ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
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« dicembre 2013 | Principale | febbraio 2014 »
Scritto il 31 gennaio 2014 alle 08:00 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (2)
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Renzi cala le braghe su tutta la linea: Alza la soglia per il premio di maggioranza, ma poco poco... Vara la legge salva-lega, che così potrà entrare in coalizione con Forza Italia; alza la soglia di sbarramento per i partiti non coalizzati, a limiti irraggiungibili per Alfano, Monti, Casini, così dovranno scegliere se sparire o allearsi a Berlusconi, permettendogli di raggiungere il 37% e il premio di maggioranza; sparisce il divieto, per i caporioni, di candidarsi in più collegi; restano le liste bloccate dei nominati; sparisce qualsiasi accenno alle "quote rosa"; sparisce qualsiasi accenno alle primarie di collegio, persino a quelle "facoltative", ma regolate per legge.
Berlusconi è servito. Il Geniale ringrazia il Servo Sciocco. Dove lo trovano più, uno come Renzi???
Scritto il 30 gennaio 2014 alle 11:48 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (11)
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Scritto il 30 gennaio 2014 alle 00:07 nella Renzi | Permalink | Commenti (73)
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Ci voleva forse Matteo Renzi per farci capire che un accordo con Berlusconi sul sistema elettorale non è affatto difficile: basta dargli tutto quello che vuole.
Quando presentò il suo accordo “prendere-o-lasciare” alla direzione del PD, chi si ostinava a vedere il bicchiere mezzo pieno notò che almeno non erano previste le candidature multiple – almeno quelle. Almeno non avremmo rivisto i notabili dei partiti in cima ai listini di tutti i collegi, pronti a lasciare il posto ai perfetti sconosciuti in coda. Ognuno può avere un’idea diversa su dove passi il confine tra decenza e indecenza, ma almeno c’è consenso sul fatto che le candidature multiple stiano al di sotto della linea. Meno male.
Un paio di giorni dopo il NCD – la filiale di Berlusconi presso il governo – ha presentato un emendamento che reinseriva le candidature multiple. Quando Alessandro Gilioli, giornalista dell’Espresso, ha provato a chiederne conto a Renzi su twitter, ne ha ricevuto una risposta davvero interessante. La domanda era: ti impegni a evitare le candidature multiple? La risposta eccola qui.
"Per adesso non ci sono. Non mi ci immolo (come ballottaggio, premio, sbarramenti). PD, cmq, non farà MAI candidature multiple
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 25, 2014
Insomma, sì, può darsi che lo stiano fregando: è una possibilità, lui non ci si immola; quello che può fare è garantire che lui, cmq, non li fregherà MAI. Se la coalizione di centrodestra riuscirà in questo modo a produrre liste più appetibili agli elettori, pazienza: Matteo Renzi non potrebbe mai abbassarsi a un trucchetto simile.
Questa forma malintesa di fair play, per cui lasci che il tuo interlocutore ti boicotti la legge elettorale e non approfitti nemmeno dei trucchi che lui si sta permettendo, è una delle cose meno nuove di Matteo Renzi: un atteggiamento che prima di lui fu di Veltroni e persino di D’Alema. L’antiberlusconismo “agonistico” di chi ritiene che per quanto disonesto, per quanto infido, per quanto pregiudicato, Silvio Berlusconi vada battuto sul campo: non importa se il campo è in discesa per lui e in salita per noi. È un atteggiamento che fin qui non ha pagato, ma Renzi ritiene di avere delle cartucce che i suoi predecessori non avevano, e magari le ha davvero. Io spero che le abbia.
Cito un mio vecchio pezzo: Esiste un antiberlusconismo agonistico, non mi viene in mente un altro aggettivo con cui definirlo: è l’antiberlusconismo di quelli che B. lo vogliono “battere alle elezioni”: sottointeso, ad armi pari. In realtà si sottointende un’enormità, perché B. non usa armi legali: ha a disposizione un patrimonio immenso, accumulato con metodi discutibili, come per esempio la corruzione (possiamo dirlo ormai, ci sono le sentenze). Dispone di una corazzata mediatica un po’ ammaccata ma ancora senza rivali per potenza di fuoco in Italia, e lo si è visto in campagna elettorale: B. non è riuscito a vincere, ma riesce ancora ad evitare che vinca qualcun altro.
Cosa significa “batterlo alle elezioni”? Con che risorse, visto che lui ne ha di enormi? Con che televisioni? Non si sa, non si è mai capito. Gli antiberlusconiani agonistici sono di solito tipi sportivi, pronti a gettare il cuore oltre all’ostacolo: prima o poi, lasciano intendere, gli italiani tiferanno per loro, ammireranno la loro sportività, il fair play del galletto che sfida la faina al giro dell’aia. Finora son tutti finiti male (Occhetto, Rutelli, Veltroni), però magari questa volta chissà.
In questi giorni Renzi ci ha spiegato che questo sistema non lo vogliono soltanto lui e Berlusconi, ma anche i due milioni di elettori delle primarie: in realtà erano un po’ meno di due milioni, e c’è anche quel milione scarso che non votò per lui, ma questi son dettagli. È difficile immaginare che gli elettori di Renzi in dicembre avessero in mente una situazione del genere, con Berlusconi in grado di tagliarsi il sistema elettorale a seconda delle sue esigenze (norme salva-Lega incluse). Molti, senz’altro, votarono Renzi perché si fidavano di lui. Molti probabilmente si fidano ancora. Tanti altri speravano in un uomo nuovo, lontano dagli atteggiamenti autolesionistici che avevano fin qui danneggiato il PD. Ecco, sull’autolesionismo la sensazione è che ci sia ancora molto da lavorare. http://leonardo.blogspot.com
(Credits: grazie a NonnaMana per la segnalazione)
Gli "Uomini Nuovi" dello statista di Frignano sull'Arno
Per giorni e giorni, all'inizio dell'era del renzismo, i renzini da riporto ci hanno sfrantumato le palle cogli "uomini nuovi" di cui si era circondato Matteo. Così nuovi, che nessuno sapeva chi fossero. Dal mitico "consulente economico" Yoram Gutgeld (quello che "viene dalla McKinsey, Antonio... non so se tu sai cosa sia la McKinsey..."), a Giorgio Gori del Grande Bordello, a Michele Serra, misterioso finanziatore del renzismo con fondi alle Isole Cayman (noto paradiso della trasparenza)... Da Davide Faraone (un "nuovo che avanza ex Lombardo della MPA) a Marianna Madia (quella che sbaglia ministero).
Oggi MICHELE Serra (non DAVIDE il Finanziere), torna sul minchionismo di Twitter, e lo fa a modo suo, facendo a pezzettini le "brillanti idee in 140 battute" di DAVIDE Serra (Il Finanziere). Peccato che Il Finanziere, per esprimere le sue idee in termini di "Capitale & Lavoro", si sia rifugiato nel "cici - ciuciù" di Twitter... Ci piacerebbe leggere le idee di Davide Serra (che poi sono quelle di Renzi) sul rapporto fra capitale e lavoro in 140 pagine, anzhichè in 140 battute. Giusto per togliere alla pochezza del pensiero l'alibi del "vincolo dimensionale":
Se Davide Serra vuole spiegarsi meglio, sappia che gli mettiamo a disposizione anche 14.000 battute, contro le 140 nelle quali, poverino, è costretto a NON spiegarsi su Twitter. Stessa offerta per lo Statista di Frignano sull'Arno. Ma poichè sappiamo per "quasi-certissimo" che né Davide Serra, né Lo Statista, ci degneranno di una risposta, mettiamo a disposizione lo spazio per una difesa d'ufficio anche da parte dei renzini da riporto che frequentano questo blog: da quello che voleva spiegarmi cosa fosse la McKinsey, a quello che mi rimproverava per la frequenza settimanale (troppo alta) della rubrica sul monitoraggio dei "fatti vs pugnette" di Matteo Lo Statista (che poi sarebbe lo stesso che ni aveva rimproverato di aver dedicato ben 11 puntate alla demolizione del mitico "Big Bang" di Matteo Renzi (sempre modesto, il renzino... Non finirà col perdere consensi, con tutta questa modestia? NdR)
Già... quello da cui attendiamo ancora (sono trascorsi 13 giorni dalla data-pugnetta) il "contenuto" dell'indice del Giobatta; quello che "prendere-o-lasciare", ormai precipitato nel suk arabo 35% - 37% - 4% - 5% - preferenze si-no-nonso; primarie si-no-facoltative; candidature multiple giammai-si-no-vediamo; da quello del "salvalega" da regalare a Berlusconi.
Già... parliamo troppo spesso dello Statista. Ma siamo disposti a fare un patto: Renzi non ci offra ogni 5 minuti occasioni per parlare di lui, e noi non parleremo di lui ogni 5 minuti. Tafanus
Scritto il 29 gennaio 2014 alle 14:46 nella Berlusconi, Economia, Media , Politica, Renzi | Permalink | Commenti (25)
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Scritto il 29 gennaio 2014 alle 11:02 | Permalink | Commenti (24)
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Scritto il 29 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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...cresce la schiera di quelli che non ne possono più di cinguettare stronzatine mignon in 140 battute... Dopo il nostro post sull'argomento (e contro il columnist del NYT Roger Cohen), e dopo l'articolo (da noi postato) di Natalia Aspesi, oggi è il turno di Michele Serra, che spara a palle incrociate contro i cinguettatori. A favore dei quali devo "spezzare un'arancia": se proprio è inevitabile sparare sciocchezza a "social" unificati, meglio imporre per regolamento che queste siano almeno brevi... Tafanus
Scritto il 28 gennaio 2014 alle 22:29 | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 28 gennaio 2014 alle 16:38 nella Renzi | Permalink | Commenti (7)
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...Geniale Renzi! Leggo questo suo penultimatum": "Italicum ultimo treno", e la mia mente non può che correre alla strage del treno Italicus di San Benedetto Val di Sambro del 4 Agosto 1974... D'accordo, d'accordo... Renzie è nato 5 mesi dopo, quini la sua dabbenaggine "c'ha l'alibbbi"... Ma esistono anche cosette come i libri, la memoria sorica tramandata da altri, internet, il buon gusto... Possibile che Renzie sia riuscito a sotterrare TUTTI questi strumenti in una sola botta di dabbenaggine???
Lo confesso... Non sono superstizioso, però... Quando Fonzie ha scelto questo nome da porta-sfiga per il suo Maialinum, e per peggiorare le cose ha anche parlato di "ultimo treno", la mia manina è corsa verso il "basso ventre"... Va bbè... la superstizione è da ignoranti, ma in fondo una toccatina alle palle cosa costa?
Per colmo di sfiga, mentre Renzie è rimasto al suo ritornello "o così o Pomì", sembra che il suo Maialinum incontri contrapposte resistenze (come avrebbe potuto immaginare quialsiasi persona dotata di Q.I superiori a 60, piccoli e grandi partiti hanno "interessi divergenti", esattamente come divergono gli interessi dei due partiti che si credono "maggiori -e quindi papabili per un eventuale ballottaggio - da quelli che non sono papabili). E da quelli che potrebbero soffiare il secondo posto a Forza Italia (leggi M5S). Renzie pensava che la la riforma della legge elettorale si potesse fare comprando il "Kit del Piccolo Riformatore", ma così non è... Le cose appaiono più complesse di quanto non le abbia immagibate il nostro "portatore sano di sfiga e di dabbenaggine".
Persino Renzi inizia a temere di essersi spinto un poò troppo in la con la sua presunzione, e dagli ultimatum è già arrivato ai penultimatum. Dal "Così o Pomì" era prima passato al "si può cambiare qualche punto se c'è l'unanimità". Ora si accorge che l'unanimità con c'è e non può esserci su un bel niente, e allora siamo già al "qualcosa si può cambiare se è ragionevole". Ora si tratta solo di stabiloire CHI deciderà circa la ragiobevolezza, e poi ci siamo. Deciderà Renzie, O Marianna Madia? Intanto godiamoci il suk arabo della "trattativa" dell'Uomo del Fare..
Tafanus
Renzi: "Italicum ultimo treno, se non passa legislatura finita" (Fonte: tmnews)
Roma, 24 gen. (TMNews) - "Se qualcuno pensa di fare lo sgambetto all'accordo col voto segreto, la legislatura fallisce. Questa è l'ultima chance anche per i parlamentari. Io più che fare l'accordo non posso. Se qualcuno pensa con il voto segreto di sgambettarlo non è che fanno un danno a me, fanno un danno a loro, perché la legislatura sostanzialmente vede il proprio fallimento. Poi che vada avanti o no dipende dal presidente della Repubblica, ma certo che perdono la faccia". Lo ha affermato sulla legge elettorale "Italicum", il leader del Pd Matteo Renzi.
"Se c'è l'accordo di tutti - ha sottolineato in una intervista a "Virus" su Raidue- le soluzioni si trovano" e "ho l'impressione che non si possa in nome di un punto mandare a monte un accordo complessivo, altrimenti poi che succede? Chi perde la faccia? Dopo anni in cui hanno fatto i tavoli di lavoro, le commissioni, i gruppi di studio e i comitati dei saggi, oggi in un mese abbiamo stretto su tre punti fondamentali: Senato gratis e via i senatori, lotta al potere gestito dai consiglieri regionali e legge elettorale in cui si sa chi vince, non come l'ultima volta. Su questi tre punti che comportano un miliardo di euro di rimborso ai cittadini, di risparmio, con Berlusconi e anche con Alfano c'è un accordo vero. O si chiude o si perde l'ultimo treno".
E ancora. "Cos'è che ha fregato l'Italia in questi anni tra tanti problemi? Il fatto - ha denunciato ancora uan volta Renzi- che ci siano dei piccoli partiti che prendono una piccola percentuale di voti e che poi in Parlamento stanno lì e dicono: o facciamo come diciamo noi oppure le cose non passano. Un meccanismo di veto, un potere di blocco che forse poteva andare bene in un sistema di pesi e contrappesi come nella Prima Repubblica. Ma ora che senso ha, ora che devo fare una riforma epocale e devo stare tutte le volte a trattare con il singolo partitino?".
P.S.: Intanto sullo Huffington Post leggiamo queste brevi righe:
"...Il politologo Roberto D'Alimonte, padre dell'Italicum ovvero il nuovo sistema di voto presto in discussione alla Camera, risponde sul Sole 24 Ore al suo collega Giovanni Sartori che aveva criticato la riforma, ribattezzandolo "Bastardellum". Uno dei punti più invisi all'editorialista del Corriere della sera è il premio di maggioranza previsto dalla riforma..."
Oddio... Sono confuso... Ma è lo stesso D'Alimonte che qualche commentatore, sul Tafanus, aveva linkato come padre di una "ricerca scientifica ed oggettiva" del CESI di D'Alimonte della Luiss? E che noi, stupidi, avevamo classificato come "king-maker" di Renzie? E ora scopriamo da altre fonti che sarebbe addirittura l'autore della porcata che Renzi ha fatto orgogliosamente sua? Solo per sdapere...
Tafanus
Scritto il 28 gennaio 2014 alle 14:02 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 28 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (11)
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«La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum” – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014».
E' l'appello lanciato da un gruppo di autorevoli costituzionalisti italiani, tra cui Stefano Rodotà, sull'Italicum.
«Questi vizi - si legge ancora nell'appello-, afferma la sentenza, erano essenzialmente due. Il primo consisteva nella lesione dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica determinata, in contrasto con gli articoli 1, 3, 48 e 67 della Costituzione, dall’enorme premio di maggioranza – il 55% per cento dei seggi della Camera – assegnato, pur in assenza di una soglia minima di suffragi, alla lista che avesse raggiunto la maggioranza relativa. La proposta di riforma introduce una soglia minima, ma stabilendola nella misura del 35% dei votanti e attribuendo alla lista che la raggiunge il premio del 53% dei seggi rende insopportabilmente vistosa la lesione dell’uguaglianza dei voti e del principio di rappresentanza lamentata dalla Corte: il voto del 35% degli elettori, traducendosi nel 53% dei seggi, verrebbe infatti a valere più del doppio del voto del restante 65% degli elettori determinando, secondo le parole della Corte, “un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente” e compromettendo la “funzione rappresentativa dell’Assemblea”».
«Senza contare che, - si legge ancora - in presenza di tre schieramenti politici ciascuno dei quali può raggiungere la soglia del 35%, le elezioni si trasformerebbero in una roulette. Il secondo profilo di illegittimità della vecchia legge consisteva nella mancata previsione delle preferenze, la quale, afferma la sentenza, rendeva il voto “sostanzialmente indiretto” e privava i cittadini del diritto di “incidere sull’elezione dei propri rappresentanti”. Questo medesimo vizio è presente anche nell’attuale proposta di riforma, nella quale parimenti sono escluse le preferenze, pur prevedendosi liste assai più corte. La designazione dei rappresentanti è perciò nuovamente riconsegnata alle segreterie dei partiti. Viene così ripristinato lo scandalo del “Parlamento di nominati”; e poiché le nomine, ove non avvengano attraverso consultazioni primarie imposte a tutti e tassativamente regolate dalla legge, saranno decise dai vertici dei partiti, le elezioni rischieranno di trasformarsi in una competizione tra capi e infine nell’investitura popolare del capo vincente.
C’è poi un altro fattore che aggrava i due vizi suddetti, compromettendo ulteriormente l’uguaglianza del voto e la rappresentatività del sistema politico, ben più di quanto non faccia la stessa legge appena dichiarata incostituzionale. La proposta di riforma prevede un innalzamento a più del doppio delle soglie di sbarramento: mentre la vecchia legge, per questa parte tuttora in vigore, richiede per l’accesso alla rappresentanza parlamentare almeno il 2% alle liste coalizzate e almeno il 4% a quelle non coalizzate, l’attuale proposta richiede il 5% alle liste coalizzate, l’8% alle liste non coalizzate e il 12% alle coalizioni. Tutto questo comporterà la probabile scomparsa dal Parlamento di tutte le forze minori, di centro, di sinistra e di destra e la rappresentanza delle sole tre forze maggiori affidata a gruppi parlamentari composti interamente da persone fedeli ai loro capi. Insomma questa proposta di riforma consiste in una riedizione del porcellum, che da essa è sotto taluni aspetti – la fissazione di una quota minima per il premio di maggioranza e le liste corte – migliorato, ma sotto altri – le soglie di sbarramento, enormemente più alte – peggiorato.
L’abilità del segretario del Partito democratico è consistita, in breve, nell’essere riuscito a far accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale. Di fronte all’incredibile pervicacia con cui il sistema politico sta tentando di riprodurre con poche varianti lo stesso sistema elettorale che la Corte ha appena annullato perché in contrasto con tutti i principi della democrazia rappresentativa, i sottoscritti esprimono il loro sconcerto e la loro protesta. Contro la pretesa che l’accordo da cui è nata la proposta non sia emendabile in Parlamento, ricordano il divieto del mandato imperativo stabilito dall’art.67 della Costituzione e la responsabilità politica che, su una questione decisiva per il futuro della nostra democrazia, ciascun parlamentare si assumerà con il voto.
E segnalano la concreta possibilità – nella speranza che una simile prospettiva possa ricondurre alla ragione le maggiori forze politiche – che una simile riedizione palesemente illegittima della vecchia legge possa provocare in tempi più o meno lunghi una nuova pronuncia di illegittimità da parte della Corte costituzionale e, ancor prima, un rinvio della legge alle Camere da parte del Presidente della Repubblica onde sollecitare, in base all’art.74 Cost., una nuova deliberazione, con un messaggio motivato dai medesimi vizi contestati al Porcellum dalla sentenza della Corte costituzionale. Con conseguente, ulteriore discredito del nostro già screditato ceto politico.
Ecco i firmatari
Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Francesco Bilancia Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, , Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Carlo Smuraglia, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale. Pietro Adami, Felice Besostri, Anna Falcone Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Giovanni Incorvati, Roberto La Macchia, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno.
Scritto il 27 gennaio 2014 alle 13:11 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 27 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 26 gennaio 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (29)
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Recensione del film "AMERICAN HUSTLE" (L’APPARENZA INGANNA) - Recensione di Angela Laugier
Titolo originale: American Hustle
Regia: David O. Russell
Principali interpreti: Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence, Jack Huston, Louis C.K., Michael Peña, Alessandro Nivola, Elisabeth Rohm, Dawn Olivieri, Colleen Camp, Anthony Zerbe, David Boston, Erica McDermott, Adrian Martinez, Thomas Matthews. – 138 min. – USA 2013.
E’ ispirato allo scandalo Abscam, episodio vero della storia degli Stati Uniti, questo nuovo film del regista David O. Russell, lo stesso di Il lato positivo, premiatissimo grande successo americano dello scorso anno.
Il fatto storico a cui Russell fa riferimento è il colossale imbroglio ordito dall’FBI alla fine degli anni ’70, contro la corruzione dilagante degli uomini politici. Il tentativo era quello di far cadere in una trappola ben congegnata il sindaco italo-americano della città di Camden, nel New Jersey, le cui amicizie politico-affaristiche erano assai discutibili, ma che era molto popolare per l’uso altruistico e disinteressato che egli faceva del denaro che riusciva a ottenere, grazie alle conoscenze malavitose e mafiose che gli venivano dalle sue origini italiane: egli infatti lo reinvestiva in servizi sociali di cui la popolazione diventava beneficiaria, in cambio, naturalmente, di cortesie all’organizzazione criminale. La pellicola ricostruisce con una certa fedeltà lo svolgersi di quei lontani eventi accentuandone l’aspetto grottesco. Per il successo dell’imbroglio, l’FBI, infatti, aveva dovuto a sua volta ricorrere a persone “esperte” in truffe e raggiri, in modo che l’intrigo fosse organizzato bene e non destasse sospetti. Nel film, dunque, vediamo che un agente, Richie Di Maso (Bradley Coopoer), diventa l’apprendista stregone dell’arte di ingannare il prossimo, mettendosi al servizio dei progetti di un delinquente abituale, Irving Rosenfeld (Christian Bale), truffatore emerito di uno sterminato numero di persone e non incarcerato proprio allo scopo di farlo collaborare con lui, indiscutibilmente meno esperto nell’arte del raggiro. La cooperazione fra i due, però diventa sempre più difficile, sia per la riluttanza di Richie ad adeguarsi alla volontà di Irving, sia perchè la rivalità fra i due non è circoscritta alla sola gestione “corretta” (si fa per dire) dell’affaire, ma si estende all’amore per la stessa donna, Sidney, già amante del gangster in licenza premio, che ora diventa oggetto di una contesa senza esclusione di colpi. In questo gioco di rivalità sono coinvolti altri personaggi: la moglie di Irving, Rosalyn (la bravissima Jennifer Lawrence), il sindaco (Jeremy Renner) che qui viene chiamato Carmine Polito, un sedicente sceicco del petrolio che dovrebbe assumere un ruolo centrale nella corruzione “indotta” e infine il vecchio capo mafioso amico di Carmine, la cui breve apparizione non riesce a celare un sorprendente cammeo di Robert De Niro. Un guazzabuglio di personaggi e di situazioni in cui l’inganno passa anche attraverso il travestimento: nessuno è se stesso: tutti si dotano di baffi e barbe posticce, di parrucche e toupet incredibilmente ridicoli o camuffano la loro capigliatura rendendola più o meno riccioluta grazie all’utilizzo di una quantità inverosimile di bigodini di diverse dimensioni, tanto che il bigodino sembra diventare l’emblema stesso del film.
Si tratta di una pellicola ricchissima di invenzioni e di colpi di scena, grazie ai quali la sua durata considerevole non è pesante da reggere. La regia è impeccabile nel trasmettere ritmo e velocità, che rischiano, però talvolta di rendere un po’ difficile seguire bene lo svolgimento della vicenda, anche se l’attenzione si mantiene sempre viva. Degli attori non si può che dire tutto il bene possibile: cast affiatato e regia molto attenta per uno spettacolo gradevole che finalmente ci riporta al nostro cinema, senza i soliti panettoni natalizi.
Angela Laugier
Scritto il 26 gennaio 2014 alle 08:01 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Nella sua sfrenata ambizione, tutta giocata su metodi macchiavellici (...il fine giustifica SEMPRE i mezzi?...) Renzi ha messo in atto un modo di far politica in stile "assalto alla dirigenza".
Un modo spaccone e violento, fatto di occupazione a tappeto di tutte le poltrone, poltroncine e strapuntini (vedi segreteria occupata militarmente in 18 ore); di insulti agli avversari (vedi Fassina, vedi Cuperlo); di berlusconiana intolleranza verso i metodi democratici (la "legge elettorale è o così o Pomì: si fa quello che dice lui, altrimenti si va al voto); di continui insulti e provocazioni a Letta; di ambiguo zig-zagare fra Berlusconi e Alfano; di esplicita volontà di liquidare una volta e per tutte i piccoli partiti; di menefreghismo nei confronti della sentenza della Corte Costituzionale (con la riproposizione di ciò che la corte ha esplicitamente bocciato); di occupazione militare dei media (credo che gli manchino ancora e solo le partecipazioni al "Grande Fratello", a "Ballando con le stelle" e a "Forum", ma è sempre in tempo a rimediare). Ai proclami della serie "Dio, perchè mi hai fatto così bravo" (...ho fatto più io in sette giorni che gli altri in tre anni; la legge elettorale si può fare in sette giorni; ho fatto più io in un mese che gli altri in otto anni; il "Jobs Act" sarà riempito di contenuti in 4 giorni; in quattro mesi di può fare la legge elettorale (...ma non era "in sette giorni"?), e cambiare la Costituzione. Per non parlare della violenza fatta per volontà di autoaffermazione, o peggio per ignoranza, portando un pregiudicato a discutere nei luoghi sacri alla memoria dei tanti che hanno ancora idealmente tatuata la faccia seria e triste di Berlinguer sul braccio sinistro...
Ora anche per Renzi è giunto il momento di dimostrare che non è il solito fuoco fatuo "tutto chiacchiere e distintivo", ma il compito è reso difficile dal livello esagerato di aspettative che è riuscito a creare negli adoratores, e dal livello elevato di inimicizie che si è creato nella "vecchia politica", che è seduta sulla sponda del fiume, in attesa...
Nell'articolo che segue, Marco Damilano analizza il percorso ad ostacoli di Fonzie nei prossimi 4/5 mesi. Un periodo breve in cui, avendo già raschiato il barile delle chiacchiere, dovrà passare agli "achievements", pena una caduta proporzionale solo alla velocità della salita sul suo carro di chi ha puntato sul ggiovane statista tutte le fiches. Significativo il fatto che negli ultimi giorni i toni si stanno "attenuando". Ultimo esempio? La legge elettorale nono è più "o così o Pomì", ma "se ce l'unanimità, si può modificare".
E se non c'è l'unanimità, ma una determinante maggioranza contraria alle liste bloccate, o alle soglie di sbarramento concordate con Arcore, cosa fa? Spara ai dissidenti, che peraltro è difficile individuare da un voto segreto? Li polverizza con una battutaccia alla "Bischero di Frignano"? li soffoca sotto una coltre di tweet? Si dimette? E, just in case, questa sarebbe una minaccia o una promessa? Wait and see... Tafanus
Da oggi a maggio Matteo si gioca tutto. Tra Letta bis e riforme, il partito diviso e l'incognita voto segreto (di Marco Damilano - l'Espresso del 26/01/2014)
Ma come avete fatto a trovare l'erede di Berlusconi? Noi non ci siamo riusciti in venti anni», ha chiesto Mariastella Gelmini a Rosy Bindi dopo le prime uscite del neo-segretario del Pd Matteo Renzi. «C'è una differenza, dopo quello che è capitato a Gianni Cuperlo ho capito che in confronto a Renzi Berlusconi è buono». L'entusiasmo della parte avversaria, quella di Forza Italia «in profonda sintonia con noi», come ha detto il sindaco di Firenze dopo aver incontrato l'ex premier interdetto e decaduto nella sede di largo del Nazareno, è seconda solo allo sconcerto che il ciclone Matteo sta provocando tra gli alleati di governo, a Palazzo Chigi e nel suo partito.
Il sindaco-segretario prova a entrare nella storia: il ragazzo di Firenze che a meno di quarant'anni fonda la Terza Repubblica. Con la proposta di legge elettorale ribattezzata Italicum, proporzionale con un premio di maggioranza che scatta per chi conquista il 35 per cento dei voti, eventuale doppio turno tra i due schieramenti più votati nel caso che nessuno riesca nell'impresa, soglie di sbarramento e liste bloccate, e con un pacchetto di riforme costituzionali che va dall'abolizione del Senato elettivo alla revisione del titolo V sul federalismo. Un obiettivo da raggiungere senza badare ai mezzi: la spregiudicatezza, incontrare il Giaguaro di Arcore per mettere con le spalle al muro i partiti minori, a partire dall'Ncd di Angelino Alfano, la brutalità, la ferocia, nei confronti dei nemici ma anche dei critici interni al partito, da Cuperlo a Stefano Fassina, altro che lo stil novo lezioso e effimero cui sembrava ispirarsi il giovane sindaco negli anni dell'esordio politico, la rapidità di esecuzione che fa sembrare gli altri protagonisti inquilini del museo delle cere.
Sui tempi, sulla velocità delle riforme Renzi punta gran parte della sua credibilità e del suo futuro. Ha già convocato a raffica due direzioni del Pd, una sul lavoro e una sull'Europa, «tra quindici giorni, c'è già troppa carne al fuoco». E lo chef rischia di scottarsi. «Nei prossimi quattro mesi mi gioco tutto», ammette il leader. L'ingresso nella storia, la faccia, il consenso. Vediamo perché.
Prima casella: legge elettorale subito, il 29 gennaio in aula alla Camera. L'Italicum è nella commissione Affari costituzionali della Camera, l'esordio non è stato rassicurante, con le bordate arrivate dal ministro Gaetano Quagliariello (Ncd) e dal montiano Renato Balduzzi. E i numeri ballano anche nel Pd: su ventuno deputati in commissione, dodici sono su posizioni opposte a quelle di Renzi, tra loro Gianni Cuperlo, presidente dimissionario del Pd dopo il violento scontro con il segretario, la combattiva Rosy Bindi, il pasdaran dei bersaniani Alfredo D'Attorre, lo stesso ex segretario ora convalescente dopo il ricovero in ospedale. Un anticipo di quello che potrebbe accadere quando la legge arriverà la settimana prossima nell'aula di Montecitorio. La rivolta dei piccoli partiti, da Scelta civica a Sel alla Lega ai Fratelli d'Italia, contro la soglia di sbarramento del 5 per cento per accedere ai seggi, considerata troppo alta (secondo i sondaggi attuali entrerebbero in Parlamento solo Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle), e contro le liste bloccate in nome del ritorno alle preferenze (le vogliono in pochi, in realtà, ma è un utile argomento per modificare la legge), la pioggia di emendamenti dei deputati grillini. E soprattutto l'incubo del voto segreto, previsto dal regolamento della Camera. In questa legislatura, e con i deputati del Pd tra cui ancora si annidano impuniti i 101 che eliminarono Romano Prodi dalla corsa per il Quirinale, sarebbe gioco facile per un altro partito (Forza Italia?) affossare la legge e poi dare la colpa ai democratici, sfregiando Renzi con l'accusa di non controllare le sue truppe. Tra gli anti-renziani non vedono l'ora.
Seconda casella: approvazione legge elettorale alla Camera e presentazione pacchetto riforme costituzionali. Nell'agenda Renzi la data cerchiata è il 15 febbraio, entro quel giorno il segretario vorrebbe cominciare a discutere nelle commissioni parlamentari dell'abolizione del Senato elettivo e la riforma del titolo V. Intanto c'è da riscrivere il patto di governo, il contratto di un anno di legislatura che il premier Enrico Letta vorrebbe sottoporre agli alleati entro il 29 gennaio. Alfano chiede un Letta-bis, un rimpasto o una nuova squadra con il coinvolgimento di ministri renziani, il leader del Pd rifiuta di farsi incastrare e continua a sparare alzo zero sulle «figure barbine» del governo.
Stop e rischio elezioni. Se la Camera dovesse far saltare il patto sulla legge elettorale a voto segreto il segretario ha già anticipato quale sarebbe la sua reazione: «Se qualcuno del Pd si presterà ai giochi a voto segreto, sappia che si aprirà una discussione non nel partito ma nel Paese, con conseguenze che lascio immaginare». La richiesta di un voto anticipato in primavera, di fronte a un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale e incapace di auto-riformarsi. Si andrebbe a votare con la legge riscritta dalla Consulta, proporzionale con voto di preferenza che piace tantissimo agli inquilini del Palazzo. Meno al Quirinale, che però potrebbe essere costretto a prendere atto del suicidio della classe politica.
Terza casella: elezioni in Sardegna. Il 16 febbraio si vota nell'isola, con il Pd in difficoltà dopo il ritiro di Francesca Barracciu e la candidatura di Francesco Pigliaru. Finora Renzi non ha mai messo piede in Sardegna, ma per il suo Pd è il primo test elettorale. Lo stesso giorno tornano i gazebo, per votare con le primarie i segretari regionali del Pd. Un'altra occasione di conta interna.
Quarta casella: approvazione definitiva legge elettorale. Prevista per metà marzo nell'aula del Senato. Qui i numeri sono più risicati, aumenta il potere di contrattazione dei piccoli partiti, ma in compenso il voto è palese ed è difficile rimettere in discussione una legge già votata dalla Camera. Se però l'accordo dovesse saltare sarebbe impossibile andare alle urne il 25 maggio con un voto anticipato: tempo scaduto, finestra elettorale chiusa.
Quinta casella: approvazione in prima lettura del pacchetto riforme. «Non possiamo andare alle elezioni europee senza risultati, resteremmo incastrati da Grillo sul fallimento delle riforme». La grande paura del giovane Renzi, una campagna elettorale in cui lui, «uomo di frontiera», come si auto-definisce, resta intrappolato nella palude, una posizione che mette a rischio la possibilità di fare un buon risultato alle europee del 25 maggio. In caso di approvazione delle riforme, il segretario andrebbe a una campagna elettorale tutta giocata all'attacco dell'elettorato grillino. Con un solo refrain: ho riformato io la politica, altro che Grillo.
Sesta casella: elezioni europee e amministrative. Coinvolgono il leader del Pd in una doppia sfida personale. Renzi è ricandidato a Firenze per un secondo mandato da sindaco, che vorrebbe conquistare al primo turno. E affronterà la prima campagna elettorale nazionale per il rinnovo del Parlamento europeo, un appuntamento tradizionalmente a rischio per il Pd: nel 2009 guidato da Dario Franceschini si fermò al 26 per cento, quasi lo stesso risultato delle elezioni politiche raccolto dal Pd di Bersani nel 2013. Difficile fare peggio, ma l'obiettivo del Pd di Renzi è avvicinarsi il più possibile a quota 35 per cento, quella che nella nuova legge elettorale Italicum garantisce un premio di maggioranza del 18 per cento.
Settima casella: seconda lettura delle riforme. Il passaggio finale, previsto per ottobre, l'happy end della legislatura che permetterebbe a Renzi di candidarsi a Palazzo Chigi con nuove elezioni in veste di padre costituente. Sempre che l'infernale gioco dell'oca della politica italiana non costringa Matteo il Ricostituente a ritornare alla casella del via.
Scritto il 25 gennaio 2014 alle 16:24 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (6)
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Da oggi il Tafanus fa partire una nuova mini-rubrica settimanale sul "fonzismo": quello che dicono, e quello che fanno i nuovi "uomini del fare". I lettori del Tafanus sono invitati a dare una mano, per collezionare e confrontare impegni vs realizzazioni.
JOBS ACT - (Pronunciare "Giobatta") - Al momento della presentazione di questo "coso" siamo stati fra i primi a rilevare che era una serie di titoletti, con dentro il nulla. Poi le critiche sono diventate una slavina, tanto che Fonzie sai era impegnato a presentare il contenuto dell'indice entro il 16 Gennaio. L'altro giorno in Direzione PD, già in ritardo di quattro giorni sulla data prevista della presentazione del Nuovo Miracolo, a richiesta di spiegazioni risponde: "Prima di criticare, aspettate qualche settimane per il documento definitivo" (Quello che doveva presentare il 16 Gennaio. NdR). Il Giobatta viaggia dunque con 9 giorni di ritardo. Alla prima prova, SuperFonzie si è dimostrato "umano", come tutti gli altri.
LEGGE ELETTORALE - Prima minchiata, datata 4 Gennaio 2014: "La legge elettorale si può fare in una settimana:
Dunque, la legge elettorale dovrebbe essere un fatto compiuto già dall'11 Gennaio Siamo in ritardo di 14 giorni. Ma è già arrivata la seconda minchiata: "La legge elettorale sarà approvata entro maggio". Con sprezzo del ridicolo questa seconda affermazione, visto che è necessario modificare la costituzione e disegnare i collegi, mentre già infuriano le polemiche su tutto l'impianto della legge. Tutti dicono "Bravo Renzi, ha fatto in un mese ciò che gli altri non hanno fatto in otto anni. Rettifichiamo: ha PROMESSO di fare. E mentre tutti applaudono al suo "farismo" e alla legge elettorale, nei dettagli nessuno è d'accordo con nessun altro sull'impianto della legge.Non sull'entità del premio di maggioranza, non sulla sua costituzionalità, con sulle soglie di sbarramento, non sulle liste bloccate, non sui criteri di ridisegno dei collegi, e nessumo sa o ha capito che cazzo dovrebbe essere il senato secondo Renzi.
Comunque tutto sarà fatto (parola di SuperFonzie) entro maggio. Mancano esattamente 125 giorni.
CONFLITTO D'INTERESSI - Tema ostico per il nuovo amico di Fonzie, il Pregiudicato. Furbescamente il democristiano di lungo corso Enrico Letta (detto Il Nipote), ha gettato questa manciata di sabbia negli ingranaggi dei rapporti fra Renzi e il Pregiudicato. Renzi non ha potuto formalmente opporsi (è un tema che Fonzie ha sempre accusato "gli altri" di non aver affrontato, ma oggi aspettiamo che dica la sua: tempi, modi, contenuti. Forza, Fonzie... Hai voluto la bicicletta? Adesso scendi dalla cassetta della frutta, e inizia a FARE quelle cose che accusi gli altri di non essere stati capaci di fare.
Attendiamo con malcelata curiosità.
Grazie in anticipo ai lettori del Tafanus che vorranno collaborare a mantenere aggiornata questa rubrica.
Tafanus
Scritto il 25 gennaio 2014 alle 11:04 nella Renzi | Permalink | Commenti (16)
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Scritto il 25 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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Ieri Repubblica ha messo in pagina l'articolo di tale Roger Cohen del New York Times, con una "esaltata esaltazione" di Twitter. Un inno al nuovismo talmente sciatto e privo di senso che mi ha fatto assegnare al Cohen l'età apparente di 16/17 anni. Vi risparmio l'articolo, e mi limito ad enucleare qualche passaggio dallo sciocchezzaio, che già dal titolo rivela l'insofferenza verso chi (come il sottoscritto - così faccio subito outing) è insofferente verso tutto ciò che sa di pigrizia e semplificazione: gli SMS e i "tweet" che forniscono l'alibi ai "nuovi analfabeti" per scrivere "ke" e "ki":
"Che noia criticare di continuo Twitter", titola Roger Cohen sul NYT, e già ti immagini un giovane cazzoncello di quelli che - come il geniale Adinolfi - avrebbe mandato in Siberia chiunque avesse preteso di esprimere un'opinione dopo aver superato i quaranta. Salvo poi spostare l'asticella verso l'alto, non appena è arrivato a sfiorarla con la sua età. Un tizio che ha fatto scuola, se è vero che ha avuto celebri epigoni (vedi "Leopolda" e movimento dei rottamatori...). Ma ecco alcuni passaggi dell'articolo del ggiovane Cohen:
[...] Viviamo nell’epoca noiosa di chi critica Twitter di continuo. Se si appartiene a una data generazione, non è affatto facile evitare la conversazione a tavola quando vira alle lamentele sul calo di attenzione, sulla costante schiavitù dagli aggeggi elettronici, sulla triste superficialità e l’esibizionismo online di una generazione più giovane dedita a una vita in 140 caratteri o meno. Ci si deve nascondere sotto il tavolo o quanto meno mordersi le labbra mentre monta l’ennesima geremiade sulle depravazioni dei social media [...]
Ammaliati dalla bolla de "I sessant’anni sono i quaranta di una volta", quelli che invecchiano non riescono a rendersi conto che la loro irritazione per Twitter, Snapchat e tutto il resto in sostanza è semplice irritazione per tutto ciò che è nuovo, e che alla base del loro continuo mugugnare ci sono mancanza di comprensione e vera e propria incapacità [...]
L’intera faccenda dei 140 caratteri, naturalmente, è in ogni caso soltanto l’aspetto più superficiale. Peggio: tradisce ignoranza. La peculiarità di Twitter è la sua istantaneità, la sua densità. È solipsismo, una forma di narcisismo, certo, ma a uno stesso tempo è il non plus ultra che consente di raggiungere chiunque. La sua essenza è il link e tramite i link i tweet diventano in realtà molto lunghi, così lunghi che Twitter è un modo fantastico per perdere tempo. In verità, a stento ricordo come perdessi tempo prima di Twitter. È anche una maniera molto sommaria per imbattersi in cose impreviste o che arricchiscono. Ripetete con me: “Non mi lamenterò più dei social media, né giudicherò le abitudini di una generazione che non comprendo” [...]
Confesso che ho letto questo articolo con un crescente senso di fastidio nei confronti del ggiovane rompicoglioni che tentava di vendermi questa mercanzia. Ad ogni riga, lo trovavo seccante come certi call-centers, come i testimoni di Geova, come i venditori di Folletto. Antipatia dovuta al fatto che detesto Twitter con tutte le mie forze, e fatico a capire l'entusiasmo persino dei ragazzatti. Ma da vecchio sempre più incazzato, faticavo a capire come si potesse adorare una forma di comunicazione fatta con 140 lettere spazi inclusi. Io fatico, ad esprimere una frase di senso compiuto in 140 lettere, ma certamente è colpa mia. Incapacità di sintesi.
Però, c'è un pero aritmetico, che supera le mie specifiche intolleranza. Come sappiamo persino noi vecchietti (che non usiamo twitter ma usiamo "di" twitter), un "hastag" che non produca centinaia di tweet all'ora non è un hastag di successo. Ma un hastag che produce centinaia di tweet all'ora è un luogo in cui un pensierino mignon (già spesso stupido di suo), non fa in tempo ad essere postato, che è già schiacciato verso il basso, fatto sparire, ingoiato dalla slavina inarrestabile degli altri pensierini in arrivo.
Volevo scrivere, a questo ggiovane intellettuale a 140 lettere, ma poi ho visto che non c'erano riferimenti, email o altro, e ho rinunciato. In fondo, sarebbe stato inutile accanirsi contro un ggiovane innamorato di twitter...
Ma mentre facevo queste riflessioni, è arrivata Repubblica (che mi portano a casa all'alba), e l'occhio mi è andato su un box di Natalia Aspesi, che mi ha atterrito e consolato al tempo stesso.
Atterrito perchè ho scoperto che il ggiovane Cohen è un anziano signore ultrasessantenne. E, chissà perchè, mi è venuta in mente quella fauna fatta di parrucchini, botulino, scoperta senile delle camicie a fiori di Formigoni, rockettari a rock defunto, fastidiosi turisti "all-included" della tipologia "facciamoci riconoscere"...
Consolato perchè ho scoperto che Natalia Aspesi, come me non più ggiovane, ma certamente più dotata di cultura del se-fingente ggiovane Roger Cohen, aveva scritto in un box (breve, ma... ahimé... MOLTO più lungo dei 140 catarreri d'ordinanza), un pensiero compiuto, che rassomigliava come una goccia d'acqua a quello che avrei scritto io stesso al ggiovane Cohen, se ne avessi avuto l'indirizzo. Sono quindi grato a Natalia Aspesi per aver risolto, a sua insaputa, il mio problema.
Diceva G.B.Shaw - amante della sintesi - che meriterebbe la galera chi, potendo esprimere un concetto in 100 parole, ne usi 300. Parafrasando e capovolgendo il suo pensiero, dico che meriterebbero la galera tutti i Cohen del mondo che - pur di mostrare coerenza col mondo coglione dei tweet - mutilano il proprio pensiero, quando non riescono a costringerlo nella camicia di forza delle 140 battute, piuttosto che sognare di "mutilare delle palle" chi ha immaginato un sistema di non-comunicazione tanto demenziale.
Tafanus
Scritto il 24 gennaio 2014 alle 12:57 | Permalink | Commenti (8)
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Scritto il 24 gennaio 2014 alle 00:07 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 23 gennaio 2014 alle 14:21 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 23 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (30)
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Agli Affari Costituzionali di Montecitorio cuperliani in vantaggio. La Bindi al segretario: "Accetta eventuali emendamenti" (Fonte: Chiara Sarra - Il Geniale/IlSole24Ore)
Si stringe il cerchio attorno alla riforma della legge elettorale: il Porcellum è stato dichiarato incostituzionale, e l'Italicum (quello proposto da Matteo Renzi) sarà formalizzato oggi in commissione Affari Costituzionali alla Camera e portato in Aula il 29 gennaio.
La proposta del sindaco di Firenze piace a Forza Italia ed è stata formalmente accettata dal Partito Democratico, dove ha però portato alle dimissioni da presidente di Gianni Cuperlo. Ma rischia lo stop proprio in commissione, dove i cuperliani sono in netta maggioranza rispetto ai renziani, come spiega Il Sole 24 Ore.
A sostegno del segretario Pd ci sono Maria Elena Boschi, Matteo Richetti, Luigi Famiglietti e Daniela Gasperini, che si aggiungono a Emanuele Fiano, Gianclaudio Bressa, Ettore Rosato e Francesco Sanna, tutti favorevoli all'Italicum. E poi c'è lo stesso Cuperlo insieme ai suoi fedelissimi (Alfredo D'Attorre, Barbara Pollastrini, Andrea Giorgis, Maria Gullo, Enzo Lattuca e Giuseppe Lauricella), più Pier Luigi Bersani (dimesso ieri dall'ospedale), Rosi Bindi e Marco Meloni. E se a questo si aggiunge che su 21 membri democratici in Commissione solo 9 hanno votato Renzi e 12 Cuperlo, i conti sono presto fatti: 8 a 13, dice il quotidiano di Confindustria, sottolineando come il primo esame della legge potrebbe trasformarsi un un vero e proprio "Vietnam" per il Rottamatore, che potrebbe vedere la sua bozza stravolta da emendamenti proposti dai suoi stessi compagni di partito.
E Rosi Bindi già lo avverte: "Se mezzo gruppo parlamentare dovesse firmare emendamenti per cambiare alcuni punti del testo, dovrebbe essere il segretario a prenderne atto e accettarli. Io non voglio spaccare il partito, ma nemmeno lui lo deve fare"
Scritto il 22 gennaio 2014 alle 23:10 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (2)
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Il Maialinum, partorito dalla mente del pregiudicato di Arcore, con l'appecoronamento dello Statista di Frignano sull'Arno, è una solenne porcheria, incommestibile, e più anticostituzionale del Porcellum del del "chirurgo maxillo-facciale Calderoli. Nessuna persona di buon senso, in possesso del diploma di quinta elementare, ha mai avuto il minimo dubbio in proposito. Solo una stampa fatta da giornalisti a cottimo (4 euri a cartella) e/o da maitres-à-penser che campano la vita sdraiandosi in adorazione del "nuovo-che-avanza" di turno ha dovuto attendere il parere di illustri costituzionalisti, per iniziare a capire.
Crediamo di aver espresso queste opinioni tre minuti dopo aver sentito le prime indiscrezioni sulla maialata targata Renzi, e fa specie che in Direzione PD siedano quasi 150 persone, che per tre quarti (quelli che fanno riferimento allo Statista Renzi) facciano ancora finta di non capire.
Riportiamo il parere e i programmi degli avvocati che col loro ricorso (prima in Cassazione e poi alla Corte Costituzionale) si preparano a fare il bis. Cin qualche arma in più rispetto alla precedente azione di successo:
-a) le sentenze della Corte Costituzionale, in un paese civile, fanno giurisprudenza;
-b) se io fosse un giudice dell'Alta Corte, vedendo come il Bischero di Frignano e il Pregiudicato di Arcore hanno "recepito" le osservazioni della Corte stessa, sarei incazzato nero.
Credo che la misteriosa sparizione della "cagata pazzesca" che passa sotto l'affettuoso nomignolo di "Giobatta", e l'impantanamento prossimo venturo del Maialinum, potrebbero rottamare il rottamatore. Il quale ha già dimostrato ad abundantiam buona parte della sua inconsistenza. Perchè una cosa è fare i piacione dalla De Filippi, e inaugurare ogni settimana un "fontanello" a Firenze, e altra è fare politica, che non è un talk-show, ma - come diceva Formica (il socialista che non sorrideva mai) è "sangue, sudore e merda".
Per nostra fortuna, lo Statista di Frignano sembra molto lento ad apprendere le lezioni, se pochi giorni dopo le dimissioni di Fassina-chi incappa in quelle di Cuperlo-come. Uno che non ha ancora capito che quando andrà in aula non troverà 100 compiacenti "nominati" alla Direzione del PD, ma una maggioranza di "vecchio-che-arretra" non ancora saltato sul suo carro, forse capirà che il battutismo può funzionare nelle fasi preliminari e nei talk-show, non nella politica alla Formica.
La sinistra si affretti a liberarsi di questo parvenu da oratorio, prima che sia lui a liberarsi della sinistra, "in nome e per conto" del pregiudicato. Tafanus
Porcellum et Maialinum
“Vogliono i nominati, ma ricorreremo” - I protagonisti della battaglia giuridica contro l'attuale sistema di voto criticano la proposta di riforma uscita dalle contrattazioni tra Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano: "Così si fa carta straccia della sentenza della Consulta" (di Antonella Mascali - Il Fatto)
L’esultanza per la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum, grazie alla loro ostinazione, sembra ormai lontanissima. E “l’Italicum” agli avvocati Claudio Tani e Aldo Bozzi è apparso come uno spettro che può rovinare tutto. Proprio la loro battaglia giuridica, insieme ai colleghi Giuseppe Bozzi e Felice Besostri, li ha portati prima in Cassazione e poi davanti alla Consulta, che ha dato loro ragione. Ora, però, il progetto Renzi-Berlusconi li fa infuriare. “È anticostituzionale”, dicono all’unisono mentre li intervistiamo: “Non è cambiato nulla, anzi l’Italicum è peggio della legge Calderoli”.
E anche se i toni, sia di Tani sia di Bozzi, sono appassionati, l’analisi giuridica non ne risente di certo: “Siamo al bipartitismo totale e assoluto che è in contrasto con la Costituzione, se quello che leggiamo dai giornali dovesse diventare legge produrrà solo due forze politiche di grande dimensione. E con un’operazione puramente aritmetica la coalizione che otterrà il 35% dei voti si accaparrerà un premio di maggioranza del 18%, arrivando al 53%. L’effetto parallelo, negativo, sarà che il 65% di coloro che avranno votato contro la coalizione che incassa un premio , si divideranno solo il restante 47%, le spoglie. Se il divaricatore è di questa natura siamo fuori dalla Costituzione”.
Chiediamo ai due avvocati se l’Italicum ignori la sentenza della Consulta. Il giudizio è senza appello: “La sentenza se la saranno anche letta ma se ne fregano, per loro è come se non ci fosse stata. Non hanno alcun interesse ad applicarla perché l’obiettivo non è ridare la parola ai cittadini, non è far pesare ogni voto allo stesso modo, o quanto meno in modo proporzionale, l’obiettivo è l’eliminazione dei piccoli partiti, spazzarli via”.
State parlando di Pd e Forza Italia? “Esattamente. La loro proposta non solo si fa beffa della sentenza della Corte costituzionale, ma è fatta a uso e consumo di quei due partiti, come se tutto il resto del pluralismo politico, sociale, economico e così via non esistesse. Vogliono passarci sopra”. Per gli avvocati Bozzi e Tani, l’Italicum viola l’articolo 49 della Costituzione che stabilisce il diritto dei cittadini di associarsi in partiti. “Dove sta scritto che non devono essere più di due?”.
Ci facciamo spiegare perché, a loro avviso, la proposta Renzi-Berlusconi ignora la sentenza della Corte costituzionale: “La Consulta ha stabilito che ciascun voto deve contribuire potenzialmente, e con pari efficacia, alla formazione degli organi elettivi e, quindi, il margine di differenza tra voti e seggi non può compromettere il principio dell’uguaglianza del voto”.
I fautori dell’Italicum hanno parlato di proporzionale, quasi a voler evocare la Consulta. “C’è un grande inganno perché questo progetto di legge sceglie il proporzionale ma dice che con il 35% una coalizione può arrivare al 53% con un premio di maggioranza. Quindi, rispetto al Porcellum, nella sostanza, non cambia nulla, alla faccia del pluralismo”.
Forse, però, un punto della sentenza della Consulta è stato recepito: liste bloccate ma corte: “In realtà neppure quello perché la Corte ha detto solo che le liste bloccate corte, riferendosi alla loro formazione in elezioni locali, garantiscono maggiore conoscibilità dei candidati. Ma la stessa Corte ha stabilito con chiarezza che una cosa è la conoscibilità e un’altra è la possibilità di scelta del candidato che deve essere garantita. Il cittadino deve poter scegliere raggruppamento e candidati . Così non è”.
Ancora un Parlamento di nominati? “Esattamente”.
E a chi ribatte che le preferenze hanno generato candidati controllati dalla mafia o da altri gruppi di potere, entrambi gli avvocati respingono l’obiezione: “Non ci sono mai stati tanti indagati come da quando è entrato in vigore il Porcellum”.
E se l’Italiacum diventerà legge così com’è, Bozzi e Tani sono pronti a dare ancora battaglia: “Siamo riusciti con gran fatica a passare un vaglio di costituzionalità, ma la causa è ancora pendente in Cassazione. Dunque, se non ci sarà una riforma che rispetti i principi costituzionali, i partiti devono sapere che non è finita. Torneremo a chiedere il ricorso davanti alla Corte costituzionale”.
Partiti avvertiti mezzo salvati. Forse
Scritto il 22 gennaio 2014 alle 15:05 | Permalink | Commenti (10)
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Scritto il 22 gennaio 2014 alle 00:34 | Permalink | Commenti (8)
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Per Stefano Rodotà è “deriva etica” se ci si dimentica chi è Berlusconi. E si rammarica per la perdita della memoria. Il il giurista a “Che tempo che fa”, ospite di Fabio Fazio, stronca l'incontro Renzi-Berlusconi.
«Sento grandi inni al realismo da chi dice che l'incontro si doveva fare ma io sono sempre prudente di fronte agli eccessi di realismo e ai danni che ha provocato negli anni», ricorda il costituzionalista. Il fatto è, osserva, che «non si può mettere tra parentesi chi fossero gli interlocutori, anzi, uno degli interlocutori».
«Per chi è cittadino del Paese - osserva ancora Rodotà - e ritiene che ci sia da ricostruire un'etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato a agosto e che solo da poche settimane è stata dichiarato decaduto da senatore».
Rodotà segnala che «uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c'è un'anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione». Anche perchè, pronostica, «quando finalmente quella decisione arriverà, immediatamente Berlusconi dirà 'guardate, oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia». Per questo avverte che «questa è la deriva che sta di fronte a noi. Dobbiamo esserne consapevoli ed anche questo è segno di quanto ancora fragile sia il nostro sistema».
Scritto il 21 gennaio 2014 alle 23:28 | Permalink | Commenti (14)
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Senza pudore, senza rossore, senza dignità... La cancellazione delle preferenze? "Me lo ha chiesto Berlusconi... Cosa ne pensano, i "non anti-renzini" del blog? D'ora in poi, la proposta Renzusconi chiamatela
Credere, obbedire, mettersi alla pecorina
Scritto il 21 gennaio 2014 alle 23:12 | Permalink | Commenti (7)
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E due. Quando una persona perbene incontra un dittatorello da operetta, non ha senso che resti per fare da foglia di fico al dittatorello. Dopo Fassina, Cuperlo. Fassino (con la "o") comincia a ripensarci. Minoranza PD e 5 Stelle preannunciano battaglia in aula sul "Maialinum". Che il Bischero si sia montato la testa troppo in fretta?
"Allarmato dalla tua concezione del partito". Così l'ex capo della Fgci motiva la scelta di lasciare. Il segretario gli risponde: "Da me nessuna offesa personale". Civati: "Non mi candiderò alla presidenza". Intanto la minoranza e i Cinque Stelle annunciano battaglia contro l'Italicum (Fonte: Repubblica.it)
Gianni Cuperlo si dimette da presidente del Pd. Lo annuncia lui stesso durante la riunione della minoranza alla Camera, leggendo la lettera inviata a Matteo Renzi e pubblicata anche sulla sua pagina Facebook, che motiva la sua decisione. Nel testo della missiva, Cuperlo ammette di essersi dimesso perché "allarmato" dalla concenzione che il segretario ha del partito. E di averlo fatto non per "rancore, ma per essere libero".
La risposta dell'ex rottamatore non tarda ad arrivare. Renzi in una lettera rivolta a Cuperlo afferma di rispettare la sua scelta, pur sottolineando che bisogna saper accettare le critiche: "In un Partito democratico le critiche si fanno, come hai fatto tu - scrive il segretario- ma si possono anche ricevere. Mi spiace che ti sia sentito offeso a livello personale. Ti ringrazio per il lavoro che hai svolto nel tuo ruolo e sono certo che insieme potremo fare ancora molto per il Pd e per il centrosinistra. Ci aspetta un cammino intenso che può finalmente cambiare l'Italia (...) Si poteva fare meglio? Sì, certo. Ma fino ad ora non si era fatto neanche questo. E rimettere in discussione i punti dell'accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto. Sono certo che questo non sia il tuo obiettivo e che - pur con funzioni diverse - ripartiremo insieme".
La rottura di Cuperlo in direzione. Il botta e risposta tra il presidente (ormai ex) e il segretario arriva dopo lo strappo di ieri sera in direzione Pd, quando Cuperlo ha duramente criticato il sistema proposto dal segretario, per poi lasciare in silenzio l'assemblea per dissenso con le parole "sopra le righe" di Renzi. Sembrava che in un primo momento dovesse prevalere la linea morbida della richiesta di chiarimento con il segretario. E invece ha vinto la contrapposizione netta, che ha portato il presidente alle dimissioni.
La partita legata al pacchetto delle riforme, dunque, si complica. Perché se è vero che il segretario ha vinto il primo round sulla via che dovrebbe portare a una legge elettorale in grado di favorire governabilità e alternanza (listini corti in un territorio suddiviso in molti collegi, doppio turno se nessuna coalizione raggiunge la soglia minima del 35% per ottenere il premio di maggioranza), è pur vero che queste dimissioni sono la conferma della profonda frattura interna con la minoranza del partito.
Minoranza che però rappresenta, in Parlamento, la maggioranza dei deputati e senatori democratici. Una circostanza che non renderà facile il percorso del segretario. La battaglia su cui si sono schierati infatti sia alcuni esponenti della minoranza Pd (come il cuperliano Alfredo D'Attorre) che il Movimento Cinque Stelle è quella sulle preferenze [...]
Gianni Pittella, che già aveva partecipato alle primarie Pd uscendo al primo turno, si dice rammaricato e parla di "occasione persa", mentre il deputato Dario Nardella, fedelissimo del segretario, aggiunge: "Cuperlo sarebbe stato un ottimo presidente ma capisco che il ruolo di garanzia mal si concilia con la volontà di guidare la minoranza. Non condivido invece le critiche fatte all'idea di partito di Renzi".
Diverse le posizioni dei parlamentari di area cuperliana, che chiedono di verificare se c'è accordo ampio sulle riforme. "Il punto - sottolinea Andrea Giorgis, componente Pd della commissione Affari Costituzionali della Camera - è che questa mattina in commissione ci sono stati diversi interventi critici come quelli di Scelta Civica e Sel".
"Bisogna verificare - sottolinea Daniele Marantelli - se sull'accordo c'è una maggioranza larga perchè in commissione in diversi, a partire da Sc hanno posto questioni di merito". Mentre per Danilo Leva le dimissioni di Cuperlo sono un "gesto politico che pone un tema al segretario del partito: capire come continuiamo a stare insieme" perchè "non si può gestire un partito secondo una logica padronale e il dileggio non è possibile. Ci vuole un chiarimento da parte di Renzi" [...]
Meno delicata l'ironia de Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia alla Camera: "Cuperlo si dimette, dunque esiste - si legge nel comunicato dei deputati forzisti- Pare che il citato Cuperlo si sia ritirato in una stanza offeso poichè Renzi gli ha ricordato che lui ora invoca le preferenze, ma in passato si è fatto piazzare sul burro del listino fabbricato per gli ultra garantiti da Bersani. Ehi, che ignorante che è Renzi: è il materialismo dialettico, compagni". E la deputata di Fi Sandra Savino sentenzia: "Le dimissioni di Cuperlo sono il segno che una parte del Pd non vuole cambiare".
Sandra Savino. professione "Amazzone"
(...già, Sandra Savino... Sandra-Savino-chi???... e poi "Il Mattinale"... ma non era una creatura di Marcello Dell'Utri, il "talent-scout" che aveva portato in "villa ad Arcore" lo "stalliere" Mangano, occasionalmente mafioso ed assassino?Tafanus
Scritto il 21 gennaio 2014 alle 20:00 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (12)
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Il ministro Nunzia De Girolamo, ex Pdl, e il marito Francesco Boccia, Pd, hanno tessuto una rete di potere sull'asse Sannio-Puglia. Fatta di clientele, favori, incarichi ad amici. Una larga intesa che ora mette a rischio il governo I ministri nella bufera. L'insofferenza di Renzi. La richiesta di poltrone dei centristi. Per il premier è rebus-rimpasto (di Marco Damilano - l'Espresso)
Dopo i Mastellas, i Boccias. La storia non si ripete mai se non sotto forma di farsa, è vero, eppure Enrico Letta sta facendo da giorni gli scongiuri: ricorda bene che l'amico Romano Prodi, nel 2008, fu costretto a lasciare Palazzo Chigi proprio a seguito dei guai giudiziari della coppia d'oro della politica campana, il re e la regina di Ceppaloni, al secolo Clemente Mastella e Sandra Lonardo.
Ora l'esecutivo rischia di cappottarsi per le disavventure di un'altra coppia di ferro del Parlamento, quella formata da Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia. Il matrimonio che meglio ha incarnato, sia nella vita privata sia nell'amministrazione pubblica, "le larghe intese", il patto di potere che il Pdl e il Pd - e poi il Pd e il nuovo partito di Alfano - hanno stipulato per governare insieme l'Italia. L'ex amazzone berlusconiana e il di lei consorte Boccia, democrat e amico personale di Letta, erano fino a pochi giorni fa il simbolo stesso dell'accordo tra destra e sinistra. Adesso, dopo le registrazioni - pubblicate in anteprima assoluta sul sito de "l'Espresso" venerdì 3 gennaio - che hanno descritto il modus operandi di Nunzia nella gestione dell'Asl di Benevento, è scattata - devastante - la nemesi: i piccioncini esaltati con servizi patinati su "Chi" sono diventati da un giorno all'altro l'emblema dell'immortale clientelismo meridionale (Nunzia è nata e cresciuta nel Sannio, Boccia è di Bisceglie, in Puglia) e sono stati dipinti come baroni affamati o che gestiscono nomine e poltrone come se la cosa pubblica fosse cosa loro. Simboli di un potere arrogante, che fa rima con raccomandazioni e favori a parenti e politici trombati premiati con ricche consulenze, e ora delle difficoltà stesse del governo Letta.
Nessun rilievo penale, almeno mentre scriviamo, è stato ancora contestato al ministro delle Politiche agricole, ribattezzata dai giornali Sua Sanità del Sannio da quando si è scoperto che ordinava ai suoi uomini di mandare all'ospedale «un bel controllo, e vaffanculo...». Epperò, analizzando la rete di potere messa in piedi negli ultimi mesi dalla ministra e da suo marito, i rilievi etici della vicenda sono evidenti. Non solo per la brutta faccenda delle pressioni di Nunzia sui dirigenti della sanità beneventana, ma anche per l'incredibile serie di promozioni e incarichi a cinque zeri assegnati a fedelissimi dell'uno e dell'altra.
UN LATIFONDISTA PER NUNZIA - "L'Espresso" ha studiato decine di delibere, carriere fulminee, patrimoni e interessi personali dei miracolati considerati vicini alla coppia Boccia-De Girolamo. Che hanno di fatto trasformato il ministero delle Politiche agricole in una sorta di buen ritiro di amici intimi ed ex fidanzati. Quasi tutti provenienti da Benevento e dalla Puglia, in particolare da Bisceglie.
Partiamo dal nuovo capo di gabinetto, di fatto il numero due del ministero. Si chiama Ferdinando Ferrara ed è una vecchia conoscenza di Francesco: i due hanno lavorato insieme alla presidenza del Consiglio a partire dal 2006, quando Boccia, battuto da Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra per la Regione Puglia, fu ricompensato da Prodi con un posto di capodipartimento.
Boccia e Ferrara s'intendono subito. Mentre Francesco dà consigli a Letta, nel 2008 il dirigente mette il turbo e fa carriera, diventando prima direttore generale di Palazzo Chigi, poi nel 2013 - grazie, dicono i maligni, proprio all'appoggio di Boccia - capo del Dipe, il dipartimento della programmazione economica. Stipendio da 218 mila euro l'anno. Lo scorso dicembre, il nuovo salto al ministero delle Politiche agricole: la De Girolamo e suo marito, considerato da tutti una sorta di co-ministro nemmeno tanto "ombra", avevano da tempo deciso di silurare il capo di gabinetto Michele Corradino individuando in Ferrara l'uomo giusto per sostituirlo. Corradino non ha fatto una piega e non ha rilasciato dichiarazioni, ma sembra che il consigliere di Stato fosse spesso in disaccordo con le scelte della De Girolamo e con i modi spicci dei suoi uomini su piccole e grandi questioni: è lui a negare una serie di rimborsi spese per le trasferte tra Roma e Benevento dei fedelissimi di Nunzia; ed è sempre lui a chiedere con insistenza al nuovo segretario particolare del ministro, il beneventano Luca Ciccone, di consegnare il curriculum, come vuole la norma. Il documento ancora non è stato pubblicato, ma una cosa si sa: Ciccone - un contratto da 60 mila euro l'anno - non è laureato.
Saltato Corradino (con lui sono andati via dal ministero per solidarietà tre magistrati e due professori universitari), Ferrara entra trionfalmente al ministero facendo schizzare alle stelle la sua busta paga: 294 mila euro l'anno, record tra i capi di gabinetto. Chissà però se sia davvero lui il dirigente giusto al posto giusto: l'amico di Francesco risulta azionista di un'azienda agricola (la Ce.ar.s di Foggia) attiva nelle coltivazioni «associate all'allevamento di animali» ed è stato pure amministratore, fino a pochi giorni fa, della Agricoltura Sistemi, società specializzata in coltivazioni miste di cereali, legumi e semi oleosi.
Il rischio di conflitto di interessi, però, sembra ancor più macroscopico quando si analizzano i suoi beni immobiliari. Con una visura catastale si scopre infatti che Ferrara è un ricchissimo proprietario terriero, uno dei massimi latifondisti della Capitanata: a Manfredonia, in provincia di Foggia, il braccio destro di Nunzia possiede insieme ai suoi fratelli circa 240 ettari di terreni e campi dove vengono coltivati uliveti per la produzione di olio e fatti pascolare ovini. Non è tutto: il dirigente possiede appezzamenti agricoli anche a Rivisondoli, dove la famiglia è intestataria di una villa di 22 stanze.
Non sappiamo se Nunzia conoscesse i business del suo capo di gabinetto, ma è sicuro che alla De Girolamo l'amico latifondista dovrebbe fare una statua d'oro. Non soltanto per il nuovo prestigioso incarico, ma perché la ministra si è battuta come una leonessa per l'abolizione della seconda rata dell'Imu agricola del 2013 e per la riduzione nel 2014, delle imposte anche per i coltivatori non professionali. Ferrara potrebbe aver risparmiato una barca di euro.
MI MANDA FRANCESCO - Il matrimonio civile dei Boccias, celebrato a Sassano qualche giorno prima del Natale 2011 dopo due anni di amore clandestino - tra il piddino e la berlusconiana la scintilla è scoccata a Napoli nel febbraio del 2009 durante un convegno sui "Giovani protagonisti del cambiamento" - è stato per mesi metafora dell'abbraccio tra i due partiti da sempre l'un contro l'altro armati. Per i fanatici della pacificazione nazionale i ragazzi rappresentavano, novelli Romeo e Giulietta, l'occasione perfetta per metter fine agli antichi dissidi tra berluscones ed ex comunisti: giovani e carini, deputati, entrambi in ascesa, assai moderati e fan della grande coalizione. Non è un caso che lo sposalizio in Chiesa, annunciato ma non avvenuto, avrebbe avuto come testimoni Silvio Berlusconi per Nunzia e Pier Luigi Bersani per Francesco.
Tra gli invitati, ovviamente, non sarebbero mancati gli amici sanniti e pugliesi che hanno invaso nei mesi scorsi il ministero delle Politiche agricole e Palazzo Chigi. Oltre a Ferrara, anche Bartolomeo Cozzoli, avvocato di Bisceglie, è entrato al Mipaf come vice capo di gabinetto. Figlio di Donato, ex primo cittadino Dc di Bisceglie, Bartolomeo ha seguito le orme paterne ed è diventato vice sindaco della sua città. Terminato l'incarico, nel 2010 ha tentato di entrare nel consiglio regionale pugliese, ma è stato trombato: su YouTube c'è un video in cui Letta e Boccia fanno campagna elettorale per lui.
Per Cozzoli il vento è girato pochi mesi fa, quando i suoi amici sono entrati nelle stanze dei bottoni: a giugno 2013 il biscegliese si è assicurato un contratto come consulente giuridico del Dipe guidato allora da Ferrara (50 mila euro l'anno) e qualche giorno fa è stato nominato pure vicecapogabinetto della De Girolamo. Non è tutto: nonostante faccia parte della segreteria regionale del Pd, lo scorso 27 dicembre il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato lo ha nominato anche commissario straordinario della Congregazione della Divina Provvidenza, proprietaria di ospedali a Bisceglie. Molti si chiedono come farà Cozzoli a seguire tutti gli incarichi conquistati.
POLTRONIFICIO BOCCIA - Come Cozzoli e Boccia anche Francesco Rana, 34 anni, è nato a Bisceglie. In Puglia lo chiamano il "ragazzo prodigio". La sua carriera, in effetti, ha poco di normale. A soli 25 anni Rana diventa assistente del professor Boccia all'università Carlo Cattaneo, nel 2004 è funzionario del comune di Bari mentre il suo maestro è assessore all'Economia. Due anni dopo Boccia lo porta con sé alla presidenza del Consiglio, dove fa rapidamente carriera e diventa dirigente. Con il governo Letta, però, il salto definitivo: oggi Francesco Rana è capo della segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. Una poltrona da 185 mila euro lordi l'anno.
Nemmeno Angelo Argento, altro amico del cuore di Boccia, può lamentarsi. Avvocato, esperto in diritto dei Beni culturali, è stato candidato al Senato in Calabria dal Pd, ma come Cozzoli non ce l'ha fatta. Così il solito Ferrara l'ha proposto per una poltrona al Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica. Nomina arrivata il 9 luglio scorso, insieme con un compenso annuo da 80 mila euro. A cui Argento deve sommare anche i soldini guadagnati come consulente del Sin, società controllata dal ministero delle Politiche Agricole. Da un po' di tempo in qua, però, i rapporti tra i due non sono più quelli di una volta: a quanto si racconta al ministero, Nunzia avrebbe chiesto ad Argento di dimettersi dal Sin - incarico che il legale ricopre dal 2010 - per far spazio a un uomo vicino al Nuovo Centro Destra.
Anche l'ingegner Sergio Zucchetti è finito al Sin, seppur per pochi mesi. Come Rana, Zucchetti è stato per anni assistente di Boccia all'università Cattaneo e Nunzia ha deciso di premiare le sue capacità nominandolo lo scorso ottobre amministratore delegato della società che gestisce il sistema agricolo nazionale. Zucchetti, però, si è dimesso a fine dicembre, pochi giorni dopo un'inchiesta de "l'Espresso" sulla cattiva gestione del Sin. L'ingegnere, come scrive in una lunga relazione, è in effetti rimasto scottato dall'ingovernabilità e da evidenti conflitti d'interessi presenti in azienda, controllata al 51 per cento da Agea (la società del ministero che ogni anno smista i 7 miliardi dei fondi europei della Pac) e per il restante 49 per cento da società private come Almaviva, Ibm e Telespazio.
DAL SANNIO CON FURORE - Molti dei Boccia Boys fanno parte anche di VeDrò, il think-tank trasversale voluto da Enrico Letta. Già: Argento, Patroni Griffi, gli stessi De Girolamo e Boccia, che nell'attuale parlamento è diventato presidente dell'influente commissione Bilancio della Camera, sono tra i fondatori della convention estiva che si tiene a Drò, una sorta di salotto chic del potere lettiano. Meno chic, invece, sono le frasi registrate dall'ex direttore sanitario della Asl di Benevento Felice Pisapia nel salotto di casa De Girolamo, dove si tenevano le riunioni del direttorio che decideva - secondo le indagini dei pm sanniti e del nucleo di polizia tributaria della Gdf - come orientare l'appalto del servizio 118 o come sollecitare controlli all'ospedale Fatebenefratelli in modo da assegnare la gestione del bar interno alla cugina e allo zio di Nunzia, allora deputata Pdl. La voce della ministra è su decine di nastri insieme a quella di suoi stretti collaboratori premiati con un posto al ministero che ora rischiano di essere iscritti nel registro degli indagati: come Luigi Barone, ex vicedirettore de "Il Sannio", oggi capo della segreteria del Mipaf e amico del cuore di Nunzia; e Giacomo Papa, vice capo di gabinetto che ha lavorato - lo ha ricordato Giovanna Vitale su "Repubblica" - con il papà di Nunzia al consorzio agrario di Benevento.
Ma alle Politiche agricole De Girolamo ha portato anche il suo segretario Ciccone; l'ex fidanzato Antonio Tozzi, nominato direttore generale della controllata Sin (175 mila euro l'anno); il generale sannita Giovanni Mainolfi, indagato in uno stralcio dell'inchiesta P4, chiamato a commissario straordinario della società Agea; e le amiche Maria Esposito e Ilaria Facchiano. Perché i Boccias, si sa, preferiscono gestire tutto in famiglia.
(Fonte: l'Espresso del 17 Gennaio 2014)
Scritto il 21 gennaio 2014 alle 07:59 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 21 gennaio 2014 alle 00:05 | Permalink | Commenti (1)
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Parafrasando il celebre detto "dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei", il fenomeno del renzusconismo potrebbe essere analizzato attraverso vari strumenti. Ma facciamo una piccola premessa: Renzi è stato accusato di aver resuscitato mediaticamente (e quindi politicamente) il pregiudicato di Arcore. I renziani (quelli dichiarati e quelli - più subdoli - appartenenti alla categoria degli "io-non-ho-votato-renzi-però") difendono Renzi con le unghie, attaccando: "E voi che con Berlusconi ci avete fatto un governo"??? E ogni sforzo per dimostrare che ciò è avvenuto quando il "pregiudicato" non era ancora tale, era senatore, aveva il passaporto, godeva dei pieni diritti civili, e non doveva ancora scegliere fra gli arresti domiciliari e la "rieducazione", cadono miseramente nel vuoto.
Per certificare la resurrezione mediatico-politica del pregiudicato (Grazie, Matteo) sarebbe sufficiente seguire per tre mattine le tre
trasmissioni politiche de "La7", che arrivano in sequenza: "Omnibus", "Coffee Break" e "L'aria che tira", munendosi di una semplice penna biro e di un block notes, e producendo - seppure in maniera artigianale - quella che in comunicazione viene definita "copy-analysis". I più pigri possono limitarsi ad intestare alcune colonnine "Berlusconi", "Renzi" "Letta", e poi, ogni volta che viene menzionato uno dei tre, fare una crocetta. Alla fine si contano le crocette, e possibilmente si traggono delle conclusioni.
I più raffinati possono non limitarsi all'analisi quantitativa (il numero delle crocette) ma cimentarsi con aspetti qualitativi, mettendo nelle colonnina di ogni nome non una crocetta, ma un segno "+" o un segno "-", a seconda che la menzione sia connotata positivamente o negativamente. Ai renzini autocertificati, e a quelli che "si però", consiglio di fare questo esercizio, e sarò loro grato se vorranno trarre delle conclusioni, e trasmettercele.
Ma torniamo al tema principale: il renzusconismo sta già creando qualche esilarante risultato. Ad esempio, nella terna di stamattina dei talk-shows abbiamo assistito a fenomeni mirabili:
-a) di Renzi parlava benissimo, con toni accesi (prima impiegati solo nelle quotidiane azioni di leccamento di Berlusconi), tale Paolo Liguori. Gli piace moltissimo, Renzi. Ha parlato di Renzi con toni ispirati che non aveva mai usato neanche nei confronti del suo padrone).
-b) Anche il mitico Fabrizio Rondolino, once upon a time 'de sinistra", era in pista per cantare le laudi del renzusconismo. Il percorso politico di Rondolino è noto, anche se sarebbe meglio (per lui) che non lo fosse. Riassumiamo:
"...laureato in filosofia teoretica (come Gianni Vattimo... dev'essere una malattia infettiva), dal 1986 al 1988 ha fatto parte della Direzione Nazionale della FGCI. Dal 1988 al 1996 ha lavorato come cronista politico al quotidiano l'Unità. Dal 1996 al 1999 ha lavorato come responsabile della comunicazione nello staff di Massimo d'Alema [...] collabora all'edizione italiana di Vanity Fair e al settimanale Donna Moderna (?)
Ma non finisce qui: "...Nel 2000 è stato Consulente Speciale per la comunicazione del programma Grande Fratello [...] È stato coautore delle fiction sperimentali Amori, e Walter e Giada, e autore del talk show sulla spiritualità Il Cielo e la Terra. Nel 2010 ha partecipato in veste di attore al film Figli delle stelle.
Poi, dopo questi sintomi preoccupanti, il crollo definitivo, implacabile:
"Il 15 aprile 2011 inizia la sua collaborazione con Il Giornale. Nel 2012 viene scelto da Daniela Santanché come consigliere per la sua
campagna elettorale nelle primarie del centrodestra poi non svoltesi" (Fonte: Wikipedia).
Oggi, questo apprezzatissimo editorialista del "Geniale" di Rigor Mortis Sallusti (il fidanzato della plasticona) si è innamorato del renzusconismo. E' la naturale fine di una carriera tutta politica, e tutta in discesa. Quando ci si adagia su un piano inclinato ben insaponato, poi la discesa a velocità crescente è inetitabile e inarrestabile.
Ma stamattina abbiamo visto altri femomeni, "scesi in terra a miracol mostrare"... Come il mitico Giachetti, renziano a tutto tonto (quello del digiuno per la legge elettorale), che pressato dalla conduttrice, dopo aver difeso l'indifendibile sistema spagnono (col retto o senza retto), ha dovuto ammettere che si, in effetti, lui IN PASSATO era sempre stato per il sistema uninominale a doppio turno, ma improvvisamente, dopo l'incontro fra berlusconi e berluschino, si era convertito allo spagnolismo. Si, ammette che forse quel sistema è - ai fini della costituzionalità - come il Porcellum - ma, insomma... bosogna sopire, si vedrà... cercheremo, troveremo...
Meno diplomatico un altro renzista dell'ultima ora: Fassino (non fassina-chi, propro Fassino) che sembra non aver apprezzato pienamente la bellezza dell'incontro fra il segretario del suo partito e il pregiudicato, riportato, grazie al bischero, alla piena "agibilità" politica. Fassina-chi ha detto di aver provato vergogna, ma si sa... per molti opinionisti del tafanus l'opinione di fassinachi non conta. E' solo uno con tre narici, che na parliamo a fare? Per un fassinachi che si vergogna, c'è uno straccio-liguori entusiasta di Renzi, per il quale stamattina ha espresso una rabbiosa e ispirata ammirazione, fra le malcelate risate degli altri giornalisti presenti alla trasmissione de La7.
Dimmi a chi piaci, e ti dirò chi sei....
Qualche altra annotazione seria sul bischero.
# La prima: ricordate ancora il "Giobatta"? presentato con squilli di tromba qualche giorno fa, criticato per essere un sommarietto di titoli senza i capitoletti dentro, Renzino si era affrettato a dire: "aspettate di vedere il contenuto, poi discutiamo su quello". Il "contenuto" doveva arrivare il 16 c.m.: NESSUNO lo ha visto. Oggi in direzione un fugace accenno: "fra qualche settimana" vedrete il piano completo". Campa cavallo... E spiegare perchè non sia arrivato, come da impegni, il 16 gennaio? Macchè... i principini non si scusano, mai.
# la seconda: il renzusconellum precede praticamente la quasi-cancellazione del Senato, e quindi RICHIEDE profonde modifiche costituzionali attraverso le procedure dell'art. 138 (doppia lettura camera/senato con un intervallo di almeno tre mesi, e nell'ipotesi - CERTA - di maggioranza non qualificata, necessità di un referendum popolare confermativo, senza obbligo di quorum). Dunque: definire l'articolato della legge; trovare l'accordo - non facile - con Alfano e Berlusconi; passare un attimo dalla Commisione che valuta la costituzionalità delle leggi; sondare discretamente il Quirinale e l'Alta Corte; affrontare i dibattiti in due camere, con due presentazioni di un mare di emedamenti, e presumibili ostruzionismi; votare; ripetere la cerimonia dopo tre mesi. E se per sbaglio passa in una delle camere anche un solo emendamento, il gioco dell'oca riparte dalla prima casella. Poi indire un referendum... Quanto ci vuole, secondo voi, a fare questo? Non ci interessa, il vostro parere, era una domanda retorica. Il bischero ha preso un impegno solenne: IL TUTTO SARA' LEGGE ENTRO MAGGIO 2014. Complimenti all'Uomo Mascherato. Da statista.
IL RENZUSCONELLUM E I COSTITUZIONALISTI
"...Dopo l'addio della costituzionalista Lorenza Carlassare a giugno, un'altra componente della commissione di esperti governativa per le riforme costituzionali presieduta dal ministro Gaetano Quagliariello abbandona per motivi analoghi. Nadia Urbinati, politologa della Columbia University di New York, lo fa con una lettera. «Caro ministro, ti annuncio le mie dimissioni... Le ragioni non riguardano i lavori, ma levicende politiche legate alla condanna di Berlusconi e la sua eventuale decadenza da senatore. In questa vicenda, hai espresso opinioni che non ritengo si adattino al tuo ruolo di presidente della commissione e che rivelano una concezione delle istituzioni tesa a favorire un leader invece che le ragioni del diritto e dell'uguaglianza del cittadino innanzi alla legge..." (Fonte: Corsera)
Oggi altri costituzionalisti - a cominciare da Onida, Rodotà, Ainis, hanno sparato a zero contro la grottesca proposta di Renzi, che sembra fatta apposta per essere bocciata dalla corte (o per far litigare Letta e Alfano, arrivare alla svelta alla crisi di governo, e andare a votare subito, prima di maggio, col proporzionale puro?
A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina...
Tafanus
Scritto il 20 gennaio 2014 alle 22:12 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (28)
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Il filmato della frana sul treno in Liguria potrebbe essere assunto ad emblema di quella cosuccia che Spallanzani definiva come lo "sfasciume geologico" italiano. Con un'avvertenza: lo "sfasciume geologico" è nella natura, la costruzione della ferrovia a pochi metri dal mare, sotto un costone franoso, e le "villette" appollaiate "vista mare" sulla frana, sono scelte criminose dell'uomo. Come al solito, non pagherà nessuno...
Scritto il 20 gennaio 2014 alle 01:18 | Permalink | Commenti (16)
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Elena Cattaneo, Michele De Luca e Gilberto Corbellini scendono in campo contro la trasmissione di Italia Uno. "Sono degli irresponsabili, hanno fatto dei danni irreparabili" (Fonte: Repubblica.it)
E alla fine arrivò il dito puntato degli scienziati anche contro il programma televisivo che per primo ha dato spazio al metodo Stamina, ora al centro delle indagini dei magistrati di Torino. Elena Cattaneo, Michele De Luca e Gilberto Corbellini scendono in campo contro "le Iene", a cui contestano "gravi colpe" per "avere concorso a costruire, insieme a Davide Vannoni, l"inganno Stamina", "con una responsabilità morale forse equivalente e con un impatto comunicativo devastante". Una situazione, spiega la senatrice a vita, con De Luca tra i massimi staminologi mondiali, le cui conseguenze sono a carico di "malati, servizio sanitario nazionale, scienza e medicina italiana seria".
Parla di "esempio eclatante di irresponsabilità nella pratica della libertà d'informazione" e di "danni irreparabili a persone e alla sanità pubblica" lo storico della scienza Corbellini, secondo cui nel programma televisivo, "interpretando al peggio la filosofia situazionista, che mescola finzione e realtà, sono state asserite circostanze insussistenti per manipolare e spettacolarizzare le sofferenze di malati e parenti", mentre "i fatti provati che condannavano Stamina sono stati trasfigurati".
"Sulla vicenda Stamina il Senato ha ora dato avvio ad un'indagine conoscitiva, per comprendere anche il ruolo di alcuni mezzi di informazione nella sua origine ed evoluzione ", ricorda la senatrice Cattaneo, che sottolinea come, "ora che sta franando il palcoscenico su cui si è recitata la tragicommedia dell"inganno Stamina", il direttore del programma 'Le Iene' (Davide Parenti) cerchi "di smarcarsi ripetendo un ritornello già ascoltato: "Abbiamo solo raccontato". E, per eludere ogni responsabilità professionale, butta lì che loro sono "un varietà, ma un varietà anomalo".
La scienziata contesta al programma di aver "prodotto immagini distorte del serio lavoro svolto dai professionisti della prima Commissione incaricata dal Ministro facendo ricorso a piene mani alla loro (solita) scenografica e stucchevole pseudo-ironia". Cattaneo se la prende poi con "il protagonista, un giornalista-attore - dice riferendosi a Giulio Golia - che ha messo in campo mezzucci comunicativi per "insinuare invece di documentare".
"Fino a quando in Italia si potrà continuare a giocare sul fatto che in un 'varietà anomalo' si possa fare anche pseudo-informazione senza avvisare lo spettatore che si tratta di puro spettacolo?", si chiede la senatrice, che aggiunge: "Noi pensiamo che l'Italia vera non sia questa. Vorremmo che anche le competenze e il senso di responsabilità che nel nostro Paese non mancano, venissero sempre mostrate e valorizzate. Ovviamente affidandole a quei mezzi di comunicazione capaci di cogliere, consapevolmente e ogni giorno, il significato civile e la responsabilità sociale del loro ruolo".
Dure critiche anche dallo staminologo De Luca, che contesta a "Le Iene" di aver trasmesso "riprese di bambini gravemente malati, facendo percepire al pubblico che il trattamento Stamina producesse effettivi e visibili miglioramenti. Una tesi perseguita con instancabile accanimento, mettendo in gioco la reputazione di non poche brave persone, esperti e scienziati 'macchiatisi del peccato' di denunciare subito, senza mezzi termini, l'odore di bruciato" e ignorando del tutto, sottolinea lo scienziato, altre questioni riguardanti Davide Vannoni.
Scritto il 19 gennaio 2014 alle 16:59 nella Media , Scienza | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 19 gennaio 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (13)
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Recensione del film "Anita B." - Recensione di Angela Laugier
Regia: Roberto Faenza
Principali interpreti:Eline Powell, Robert Sheehan, Andrea Osvart, Antonio Cupo, Nico Mirallegro, Clive Riche, Guenda Gloria, Moni Ovadia, Jane Alexander – 88 min. – Italia, Ungheria, USA 2014.
Questo bel film di Roberto Faenza, ispirato liberamente al romanzo di Edith Bruck, Quanta stella c’è nel cielo, ci fa rivivere la triste realtà dei pochi ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio che, al termine della guerra, si erano ricongiunti con quanto rimaneva della propria famiglia, sperando di trovarvi la calda accoglienza di cui avevano un disperato bisogno. Anita B., la ragazzina ebrea ungherese che era scampata alla morte, dopo Auschwitz e Bergen Belsen, aveva raggiunto, col treno, priva di documenti, il territorio cecoslovacco dei Sudeti, dove in un piccolo villaggio appena liberato dalla presenza dei tedeschi nazisti si era insediata la zia Monika col marito e il figlioletto, nonché Eli, fratello del marito. Qui la piccola Anita sarebbe stata accolta e aiutata a dimenticare, poiché in quel minuscolo alloggio quello era stato il compito che consensualmente tutti avevano accettato: dimenticare gli orrori dei genitori rastrellati e deportati sotto gli occhi di Monika, dimenticare la fidanzata bruciata viva sotto gli occhi di Eli. Era stato proprio Eli, infatti, ad avvisare Anita che, se avesse voluto vivere con gli altri, nella casa in cui tutti l’avrebbero accolta, avrebbe dovuto lasciarne fuori Auschwitz.
Il bagno a cui Monika l’aveva sottoposta, con crudele freddezza subito dopo il suo arrivo, aveva assunto perciò anche il significato simbolico di un lavacro purificatore che avrebbe cancellato ogni traccia di ciò che era stato: non era stato possibile, però, portare via col sapone il numero marchiato a fuoco sul suo braccio, né le ustioni del cuoio capelluto. Anche questi bestiali segni, per quanto occultati alla vista (un bel fazzoletto colorato sui capelli; le maniche lunghe per nascondere lo scandaloso numero impresso sul braccio) diventavano a loro volta simboli di una memoria dolorosissima e incancellabile, sulla quale a lungo avrebbe meditato Anita, che non solo non poteva, ma neppure intendeva annullare i ricordi sui quali, invece avrebbe voluto costruire la propria identità e il proprio futuro, rispondendo allo scandalo della Shoah e alle lusinghe di un’integrazione (possibile solo annullando se stessa e le proprie speranze), con l’assunzione di una dignitosa e cosciente responsabilità in terra di Israele.
Il tema dell’importanza della memoria, fondamento dell’identità di un popolo quasi cancellato dalla follia nazista, è stato fra i più dibattuti all’interno dell’universo ebraico, lacerato tra la tentazione dell’assimilazione (umanamente molto comprensibile, ma in grado di annullare, probabilmente, una millenaria cultura, che nonostante la diaspora era riuscita a conservare usi, tradizioni, canti, riti, e persino alimentazione simile in ogni parte dell’Europa) e la rivendicazione orgogliosa della propria storia, fatta anche di umilianti persecuzioni e infine purtroppo della Shoah. Il regista ci dà, col linguaggio del cinema, una rappresentazione visiva e raffinata di questa dicotomia, non facilmente risolvibile e, attraverso il ritratto di Anita e delle sue scelte dolorose, ci ricorda che il passato non può essere ignorato né dagli individui, né dai popoli, essendo parte costitutiva e incancellabile della nostra storia personale e della nostra appartenenza collettiva.
Splendidi gli attori, diretti con molta sensibilità ed equilibrio; bellissime le ricostruzioni ambientali nelle quali si respira l’aria della Mitteleuropa (come sempre Faenza è molto abile nel ricostruire atmosfere e ambienti: così era stato anche per il precedente e raffinato film su Gustav Jung e Sabine Spielrein, Prendimi l’anima, che ho sempre apprezzato più – non temo il linciaggio! – del pretenzioso e un po’ ridicolo A dangerous Method di Cronenberg, sullo stesso argomento).
Informo che il film è presente, per ora, solo in venti sale cinematografiche in tutta Italia (no comment!).
Angela Laugier
Scritto il 19 gennaio 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 18 gennaio 2014 alle 13:47 nella Berlusconi, Renzi | Permalink | Commenti (121)
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Scritto il 18 gennaio 2014 alle 00:15 | Permalink | Commenti (13)
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Ho come un'impressione che Renzi "ciurli per il manico". Altrimenti devo pensare di peggio: che Renzi non capisce ciò di cui parla. Nel modello Renzi (Che busta sceglie, la 1, la 2 o la 3) sono avanzate tre ipotesi. Inizialmente, secondo renzino, erano tutte e tre valide allo stesso modo. Col passare dei giorni, Renzino si sta acconciando sempre di più alla legge voluta dal pregiudicato: il "modello spagnolo", che è diventato "un po' più uguale degli altri".
Ma la cosa tragica è che né il Renzino, né chi discute con lui, sembra avere le idee chiare su cosa ha scritto la Corte Costituzionale nelle motivazioni di bocciatura del Porcellum. Proviamo a ridurre il problema all'osso. La Corte ha scritto due cose fondamentali:
La Corte NON ha detto che un premio di maggioranza grande è peccato, e un premio di maggioranza piccolo è bbuono. Ha detto che il premio di maggioranza è incostituzionale. Punto.
La Corte NON ha detto che una lista grande "è bbuona" e una piccola no. Ha detto che il cittadino deve poter scegliere. PUNTO.
In calce riportiamo un chiarissimo articolo del Sole24Ore di ieri, che spiega molto bene le differenze fra la busta 1, la busta 2 e la busta 3.
Ora, si da il caso che il modello spagnolo, sul quale spinge l'accoppiata Berlusconi-Berluschino, non rispetta nessuno di questi criteri. Non il criterio di proporzionalità, perchè la legge spagnola prevede non solo un premio di maggioranza del 15% (incostituzionale secondo la Corte) ma anche una soglia di sbarramento al 5% (altrettanto incostituzionale, perchè potrebbe negare qualsiasi rappresentanza a chi magari ha preso 2.300.000 voti). E non rispetta neanche il criterio della scelta dei candidati affidata al voto popolare, perchè prevede il peggio del berlusconismo e del Porcellum: le "liste bloccate". Quindi chi straparla di "modello spagnolo, o è un minchione che non capisce cosa legge, o - peggio - si è appecoronato, per motivi oscuri, sulle posizioni del pregiudicato di Arcore.
Non si salva il "Mattarellum", per ragioni analoghe. La proposta del Bischero prevede un "premio di maggioranza" (...e ddaje...) del 15%, e un 10% si premio di tribuna" per i partitini. E se i partitini. puta caso, si riducessero ad occupare il 5% dell'elettorato? Avrebbero il 10% dei parlamentari? Il doppio di quanto indicato dagli elettori "sovrani"???? Ma Renzi capisce o no cosa legge???
Infine, la "legge dei sindaci" modello bischero: 60% dei seggi a chi vince (peggio del Porcellum, che prevede il 55%!), soglia di sbarramento al 5%, listini bloccati (sistema Trota-Minetti, per intenderci) Insomma, non lasciamoci incantare dalla parola magica "doppio turno". Questa legge sarebbe bocciata già in Commissione Affari Costituzionale. Ma ho proprio l'impressione che Renzi non capisca.
Allora? La Corte indica una sola via d'uscita: proporzionale puro (niente premi, niente sbarramenti, niente diritti di tribuna) e preferenze. PUNTO. Guarda caso, le tre buste di Renzi sono tutte comprese fra il "molto anticostituzionale", e il "moltissimo incostituzionale". A cosa mira? a "fare ammuina", solo per finire ogni giorno sui media? A far finta di essere rivoluzionario, ben sapendo che NESSUNA delle sue tre buste avrebbe il beneplacito della Corte? A saperlo...
Allora? secondo la sentenza della Corte, dovremmo tornare al proporzionale puro. Cioè al sistema usato per quasi 50 anni, e che ha portato l'Italia ad avere in media una crisi di gooverno ogni 11 mesi: al Manuale Cencelli, secondo il quale le coalizioni di governo si facevano DOPO i risultati elettorali, spartendosi la torta dei ministeri a seconda dei voti avuti. Un bel sistema, in cui persino il PLI di Renato Altissimo poteva fare la voce grossa e avere qualche ministero. Magari inventato per ampliare la "posta" del manuale Cencelli.
C'è un sistema per ovviare a tutto ciò? Si, c'è. Ma non è nelle corde di Berlusconi, e quindi neanche in quelle di Renzi. E' il VERO sistema con collegi uninominali a doppio turno "DI COLLEGIO". Tanti collegi uninominali quanti sono i deputati (630). Chi prende il 50% + 1 dei voti al primo turno, "vince" il deputato per il collegio. Negli altri casi, ballottaggio di secondo turno fra i due primi partiti. Niente premi di maggioranza, niente diritti di tribuna.
E le preferenze? Sono insite nel fatto che in ambiti ridotti (circa 73.000 elettori per collegio) sarebbe inevitabile votare più per il candidato che per il partito. Ma nulla vieterebbe liste "aperte" di pochi candidati, su cui dare un voto di preferenza. Nel collegio, vince il partito che prende più voti, e al suo interno vince il candidato che prende più preferenze. As simple as that. Anzi, come direbbe il renzino, es simpol es det. Fine della storia.
In un sistema siffatto, i partitini piccoli avrebbero interesse ad aggregarsi, pena il rischio di non prendere amnco un deputato; i partiti avrebbero interesse a presentare candidati decenti, radicati nel territorio; aggiungo che il PD avrebbe TUTTO l'interesse ad adottare questo sistema, poichè le amministrative dimostrano ogni volta che la sinistra, anche quando perde le politiche, resta la forza dominante nelle elezioni locali. Il che significa che mediamente riesce ad espreimere candidati più decenti del centro.destra.
Del fatto che Renzi stia facendo di tutto per incrinare i rapporti fra lui e Letta, e fra Letta e Alfano, ci occuperemo un'altra volta. Perchè lo fa? Semplicissimo: perchè sa che la luna di miele finisce; perchè chi è saltato sul carro del vincitore, e non ha ricevuto adeguate poltrone, inizia a pentirsi (e non ci sono poltrone per tutti gli appetiti). Infine, perchè anche geni della politica che si sono fiondati entusiasticamente sul renzismo - prima ancora di sapere quali fossero i contenuti, al di la delle battute) - comincia a interrogarsi. Quindi Renzi ha fretta. Molta fretta. Tanta frretta che per far cadere il governo con una legge elettorale qualsiasi, si sta agitando troppo, ma senza far funzionare al meglio il cervello. E' tanto scomposto, da non aver capito che le sue tre buste (pardon... proposte di legge elettorale), sono TUTTE molto diverse da ciò che impone la sentenza della Consulta. Con buona pace di coloro che hanno già eletto Renzi "Statista del Secolo"
P.S.: Ma oggi è il 17 Gennaio. Ieri, 16 Gennaio, doveva uscire il "contenuto" dell'indice che aveva contrabbandato come "Jobs Act" (sic: Jobs. Plurale). Qualche renzofilo mi sa dire se sono io che non l'ho visto, o se non è uscito? E nella prima ipotesi, mi può fornire un link, che certamente avrà, su dove trovare la versione completa del "Giobatta""? Grazie in anticipo. Anzi, per dirla alla Renzi:
meni denks in advanz,end caindest rigards.
Tafanus
Legge elettorale, cosa prevedono il modello spagnolo, il Mattarellum nuova edizione, e la Legge dei Sidaci (Fonte: IlSole24Ore del 16 Gennaio)
Sono tre le ipotesi di lavoro proposte dal segretario del Pd, Matteo Renzi: rivisitazione del sistema spagnolo, del Mattarellum, del doppio turno. Renzi si è detto «pronto a incontrare tutti, purché si chiuda su una cosa che serva agli italiani». Per il segretario del Pd, come ha scritto nella lettera ai partiti, la legge elettorale dovrà essere «maggioritaria, che garantisca la stabilità e l'alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese». Attualmente Renzi media con Berlusconi per una convergenza sul modello spagnolo. Ma il sindaco tratta anche sul Mattarellum rivisitato. Il Nuovo centrodestra, invece, ha una preferenza per il modello dei sindaci. Il M5S proporrà una sua linea, discussa, decisa e votata in rete. Sul Mattarellum corretto potrebbero convergere anche Sel e Scelta civica. Ecco i tre modelli proposti da Renzi.
Il modello spagnolo - La riforma sul modello della legge elettorale spagnola prevede una divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%. In pratica si tratta di un proporzionale molto corretto, dagli effetti spesso maggioritari. È stato pensato per ottenere due effetti: un grado elevato di bipartitismo complessivo e una buona rappresentanza dei partiti regionali. Bipartitismo con federalismo, insomma, disincentivando invece la presenza di partiti minori nazionali. Questo insieme di elementi avvantaggia i partiti più grandi. Ma, allo stesso tempo, non penalizza le formazioni regionali i cui consensi sono concentrati in specifiche circoscrizioni e consente alle formazioni nazionali capaci di superare la soglia di sbarramento in sede circoscrizionale di conseguire una rappresentanza parlamentare, sia pure di più ridotte dimensioni. Il sistema appare facilmente adattabile, dato che sarebbe sufficiente prendere le attuali circoscrizioni e frammentarle in tante circoscrizioni provinciali autonome.
Il modello spagnolo prevede, però, che le liste siano "bloccate": non è previsto il voto di preferenza (che del resto è sconosciuto a numerose democrazie dell'Occidente ed esiste solo in pochissimi Paesi al mondo), ma il numero molto basso di candidati che compongono le liste (nella gran parte delle circoscrizioni solo tre, quattro o cinque) consente comunque un buon rapporto di conoscenza e di relazione tra elettori e candidati. Va, però, ricordato che la Corte costituzionale in Italia ha bocciato le liste chiuse del Porcellum.
La rivisitazione del Mattarellum - La seconda proposta targata Matteo Renzi prevede una riforma elettorale sul modello della legge Mattarella rivisitata. Previsti 475 collegi uninominali e l'assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l'attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi.
Doppio turno di coalizione dei sindaci - La terza proposta prevede la riforma sul modello del doppio turno di coalizione dei sindaci. Chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%
Scritto il 17 gennaio 2014 alle 19:01 nella Berlusconi, Leggi e diritto, Politica | Permalink | Commenti (12)
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Scritto il 17 gennaio 2014 alle 14:00 | Permalink | Commenti (9)
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Scritto il 16 gennaio 2014 alle 19:37 | Permalink | Commenti (15)
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E' peggio passare dall'Italia dei Valori di Razzi & Scilipoti al MòViMenti a 5 Stelle di un comico bollito, oppure fare il movimento inverso? Comunque, l'area del populismo "è per sempre", come i diamanti. Chi entra nell'area del populismo, non ne esce più, perchè per esservi entrato, deve avere "quel" DNA. Non si fanno passi, in fuori. Al massimo, passettini laterali, ma con cautela. C'è il rischio di uscire dal cortile. Anzi, dalla Corte. Se potessi conferire con Sua Maestà Gianni Vattimo gli chiederei una sola cosa: "Perchè?" Tafanus
Il filosofo torinese si propone come "riferimento europeo" per le prossime elezioni di maggio: "Rispetterò le procedure per entrare nella lista dei candidati" (fonte: Repubblica)
Il Movimento 5 stelle potrebbe avere il primo europarlamentare della sua storia con 4 mesi di anticipo. Gianni Vattimo, parlamentare europeo eletto tra le liste dell'Italia dei Valori nel 2009, ha detto di volersi iscrivere al M5s e partecipare alle prossime elezioni europee in programma a maggio. Un "riferimento europeo", come si è definito lo stesso Vattimo sul suo blog, che potrebbe rappresentare la corrente di pensiero "di sinistra" interna al movimento.
Vattimo viene candidato la prima volta a Strasburgo dal 1999 al 2004, quando fu eletto sotto le liste dei Democratici di Sinistra, nel gruppo del Partito Socialista Europeo. L'attività politica segue da vicino l'incarico all'Università di Torino, dove insegna Estetica e Filosofia Teoretica. Il suo lavoro riflette criticamente sul rapporto tra filosofia e mondo contemporaneo (dalla politica ai mass-media, dalla religione aladiritti sociali). Tematiche che poi si trova ad affrontare durante la carriera politica. Uno dei suoi cavalli di battaglia è la lotta contro il TAV in Val di Susa, una campagna che condivide da vicino con il movimento guidato da Beppe Grillo. L'europarlamentare è stato indagato lo scorso settembre per falso ideologico, dopo aver fatto passare Nicoletta Dosio e Luca Abbà - due noti attivisti NoTav - per suoi consulenti. "La cosa è ferma li" scrive Vattimo, "ma intanto il Pd mi considera un "cattivo maestro", il senatore Esposito mi addita come moralmente complice del "terrorismo" dei NoTav".
La rottura con il Partito Democratico è forte e, quando Di Pietro chiede al professore di ricandidarsi alle Europee 2014 lui rifiuta. Il cambio della leadership nel partito, con l'elezione del nuovo segretario, Ignazio Messina, e il riavvicinamento all'area dem sono due condizioni che non sono più accettabili.
Adesso tenta l'avventura a Cinque stelle. Dovrà superare diversi ostacoli, a partire dai pregiudizi che alcuni iscritti al Movimento potrebbero avere nei suoi confronti per il suo passato politico, ma, soprattutto, dovrà riuscire a convincere Grillo e i suoi a fare uno strappo alla regola ferrea del Movimento: superare l'incandidabilità dovuta al limite dei 2 mandati fissato all'interno del M5s. L'avvicinamento c'è stato, ora si cercherà di mediare. Vattimo ha già parlato con Grillo e ha precisato che intende "rispettare le procedure del Movimento per entrare nella lista dei candidati". I prossimi 4 mesi saranno decisivi.
Scritto il 16 gennaio 2014 alle 19:18 | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 16 gennaio 2014 alle 00:00 | Permalink | Commenti (7)
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Se vuole trattare con questa gente, libero di farlo, ma - come direbbe lei in italglese - not in mai neim. Ci vada a nome e per conto suo: "...Salve, sono Matteo Renzi da Frignano, e sono ggiovane, sono tanto ggiovane. Mi consenta una trattativa..."
Ci vada, ma di nascosto, come ha già fatto una volta. E ci vada a nome suo. Lasci fuori me, chi la pensa come me, e il partito che sta cercando di affondare. Giù le mani dal partito democratico, pliis!
Tafanus
Scritto il 15 gennaio 2014 alle 23:54 nella Renzi | Permalink | Commenti (12)
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...sfortunato Renzi... 18 ore per varare la sua "segreteria", e arriva il giorno dopo l'insulsa figuraccia di Marianna Madia, che sbaglia ministero. Surprise" Come dicono a Frignano in italglese... Nella segreteria non c'è il suo guru . Gutgeld... Ora, ad un mese dalla presa del Palazzo d'Inverno, ha anche la medaglietta al merito di aver scelto tale Davide Faraone, anche lui rapido come il fulmine: così ggiovane, così nuovo, e già così indagato!... Tafanus
Sicilia, fondi ai gruppi: indagato Davide Faraone, dirigente del Pd renziano.
Tra gli indagati nell'inchiesta sull'uso illecito dei fondi destinati ai Gruppi dell'Ars c'è anche Davide Faraone, deputato del Pd responsabile del Welfare nella segreteria formata da Matteo Renzi. Tra gli altri parlamentari finiti sotto inchiesta per peculato anche l'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l'ex presidente dell'Ars Francesco Cascio (fonte: Il Messaggero)
Sono 83 i deputati regionali - alcuni in carica, altri delle scorse legislature - indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Palermo sull'uso illecito dei fondi destinati ai gruppi parlamentari. L'accusa è peculato. Oltre ai parlamentari sono inquisiti 14 consulenti e dipendenti dei Gruppi. L'indagine ha scandagliato la penultima e la terzultima legislatura. La maggior parte degli illeciti contestati sarebbero riferiti alla scorsa consiliatura.
Tra gli indagati - oltre al deputato del Pd responsabile del Welfare, Davide Faraone, all'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e all'ex presidente dell'Ars Francesco Cascio - anche i deputati Nino Dina, Salvatore Cordaro, Gaspare Vitrano, Massimo Ferrara, Franco Mineo, Giuseppe Lupo, Bernardo Mattarella, Cateno De Luca, Riccardo Savona, Lino Leanza, Paolo Ruggirello, Salvino Pantuso, Carmelo Curenti e Alessandro Aricò. L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e ha preso il via nel 2012. Le Fiamme Gialle nelle scorse settimane hanno depositato in procura un'informativa con i risultati degli accertamenti.
La replica di Faraone «Benissimo la Procura: indaghi. E se c'è qualche ladro deve pagare. Sono certo che emergerà chiaramente se c'è qualcuno che ha rubato e ha utilizzato le risorse per lucro personale. Per quel che mi riguarda, non ho ricevuto al momento alcuna comunicazione e sono comunque serenissimo. Anzi, quanto accaduto sarà l'occasione per far conoscere a tutti i modi in cui ognuno di noi utilizza le risorse destinate a fini politici e di rappresentanza». Lo afferma il deputato del Pd Davide Faraone, responsabile Welfare nella segreteria nazionale del partito.
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Chi è Davide Faraone, il renziano accusato da M5S di avere rapporti con la mafia (Fonte: Il Fatto)
Secondo il Movimento 5 Stelle il nuovo responsabile Scuola e Welfare della segreteria di Matteo Renzi "ha incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008"
“Davide Faraone l’ho allevato io, difendendolo nella lunga serie di minchiate che ha combinato”, aveva detto, allargandosi un poco, Mirello Crisafulli. E una di queste l’hanno tirata fuori ieri i grillini per dargli il benvenuto nella segreteria renziana. [...] 38 anni, una figlia di nove, neo-responsabile del welfare (pronunciare "guelfea". NdR) del Pd e fan di Renzi della prima ora. “Ecco il nuovo che avanza: ha incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008”.
Il riferimento è a una storia di cinque anni fa, quando “il 10 marzo 2008 si accomoda nel salotto di Agostino Pizzuto, custode dell’arsenale della famiglia del quartiere San Lorenzo-Resuttana. E si parla di voti”. Tutti gli ospiti sono incensurati, ma in quel momento sotto indagine dei carabinieri che, appostati fuori, registrano l’arrivo del futuro deputato che Pizzuto chiama per nome, “Davide”.
E quattro giorni dopo una microspia piazzata nell’auto di Pizzuto, ufficialmente giardiniere del Comune a Villa Malfitano, dove custodiva le armi della cosca, capta un colloquio con un altro degli indagati, Antonino Caruso: “Allora hanno chiesto qualche cortesia… qualche cosa si matura… noi altri abbiamo fatto la campagna elettorale per Faraone…”, dice Caruso. Che aggiunge: “Faraone ci dice… non ce l’abbiamo fatta, mi è dispiaciuto, mi devo ricandidare al Comune…”.
La storia finisce in un’informativa dei carabinieri depositata al processo contro il deputato regionale Antonello Antinoro, imputato per voto di scambio, e in quell’occasione Faraone reagisce denunciando nei suoi confronti “una campagna di fango costruita ad arte da poteri forti che in questi 10 anni hanno gestito la città attraverso un sistema politico-affaristico-mafioso” (...e te pareva che non ci fossero di mezzo "i poteri forti"... NdR). Concetti analoghi, ma parole attenuate, quattro anni dopo, durante le primarie del Pd per il Comune di Palermo. Stefania Petix, l’inviata di Striscia la notizia, e il suo fedele bassotto sorprendono Faraone mentre rassicura il membro di una cooperativa di disoccupati, Palermo Migliore, che poco prima avevano indetto una riunione per invitare i soci a votare per lui. “Sono caduto in un trappolone ordito dai personaggi coinvolti in queste primarie – replica – sto cercando di scoprire, con delle indagini personali, chi siano e perché hanno agito ai miei danni”. Incidenti in un percorso cominciato nelle file del Pds a Palermo, tra borgate e periferie urbane [...]
Su di lui Matteo Renzi scommise senza esitazione. Eppure lo stesso Faraone, che giurava di finanziarsi con le cene elettorali, lo aveva messo in guardia: “Stai alla larga che forse perdo”. Mantenne, invece, la posizione accanto al suo leader, smarcandosi da Crisafulli con il blocco dei seggi a Enna (Mirello lo definì “il capo degli infami”) e mostrando l’estate scorsa una grinta e un linguaggio nuovi, quando demolì le norme sul lavoro giovanile varate da Letta, definendole “una presa per i fondelli” partorita “da persone fuori dal mondo”.
...insomma, anche Faraone della Segreteria Renzi usa i metodi di Renzi: chiagne 'e fotte. Usa il PD come un taxi, ma esattamente come Renzi lavora ai fianchi Letta e il suo governo. Obiettivo abbastanza palese? Far cadere il governo, preferibilmente senza mettere la faccia nell'operazione. Adesso la nuova tecnica prevede che a far cadere il governo sia una bella lite fra Letta e Alfano, alimentata quotidianamente da uscite renziane tendenti a far litigare i due. Scommettiamo? La priorità di Renzi è la legge elettorale (senza la quale Napolitano non scioglierà le camere). Appena una nuova legge ci sarà - una qualsiasi, Renzi non va per il sottile, e ne ha presentate tre (quale busta sceglie, signora?) le divisioni nel governo cresceranno con progressione geometrica, e il governo cadrà. Tafanus
Scritto il 15 gennaio 2014 alle 13:16 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 15 gennaio 2014 alle 00:55 | Permalink | Commenti (2)
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Tre macchine della Forestale impegnate a trasportare l'allegra brigata della ministra (marito incluso) dal Terminal 1 al Terminal 2 di Malpensa. Per noi umani c'è la navetta.
Più informazioni su: Casta, Corpo Forestale dello Stato, Francesco Boccia, Malpensa, Nunzia De Girolamo.
E’ proprio necessario un tale spiegamento di forze? “Lei lo sa che ho una bambina piccola di un anno?”, si giustifica il ministro appena salito sulla Lancia. Sbatte la portiera e l’auto parte, con a bordo anche qualcuno degli amici, come le immagini de ilfattoquotidiano.it dimostrano. Direzione terminal 2. L’Alfa rimane in attesa di altri passeggeri. Dov’è finito il marito del ministro, Francesco Boccia? Eccolo, sta venendo anche lui verso le auto della Forestale. E’ al telefono. Forse lo stanno avvisando della nostra presenza. Una cosa è certa: appena ci vede, si ferma, fa dietrofront e torna indietro. Tre vetture della Forestale per trasportare familiari, amici e bagagli da un terminal all’altro? Boccia è spaesato, poi si riprende e risponde: “Evidentemente è stato male informato. Io ho la macchina qui perché vivo a Milano”.
Come mai ha cambiato direzione? “Sto cercando gli altri che sono con noi. Siamo una decina di persone”. Si guarda intorno. Prende l’ascensore. Sta per pigiare il pulsante quando uno degli amici lo ferma: “Francesco, dove vai?”. “Sto andando… eeeeeh… mi stanno aspettando giù gli altri”. “No, stanno qua”, lo corregge l’amico. Boccia cerca una via d’uscita. Non bastava un taxi? O una navetta? “Mia moglie è con una bambina di un anno. Domattina deve andare a Bruxelles. E ha fatto quello che può fare, mia moglie non fa mai quello che non si può fare. Dopo di che, come vede, siamo divisi”. Poi ribadisce: “Io ho casa a Milano”. E dà di nuovo i numeri della compagnia: “Siamo 15 persone. Non una, siamo in 15”. Il deputato del Pd si guarda a destra e a sinistra. Cerca di capire se lo stiamo ancora seguendo. Poi va verso i taxi e alla fine si infila in uno di questi. Pochi minuti prima aveva garantito: “Io ho la macchina qui”.
Ilfattoquotidiano.it ha chiesto chiarimenti al comando del Corpo Forestale. A che titolo sono stati impiegati mezzi e uomini per dare un passaggio al ministro e agli amici e per aiutarli a trasportare i bagagli? “Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali è assegnatario di un livello di tutela disposto dal Prefetto di Roma – ha risposto il comando -. In base alla normativa vigente, legge 4/2011 che ha modificato la legge 133/2002, la tutela disposta nei confronti delle personalità appartenenti al ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è affidata al Corpo forestale dello Stato. Il ministro deve avvalersi di questa tutela”. Perché sulle auto, oltre al ministro, sono salite altre persone? “A quanto risulta, il marito viaggiava in taxi”, è la risposta. Che però omette una cosa: sulle auto blu è salito anche qualcuno degli amici. E nulla dice del dietrofront improvviso del marito Boccia.
Contattato da ilfattoquotidiano.it il Sapaf, il sindacato più rappresentativo dei forestali, è duro nel giudicare lo spiegamento di forze a favore del ministro e dei suoi compagni di viaggio: “Sono allibito che il nostro ministro si ricordi dei forestali della Regione Lombardia solo in occasione dei suoi spostamenti personali – accusa il segretario lombardo Fabio Cantoni -. Sono comunque certo che i colleghi abbiano eseguito un ordine impartito dall’alto”. Per Cantoni la vicenda è una questione di “malcostume all’italiana”. Non vuole commentare ulteriormente l’accaduto, ma aggiunge: “Solo alla signora ministro compete la nomina del comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato per la Lombardia, che risulta ormai vacante da oltre due anni, nonostante a Roma siano stati già nominati otto dirigenti superiori con qualifica a ricoprire tale incarico. Tutto questo nonostante la mole di lavoro che è aumentata in vista dell’Expo 2015″.
Scritto il 14 gennaio 2014 alle 19:33 | Permalink | Commenti (11)
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Scritto il 14 gennaio 2014 alle 01:10 nella Renzi | Permalink | Commenti (13)
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Dopo lo scontro sulla depenalizzazione del reato, la consultazione on line degli iscritti M5S ribalta la linea imposta da Grillo e Casaleggio. Dissidenti in rivolta: «Usato blog come pistola» | QUANDO GRILLO VOLEVA "PICCHIARE" MAROCCHINI: VIDEO | Cos'è il reato previsto dall'articolo 10 bis: CLICCA QUI
...anche i grillini, nel loro piccolo, si incazzano...
Vince il sì all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina. È l'esito del voto on line pubblicato sul blog di Beppe Grillo. I sì all'abrogazione sono stati 15.839, i no 9.093. I votanti sono stati 24.932.
Come annunciato questa mattina, Grillo ha pubblicato l'esito delle votazioni sul reato di clandestinità. «Dalle 10 alle 17 di oggi - si legge sul blog - gli iscritti certificati hanno espresso il parere vincolante sul voto che il gruppo parlamentare del Senato dovrà esprimere domani 14 gennaio sul "reato di clandestinità'". In 15.839 hanno votato per la sua abrogazione, 9.093 per il mantenimento. I votanti sono stati 24.932. Gli aventi diritto erano gli iscritti certificati al 30 giugno 2013, pari a 80.383. Con l'abrogazione si manterrebbe comunque il procedimento amministrativo di espulsione che sanziona coloro che violano le norme sull'ingresso e il soggiorno nello Stato.
Beppe Grillo aveva chiamato a sorpresa gli iscritti al voto sul reato di clandestinità dopo lo scontro, nei mesi scorsi, tra lui e il suo consigliere Gianroberto Casaleggio da una parte, e alcuni senatori del gruppo del Movimento 5 stelle, autori di un emendamento - approvato in commissione Giustizia a palazzo Madama - per l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, introdotto dalla legge Bossi-Fini.
Il comico ha lanciato il voto on line: «La parola agli iscritti». Ma è stata subito rivolta tra i dissidenti: «Avvisati con voto già in corso». E i pentastellati Campanella, Orellana e Battista hanno chiesto subito la "cacciata" del guru dal blog.
Scritto il 13 gennaio 2014 alle 22:47 | Permalink | Commenti (13)
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..."quelli che l'apriscatole"??? esticatzi! Questi, da buoni parvenues, sono ancor più famelici e insopportabili di quelli senza l'apriscatole, che almeno non pretendevano di dettare all'universo mondo la morale... Si sono affrettati a raddoppiare i loro portaborse, che rendono la differenza fra i 3.180 euro incassati, e ciò che pagano realmente ai portaborse stessi. Un ottimo affare. E sarebbe interessante sapere se una quota di questo scippo alle casse della regione prendono la via della "Grillo & Casaleggio"...
Ma sentite come si giustifica il capogruppo 5 stalle Gianfranco Cancelleri:
"...prima di allargare lo staff e utilizzare i fondi dei portaborse abbiamo chiesto un parere alla nostra base, i meetup, anche via internet e con esito positivo..."
Ah... allora è tutto OK! i "cittadini" dei metuup hanno cliccato "mi piace" su questa idea mooooolto antipolitica, e coi loro click hanno lavato la coscienza dei cittadini-consiglieri (e centrifugato, insieme agli altri e come gli altri), le casse dell'Ars. Non ci aspettavamo che fossero migliori degli altri, ma speravamo che fossero almeno uguali. Non lo sono. Anche in queste pratiche da politica predona, sono "a 5 stelle" Tafanus
I consiglieri grillini siciliani hanno moltiplicato la spesa per i collaboratori esterni: fino al 31 dicembre ne avevano 12, adesso sono 28 (di Emanuele Lauria e Gioia Sgarlata - Repubblica)
Al fascino del portaborse, e del relativo contributo, hanno ceduto anche loro. Con uno scatto in avanti per chiudere i contratti entro la scadenza di fine anno - e non essere falcidiati dalla mannaia della spending review - i grillini siciliani di stanza all'Ars hanno moltiplicato la spesa per i collaboratori esterni: fino al 31 dicembre ne avevano 12, adesso sono 28. Una folla di attivisti e sostenitori di 5stelle ingaggiatia carico della collettività, fra i quali non mancano tre candidati non eletti alle ultime elezioni regionali e amministrative. Eppure gli stessi esponenti di M5S, durante la campagna elettorale dell'autunno 2012, avevano giurato: "Rinunceremo alle indennità".
I tempi sono cambiati e i seguaci di Grillo hanno dovuto fare i conti con un'amara realtà: la politica costa. Glielo avevano ricordato gli scafati colleghi del Parlamento più antico e generoso d' Europa. Loro, gli eletti 5stelle che si rifiutano di farsi chiamare onorevoli, hanno sempre marcato le distanze dalle vecchie pratiche. E ora si difendono: "Ma quali portaborse? Quelli che abbiamo assunto sono tutti professionisti che ci aiutano a fare le leggi", dice il capogruppo Giancarlo Cancelleri. Eppure è esploso fragoroso il caso in un'Assemblea regionale che fa i conti malvolentieri con la crisi. E che ha rinviato a fine legislatura l'applicazione del decreto Monti sulle spese per il personale. Prima di Natale, l'Ars aveva varato una norma che salva "i contratti in essere al 31 dicembre 2013".
Di qui una forsennata corsa da parte dei deputati di ogni gruppo parlamentare a prendere collaboratori ed incassare così il contributo da 3180 euro mensili, anche attraverso inquadramenti giuridici da colf. Una corsa che ha fatto saltare le previsioni del bilancio dell'Ars: il governo Crocetta ha dovuto stanziare 2 milioni in più, per un totale di 149 milioni. Il parlamento siciliano, per inciso, costa cinque volte di più del consiglio lombardo e due volte quello del Lazio. L'occasione di rafforzare l'organico degli assistenti non è sfuggita alla rappresentanza grillina: oggi nelle stanze di 5stelle a Palazzo dei Normanni ci sono più collaboratori che scrivanie. In ragione di due "esperti" per ogni deputato. Cancelleri spiega: "Prima di allargare lo staff e utilizzare i fondi dei portaborse abbiamo chiesto un parere alla nostra base, i meetup, anche via internet e con esito positivo. Non c' è nulla di scandaloso e peraltro siamo gli unici ad avere fatto conoscere il numero e i curriculum dei nuovi assunti".
A sollevare la questione, e non poteva essere altrimenti,è stato il vicepresidente dell'Ars Antonio Venturino, un ex grillino cacciato da 5Stelle perché si rifiutava di restituire parte dell'indennità e apostrofato da Beppe Grillo con un eloquente "pezzo di m....". "Quando ci si atteggia a verginelle della politica, occorre avere la coscienza pulita", il siluro di Venturino agli ex colleghi, che prontamente gli hanno rimproverato allegre elargizioni ad associazioni sportive e parrocchie con i soldi dell'Ars. Una faida nella delegazione pentastellata che nell'inverno scorso diede vita al cosiddetto "modello Sicilia" elogiato da Grillo. E anche il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, esponente dell'Udc, ha puntato il dito contro le assunzioni fatte dal gruppo di M5S. "Aspetto che i gruppi parlamentari presentino i rendiconti per i portaborse. Così capiremo quale è stata la spesa. Inclusa - ha sottolineato - quella fatta dai 5stelle".
(Credits: ringraziamo nonna Mana per la segnalazione)
Scritto il 13 gennaio 2014 alle 13:37 nella Politica | Permalink | Commenti (11)
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Scritto il 13 gennaio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (3)
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Stasera da Fazio Angelino Half Ano era molto indignato per l'affaire "Nunzia". Per il turpiloquio, o per la "voracità" di poltrone per i propri cari? Macchè!... Angelino era indignato perchè Nunziatina è stata intercettata illegalmente, da qualche suo ex-vicino, che si sentiva brutalmente estromesso dal banchetto.
E l'immagine che emerge della Nunziatina? De minimis non curat praetor! Angelino era così indignato per il come delle intercettazioni, che non è riuscito a profferire verbo sul cosa è stato intercettato. Ma non tutti la vedono come Angelino. Per esempio Francesco Merlo ...
Chiudi gli occhi e sparisce Nunziata, “core adorato” della canzone melodica, e al suo posto sembra espandersi la panza pelosa di un qualunque “Giggino a purpetta” mentre ordina al dirigente sanitario: «Mandagli i controlli e vaffanculo».
Tra tutte le infamità che ci hanno resi cinici e biechi, per noi italiani è la morte del sole scoprire dalle intercettazioni, questa volta ambientali e illegali, che la ministra più sbarazzina d’Italia non è l’”Affàcciate Nunziata” che, nella canzone popolare, «imbrillanta il cielo» di Benevento, ma il boss della Sanità che dispone dei Nas come picciotti. Davvero ascoltare il turpiloquio da taverna di Nunzia De Girolamo è l’assassinio dell’innocenza. E registrare i suoi sms sguaiati — «sei una merda» — è la prova definitiva che la bellezza berlusconiana è stata sempre una menzogna.
La disegni infatti con i baffi di Raffaele Lombardo quando la senti parlare da vero Sopracciò: «Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo». E penso che a tutto potevano arrivare ma non a rubarci l’illusione che la bellezza sia un antidoto persino alla corruzione. Ci hanno privato anche del risarcimento di pensare che i prepotenti della politica sono brutti e cafoni.
Dunque qui ci confondiamo e non solo ammazziamo definitivamente Lombroso con i suoi mostri in formalina, ma anche quella fisognomica non razzista che è il casting dei caratteri: la bella può essere cattiva ma non becera e zoticona, Nicole Kidman può uccidere ma non ruttare.
Ecco invece che la nostra ministra, con il suo carré in stile Vergottini, è la strega di Benevento, il maligno sgangherato che si fa civetta ammaliatrice, la versione ‘vajassa’ dell’Amelia di Walt Disney, la fattucchiera trash che affattura puzzette di politica ai piedi del Vesuvio.
Se continui infatti ad ascoltarla e a non guardarla, te la immagini arruffata e ispidamente barbuta come un Sandro Frisullo qualsiasi mentre manda a dire ai frati gestori dell’ospedale che sono «stronzi» e «tirchi a morire» perche non si decidono ad «accelerare » lo scippo del bar del Fatebenefratelli e consegnarne la licenza allo zio e alla cugina di Nunziata, che a questo punto neppure per Claudio Villa sarebbe ancora «boccuccia de cerasa / fragola ‘nzuccherata» [...]
E poi c’è appunto il bar dell’ospedale che qui rimanda alla complicità con il lettighiere, al luogo di transito delle compravendite, all’ufficio, al chiosco a forma di carciofo della malasanità. Sono gli ospedali che nel Meridione hanno sostituito le sezioni di partito. Un giro in corsia è più utile di un congresso, perché quando hai perduto tutto, ti rimane ancora da commerciare la tua propria carne. E dunque una tac, un’operazione chirurgica, un ecodoppler sono voto di scambio: l’ultimo, il defintivo.
Più banali sono i dirigenti sanitari come il servizievole Michele Rossi: «Nunzia, non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…» Ecco: siamo nel «vossia comanda», il patto, la filiazione. Non solo in Sicilia si dice ‘sono cosa sua’; la lingua del sottomesso è universale: «la mia faccia sotto i suoi piedi».
E qui il mio pensiero inquieto corre a Francesco Boccia, il marito (buono) del Pd, il raffinato e sobrio professore di economia. In fondo questo matrimonio destra-sinistra ha rappresentato il focolare delle larghe intese, l’eleganza dell’amore che è il contrario dell’inciucio. Ebbene, Boccia usa i tappi per le orecchie oppure ama in casa quel che disprezza in Parlamento?
Difatti la De Girolamo intervistata da Fabrizio Roncone sul Corriere si è difesa così: «Vabbe’, ho usato parole non esattamete consone ad una signora di classe? Quanto perbenismo. Stavo a casa mia. Potrò parlare come mi pare a casa mia, si o no?». Io avrei risposto di sì, ma anche di no. E non tanto perché il Parlamento e la strada sono la vera casa dell’uomo pubblico (anche se nell’Italia mascalzona suona un po’ retorico) ma perché la signora, «proprio mentre – ha detto senza vergogna – allattavo mia figlia », faceva della cucina di casa il nascondiglio segreto della vera politica: è li che la sanità pubblica, celebrata in Parlamento, veniva degradata a strumento di ricatto e di dominio.
Dice: «Preferisco darlo a uno del Pd, ché ci vado a chiedere cento voti». Tratta come «roba» sua un ufficio territoriale dell’Asl, vale a dire un presidio di sanità pubblica. E la amministra in casa, non perché somiglia a mastro don Gesualdo, ma perché è uguale alla protagonista di ‘Napoli milionaria’, «donna piacente di 38 anni» che tratta e baratta «col tono di chi non ammette replica» e, scrive ancora Eduardo, «solleva il materasso dal letto matrimoniale e prende un pacco legato con lo spago» perché si vergogna a fare in pubblico «il suo mercato nero». Ecco, non è il luogo di posta e di ristoro che nessuno ha il diritto di violare: qui la casa è una caverna, il covo di uno sguaiato summit, non vita privata ma privatizzazione della vita altrui.
Esistono dunque due De Girolamo: quella sboccata che in casa parla senza - dice - «perbenismo », e quella educata, schietta e per bene fuori casa: vizi privati e pubbliche virtù. Forse è più vera la ministra che si mise in posa per «Chi?», vestita da contadina, con gli stivaloni e il rastrello in mano sotto lo slogan: «fare l’agricoltore deve diventare figo». O forse è più autentica la signora di casa che ha mandato orribili maledizioni a Mastella, il quale si era permesso di ricordare che «per molto meno» lui e la moglie persero il posto e la reputazione.
Guardate quanto è agghiacciante questa frase con i tre punti esclamativi che sembrano coltelli e quanto sono da malacarne le oscure allusioni ai guai del figlio di Mastella: «Sei una merda. Mi stupisce che uno che è padre e che ha avuto così tanti problemi con il figlio possa dire quelle cose… Dio esiste e non sarà clemente con te!!!». E va sottolineato che Mastella gestiva allora la stessa sanità di Benevento con criteri padronali solo apparentemente simili. Con tutti i clienti, le poltrone, il familismo e la paccottiglia del suo meridionalismo, Mastella faceva scienza politica del pittoresco italiano, la sua Ceppaloni era infatti il cenacolo che radunava, attorno alla famosa piscina a conchiglia, tutto il «made in Italy» (altra orribile espressione del provincialismo vestito di tutto punto).
La De Girolamo non ha strappato quel territorio a De Mita né a Mastella conquistandolo porta a porta. Lo ha ricevuto in dono da Arcore. Pur essendo di Benevento non è stata scelta da Benevento, ma nominata da Berlusconi. Non beneficia i suoi clientes ma li frusta, non li serve ma se ne serve, a riprova che il Porcellum non è solo pasticcio elettorale ma è la degradazione del degradato, fa di ogni pezzo di terra una periferia, sottrae a un territorio già sottosviluppato la sua ultima sovranità, il suo povero campanile.
La De Girolamo non è indagata e noi non siamo di quelli che «in galera ti mando», e però le sue balbettate scuse sul linguaggio sboccato sono un ‘peggio mi sento’. Se ci pensate bene qui la cosa più pulita è il turpiloquio.
Francesco Merlo
Scritto il 12 gennaio 2014 alle 22:41 nella Politica | Permalink | Commenti (7)
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