pino Rauti, donde la passione tutta evoliana per i cavalieri medievali, e l’esperienza di un giornaletto non privo di fantasia innovativa che si chiamava La Contea.
Nella destra romana, entità peraltro abbastanza intricata e spesso nefasta, fece carriera alleandosi, scontrandosi e districandosi con Alemanno, Storace, Rampelli, amici-nemici e fratelli-coltelli. Consigliere comunale, assessore regionale, parlamentare e finalmente sottosegretario, lungo un tragittoche dal ghetto degli esuli in patria l’ha portato in braccio al dinosauro di Palazzo Grazioli, dove è comparso o meglio è ricomparso al centro della recente foto del cosiddetto Quarto Stato berlusconiano.
Augello infatti stava per passare con Fini, ma poi è rimasto nel Pdl; ai tempi di Monti e delle primarie del centrodestra stava per mollare il Cavaliere, però all’ultimo ci ha ripensato e adesso, insieme con la compagna europarlamentare Roberta Angelilli, guida un gruppo dall’impegnativo nome di “Capitani coraggiosi”.
Il vero mistero è come abbia potuto conciliare per tutto questo tempo il fascino del mondo premoderno con l’intruppamento di tanti ex democristiani; e come tuttora riesca a tenere insieme l’amore per le uniformi d’epoca (nel suo sito si vede addirittura un bimbo piccolissimo fatto vestire, povero innocente, da parà repubblichino!) e le cene con i placidi e voraci palazzinari.
Ma questi sono gli enigmi insondabili della destra, come la fine dei draghi, che poi forse erano i dinosauri, o chissà chi.
(di Filippo Ceccarelli - Repubblica)
Scritto il 08 settembre 2013 alle 19:26 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (0)
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Per non dimenticare. Perchè l'Italia si chieda come sia potuto accadere che nella città in cui Sandro Pertini è andato in armi a Piazza San Paolo, siano poi saliti ai vertici delle istituzioni personaggi del calibro di Francesco Storace, Renata Polverini, Gianni Alemanno.
"...chi non ricorda il proprio passato è destinato a riviverlo..." (George Santayana)
Scritto il 08 settembre 2013 alle 12:13 | Permalink | Commenti (4)
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Scritto il 08 settembre 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (3)
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Titolo originale: Infancia clandestina
Regia: Benjamin Avila
Principali interpreti: Natalia Oreira, Ernesto Alterio, César Troncoso, Cristina Banegas, Teo Gutierrez Moreno – Spagna, Argentina, Brasile 2012 - 112 min.
Argentina 1979: la dittatura del generale Videla (che terminerà nel 1983) continuava nella feroce repressione di qualsiasi forma di dissenso politico, cosicché nuove leve di combattenti rientrarono dall’esilio cubano, un po’ alla volta, sotto falso nome e con falsi documenti, per rimpiazzare gli oppositori caduti. Essi portavano con sé non solo il materiale di propaganda e tutto quanto sarebbe servito a proseguire la lotta contro la giunta militare, ma anche i figli, per dare al loro nuovo insediamento una parvenza di normalità. Così, dunque, avviene che il dodicenne Juan, la cui storia viene ricostruita dal regista di questo film, largamente autobiografico, diventi, con la sorellina ancora in fasce, un piccolo clandestino, il che rende più complicato il vivere quotidiano apparentemente normale dei suoi genitori e dello zio Beto.
Juan aveva dovuto abbandonare la nonna materna, che fino a quel momento si era presa amorevolmente cura di lui e che continuava a rivendicare il diritto del bambino a vivere serenamente con lei, e aveva seguito la famiglia, assumendo un’identità fittizia: nella casa periferica di Buenos Aires aveva appreso di chiamarsi Ernesto e di provenire da Cordoba, così come aveva imparato a conoscere la casa e i suoi nascondigli segreti, e si era anche abituato, dubbioso e stupefatto, a quegli strani amici dei genitori, che ogni tanto vedeva aggirarsi nelle stanze di casa, sempre molto rigidi, severi e corrucciati.
Solo lo zio Beto sembrava aver capito i suoi problemi di bambino ed era riuscito a comunicare davvero con lui, trovando il linguaggio più adatto e mostrando anche un volto tollerante e indulgente nei confronti delle sue piccole, ma profonde e reali, esigenze. Da quando aveva ripreso a frequentare la scuola, infatti, Juan – Ernesto aveva scoperto quanto gli sarebbe piaciuto coltivare l’amicizia dei suoi compagni, festeggiare con loro il proprio compleanno, o condividere con loro un periodo di campeggio; aveva anche scoperto che esistono le bambine, per una delle quali, Maria, aveva mostrato interesse, tanto che se n’era innamorato, sognando con lei di fuggire in Brasile. Il suo bisogno di socialità, di amicizia, così come il nascere del primo amore stavano provocando, però, una tensione insostenibile in famiglia, dove i suoi genitori erano troppo preoccupati della segretezza del loro agire per aprire le porte di casa ai suoi amici, e troppo tenevano anche alla riuscita del loro progetto rivoluzionario per occuparsi davvero di lui. Ad aiutarlo era stato ancora una volta Beto, destinato però, dalla furia sanguinaria dei generali a una morte prematura e drammatica: destino analogo toccherà anche a tutti gli altri membri della sua famiglia.
Il regista mette in scena dunque la storia della propria infanzia rubata, rivivendola con gli occhi del bambino, per parlarci delle paure, degli slanci, della tenerezza, dei delicati moti del cuore che comincia ad aprirsi all’amore, della voglia frustrata di vita normale, indagando con delicata attenzione nel groviglio di contraddittorie emozioni che nascono dalla particolare condizione di una vita infantile connotata dalla doppiezza, e utilizzando la tecnica del disegno per rappresentare le scene di violenza più insostenibili, che paiono quasi essere rielaborate con infantile distacco. Insolito e bellissimo film, la cui visione mi sento di raccomandare vivamente, anche per comprendere quali furono i riflessi drammatici sulla vita quotidiana di quell’ orribile e buio momento della storia dell’Argentina.
A questo link troverete un’intervista al regista, su due pagine, da non perdere!
Angela Laugier
Scritto il 08 settembre 2013 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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È l'accusa di Grillo che invocava un "politometro". È proprio così? L'Espresso ha spulciato le carte. E le sorprese non mancano (di Primo Di Nicola E Paolo Fantauzzi - l'Espresso)
Altro che apriscatole. Con l'ingresso del Movimento 5 Stelle in Parlamento, lo strumento per aprire le lattine è divenuto l'emblema della nuova stagione politica: il sogno della trasparenza totale, di rendicontare anche le caramelle contro l'opacità e le malversazioni della Casta. Ma l'apriscatole non è bastato a Beppe Grillo per far sognare gli italiani inferociti contro i politici fannulloni e disonesti. Il leader del M5S ha voluto aggiungere qualcosa in piú, la minaccia di utilizzare il "politometro", magico strumento in grado di scovare tutte le ricchezze accumulate grazie alla politica. L'idea sembra per il momento essere stata accantonata dal comico genovese ma l'indagine è già possibile consultando la documentazione patrimoniale e le dichiarazioni dei redditi che per legge gli eletti sono tenuti a depositare nella Camera di appartenenza (...mi dicono che il "politometro" sia cugino di primo grado della "washball". NdR)
AIUTIAMO ENRICO LETTA - "L'Espresso" ha consultato queste carte e ha ricostruito le progressioni patrimoniali di una serie di parlamentari protagonisti della vita nazionale degli ultimi anni. Per vedere se davvero si sono arricchiti con la politica. Risultato: al di là di qualche (notevole) sorpresa, la cosiddetta Casta ne esce almeno in apparenza quasi come una confraternita di francescani. Lo dimostra il caso di Enrico Letta che, insieme agli altri membri del governo, ha appena resa pubblica la sua ultima dichiarazione dei redditi: praticamente un nullatenente, cui lo scranno parlamentare pare addirittura aver portato sfortuna. Quando entrò a Montecitorio, nel 2001, il giovane Enrico possedeva un fabbricato a Pisa. Oggi non ha piu nemmeno quello, non dichiara auto né titoli azionari, nonostante il reddito annuo oscillante fra 125 mila e 165 mila euro messo a segno nell'ultimo quinquennio. Insomma, un premier "Cenerentola" dopo il nababbo Silvio Berlusconi. Il premier in carica può fortunatamente contare sulle sostanziose disponibilità della moglie, la giornalista Gianna Fregonara, proprietaria a Roma di una casa e nella "sua" Novara di altri quattro appartamenti, un ufficio, un negozio più le quote di altri due.
EMMA VA A GONFIE VELE - Assai previdente, a fronte delle consistenti erogazioni al Partito radicale (108 mila euro solo nel 2012), si rivela il ministro degli Esteri Emma Bonino , il cui ingresso a Montecitorio risale al lontano 1976. "L'Espresso" ha scoperto che gli immobili sparsi tra Alassio, Torino e il cuneese di cui risulta comproprietaria sono tutti frutto di eredità, mentre la storica casa di Trastevere dichiarata in passato è stata ceduta lo scorso anno dopo un quarto di secolo per far posto a un'altra abitazione. Unico "lusso", l'acquisto nei primi anni Ottanta di una barca a vela insieme al compagno di battaglie (e di vita, a quel tempo) Roberto Cicciomessere. Per il futuro, al di là dell'incerto destino del governo e in attesa di riscuotere il ricco vitalizio parlamentare, la Bonino non sembra tuttavia avere di che preoccuparsi, potendo già contare su una pensione da commissario europeo da quasi quattro mila euro al mese e su un tesoretto da oltre mezzo milione: 340 mila euro depositati in un fondo di investimento gestito dalla lussemburghese Fideuram Bank, più altri 170 mila euro in Btp.
FINI NULLATENENTE - Praticamente nullatenente come il presidente del Consiglio Letta è Gianfranco Fini . L'ex presidente della Camera, ormai fuori dal Parlamento, entrò a Montecitorio nel 1983, a 31 anni: guadagnava appena 17 milioni di lire e girava con una 126. Dopo trenta anni passati sugli scranni della Camera, Fini sembra essere tornato al punto di partenza. Separato anche da Elisabetta Tulliani, il fondatore di Fli non possiede una casa. Un paradosso, per chi è finito sulla graticola per la vicenda dell'appartamento di Montecarlo abitato dal cognato.
Ma non è sempre stato così. In soli due anni, fra il 1989 e il 1990, Fini e l'allora consorte Daniela Di Sotto comprarono casa a Santa Maria delle Mole (ai Castelli romani) e ad Anzio. E nello stesso periodo il delfino missino lasciò la 126 per una Lancia Delta, sostituita poco dopo da una potente Bmw 316, a sua volta rimpiazzata nel giro di un paio d'anni da un'ancora più potente Bmw 1800. La passione per le auto sembra tuttavia essere rimasta, visto che nel 2008 Fini dichiarava di essere intestatario di ben tre vetture (e così dovrebbe ancora essere, non avendo segnalato in seguito variazioni): un'Audi S4 cabrio, una Mini Cooper e una Smart coupé. Alla prima consorte va invece attribuita in tempi più recenti la proprietà della Davir srl, la società che aveva partecipazioni nella clinica Panigea, finita in un'inchiesta del pm John Wookdcock per una convenzione ottenuta in tempi record dalla Regione Lazio, all'epoca guidata da Storace.
POVERO UMBERTO - Altro esempio di apparente pauperismo è quello di un altro big in declino, Umberto Bossi . Per entrare al Senato nel 1987 spese in campagna elettorale più di quanto all'epoca guadagnava: 20 milioni di lire a fronte di un reddito annuo di 15 milioni. Oggi, nonostante l'inchiesta della Procura di Milano abbia svelato il premuroso welfare della Lega a favore della "family" (dalla paghetta per i figli Renzo e Riccardo all'intervento di rinoplastica per Eridano), nessuna esplosione proprietaria traspare dal politometro: il Senatùr risulta infatti avere solo la disponibilità di una porzione della celebre villetta di Gemonio, acquistata nel 1991 e peraltro in comproprietà con la moglie Manuela Marrone. L'unico altro acquisto effettuato in oltre un ventennio da Bossi è un grande appartamento da sette vani a Milano, comprato nella primavera del 2010 e ceduto dopo meno di un anno. Nulla, almeno stando alla documentazione depositata in Parlamento, risulta invece dell'appezzamento che sarebbe stato comprato negli scorsi anni dalla signora Bossi in Valcuvia nel Varesotto e, secondo le cronache, utilizzato dai figli per allevare capre e asini.
D'ALEMA A TERRA - Assai spartano pare anche Massimo D'Alema , alla Camera per un quarto di secolo prima di cedere il passo alle ultime elezioni. Nel 1987, fresco deputato, possedeva solo il "Margherita", una barca a vela da 12 metri in comproprietà con la moglie. L'acquisto della casa arrivò solo un decennio dopo: nel marzo del 1996, quando era segretario del Pds, sull'onda delle polemiche suscitate dall'affitto a prezzi stracciati per un appartamento di 150 metri quadrati a Porta Portese, di proprietà dell'Inpdap. Operazione poi seguita dall'acquisto di un altro immobile in comproprietà con la moglie Linda Giuva (denunciato nel 2001). E poi c'è il grande amore per la vela, salito anche alla ribalta delle cronache per gli acquisti delle due imbarcazioni Ikarus e Ikarus II. Una passione sacrificata negli ultimi anni alla improvvisa attrazione per la campagna e per il vino ("Sfide" la sua etichetta) prodotto in un podere in Umbria acquistato per i figli.
Nella sua lunga carriera da parlamentare l'ex presidente del Copasir ha anche ottenuto consistenti finanziamenti privati: 120 milioni di lire fino al 2002, più altri 185 mila euro negli ultimi dieci anni. Con qualche elemento curioso. Scorrendo l'elenco si scopre ad esempio che Vincenzo Morichini , coinvolto nello scandalo delle tangenti Enac, nel 1996 finanziò con 10 milioni di lire la campagna elettorale dell'allora leader del Partito democratico della sinistra (che raccolse in tutto 80 milioni). Amico di vecchia data, Morichini poi divenne socio del segretario del Pds nell'acquisto di Ikarus. Anche il costruttore "rosso" Alfio Marchini , di recente aspirante alla poltrona di sindaco di Roma in competizione con il centrosinistra, è venuto in soccorso di D'Alema, con 20 milioni di lire nel 2001 e 15 mila euro nel 2004. Per non parlare dei 25 mila euro erogati, sempre in quel periodo, dalla Air One di Carlo Toto. Il "premio" fedeltà va però alla bolognese Goodlink, società di eventi che nel 2008 ha erogato a D'Alema ben 50 mila euro sui 90 mila raggranellati complessivamente per la campagna elettorale.
MARIO BACCINI IN SIDECAR - Buon attrattore di risorse private si è dimostrato anche un altro fresco ex parlamentare come Mario Baccini, entrato alla Camera nel 1992 a 34 anni con la Democrazia cristiana e rimasto in Parlamento fino a marzo dopo aver ricoperto le cariche di sottosegretario agli Esteri, ministro della Funzione pubblica e vicepresidente del Senato. Solo fra il 1996 e il 2001 Baccini ha incassato 397 milioni di lire di contributi: 84 milioni dalla Laborgas, 54 milioni dalla Fiamma Laziale spa, 47 milioni da Energas, 25 milioni dalla Siram, 20 milioni dalla Salini costruttori e via dicendo. Baccini risulta possedere solo un appartamento con cantina e box a Roma in comproprietà col coniuge, una casa vacanze in Costa Smeralda e un sidecar. La moglie Diana Battagia è proprietaria della casa di vacanze sulle Dolomiti e di una Fiat Punto, mentre al figlio Alan (neo-consigliere comunale a Roma) è intestata una casa a Cerveteri, sul litorale romano.
ADOLFO URSO DA RECORD - Il primato per la capacità di attrarre finanziamenti spetta tuttavia a un altro ex: Adolfo Urso, entrato alla Camera con An nel 1994, confluito nel Pdl, transfuga con Fli e infine ravveduto e tornato nuovamente in orbita berlusconiana con Fareitalia, senza con ciò ottenere una ricandidatura alle politiche dello scorso febbraio. Nelle ultime campagne elettorali Urso si è trasformato in una macchina da guerra: nel 2008, prima della sua nomina a sottosegretario allo Sviluppo economico, a fronte di spese elettorali per 67 mila euro, è riuscito a raccogliere contributi privati per 145 mila euro. Nella lista spicca il sostanzioso assegno di Federacciai (40 mila euro) e della Todini costruzioni generali (20 mila)(...si, la Todini, quella della belloccia "presenzialista" che non saltava una sola puntata di Ballarò, e voleva purificare il mondo, finanziava il fascio. NdR). Ma ancora meglio Urso era riuscito a fare due anni prima, al termine dell'esperienza da viceministro alle Attività produttive, quando aveva raccolto la bellezza di 320 mila euro. Avendone spesi soltanto 70 mila, nei fatti si tratta di un saldo positivo di 250 mila euro. Erogazioni anche in questo caso arrivate per lo più da grandi gruppi industriali come Federacciai (50 mila euro), Finda e la Riva Fire patron dell'Ilva (30 mila), Indesit e Duferdofin (25 mila) e perfino 10 mila euro dall'Anci, l'associazione dei sindaci che dovrebbe portare avanti le istanze (apartitiche) dei comuni. Tutta una serie di erogazioni che, oltre allo stipendio da parlamentare, hanno certo contribuito alla formazione, nella capitale, di un tesoretto immobiliare non indifferente: l'acquisto nel 2004 di un grande appartamento in via Po (poi venduto), un altro a Ponte di Nona nel 2006, un immobile da 215 mq dietro piazza Cavour nel 2009. E un box auto nel 2012 in cui parcheggiare tre vetture di tutto rispetto: un Suv del 2003 (Toyota Rav 4), una coupé del 2004 (Alfa Gt) e una berlina del 2006 (Audi A3).
ALESSANDRA MUSSOLINI, LA FUSTIGATRICE
- Il titolo di reginetta dello shopping immobiliare va tuttavia ad
Alessandra Mussolini . Quando entrò a Montecitorio, nel 1992, la nipote
del Duce non aveva ancora 30 anni e possedeva solo una nuda proprietà a
Ladispoli. In breve il patrimonio è aumentato con rogiti a raffica: una
casa a Montecompatri (1994), un'altra al Terminillo (1996) e tre
appartamenti a Roma fra il 1999 e 2007. Fino all'exploit del 2011, con
ben quattro case acquistate fra aprile e novembre nella zona compresa
tra via Nomentana e piazza Annibaliano. Casse familiari prosciugate?
Nemmeno per sogno: in quegli stessi mesi il marito Mauro Floriani ha
rilevato dalla sorella il 50 per cento di un altro immobile nella stessa
zona. E poi si parla di crisi del mattone.
ALTERO (?) MATTEOLI - Operazioni in linea con quelle di un altro ex Msi, ex An e ora nel Pdl come Altero Matteoli , che in trent'anni da parlamentare si è dato parecchio da fare. Senza nemmeno una casa di proprietà ma con una grande passione per le auto, il primo acquisto dell'allora deputato missino fu nel 1987 una grossa Bmw 520 al posto di una vecchia Ford Sierra. Preludio, l'anno seguente, di un appartamento bifamiliare su due piani vicino Livorno. E a seguire, col passare del tempo, due appartamenti a Roma, uno a Cecina e uno a Casale Marittimo, nel Pisano. Ma a scorrere la sua dichiarazione patrimoniale, sono sempre state le auto il chiodo fisso di Altero Matteoli: la Diane per la moglie e utilitarie per i figli neo-maggiorenni, compresa una scattante Spider Alfa Romeo. E per sé, in breve successione, una Thema, una Rover, un'Alfa, una Bmw 645 e una Porsche.
GIOVANNA MELANDRI - Se i motori sono una passione prettamente maschile, il pallino per le case - bene rifugio per eccellenza - sembra essere la caratteristica della politica in rosa. La presidente del Maxxi Giovanna Melandri , pure lei per vent'anni alla Camera, dopo essere stata più volte ospite della lussuosa dimora di Flavio Briatore a Malindi, alla fine nel 2010 si è decisa all'acquisto per 255 mila euro della casa in Kenya del cantautore Roberto Vecchioni.
LA SOBRIA ROSY MAURO - La ex vicepresidente leghista del Senato Rosi Mauro , invece, nel giro di un paio d'anni ha comprato una casa per le vacanze in Costa Smeralda e una sul lago Maggiore, a Sesto Calende.
Scritto il 07 settembre 2013 alle 21:46 | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 07 settembre 2013 alle 00:19 | Permalink | Commenti (3)
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Dopo un paio di mesi di silenzio e di sparizione fisica post-sconfitta alle Primarie del Partito democratico – congedandosi con un bellissimo discorso sui giovani e sul ricambio generazionale – Matteo Renzi era tornato subito alla carica approfittando delle prime difficoltà di formare un Governo da parte di Bersani. Da inizio aprile è stata un’escalation di presenze in Tv, nei comizi, sui social network, per strada. Lo si vede dappertutto, eccetto nel consiglio comunale della città che amministra: Firenze. I numeri delle presenze collezionate sono impietosi.
Assenteista - Nel 2012 il suo nome compare tra i presenti soltanto in 8 delle 45 riunioni. Una ogni sei. Un po' meglio è andata nella prima parte del 2013, quando evidentemente il Rottamatore si è sentito gli occhi addosso: 7 su 17, quattro su 10. Gabriele Toccafondi, coordinatore fiorentino del Pdl e sottosegretario all'Istruzione, ha conteggiato oltre 90 assenze di Renzi in 150 consigli comunali nei primi tre anni e mezzo di mandato: «E quando è presente, in media il sindaco staziona in consiglio per qualche minuto», chiosa Toccafondi.
Gli altri sindaci - Renzi detiene così il primato del più assenteista tra i primi cittadini delle metropoli italiane. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha partecipato a 66 consigli comunali su 86 nel 2012 e a 17 su 22 nei primi sei mesi del 2013: tre su quattro, percentuale dignitosa. Piero Fassino a Torino ha fatto di meglio: 47 consigli su 56 nel 2012 e 18 su 20 nel 2013, siamo tra l'80 e il 90%.
Il crollo tra i Sindaci più amati - Le sue assenze gli costano ovviamente in popolarità Il primo anno l'avevano eletto miglior sindaco d'Italia, secondo la classifica del Sole24Ore. Ora è precipitato al 61° posto.
Perfino i suoi compagni di partito si sono indispettiti:Se non si fosse ancora capito quale considerazione abbia il sindaco Renzi per le istituzioni democratiche - ha tuonato la democratica Ornella De Zordo - le sue dichiarazioni sui lavori e sul ruolo del consiglio chiariscono bene la cosa.
Scritto il 06 settembre 2013 alle 23:04 nella Renzi | Permalink | Commenti (10)
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Lo so. Qualche imbecille mi rimprovererà di aver pubblicato un articolo di fonte [Il Giornale]. Devo avvertirlo. Pur di osteggiare con tutte le mie forze questo pretonzolo d'assalto, mi servirei anche del Giornaletto di Arcore, a patto che pubblichi un articolo DOCUMENTATO, anche se fazioso. Anch'io, sono fazioso. TUTTI siamo faziosi. Tafanus
Renzi e una rovinosa sovrintendenza hanno fatto perdere al teatro venti milioni in quattro anni. Trascinando nel buco 350 dipendenti
C'era una volta il Maggio Musicale fiorentino. Concerti, balletti, cori, opere liriche, teatro, il fiore all'occhiello di una città simbolo della cultura e dell'arte italiana. Il Maggio c'è ancora, a onor del vero, ma pieno di ammaccature e buchi di bilancio.
[...] Matteo Renzi, in qualità di sindaco, presiede il consiglio di amministrazione del Maggio. È il numero 1. Quando arrivò a Palazzo Vecchio, nel 2009, ne conosceva bene lo stato boccheggiante delle finanze: da presidente della Provincia di Firenze era stato tra i suoi finanziatori. Secondo il suo stile intessuto di slogan e annunci a effetto, Renzi screditò l'ente come uno «stipendificio». [...]
Che fa dunque Renzi il Magnifico? Promette. Proclama. La parola d'ordine è «gestione manageriale» che risanerà i bilanci e tapperà i buchi. Ma ci vuole un anno (maggio 2010) perché scatti qualche provvedimento, cioè la nomina a sovrintendente di Francesca Colombo. Scelta «renziana», cioè politicamente molto corretta: una donna, e in aggiunta giovane (37 anni). Ingegnere del Politecnico di Milano, aveva lavorato alla Scala all'archivio digitale e al marketing.
La sua carriera era decollata tre anni prima quando era diventata segretaria generale del festival musicale MiTo presieduto dal finanziere Francesco Micheli, allora suo compagno. (...cosa non si ottiene, grazie alla "meritocrazia"... NdR) Al Maggio fiorentino la rampante e ben inserita manager approdava come responsabile artistico-culturale dell'Expo 2015.
La mission della Colombo, per un compenso sui 300mila euro annui, era attrarre sul capoluogo toscano i finanziamenti privati. «Voglio rassicurare che porteremo il Maggio in pareggio quest'anno come abbiamo fatto con Ataf e Firenze parcheggi», gonfiò il petto Renzi. Un'illusione. Il bilancio 2010 del Maggio si chiuse con un disavanzo di 8.358.042 euro contro un deficit previsto di 1,5 milioni. I problemi maggiori si ebbero proprio sul fronte dei finanziamenti, poiché sia lo Stato sia i privati avevano tagliato le sovvenzioni. Nel 2009 la perdita era stata assai inferiore: «appena» 2.361.000 euro.
Ma le cose non sono andate meglio negli anni successivi. Nessuna inversione di tendenza ha riportato il sereno nelle nebbie dei conti. Il 2011 del festival fiorentino si è chiuso con un rosso di 3.473.428 euro e per il 2012 si stima un disavanzo ancora sugli 8-9 milioni. Nei quattro anni da numero 1 del Maggio, Renzi ha accumulato perdite per oltre 20 milioni di euro. Gli incassi del botteghino superano a malapena i 4 milioni; il resto delle entrate arriva da enti locali per circa 9 milioni e dallo stato per altri 17.
Da salvatrice della patria canora, la sovrintendente Colombo diventa il capro espiatorio di una situazione precipitata con lei e Renzi. A fine gennaio 2013, in piena campagna elettorale per le politiche, il governo Monti decide il commissariamento del Maggio. Il consiglio di amministrazione viene sciolto ed esautorato il sindaco-presidente. Che tuttavia, nonostante la gestione fallimentare, riesce a piazzare un personaggio a lui molto vicino. Il ministro dei Beni culturali, infatti, nomina commissario straordinario della fondazione il commercialista fiorentino Francesco Bianchi, fratello di Alberto Bianchi, avvocato del sindaco e suo uomo di fiducia alla presidenza della Fondazione Big Bang, il polmone finanziario del sistema renziano.
Il primo atto di Bianchi è cacciare Francesca Colombo: è il sigillo sul naufragio del Maggio renziano. Lo choc in città è fortissimo. La strada più percorribile sembra sia la liquidazione e la successiva ricostituzione della fondazione con meno personale e costi inferiori. Perfino l'arcivescovo di Firenze, il cardinale ruiniano Giuseppe Betori, punta il dito contro la massa di sprechi: «Chiamo tutti a un'azione responsabile e concorde nel ricercare le vie migliori per dare futuro a questa espressione di cultura e di bellezza che tutti ci onora. Anch'io sono il Maggio».
Renzi prende malissimo la rampogna cardinalizia. «Da Betori un attacco politico della Chiesa ruiniana», mugugna senza nessuna autocritica. L'arcivescovo replica: «Mi preme il bene di Firenze». Il sindaco in affanno chiede aiuto al Corriere: in una lettera aperta getta ogni colpa sui «tagli del Fondo unico per lo spettacolo». Ma Renzi non era il paladino dei risparmi pubblici e dello spirito imprenditoriale a scapito dell'assistenzialismo?
Stefano Filippi - Il Giornale
(credits: segnalazione di Marius)
Scritto il 06 settembre 2013 alle 13:56 nella Renzi | Permalink | Commenti (14)
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Un mega-ingaggio per occuparsi di diritti tv: Sabina
Began, l'ape regina, l'ex amante di Silvio Berlusconi(vedi Spy Calcio
del 5 settembre), ha un nuovo incarico. Ben pagato: 370.000 euro
all'anno. La signora Sabina Beganovic, 39 anni, attrice ballerina, di
origine tedesca-bosniaca, ha infatti dichiarato: "Sì, lavoro per una
società sportiva estera che collabora con la Infront". Questa la nota
rilasciata da Infront Italy:" In riferimento a quanto pubblicato oggi su
La Repubblica e altri organi di stampa, Infront Italy smentisce
l'esistenza di un rapporto di collaborazione con la Signora Began. La
Signora difatti non è stata, né è attualmente dipendente di alcuna
società del Gruppo Infront e non ha mai avuto, né ha rapporti di
collaborazione diretta o indiretta con Infront e le sue associate". Ma
la Began ha parlato di una società "che collabora con Infront". E
allora?
Sul suo mega stipendio, invece, l'ex ape regina non ha
voluto dire nulla. "Affari miei". Da noi contattata stamani ci ha detto
con gentilezza: "Mi scusi, sono stanca. Non voglio aggiungere altro. Non
è il momento di rilasciare interviste. E poi non sono mica famosa, non
sono Berlusconi... Vorrei essere lasciata un po' in pace". Ma ci può
almeno dire se, secondo lei, Berlusconi si salva? "Pregherò sempre che
Dio lo salvi. Dio gli è sempre vicino. E ora, mi scusi: non vorrei dire
altro".
Scritto il 06 settembre 2013 alle 13:07 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 06 settembre 2013 alle 08:00 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (59)
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Ricordate Sabina Began, l'ape regina? Si è dichiarata amante di Silvio Berlusconi ed è stata indagata dalla Procura di Napoli ai tempi del bunga-bunga. Ora Sabina Beganovic, classe '74, attrice tedesca di origini bosniache, si occupa (anche) di diritti tv.
E' stata "ingaggiata" dalla Infront, che è l'advisor della Lega di serie A. Stipendio, 370.000 euro all'anno. La Infront Sport& Media è una delle principali società al mondo nel campo del marketing sportivo: presidente e ceo è Philippe Blatter, nipote del dittatore-Fifa (e qualche porta te la apre...), si occupa di tutti gli sport, non solo del calcio.
Ora la Infront è nel mirino di sette club, capitanati dalla Juventus, che sostengono la necessità di cambiare advisor, per guadagnare di più (ora sono circa mille milioni all'anno, due terzi del fatturato dei club). Ma Marco Bogarelli, n.1 di Infront Italy è molto legato al Milan, e al suo a. d. Adriano Galliani. L'assemblea di Lega del 13 settembre sarà incandescente. C'è anche chi sostiene che la Lega dovrebbe vendere direttamente i diritti, sia domestici che esteri [...]
Scritto il 05 settembre 2013 alle 21:55 nella Berlusconi, Gossip | Permalink | Commenti (12)
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L'archivio di Gotti Tedeschi: da Alfano a Tremonti, così si concordavano le leggi. L'allora numero uno dello Ior era il punto di snodo. Migliaia di mail (di Carlo Bonini - Repubblica)
Scritto il 05 settembre 2013 alle 13:55 nella Politica | Permalink | Commenti (15)
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Scritto il 05 settembre 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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...e noi lanceremo uova marce...
P.S.: Attendiamo con ansia che Pierferdi lanci il "Grande Centro", e che Maurizio Lupi lanci la "Democrazia Cristiana". Non escludiamo la possibilità che la Boniver possa lanciare il "Partito Socialista Italiano", e che quualcuno stia provvedendo a registrate il Partito Monarchico
Scritto il 04 settembre 2013 alle 21:58 nella Politica, Satira | Permalink | Commenti (7)
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Flavia Pennetta e Roberta Vinci
Avete letto bene. Un modo demenziale di stilare i tabelloni, quest'anno ha messo una italiana su sei nella parte alta del tabellone (Francesca Schiavone, elimata inevitabilmente al primo turno dalla n° uno Serena Williams), e ben CINQUE italiane addossate l'una all'latra in un solo quarto di tabellone:
Questa storia ha degli aspetti esilaranti: con la eccezione di Francesca Schiavone, TUTTE le altre italiane fin qui eliminate, sono uscite dal torneo per mano di altre italiane: Sara Errani esce al 2° turno per mano di Pennetta; Karin Knapp esce al secondo turno per mano di Vinci; Camila Giorgi esce al quarto turno per mano di Roberta Vinci.
Oggi, inevitabile, un ennesimo derby, il più doloroso: Roberta Vinci opposta a Flavia Pennetta per un posto in semifinale. Sarà una partita all'ultimo sangue, pewrchè entrambe le giocatrici hanno molto da guadagnare e molto da perdere.
Flavia (prima italiana di sempre ad entrare fra le Top Ten, mentre era anche n° 1 al mondo di doppio), dopo l'intervento al polso dell'anno scorso, ha perso un sacco di posizioni, ed era piombata addirittura al 166° posto in classifica. Poi la rinascita, sempre più veloce, che l'ha portata la settimana scorsa in 80° posizione, e adesso al 42° posto. Ma, dovesse vincere lei il derby, sarebbe per la prima volta in carriera in una semifinale di un Grande Slam, e risalirebbe in 32° posizione.
Robertina Vinci si gioca ancora di più: lei, numero uno al mondo di doppio insieme a Sara Errani, si gioca l'ingresso certo nella Top Ten di singolare. L'Italia sarebbe a questo punto in cima al mondo nel tennis femminile. Unica ad avere due italiane nella top-ten e, insieme, prime al mondo in doppio.
Lo psicodramma si svolgerà alle ore 18:00 italiane sul Centrale (Campo Arthur Ashe) di New York. E io non so neanche cosa sperare...
Due ragazze pugliesi ai vertici, insieme... Chissà se quando hanno iniziato a giocare quasi insieme, hanno immaginato, anche lontanamente, questo eplogo... Separate da un anno di età (30 anni Roberta, 31 Flavia) e da 70 chilometri (Roberta da Taranto, Flavia da Brindisi), agli esordi le due hanno spesso giocato in doppio insieme.
Primo torneo da professioniste insieme: aprile 1997. Le due hanno 29 anni in due. Torneo di Galatina. Perdono per la cronaca al secondo turno da Francesca Guardigli e Tathiana Garbin...
L'anno successivo vincono in coppia il primo torneo: Brindisi, e poi Quartu Sant'Elena. Per la cronaca, le due portano a casa ben 318 $ a testa per ognuno dei due tornei. L'anno dopo vincono insieme Alghero e Cagliari.
Nel 2000 (17 e 18 anni) le due pugliesi arrivano ai quarti agli Internazionali di Roma, eliminate da tali Amelie Mauresmo e Natasha Zvereva (le due saranno più avanti n° 1 e n° 5 al mondo). Ma portano a cada ben 3300 $ a testa. Mica cazzi...
Poi le carriere tendono a dividersi: Roberta sempre più grande, giovanissima doppista; Flavia più impegnata in singolare.
Roberta in doppio, nel 2001, a 18 anni, in coppia con Sandrine Testud, arriverà addirittura ai quarti in un grande slam: Parigi. Vittoria a Doha, addirittura semifinale agli US Open...
L'anno dopo, ormai 19enne, vince il suo primo doppio in Fed Cup (la prima vittoria di una serie di 15: Robertina è IMBATTUTA, in doppio, in Fed Cup: record mondiale). Poi gli ottavi a Wimbledon, i quarti a Parigi, semifinali a Roma, seconda vittoria in Fed Cuo contro la Svezia, finale a Dubai, quarti a Tokioo, ottavi agli Australian Open... I tempo dell'ITF di Galatina sono lontani mille anni luce.
Non voglio annoiarvi con la cronologia dei suoi successi, che ne hanno fatto una delle più grandi doppiste di tutti i tempi. Nel corso degli anni, con partners diverse, e solo per citare le più note anche ai ggiovani, ha infilzato Elena Dementieva, Barbara Rittner, Samantha Stosur, Huber, Srebotnik, Medina Garriguez, Arantxa Sanchez, Cara Black, Silvia Farina, Francesca Schiavone, e poi Nadia Petrova, la Miskina, Conchita Martinez, Gisela Dulko (futura n° 1 insieme a Flavia Pennetta), la grandissoima Martina Navratilova (Roma, 2006), Marion Bartoli, più volte la coppia d'oro Black/Huber,e pèoi Ana Ivanovic, Goerges, Cirstea, Kirilenko, Radwanska, Vesnina, Peschke, Petkovic, Kirilenko,Zakopalova, Martinez Sanchez, Makarova, Pennetta, Stephens, Raymond, Hlavackova, Hradecka, Hantuchova, Mattek-Sands, Mirza, Groenefeld...
Insomma, non c'è doppista al mondo di cui Robertina non abbia messo la "figurina" nel suo album.
Poi, è storia nota. Ha iniziato (purtroppo tardivamente) a capire di poter giocare ottimamente in singolare, e fra poche ore potribbe entrare anche lei nella "Halla of Fames" delle top-ten, dopo Pennetta, Schiavone ed Errani.
Della carriera di Falvia sappiamo tutto. Anche lei, in coppia da giovane con la Vinci, e da adulta con la Dulko, è stata n° uno in doppio con quest'ultima, e ha vinto tutto. Ora è costretta, spero momentaneamente, a vagare da una compagna occasionale all'altra, quasi tutte perdenti, perchè le altre sono "accasate". L'anagrafe spinge per una separazione di fatto fra Errani e Vinci, e per la ricvostituzione della coppia Pennetta/Vinci, che potrebbe vincere per 10 anni ancora. Ma oggi le due, per un paio d'ore, DOVRANNO odiarsi. La posta in palio è molto alta, per entrambe. E io, che le adoro entrambe, sono qui a chiedermi perchè mai nel tennis non possa esserci il "pareggio", magari consensuale...
La storia di Flavia come singolarista è nota. Le teste coronate che ha infilzato in carriera? quasi tutte. Sono poche quelle contro le quali non aveva mai vinto. Prima tappa importante a vent'anni, quando batte la prima top-10'0 in carriera: Conchita Martinez; a 21 anni, a Miami, batte Iva Majoli, che sarà n° 1 al mondo; poi Mary Pierce, Nadia Petrova n° 6, la Dechy 14 Justine Henin 5 poi 1°. Batte Serena Williams n° 7; batte Shahar Peer 16 e di nuovo Venus Williams a Bagkok; Nel 2008 batte Cibulkova 20, Ana Ivanovic 4, Nadia Petrova 13, Elena Jankovic 1, di nuovo Venus Williams 8 a Mosca, di nuovo Venus Williams 7 al Roland Garros.
Il 2009 è l'anno in cui, vincendo 15 partite di seguito, entra - prima italiana nella storia - nella top-ten. Infilza Vera Zvonareva a NY, facendola impazzire. Ancora una volta Venus Williams (3), a Cincinnati; a Los Angeles infilza di seguito Petrova, Zvonareva, Sharapova, Stosur... e poi ancora Petrova, Jankovic, Kvitova, Cornet, di nuovo Zvonareva e Stosur, Li Na, Francesca Schiavone. E poi Peng, Wozniacki n° 1 al mondo, Sharapova 4, ancora Peng... e poi butta via la grande occasione di semifinale, a NY, contro una Kerber che aveva letteralmente asfaltato poche settimane prima. Poi ricomincia a battere giocatrici importanti: Pavlyucenkova, Azarenka 9, Stosur 5, Peer 12, di nuovo la povera Zvonarena, nel frattempo salita al n° 2 al mondo.
Poi il maledetto 2012: inizia bene, entrando in finale ad Auckland, ma è costretta al ritiro per un problema alla schiena, metre stava dominando la finale, e dopo aver asfaltato la stessa Kerber che l'aveva battuta agli US Open; arriva per la prima volta in carriera ai quarti a Roma, ma li il polso accusa i primi, vistosi segni di cedimento. Una diagnosi sbagliata e continuerà a farsi male fino ai primi di agosto 2013, a Montreal. A quel punto, finalmente, smette. La aprono. Trovano un tendine del polso distrutto all'85%. Per chiunque altra sarebbe carriera finita.
Non per Flavia. Intervento, rieducazione, tanta palestra, e a febbraio i primi timidi passi di rientro, a Bogotà. E' stata ferma per 7 mesi, e non ha nelle gambe e nella testa la gara. Ha paura - giustamente - per il polso, e non picchia, non incide. Poi, a maggio, i primi segnali positivi. A Strasburgo parte, umilmente, dalle qualificazioni. Vince sei partite di seguito, e arriva fino alle semifinali. A Wimbledon in giugno, arriva agli ottavi. Un mese dopo, semifinali a Bastad.
Dopo sei settimane, l'exploit di New York: elimina Sara Errani (testa di serie n° 4), poi la Kuznetsova ex vincitrice degli US Open e TdS 27, e po la giocatrice più "calda" dell'anno: quella Simona Halep passata in pochi mesi da oltre la 60° posizione alla 20° posizione.
Auguri a queste due splendide ragazze pugliesi che onorano l'Italia e il tennis. Sono passati tanti anni, da quando giocavano insieme a Galatina, provincia di New York...
Scritto il 04 settembre 2013 alle 16:49 nella Sport | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 04 settembre 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (39)
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Scritto il 03 settembre 2013 alle 10:33 nella Berlusconi, Economia | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 03 settembre 2013 alle 01:58 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 02 settembre 2013 alle 16:49 | Permalink | Commenti (5)
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Beppe Grullo attacca Parma con bombe al gas cretino
Scornato dalle facciate contro le saracinsche prese dal suo Sindaco-Icona Pizza Rotta da Parma, il comico bollito dichiara guerra al culatello, al pamigiano, al prosciutto (cotto e crudo) e al salame di Felino. Il sistema per far cessare la guerra ci sarebbe: sarebbe sufficiente che il Consorzio del Culatello programmasse qualche annuncio pubblicitario a pagamento sul blog del Grullo, e il culatello sarebbe di nuovo appetitoso come prima. Ricordate com'era buona, ecologica e funzionale la mitica washball?
Riportiamo, ripreso dal blog di Toni Jop, il resoconto della Dichiarazione di Guerra al Ducato di Parma e Piacenza
È durissima entrare in conflitto con il parmigiano, col prosciutto di Parma; perché sono buonissimi e fonte di gioia, nonché un bellissimo affare per le nostre casse.
Eppure, il genio della politica italiana – Grillo – è riuscito a tirare una bomba al napalm nella nursery del nostro orgoglio alimentare. Siccome ha dovuto incassare la sconfitta del povero Pizzarotti sul fronte dell’inceneritore, imbufalito ha scritto sul suo blog queste acute parole: «Chi mangerà in futuro parmigiano e prosciutti imbottiti di diossina?».
Dà per scontato che l’inceneritore avvelenerà tutto il parco alimentare di mezza pianura Padana e si premura di avvisare indirettamente i mercati che da qui in poi sarà meglio evitare i prodotti della zona. Poi si chiede com’è che uno con i suoi consensi non sia chiamato a governare in prima persona. È troppo intelligente, questo è il problema. Se n’è accorto anche il sindaco di Parma al quale Grillo ha bruciato l’erba sotto i piedi: Pizzarotti – al quale non si può rimproverare di non averci provato – ha garantito che si faranno controlli a iosa per garantire la bontà di questa pregiata produzione. Mentre il mondo dei produttori si sbracciava per richiamare il genio del napalm a un briciolo di responsabilità. Nessuno, per fortuna, lo aveva avvisato che un altro inceneritore, tecnologicamente meno garantito, aveva operato per trent’anni in quella stessa zona. Sennò, sai che pippona retroattiva.
(di Toni Jop)
Scritto il 02 settembre 2013 alle 11:31 | Permalink | Commenti (15)
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Scritto il 02 settembre 2013 alle 00:22 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (8)
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(Nella fotina, il Capo della Corrente dei Renziani)
Qualche giorno fa il Bischero di Frignano - che ormai passa più tempo a far comizietti per la sua corrente che non a fare il sindaco di Firenze (mestiere per il quale riceve uno stipendio) - ha sparato la sua filippica populista contro le correnti, e subito - chiamato l'applauso con un argomento che funziona sempre - i "bischerini da riporto" hanno fatto partire l'ovazione di rito.
Senza prendersi la briga di chiedersi se il Savonarola che sputava fregnacce in un microfono non fosse, per caso, il capo della "corrente dei renziani". La corrente più strutturata che ci sia oggi in parlamento, guidata da uno che passa le giornate e i mesi a fare il capo-corrente in giro per l'Italia, tanto ai bisogni della famiglia provvede lo stipendio e i fringe-benefits da sindaco di Firenze.
"Abolire le correnti" è uno di quegli argomenti passepartout come le auto blu, gli sprechi, la meritocrazia, fuori i ladri e gli inquisiti dal parlamento, e via luogocomunando.
Già... tutte cose sacrosante, verissimo, ma per acquisire credibilità avrebbero bisogno di coerenza. Avrebbero bisogno delle dimissioni da ogni carica pubblica di ex presidenti di provincia condannatti dalla Corte dei Conti; avrebbero bisogno di comportamenti coerenti con le prediche: due mandati, e poi via (vero, Renzi?) Cominci lei che è quello che ha proposto la cosa. Dia il buon esempio. Completi il suo mandato da sindaco, e poi torni ad organizzare gli strilloni dei giornali fascisti del gruppo Monti-Riffeser.
Durante la sparata renziana sulle correnti (esclusi i presenti) sarebbe stato siintomo di "esistenza in vita" dei "bischerini da riporto" plaudenti se UNO, almeno UNO, avesse alzato il ditino e avesse ricordato al Bischero in Capo un semplice articoletto della Costituzione:
Art. 18.
I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Fine della citazione. Come intende vietare le libere associazioni, di cui le correnti di partito sono una delle tante forme? Mandando i vigili urbani di Firenze e di Frignano sull'Arno a smantellarle? Cambiando la Costituzione, inserendo un codicillo che preveda espressamente il divieto di formare correnti, fatta eccezione per la "corrente dei renziani"?
Queste sono, in sintesi, le domande che noi abbiamo posto in un commento, con altre parole. In calce, postiamo sia l'intervento dello "spacciatore di frasi fatte", sia la risposta (pronta, e caricata a "sarcasmo bonario), di Bersani.
La botta di populismo del "Bischero di Frignano", tutto "chiacchiere e distintivo"
La replica di Bersani a Renzi: sei tu il re delle correnti
Rottamare le correnti del Pd? "Benissimo, sono pronto a collaborare fino in fondo, ma dico anche con grande amicizia e serenità che non ho mai visto una corrente così organica come quella che potremmo chiamare renziana". L'ex segretario Pierluigi Bersani replica così a Matteo Renzi, che il giorno prima a Forlì, lanciando di fatto la propria candidatura a segretario nazionale, ha messo al primo punto del suo Pd la cancellazione delle correnti [...]
"Sono pronto a collaborare e fare un partito federale. Ma se si va a vedere in Parlamento, nel nostro gruppo sono successe cose mai viste, tipo la presentazione di mozioni o di leggi di correnti. Ma no! Se Renzi deve smontare l'eccesso di correntismo e fare aree politiche che non siano fedeltà a una persona sono d'accordissimo. Però sincerità, e teniamo legati i fatti alle parole" [...]
Così come il viceministro dell'economia Stefano Fassina: "Spero che intenda eliminare non solo le altre correnti, ma anche la corrente di cui lui è a capo, che è una delle più strutturate".
[...] "E quando mai si erano viste da noi 4mila persone così entusiaste?", dice Marco Di Maio, il deputato 30enne segretario del Pd di Forlì. "A Reggio Emilia c'erano 8mila persone (qui le migliaia di persone vanno e vengono, come alla prima Leopolda... 4000 o 8000? NdR).
Gli stand hanno fatto un record d'incassi", aggiunge Andrea Rossi, sindaco di Casalgrande e dirigente organizzativo del Pd reggiano (...caspita... alcuni dicono che on gito c'erano tante facce note di centro-destra... Ben vengano, ma gli appartenenti alla corrente dei renziani - e mi scuso sia per il termine "corrente" che per il termine "renziani" - è venuto in mente che se arriva la Gelmini 'de Neutrini me ne vado io, insieme a qualcun altro??? Ormai fra gli opinionisti c'è anche il Sindaco di Casalgrande, e come misura del successo l'incasso degli stands. Povera Italia... NdR)
"Abbiamo visto bene le persone che c'erano: alla festa nella campagna di Forlì c'erano i vecchi compagni ma anche tanti elettori estranei al centrosinistra", racconta Di Maio, un anno fa sostenitore di Bersani e oggi del sindaco di Firenze (...Franza o Spagna, purchè se magna...)
Niente facile ironia però: "La forza di Renzi sta anche nella sua capacità di attrarre consensi al di là dei confini nostri tradizionali". E se un anno fa in Emilia vinse Bersani, "oggi si è ribaltato tutto - dice il deputato di Forlì - la maggioranza sta con Matteo". D'altra parte, rileva il sindaco Rossi, "il popolo del centrosinistra è stanco delle delusioni, ha fame di vittoria (...noi invece, caro Sindaco di Casalgrande, vorremmo sapere cosa intereste fare della vittoria, sempre ammesso che attrarre un po' di destrorsi e populisti con discorsi destrorsi e populisti sia un ideale condivisibile... NdR)
Lo stesso Renzi non nasconde soddisfazione: "Questa volta è un film diverso, non mi fermano", dice ai suoi. E se non è una 'rivincita', la sua scalata al Pd, ci assomiglia. "Si avverte che il clima è cambiato, ora i corpi estranei sono gli altri", dice Francesco Bonifazi, il deputato fiorentino che in veste di 'chauffeur' ha accompagnato Renzi nelle due tappe emiliane. "Ormai si è capito che c'è solo lui", aggiunge. Forse non ad Umbertide nel perugino però: "Alla festa Pd tutti i renziani sono stati esclusi dai dibattiti", denuncia su Twitter il presidente della Provincia... (...e con questa ammissione della "esistenza in vita della corrente dei renziani, voce dal cul fuggita, chiudiamo questa fiera degli orrori e degli errori...)
Scritto il 01 settembre 2013 alle 16:40 nella Bersani, Criminalità dei politici, Politica, Renzi, Tafanus | Permalink | Commenti (55)
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Scritto il 01 settembre 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (11)
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Recensione del film "Casablanca" (di Angela Laugier)
Regia: Michael Curtiz
Principali interpreti: Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, Dooley Wilson, Claude Rains – 102min. – USA 1942
Questo bellissimo film, uno dei più famosi della storia del cinema, è anche, credo, il più bello tra i film propagandistici che orientarono l’opinione pubblica americana a favore dell’intervento contro i nazisti del 1943, decisivo, insieme alla tenace resistenza russa, nel capovolgere le sorti del secondo conflitto mondiale, e nel determinare perciò la sconfitta della Germania hitleriana.
Casablanca è inoltre anche lo straordinario racconto di un amore impossibile fra i due protagonisti, Rick e Ilsa, memorabilmente interpretati da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. I due innamorati si erano conosciuti e profondamente amati a Parigi, quando Ilsa era (o almeno credeva di essere) la giovane vedova di Victor Lazlo, antinazista cecoslovacco, dato per morto dopo essere stato rinchiuso in un campo di concentramento, dal quale, invece, era riuscito a fuggire. Rick, americano con passato da combattente per la libertà, a fianco dei repubblicani spagnoli, viveva a Parigi, occupata dai nazisti dal 1940, soggetta perciò al regime collaborazionista di Vichy.
Come tutti coloro che cercavano di sottrarsi all’oppressione tedesca, anche Rick avrebbe voluto raggiungere gli Stati Uniti, ma l’operazione non era tra le più semplici, poiché richiedeva un lungo percorso per aggirare gli stati europei occupati: era necessario raggiungere Lisbona (luogo dell’imbarco verso il continente americano) dal Marocco francese, formalmente libero dall’occupazione dei tedeschi, anche se non completamente fuori dal loro controllo. Il sogno di raggiungere il Marocco insieme a Ilsa non si realizzerà, però: la donna infatti non aveva potuto raggiungerlo alla partenza da Parigi, nonostante questo fosse l’accordo fra loro, mentre le sue parole, affidate a un biglietto di spiegazioni, erano state cancellate dalla triste pioggia battente che aveva accompagnato il tristissimo viaggio solitario di lui.
Profondamente deluso, Rick si era messo a gestire a Casablanca un locale notturno, crocevia di traffici di vario genere, luogo di incontri e di scambi, dove, clandestinamente, i perseguitati politici riuscivano a ottenere, da equivoci intermediari, le lettere di transito indispensabili al volo per Lisbona. La sua amarezza sembrava averlo trasformato in un uomo sfiduciato e indifferente all’amore, ma anche agli ideali politici nei quali aveva creduto: pareva preoccuparsi, ormai, soprattutto di dimenticare il passato, e di mantenere un’aura di neutrale e tranquilla rispettabilità nel proprio locale, sempre più insidiata, però, dalla presenza di spie naziste e di collaborazionisti occhiuti e diffidenti, come il capitano Renault. A Casablanca, ora, erano arrivati Ilsa e il marito Victor, braccato dalla Gestapo. La speranza di entrambi era di arrivare a Lisbona: a Casablanca avrebbero ottenuto le lettere di transito necessarie per riuscire a mettersi in salvo, che erano finite, dopo l’uccisione dell’intermediario, nelle mani di Rick. L’ incontro al Rick’s Café Americain fra i due ex amanti era dunque inevitabile, anche se inatteso da entrambi. Fu preceduto, in uno dei momenti più emozionanti del film, dalle note evocative della canzone, quella che li aveva accompagnati nei momenti felici dell’ amore parigino e che Sam, il pianista, non avrebbe più dovuto suonare, su ordine di Rick.
La bellezza del film è anche nel continuo e struggente affiorare dei ricordi di un passato che non può morire, ma che ora si confronta con una realtà dura e difficile di cui a poco a poco anche Rick, come tutti, prenderanno coscienza. Il dolore individuale, anche il più grande e straziante, era davvero poca cosa davanti all’immane tragedia che stava sconvolgendo l’Europa: ora più che mai occorreva che tutti, in un sussulto di dignità, comprendessero che era arrivato il momento di reagire con coraggio, e, all’occorrenza col sacrificio e la rinuncia. Quegli ufficiali tedeschi che nel Café Americain avevano, con la loro arroganza, provocato la reazione orgogliosa dei francesi inducendoli a intonare la Marsigliese, erano riusciti nel miracolo di aprire gli occhi a molti, anche a Rick, che ormai vedeva con chiarezza il proprio futuro necessariamente senza Ilsa, che sarebbe partita col marito alla volta di Lisbona, anche se nulla avrebbe cancellato dal suo cuore Parigi e l’amore indimenticabile che lo aveva legato a lei.
Film capolavoro, la cui visione, per quanto reiterata, riesce ogni volta a interessare e a emozionare, sia perché il regista sa dosare con perfetto equilibrio le situazioni diverse dei temi principali del film, quello amoroso dei ricordi incancellabili e quello politico, sia anche per la grandezza della recitazione compostamente dolorosa di Humphrey Bogart, lucido e tenero Rick, indimenticabile col suo trench dal bavero rialzato, col suo cappello scuro, o nello smoking d’ordinanza nel suo locale, degnamente affiancato dalla bellissima e giovanissima Ingrid Bergman, perfettamente a suo agio nel ruolo non facile della soave e tormentata Ilsa.
Angela Laugier
Un grande grazie ad Angela sia per aver trovato il coraggio di "ricominciare", senza convedersi convalescenze; sia per la scelta. Casablanca è uno di quei film che ho molto amato, e che non si dimenticano mai. Un giorno dirò ad Angela quali sono i film che mi porterei in DVD nell'aldilà, senza che questo venga inteso come un "consiglio per gli acquisti", ma solo come un ulteriore elemento di conoscenza reciproca.
Grazie, Angela. Non sei sola.
Antonio, anche a nome degli amici del Tafanus
Scritto il 01 settembre 2013 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (13)
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