Cronaca e teoria, teoria e cronaca. Gli orizzonti di Grillo - se saranno anche del M5S lo vedremo - si chiariscono in un dato di cronaca, segno dei tempi. Usciamo da un'era geopolitica in cui la disposizione sul campo di partiti e movimenti era legata ad una massa di saperi vecchi e nuovi, ad una elaborazione collettiva intellettualmente faticosa, ad una o più analisi della realtà. Grillo, con Berlusconi, crea invece sul campo e passo dopo passo i propri orizzonti: con lui non decade banalmente la modellistica (l'idea di una società organizzata in questo o in quel modo), decade il pensiero, decade la proiezione del pensiero, e non è poco, per far posto alla pulsionalità della «pancia», alla
soggettività della «pancia del popolo» che il Movimento deve rappresentare, interpretare, anticipare in uno slancio iper-romantico che abbassa il centro di gravità delle cose dal vecchio «cuore» all'intestino, vissuto con passione militante, decisamente anti-illuminista.
LA VIA TELEVISIVA - È la via televisiva della politica, lo si ammetterà senza cedere le armi, e Grillo la rilancia in quell'ampia trascrizione della seduta che un paio di giorni fa ha messo assieme il Megafono e i suoi parlamentari e di cui ha riferito “Il Fatto”. Nel corso di questo meeting, Grillo ha - o avrebbe detto - «Se andiamo a sinistra siamo rovinati». Non è forse tenero in questa dichiarazione così appesa ad un modesto, doloroso, aggiornamento ragionieristico della rotta da seguire? Quasi un fuori-onda pescato in casa da «Amici», uno di quei laboratori «madre» in cui si confezionano la teoria del percorso e insieme si celebrano i soli «dei» dotati di «pronta cassa»: la Furbizia, l'Opportunità, l'agilità nell'avvertire il profumo dei tempi, l'orientamento delle relazioni di potere, la palestra in cui si allena la divina Immobilità del potere. Grillo ha detto ai suoi che se vanno a sinistra sono rovinati.
Era quello che volevano sentirsi dire, dopo che con uno scatto di reni davvero interessante i senatori Cinque Stelle avevano promosso la mozione contro il reato di clandestinità e lui li aveva fatti a pezzi? Dubitiamo: una pacca sulla spalla e una raccomandazione di questo genere non possono ricucire lo strappo, anzi. Il leader padrone si è giustificato; ha raccontato di un sondaggio - di cui nessuno sapeva nulla - che avrebbe avvisato: il 75% dei votanti grillini vuole il reato di clandestinità. Perfetto: questo sì che si chiama dare pane al pane e vino al vino. NChe senso ha parlare di target di civiltà se la pancia degli elettori spinge in direzione opposta e contraria? Non si rischia nulla, è l'addome che detta la linea, grazie, e la linea è solo quella che ti garantisce di vincere. Corretto, Grillo: ma è indecente protestare se poi ti si accosta a Bossi e a Berlusconi, non c'è tendenziosità in questa sintesi storica che mette assieme i «cadaveri putrefatti» e l'anatomo-patologo che vuole liberarsene prima che sia troppo tardi. Almeno, ora si comprende la stitichezza di Grillo in materia di «ius soli», al quale, pure, nella stessa riunione concede qualche chance opportunamente «palettata», ma dopo lunghi silenzi e anche brusche virate di sapore leghista.
Ed ecco a cosa gli serve dichiararsi né di destra né di sinistra: è, nei suoi calcoli, indispensabile per stare a destra senza giocarsi troppo rapidamente i sostenitori di sinistra; anche se ora sembra disposto a liberarsene perché deve aver intravvisto fantastici giacimenti di destra sui quali vuole mettere le mani. Del resto, non ti puoi inventare un centro miracoloso che non collimi con la astuzie di un gioco politico centrista ben più grande e dotato di te. Grillo è poco, questo il danno; ragiona usando, così come facciamo tutti, con quel poco che abbiamo raccolto tra scuola e strada, ma nessuno di noi dispone del suo potere.
Non si accorge, ad esempio, che quel «poco» urla vendetta anche di fronte ai suoi parlamentari ai quali spiega, ed è pazzesco non si accorga della propria pochezza, che «l'impeachment di Napolitano - che ha issato sulle sue picche più alte, ndr - è una finzione politica. Non possiamo dire che ha tradito la Costituzione, però....».
Bravo, Grillo, ora anche i suoi sanno di che pasta è fatto il Megafono.
Toni Jop
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L’involuzione mentale di Beppe Grillo (Luigi Cancrini - Psichiatra e Psicoterapeuta)
Ieri il presidente della Repubblica ha convocato al Quirinale Grillo e Lega per accelerare l’iter di una nuova legge elettorale condivisa da un ampio schieramento di forze politiche. Non solo Grillo ha rifiutato l’incontro ma ha anche pronunciato parole offensive contro Napolitano di cui ora chiede l’impeachment.
La richiesta di impeachment per Napolitano è la prova del nove di una involuzione (senile? il presidente ha più anni di lui ma esistono anche forma precoci di indebolimento della mente) del pensiero, non solo politico, di Beppe Grillo nel momento in cui le sue argomentazioni, urlate ma tremendamente deboli, ed i suoi atteggiamenti, solenni ma ampiamente oltre la soglia del ridicolo, destano perplessità anche in chi fino a ieri era disposto ad esaltarne l’originalità e la spregiudicatezza. L’idea, dal punto di vista clinico, è quella di una perdita progressiva, da parte dell’uomo prima che del leader politico, del contatto con la realtà.
Con un rimpianto forte per quanto di buono il movimento da lui inventato e guidato avrebbe potuto fare (e in parte ha fatto portando in Parlamento gente davvero nuova) se lui avesse capito che rinnovare non è distruggere e che il rispetto per chi la pensa diverso da te è sempre fondamentale, nella vita e in democrazia. Riusciranno ora i 5 stelle a correggere la deriva intellettuale, morale ed umana del loro fondatore prima che le urne rimandino a casa loro invece dei «vecchi» politici? Le elezioni di Trento e Bolzano hanno riportato al 3-4% il 20% raggiunto neppure un anno fa dai loro elettori, e sta proprio nella risposta a questo quesito, forse, il futuro di un movimento che ha bisogno di loro molto più che delle mosse di un leader sempre meno credibile.
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