Rimane sempre valida l’affermazione di Piero Calamandrei dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, angosciato dalla tragica indolenza degli Italiani nei confronti dei criminali al governo: «La tragedia dell’Italia è la sua putrefazione morale, l’indifferenza, la sua sistematica vigliaccheria».
Un giudizio che non era sulla pessima classe dirigente di allora, ma su di un intero paese succube del Masaniello di turno e del concetto “prima io poi eventualmente gli altri. Se rimane ancora qualcosa.”
Dopo un ventennio (ancora uno, dopo quello tragico dal 1924 al 1944) in cui la coscienza dei cittadini è stata addormentata ed in cui dobbiamo guardare nello specchio ed avere il coraggio di ammettere che la faccia che vediamo è quella di un correo di questa tragica degenerazione.
La guerra civile ed emergenziale raccontata da Mediaset e RAI blocca la nostra crescita civile ed economica, ed ammazza intere generazioni immolate a finte stabilità grazie ai calcoli di chi vede esclusivamente il proprio tornaconto elettorale e non un progetto di futuro di questa nazione: dobbiamo avere il coraggio di ammettere che il vero cancro di questa nazione è in chi ci dovrebbe rappresentare e che si aggrappa alla poltrona paventando crisi assolute in caso di caduta di questo governucolo.
Ammettiamolo: ci siamo aggrappati al presidente della Repubblica dimenticando che è lo stesso che secondo i filmati in seguito riportati - rubacchiava rimborsi spese di viaggio al parlamento europeo (vedi filmato tedesco oppure youreporter), e che lo stesso personaggio è quello che “…non vedeva alcun elemento di incostituzionalità nei lodo Alfano…” oltre che difendere un indifendibile ministro della giustizia dopo intercettazioni vergognose.
Comportamento vergognoso che tocca migliaia di altre azioni frutto di difese del proprio microcosmo: le leggi utili a garantire una sostanziale mancanza di concorrenza nel settore radiotelevisivo non le ha fatte solo il centrodestra, ricordiamocelo. E sono queste leggi, unite alla mancanza di una vera legge sul conflitto di interessi, che ha messo le basi per questo verminaio.
Thomas Mann diceva "altro non è che la quintessenza dell'umana decenza": il non rubare, il non pronunciare il nome di Dio invano, il non dire il falso, il non sbandierare valori senza rispettarli, il non adulterare ciò che è chiaro e puro confondendolo con il torbido e l'impuro.”
Di questa umana decenza non vi è traccia in un parlamento (ed in un senato) come quello oggi composto: una accozzaglia di servi sciocchi e furbi che oggi focalizzano l’attenzione su un atto dovuto, la decadenza di Berlusconi, come se da questo atto dipendesse tuta l’Italia.
Ad un osservatore estero appare chiaro che la decadenza, se verrà, deve essere solo il primo atto di un completo ribaltamento della filosofia della politica: in altri termini la sacrosanta eliminazione di un pregiudicato dal senato sarà vana, se non decadrà anche la validità dell'atroce giudizio di Calamandrei nei confronti degli italiani.
Del resto sappiamo che anche gli italiani hanno buono stomaco: basti rileggere le parole di Craxi al momento del suo discorso al parlamento prima della (negata) autorizzazione a procedere: "Nessun partito è in grado di scagliare la prima pietra. (...) Ciò che bisogna dire, e che tutti del resto sanno, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale.(...) Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia (...) criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest'aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi, i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro".
Dopo queste parole nessun deputato si alzò, e ancor oggi si vorrebbe sapere perché i deputati che si ritenevano onesti rimasero appiccicati alla poltrona: ma del resto nemmeno gli italiani procedettero a fare la sacrosanta rivoluzione che queste parole avrebbero dovuto far nascere.
Del resto gli italiani dovrebbero domandarsi perché chi era seduto in senato e parlamento allora nella stragrande maggioranza sta ancora allo stesso posto dopo più di vent’anni, senza che nessuno urli lo scandalo di questa situazione.
Diciamolo, abbiamo davanti anni molto brutti per moltissimi: i nostri figli e nipoti pagheranno perché si sono date prebende utili alla continuazione di un “metodo” politico disgustoso, e queste prebende noi le abbiamo silentemente accettate garantendoci comode rendite di posizione.
Oggi l’impegno perché simili ignominie non si ripetano dovrebbe essere la vera priorità di un governo che deve essere in primis credibile, e ovviamente questo coacervo di mezzi uomini non lo è.
Sono passati mesi fra autoincensamenti, difese dell’indifendibile e pesi e misure differenti quando tutti siamo consapevoli (Letta per primo) che il presidente del consiglio aveva un solo obbligo, quello di cambiare la legge elettorale e di far rimandare tutti alle urne dal presidente della repubblica.
Così non è stato, chiarendo definitivamente che siamo davanti non già ad una lotta fra due fazioni opposte ma ad un conflitto fra decenza e oscenità, fra servizio dello Stato e servizio dei propri interessi.
Ieri sera a Ballarò l’ineffabile Casini ha affermato che se è pur vero che tutti gli italiani sono uguali davanti alla legge, è anche corretto dire che senatori ed onorevoli hanno prerogative speciali: indice chiaro di quanto quest’uomo, vera cartina al tornasole del politicante professionista, abbia perso definitivamente di vista la realtà rifugiandosi in una realtà tutta parlamentare.
Una realtà che ricorda quella dei porci di Orwell, dove tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
Quanto ancora ce ne staremo caldi caldi nei nostri buchi a farci rubare il futuro ma soprattutto a rubarlo a chi verrà dopo di noi ?
Axel
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