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« settembre 2013 | Principale | novembre 2013 »
Scritto il 15 ottobre 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (13)
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Scritto il 14 ottobre 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (43)
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«Penso che Renzi ragioni così: mi conviene o no essere per l'indulto, di
fronte all'opinione pubblica? Dell'oggetto in sé non gliene frega niente,
penso che ragioni solo sulla pura convenienza propagandistica». E' molto
duro il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato commentando
le dichiarazioni del suo collega di partito ieri a Bari. Alla domanda se
Renzi sia come Grillo, Zanonato ha risposto: «Più o meno come Grillo.
Si chiede 'mi conviene o no, prendo più o meno votì, fa il bilancio: 'ne
perdo il 10 ne prendo il 15, 5 in più sono contro'».
Secondo Zanonato in Italia c'è una popolazione carceraria eccessiva rispetto al numero dei posti
nelle carceri e questo determina una situazione difficilissima da
gestire, con l'effetto drammatico che abbiamo costruito un criminificio.
Così non si può continuare. Per costruire nuove carceri - ha fatto
notare - ci vorrà del tempo, bisogna avere dei soldi, qualcosa è
programmato, ma bisogna sapere che non ha senso tenere una popolazione
che spesso ha commesso reati abbastanza modesti e che nel tempo in cui
li teniamo nell'università del crimine escono con potenzialità criminale
moltiplicato per 20.
Sulla stessa linea anche il ministro degli esteri Emma Bonino: se il
sindaco di Firenze è "il nuovo che avanza, per favore ridatemi
l'antico", ha detto Bonino, aggiungendo: "Legga bene il messaggio di
Napolitano, prima di rottamarlo".
«Non ho parlato contro il Presidente della Repubblica - si difende
Renzi, ospite di Lucia Annunziata a "In mezz'ora" - il presidente ha il
diritto-dovere di dare dei messaggi alle Camere. Legittimamente, il
Colle ha detto che dobbiamo ragionare dell'emergenza carceraria. Le
forze politiche devono dire come la pensano. Io ho solo detto che non
sarebbe serio e responsabile, dopo l'indulto del 2006, fare un altro
sconto di pena. Piuttosto facciamo una riforma della giustizia. Ma come
facco a credere sulla correttezza di uno Stato che non legifica (sic) su
questa materia e avalla l'indulto?». «Chi fa politica - continua Renzi -
deve preoccuparsi delle esigenze delle persone. Se poi ci sono i
ministri come Zanonato che anziché governare passano il tempo a
commentare le mie dichiarazioni, a me dispiace. Il ministro dello
sviiluppo deve occuparsi delle industrie che chiudono, non delle mie
dichiarazioni».
«La figura del nostro presidente - continua Renzi - prevede che il Colle
invii messaggi alle forze politiche. Napolitano non è uscito dalle sue
prerogative, assolutamente no. Dunque, il presidente "invita" le forze a
dire la loro. Ma se i partiti non discutono, che ci stanno a fare? Io
vorrei che ci occupassimo di giustizia».
«Il presidente è stato decisivo- aggiunge il sindaco di Firenze -
menomale che c'è stato lui, e non credo che ci sia stato un eccesso di
intervento da parte sua. Ma noi dobbiamo avere anche il coraggio di dire
che su alcune cose si può anche non essere d'accordo con le sue
proposte» (Fonte: l'Unità)
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...vi piace Renzi? ma QUANTO vi piace? e soprattutto: ma perchè c... vi piace? Parafrasando Montanelli (che si riferiva a Berlusconi) potremmo dire: "Renzi si vuole bene. Niente di male. Tutti ci vogliamo bene. Ma il guaio è che lui si contraccambia...
Piace dalle nebbiose lande padane del nord fino al tacco italiano della Puglia. Piace allo studente milanese dei cortei studenteschi, non è disdegnato dal siciliano che si rilassa all’ombra di un fico d’India.
E mentre Grillo sfida l’apparato cardiocircolatorio in una memorabile nuotata, come un moderno Garibaldi, Matteo sembra unire l’Italia con lo slogan “Matteo Renzi Adesso!!!”, direi, vista la favorevolissima congiuntura delle primarie di un PD con tante zampe e nessuna vera testa, adesso o mai più.
Una campagna elettorale senza precedenti, un tour italiano da far invidia alle migliori star del Rock; lo abbiamo capito, Matteo piace, piace a tutti, piace fin troppo. Ma non piace ai suoi concittadini, i Fiorentini che, come me, lo hanno coronato sindaco e adesso pagano lo scotto di un errore di partito preso.
1° - L’uomo giusto al momento giusto: Matteo è tutto tranne che un uomo del popolo, a discapito del suo savoir-faire da vecchio frequentatore da festa dell’Unità, rappresenta quella classe di popolazione ricca che si diletta nella moda Radical-chic. Renzi non è neanche uno del PD; degno del migliore trasformismo è un uomo della destra prestato al nemico, perchè a Firenze si sà, roccaforte rossa da tempo immemore, se non si è di sinistra non si può vincere. Senza contare l’imbarazzante timore del PdL nel candidare un vero personaggio, lasciando a quel povero cristo di Giovanni Galli (ex portiere di serie A) tutto l’imbarazzo e la vergogna di una sconfitta conclamata
2° - Il Sindaco che c’è, ma chissà dov’è! soltanto a due persone è stato attribuito il dono dell’ubiquità, Pitagora e lo Spirito Santo. Se ne deduce logicamente che Matteo non può esserne dotato. Quindi,se durante il suo mandato da sindaco, fa tutto tranne che sedere nel suo ufficio di Palazzo Vecchio, come può governare una città?
3° - Firenze usa e getta. Questo è decisamente il punto che più ci accalora. La nostra città è stata usata come il suo personalissimo trampolino di lancio, per altro decisamente riuscito, propedeutico a questa sua escalation di popolarità. Questo paragrafetto rappresenta un preambolo della sua strategia della popolarità (iniziata tanto tempo fa con una comparsata a Gira la Ruota) della quale mi accingo a snocciolare i punti focali.
4° - La faccia dorata della medaglia: la città degli eventi di tendenza. Matteo è un giovane, e come giovane è stato bravissimo ad organizzare tanti eventi, tante belle manifestazioni, finanziate amabilmente con le casse ricolme dei dazi comunali. Eventi sceltissimi, come il FirenzeGelatoFestival, oppure manifestazioni artistiche dall’indubbia necessarietà, come tappezzare interamente piazza Duomo di costosissimo prato da coppa del mondo di calcio! Momenti di pubblica servizio che Matteo ovviamente non ha mancato ne di pubblicizzare, ne tanto di presenziare, mostrarsi e chiaramente farsi fotografare.
5° - Il rovescio della medaglia: Firenze la città del degrado dorato. Beh, oltre agli eventi, cos’ha fatto il nostro sindaco nei momenti in cui ci degnava della sua presenza? Nulla! Quartieri storici come Santa Croce sono in mano a spacciatori e turisti americani ubriachi, che sotto la statua di Dante fanno della città un bordello e una fogna a cielo aperto. Emblematico è l’episodio della scena pubblica di sesso di due studenti made in USA. E mentre Renzi parla di bilanci cittadini in positivo, omette di illustrare come il Comune Gigliato faccia cassa solo ed esclusivamente con le multe, non solo disinteressandosi ma addirittura risparmiando sui lavori di ripulitura della città. Omette dei licenziamenti indiscriminati degli impiegati pubblici o alla tentata svendita della società di pubblico trasporto cittadino (ATAF).
Voi avete mai visto un vigile urbano intervenire seriamente per un problema che non sia macchine in doppia fila davanti agli uffici comunali (per mancanza di parcheggio)? Noi no, e a quanto pare nemmeno la microcriminalità, che felicemente sguazza nell’indifferenza, mentre il carico di lavoro affidato alla polizia di stato la rende inerme, per carenza di organico. E quando la forza pubblica non può, ci provano gli stessi cittadini, costretti ad auto-organizzare i vita e di lavoro. Un esempio è la protesta gialla degli abitanti di Via Palazzuolo
6° - La bomboniera dei Turisti. Ovviamente,coloro che vivono al di fuori di Firenze quando pensano a questa città hanno soltanto l’immagine del suo, carinissimo, centro storico. Questo è stato apparentemente ripulito, pedonalizzato, restituito al puro uso e consumo dei soli turisti. Peccato che, chi a Firenze ci vive davvero, sa che la città non è solo centro, ma che questo purtroppo rappresenta un punto nevralgico di vita e di passaggio. Se i turisti hanno accesso libero, cittadini e lavoratori devono fare i salti mortali anche soltanto per muoversi liberamente attraverso la città. La pedonalizzazione selvaggia, infatti, rappresenta un muro di Berlino virtuale che effettivamente divide in due la viabilità urbana, rendendo quasi impossibile, non solo ai fruitori abituali della città, ma agli stessi commercianti, poter vivere in maniera decorosa. Traffico paralizzante, vigili dal taccuino più veloce d’Italia, viabilità cambiata periodicamente a discrezione del tempo o dell’evento in corso, sono solo uno dei tanti problemi che affliggono la vera linfa della città: i fiorentini stessi! E mentre i commercianti appendono cartelli di protesta con scritto “Ci scusiamo con la clientela ma non riusciamo a trovare la via di casa”, mentre i negozi si svuotano, i mercati rionali stentano a sopravvivere e il popolo progressivamente si dirada, restano i turisti. Turisti che, salvo pochi russi e orientali. non spendono. Ma l’immagine è regina, anche a farne le spese sono sempre i contribuenti.
7° - Il colapasta più bello d’Italia. Oltre al degrado di interi quartieri, oltre a improvvisati giacigli Rom, che per essere politically correct siamo costretti a chiamare Diversamente Stabili, che pittoricamente adornano le piazze storiche e sguazzano a mollo nelle fontane rinascimentali, la già tormentata e menomata viabilità della città non trova pace. A discapito delle promesse fatte, le strade vivono una situazione di dissesto strutturale da fare invidia a quelle di Baghdad, tant’è che v’è il comprovato sospetto che perdurino ancora le tracce dei pesanti panzer tedeschi. Le buche tappate? Solo quelle delle strade che portano dal centro all’aeroporto! Coincidenze?
8° - L’ostensione della Sindone. Matteo non manca nessuna occasione di fare veri e propri bagni di folla. Passeggiate cittadine dove saluta, bacia i bambini come il Santo Padre, conforta vecchiette, abbraccia i giovani. Appare in bicicletta su un servizio fotografico di Vogue, alla io Benigni ne La Vita è Bella, mentre si muove per la città con più di una macchina di rappresentanza comunale, rigorosamente estere e di grossa cilindrata.
9° - Cencio parla male di straccio. Quest’espressione tipicamente toscana può essere tradotta come “il bue che dice cornuto all’asino!”. Se Renzi parla di rottamare, rottamare, rottamare, che a sentirlo dire così tante volte si ha la sensazione che perda di significato, lui sarebbe il primo da scartare. L’età che abbassa la media non è per forza garanzia di novità e freschezza. Come se non bastasse l’uso fuori da ogni dignità che ha fatto dei soldi pubblici, saltando a piè pari i problemi dei suoi concittadini, per dedicarsi quasi esclusivamente a dispendiosi momenti di “pubblica utilità” tesi soltanto all’esaltazione della sua figura, sono stati recentemente pubblicati sulle testate nazionali stralci di note spese di quando ricopriva la carica di Presidente della Provincia; costose cene in rinomati ristoranti, a carico del contribuente, sono uno dei tanti esborsi ancora non chiariti, nonostante la sua ostentata trasparenza. Magari Renzi non è un politico così fresco come vuole apparire e si sa, il pesce dopo un po’ puzza.
10° L’abito non fa il monaco. Questa frase fatta dev’essere un monito e un invito ad utilizzare un occhio critico. Matteo non è la novità. Se la sua popolarità dilaga ovunque tranne che a Firenze un motivo c’è! Non fatevi ingannare dal suo camper, dalle sue parole con zeppola dall’odore di nuovo. Renzi non è la novità, ma sopratutto non è l’uomo adatto per fare il Presidente del Consiglio. Non che la destra offra una degna scelta, anzi, ma se dobbiamo scegliere il male minore, beh, non è certo lui la medicina meno amara!
I Fiorentini non perdoneranno facilmente l’uso maleducato e opportunista che Renzi ha fatto della nostra città, ma facciamo in modo che il rimpianto resti sulle rive dell’Arno, e non su tutte le coste della nostra già disastrata penisola
Pubblicato il 22 nov 2012da Federico Niccolò Ricotta in Attualità
Scritto il 13 ottobre 2013 alle 22:19 nella Renzi | Permalink | Commenti (10)
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Si, forse c'è una logica: quella dell'egoismo di classe... Curiosa, la vita... Lo Sfatto Quotidiano, che è stato il principale king-maker del comico-statista, scarica Grillo. E lo fa attraverso esponenti fra i più "esposti", a suo tempo, in favore di questa ultima (?) belinata della politica italiana. Da Peter Gomez a Marco Travaglio, a Fabrizio Tonello... Per la serie "Ci eravamo tanto amati":
In fondo non è sorprendente che la paranoia di Grillo superi ogni giorno se stessa: la mentalità complottista è un ingrediente essenziale dei movimenti populisti. Per evitare di essere frainteso, dirò subito che i movimenti autenticamente populisti hanno un sacco di buone cose a loro favore: nascono a causa di sofferenze reali, sono per i poveri e contro i ricchi, spesso si comportano eroicamente in battaglie disperate. Il problema è che manca loro una teoria coerente della società, sostituita da semplificazioni come “Tutti ladri!” o altre invettive, anche nei confronti di chi guarda con simpatia alle loro battaglie.
Il M5S è un movimento genuinamente populista perché incorpora molte giuste esigenze (trasparenza, dire no agli inceneritori, ridurre le spese militari….) in una analisi sbagliata: quella secondo cui la colpa di tutti i mali del Paese sarebbe la “classe politica”, per cui cacciando via i corrotti dal parlamento, dalle regioni e dai comuni l’Italia miracolosamente rifiorirebbe. Purtroppo le cose sono più complicate di così: il Cainano è ancora in politica non (solo) per i suoi soldi e le sue televisioni ma per la ben più importante ragione che alcuni milioni di italiani, evasori fiscali o approfittatori a vario titolo, vota per lui per difendere i propri interessi.
Nella mitologia di Grillo il popolo è buono per definizione e i corrotti stanno seduti su scranni di velluto rosso ma la realtà è più complicata: una parte degli elettori non sono affatto stupidi e votano Berlusconi proprio per quello che è, il difensore di appalti truccati, rapporti con la mafia e quant’altro.
Considerare il popolo come il depositario della saggezza, pronto per esercitare le meraviglie della democrazia diretta se solo ci fosse la banda larga dal Brennero fino a Pantelleria conduce poi a un altro errore, molto più grave: gli “italiani” hanno tutti i diritti, gli “stranieri” nessuno, anche quando nascono in Italia o muoiono in Italia: l’opposizione a dare la cittadinanza a chi viene alla luce qui da genitori immigrati fa il paio con l’ignobile posizione presa da Grillo e Casaleggio sul reato di clandestinità dopo Lampedusa. I migranti non sono una priorità quando “8 milioni di famiglie non hanno da mangiare”. Che i barconi portino profughi in fuga da guerre e dittature sembra non interessare i due leader del M5S.
Ci sono importanti precedenti storici per queste posizioni: i populisti americani di fine Ottocento difendevano i diritti dei contadini poveri contro lo strozzinaggio dei baroni delle ferrovie e le speculazioni dei banchieri, erano un movimento genuinamente popolare. Allo stesso tempo molti di loro erano antisemiti (contro la “cricca dei banchieri ebrei” della costa atlantica) e xenofobi (contro gli immigrati che mettevano a repentaglio la purezza etnica del popolo americano). Chi volesse verificare, non ha che da leggere il libro di Michael Kazin: The Populist Persuasion, del 1995, purtroppo mai tradotto in italiano. Senza risalire tanto lontano, l’ostilità verso gli immigrati di partiti come il Fronte Nazionale in Francia e Alba Dorata in Grecia dovrebbe far riflettere Grillo. Prima che sia troppo tardi. (Fabrizio Tonello - Il Fatto Quotidiano)
Scritto il 13 ottobre 2013 alle 18:52 nella Politica, Razzismo | Permalink | Commenti (10)
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Scritto il 13 ottobre 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (10)
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Titolo originale: En Kongelige Affair
Regia: Nikolaj Arcel
Principali interpreti: Alicia Vikander, Mads Mikkelsen, Mikkel Følsgaard, Trine Dyrholm, David Dencik, Cyron Bjørn Melville, Søren Malling, William Jøhnk Nielsen – 128 min. – Danimarca, Svezia, Repubblica ceca, Germania 2012.
Questo film in costume, che ricostruisce l’epoca (seconda metà del ’700) del regno di Christian VII di Danimarca e di Norvegia, con sicura attendibilità storica, ci fa riflettere sul carattere dell’esperienza di governo di quel paese, a causa della singolarità del personaggio che fu il vero protagonista di quel momento: il medico di corte Joan Friedrich Struensee. Il re Christian, infatti, era un giovane mentalmente disturbato, probabilmente per congenite tare, ma anche per effetto dell’educazione ricevuta, che aveva aumentato le sue insicurezze e le sue paure: insediatosi per legittima successione ereditaria sul trono danese nel 1766, egli aveva sposato in quello stesso anno la quindicenne sorella del re Giorgio III d’ Inghilterra, Caroline.
Il matrimonio non fu molto felice, soprattutto per lei, principessa di Galles, sacrificata dal padre, il quale, pur pienamente cosciente delle future difficoltà della figlia, aveva, tuttavia, deciso di anteporre le convenienze della dinastia alla felicità della giovinetta, come era usuale, d’altra parte, presso tutte le case regnanti europee. All’interno della corte inglese, però, si respirava un’aria più liberale che in altre corti fin dal 1689, quando a seguito della Gloriosa Rivoluzione, Guglielmo III aveva firmato il famoso Bill of Rights, grazie al quale si stabilivano i limiti del potere regale, sottoposto al controllo del parlamento e si riconosceva libertà di circolazione alle merci e alle idee. In Inghilterra, perciò si potevano leggere liberamente, anche a corte, gli scrittori illuministi, che altrove erano stati banditi. L’arrivo del nuovo medico di corte, il tedesco Joan Friedrich Struensee, che di quella cultura era un convinto seguace, ebbe due effetti immediati: la fiducia che gli accordò incondizionatamente Christian, che si sentì pienamente accettato e anche stimato, nonostante le sue stravaganze, nonché l’introduzione nella corte danese di un ambizioso progetto politico che avrebbe potuto essere realizzato dal sovrano stesso, di cui il medico divenne il principale consigliere.
Il regno di Danimarca subì profonde trasformazioni: la monarchia
assoluta assumeva a poco a poco i caratteri del dispotismo illuminato;
vennero introdotte costose riforme che non intaccando, però, i rapporti
di proprietà nelle campagne, lasciarono alla feudalità dei nobili e del
clero posizioni di potere e di rendita, e non procurarono alla causa
delle riforme il favore dei contadini, la maggioranza della popolazione,
che dalla riforma agraria avrebbero invece potuto ottenere vantaggi. In
queste condizioni non fu difficile ai feudatari utilizzare il
malcontento delle campagne contro il medico, accusato di essere
miscredente, bestemmiatore e traditore del re, per interesse personale,
essendo diventato l’amante della regina. Questo ci racconta il film,
interessante in quanto ci prospetta una lettura pre – giacobina del
periodo storico in questione, cosicché la rivolta dei contadini, armati
di superstizione e di forconi, evoca analoghe successive ribellioni, da
quella vandeana a quella sanfedista del 1799*, nel regno di Napoli.
Forse il film dà un peso un po’ eccessivo alla love story lacrimevole
fra il fascinoso medico e Cristina, ma nel complesso è un lavoro
interessante e molto ben interpretato da tutti gli attori, in
particolare da Mads Mikkelsen, nella parte del dottor Struensee.
*Un bel film italiano, girato qualche anno fa dalla regista Antonietta de Lillo, rievoca il periodo
Scritto il 13 ottobre 2013 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 12 ottobre 2013 alle 00:23 | Permalink | Commenti (8)
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Incidente a 70 miglia dall'isola, sul posto tre unità della Marina che hanno già recuperato oltre 200 naufraghi. Una cinquantina in tutto i dispersi, tra cui donne e bambini. Intanto si aggrava il bilancio dell'incidente della settimana scorsa: sono 339 i corpi recuperati
Una settimana dopo la strage di Lampedusa (339 morti secondo il conto aggiornato ad oggi), ancora un tragico naufragio nel Canale di Sicilia che continua ad essere un'immensa tomba per le masse di disperati in fuga dall'Africa: il primo bilancio è di circa 50 morti, tra i quali una decina di bambini. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio a circa 60 miglia a sud di Lampedusa, ai confini con le acque libiche. E' la nuova drammatica conferma della situazione di emergenza, ha commentato il premier Enrico Letta, che resta determinato a porre il tema dell'immigrazione sul tavolo del prossimo vertice Ue in programma a fine mese.
Il barcone in serie difficoltà con oltre 250 persone a bordo è stato avvistato inizialmente da un aereo militare maltese in ricognizione nel Canale di Sicilia. I migranti - secondo la ricostruzione di Malta - hanno cominciato ad agitarsi per farsi notare. La ressa avrebbe provocato il capovolgimento dell'imbarcazione. Una nave militare maltese è arrivata per prima nell'area, alle 17.51 e ha iniziato le operazioni di soccorso. Poco dopo è stata raggiunta dalle navi Libra ed Espero della Marina militare italiana. Gli elicotteri di bordo delle due Unità, hanno lanciato dei salvagente e zattere autogonfiabili. Sono proseguite per alcune ore le operazioni di recupero dei naufraghi. Da Lampedusa sono state inviate in concorso alle operazioni di recupero, due motovedette della Capitaneria di Porto e due motovedette della Guardia di Finanza [...] (Fonre: Repubblica)
...ma dopo i 350 morti dell'altro giorno, cinquanta morti sono una cosa da ridere... E mentre i morti si aggiungono ai morti, in queste ore il Rag. Giuseppe Grillo si sta battendo con tutte le sue forze, al fianco di Gasparri e Borghezio, e persino contro la maggior parte dei suoi parlamentari, affinchè resti in vigore la legge secondo la quale o hai la fortuna di annegare, o se hai la sfiga di farcela a venir fuori vivo, ti tocca il CIE, il processo, l'ammenda da 5.000 euro che non hai, e poi il rimpatrio forzoso (ammesso che si riesca a convincere i paesi di partenza a riprendersi il carico avariato).
...stronzi...
Tafanus
Scritto il 11 ottobre 2013 alle 23:30 | Permalink | Commenti (12)
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In questi giorni (ma lo facciamo ormai da 6 anni) abbiamo pesantemente contestato l'idea che il "5 Svastiche" abbia un elettorato prevalentemente di sinistra. Ipotesi molto comoda anche per alcuni nostri elettori folgorati sulla via di Genova, che sotto sotto SANNO chi sono i grillini.
Lo hanno imparato anni fa, quando ho pubblicato le minacce che ricevevamo da un meetup brianzolo. Ne hanno avuto riconferma dall'alleanza dei grillini con Casapound. Non hanno potuto non sentire, nel tempo, i proclami razzisti di Grillo contro gli immigrati.
Ieri abbiamo scritto che Grillo ci ha regalato ciò che è meglio di una costosa ricerca sui flussi elettorali, ricordando ai suoi che un MòViMento non razzista avrebbe preso "percentuali da prefisso telefonico". Oggi abbiamo il conforto di ascoltare quasi in fotocopia le nostre idee su Europa, nell'editoriale di Stefano Menichini. Con una tardiva recitazione di un "mea culpa". Meglio tardi che mai. Tafanus
Grillo e Casaleggio reagiscono male sull'immigrazione perché
conoscono la composizione del proprio elettorato. Però ne perderanno un
bel pezzo (Stefano Menichini - EUROPA)
Cinquestelle non è questo. Nella crudezza della loro reazione di ieri Grillo e Casaleggio dicono bene: avessero fondato il movimento come una nuova Dp, alle elezioni avrebbero preso le percentuali di Dp. Invece M5S si offre all’Italia degli arrabbiati come un canale di scolo, nel quale rifluisce di tutto (compresa estrema destra e leghismo), nulla può essere rigettato e soprattutto nulla può essere – diciamo così – recuperato ai fini di soluzioni politiche condivise con altri.
Che questa natura primigenia – ragione e condizione del successo elettorale dei grillini – fosse destinata a confliggere con la rappresentanza istituzionale del movimento era in re ipsa. Un fatto inevitabile. Fisiologico. Previsto da Grillo stesso, quindi spesso da lui e da Casaleggio intenzionalmente ricercato.
Ma la dinamica politica non può prescindere da un giudizio di merito sui temi. E Grillo si illude se pensa che ridurre tutto a una questione metodologica («l’abolizione del reato di immigrazione clandestina non era prevista dal programma») possa placare la rabbia di tanta parte della “sua” opinione pubblica.
Perché quel terzo di elettori che sono arrivati a M5S in quanto “traditi” dai partiti di sinistra ora provano il bruciante sentimento di un altro e più grave tradimento, su valori per loro altamente sensibili come l’accoglienza e la solidarietà. Misureremo nei prossimi giorni l’esattezza e l’entità di questa delusione (senza pensare che comporti un automatico rientro nel bacino politico-elettorale di provenienza) e valuteremo se sarà compensata da una tenuta sull’area di destra e leghista.
Sulla vicenda di Lampedusa e dell’immigrazione clandestina potrebbe quindi consumarsi uno slittamento della percezione e della collocazione di M5S. Mai più “costola della sinistra”, piuttosto espressione italiana di quelle posizioni che in Francia, in Gran Bretagna, in Grecia e nell’Est Europa del sistema e dell’integrazione europea rifiutano tutto ma proprio tutto, dalla moneta ai vincoli derivanti dagli obblighi di accoglienza.
Non si vuole demonizzare i grillini se li si accosta a Ukip, ai lepenisti, ad Alba Dorata. Li si vuole capire fino in fondo al di là delle autorappresentazioni. E combatterli, da avversari irriducibili, sul terreno appropriato.
Stefano Menichini
E' troppo aspettarsi da qualche filo-grillino che ci onora della sua frequentazione, darci atto che predichiamo da SEMPRE che i movimenti qualunquisti come il 5 Stelle sono OBBLIGATI a scemenze come PdL = Pd-L, e a non prendere mai posizioni su temi sensibili? Molti fra coloro che hanno votato Grillo pensavano, in buona fede, che il Ragiionier Giuseppe "senzastreaming" Grillo rappresentasse le loro esigenze socio-politiche. Ma Casaleggio e Grillo sanno benissimo che dovranno restare legati alla inazione, perchè qualunque posizione che non sia "gli altri sono tutti delle merde", farà perdere loro da un terzo a metà di ciò che rimane del loro elettorato, già dimagrito di un terzo dal febbraio ad oggi.
Movimento nato dal basso? Uno vale uno? ...esticatzi...
Scritto il 11 ottobre 2013 alle 10:31 nella Politica, Razzismo | Permalink | Commenti (31)
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Scritto il 11 ottobre 2013 alle 01:23 | Permalink | Commenti (10)
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Grillini... guidati da un "fascista dentro" che, esattamente come Berlusconi, Bossi, Fini, parla non alla testa o all'anima della gente, ma alla pancia, col portafogli nella mano destra, e un sondaggio nella mano sinistra.
Ieri sera i grillini filofascisti si sono scannati con quellli "diversamente grillini", ma a porte chiuse. Senza streaming
Così cretino che si smaschera da solo... "Se avessimo messo nel programma l'abolizione della Bossi-Fini, avremmo preso percentuali da prefisso telefonico"
E ora attendiamo con ansia che qualche grillino da riporto, fra quelli che ogni tanto provcano a mettere il capino qui dentro (quelli del tipo "non sono grillino però"), ci spieghi cosa ne pensa, di questo fascio-leghista fuori tempo massimo. Io la mia l'ho già detta: se Grillo teme l'azzeramento elettorale - o quasi - del suo MòViMento 5 Svastiche, qualora dovesse sposare la causa della modifica della Bossi-Fini, vuol dire che sa benissimo da dove gli arriva la maggior parte dei voti: da fascisti, leghisti e forzitalioti.
Finalmente Grillo ci ha risparmiato la necessità di cercare quello che non riusciamo a trovare: una seria analisi sui flussi di voto. "Voce dal cul fuggita", ci ha risposto Lui. Delatore a sua insaputa. Tafanus
Intervento di Massimo Giannini su RepubblicaTV
Scritto il 11 ottobre 2013 alle 01:22 | Permalink | Commenti (0)
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Grillo e Casaleggio sconfessano i parlamentari che hanno votato per l'abrogazione della Bossi-Fini. A loro gli immigrati clandestini piacciono solo quando stanno buoni sott'acqua. Il fatto che già 16.000 clandestini siano stati processati sulla base di quella legge, condannati a pagare 5000 euro di ammenda (che nessuno ovviamente ha pagato, dico NESSUNO), e che per ottenere questo splendido risultato sia stata impegnata per anni mezza magistrtura, non cambia di un millimetro la posizione di questi coglioni con la svastica tatuata sulla scatola cranica, inutilmente capiente. E io mi chiedo cosa spinga Vendola, di tanto in tanto, a fare una merenda coi razzisti a 5 svastiche Tafanus
Il leader del M5S e Casaleggio si scagliano contro l'emendamento presentato da Cioffi-Buccarella per l'abolizione del reato (Fonte: Repubblica)
"Il Movimento non è nato per creare dei dottor Stranamore senza controllo. Se l'avessimo proposto durante le elezioni, non ci avrebbero votato". Gli autori: "Non è stato un errore". La Lega protesta in aula con cartelli e striscioni.
Il "M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in parlamento senza controllo". Beppe Grillo sconfessa i senatori che ieri hanno presentato in commissione Giustizia - facendolo approvare - un emendamento per l'abolizione del reato di clandestinità contenuto nella legge Bossi-Fini. Si tratta dei senatori Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, che finiscono nel mirino del leader del Movimento: "La loro posizione è del tutto personale, non faceva parte del programma. Non siamo d'accordo sia nel metodo che nel merito".
Lo
dicono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in un post a doppia firma
sul blog. Secondo Grillo e Casaleggio nessun "portavoce può arrogarsi
una decisione così importante senza consultarsi" anche perché "se
durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato
di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso
telefonico" (...e con questo il coglionazzo di Genova confessa le origini in gran parte destrorse e razziste del suo elettorato. Ora aspettiamo a pié fermo le precisazioni dei "razzisti moderati" che periodicamente infestano questo blog. NdR)
E ancora: la posizione "non è stata discussa in assemblea
con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del programma votato da
otto milioni e mezzo di elettori, e non è mai stata sottoposta ad
alcuna verifica formale all'interno. Non siamo d'accordo sia nel metodo
che nel merito".
L'attacco è duro e preciso: "Sostituirsi
all'opinione pubblica e alla volontà popolare è la
pratica comune dei partiti che vogliono 'educare' i cittadini, ma non è
la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato
sono un'unica entità". Per i leader del Movimento "questo emendamento è
un invito agli emigranti dell'Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi
per l'Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel
modo più semplice :'la clandestinità' non è più un reato. Lampedusa è
al collasso e l'Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in
grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per
mangiare?".
Dal Pdl le prime reazioni in diretta. A commentare su
Twitter le parole di Grillo e Casaleggio è Maurizio Gasparri,
vicepresidente a Palazzo Madama.
...simul stabunt, simul caghent...
A stretto giro di posta, però, interviene anche la Lega, che per
bocca di Massimo Bitonci, senatore, bolla quella di Grillo e Casaleggio
come una "dichiarazione molto in ritardo. In commissione è successo un
fatto estremamente grave perché i proponenti dell'emendamento sono del
M5S. Ora chiediamo a Grillo e a Casaleggio e agli esponenti del M5S di
firmare loro il nostro emendamento che ripristina il reato di
immigrazione clandestinà".
Bagarre della Lega al Senato.
Più tardi è proprio il Carroccio a creare nuove tensioni inscenando una
protesta in aula a palazzo Madama. Il presidente dei senatori leghisti
Massimo Bitonci ha preso la parola durante le votazioni degli
emendamenti al decreto sulla P.A. per lamentare l'accaduto in comissione
Giustizia. Mentre la vice presidente Valeria Fedeli gli faceva notare
che non era un intervento coerente con l'oggetto della seduta, i
colleghi del Carroccio hanno mostrato dei cartelli con diverse scritte:
"Sicurezza no, clandestini sì", "Pensioni no, clandestini sì",
"Clandestini a casa loro". Dal centrosinistra si sono levate grida di
protesta mentre gli assistenti parlamentari, a fatica, stappavano i
cartelli dalle mani dei senatori. La vice presidente Fedeli inizialmente
ha solo sospeso la seduta, poi l'ha tolta, fissandola alle 16.
Un momento della protesta dei senatori della Sega Nord contro l'immigrazione clandestina
Il medesimo paragone lo fa Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, mentre per Khalid Chaouki, deputato Pd, "con il suo 'no' Grillo ha gettato la maschera". Rincara la dose Stefano Fassina su Twitter.
Dal Pd arrivano le critiche di Dario Nardella:
"Grillo e Casaleggio gettano la maschera rivelando la natura xenofoba e
fascistoide del loro pensiero e delle loro azioni; in più
emerge la loro ignoranza in diritto. La Ue infatti ha più volte
richiamato l'Italia sul contrasto del reato di clandestinità con i
principi del diritto comunitario. Il Parlamento deve al più presto
allineare il diritto italiano a quello europeo anche perchè i magistrati
già disapplicano le nostre norme in favore di quelle comunitarie. E'
una battaglia di coerenza".
Infatti, prosegue Nardella, "Proprio
nelle ore in cui si parla di amnistia non si considera che
l'ordinamento italiano contiene norme che prescrivono persino l'arresto
in flagranza e la reclusione sino a 5 anni degli immigrati clandestini.
In questo modo la mano destra non sa cosa fa la sinistra: inutile
sarebbe alleggerire le carceri italiane con l'amnistia se a monte non si
correggono le storture normative che finirebbero col riempirle di nuovo
nel giro di pochi mesi".
Assemblea M5S alle 20.
A Palazzo Madama, comunque, per ora nessuna dichiarazione ufficiale,
bocche cucite e facce torve. Non è dei migliori il clima nelle stanze
del M5S al Senato, dove questa mattina è deflagrata la bomba di Grillo e
Casaleggio. "Il metodo usato dai senatori è sbagliato, non è stata
consultata l'assemblea", commenta il deputato grillino Alessandro Di
Battista. La sintesi deputati e senatori proveranno a farla in
un'assemblea alle 20, dalla quale uscirà la posizione ufficiale del
MoVimento.
LA CALATA DI BRAGHE DEGLI AUTORI - Si fanno sentire i due autori dell'emendamento Buccarella e
Cioffi. "Noi pensiamo di aver svolto il nostro lavoro al meglio e non
pensiamo di aver commesso errori". "Probabilmente ha detto Buccarella -
ci possono essere sistemi da affinare e da migliorare nella
condivisione di scelte più delicate. Potremmo aver sottovalutato la
portata di quell'emendamento, magari potendo difficilmente immaginare
che sarebbe passato in commissione". Cioffi aggiunge: "E' tutto molto
tranquillo, molto semplice, qual è il problema? noi abbiamo un
regolamento, decidiamo a maggioranza. Grillo? Io non ci ho parlato,
nessuno di noi ci ha parlato". In ogni caso aggiungono i due senatori:
"Per l'aula avremo tutto il tempo di chiarirci tra di noi, con lo
staff".
Scritto il 10 ottobre 2013 alle 15:35 nella Politica, Razzismo | Permalink | Commenti (26)
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Scritto il 09 ottobre 2013 alle 23:58 | Permalink | Commenti (36)
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Amnistia??? con la legge votata sotto rangentopoli, sulla spinta dell'indignazione popolare, si passò alla legge che richiede la maggioranza qualificata dei due terzi del parlamento per varare amnistie. Questa maggioranza non c'è, e se ci fosse (sarebbe necessario l'appoggio del PD) sarebbe concessa solo a patto di escludere corruzione, frode fiscale, e reati legati alla prostituzione minorile. Berlusconi se la scordi!... E solo un coglione come Grillo poteva pensare che Napolitano abbia parlato di amnistia per salvare Berlusconi. Tafanus
Il Pdl: pronti a riformare la giustizia. i berlusconiani apprezzano in particolare l'idea di ridurre la custodia cautelare. E per i servizi sociali il Cavaliere punta sulla onlus del Milan (Francesco Bei su Repubblica)
(...Onlus del MILAN!... ahahah, hoi hjoi hoi! uah uah uahhhh uahhhjhh! Ehm... scusate, ma ho perso totalmente il controllo. Ma adesso mi ricompongo... NdR)
Silvio Berlusconi con la badante Francesca Pascale
Scettico, distante, disinteressato. "Napolitano avrebbe potuto parlare
prima, adesso è un po' tardi. E poi il Pd farà di tutto per evitare che
si applichi anche a me". Rimasto ad Arcore in riunione permanente con i
suoi avvocati, Berlusconi ha accolto con distacco il messaggio del capo
dello Stato sulle carceri e la giustizia.
È il retaggio di
Ghedini a pesare ancora, quel giudizio sprezzante - "ti sta prendendo in
giro" - pronunciato a caldo quando Napolitano a fine settembre, da
Poggioreale, aveva esplicitamente parlato dell'amnistia. Una valutazione
totalmente negativa, che stava portando addirittura alla crisi di
governo. Spie di una diffidenza di cui si fa portavoce Daniela
Santanché, staccandosi dal coro plaudente delle colombe Pdl: "Mi resta
il retropensiero su come mai tale discorso sia arrivato ora e non prima
della sentenza definitiva di Berlusconi".
Dunque meglio
concentrarsi sulle cose concrete e immediate, sul voto dell'aula del
Senato e sulla decadenza da senatore. Ma soprattutto sull'affidamento ai
servizi sociali. Poche delle candidature arrivate in questi giorni - da
don Picchi ai radicali - sembrano idonee. Il Cavaliere ha sollevato
infatti un problema di sicurezza personale: "Io mi muovo con dieci
uomini di scorta, dove li mettiamo?" (...l'dea di girare senza la scorta in stile Padrino non lo ha nemmeno sfiorato... NdR)
TUTTO IN FAMIGGHIA - Per questo ieri si è fatta strada l'ipotesi di chiedere al magistrato l'affidamento alla Fondazione Milan, l'onlus di famiglia, dedicata a progetti di beneficenza e aiuto ai disabili, dove lavora anche la figlia Eleonora.
Io avrei una proposta: affidarlo agli aquilani, o mandarlo a fare il telefonista precario in un call-center. Oppure a Lampedusa, come distributore di pasti caldi e addetto alle pulizie al locale CIE... Tafanus
Scritto il 09 ottobre 2013 alle 11:53 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (19)
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Scritto il 09 ottobre 2013 alle 08:01 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 09 ottobre 2013 alle 07:59 nella Charly Brown, Scienza | Permalink | Commenti (5)
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Avviso ai naviganti: questa intervista di Massimo Gramellini a Matteo Renzi è lunghissima, tanto che sono stato tentato di tagliarla. Poi ho rinunciato. L'intervista è composta da molte domande interessanti, poche risposte interessanti, e tanti "renzini". Quindi, tagliare qualcosa sarebbe stato un atto arbitrario, perchè anche la proporzione fra pensieri e pensierini renzini serve a capire la statura del Bischero di Frignano.
Siamo sicuri di non fare torto a Cuperlo, perchè certamente Gramellini farà anche a lui una intervista di questo peso specifico. Gramellini infatti non è un tifoso, ma un giornalista. Tafanus
Il sindaco di Firenze: “Sono contro i poteri forti e molto ambizioso. Se Enrico durerà ancora 10 anni farò altro. Avrò l’età che ha lui adesso (di Massimo Gramellini)
Ero andato a Firenze per capire se si può comprare un’auto usata da Matteo Renzi e ho scoperto che va in bici. Ci sta seduto sopra, nel cortile di Palazzo Vecchio. «Pedala, altrimenti cadi», gli grida qualcuno, facendo il verso alla sua famosa battuta su Letta. Il ciclista abbassa il cavalletto e scende. È una pila atomica. Attraversa piazza della Signoria, stringe mani di turisti, saluta in inglese gli americani, accenna un inchino ai giapponesi, raccoglie cartacce dal selciato e le va a buttare nel cassonetto. A tavola rinuncia al vino e solleva la camicia per mostrare un preludio di pancetta. “81 chili. Da qui ai quarant’anni voglio scendere a 75. Mi sono dato un anno e mezzo di tempo”. Forse non solo per dimagrire.
A scuola lei era già così sicuro di sé?
«Al classico venni rimandato in scienze per una ripicca personale con la prof. Mi comportai con arroganza, lo ammetto. Ma mi è servito».
Per diventare arbitro di calcio?
«Potrei dirle che avevo un innato senso della giustizia… In realtà non ero abbastanza bravo per giocare. A 17 anni arbitravo in seconda categoria. Certi derby in provincia di Pisa…».
I conterranei di Letta la menavano?
«Mai. Solo insulti alla triade classica: mamma, nonna, fidanzata».
Cosa ha imparato dall’arbitraggio?
«A decidere senza rinviare».
Allude?
«Bisogna saper gestire i cartellini. La prima ammonizione è fondamentale. Va data intorno al ventesimo minuto per far capire ai giocatori che ci sei. Da sindaco la pedonalizzazione l’ho fatta subito, quando tutti dicevano di aspettare. Arbitrare mi ha insegnato a non dare la colpa agli altri. Qui c’è gente che prende il raffreddore e dice che è colpa dell’instabilità».
Allude ancora, signor arbitro. Poi capo-scout.
«Lì ho imparato che clan può essere una bella parola. Soffro quando leggo che avrei abbandonato qualcuno dei miei. Io sono uno che osa, non uno che usa».
Come mai a vent’anni partecipò alla Ruota della Fortuna?
«Adoro i giochi di parole».
Si era capito. E io che credevo volesse conoscere Paola Barale.
«Aveva un suo spessore culturale. Vedendola dal vivo ho scoperto che la tv ti ingrassa di parecchio. Ho vinto 4 partite. Alla quinta avrei guadagnato 50 milioni di lire e sarei andato alla Ruota d’Oro. Invece sbagliai l’ultima definizione: un mare di neve. Dissi: un mare di navi. Mi ha fregato una vocale».
Arriva sempre a un passo dalla vittoria e poi...
«Fu la mia fortuna. Era il febbraio 1994. La puntata dopo Mike fece il famoso appello elettorale a favore di Berlusconi. Fossi stato lì, oggi qualcuno direbbe: perché Renzi non intervenne?».
Siamo al 25 luglio del Cavaliere?
«Sì, siamo all’epilogo. Lungo, ineludibile. Berlusconi mi fa rabbia perché ha cambiato il calcio, la tv e l’edilizia, ma non la politica: non solo non ha fatto le cose che volevamo noi, ma nemmeno quelle che voleva lui».
Lo hanno messo in minoranza nel suo stesso partito.
«Umanamente non sopporto i lecchini che all’improvviso sono diventati coraggiosi. Quelli che votavano Ruby nipote di Mubarak e adesso dicono che Berlusconi non ha i requisiti morali. Perché scusa, negli ultimi venti anni dove stavi? Che tristezza questi maramaldi ruffiani e pavidi».
Anche Alfano fa parte della categoria?
«No, Alfano si è trovato a dover scegliere tra la fedeltà all’uomo cui deve tutto e quella a un Paese per il quale ha giurato. Mi fanno più pensare i Giovanardi. Vuole fondare un nuovo partito e poi si stupisce se i giovani si drogano. È una battuta di Crozza. Strepitosa: l’avrà copiata da Twitter…».
Non teme che il governo “Alfetta” ci riporterà la Dc?
«Letta è un bipolarista convinto. Anche Alfano. Il Grande Centro è il sogno dei Fioroni e dei Giovanardi. Non passerà. Per la legge elettorale ripartiremo dalla bozza Violante. Chiunque vinca il congresso, il Pd ne uscirà ancora più bipolarista. Ma sarà un bipolarismo gentile e rispettoso».
Lei e Letta siete due galli nello stesso pollaio.
«Ma che dice? Sarebbe un errore replicare il modello Veltroni-D’Alema».
Vi siete parlati a Palazzo Chigi.
«Senza giri di parole, come d’abitudine. La tensione si è scongelata subito: ci siamo mandati a quel paese nei rispettivi slang».
Cioè?
«Io l’ho insultato in fiorentino, lui mi ha risposto in pisano».
Sempre meglio delle battute lassative di Crimi su Berlusconi.
«Al confronto dei leader Cinquestelle, Alvaro Vitali è uno statista».
Torniamo a Letta.
«Gli ho detto che, se diventassi segretario del Pd, non mi chiederei ogni giorno cosa fare per danneggiare lui e Alfano. Il mio non sarebbe un Pd con la matita rossa e blu per fare le pulci al governo».
Dicono fosse ancora arrabbiato per il suo viaggio dalla Merkel.
«Ma no. Mi aveva cercato lei, dopo aver letto una mia intervista sul vostro giornale. Ho preso un volo privato, il colloquio era previsto dalle 6 e 30 alle 7 e 30. Mi ha ricevuto alle 6 e 28 e alle 7 e 28 ha guardato l’orologio e mi ha congedato. Ama l’Italia, ci sta aspettando. Dice che abbiamo un grande leader, Napolitano. E mi ha parlato bene anche di Enrico».
In Germania avrebbe votato per lei?
«Da dirigente politico avrei votato Spd, per senso di appartenenza. Da cittadino non so. Quella donna mi ha colpito. Anche se nemmeno lei sta affrontando il vero tema: cambiare l’Europa. Perché è l’Europa in crisi, non un solo Paese». (...Renzino, ma allora cosa l'ha colpita? il suo "destrismo"? NdR)
Immaginiamo il tormentone dei prossimi mesi-anni. Lei che smania per tornare alle urne e gli altri che diranno: nel 2014 non si può perché c’è il semestre europeo a guida italiana, nel 2015 nemmeno perché c’è l’Expo.
«E nel 2016 le Olimpiadi in Brasile. Ma sento di poter annunciare che nel 2018 si voterà nonostante i Mondiali di calcio in Russia».
Non teme di finire nel congelatore?
«Solo nell’ultimo anno sono sopravvissuto a sette-otto sconfitte definitive. Volete capire che sono molto ambizioso, ma non ho fretta? Se Enrico dura dieci anni, farò dell’altro. Tanto fra dieci anni avrò l’età che lui ha adesso».
Risposta bella forte. E un po’arrogante.
«Sono pieno di difetti, dalla A di arroganza alla Z di zuzzurellone. Ma la A di ambizione mi sta bene. Perché avere l’ambizione grande di cambiare l’Italia non lo considero un difetto».
Da Berlusconi a Grillo, tutti i leader dell’ultimo ventennio hanno fondato un partito. Perché lei si ostina a volere trasformare uno già esistente?
«Il modello del partito personale è fallito. Del resto siamo arrivati alla vergogna per cui Bossi e Di Pietro hanno candidato i figli al consiglio regionale».
Non vuole fondare un partito nuovo, però vuole comandare su quello vecchio.
«La parola leadership non è una parolaccia. C’è una sinistra che rifiuta l’idea dell’uomo solo al comando. Fausto Coppi. Ma in un gruppo ci vuole sempre quello che si alza sui pedali. Un leader è uno che sceglie persone più brave di lui».
Non sarà facile, visto che tutti stanno salendo sul suo carro.
«In uno dei miei soliti eccessi di autostima, dico: le critiche dei prevenuti e le lusinghe dei ruffiani non avranno il potere di cambiarmi».
I dipendenti del Pd temono di essere licenziati.
«Il problema non è il personale, ma certo qualcosa si può risparmiare: ha senso spendere 9 milioni in comunicazione, due in consulenze, uno e mezzo in ristoranti e in alberghi? La sobrietà deve iniziare a casa nostra» (...caspita... l'attenzione alle spese per ristoranti di tutto lo stato maggiore del maggior partito italiano, da parte di uno che è stato condannato dalla Corte dei Conti per l'uso disinvolto della carta di credito di servizio in "Cantinette Pinchiorri e Brunello da Montalcino, è addirittura commovente... NdR)
Si può tagliare la spesa senza licenziare i dipendenti pubblici? Fassina dice di no.
«Fassina non è cattivo, ma non ha mai amministrato nulla, non sa di cosa parla. Ormai lui dichiara a piacere su tutto. Lasciate fare a noi amministratori. Certo, va aumentata la produttività. Il forestale della Calabria deve sapere che con me non verrà licenziato, ma dovrà lavorare moltissimo» (...volete mettere la competenza di Renzino, capetto-dtrillone dei giornali Monti-Riffeser, con Fassina, che ha lavorato per anni al Fondo Monetario Internazionale? Ma vogliamo scherzare? NdR)
Chi pagherà il conto della sua rivoluzione?
«Bisogna toccare i diritti acquisiti. Chi percepisce pensioni d’oro su cui non ha versato tutti i contributi deve accettare che sulla parte “regalata” venga imposto un prelievo».
Il suo Pd sarebbe a favore della patrimoniale?
«Molti amici imprenditori si dicono pronti a pagarla, ma prima chiedono che la politica dia il buon esempio. In ogni caso è prioritario assicurare una tregua fiscale. Se io pago, tu Stato devi smetterla di venirmi continuamente a controllare (...già... lo DStato di Renzi come quello di Berlusconi: si deve fidare "sulla parola" Se io pago??? E chi dice che tu abbia pagato il dovuto??? NdR) Chi governa deve pensare che sta regalando qualcosa a qualcuno che ama. Se vuoi riformare la scuola, pensa a tuo figlio. Se vuoi favorire il lavoro, sfronda le duemila norme che lo regolano: ne bastano cinquanta» (Teoria "Calderoli", quello che ha bruciato in favor di telecamera più leggi di tutte quelle esistenti. La "Sempliciottificazione Avanza - NdR)
Lo dice anche Letta.
«Ma queste cose devi farle subito e tutte insieme. Il cartellino giallo al ventesimo minuto. I primi cento giorni di governo sono decisivi».
L’establishment non si fida di lei.
«E fa bene. Può darsi che io non arrivi mai al traguardo. Ma se ci arrivo, è per cambiare le cose davvero. La crisi ha fatto passare in secondo piano l’aumento dell’Iva, i casi Telecom e Alitalia. La classe imprenditoriale, bancaria e universitaria dov’è stata in questi vent’anni? Abbiamo avuto un capitalismo familista, non familiare. Un sistema di poteri forti dal pensiero debole. Faccio il verso a De André: “Per quanto vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”». (...oddio NOOOOOOO!!!!!!!!!!! siamo di nuovo ai baci Perugina...)
Letta passa per l’uomo dell’establishment che lei vuole rottamare.
«La rappresentazione mediatica ha una sua fondatezza nelle nostre diverse modalità di esprimerci. Ma anche Letta ha capito che bisogna cambiare. E sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte, non più debole».
Ci sono sgarbi che non ha dimenticato?
«Casini che, a urne delle primarie aperte, dice: Renzi è come Berlusconi. E la Camusso: vanno bene tutti tranne Renzi. Cadute di stile frutto della paura».
Non è che, arrivato a Palazzo, poi si mette in riga come gli altri?
«Io non logoro. Strappo. Non ho lo stile democristiano del conte zio di Manzoni, quello di “sopire, troncare”».
Il conte zio sarebbe Gianni Letta?
«Questa è buona, ma io sono fra Cristoforo. Perciò forse non diventerò mai padre provinciale. Il mio mito è Rosario Livatino, il giudice-ragazzino ucciso dalla mafia. Diceva: “Alla fine non ti chiederanno quanto sei stato credente, ma quanto sei stato credibile”». (Baci Renzini)
Sua moglie Agnese…
«Alt. La famiglia non si tocca. Agnese insegna italiano e latino. Precaria. Al Maggio Fiorentino le presentai Monti, allora premier. “Ha partecipato al concorsone?”, le chiese. “Sì”. “Allora converrà che il mio governo qualcosa di buono l’ha fatto”. E lei: “Direi proprio di no”. Aveva ragione mia moglie, stanno ancora aspettando i risultati del concorso».
Sarebbe un ottimo segretario del Pd.
«Ma resta fuori dalle interviste. Come i figli. Mi sono sentito vecchio il giorno in cui il più grande ha messo il pin al telefonino. “Tu non lo mettevi alla mia età?”, mi ha chiesto. Gli ho risposto che alla sua età non avevo il telefonino. E lui: ma come facevi a telefonare?».
Ha fatto un figlio a 26 anni e le danno del bambino.
«Bisogna vedere da chi viene la predica. La mia è una generazione cresciuta senza padri. La rottamazione è stata una rivolta contro una paternità politica che non era tale. I nostri leader erano cugini, tutt’al più fratelli maggiori. Non scogli, ma ostacoli».
Sua figlia ha sette anni.
«E sa già chi sono Epifani e la Camusso» (...no, Renzino, la prego... c'è già lei, in famiglia, a rappresentare la categoria dei geni...)
Roba da Telefono Azzurro.
«È un “mostro” come me, che a dieci anni guardavo i programmi elettorali in tv e al telefono riferivo a mio padre, sinistra Dc, cosa aveva detto De Mita». (ibidem)
Adesso De Mita dice: Renzi è un torrente che non diventerà mai fiume. Scalfari ha concordato con lui. Aggiungendo che il fiume è Letta.
«Sono contento di non essere oggetto di una previsione positiva della coppia De Mita-Scalfari. Non ne hanno mai azzeccata una».
La accusano di essere inconsistente. Ha visto l’imitazione di Crozza? I Renzini: 30% di Baricco e 40% di niente, in un cuore di cioccolato…
«Spero che Baricco non quereli… Ma il fatto di dire frasi secche non significa che dietro non ci sia elaborazione del pensiero». (...il Pensiero Debole... tanto debole da diventare invisibile)
Il perfido D’Alema sostiene di essere venuto a trovarla per vedere che libri leggeva. (Renzi - ora siamo nel suo ufficio - gira intorno al tavolo e palpa due volumi di peso). «Alda Merini e Luzi. In questo periodo leggo poesie. Per mettere a fuoco i concetti».
È tornato su Twitter.
«L’avevo rimosso. Poi l’ho rimesso. È bellino. Certo, devi darti un limite. (Smette di scorrere i pollici sullo smartphone e li sposta su un pezzo di stoffa nera, dove continua a sgranchirli per non perdere l’allenamento)».
I pensieri di Cuperlo sono troppo lunghi per Twitter.
«Gianni è in gamba. Garba molto a noi addetti ai lavori, fuori non so. Io e lui siamo come i protagonisti del racconto di Chesterton in cui un laico e un cattolico si sfidano a duello, ma poiché non li lasciano combattere, diventano amici per trovare un posto dove duellare. Però nel 1999 era a Palazzo Chigi con D’Alema: dov’è stato in questi anni? Lui pensa abbia fallito solo la destra. Invece dobbiamo ridisegnarci anche noi».
Lo diceva già Veltroni al Lingotto, quando battezzò il partito.
«Walter aveva scritto il film giusto, ma ha sbagliato a credere che potessero recitarlo gli attori che avevano trasformato le pellicole precedenti in un flop. Nel mio Pd andranno avanti i più bravi, non i più fedeli. Dichiarerò guerra alla mediocrità» (Renzino dichiarerà l'autoguerra, NdR)
Come si immagina, da segretario?
«A piedi tra la gente e non in auto col lampeggiante (questo renzino fa anche rima. NdR). Un segretario deve farsi vedere in giro. È in campagna elettorale permanente».
Letta ne sarà entusiasta. Continuerà a fare il sindaco?
«Il segretario non deve mica passare il tempo barricato in sede a gestire incarichi e spartire poltrone. Provo avvilimento quando vado in Rai e qualche dirigente mi dice: io sto con te. Ma che mi frega con con chi stai! ».
Ha sentito le intercettazioni in cui la democratica Lorenzetti ordina a una professoressa di favorire l’esame di un suo protetto?
«Spero licenzino quella professoressa. Però è sbagliato dire che Lorenzetti e Penati sono uguali a Berlusconi. Lui è un unicum. Ma sia chiaro che non credo alla superiorità morale della sinistra (...e chi ne dubitava???), semmai a quella del coraggio sulla paura e dell’altruismo sull’egoismo».
Questo “renzino” dove l’ha partorito?
«Non è mio, è di Oscar Farinetti: eravamo al secondo giro di Barolo» (...quel giorno si risparmiava. A Barolo. Costa meno del Brunello).
Dicono che tra gli elettori di centrodestra lei piaccia meno di un tempo.
«Non piaccio ai loro giornali, che prima mi esaltavano e ora mi massacrano. Mi hanno fatto la prova-calzino. Di me si sa tutto, che bici e che mutui ho. Ma sono tranquillo. Mio cognato non ha la casa a Montecarlo ma a San Godenzo».
Il famoso metodo Boffo evocato anche dalle colombe alfaniane.
«Trovo inaccettabile che denuncino il metodo Boffo solo adesso e non quando veniva usato contro gli altri».
Briatore, Cavalli, Signorini. Ormai le manca solo un aperitivo con Dudù. Quando incontrerà Zagrebelsky?
«Ho incontrato anche Zagrebelsky, solo che non fa notizia. Dudù invece mi manca. Ma posso resistere».
Una settimana alla campagna delle primarie. Trovato lo slogan?
«L’Italia cambia verso» (Intelligente, pregnante. Pregno di niente. Non mi aspettavo di meglio. NdR)
Bel gioco di parole.
«Sarà una campagna diversa, rispetto all’altra volta. Non un “one man show” da uno contro tutti. Girerò di meno e senza camper, ho ancora mal di schiena. Vorrei che Pd diventasse sinonimo di leggerezza calviniana. Per vent’anni abbiamo fatto la faccia triste perché dall’altra parte c’era un sorriso finto. Farò una campagna allegra. Anche se andrò in luoghi drammatici, dal Sulcis a Lampedusa. La Bossi-Fini va cambiata. E l’Europa… Basta con questo andazzo per cui quando si tratta di sistemare le banche si va a Francoforte, mentre quando si tratta di sistemare le salme ognuno pensa ai fatti suoi».
Sono scomparse le polemiche sulle primarie.
«Perché stavolta sono aperte. Può votare anche chi non sa a memoria l’Internazionale o gli Inti Illimani».
Lei li ha mai cantati?
«El pueblo unido jamas sera vencido. Cosa diceva Vecchioni? Pallosa come una canzone degli Inti Illimani…».
Scritto il 08 ottobre 2013 alle 14:02 nella Renzi | Permalink | Commenti (2)
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...il nulla sotto vuoto spento...
(Fonte: Maurizio Crozza)
Scritto il 08 ottobre 2013 alle 12:14 nella Renzi | Permalink | Commenti (10)
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Scritto il 08 ottobre 2013 alle 08:00 | Permalink | Commenti (14)
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Qualche sera fa il mondo - già abbastanza squalificato - dei sondaggisti, ha ricevuto alcuni fieri colpi, che è qui il caso di riprendere (ne abbiamo già parlato):
-a) il maggiordomo Bruno Vespa presenta un "sondaggio" col quale, contrariamente alla consolidata regola di chiedere le intenzioni di voto, il buon Vespa fa chiedere: "secondo lei, se si votasse oggi, chi vincerebbe le elezioni politiche"? Ovviamente, salvo casi eccezionali, ognuno di noi è orientato ad assegnare alle proprie oponioni una specie di valore "oggettivo". Quindi vengono fuori ugualmente le intenzioni di voto, ma di fronte alla catastrofe di FI-PdL-FI, si può sempre calciare la palla in tribuna, e dire che trattasi non già di intenzioni di voto, ma di previsioni generali sul comportamento dell'elettorato. Bravo Vespa.
-b) passa qualche giorno, e la "scienza" dei sondaggi tocca il fondo, e comincia a scavare la buchetta, perchè il fondo non basta più... Il Trio Comico costituito da Nicola Porro (vicedirettore del "Geniale"), dalla Paleontologa Sondaggista Alessandra Ghisleri, e dal Tg-DUX, si produce in una "cosa" che il Trio chiama "sondaggio"..., ma i cui risultati mi hanno fatto venire in mente - chissà perchè - il celebre monologo di Blade Runner... Anche la Paleontologa "ha visto cose"...
Anche noi abbiamo "visto cose":
Abbiamo visto un "sondaggio" che pretende di rappresentare la frammentata realtà politica italiana con 500 (CINQUECENTO) interviste. Margine d'errore ufficiale: +/- 4,4 punti percentuali. Ma non contenta di questo amplissimo margine d'errore, la Paleontologa non assegna ad ogni partito o coalizione una previsione fatta da UN NUMERO, ma da una fascia. Insomma, un sondaggio che le azzecca tutte. Come una tripla al totocalcio. E cosa viene fuori da questa cagata, diffusa attraverso il "Servizio Pubblico", e cioè attraverso Porro/Il Geniale/Ghisleri/RaiDUX/Virus-Il contagio delle Idee" (?)
Viene fuori Blade Runner: il Trio Comico ha "visto cose che voi umani non potreste immaginare"
DALLA METODOLOGIA: Rappresentatività del campione: Il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio (livello di rappresentatività del campione del 95%) è +/-4.4 punti percentuali...
Esilarante l'esercizio di applicare questi margini d'errore all'intervallo indicato per ogni singolo partito o coalizione. Un esempio? Applicando i "parametri Ghisleri" a "UDC + Scelta Cinica" scopriamo che le intenzioni di voto per questo "rassemblenent" secondo la Ghisleri prenderà dal 10,4% al MENO 0,6% (che c... significhi, devo ancora approfondirlo...)
Il Centro-destra, forte del "balzo in avanti" che voi umani non potreste immaginare", prenderebbe qualcosa fra il 28,6% e il 39,4%
Il Centro Sinistra prenderebbe fra il 24,6% e il 35,4%
Insomma, come direbbe il Rag. Fantozzi, una "cagata pazzesca". Solo che la Dolce Euchessina la paghiamo noi, finanziando col canone anche RaiDUX
Senonchè oggi il sito di Ilvo Diamanti (Demos) pubblica un sondaggio alquanto più affidabile, fatto su 1012 intervistati, che offre un quadro ben diverso: margine d'errore di +/-3,1 punti, e senza l'ulteriore margine di due punti inventato dal Trio Comico:
Insomma, secondo il noto "sondaggista non paleontologo" Ilvo Diamanti, in tre settimane il PD ha guadagnato 3,7 punti; Il Pd+L perde 6,2 punti, e diventa terzo partito, superato persino - seppure di poco - dal superfluo MòViMento 5 Svastiche.
Applicando anche ai sondaggi di Demos la stessa metodologia di lettura grafica adottata per l'eviscerazione dei piccioni fatta dalla Ghisleri, ecco quale sarebbe il quadro:
Da questi dati si evince che la trasmissione di Porro, più o meno freudianamente, si chiama "Virus, il contagio delle Idee". Un bel pezzo di umorismo involontario per definire il c.d. "marketing virale", il cui strumento principale è proprio la diffusione di sondaggi che non misurano le opinioni, ma tendono a fabbricarle.
Complimenti al TRIO COMICO. Tafanus
Scritto il 07 ottobre 2013 alle 17:54 nella Politica | Permalink | Commenti (17)
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Scritto il 07 ottobre 2013 alle 00:55 | Permalink | Commenti (0)
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“Possiamo sentirci?” “Aspettiamo di capire se questa cosa è vera”. “Questa cosa” è appunto il fatto che le sue dimissioni da Sottosegretario sarebbero state accettate dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, come scriveva ieri La Stampa.
“Io parlo solo innanzi a fatti”, dice lei. Sì, però s’è dimessa.
“Che mi sia dimessa è vero, come tutti e 5 i ministri del Pdl quando è arrivata la richiesta di Berlusconi di ritirare la delegazione ministeriale”. E qui sta il punto: a dimettersi sono stati i 5 ministri e 2 sottosegretari, la Biancofiore stessa e Simona Vicari. Letta ha respinto le dimissioni dei 5, e la Vicari ha revocato le sue. La Biancofiore invece no. E così il premier “ha ritenuto di doverle accettare”, come spiegano da Palazzo Chigi.
Insomma la bionda bolzanina quarantatreenne che parlando di Berlusconi si è spinta a dire “ha il difetto di amare le donne, ma almeno non è come Marrazzo che va a transessuali” alla fine risulta l’unica dimissionaria tra ministri e parlamentari.
Peraltro, a sua insaputa, come s’affretta a sottolineare anche in una nota ufficiale: “Apprendo da alcuni articoli di stampa la notizia che le mie dimissioni sarebbero state le uniche a non essere respinte e dunque a essere state firmate dal presidente Letta al quale ho regolarmente votato la fiducia. Non avendo ricevuto alcuna notizia ufficiale mi riservo di commentare la questione se e quando sarò in grado di avere cortesi conferme o smentite in merito”.
Visto che tali dimissioni non sono state da lei revocate, né respinte come quelle degli altri, in realtà sono operative. Ma perché Palazzo Chigi ha accettato solo le sue? Nessuna spiegazione ufficiale dallo staff del premier, solo una battuta “fate voi”.
Evidentemente il presidente Letta non s’è lasciato sfuggire l’occasione di liberarsi di una sottosegretaria che s’era subito dimostrata un boomerang. Fresca di nomina con delega alle Pari Opportunità, mentre il mondo omosessuale protestava viste le sue note posizioni in materia, disse che “i gay si ghettizzano da soli”. Niente di meno rispetto alle affermazioni che aveva fatto in passato. Per esempio: “Non c’è solo l’eterosessualità ma anche una sessualità diversa che oggi, purtroppo, è estremamente comune”. Oppure: “Le unioni gay? Non sono assolutamente una priorità per gli italiani”.
La comunità gay alzò le barricate. Tanto che Letta si vide costretto a cambiarle le deleghe: via quelle alle Pari opportunità, dentro quelle allo Sport. Ecco con quale grazia (e quale grammatica) lo scorso 5 giugno difendeva Berlusconi, paragonandolo a Leonida:
“Noi termopiliani, berlusconiani eroici, di fronte al tentativo di annientare il loro capo rispondiamo ai vari Serse che ci intimano di gettare le armi “Molon Labè” venite a prenderle, se ne siete capaci”.
Lei evidentemente non ha imparato la lezione. Ma Letta sì.
Scritto il 06 ottobre 2013 alle 16:17 | Permalink | Commenti (7)
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Qualcuni ricorderà che avevo provato un senso di profondo fastidio quando avevo letto che il decreticchio governativo per "rilanciare l'economia" aveva assunto il mome, berlusconian-trombone", di "Decreto del Fare". Non mi era mai piaciuto il "Governo del Fare", di triste memoria, e non mi era piaciuto il "Decreto del Fare". Sono per la politica no-logo.
Lo sono specialmente quando so che per fare una cosa pomposa come il "Decreto del Fare" in cassa non c'è una lira (anche a causa del calo di braghe sull'IMU). E mentre Letta - proseguendo sulla strada di Monti - vedeva lucine, dalla UE arrivavano avvertimenti e richieste di chiarimenti sul nuovo, inevitabile sfondamento del tetto del 3%. E tutti a negare che esistesse un problema di "sfondamento". Salvo apprendere ora che serve, a fine anno, una "manovrina" da 15 miliardi di euro.
Manovrina? Una volta le "manovrine" da 30.000 miliardi di lire le chiamavo rispettosamente MANOVRE (capital-letters e grassetto). Quindi quando ho sentito gli interventi di Letta alla camere, e gli elenchi (puntigliosi più che puntuali) delle cose fatte del suo governo, ho ascoltato alquanto basito, cercando di collegare le parole ai fatti.
Certo, l'elenco delle "cose fatte" era lunghissimo, e nessuno può accusare Letta di non averle fatte. Ma il problema sorgeva quando si faceva la divisione fra risorse impegnate, per il numero delle "cose fatte". Alla fine, restava come un'impressione di un pomposo banchetto di nozze fatto coi fichi secchi, perchè per ogni provvedimento - come il tempo si sarebbe (pre)occupato di dimostrare, c'erano quattro soldi.
Ma tant'è... la fiducia allunga la vita (come la telefonata di un vecchio spot pubblicitario). I 18 mesi sono diventati due anni a partire da ora (che diamine... c'è la Presidenza UE da onorare...) La legge elettorale (finchè c'è Porcellum, c'è vita) è già passata dalla pole-position alla quinta fila. Lo strombonato pagamento - doveroso - dei debiti della pubblica amministrazione verso i propri fornitori si è ristretto sempre più.
Quando ho sentito al Senato Letta che metteva nell'elenco delle cose fatte le provvidenze per l'aumento dell'occupazione giovanile, che aveva prodotto ben 5.000 nuovi posti di lavoro (avete capito bene: 5.000, non 50.000 o 500.000), ho avuto un accesso di rabbia. Cresciuto a dismisura quando, nel pomeriggio, replicando il suo intervento alla Camera, aveva fatto lievitare i 5.000 fino a 7.000.
Settemila. A fronte di una disoccupazione giovanile che ha sfondato ormai la soglia del 40%. Ora, poichè in Italia storicamente, da decenni, i posti di lavoro navigano fra 20 e 22 milioni, ci sarebbe un solo modo per aumentare l'occupazione giovanile, in un mercato del lavoro complessivamente stagnante: invertire la rotta con i continui aumenti dell'età pensionabile. Sostituire dei vecchi stanchi e senza motivazioni con giovani oggi senza speranza e senza un futuro da progettare. Lo capirebbe anche un cretino.
E scrivo queste cose, mentre ho davani agli occhi l'articolo odierno di Federico Fubini su Repubblica, che vi pregherei caldamente di leggere:
Ricordate le proteste? Di fronte alle maglie strette della spesa, avevano coperto l'intero arco costituzionale. Governatori regionali di destra e sinistra insieme, anche nella scelta degli aggettivi. Per esempio questa nota congiunta del 16 maggio di Vendola (Sel, Puglia), Zingaretti (Pd, Lazio), Maroni (Lega, Lombardia) e Zaia (Lega, Veneto): "Il patto di stabilità è demenziale e cieco".
Oppure ancora Zingaretti, lo stesso giorno: "Se non si parte dai dati sul crollo delle risorse spendibili, non capiamo perché la gente si toglie la vita". O un paio di mesi prima i leghisti Maroni e Zaia: "I suicidi degli imprenditori sono un fatto nuovo ed epocale, dobbiamo sfondare il patto di stabilità".
Fin qui le parole. Poi però mercoledì scorso è arrivato il click day per il lavoro giovanile, le richieste di bonus su internet, e l'esito ha ispirato riflessioni più sobrie. Generosi nei giri di frase, i governatori del centro-nord si sono dimostrati succinti nelle risorse: del miliardo di euro che possono impiegare per favorire nuove assunzioni, non hanno messo a disposizione un solo euro. Non un centesimo. Zero assoluto.
In gioco ci sono le decontribuzioni fino a diecimila euro, grazie a fondi europei e nazionali, per i contratti ai giovani fino a 29 anni. Il provvedimento, filiazione del decreto del Fare di giugno, era stato approvato dal governo in luglio su iniziativa dei ministri Enrico Giovannini (Lavoro) e Carlo Trigilia (Coesione). Si prevede la riprogrammazione di fondi europei, e dei corrispettivi apporti nazionali, per ridurre i contributi per chi assume persone fra i 18 e il 29 anni. Con un tasso di disoccupazione giovanile al 40% e numeri ancora peggiori di inattivi - quelli che non cercano neanche più - uno sgravio sui contributi può dare nuove motivazioni. Il click day lo ha dimostrato: in poche ore sono arrivate dalle imprese settemila richieste di bonus per contratti a tempo indeterminato, di cui 1295 solo dalla Lombardia. Dunque gli imprenditori sono pronti a dare lavoro, quando l'incentivo esiste.
Peccato però che per ora non si possa andare oltre, perché le risorse sono già (quasi) finite con il primo click day. Il governo aveva dirottato su questo progetto 500 milioni di euro dal bilancio dello Stato, destinati ad accompagnare i fondi europei per le Regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. In più, ha messo a disposizione altri 300 milioni per il centro-nord. Ma le prime domande di bonus fanno prevedere che il tetto sarà presto raggiunto.
Possibile? Sì, se le 15 Regioni del
centro-nord continuano a tenere fermo il miliardo di euro circa del
Fondo sociale europeo (più il confinanziamento italiano) che non hanno
ancora impegnato per altri progetti. Il premier Enrico Letta e il
ministro Trigilia avevano dato alle Regioni un messaggio preciso:
devolvere quei fondi al bonus assunzioni è un modo rapido ed efficace di
utilizzarli, a maggior ragione ora che in certi casi si affaccia il
rischio di perdere le risorse non ancora spese. Il Veneto ha circa 150
milioni non impegnati, il Piemonte anche, il Lazio 200, la Lombardia
circa 100 e la Toscana una settantina. C'è spazio per permettere molti
più contratti di lavoro incentivati per i giovani. "Siamo in una
situazione eccezionale - dice Trigilia - possiamo dare un segnale
sull'uso efficace delle risorse".
Invece, almeno per ora, niente.
Inutile chiedersi perché, ma si può essere perdonati se si è colti da
un sospetto: gli sgravi alle assunzioni sono anonimi e impersonali; non
sono un favore elargito da un politico a un elettore con nome e cognome.
Di solito invece le burocrazie e i politici locali dirottano i fondi
europei verso progetti magari simili a fuochi di paglia, ma animati da
imprese o individui precisi, che poi restano loro fedeli. Qualcuno
magari le chiamerebbe clientele, scambi di favori finanziati dai fondi
europei. Ma naturalmente non è vero, e da domani i governatori possono
dimostrarlo: finanziando la decontribuzione sul lavoro per chi ne ha
urgente bisogno.
Scritto il 06 ottobre 2013 alle 11:43 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (0)
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...e mentre ci sono ancora alcune centinaia di disgraziati in fondo al mare, il Renzino ha già iniziato a rompere le palle con la Nuova Leopolda, che nessuno ha capito a cosa serva, se non a farlo finire di nuovo otto volte al giorno in TV...
Nel frattempo il noostro "sondaggino" ha doppiato il "sondaggio della mitica Paleontologa Ghisleri di Euromedia per Porro (ieri, RaiDux), che con 500 telefonate ha stabilito che la "strambata" di Berlusconi ha fatto salire alle stelle le intenzioni di voto per Berlusconi, e ha fatto crollare i consensi per il PD...
Scritto il 06 ottobre 2013 alle 08:01 nella Politica | Permalink | Commenti (19)
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Regia: Emma Dante
Principali interpreti:: Elena Cotta, Emma Dante, Alba Rohrwacher, Renato Malfatti, Dario Casarolo – 94 minuti – Italia-Svizzera 2013
Questa è la storia di una lite per futili motivi, una baruffa rionale che avviene in Via Castellana Bandiera, a Palermo, per una questione di precedenza: quale delle due auto, che si stanno fronteggiando nella viuzza periferica del capoluogo siciliano, così stretta da consentire il passaggio di una sola vettura alla volta, indietreggerà per far passare l’altra? Come si vede, si tratta di un piccolo problema, amplificato oltre misura dall’impuntarsi orgoglioso delle due automobiliste, ben decise a farne una questione di principio, quando basterebbe l’uso della ragione, unito a un po’ di rispetto reciproco, per risolvere rapidamente il contrattempo. La situazione di stallo che si viene a creare perdura per l’intera giornata, durante la quale le due guidatrici, nonostante il caldo soffocante dell’estate palermitana, resistono eroicamente nelle rispettive auto e prosegue durante la notte, in un crescendo di folli comportamenti, che degradano progressivamente la loro dignità umana. Rosa (Emma Dante) e l’anziana Samira (Elena Cotta – Coppa Volpi a Venezia, quest’anno) si fronteggiano, spinte da un sordo rancore senza apparente spiegazione. In realtà, però, entrambe hanno un vissuto alle spalle che vorrebbero dimenticare: Rosa, palermitana emigrata a Milano, contro la volontà materna, è tornata in questa sua città solo per compiacere Clara (Alba Rohrwacher), la donna che ama, invitata al matrimonio di un amico, ma non riesce a evitare che i ricordi dolorosi si impadroniscano di lei, disorientandola e facendole rivivere il vecchio conflitto; Samira, molto anziana, quindi potenzialmente identificabile con la madre amata e odiata, è originaria di Piana degli Albanesi, ha perso la figlia trentottenne per un cancro e ora vive soprattutto per il nipote, che le sembra continui la vita di lei, ma sente tutto il peso della sua esistenza, ormai priva di senso. L’impasse in cui ambedue si sono cacciate e l’orgogliosa ostinazione di cui danno prova, non è altro quindi che la rappresentazione metaforica della difficoltà a uscire da una difficilissima situazione: alla giovane Rosa non resta che andarsene, imboccando decisamente una via d’uscita, mentre alla vecchia Samira non resta che la morte, catartica soluzione di una tragedia troppo a lungo sopportata nel mutismo della propria incomunicabile sofferenza.
Il racconto potrebbe diventare claustrofobico, se si comprimesse negli angusti spazi dell’abitacolo delle due piccole utilitarie, in cui, per tutta la durata del film, vivono le due donne, così come claustrofobici erano stati Cosmopolis, e anche, in parte, Holy motors. In realtà, questa insolita sfida da western, in cui si fanno coinvolgere le due rivali, si svolge nello scenario delle case fatiscenti che sono ai lati della via Castellana Bandiera, abitate da uomini e da donne che tutto osservano dalle finestre, guardando, commentando e scommettendo, interagendo, perciò, con le due protagoniste e dando vita, collettivamente a un grande e inconsueto spettacolo “teatrale”, di cui anche i personaggi dietro alle quinte sono parte integrante, come nelle Baruffe chiozzotte di Goldoni, che, per alcuni aspetti possono essere ricordate a proposito di questo film. Le Chiozzotte infatti hanno in comune con questa pellicola almeno tre elementi: la grottesca irrilevanza dell’accadimento all’origine dell’azione drammatica; la quinta delle case che celano al loro interno l’umanità “plebea” (secondo la definizione goldoniana), che non perde mai il contatto con l’azione scenica; la parlata vernacolare, frutto del serissimo studio linguistico che fu di Goldoni, ma che è anche di Emma Dante, altrettanto attenta all’uso di una lingua plausibile, in un ambiente, come in questo caso, sottoproletario. Il tono complessivo del lavoro di Emma Dante, però, è durissimo, lontano da qualsiasi forma di goldoniana bonarietà poiché la regista, insieme alle numerose suggestioni culturali del teatro classico, porta sullo schermo carne, sangue, dolore e lacerazioni, secondo la sua visione tragicamente sensuale della vita, espressa anche con il bellissimo colore della fotografia. Allo stesso modo, pur non mancando suggestioni della Giara pirandelliana nella rappresentazione paradossale e grottesca, siamo anche in questo caso abbastanza lontani dall’ amaro e rassegnato sorriso pirandelliano, sul quale prevale la necessità della scelta volontaristica, che tagli il nodo delle contraddizioni irrisolte. Opera colta, non facile, ma assolutamente da vedere e da meditare.
(di Angela Laugier)
Scritto il 06 ottobre 2013 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Una battuta da terza elementare del cittadino Vito Crimi sulla tenuta intestinale e prostatica del Cavaliere, digitata con ilari polpastrelli sul telefonino durante i lavori della Giunta impegnata a sancirne la decadenza da senatore, ha offerto il destro a don Schifani per chiedere (invano) il rinvio della votazione. Se applicassimo agli strateghi Cinquestelle la dietrologia che essi riservano al resto del mondo, dovremmo dedurre che Crimi l’abbia fatto apposta.
Qualora al voto della Giunta seguisse quello dell’aula, sarebbe più difficile per Grillo continuare a predicare l’omogeneità fra Pidielle e Pidimenoelle. Qualsiasi mossa di disturbo, anche la più becera (Berlusconi, alla prostata, ha avuto un cancro), può dunque servire a ritardare quel passaggio politico fondamentale.
Poiché la dietrologia è meglio lasciarla dentro i romanzi di Dan Brown, per la regressione infantile di Crimi si è propensi a cercare una spiegazione scientifica. Qualche virus di origine misteriosa aleggerebbe nei saloni del potere, attaccandosi alle pareti vellutate, da dove rilascerebbe i suoi miasmi ottundenti. Un libero cittadino piomba a Palazzo sulle ali dell’indignazione popolare, armato soltanto di sacro fuoco civile, e dopo qualche mese lo si può ritrovare intento a scrivere di peti e pannoloni. Ma alcuni crimologi, che da mesi ne studiano la non complessa personalità, avanzano l’ipotesi che stavolta il virus c’entri poco e Crimi abbia fatto tutto da solo.
Scritto il 05 ottobre 2013 alle 21:28 nella Politica | Permalink | Commenti (2)
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...a tanto ammonta, infatti, il tasso di presenza del senatore a sua insaputa Berlusconi in aula a Palazzo Madama. Una presenza (UNA) su 1403 sedute, pari allo 0,07128%. Finora nessun berlusclone aveva avvertito l'indispensabilità della presenza in aula del pregiudicato. Ora, improvvisamente, sembra che senza Berlusconi Senatore le Istituzioni (maiuscolo) non potranno più funzionare. Vulnus alla Democrazia?
No, vulnus al cervello delle bernini, biancofioresse, e santedeché. Tutto rigorosamente minuscolo, of course.
Tafanus
Scritto il 05 ottobre 2013 alle 12:55 nella Berlusconi, Politica, Satira | Permalink | Commenti (4)
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Votata in giunta la decadenza di Berlusconi - Liana Milella spiega cosa succederà nei prossimi giorni
Scritto il 05 ottobre 2013 alle 08:00 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (0)
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Questi sono i risultati quando si sceglie di mandare in Senato un ronzino (al secolo: un impiegatuccio del Tribunale di Brescia, di nome Vito Crimi), sulla base di qualche decina di click di parenti stretti e amici intimi... Chi nasce ronzino, non può morire purosangue. E'ì quello che è capitato a questo idiota, che rischia di mandare in malora (per ignoranza e "promadonnismo") la seduta di oggi della giunta per le elezioni, che ha votato per la decadenza del pregiudicato di Arcore. Questi i fatti, ripresi da Claudia Fusani su l'Unità:
Il Geniale Vito Crimi: "Silvio, non rilasciare peti"
Stavolta i Cinque Stelle stanno facendo un grosso favore a Silvio
Berlusconi. La seduta della giunta del Senato riunita dalle 11 in camera
di consiglio per votare la decadenza del Cavaliere da senatore, rischia
di essere annullata. Succede infatti che Rocco Crimi, l'ex capogruppo,
sta mandando messaggi dall'interno della camera di consiglio. In
apparenza nulla di relativo alla discussione in corso circa la
votazione. Ma le regole sono chiarissime: quando la Giunta è riunita in
camera di consiglio è tenuta alla massima e rigorosa riservatezza.
Significa che non ci possono essere contatti in alcuna forma con
l'esterno.
Nella fattispecie Crimi sta facendo della volgare ironia sul conto del
Cavaliere. Ha infatti messo in rete la foto di un poster affisso in
queste ore a Roma in cui si legge: "Odiato dai poteri forti, amato dalla
gente, cuore azzurro, Silvio non mollare!". Sotto, a titolo di
didascalia, Crimi scrive: "Ma vista l'età , il progressivo prolasso
delle pareti intestinali e l'ormai nota ipertrofia prostatica, il
cartello di cui sopra con "non mollare", non è che intende non
rilasciare peti e controlla l'incontinenza".
(...non c'è che dire... fine, la battuta. Fine, intelligente, e fatta da una delle tante ggiovani teste di cazzo che credono di essere esenti dall'invecchiamento... E dire che questo imbecille, per essere stato nominato primo capogruppo al Senato, all'interno del MòViMento a 5 Svastiche, doveva essere considerato una testa d'uovo, tanto che alla precedenti regionali era stato scelto come candidato Governatore della più importante regione italiana... NdR)
A parte la gratuita volgarità , la camera di consiglio della giunta,
quando è in camera di consiglio, è in tutto e per tutto come quella di
un tribunale o di una corte d'Assise. Significa che i membri della
giuria (in questo caso della giunta) non devono avere alcun tipo di
contatto con l'esterno. Il capogruppo del Pdl Renato Schifani è sceso in
sala stampa al Senato per chiedere al presidente della Giunta Dario
Stefàno e al presidente del Senato Pietro Grasso di sospendere i lavori
della giunta. Sarebbe una conseguenza clamorosa, ma fondata. I Cinque
stelle hanno studiato a fondo i regolamenti del Senato. Possibile siano
caduti in un autogol così clamoroso?
No, Claudia. Come è noto, i 5 Svastiche non studiano. Insegnano. A tutti, su qualsiasi argomento (dal nuclerare alla washball, dalle scie chimiche al signoraggio, dalle auto ad idrogeno ai pannelli solari, dalle discariche alle fogne. Dove spero che ritornino al più presto, con tutto il loro seguito di simpatizzanti e simpatizzati fascisti. Amen
Tafanus
P.S.: Visto che questo emerito imbecille ha scambiato la giunta per la Festa della Matricola, e che si permette di ironizzare sulla prostata e l'età altrui, voglio ricordare da dove arriva questo avanzo di meetup: eccolo, in tutto il suo splendore da strapaese, circondato - nel giorno delle nozze - dall'affetto di tutta la Famiglia Adams:
Vito Crimi e la Famiglia Adams
Scritto il 04 ottobre 2013 alle 19:08 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (60)
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Da Pannella al Cav. a Napolitano. Storia del ministro prof, studioso di de Gaulle. Mite, ma capace di esplosioni di fanatismo
(di Denise Pardo - l'Espresso)
Da Marco Pannella a Giorgio Napolitano, il salto è notevole per non parlare dell'altezza del rango raggiunto. Sarà forse quest'ultima vetta, l'ombra benevola e intoccabile del Colle più alto, ad aver fatto la differenza. E ad aver dato l'ardire a Gaetano Quagliariello, uomo che ardito non è, professore berlusconiano così abile da aver quasi smacchiato le tracce del berlusconismo, di fare i primi voli per quella che sarà la sua nuova terza o quarta via, in certe storie si finisce per perdere il conto.
Ministro per le Riforme costituzionali, in tasca le dimissioni, secondo i diktat del Cavaliere in crisi di governo, servizi sociali e incandidabilità, ma anche la dissidenza, Quagliariello, incoronato saggio il 30 marzo dal Capo dello Stato nella ristretta Commissione per le Riforme, un mese prima di conquistarsi un dicastero del governo Letta di larghe intese, l'ha detta grossa per i suoi parametri classici. Ha paragonato Forza Italia in mano agli odiati falchi a una possibile riedizione dell'estremista Lotta Continua del centro destra («se così sarà mi dedicherò a creare il Napoli Club Salario»). Ora, è vero che in politica tout casse, tout lasse come dicono i francesi di cui è devoto e studioso, ma certo è stato il segno che da colomba acclarata è pronta a librarsi verso altri lidi. Stavolta un volo più nobile rispetto a quelli che nel Palazzo venivano chiamati con l'affetto fraterno tipico dell'ambientino i salti del Quagliariello.
Aspetto crepuscolare e ragionevole e quindi capace di esplosioni di fanatismo, l'aria di un gran borghese della Magna Grecia, formazione e sarto, curriculum e scarpe, nato 53 anni fa a Napoli come il presidente, cresciuto e laureato a Bari, famiglia d'origine usa al potere, un padre rettore e presidente del Cnr, nonni zii e vari parenti notabili democristiani, Quagliariello è uomo senza truppe e senza scheletri. Solo qualche cadavere politico qua e là. Barone della Luiss, l'università di Confindustria, cattedra di Storia dei partiti politici, carriera accademica avviata come assistente del famoso professore Paolo Ungari che era ufficialmente Maestro Venerabile del Grande Oriente d'Italia, è ormai da un pezzo più organico al cortile di Palazzo Chigi che alla corte di Palazzo Grazioli. «Sono un liberale, un moderato», andava ripetendo di larga intesa in larga intesa, allontanando sempre più gli anni in cui faceva notte nell'anticamera dell'ufficio di Denis Verdini, con cui da tempo a malapena parla. Un rapporto accantonato da quando l'accesso al Cavaliere non ha avuto più bisogno di intermediari pur potenti pur amichevoli.
Gli va dato atto che è stato forse il primo a segnalare un filo di mal di pancia nei confronti della deriva ultrà del Pdl priva di affinità per lui, alfiere di un liberalismo da democrazia avanzata, che ama definirsi più un fine intellettuale che un politico puro e che se ai convegni non gli vengono riservati almeno quaranta minuti per quei tre quattro concetti che deve esprimere scatena tuoni e fulmini. Le sue biografie grondano elenchi di pubblicazioni, titoli, ponderose analisi storiche oltre che una notevole esibizione di opere su Charles de Gaulle e sul gollismo, persino tradotte da case editrici parigine. È il suo cavallo di battaglia preferito, il significativo indizio del suo percorso politico alla ricerca del generale Charles perduto, la speranza, evidentemente, di diventare prima o poi anche lui, Gaetano, un Georges Pompidou.
In gioventù, ad attirarlo è il partito Repubblicano ma è l'innamoramento di un momento. Poi ecco, l'abbraccio totale al Partito radicale sotto la fascinazione irresistibile del Marco Pannella dei tempi migliori. Le piazze e le manifestazioni, perfino l'arresto per qualche ora, insieme a Francesco Rutelli anche lui vice segretario nazionale: qualcosa di impensabile da immaginare vedendolo oggi, il doppiopetto gessato da circolo Italia di Napoli, l'eloquio consapevole da aula, universitaria e parlamentare.
E invece Quagliariello era uno da prima linea, anti clericale spinto, pronto a battersi per la liberalizzazione delle droghe e per il diritto all'aborto. Proprio lui che più di vent'anni dopo da ideologo della caotica corrente dei teo-con, composta da Magdi Allam, Giuliano Ferrara, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi, in quello che viene definito "scontro di civiltà"su temi etici, combatterà con violenza sorprendente la battaglia per la vita di Eluana Englaro. Il viso è deformato mentre urla «È stata ammazzata» e intende il Colle perché il capo dello Stato non si era speso, secondo lui, per il decreto legge. Al contrario, è gelido quando al tempo della crocifissione del "traditore" Gianfranco Fini sibila :«Non conta che la pensi come noi al 95 per cento, conta il 5 che rimane scoperto». È diventato un ateo devoto oltre che un berlusconiano assai flambé. Tecniche che quagliano negli anni.
Specialmente con Marcello Pera «la svolta della vita, prima di lui ero un tranquillo professore». Oddio proprio tranquillo forse no, piuttosto in attesa dell'occasione giusta. Fatto sta, prima diventa il suo consigliere culturale, poi fondano insieme Magna Carta, il think tank dove il simpatico corsivo "L'uovo di giornata" cattivissime invettive contro i nemici della Causa del cavaliere, secondo molti sono frutto della sua ispirazione. Il suo mentore è Pera, al tempo mandarino di fulgido potere, futuro presidente del Senato, papabile persino, si ipotizzava allora, per il Quirinale. Quagliariello diventa un Pera à-penser, il capo della sua pugnace milizia, non lo molla un attimo e, grazie ai suoi auspici, ammette sincero nella sua biografia, nel 2006 guadagna il primo seggio al Senato. La scalata è misurata ma inesorabile avvolta in una nuvola di zucchero filato culturale d'alto bordo. Quagliariello istruisce, spiega, insegna: «Non siamo nella Seconda Repubblica, ma al secondo tempo della Prima. Siamo come la Francia alle soglie della Quinta».
I professori si attraggono l'un l'altro, si sa. Dopo Pera, stella cadente abbandonata piano piano, diventa il deus ex machina di Magna Carta. Ma poi arriva il tempo del seduttore tecnico Mario Monti, neo salvatore della patria che oltrepassa anche i confini della suddetta. È un flirt non vera adorazione, dura più o meno un mesetto, il tempo di capire che il Cavaliere sta per mettere in scena l'ennesima resurrezione. E parte la ritirata. Un farfallone politico, lo accusano in quei giorni i falchi Pdl. Ma il giro o meglio la giravolta montiana lo avvicina al Colle. Lui è preparato, studioso, ma sa anche essere piacione e mostrare un inaspettato senso dell'umorismo, Napoli docet e chi se lo può dimenticare.
Nel pantheon di Quagliariello, il via vai è da Grand hotel. Le porte girevoli accompagnano l'entrata e l'uscita prima di Sandro Bondi, poi quella di Denis Verdini, l'uomo forte della macchina Pdl, creatore di un codice che sostituisce il manuale Cencelli. Diventerà il suo antagonista insieme a Raffaele Fitto che non apprezza affatto le incursioni nella sua terra di Puglia. Poco male, da vice capo gruppo vive in simbiosi con Maurizio Gasparri, Italo Bocchino, il Cavaliere lo apprezza e lui si è trasformato in un berlusconiano Magno. Ma alla Gianni Letta. La sua second life da professore gli porta finalmente in dote l'evangelizzazione dell'istituzionalità, la nomina quirinalizia che lo consacra saggio seguita dalla poltrona da ministro. Istituzionalmente testato può permettersi di ringhiare protettivo verso il Cavaliere «che la giunta per le elezioni non sia un plotone d'esecuzione». Poche settimane prima di essere firmatario del documento dei senatori che costituiscono il gruppo autonomo pronto a sostenere il governo Letta. «Il potere non si prende», diceva il generale de Gaulle, «si raccatta». Quagliariello, fine gollistologo, lo sa bene.
Scritto il 04 ottobre 2013 alle 10:42 | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 04 ottobre 2013 alle 00:01 | Permalink | Commenti (27)
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La senatrice Paola De Pin, transfuga del M5S, dice sì al governo Letta e denuncia di aver ricevuto minacce durante la sua permanenza nel Movimento (Fonte: Europa)
Mentre Silvio Berlusconi annuncia il voto favorevole alla fiducia al governo Letta in sala Garibaldi al senato esplode una fragorosa risata generale. I Cinquestelle presenti si lasciano sfuggire un commento acido: «Ora la De Pin voterà la fiducia con Berlusconi»...
Lei, senatrice transfuga, ha annunciato che voterà con gli altri quattro transfughi del Movimento per il sì e ora si trova nella situazione poco invidiabile di seguire il cavaliere nel sostegno all’esecutivo guidato da Letta.
E dire che aveva iniziato la giornata togliendosi un peso dalla coscienza. «Pur mantenendo le mie riserve sull’attuale governo mi vedo costretta a dare la fiducia. Andare per la quarta volta al voto con l’attuale sistema sarebbe una irresponsabilità senza precedenti» aveva detto in aula durante le dichiarazioni di voto.
Intanto dai banchi dei suoi ex colleghi erano cominciati a piovere insulti ma lei, tremante, è andata fino in fondo. «Più che salire sui tetti e insultare non hanno saputo fare». I suoi ex compagni di viaggio schiumano di rabbia e lei vibra il fendente al capo, ai vertici: «Con la scusa della fedeltà a un pezzo di carta hanno tradito gli elettori che chiedevano un cambiamento». Alla fine del suo intervento c’era stato un parapiglia scatenato dal collega Castaldi che aveva lasciato il posto per urlarle contro il suo sdegno: «Non esci di qui – le ha gridato – ti devi dimettere». Lei esplode a piangere.
Ero concentratissima. Avevo in mente questo discorso da tanto tempo. Ho visto solo alla fine Castaldi che si avvicinava per urlarmi: «Vattene a casa».
Qualcuno ha parlato di minacce di morte.
No, nessuna minaccia di morte in aula. non ho neanche visto i miei colleghi. Io ho visto solo lui.
Vecchie ruggini?
Mai avuto problemi con lui in passato.
Eppure, senatrice, lei di problemi in passato ne ha avuti con la sua base.
È vero. Non ne ho mai parlato e oggi ho “sbroccato”.
Perché non l’ha mai fatto?
Per paura. Come succede a molti nel Movimento.
Vuole parlarne ora?
Ho ricevuto email di insulti, telefonate. Io non sono un politico navigato. Temo anche per la mia famiglia.
Email anonime?
No no, anzi, si firmano.
Da parte di chi?
Arrivano dai ragazzi del meet up. Mi scrivono: «Verremo sotto casa»
Da quando ha lasciato il gruppo?
No, da prima.
E non ha mai pensato di denunciare la cosa?
No. Per ora ho solo querelato Borrelli (di questo si era già parlato nei mesi scorsi ndr), un ex consigliere di Treviso del M5s. Ma non so come andrà a finire perché non ho registrato le telefonate. Mi diceva di allinearmi o mi avrebbe preso a calci.
E ora che farà?
Ora appoggerò il governo.
Pensa che altri del M5S lo faranno in futuro?
No, hanno troppa paura.
P.S.: Questa storia vi ricorda qualcosa o qualcuno? Magari ai più datati lettori del Tafanus si... Per esempio all'epoca della raccolta di firme di Grillo per l'inguardabile "legge di iniziativa popolare", quando il Tafanus aveva denunciato la balla della raccolta di 2100 firme a Carate Brianza, ad un "tavolino" mai esistito...
La storia l'avevo raccontata sul vecchio "Tafanus", su piattaforma kataweb rasa al suolo dalla mattina alla sera. Ed era la storia di coglioni grillini del locale meetup (costituito TRE GIORNI DOPO la mitica raccolta di firme su tavolini inesistenti). Le emails più gentili che ho ricevuto contenevano minacce di stampo mafioso, tipo "sappiamo dove abiti, sappiamo a che ora esce di casa tua figlia per andare e lavorare"...
Tafanus
Scritto il 03 ottobre 2013 alle 14:44 | Permalink | Commenti (10)
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"La mia lista arriverà all'8 per cento e anche di più in Lazio e in Lombardia, perché la gente è stufa di questa situazione" (Giuliano Ferrara, leader di Aborto No Grazie, Corriere della sera, 14 febbraio 2008)
"Le mie liste prenderanno il 6-7 per cento in tutte le regioni in cui ci presenteremo" (Giuliano Ferrara, "In mezz'ora", Rai3, 17 febbraio 2008).
"Abbiamo tra il 4 e il 6 per cento" (Giuliano Ferrara, Il Giornale, 28 febbraio 2008)
"I sondaggi mi danno allo 0,5 per cento? Sbagliano. Raccoglierò non meno del 4,5% dei consensi, puntando sul voto di passione" (Giuliano Ferrara, Corriere. it, 28 marzo 2008)
"Trenta deputati, per un totale di 2 milioni di voti. Questo è il risultato che conta di raggiungere Giuliano Ferrara alle elezioni politiche con la sua lista 'Aborto No Grazie" (Libero, 13 aprile 2008)
(Marco Travaglio - Repubblica)
Per la cronaca, Giuliano Ferrara ed i suoi sodali, improvvisati difensori dello spermatozoo, hanno preso la bellezza dello 0,38% dei suffragi. Praticamente il voto di Giuliano (che vale doppio), quello dell'Anselma, quello di Vincino, e quello di un non ancora identificato fattorino del "Foglio"
Scritto il 19 aprile 2008 alle 15:30 nella Politica, Satira | Permalink
Scritto il 03 ottobre 2013 alle 14:32 | Permalink | Commenti (4)
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Un barcone carico di immigrati è naufragato lungo le coste di Lampedusa nella zona dell'Isola dei Conigli. Sono già 62 i cadaveri recuperati dai soccorritori e tra questi c'è quello di una donna incinta e due bambini. Finora sono state tratte in salvo 141 persone, mentre le operazioni continuano e impegnano Guardia costiera, Guardia di finanza e carabinieri.
«Ho chiesto ai soccorritori di descrivermi la situazione, mi hanno
risposto che il mare è pieno di morti», riferisce il sindaco di
Lampedusa, Giusi Nicolini, che sta seguendo le operazioni di soccorso
dopo il naufragio.
Un incendio divampato a bordo del barcone carico di immigrati sarebbe la
causa del tragico naufragio. Lo riferiscono i superstiti, che
raccontano di un falò acceso da alcuni dei passeggeri quando
l'imbarcazione era in prossimità della costa dell'Isola dei Conigli, con
l'intento di farsi avvistare e soccorrere. Le fiamme incontrollate si
sono però propagate e sul natante è divampato un rogo nel panico
generale, che ha spinto tutti a gettarsi in mare. Sulla barca c'erano
circa 500 persone, sempre secondo le testimonianze dei sopravvissuti.
Sono circa 141 le persone recuperate in mare dai soccorritori. Poche ore
prima del tragico naufragio in cui si contano una trentina di morti, un
altro barcone carico di immigrati era approdato a Lampedusa. Lo scafo,
con a bordo 463 persone, era giunto nella notte.
La nuova tragedia degli immigrati questa mattina a Lampedusa segue di
soli quattro giorni quella di Scicli (Ragusa) dove lunedì mattina sulla
spiaggia di Sampieri erano annegati 13 eritrei nelle secche a pochi
metri dalla riva dove si era arenato il loro barcone. Per quello sbarco
sono stati arrestati 7 scafisti, 5 siriani e due egiziani, accusati di
aver frustato i migranti per farli saltare in mare (Fonte: l'Unità)
Ora che Enrico Letta ha raggiunto il risultato di prolungare gli abituali "18 mesi" di sopravvivenza. si decida ad affrontare, una volta per tutte, alcune priorità assolute:
Letta ricordi che l'Italia ha bisogno dell'Europa, ma anche il reciproco è vero. Abbiamo sentito paesetti con tessuti economici e industriali che pesano un decimo di quelli italiani fare la voce grossa. Letta non cerchi più applausi, e non vada più a fare il bacio della pantofola alla Merkel, ma - forte della fiducia ottenuta - rinegozi dalla A alla Z gli incredibili, inaccettabili vincoli-capestro che Berlusconi - ma anche Monti, hanno accettato che fossero posti all'Italia.
Scritto il 03 ottobre 2013 alle 12:01 | Permalink | Commenti (9)
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Scritto il 02 ottobre 2013 alle 23:47 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (12)
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Ricordate questa foto? Correva l'anno 2006, e il caimano, ancora vivo, con grande ésprit de finesse dichiarò che solo dei coglioni potevano votare per i komunisti. Con grande prontezza di spirito un bel gruppo di giovani italiani, ricercatori al MIT di Boston, ci aveva inviato questa foto di gruppo, per mezzo della quale rivendicavano orgogliosamente la loro qualità di coglioni.
Oggi che il caimano si è umanamente e politicamente suicidato (era ora!) rivendico il diritto, per par condicio, di affermare con forza che i coglioni veri sono quegli otto milioni di italiani che, che dopo un ventennio di prove inconfutabili della coglioneria di Berlusconi, ancora quest'anno gli hanno dato un voto, sempre in attesa fiduciosa del Nuovo Miracolo Italiano. Osservatelo, questo morto che non vuole ancora capire di essere morto, accolto in puro stile Raphael all'uscita dal Senato...
...profumo di Raphael...
Quest'uomo ormai è fuori di testa, e in un qualsiasi paese civile sarebbe fuori dai giochi. Invece continua a fare impunemente del male a se stesso e alle persone perbene, fra gli applausi di amazzoni, pitonesse, cagnolini da lecco e altre bestie di questo genere.
Pensiamo alla miseria dei c.s. "falchi", che fino a stanotte giuravano, in obbedienza al Kapo, che l'unica cosa intelligente da fare era sfiduciare Letta, e stammattina (contrordine, kamerati!) sono stati costretti a passare sotto le forche caudine del voto nominale, pronunciare un si a denti stretti, messi alla gogna, e poi fuggire dai fotografi e dai giornalisti, o inventarsi delle scuse patetiche, alla Gasparri, per spiegare che ciò che stanotte era sbagliato, stamattina era intelligente e giusto. Pensate a Sallusti, che aveva fatto lo "sgub" di annunciare ieri sera in TV che "alea iacta est", e stamattina costretto a rifare la prima del suo giornaletto di partito. Pensate allo spiazzamento del poveri Littorio Feltri, e siate pietosi...
Perchè questa strambata di 180 gradi? Due le ipotesi possibili:
Patetici i falchi di ieri (in primis il portinaio Sandro Bondi, il più arrabbiato di tutti) che oggi, alla chiama, erano assenti. Il povero badante non se l'è sentita né di sottoporsi alla gogna e sussurrare un timido si, dopo aver urlato per giorni un eroico NO. Nè di disobbedire agli ultimi ordini di servizio del padrone, e di mantenere il punto votando no. Stessa cosa per il maggiordomo Nitto Palma.
Ora rimane da risolvere il problema degli otto milioni di coglioni (non di baionette): continueranno sempre, nel loro immaginario, a mettere addosso al pregiudicato di Arcore il vestitino da carnevale di Superman, o lo vedranno comìè nella realtà? Un morto che cammina, e che spera di reincarnarsi nella botulinata erede?
Scritto il 02 ottobre 2013 alle 17:42 nella Berlusconi, Politica | Permalink | Commenti (21)
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Paola De Pin
Sale la tensione in Senato dopo il discorso di Enrico Letta. E quando Paola De Pin, uno dei quattro senatori "transfughi" del Movimento Cinque Stelle, ora nel Gruppo Misto, dichiara di votare la fiducia al governo in aula scoppia la bagarre. La senatrice viene addirittura minacciata da un suo ex compagno di partito. Lo scrive su Twitter Stefano Esposito: "Senatore grillino minaccia in aula la senatrice De Pin uscita da M5S dicendole ti aspettiamo fuori, questo è squadrismo mafioso".
"Pur
mantenendo le mie riserve sull'attuale governo mi vedo costretta a dare
la fiducia", annuncia la De Pin visibilmente emozionata ma lungamente
applaudita a fine discorso. "Andare per la quarta volta al voto con
l'attuale sistema sarebbe una irresponsabilità senza precedenti",
continua, attaccando "i vertici" del movimento di Grillo, che "con la
scusa della fedeltà a un pezzo di carta hanno tradito gli elettori che
chiedevano un cambiamento". A questo punto dai banchi i senatori M5S
insorgono e partono epiteti contro la senatrice: le urlano "venduta".
L'ex grillina mantiene la calma, ma il tremolio delle sue mani mentre
legge la dichiarazione tradisce un forte nervosismo.
Appena
finito il discorso, un senatore M5S (dovrebbe trattarsi di Castaldi,
secondo quanto twitta Lorenzo Battista) si avvia verso il banco dove
siede De Pin, protetta dai senatori del Pd, per contestarla: è
necessario l'intervento dei commessi mentre il presidente Piero Grasso
stigmatizza il fatto, annunciando che sarà posto all'attenzione dei
questori. "All'ordine qui ci penso io", dice Grasso e lamenta il fatto
che il 31 luglio "quando senatori del Pd mi contrastarono nessuno chiese
l'intervento della presidenza".
Le minacce vengono condannate
dagli altri esponenti del M5S. Su Facebook il sentatore pentastellato
Francesco Campanella scrive: "Paola De Pin ha definitivamente consumato
il proprio distacco dal M5S. Ogni critica politica è legittima ma, sia
chiaro, non è ammissibile nessuna violenza, anche solo verbale".
Ben venga il tentativo di "lavacro" della stronzata da parte di tale Francesco Campanella (chi era costui?). Ma di fronte a un fatto di squadrismo di questa portata, la solidarietà di una mosca bianca - che rappresenta lo 0,6% del partito (pardon... del MçViMento) non basta. Smetteremo di definire questa ammucchiata di ignoranti e di violenti disutili "fascisti", quando loro smetteranno di comportarsi da fascisti. I "cittadini" Grillo & Casaleggio non hanno niente da dire?. Le parole non bastano. Caccino a calci in culo lo squadrista in questione, o si caccino essi stessi a calci in culo. Tertium non datur.
Quanto più si grida, in politica, tanto più poi è inevitabile condizione per restare sui banchetti di Hide Park quella di far segiuire i comportamenti ai proclami. Tafanus
Scritto il 02 ottobre 2013 alle 12:19 nella Politica | Permalink | Commenti (40)
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Scritto il 01 ottobre 2013 alle 23:54 | Permalink | Commenti (27)
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ANCHE I VERMI, NEL LORO PICCOLO, SI INCAZZANO - Giovanardi: "Faremo nuovo gruppo. Abbiamo i numeri, gli
scissionisti sono loro" - Una
girandola di incontri politici in un'altra giornata tesissima alla
vigilia del discorso di Enrico Letta alle Camere. Fino a quando, nel
pomeriggio, il senatore 'dissidente' del Pdl Carlo Giovanardi esce allo
scoperto: "Alfano ha i numeri per formare un nuovo gruppo, siamo anche
più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo.
Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è
degli altri".
VECCHIA FORZA ITALIA, NUOVA FORZA ITALIA, NUOVA ITALIA - Ci sarebbe addirittura il nome del nuovo soggetto
politico, che dovrebbe chiamarsi "Nuova Italia". Giovanardi è chiaro:
non si tratta di una semplice 'fronda': "Scissionisti - puntualizza
l'esponente cattolico - sono quelli che si pongono fuori dalla linea del
partito, escono dai gruppi e vogliono fondare Forza Italia, non chi rimane fermo sulle nostre posizioni fondatrici".
IL RUGGITO DEL CONIGLIO - Chiamato in causa, Alfano lancia un ultimatum prima della inevitabile scissione: "Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti".
- I ministri del Pdl ritirano le dimissioni. Le parole di Angelino Alfano suonano come un'ultima chiamata e i falchi, per bocca di Sandro Bondi, gli replicano senza giri di parole: "Voteremo la fiducia solo se lo chiede il Cavaliere".
DINASTIA BERLUSCONI: DAL PLASTICONE ALLA PLASTICONA - Berlusconi fa pressing sui dissidenti e rilancia la candidatura di Marina alla guida di Forza Italia (dopo il Capostipite, ci toccherà sorbirci tutta la Famiglia Adams?)
I falchi rilanciano Marina.
La risposta dei "falchi" del centrodestra non tarda ad arrivare. E
rilancia la candidatura di Marina Berlusconi alla guida della rinata
Forza Italia. Fonti del Pdl riferiscono che la primogenita del
Cavaliere avrebbe manifestato in queste ore tutta la sua rabbia e
indignazione nei confronti di quella parte del Pdl pronta a girare le
spalle all'ex premier e votare la fiducia al governo Letta. Le stesse
fonti riferiscono che l'epiteto utilizzato da Marina Berlusconi per
definire i pidiellini pronti alla scissione è di 'traditori'.
IL PREZZEMOLINO DI FRIGNANO - Intanto, sulla strada del Letta bis, arriva anche il chiarimento tra
Enrico Letta e Matteo Renzi, avvenuto sempre oggi durante un pranzo a
Palazzo Chigi. Ciò che è emerso dal colloquio è la necessità, condivisa,
di "mettere il bene del Paese al di sopra di tutto". Così il sindaco di
Firenze scrive infatti su Facebook: "Ho
detto oggi al premier Letta che da sindaco, da militante democratico
ma soprattutto da cittadino spero che prevalga l'interesse del Paese. E
continuo a fare il tifo per un Governo solido che faccia bene per le
famiglie, per le imprese, per l'Italia. Tutto il resto lo lascio ai
professionisti della chiacchiera..." (...esticatzi... chi saranno mai i professionisti della chiacchiera? NdR)
Il premier ha
dunque ottenuto dal sindaco di Firenze il via libera al tentativo di
formare un governo con l'appoggio dei dissidenti del Pdl (...eh no, caro Letta... Perchè consultare solo il sindaco di Firenze, e non quello di Brugherio, di Catanzaro e di Pessano con Bornago? E perchè solo il candidato-a-tutto Renzi, e non anche Cuperlo, Civati e il mio zio di Casalpusterlengo? NdR)
CHI CI HA GUADAGNATO, COL "BALLO DELLA BORSA"? - Problema: se uno (prendiamo un insider a caso), avesse evenduo venerdì, allo scoperto, una cinquantina di milioni di euri di titoli Mediaset a 100, si fosse ricoperto lunedì pomeriggio comprando a 95,6, e poi avesse comprato altrettanti milioncini (più il guadagno del venerdì sera) a 96,6 per rivendere questo pomeriggio a 106,6, cosa avrebbe guadagnato? Mi dice l'esperta di problemi sulla vasca da bagno, la portata del rubinetto, e la capacità dello scarico, che si tratta di circa seo milioncini in un paio di giorni feriali. Ma naturalmente bè solo un caso di scuola...
IL "VERTICE" - Cronaca di una giornata convulsa.
Gli eventi si susseguono a una velocità impressionante. Berlusconi
convoca di buon mattino un vertice ristrettissimo a Palazzo Grazioli. Il
premier sale al Colle per un colloquio con Napolitano, poi a pranzo
riceve il sindaco di Firenze Matteo Renzi e subito dopo lo zio Gianni
Letta, esponente Pdl. Nel pomeriggio anche Alfano va a Palazzo Chigi,
seguito dai ministri dimissionari Gaetano Quagliariello, Beatrice
Lorenzin e Nunzia De Girolamo. Nel Pdl-Forza Italia si continua a
litigare e soffiano venti di scissione.
(...oddio no!... leggere la definizione di "vertice" del Sabatini-Coletti, e poi immaginare Berlusconi e Renzi, lo Zio Gianni e la brunetta, Verdini, Alfano e Quagliriello, la Lorenzin, la Santanché e la Nunzia di Girolamo... Non potendo buttare nel cesso questi personaggi "di vertice", ho buttato nel cesso il Sabatini-Coletti. NdR)
3estens. Riunione delle massime autorità di organizzazioni, enti, partiti, gruppi, aziende ecc. SIN: summit
(Dal dizionario Sabatini Coletti)
Il vicepremier ha insistito perché si ascolti
quello che Letta dirà in merito a giustizia, economia, riforme e
amnistia. E ha riferito che gli ex ministri, pur avendo rassegnato le
dimissioni, sono contrari alla crisi e non garantiscono il voto di
sfiducia. Posizione ribadita da Maurizio Lupi,
ministro Pdl dimissionario ma con molte perplessità: "Io sono sempre
ottimista, molto ottimista", ha risposto ai giornalisti che gli hanno
chiesto se il governo domani ce la farà a superare la crisi. Lo stesso
Lupi, tra l'altro, prende parte in qualità di ministro dei Trasporti
ancora in carica ma dimissionario, al tavolo di palazzo Chigi su
Alitalia con azienda, banche e Adr. Una mossa considerata negli ambienti
politici del centrosinistra un "chiaro segnale" di dissenso nei
confronti della linea del capo.
Letta al Quirinale.
Mentre i berlusconiani discutono, il presidente Giorgio Napolitano
riceve al Quirinale il premier Enrico Letta e il ministro per i Rapporti
con il Parlamento Enrico Franceschini. E' l'altro versante di questa
crisi: premier e presidente che analizzano la situazione alla luce di
quello che ieri Berlusconi ha detto ai suoi parlamentari, vale a dire
l'idea di dare al governo una settimana di tempo per rimediare
all'aumento dell'Iva e poi passare la legge di stabilità. Quindi
scioglimento e le urne. (...una settimana??? Rivotare col Porcellum??? e mandarli affanculo senza neanche discuterem, no??? NdR)
SANTANCHE: "OFFRO LA MIA TESTA" - Pur
di evitare la scissione interna Daniela Santanché, consigliera
privilegiata del Cavaliere, a un certo punto annuncia: "Mi risulta che
il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per
mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia - scrive in una nota - Detto che
ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei
nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e
pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario
Alfano, su un vassoio d'argento, perchè l'unica cosa che mi interessa
per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non
ci finisca quella del presidente Berlusconi".
NOOOOO!!!!!!!!!! La testa della Santanché NOOOO!!!!!!!
TENIAMO FAMIGLIA - Fiducia al governo dagli ex M5S.
Anche i quattro senatori fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle e
passati al gruppo Misto annunciano che confermeranno la fiducia
all'attuale esecutivo. Lo dice la senatrice Adele Gambaro ai microfoni
di Sky tg24, parlando a nome anche di Fabiola Anitori, Paola De Pin e
Marino Germano Mastrangeli.: "A noi interessava che nel programma di
questo governo ci fosse qualche nostro punto programmatico". Ora mi
sembra che ci sia, ad esempio, "la riforma della legge elettorale e quindi dovremmo dare la fiducia".
M5S, mozione di sfiducia.
Il movimento 5 stelle, invece, sta valutando la possibilità di mettere a
punto una mozione di sfiducia al governo nel caso in cui domani non ci
dovesse essere un voto del Senato sulle comunicazioni del presidente
Enrico Letta. Anche la Lega ha fatto lo stesso, per mano di Roberto
Calderoli.
Scritto il 01 ottobre 2013 alle 20:04 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (5)
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Evvai! E’ iniziata l’ennesima retromarcia, complicata stavolta da quell’‘irrevocabili’ aggiunto alla parola ‘dimissioni’ da parte dei 5 Ministri PDL, che ho la vaga impressione abbiano perfidamente aggiunto i dimissionari stessi, per sbatterle sul tavolo del Premier in modo che il loro Capo senta bene quanto poco volentieri le diano .
Eh sì, stavolta si mette davvero male. Già ci aveva pensato Lettino a metterlo all’angolo facendogli saltare IMU ed IVA (il ragazzo è in gamba, caro Silvio) rimettendogli in mano un cerino ormai fattosi cortissimo e scottante, mancava solo l’ammutinamento dei Ministri.
“E mò sò cazzi” avrebbe detto con schietta eleganza Er Monnezza di Tomas Milian. Intorno a Silvio, al solito, si sono schierate le badanti Santanchè, Gelmini, Biancofiore, Bondi (quello che aspetta trepidante i matrimoni gay per poter finalmente chiedere la mano dell’adorato Silvio) e volteggia sinistro il falco Verdini, che anche lui ha dei conti in sospeso con la Giustizia, ma perfino Brunetta, da qualche giorno, è abbacchiato ed ha abbassato di diverse tacche il volume della sua ben nota aggressività da telecamera.
Patetica anche la Ghisleri, in collegamento con Vespa, curiosamente non ci dice i sondaggi politici, bensì tira fuori il tipo di sondaggio più scemo, che è quello di chiedere agli Italiani di fare i politologi e dirci secondo loro come la pensano gli Italiani! E’ evidente che i sondaggi serii non dicono niente di buono per il suo principale cliente SB e non sarebbe carino da parte sua andarlo a spiattellare in televisione. La tragicommedia continua.
Scritto il 01 ottobre 2013 alle 12:59 nella Berlusconi, Media , Politica | Permalink | Commenti (9)
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Scritto il 01 ottobre 2013 alle 00:43 | Permalink | Commenti (13)
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