Sabato sera, mentre stiravo, ho acceso la tv e ho trovato la diretta della farsa del Pdl che ritorna FI con il delinquente che pontifica e alla fine fa finta anche di svenire per dare un tocco thrilleresco con partecipazione del veteriano che adduce rhum per dare «corpo» visibile alla sceneggiata del dolore. Ci siamo abituati al marchiapone. Quando il delinquente corrotto, finto emozionato, ha detto di non dire che il figlioccio (nel senso mafioso) Al Fano è un traditore perché è «uno dei nostri gruppi», mi si è spalancata la visione come fossi a Lourdes e ho capito. Ho capito che la farsa era avanspettacolo ed era stato tutto studiato a tavolino come da copione, magari al Quirinale. Ecco la scena da cui si potrebbe trarre la trama di un film da Cetto La Qualunque VII.
Napolitano vuole che il governo vada avanti. Serve Letta Nipote, campione d’immobilismo (sta fermo anche quando dice che sta agganciando la ripresa), Berlusconi non può più stare al governo senza perdere la faccia, ma nemmeno lui vuole che cada il governo Letta, nipote di ziuccio. Se dovesse cadere dove lo trova un altro governo così ricattabile come questo? (vedi Ici, Imu, Tuc, Cancellieri, ecc.). Come fare? Basta trovare la quadra.
Tutti d’accordo, mentre sorseggiano una grolla di grappa alla puttanesca, decidono la strategia vincente, quella che permetterà di salvare i cavoli di Berlusconi, le capre del Quirinale, l’immobilismo del governo e anche il semestre bianco della Ue che spetta all’Italia. Prendete carta e penna e scrivete perché la strategia è un metodo che può venirvi bene a casa, con la moglie, con il marito, con i figli, con l’amante, sul lavoro, ecc. ecc.
All’unanimità Quirinale, Governo, Pdl-FI, Pd, Berlusconi, Letta, Al Fano ed ecclesiastici in servizio permanente decidono per scelta oculata e pensata:
- Berlusconi si dimette dal governo, così può stare all’opposizione e cominciare la campagna elettorale europea e nazionale e continuare a dare degli «assassini» al Pd che incassa e ringrazia.
- Al Fano è ben felice di immolarsi per il padrone a cui ha «dato tutto», più della vita e quindi accetta di fare la finta scissione, restando, infatti, fedele al capo che difenderà al governo con le unghie e con i denti, e lotterà contro la decadenza del ladro delinquente, cioè sta al governo per conto di B. contro il Pd.
- Letta può stare al governo, a patto che non faccia nulla, eccetto che aumentare i premi di produzione per i dirigenti di Palazzo Chigi con cifre astronomiche; ma non era quello che doveva tagliare gli sprechi e tutta quella roba lì? Dà dei bonus a chi deve fare il proprio dovere per fare il proprio dovere: è il massimo della democristianità berlusconista.
- Il re Giorgio II, il Monitore da Gazzetta Ufficiale, può portare avanti il suo disegno incostituzionale e ormai fuori di ogni grazia di Dio, di riforma della Costituzione con il grande spirito delle grandi e larghe praterie, Quagliarelloquaglia, fottendosene ormai di tutto perché a 90 anni è al di là e al di qua della Costituzione come del Bene e del Male e meno male che trova il tempo per monitare i cattivi che trattano male le donne o le uccidono. Signore, a tutto c’è un limite!
- Il Pd tira un sospiro di sollievo perché così può portare avanti l’avanspettacolo delle finte primarie, perché lo sanno tutti che la maggior parte delle tessere o sono di morti, o sono di vivi morti o sono di morti che non riescono proprio a vivere, o sono di delinquenti e mafiosi che sono la vera anima del Pd post Prodi. Il quale Prodi, l’unico onesto che hanno segato con gusto e determinazione, anzi con goduria, con la sua scelta di non prendere la tessera e di non andare a votare alle primarie, ha posto la croce di requiem sul partito che non c’è. Il Pd è un fantasma a servizio permanente ed effettivo di Berlusconi Silvio, sempre pronto col cappello in mano e sempre adeguato al ricatto. Prodi era troppo pulito per i loro zozzi gusti.
In questo modo facendo finta che vi sia stata una scissione nel Pdl, drammatizzata in tutte le tv che presentavano Al Fano come uno Statista, tipo Mandela, novello De Gaspari, non solo sono tutti salvi, ma si salva anche Berlusconi che così ha tempo ed energie, medico al seguito, per prepararsi a farli morire tutti. E’ il grande inganno del 2013, la tredicesima, quattordicesima e quindicesima messe insieme.
No, non riusciranno a succhiarmi un’oncia di cervello e mi difenderò con ogni mezzo dalle loro trame di illegali, immorali, indecenti, incostituzionali, antidemocratici. Hanno fatto una cosa illegale, simile a chi si separa per finta per intestarsi anche la seconda casa come prima. Molti oggi divorziano, senza divorziare, per motivi fiscali e patrimoniali. Non avrei mai immaginato che potesse farlo un presidente della repubblica che ripudio, un presidente del consiglio dei ministri, che ripudio e i loro compari delinquenti, compagni di delinquenti, mafiosi e cattolici.
IL RETROSCENA - Entrando un po’ dentro gli eventi, scopro che i fautori della finta «scissione» da Berlusconi sono quasi tutti «cattolici», con qualche escrescenza di contorno: Cicchitto (P2), Saccomanni, cattolico perché già socialista craxiano. Al Fano, Formigoni, Lupi, Mauro, Lorenzin, Di Girolamo, Giovanardi (ah! Beato chi ha un Giovanardi tra le costole, non avrà mai mal di schiena), et similia. O meglio, costoro dicono di essere «cattolici», ma non lo sono. Come può essere cattolico un Formigoni o peggio uno Schifani che è ancora indagato per Mafia? Beh, mi direte che mafia e religione sono sempre andati a braccetto. Ed è vero! Non basterà un Francesco anche papa a salvare il grano dal loglio.
Tornando a bomba, ma ci siamo dentro fino al collo, pare che la «scissione» sia stata voluta da Ruini, da parte della Cei e spezzoni del Vaticano che mal sopportano papa Francesco che ha dato ordini di non volere ingerenze nelle politiche dei Paesi e dei partiti. Costoro infatti, tramano nell’ombra e come sicari si muovono rasente i muri, in silenzio, travestiti per la «maggior gloria di Dio».
La Cei e il Vaticano non hanno rinunciato al sogno dell’unità politica dei cattolici, cioè quelli che sono pronti a ubbidire per spartirsi il potere e la carogna che resterà dell’Italia e ci provano ogni volta, anche contro la logica, la grammatica, la sintassi e anche contro la Storia. Non demordono mai, perché pensano di essere al di sopra di Dio, il quale Dio se vuole mantenere il posto a tempo indeterminato deve ubbidire a loro, miscredenti e pagani senza ritegno e senza scrupoli. Dio è lo strtumento delo loro potere.
Ecco come è nata la santa scissione che mantiene le mani libere a Berlusconi e inguaia il Pd perché una parte, quella che resterà delusa, si aggregherà al «Nuovo Centro Destra», nome che prova che non ci credono nemmeno loro. Resta l’amara conclusione che in Italia chi comanda è sempre una sottana di prete che fa e disfa pretendendo anche l’inchino e il baciapiede da governo e collaterali.
Un mio amico di Siracusa, Aurelio Caliri, mi informa che a Lampedusa durante un tg abbia detto: «Una scena orribile che spero la Divina Provvidenza abbia fatto verificare per fare aprire gli occhi all’Europa». Se questo scempio deve essere detto da un cattolico, protetto dagli eminetisismi cardinali, allora voglio essere ateo, miscredente, agnostico e altro ancora. Come si fa a dire una bestialità del genere, sufficiente per una scomunica nella debita forma? Siamo in mano di questa gentaglia qua, che dice l’ignominia di una gravità inaudita. Nessun prete ha risposto.
Papa Francesco? Poveretto, ce la mette tutta, ma presso di lui la «scissione» è già riuscita: lui fa il papa delle folle e quelli tramano incontri, fanno piani di guerra, disegnano strategie elettorali perché il gioco non è la veste bianca, per giunta povera, ma il cuore dello Stato italiano che deve diventare l’espressione visibile del Regno di Dio – pardon! – del regno ecclesiastico. La loro forza è nel fatto che il papa non consoce la situazione italiana.
Papa Francesco domenica 17 novembre 2013 ha fatto cilecca e mi dispiace: si è messo a propagandare la «misericordina», la scatoletta fatta dai polacchi più retrogradi: dentro c’è un par di santini e un rosario. Una volta, Ernesto Calindri beveva un Cynar nel gorgheggio del traffico «contro il logorio della vita moderna», oggi se non c’è di meglio, abbiamo la «misericordina» made in Polsky. Ah! Cecco, Cecco! Non è così che si riforma la Chiesa.
Paolo Farinella, prete
SOCIAL
Follow @Tafanus