La Viola, lo stadio, gli affari - Ecco cosa lega Renzi a Della Valle (Fonte: Osvaldo Sabato - l'Unità)
La Fiorentina e Palazzo Vecchio. Una storia di legami forti, perché a Firenze la Viola è una religione. Si spiega così lo stretto rapporto che nel corso di questi anni ha tenuto insieme Diego Della Valle e l’amministrazione comunale. Del resto fu proprio l’ex sindaco Leonardo Domenici a consegnargli la società, ormai fallita per il crac di Vittorio Cecchi Gori. Una lunga chiacchierata sullo yacht del patron della Tod’s e lo sbarco dei Della Valle si trasforma in realtà. Da allora, sono passati più di dieci anni, l’imprenditore marchigiano è diventato una figura di riferimento a Firenze e non solo nel calcio.
Il pallone come veicolo di consensi in Italia è stata spesso una consuetudine e non poteva essere diversamente nella città di Dante. Lo sa bene Diego Della Valle. Lo sa bene anche il premier incaricato Matteo Renzi, incoraggiato spesso dal proprietario della Fiorentina nel suo percorso politico che lo ha portato fino alle porte di Palazzo Chigi.
E dire che in passato non sono mancate le frizioni fra i due. La sintonia fra Diego Della Valle e Renzi ha conosciuto alti e bassi. Sempre per cose di pallone. O meglio di strutture legate al pallone. Per esempio qualche anno fa fu alta tensione tra DDV e Palazzo Vecchio. «Uno strappo difficilmente ricucibile» disse davanti allo stadio Franchi il patron della Fiorentina. Parole che misero in subbuglio la città e che rischiavano di incrinare il rapporto con l´amministrazione comunale. «Mi risulta che il Comune si stia comportando male nei nostri confronti e se è vero il sindaco Renzi sarà chiamato a scusarsi» attaccò Della Valle. La discussione riguardava la costruzione dei nuovi campini dove si allena la squadra.
E anche la vicenda Stadio in passato ha rischiato di minare i rapporti fra Matteo e Diego. È successo quando alcuni sindaci dei Comuni limitrofi a Firenze, ingolositi dalla prospettiva di realizzare una grande infrastruttura di richiamo sul proprio territorio, avevano iniziato a tendere la mano ai proprietari della Fiorentina. «Se la famiglia Della Valle vuole, noi siamo pronti e ben disponibili a sviluppare il progetto. Nel nostro Comune c'è lo spazio sufficiente e la volontà per ospitare la cittadella viola» ebbe a dire il sindaco di Sesto Fiorentino, Gianni Gianassi. Uno smacco per Renzi, che preoccupato dalla prospettiva di «perdere» la Fiorentina invitò Diego a prendere un caffè a Palazzo Vecchio. Ci fu il caffè della pace e il caso rientrò.
Ora tutto sembra acqua passata, perché negli ultimi anni il feeling è diventato sempre più forte. Per esempio quando Renzi, aprendo la sua campagna elettorale a Bari nell’ottobre dello scorso anno, che poi lo avrebbe portato alla leadership del Pd, parlò senza mezzi termini della necessità di rottamare i poteri forti, sicuramente non pensava a Diego Della Valle. «C'è un intero establishment che ha fallito e nessuno ha il coraggio di dirlo» furono le sue parole. E quando ad Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, gli fu chiesto se fosse un supporter dell’allora sindaco, lui rispose «sono per quelli che fanno». E alle primarie del Pd Della Valle non esitò a dire che aveva votato per Renzi perché «dice cose condivisibili».
E quando il sito dell’Espresso pubblicò i nomi di alcuni dei presunti finanziatori rimasti anonimi, elencando, oltre a Cucinelli e Farinetti, poi saliti sul palco alla Leopolda, anche Diego Della Valle, con 80mila euro, e il magnate francese della moda François-Henri Pinault, che controlla Gucci, alla Fondazione si sono arrabbiarono parecchio. «L’elenco è falso da cima a fondo. Nessuno dei soggetti citati figura tra i finanziatori, né per le somme ivi indicate né per nessun’altra somma» fu la reazione piccata del presidente di Big Bang, Alberto Bianchi. Anche se lo stesso DDV in ua lunga intervista ad Otto e Mezzo su LA7, incalzato da Lilli Gruber su Renzi e la Fiorentina, chiese se davvero fosse uno dei finanziatori del sindaco di Firenze, lui fece finta di non sapere, ma non smentì categoricamente.
I dubbi restano. Ma non sul feeling fra i due, che sempre con la maglia viola di mezzo, questa volta hanno il sogno di un nuovo stadio a Firenze. Un investimento che l’azionista del Corsera e produttore di griffe prestigiose pensa da anni, ma che fino ad ora è rimasto nel cassetto. Infatti il progetto della famosa “cittadella viola” che doveva sorgere sui terreni di Fondiaria-Sai fu stoppato dalla procura di Firenze. Ora la questione sembra essersi sbloccata spostando lo stadio alla Mercafir, un’area del Comune, che con un project financing potrebbe essere trasformata nella nuova casa della Fiorentina.
Ci ha lavorato Renzi. È stato uno dei suoi ultimi atti da sindaco e ne ha parlato personalmente con Diego Della Valle domenica scorsa facendo colazione in un noto albergo di Borgo San Jacopo, a due passi da Ponte Vecchio.
Del resto l’osmosi fra l’amministrazione comunale e i Viola è tale che i Della Valle hanno voluto Eugenio Giani e Dario Nardella nel cda della Fiorentina. Due renziani di ferro. Nardella, fra le altre cose, è stato nominato da Renzi vicesindaco reggente, quindi di fatto sarà il suo successore a sindaco e toccherà a lui gestire la pratica stadio.
A unire i due c’è anche l’avversione per la Juventus, squadra degli Agnelli e degli Elkann. Ma non solo. Come non ricordare la polemica di Marchionne quando definì Firenze «una città piccola e povera»? La replica di Renzi fu immediata, come le scuse di Marchionne. È di questi giorni la lite a distanza fra Diego Della Valle e John Elkann. Il rampollo di casa Fiat aveva tuonato contro i giovani italiani che non hanno ambizione e quindi non trovano lavoro. «Non perde mai tempo di ricordare agli italiani che è un imbecille» l’attaco di Tod’s e patron della Fiorentina. Renzi assiste allo scontro preso dalla stretta attualità politica. Non si pronuncia, ma forse anche questa volta sarebbe stato d’accordo con Diego Della Valle.
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