ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
« gennaio 2014 | Principale | marzo 2014 »
Scritto il 09 febbraio 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Recensione del film "THE WOLF OF WALL STREET" (di Angela Laugier)
Regia: Martin Scorsese
Principali interpreti: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Favreau, Jean Dujardin, Cristin Milioti, Jon Bernthal, Ethan Suplee, Shea Whigham, Spike Jonze, Ben Leasure, Michael Jefferson, Chris Riggi, Joanna Lumley, J.C. MacKenzie, Christine Ebersole, Matthew Rauch – 180 min. – USA 2013.
Quest’ultimo film di Martin Scorsese si ispira alla storia reale raccontata nell’autobiografia (tradotta anche in Italia per le edizioni BUR) di Jordan Belfort, avventuriero e faccendiere finanziario che nel giro di pochissimo tempo divenne uno degli uomini più ricchi e potenti degli Stati Uniti.
Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) era un giovane di belle speranze, ambizioso, ma senza grandi esperienze borsistiche e finanziarie, quando, approdato a Wall Street e opportunamente istruito dal manager senza scrupoli Mark Hanna (Matthew McConaughey) sul modo di diventare un broker di successo, creò nel New Jersey un’agenzia di brokeraggio, la Stratton Oakmont, coll’imperativo categorico di guadagnare una quantità di soldi mai vista, per potersi concedere ogni lusso e ogni piacere. Si sarebbe trattato di mettere in atto la strategia più utile affinché un elevato numero di entusiasti e convinti mediatori riuscisse a persuadere una grandissima quantità di investitori ad affidare alla Stratton il proprio denaro, grazie alla promessa di farlo rendere, al riparo dalle tasse e nello spregio più assoluto di ogni forma di legalità. In alcuni periodi storici le lusinghe della ricchezza e dei vantaggi che ne derivano funzionano meglio che in altri: Jordan ebbe la ventura di trovarsi a operare negli anni ancora largamente egemonizzati dal pensiero unico dell’edonismo reaganiano, versione rivisitata e, forse più seducente, del sogno americano, ciò che favorì il veloce successo del suo proposito.
L’agenzia ebbe dunque una rapidissima ascesa, consentendo a Jordan di sprecare le ingenti somme che affluivano da ogni parte e che egli rapidamente intascava, nelle spese più pazze per procurarsi donne, alcool, viaggi e droghe, e permettendogli anche di abbandonarsi a eccessi di ogni tipo, sui quali, senza alcuna inibizione moralistica, si sofferma la cinepresa del regista. La prima parte del film, perciò, raccontandoci l’irresistibile arricchimento del protagonista, ci presenta un vasto repertorio delle sue trasgressioni sessuali, orgiastiche, da consumatore compulsivo di droghe di ogni qualità, sgomentandoci e provocando una strana sensazione, insieme di imbarazzo e di compiacimento, poiché ci rende coscienti subito che un’ ambigua fascinazione promana dai comportamenti amorali di Jordan, che diventano aspetti costitutivi della narrazione di Martin Scorsese, che non solo non prende le distanze dal protagonista, ma pare quasi costruirne un’immagine positiva.
I contorni del personaggio di Jordan, in realtà, si precisano meglio nella seconda parte del film, quando alcune cose cominciano a non funzionare come prima nella strategia del nostro eroe. Non è vero, innanzitutto, che i soldi possono comprare tutto e corrompere tutti: saranno due oscuri funzionari dell’FBI a ricordarglielo e a inchiodarlo alle sue responsabilità; la sua concezione maschilistica dei rapporti sociali e familiari, inoltre, si infrangerà di fronte alla resistenza di Naomi (Margot Robbie), la moglie bellissima, che gli ha dato due figli e che non intende sopportare più i suoi tradimenti e la sua vita debosciata. Egli scoprirà, poi, a sue spese, che la droga non è sempre in grado di potenziare le proprie prestazioni: gli accade infatti che l’effetto ritardato di uno stupefacente scaduto, ingollato a gogò, gli provochi un ottundimento psico-fisico terribile, tale da mettere a rischio la sua mente e la sua vita stessa (scena che l’eccezionale performance di Leonardo Di Caprio rende memorabile). In alcuni momenti, inoltre, la vita è resa incerta dalle forze della natura, contro le quali non è facile avere la meglio, come dimostrano le difficoltà della sua nave da crociera durante una tempesta nel Mediterraneo.
Il comportamento di Jordan, così almeno mi è parso, contiene in sé le contraddizioni sufficienti a far vacillare la solidità del castello di illusioni che egli era riuscito a creare per sé e per i pochi altri suoi fedelissimi, amici che, però, egli stesso, per ottenere sconti di pena, non esiterà a tradire, consegnandoli nelle mani della giustizia (attenendosi in ciò a quanto gli aveva suggerito Mark Hanna, cioè che non possono esistere amici a Wall Street). Riuscirà, è ben vero, a cavarsela ancora una volta: una mite condanna gli permetterà, di nuovo di affabulare un pubblico di creduloni ammiratori, durante un’intervista televisiva, segno evidente che il personaggio è un lupo incorreggibile, che, come tutti i suoi simili, perde il pelo, ma non il vizio, ma segno altrettanto evidente che sono sempre troppi gli ingenui che mostrano ammirazione e stima per marpioni di tal fatta.
Il ritratto a tutto tondo di Jordan Belfort è tragicomico e grottesco; buffonesco e inquietante e si colloca, secondo me, fra le pagine più significative del regista, che forse, descrivendo l’insaziabile e oscena bulimia di questo lupo vorace, ci ha dato anche il ritratto del capitalismo finanziario e della sua forza insieme avida, seduttiva e distruttiva. Straordinaria la recitazione degli attori, con Di Caprio, quasi gigione, in stato di assoluta grazia!
Angela Laugier
Scritto il 09 febbraio 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (8)
Reblog
(0)
|
| |
Persino ai lettori di Repubblica, quelli da lungo tempo "discretamente guidati" verso Renzi, l'idea di una staffetta Letta-Renzi fa più che leggermente schifo. La stragrande maggioranza dei rispondenti al sondaggio di Repubblica spiega che sarebbe una replica del Governo D'Alema, portato a Palazzo Chigi per "passaggio di testimone".
Solo un misero elettore su 9 vorrebbe subito renzino al timone. Cos'è, paura che nel passaggio dalla Direzione PR alla Sala Macchine, il renzino possa sporcarsi la camicia candida, Craxi-style? Parafrasando Gianni Clerici: "chiamato a passare dalle pugnette ai fatti, mostrerebbe chiaramente le sue umili origini"...
Il sondaggio online di Repubblica
P.S.: Qualcuno sa dirmi se - a mia insaputa - è uscito il "ripieno" del mitico "Giobatta"? e, just in case, dove posso trovarlo? Grazie
Tafanus
Scritto il 08 febbraio 2014 alle 18:06 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (16)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 08 febbraio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (9)
Reblog
(0)
|
| |
Tutto Renzi in un quarto di pagina: quello che "Bersani ha fatto male a trattare coi grillini", e quello dedicato a chi si scorda di mettere Alfano nella stessa casella di Berlusconi, in caso di elezioni politiche:
PRO-MEMORIA: Poche ore dopo la vittoria largamente annunciata alle primarie, renzino aveva tirato fuori, dal "Kit del Piccolo Statista", un "coso" che - con grande provincialismo, e piccola conoscenza delle lingue - aveva chiamato (facendo ridere mezzo mondo) "Jobs Act" (sic!).
Questo "coso", come abbiamo documentato, consisteva in una paginetta e mezza word fatta di titoletti, con dentro il nulla. Il "coso", a furor di popolo, veniva ribattezzato "Giobatta" (giusto tributo ai comici ed alla pronuncia di renzino e renzini).
Smascherato da mezza stampa, il renzino, piccato, ci spiegava ciò che avevamo già scoperto da soli: che il Giobatta, presentato alla stampa fra squilli di tromba, era il nulla imballato sotto vuoto spinto. E aggiungeva, piccato: "Aspettate di vedere il documento integrale, prima di criticarlo". Siamo (vado a memoria) al 12 di gennaio. il "Coso Integrale" quando arriverà? Risposta: "Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli".
Ci rassereniamo. In fondo, siamo sopravvissuti due terzi di secolo senza il coso, possiamo farcela ancora per 96 ore. Ma poi passano le ore e i giorni, e il coso non si vede. La "Storica Conferenza Stampa" non viene annunciata. In compenso, il renzino, nel corso dell'ennesima comparsata televisiva, butta li, con nonchalance: "...come abbiamo anticipato, fra "qualche settimana" vi mostrerò il mio magnifico coso..." Cresce lo sconcerto fra i renzini, cresce l'ilarità fra coloro che renzini non sono mai stati, e mai lo saranno.
Passano i giorni e le settimane, ed arriviamo a martedì 4 Febbraio, antivigilia della Direzione PD. Tutti gli opinionisti sono pronti a scommettere (anche se in renzino non ne ha fatto cenno), che giovedì addì 6 Febbraio 2014, il mondo, stupefatto, assisterà al disvelamento del coso.
Niente da fare. Gli opinionisti - lo dice il nome stesso - non sono pagati per illustrare fatti, ma per sparare minchiate. A pagamento. Anche noi spariamo le nostre porche minchiate, ma almeno lo facciamo "aggratis", e in modica quantità. Lo facciamo non per professione, ma per diletto (e per dileggio). Abbiamo un rapporto molto conflittuale coi cazzari, e col cazzarismo: ci provocano l'orticaria.
Ma non abbiamo perso tutte le speranze. Un giorno il Giobatta arriverà fra di noi. Con fare circospetto, aprirà l'impermeabile, e ci mostrerà, finalmente, il Coso. E il Mondo, ammirato, incredulo, stupefatto, griderà in coro: ohhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!
Tafanus
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo… come lacrime nella pioggia. È tempo…di morire. »
Dal film “Blade Runner” di Ridley Scott
Scritto il 07 febbraio 2014 alle 12:59 | Permalink | Commenti (4)
Reblog
(0)
|
| |
"..."Con molta franchezza - insiste il segretario - trovo discutibili alcune reazioni di queste ore e giorni per cui forti di alcuni sondaggi con l'Italicum vince Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale". E ancora: "Se si andasse alle elezioni con l'Italicum e un'alleanza Berlusconi-Bossi-Casini ci battesse, il problema saremmo noi. Se dopo 20 anni la nostra capacità di prendere i voti è tale che basta che Casini vada di là e Bossi stia con Berlusconi per impaurirci, il problema ce l'abbiamo noi". Parlando delle future alleanze, il sindaco poi spiega: Alle prossime elezioni "vedo un simbolo del Pd, ma accanto do per scontato sia un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd ma neanche dall'altra parte e presumibilmente una parte della sinistra".
...già... a Renzi il sondaggio IPR Marketing non è piaciuto. Eppure, fino a qualche giorno fa, Renzi viveva attaccato con la flebo ai sondaggi (quando giravano bene), esattamente come il suo Maestro di Arcore. E allora, per fargli cosa gradita, ripubblichiamo la nostra sintesi, che riporta i riflessi sulle coalizioni del sondaggio della IPR sulle liste:
Le liste col premio di maggioranza
Le coalizioni col premio di maggioranza
...già, caro renzino... se ne faccia una ragione... Nessuno ha parlato SOLO della Lega, ma con la sua brillantissima Legge Berlusconi costringerà al allearsi col pregiudicato di Arcore Lega, NCD, UDC, Fratelli d'Italia, La Destra, e - per quello che contano - pezzetti di Scelta Civica. Ancora complimenti vivissimi...
P.S.: Io trovo OSCENO che lei, nel suo discorsetto (che rassomiglia tanto ad una "excusatio non petita", dimentichi bellamente la fettina più grossa della torta berlusconiana: quei 5/6 punti di cui è accreditato il NCD si Angelino. Giààà come mai se n'è dimenticato? O pensa che convergerà nel centro sinistra? Solo per capire...
Scritto il 07 febbraio 2014 alle 00:29 | Permalink | Commenti (11)
Reblog
(0)
|
| |
Per mesi (e ancora oggi) mi sono sentito sfrantumare gli zebedei con la storia che si, forse le idee di Renzi non sono di sinistra, forse è un berluschino in sedicesimo, certamente è un democristo da riporto, figlioccio di De Mita e del Cardinal Betori. Ma, perdio, "con Renzi si vince".
Si vince adottando regole, programmi, etica, stilemi berlusconiani. Si vince COSA? Si vince PERCHE'? Si vince per portare a casa quali progetti di rinnovamento sociale del Paese? Non è dato sapere. Si vince, e tanto basta.
Con Renzi, il PD verso "magnifiche sorti e progressive". Quelle dettate da Berlusconi, Verdini, Gasparri e Casini. Ma non ha importanza. Pur di "vincere", milioni di perdenti nati sarebbero disposti a "vincere" indossando idee ed interessi altrui. Ma tant'è... La storia è piena di aspiranti-Pirro.
Ma DAVVERO "Il Trascinatore" porterà il PD verso trionfi che mai mente umana avrebbe potuto neanche lontanamente sognare? Oggi Repubblica mette in pagina il primo sondaggio sulle europee che si terranno fra tre mesi. Si, lo sappiamo. Il sistema elettorale per le europee è diverso dal Maialinum di Berlusconi e Renzi (il quale, per ora, è solo un foglietto d'appunti, visto che Renzi inizia a capire che il Parlamento, sulla faccenda, vorrà "parlamentare"; e che il penultimatum "o così o Pomì" si è già disintegrato contro il muro della real-politik. Il ragazzo è lento di comprendonio, ma alla lunga si riesce a fargli capire che non è stato nominato Imperatore d'Italia, ma solo segretario del PD. Quindi l'ampio campione intervistato da IPR Marketing (2200 rispondenti), credetemi sulla parola, non ha dato una risposta correlata al sistema elettorale, e quindi non valida per eventuali elezioni politiche dal sistema ignoto (e col futuro del Senato che per ora è una nebulosa lontana come Andromeda), ma - faute de mieux - da una risposta tutta ideologica, che non si discosta di molto da quella che avrebbe dato sulle intenzioni di voto alla Camera. Gli scettici, interroghino se stessi, la moglie, il fratello, i figli maggiorenni, sul grado di conoscenza dei sistemi elettorali, poi ci facciano sapere.
Ma torniamo alla "magnifiche sorti e progressive", alla ricerca delle quali tanti aspiranti cazzari, e cazzari im SPE, si sono fiondati sul carro del renzino, senza neanche chiedersi dove sia diretto, e se ha i freni a posto. In calce, le intenzioni di voto ai partiti. Con un paio di annotazioni metodologiche:
-1) Le intenzioni di voto sono per i partiti. Non esistono le coalizioni, quindi dovremo cercare di costruircele, se vogliamo traslare il voto ai partiti per le Europee, in eventuali strategie di coalizione - e relative conseguenze - in caso di politiche.
-2) Abbiamo riportato solo i partiti che superano, nelle intenzioni di voto a livello nazionale, almeno l'1% (...a proposito... i cazzari "maitres-à-penser" che ci criticavano quando attaccavamo il populista Di Pietro, sanno che "noi-dell'italia-dei-valori" è ormai finita sotto lo 0,5%, in concorrenza con la SVP?).
Ma iniziamo col mostrare i dati del sondaggio IPR per le europee di maggio:
Per confronto, riportiamo anche i dati finali delle europee del 2009:
Ad occhio, sembra che né il PD di Bersani, mé tantomeno il PD renzino, siano stati capaci di intercettare il disfacimento dei partiti cazzari (dal PdL, all'IdV, alla Lega). Sembra che questi partiti "disfatti" abbiano semplicemente rappresentato il terreno di coltura per l'ennesimo partito-cazzaro, il grillismo. Evviva. Ma adesso arriva Renzino che "ci fa vincere". Con la legge Berlusconi. Facciamo un piccolo esperimento (si può, data l'incultura media delle casalinghe di Voghera e degli idraulici della Brianza): mettiamo ogni partitone e partitino nella presumibile coalizione di "naturale destinazione", visti gli attuali sondaggi politici: M5S da solo, nel centro-sinistra PD, SEL e PSI, e nel centro-destra Forza Italia, NCD, Lega, UDC, Fratelli d'Italia, La Destra, e vediamo cosa accade:
Ma poichè, come si evince dai numeri, NON CI SAREBBE BALLOTTAGGIO, Berlusconi & Eredi beccjherebbero anche il premio dei maggioranza. Ed ecco il quadro realistico:
A questo punto, grazie alla grande intelligenza strategica del Bischero di Frignano, questa sarebbe la distribuzione dei seggo alla Camera (come è noto, tutto è ignoto per quanto concerne il Senato):
-1) Il Centro-Destra supererebbe abbondantemente la soglia del 37%, NON ci sarebbe ballottaggio, e il Berluska incasserebbe anche il premio di maggioranza:
-2) Il Centro-Sinistra delle "magnifiche sorti e progressive" si fermerebbe ad un abbisso del centro-destra (9 punti), ad un passo dai cazzari di Grillo;
-3) il Centro-Sinistra formato "Con-Renzi-Si-Vince", grazie alla legge fortemente voluta da Berlusconi, e fortemente accettata da Renzi e dai coglioni suoi seguaci, porterebbe a casa 163 deputati (meno della metà dei berlusclones), e sarebbe finalmente condannato alla perenne irrilevanza.
Perchè, cari renzini da riporto? Perchè il giorno in cui si verificasse un quadro di questo tipo, con Berlusconi & Eredi inchiavardati alle poltrone di comando coi tasselli Fisher, una nuova legge elettorale meno cretina ed oscena della Berlusconi-Renzi, ve la potreste scordare per due generazioni.
Complimenti per la perspicacia
Tafanus
Scritto il 06 febbraio 2014 alle 15:41 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (9)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 06 febbraio 2014 alle 00:21 | Permalink | Commenti (0)
Reblog
(0)
|
| |
In questo video riportiamo l'osceno post sessista di Claudio Messora, malfestramente cancellato dopo lo scoppio della polemica, e sostituito da un post molto "castigato". Quando si dice il coraggio delle proprie idee...
Ma qualcuno di era preoccupato di filmare la cache del post originale... La rete non perdona. E Messora, Principe Ereditario della Rete, dovrebbe saperlo...
Scritto il 05 febbraio 2014 alle 16:57 | Permalink | Commenti (1)
Reblog
(0)
|
| |
AVVERTENZA: questa "cartolina" di Andrea Barbato è stata spedita nel 1992 ma - a causa delle ben note disfunzioni postali - è arrivata solo oggi. Niente di grave. Durante il lungo viaggio, non ha perso niente della sua freschezza e della sua attualità.
Scritto il 05 febbraio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (11)
Reblog
(0)
|
| |
Provaci ancora, Angela. Potrebbe essere il titolo nel nuovo "reality" tedesco. Ieri abbiamo pubblicato la notizia di Frau Angela Merkel, che di mattina chiede di affamare, a botte di rigore, i paesi del Club-Med, e di pomeriggio provvede a regalare a tutti gli Herr Mueller di Krande Ghermania uno sconticino di quattro anni sull'età pensionabile, portandola da 67 a 63 anni. Un regalino da 160 miliardi di € da qui al 2030.
Ma ieri si sono verificati altri due fatterelli, in arrivo dai correttissimi paesi mitteleuropei, che fanno riflettere... Diceva Agatha Christie che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova...
Della prima "coincidenza" (quella pensionistica) abbiano detto.
La seconda: la simpatica commissaria Cecilia Malmström, svedese, commissario europeo per gli affari interni, eletta con la destra liberale, non ama il Club-Med, e si venderebbe l'anima per far felice Angela. Dunque ieri questa simpaticona ha scoperto ciò che noi sappiamo e scriviamo da alcuni anni; che il costo stimato della corruzione in Italia è di circa 60 miliardi di euro all'anno. Lo sapevamo anche senza la scienza della Sciura Cecilia, laureata in materie letterarie, nessuna esperienza in economia. Lo sapevamo dalle autorevoli valutazioni della nostra Corte dei Conti (costituita da esperti in economia, con scarsi apporti di esperti in letteratura).
Ma la Sciura Cecilia ha aggiunto il carico da novanta. Ha stabilito (come, non dice... de minimis non curat praetor) che il costo della corruzione in Italia è esattamente la metà del costo della corruzione in TUTTA l'UE. Dunque (considerazione tafanesca), dato che l'Italia rappresenta circa un quarto del PIL della UE, ma la metà della corruzione, il conticino (alla portata di qualsiasi letterata) è presto fatto: l'Italia ha una propensione a praticare l'arte della corruzione di ben quattro volte superiore alla media europea. Una media europea alla quale partecipano paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna, la Bulgaria, la Croazia, la Romania... Paesi risaputamente esenti da fenomeni corruttivi. Interessante, vero?
Le fonti dell’Ue s’affrettano a precisare che i dati non sono esattamente comparabili. Ma Cecilia Malmström, commissaria europea agli Affari Interni, è abituata a bacchettare l’Italia, e quindi non va tanto per il sottile. A un certo punto si arrampica su uno specchio inclinato e insaponato, e "esprime preoccupazione per il grado di corruzione degli appalti pubblici, denunciato dal 92% delle imprese, contro una media Ue del 73%". Non è magnifico??? Ma se l'Italia, come dice la professoressa di latino, ha il quadruplo di propensione alla corruzione, come mai un quarto di 92% fa 73%? Basterebbe la famosa "macchinetta del cinese" da un euro per capire che un quarto di 92 dovrebbe fare 23, non 73... Misteri dei fustigatori di conti pubblici (altrui)... Ma è misteriosa anche l'incompetenza dei giornali(sti) italiani, da NESSUNO dei quali abbiamo sentito sottolineare i fantastici conti della Sciura Cecilia...
Ma cosa volete che importi di questo ad una svedese dalla faccia alquanto equina, abituale fustigatrice del Club-Med, ed altrettanto abituale adoratrice di Frau Angela Merkel? Viene il sospetto che sia il momento migliore per divulgare questo - chiamiamolo così - "rapporto", nel momento in cui Enrico Letta sta facendo un tour negli Emirati Arabi, per promuovere l'immagine dell'Italia in genere, e per trattare l'affaire Alitalia-Etihad in particolare. Etihad: National Airline of United Arab Airlines.
Già: i paesi del Golfo, l'Alitalia, Etihad. E qui arriviamo alla terza, più maialesca coincidenza.
Come il Manzoni faceva dire ai bravi di Don Rodrigo... "Or bene, gli disse il bravo all'orecchio, ma in tono solenne di comando, questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai"
Non è stupendo? Qui abbiamo Alitalia nella parte di Lucia, Etihad nella parte di Renzo, Angela nella parte di Don Rodrigo, e la Sciura Cecilia nella parte dei "bravi". Ma cosa gliene viene, a questa "serva sciocca" di Don Rodrigo Merkel?
La cosa assume toni da svacco totale: Lufthansa (che avrebbe voluto comprare l'Alitalia "aggratis", buttar via tutto il personale, ed impadronirsi degli appetibili "slot" Alitalia, immaginiamo col beneplacito della Sciura Merkel), apre una polemica a livello Commissione Europea sull'eventuale accordo Alitalia-Etihad, senza conoscere i termini di un accordo che è tutto da fare. Insomma, si porta avanti col lavoro. E si porta avanti con la figura di merda. E per descrivere la figura di merda, leggiamo Repubblica/Economia di oggi
"...La Commissione europea non reagisce ancora ufficialmente alla polemica sollevata da Lufthansa sulla possibile alleanza tra Alitalia e Etihad, ma in modo ufficioso lascia trapelare che la richiesta della compagnia tedesca di bloccare l'operazione per presunti aiuti di stato illegali non rientra nelle competenze dell'Antitrust Ue [...] Commentando le richieste di Lufthansa, infatti, un funzionario della Commissione, ha precisato che "la base legale per il controllo della validità degli aiuti di stato esercitato dalla Commissione si riferisce esclusivamente agli aiuti dati da uno stato membro Ue".
In sostanza, l'antitrust europeo non ha poteri per bloccare eventuali sussidi illegali garantiti da paesi extra Ue, come chiede Lufthansa, che accusa la compagnia di Abu Dhabi di godere di aiuti anticoncorrenziali, e per esteso teme che Alitalia possa fruire di un simile supporto in caso di alleanza con Etihad..."
"...Una presa di posizione che fa tirare un sospiro di sollievo al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, secondo cui - dice in un'intervista alla Stampa - i tedeschi "speravano nel fallimento di Alitalia, di dividersi le spoglie del nostro mercato, trasformando i nostri aeroporti in piccoli scali per alimentare il traffico su Francoforte e Monaco..."
Ora, decenza avrebbe voluto che la brava Frau Merkel e la sua ammiratrice svedese avessero lasciato scorrere le lancette dell'orologio almeno per qualche ora, prima di far uscire in piena stretta finale della trattativa Alitalia-Etihad questo "rapporto sul nulla", redatto non si sa da chi, né con quale metodologia. E con divisioni e moltiplicazioni che non dovrebbero quadrare neanche nella Facoltà di Lettere. E i bravi managers di Lufthansa bene avrebbero fatto ad aspettare di conoscere i termini dell'eventuale accordo, prima di stabilire che viola questo e quello.
Pensando a tutto questo, sempre meno soppporto l'idea di essere governato da chi, appena incassata la fiducia del Parlamento, si era precipitato a Berlino per il "bacio della pantofola" alla Sciura Merkel. E se Letta ogni tanto si ricordasse che un paese che - per l'appunto - vale un quarto dell'economia della UE, e che paga all'Unione più di quanto non riceva in cambio, dovrebbe qualche volta pretendere che fossero gli altri a baciare la sua pantofola?
Tafanus
Scritto il 04 febbraio 2014 alle 21:17 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (13)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 04 febbraio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (65)
Reblog
(0)
|
| |
Claudio Messora è il perfetto testimonial dello stile grillino. Prima getta il sasso, poi ritira la mano. Prima insulta, poi si scusa. Prima scrive, poi ritratta. Prima offende, poi ci scherza: «Era una battuta». E' la strategia di Grillo e dei grillini. Superare tutti i limiti, e poi fingere di tornare sui propri passi. Il grillino che brucia i libri? «Non ci rappresenta». I commenti contro la presidente della Camera? Spariti. Il tweet di Boldrini? Cancellato. Che ci vuole, basta un hacker. Ma intanto ogni giorno un nuovo muro è infranto, con buona pace del rispetto delle persone, delle donne, delle istituzioni.
Messora, però, i muri li aveva infranti già anni fa, quando scrisse, e mai cancellò, un post sessista su tre ministri del governo Berlusconi. «Ho fatto una cosetta a tre con la Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo», s'intitolava il testo scritto l'11 luglio del 2010 e mai cancellato. E' ancora lì, sul blog del responsabile comunicazione M5S al Senato, un signore pagato circa 6mila euro al mese grazie ai soldi dei contribuenti.
Messora parla delle tre ministre berlusconiane. Poi spiega: «...L’inconscio freudiano, con la sua imponderabile associazione di simboli, mi ha proiettato in un universo parallelo che lo stato cosciente non mi avrebbe mai consentito di immaginare», scrive.
«Mi trovavo sempre disteso sul letto ma ecco che insieme a me, in completo deshabillé, c’erano proprio loro: Mara, Stefania e Mariastella...
L’associazione immaginifica di Mara alla fellatio è stata automatica... Per Mariastella, invece, l’inconscio ha suggerito una elaborata legge del contrappasso. Si dice così tanto in giro che abbia sodomizzato la scuola che… Stefania invece era un problema. La sua natura imprenditoriale le conferiva una qualità di penetrazione attiva, tipica dello stupro – lo stupro del territorio, lo stupro dell’ambiente -, che francamente anche un super-io dormiente come il mio si rifiutava in qualunque modo di subire...».
Ognuno, come scrivevo all'inizio, ha i "portavoce" che si merita. Grillo non meritava più di Messora, e Messora forse non avrebbe potuto aspirare a fare il "portavoce" (in senso dantesco) di qualcosa in più di Grillo. Simul stabunt, simul caghent. In napoletano: "...'o Pateterno 'è fà, e 'a Maronna l'accocchia..."
In questo post di Messora non è offensiva la volgarità (ormai, nel mondo fallocratico del grillismo, il pompino e la sodomizzazione sono diventati l'alfa e l'omega della Nuova Politica. Offende il fatto che un quarto dell'elettorato italiano abbia portato alle poltrone (non al potere, che non sanno né conquistare, né usare), questi che ormai sanno solo contare le carte delle caramelle, e parlare di pompini.
E sarei - senza offesa - molto curioso di sapere quali sarebbero i sentimenti del "portavoce" se qualcuno, su un altro medium, raccontasse di sogni erotici (...si sa.... ai sogni non si comanda...) a base di pompini e sodomizzazioni , riferiti (può succedere, nei sogni) alle donne di casa del "porta-flatulenze" del MòViMento a 5 Stelle.
Messora, e chiederle di scusarsi, sarebbe troppo, vero?
Tafanus
P.S.: Questo post, per il quale non riesco a trovare una definizione adeguata, fa ancora oggi bella mostra di se sul blog di Claudio Messora (cliccare sulla foto):
Troppo tardi, caro Messora. Perchè lei può anche averlo fatto sparire dal suo sito, ma non può farlo sparire dalla rete. E quindi posto in calce la copia cache di ciò che lei ha fatto maldestramente sparire fuori tempo massimo, perchè rimanga agli atti:
Tre ministri donna, tutte e tre in conflitto di interessi. La Prestigiacomo è Ministro dell’Ambiente. Potrà mai una ex rappresentante del mondo dell’imprenditoria, con tutti i legami che nel tempo ha creato con gli industriali, tutelare efficacemente l’ambiente? No. E infatti tutela gli industriali, avendo sempre seccamente rifiutato, in nome e per conto degli italiani, tutti gli obiettivi di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica proposti dall’Unione Europea.
La Gelmini è Ministro dell’Istruzione. Da studente, per conseguire la sua iscrizione all’albo degli avvocati, non riuscendo a passare l’esame a Brescia è andata a sostenerlo a Reggio Calabria, dove il numero degli ammessi è il triplo rispetto a quelli di Brescia, denunciando innanzitutto scarsa brillantezza e poi un’indole insofferente al rigore formale che esige una preparazione impeccabile, preferendo le scorciatoie alle sfide intellettuali. Potrà mai, una che cerca sotterfugi per dimostrare la sua competenza professionale allo Stato, occuparsi per conto dello Stato stesso di migliorare l’istruzione e sostenere le ragioni di una efficiente verifica della preparazione, principio base della meritocrazia? No. E infatti la sua riforma sta uccidendo maestre, professori, docenti, il mondo della ricerca e, ovviamente, gli studenti.
La Carfagna è Ministro per le Pari Opportunità. Si occupa cioè di assicurarsi che tutti abbiano le stesse chances di conseguire un determinato risultato. Potrà mai, una che si è fatta strada esibendo le innegabili doti esteriori del suo corpo, facendosi conoscere e apprezzare come modella, valletta, soggetto conturbante di calendari provocanti, una che è stata notata da Silvio Berlusconi proprio in virtù della sua bellezza (“se non fossi già sposato, la sposerei immediatamente“), una cioè che deve alla generosità di madre natura gran parte del merito e delle opportunità che la vita le ha riservato, farsi garante del fatto che una brillante carriera possa essere alla portata di chiunque, ovvero rinnegare se stessa ed i vantaggi che la sua esteriorità ha saputo conferirle? Se una simile contraddizione fosse possibile, il primo doveroso passo sarebbero le sue stesse dimissioni, per ristabilire le pari opportunità, appunto, tra gli aspiranti alla posizione di Ministro per le Pari Opportunità.
Scritto il 03 febbraio 2014 alle 23:08 nella Politica | Permalink | Commenti (14)
Reblog
(0)
|
| |
Contrordine, Damen und Herren. D’ora in poi in Germania l’età pensionabile minima non sarà più di 67 ma di 63 anni. E non basta: i contributi figurativi riconosciuti alle gestanti che abbiano interrotto l’attività lavorativa vengono triplicati, da uno a tre anni. Il tutto per un onere complessivo stimato in circa 160 miliardi di qui al 2030, che sarà coperto con un aumento dei contributi a carico di lavoratori e imprese oltre che con finanziamenti a valere sul bilancio federale. Il provvedimento dà così attuazione alla più dispendiosa tra le riforme concordate per la Grande coalizione fra Cdu e Spd. In ogni caso, vista dal resto d’Europa, questa retromarcia tedesca sul sempre fragile terreno della spesa previdenziale mette in luce un’evidente contraddizione di comportamento.
Sempre così pronta a reclamare il rigore dei conti pubblici in casa altrui, la sedicente inflessibile Angela Merkel finisce per razzolare in tutt’altra direzione quando si tratti di casa propria. A ennesima conferma dell’ambiguo ruolo che la Germania gioca all’interno dell’Unione europea. Come s’è visto con il salvataggio delle banche tedesche nella crisi greca e si continua a vedere con il rifiuto di Berlino a rimodulare il proprio abnorme surplus commerciale. C’è da chiedersi sgomenti perché sia Bruxelles sia gli altri soci dell’Ue assistano imbelli a simili esercizi di prepotenza (Fonte: Massimo Riva)
Scritto il 03 febbraio 2014 alle 21:36 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (1)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 03 febbraio 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (42)
Reblog
(0)
|
| |
Agli "squadristi" della politica", si risponde coi loro stessi metodi. Se certe cose sono lecite per loro, lo sono anche per noi. O no?
Grillo e l'IMU: «Grillo chiarisca e lo faccia in fretta. Fatto assurdo in un momento di crisi» (Fonte: Corriere.it)
«La moglie di Grillo furbetta dell’Imu». Così titola in prima pagina il quotidiano Libero: la signora Grillo, Parvin Tadjik, «Fa passare la seconda casa come abitazione principale ed evita di pagare oltre 10 mila euro di tassa sugli immobili». E la Lega presenta una interrogazione parlamentare per «per capire se sia vero quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa sulla supposta “furberia” della moglie di Beppe Grillo per evitare il pagamento dell’Imu».
Ne dà notizia la senatrice della Lega Nord Silvana Comaroli che sottolinea come «in un momento di crisi economica fortissima è ancora più assurdo, offensivo e inconcepibile che gente benestante, anzi ricca nonché presunto emblema di assoluta trasparenza si permetta scappatoie per essere esentata dal pagamento delle imposte». «Se a farlo, poi, è la moglie del moralizzatore di questo malandato paese su una proprietà della tenuta dove peraltro lui stesso vive, la questione - sostiene la senatrice del Carroccio - diventa assolutamente surreale. Grillo chiarisca e lo faccia in fretta. L’ex ministro Idem si è dimesso, se quanto riportato dagli organi di stampa fosse vero urge un pubblico chiarimento sul blog in nome delle tanto sbandierate regole sulla trasparenza».
«LA MOGLIE NON RISIEDE COL MARITO» - Per il quotidiano Libero, la «moglie di Grillo risiede, secondo l’anagrafe» in una «casetta, cinque vani con giardino sulla collina genovese di Sant’Ilario» che dista «pochi metri dalla villa del marito»: «Ci sarà un errore - scrive ancora Libero -, penseranno i lettori. Ma per capire che non c’è nessuno sbaglio basta dirigersi negli uffici comunali di Quarto dei Mille e chiedere un certificato di residenza della coppia. Lei ufficialmente abita nella casetta insieme con la figlia di primo letto...Ma se le donne di casa Grillo risultano residenti in salita dei Marsano, gli uomini della famiglia...vivono tutti sotto lo stesso tetto nell’adiacente via dei Marsano, nella villa di famiglia color salmone».
«SPESE AZZERATE» - «Quasi la fotocopia - continua il quotidiano - della vicenda dell’ex ministro delle Pari opportunità, Josefa Idem». Sempre secondo Libero «nel rogito per i suoi cinque vani lady Grillo chiede di poter recuperare l’“imposta proporzionale di registro versata in occasione della registrazione del contratto preliminare” e ottiene pure di poter trasferire “le agevolazioni fiscali prima casa” dall’appartamento di via Nicolini a quello di salita dei Marsano. Un credito pari a 5475 euro...». Ma, secondo i calcoli di libero, la moglie di Beppe Grillo avrebbe risparmiato fino «a 10 mila euro» non avendo «acquistato l’immobile come seconda casa».
Ci piacerebbe sapere de certe cose sono porcherie se le fa la Signora Josefa Idem, e se invece sono delle brillanti idee contabiuli se fatte da "cittadine" do doverso cognome. Tafanus
Una domanda al "Cittadino Onorevole" De Rosa sorge spontanea: siedono in parlamento "per meriti pompinari" solo le parlamentari del PD, o si può ipotizzare lo stesso "percorso politico" per le "cittadine a 5 Stelle"? Tafanus
Cosa fareste alla Presidente Boldrini se vi trovaste in macchina da soli con lei?
Questa la domanda che il pregiudicato Beppe Grillo ha posto sul blog (Bibbia del Grillismo), stimolando la cafonaggine e la vigliaccheria dei grillini, che peraltro per essere tamarri e vigliacchi non hanno bisogno, in genere, di stimoli particolari (il sottoscritto ne sa qualcosa...)
Caro Grillo, la domanda su "cosa farebbe se" è specifica sulla Boldrini, o si può fare su qualsiasi "signora", qualunque sia il suo cognome e la sua professione?
Ci faccia sapere. Tafanus
Scritto il 02 febbraio 2014 alle 20:28 | Permalink | Commenti (10)
Reblog
(0)
|
| |
"Io per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all'opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, l'aveva fatto Beppe Grillo". Intervistato da Repubblica, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini dice addio al sogno centrista. "A noi moderati - spiega - spetta il compito di lavorare sullo schema del Ppe" con Ncd e Fi.
"Aveva senso pensare a un terzo polo di centro, e dunque dare battaglia contro uno sbarramento così drastico, quando ancora si poteva immaginare uno schema tedesco, con socialisti, democristiani e liberali. Oggi tuttavia la partita che stiamo giocando è un'altra, quella contro un populismo anti-europeo e anti-istituzionale, che mette a soqquadro il Parlamento e attacca in maniera dissennata il capo dello Stato", dice Casini, secondo cui "le forze responsabili - centrodestra e centrosinistra - sono chiamate a serrare le file".
"Non servono a niente le battaglie di retroguardia. Al punto in cui siamo l'unico antidoto allo sfascismo è l'accordo fra Renzi e Berlusconi per fare la riforma elettorale, quella del Senato e del Titolo V", afferma Casini. "Io voterò un emendamento sulle preferenze, penso che ci sia ancora spazio per migliorare la legge elettorale, ma vada come vada: meglio l'Italicum che continuare così". Su Renzi, "Può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche, ma non voglio mettergli i bastoni tra le ruote".
La costruzione del Ppe italiano sarà "con Alfano ovviamente. Ma da Toti a Fitto, insieme a slogan del passato, ho sentito anche cose sensate", dichiara Casini. Quanto a Berlusconi, "le divaricazioni drammatiche che ci sono state non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio".
Scritto il 02 febbraio 2014 alle 17:00 | Permalink | Commenti (13)
Reblog
(0)
|
| |
Analizzando la magnifica legge elettorale Berlusconi-Renzi, ieri alcuni esperti di sistemi elettorali hanno scoperto che a questa legge andrebbe cambiato nome: non più "Italicum" (Creatività Renziana), o "Italicus" (versione "porta-sfiga" dell'Italicum), e nemmeno "Maialinum" (il figlioletto del porcellum), ma "Bacum". O meglio, "Bachi", al plurale. Perchè la "Magnifica Legge" contiene due "bugs" che sono potenzialmente più distruttivi del "millennium bug" che tre lustri fa ha arricchito le società di software...
Ecco com Repubblica cartaceo di ieri (pag. 4) riporta l'esilarante esito - improbabile ma tecnicamente possibilissino - della Magnifica Legge":
"...l'altra grande questione è quella del «baco» che è stato scoperto nella legge. Un «bug» tecnico che potrebbe portare a situazioni paradossali, come quella di un partito che da solo prende il 100 per cento dei seggi (se tutti gli altri restano sotto la soglia). O il caso di una coalizione che vince il premio di maggioranza ma — essendo composta tutta da partiti che non hanno superato la soglia del 4,5 per cento — non prende un seggio e la Camera dei deputati resta in mano all'opposizione. Situazioni irrealistiche, senza dubbio, ma che rendono la legge a rischio di incostituzionalità. Per questo prende corpo l'idea di recuperare il miglior partito sotto la soglia, come chiedono dall'inizio gli alfaniani. E di abbassare al 4 quel 4,5 per cento. Nel centrosinistra si salverebbe SEL, nel centrodestra NCD. "Nessuna legge è perfetta — ammette il Pd Bressa — e anche in questa ci sono alcuni problemi tecnici da risolvere..."
Già... nessuna legge è perfetta... ma una "cagata pazzesca" come questa non si era mai vista. Peccato. il Renzino, già prima dell'inizio della discussione parlamentare, si era venduto così: "Ho fatto più io in una settimana, che gli altri in otto anni".
Innegabile. Nessuno, nella storia della Repubblica, era mai riuscito a fare così tanti danni in così poco tempo.
P.S.: Qualcuno ha notizie fresche del "contenuto" del "Giobatta", che doveva essere consegnato alla stampa e ai posteri addì 16 Gennaio, 2014? Tafanus
Scritto il 02 febbraio 2014 alle 12:44 nella Renzi | Permalink | Commenti (2)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 02 febbraio 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (4)
Reblog
(0)
|
| |
Recensione del film Nebraska" (di Angela Laugier)
Regia: Alexander Payne
Principali interpreti: Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacy Keach, Mary Louise Wilson, Rance Howard, Tim Driscoll, Devin Ratray, Angela McEwan, Glendora Stitt, Elizabeth Moore, Kevin Kunkel, Missy Doty, Anthony G. Schmidt, Melinda Simonsen – 115 min. – USA 2013.
Woody Grant è un vecchio, con passato da alcoolista, che vive in una località del Montana e che comincia a manifestare vuoti di memoria e demenza. E’, per questa ragione, mal sopportato in famiglia: i due figli, David e Ross, hanno poco tempo per lui, ciascuno preso com’è dal proprio lavoro; la moglie Kate (che cerca di badare a lui come meglio può) è a sua volta anziana e ha sulle spalle l’intero peso del ménage. Nessuna meraviglia, perciò, se, pur sorvegliandolo anche troppo strettamente, spesso ne perda le tracce e sia costretta a ricorrere ai figli per ritrovarlo, cosa che obbliga i figli ad abbandonare il lavoro per cercarlo. Woody si allontana spesso, infatti, per raggiungere, a piedi o in autobus, la città di Lincoln, in Nebraska: non avendo più il permesso di guidare, per l’età e per i suoi precedenti da etilista, decide che ci andrà a tutti i costi con le sue sole gambe malferme, anche se dista da casa sua un migliaio di miglia. A Lincoln, infatti, lo attende, preparato… proprio per lui, un milione di dollari di cui un’azienda locale gli ha comunicato la vincita, con una lettera truffaldina che copre una promozione pubblicitaria. Il figlio David, dopo avergli invano spiegato come stanno le cose, decide che lo accontenterà, dedicando l’intero weekend (ma, in realtà, qualche giorno in più), al viaggio col vecchio padre lungo la strada che porta in Nebraska. Anche Ross e Kate saranno, per poco tempo, della partita, raggiungendoli a Hawthorne, luogo della giovinezza di Woody, delle amicizie e del primo amore, cosicché il percorso serve a rinverdire i ricordi dei più anziani, ma anche a far conoscere a David e a Ross insospettabili momenti del passato di quel padre, quasi sconosciuto a entrambi, e di quella madre un tempo assai spregiudicata nelle parole e nel comportamento, ma ora inacidita, inguaribile Santippe incapace di pietosa e tenera empatia nei confronti di quella fragile creatura che è, adesso, suo marito. Il viaggio, quindi, se è per Woody anche un percorso a ritroso nel tempo e perciò un modo di provare a sé di essere stato vivo quando qualcuno lo aveva amato, per David diventa soprattutto l’occasione per far luce in se stesso, per capire chi è, da dove viene e che cosa conta per lui e, forse, per riprendere, con altro animo quel legame con la donna che gli voleva bene e che fino a quel momento egli non aveva saputo né comprendere, né amare davvero. Il viaggio è anche un modo per capire qual è il giusto valore da attribuire al denaro: un mezzo, non un fine, come invece viene considerato quasi da tutti, anche nel cuore profondo degli stati del Mid-West americano, in piena crisi economica, in quegli agglomerati di case, fra deserti e mandrie, in cui gli uomini hanno perso la coscienza del senso della vita e delle relazioni familiari e sociali, degradandosi e imbarbarendosi.
Alexander Payne sembra essere tornato, con questo bellissimo film on the road, alla felice stagione dei suoi precedenti About Schmidt (2002) e Sideways (2004) dai quali si era allontanato inopinatamente girando il deludente Paradiso amaro (2011), che aveva ottenuto alcuni Oscar (a riprova di quanto siano discutibili i criteri di scelta per l’assegnazione di quei premi).
Mantenendo la propria narrazione in un difficile equilibrio fra dramma e commedia, il regista, con grande finezza, evita l’eccesso di patetismo che la vecchiaia di Woody avrebbe potuto evocare e al tempo stesso evita di mettere in ridicolo le piccole stramberie di un uomo ormai alla fine dei suoi giorni, che vorrebbe impossessarsi della vincita prodigiosa, ma non per godersela (i suoi desideri, molto modesti, intaccherebbero una parte molto piccola di quell’ingente somma): egli vorrebbe lasciarla ai propri figli quale ricordo tangibile dell’affetto che per loro aveva provato e che non era stato capace di manifestare. Questa immagine insieme tenera e cocciuta del vecchio Woody è resa con grande professionalità da un eccelso Bruce Dern, che per questa sua interpretazione è stato premiato come miglior attore al festival di Cannes nel maggio 2013 (questa edizione è stata davvero una miniera di grandi film). La pellicola è girata in un bellissimo bianco e nero, con viraggi improvvisi al seppia e all’azzurro, quasi a sottolineare simbolicamente un paesaggio che accompagna, con le sue luci e le sue ombre, un’esistenza che, pur essendo arrivata al termine, è capace ancora di qualche luminoso sprazzo di vitalità, di qualche guizzo di intelligenza e di buon umore, soprattutto se confortata ogni tanto da qualche innocente birretta. Con che cuore, infatti, la si potrebbe negare a un uomo che ha i giorni contati?
Segnalo a tutti quelli che fossero interessati che il film di Alexander Payne: A proposito di Schmidt (About Schmidt) è visibile in streaming, del tutto legalmente, sul sito della RAI che potete trovare a questo link.
Il film, che è del 2002, è molto interessante, perché contiene temi e riflessioni che sono, a mio avviso, stati sviluppati molto più ampiamente in quest’ultimo bellissimo Nebraska.
Angela Laugier
Scritto il 02 febbraio 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
Reblog
(0)
|
| |
La vera storia dell’intreccio di fondazioni e società su cui il leader Pd ha costruito la sua scalata dalla provincia al potere nazionale. Sponsor anonimi, l’aiuto di Verdini e la regia della trimurti dei fedelissimi Carrai, Boschi e Bianchi. I bilanci delle associazioni segrete con cui ha raccolto 4 milioni in cinque anni. E le uscite molto superiori alle entrate (Fonte: Davide Vecchi – Il Fatto Quotidiano del 1° Febbraio 2014)
Tutto in cinque anni. Dal 2009 a oggi. Tanto è durata la scalata al potere di Matteo Renzi che da assistente di Lapo Pistelli, poi insediato nel 2004 dalla coalizione di centrosinistra alla guida della Provincia di Firenze, è riuscito a sfidare tutti. Centrodestra e centrosinistra. E a vincere. In cinque anni Renzi è riuscito a sostenere quattro campagne elettorali. Due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’altra nel 2013, entrambe per la segreteria del Pd. Il tutto senza sostegno economico da parte del partito, rimborsi elettorali né fondi pubblici. Chi ha pagato, e perchè?
La coppia dei fund raiser Bianchi & Carrai - Come ha finanziato la sua attività politica? Attraverso quali canali è riuscito a creare un tale consenso in appena cinque anni? Qualcuno lo ha aiutato a costruire il suo bacino elettorale? E come? Nel tentativo di rispondere a queste domande abbiamo ripercorso a ritroso l’ascesa del rottamatore, arrivando al 2007. Abbiamo individuato associazioni, società, comitati e rapporti (alcuni finora sconosciuti) che ruotano attorno a Renzi come l’universo copernicano attorno al sole. Al suo fianco solo due pianeti: Marco Carrai e Alberto Bianchi.
Maria Elena Boschi, folgorata sulla via di Frignano sull'Arno
Il primo sin dal 2007, il secondo dal 2009. Sono i fund raiser, i “raccoglitori di soldi”. E sono bravi, perché complessivamente hanno messo insieme oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida del Paese del loro amico Matteo Renzi. Bianchi e Carrai oggi fanno parte del consiglio direttivo della Fondazione Open, cioè l’evoluzione della Fondazione "Big Bang" a cui lo scorso novembre è stato cambiato nome e composizione: Renzi ha azzerato il vecchio consiglio, confermando solo Bianchi e Carrai, inserendo Luca Lotti e Maria Elena Boschi, nominando quest’ultima segretario generale. Nel 2013 la fondazione ha raccolto 980 mila euro di donazioni, 300 mila euro in più rispetto all’anno precedente. Nel 2012 aveva chiuso il bilancio con una perdita di 535 mila euro dovuta a debiti ancora da estinguere e, stando ai resoconti che il Fatto ha potuto leggere, nel corso del 2013 la perdita si è assottigliata a poco più di 300 mila euro e le entrate sono aumentate del 30 per cento. Prima la "Fondazione Big Bang" non esisteva, è stata fondata il 2 febbraio 2012 dall’allora presidente Carrai di fronte al notaio Filippo Russo.
La fideiussione e il mutuo della Festina Lente - Negli anni precedenti l’attività politica di Renzi passa attraverso due associazioni: Link e Festina Lente, di cui nessuna comunicazione è mai stata data. Non hanno mai avuto siti internet né rendicontazione pubblica. Praticamente sconosciuta in particolare la Festina Lente. Anche qui figurano Carrai e Bianchi. Fondata nel giugno 2010 cessa le sue attività di fund raising nel maggio 2012. L’ultimo evento che organizza è una cena di raccolta fondi per Renzi nel gennaio 2012 al Principe di Savoia di Milano. Raccoglie 120 mila euro e ha ancora all’attivo circa 40 mila euro. Questa associazione è citata solamente una volta: nel resoconto delle spese elettorali sostenute da Renzi per le amministrative del 2009. Il comitato dell’allora candidato sindaco dichiara di aver speso 209 mila euro, 137 mila raccolti tra i sostenitori e gli altri 72 mila euro che mancano all’appello coperti da un mutuo acceso e garantito dalla Festina Lente. Mutuo concesso dalla Banca di Credito Cooperativo di Cambiano (presieduta dal potente sostenitore Paolo Regini e usata anche per le ultime primarie) con a garanzia una fidejussione firmata da Bianchi. È il maggio 2009 e la Festina Lente nasce solo l’anno successivo. Si fa carico del mutuo e lo estingue immediatamente accendendone però un altro (oggi in via di rimborso) per avviare le attività di fund raising. Complessivamente però questa associazione organizza solamente due eventi, oltre alla cena milanese, in due anni.
Da dove sono arrivati i 750 mila euro di Link? - Ben più attiva la Link. Nasce nel 2007, quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze. Con il solito Carrai nell’atto costitutivo figurano buona parte di quelli che ancora oggi sono al fianco del rottamatore. C’è Lucia De Siervo, direttore della cultura ed ex capo segreteria di Renzi, figlia di Ugo, presidente della Corte Costituzionale, e moglie di Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua. C’è poi Vincenzo Cavalleri, ora direttore servizi sociali di Palazzo Vecchio e Andrea Bacci, oggi presidente della Silvi (società pubblica partecipata dal Comune), intercettato nel dicembre 2008 al telefono con Riccardo Fusi (ex patron del gruppo Btp condannato a due anni in primo grado per i lavori alla Scuola Marescialli, e imputato per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini e indagato per bancarotta fraudolenta) per organizzare un viaggio in elicottero a Milano per Renzi. Poi però saltato. Per ben due volte. Infine, a firmare l’atto costitutivo della Link, c’è anche Simona Bonafè, ex assessore oggi onorevole, e il presidente Marco Seracini. L’associazione ha la propria sede in via Martelli civico 5, dove poi nascerà la fondazione Big Bang. I primi due anni di vita chiudono con un resoconto finanziario in avanzo di 22 mila euro, a fronte di una raccolta complessiva di circa 200 mila in 24 mesi. Tutt’altra musica nel 2009, anno delle primarie e delle amministrative, quindi fondi che vanno ad aggiungersi a quelli dichiarati dal Comitato. Link spende 330 mila euro e chiude con una perdita di 154 mila.
Che viene in parte appianata nel 2010 attraverso erogazioni liberali ricevute per 156.350 euro e in parte nel 2011, ultimo anno di vita dell’associazione Link che termina la sua esistenza con una perdita di 3.500 euro. Complessivamente questa associazione raccoglie e investe nell’attività politica di Renzi circa 750 mila euro.
Da dove arrivano queste “erogazioni liberali”? Abbiamo cercato per giorni inutilmente il presidente Marco Seracini sia nel suo studio, dove venne registrata l’associazione, sia al cellulare. Ci siamo rivolti a Carrai che pur rispondendo molto gentilmente al telefono e rendendosi inizialmente disponibile a incontrarci, ha poi preferito non rispondere né in merito alla Link né ad altro. Cavalleri, infine, ha risposto. Al telefono, non alle domande sui donatori dei quali, ha detto, “non so niente”. Però ci ha spiegato che “l’associazione è una delle scatole a cui ho partecipato, non ho molte informazioni, non ho mai neanche partecipato agli incontri che organizzava”. Che tipo di incontri? “Raccolta fondi ma non solo, non faceva attività politica però, erano incontri sociali diciamo”. Sociali? “Sì, eventi promozionali per diciamo sviluppare le idee di cui Renzi era portatore”. E cene elettorali? “Non ricordo”.
La Grande Sintonia col "rinviato" per bancarotta
L’amico Denis Verdini, quando la destra era d’aiuto - Nel 2009, dopo aver vinto le primarie, Renzi partecipò ad alcune iniziative organizzate anche da Denis Verdini, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia e oggi colui che deve scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Renzi per le prossime amministrative di maggio. Nel 2009 l’allora rottamatore sedette al tavolo d’onore insieme a Verdini e consorte alla festa de Il Giornale della Toscana. Presenti tutti i parlamentari forzisti dell’epoca: Mazzoni, Parisi, Bonciani, Amato e altri. E mesi dopo partecipò a un evento organizzato dalla signora Verdini, Maria Simonetti Fossombroni. Molti del Pdl ricordano inoltre che la scelta di candidare sindaco nel 2009 l’ex calciatore Giovanni Galli fu considerato un “regalino” al giovane prodigio Renzi. Che lo asfaltò. Verdini non ha mai negato la propria simpatia per il rottamatore. Dal centrodestra sono mai arrivati fondi alle associazioni di Renzi? Gentile e disponibile quanto Carrai si dimostra anche Alberto Bianchi, che come Carrai alla domanda non risponde. Da dove arrivano i fondi e come ha coperto il mutuo Festina Lente? E come è riuscito ad appianare il debito della Fondazione e a raccogliere il 30 per cento in più l’anno successivo? Neanche a queste domande riceviamo risposte. Una cosa è certa: l’imprenditore e l’avvocato fanno benissimo il loro lavoro di fund raiser. Sempre dall’ombra, mai in prima fila.
La società di Carrai e i lavori di Eataly a Firenze - Meno si parla di loro meglio è. Per dire: la cena di finanziamento di Renzi a Milano nell’ttobre 2012 che passò come un evento organizzato da Davide Serra in realtà è stata opera esclusiva di Carrai. L’amico di Renzi mal sopporta la pubblicità, i suoi interessi sono nel privato. Ha affiancato Renzi nel 2009 solamente per tre mesi. Oggi è, fra l’altro, presidente di Aeroporto Firenze, della C&T Crossmedia, della Cambridge Management Consulting e della D&C, mentre giovedì ha lasciato la carica di amministratore delegato della Yourfuture srl. Inoltre è socio dell’impresa edile di famiglia Car.im, società che ha realizzato la trasformazione della storica libreria fiorentina Martelli in un negozio Eataly (...toh... chi si rivede... NdR), proprio davanti alla sede della Fondazione Open. Ma certo, sono affari privati.
Scritto il 01 febbraio 2014 alle 14:43 nella Berlusconi, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (4)
Reblog
(0)
|
| |
È in corso una mutazione genetica dei democratici. Renzi vira al centro e l'incontro con Berlusconi è tattico: disarmare l'avversario per conquistare le sue truppe. Come fece Togliatti con il qualunquista Giannini (di Piero Ignazi - l'Espresso)
È in corso una mutazione genetica nel Pd? Forse sì. Partiamo dalle poltrone. I duellanti del Pd, Matteo Renzi ed Enrico Letta provengono dalla tradizione democristiana e il reclutamento della classe dirigente nazionale e locale installa in posti chiave ex boy scout di fede para-democristiana sia per discendenza diretta, sia per linea acquisita attraverso la filiera Lusi-Rutelli (si veda "l'Espresso" del 23 gennaio). Giusto l'evangelico proposito di uccidere il vitello grasso quando i figliol prodighi ritornano all'ovile. Ma analoga attenzione andrebbe riservata ad altre tradizioni politiche. Invece, lo sgarbo riservato da Renzi al congresso di Sel rifiutando l'invito rivoltogli indica abbastanza chiaramente qual è il "verso" del segretario Pd: barra al centro.
Del resto, i delegati renziani al Congresso di dicembre si collocano in maggioranza proprio al centro dello schieramento politico, ben lontani dall'orientamento più di sinistra degli elettori delle primarie , come risulta dall'inchiesta condotta da Paolo Natale, pubblicata sul sito web de Il Mulino. Il problema è che fare le alleanze per le giunte locali (si voterà in 39 comuni, questa primavera) sarà un bel rebus se va avanti così. Con chi stringerà accordi il partito democratico: con Dudù? - per riprendere l'espressione del segretario Renzi. Finora il Pd governa nella maggioranza delle città grandi e medie grazie ad ampie coalizioni aperte a sinistra.
Forse ora la nuova segreteria pensa di poter vincere sempre e comunque da sola. Non sarà facile nemmeno con la legge elettorale cucinata nelle trattorie fiorentine perché dovrà contrastare un centro-destra ampio, che da Forza Italia si estende ai Fratelli d'Italia in via di rinforzo con tutte le anime sparse nostalgiche, alla Lega che al momento buono scende sempre a miti consigli, e persino al Ncd di Alfano che difficilmente potrà allearsi con il Pd visti gli schiaffoni che sta prendendo da Renzi e l'ostilità alla sinistra della sua potenziale base elettorale.
Eppure l'attivismo renziano sembra escludere intese o alleanze di antico conio. Allora la strategia è proprio quella di tentare il colpo grosso: rimettere in sella il partito a vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. Certo, il Pd ha ancora un serbatoio di iscritti e un potenziale di mobilitazione inarrivabile agli altri partiti; ma non basta perché non è detto che queste risorse si mantengano inalterate. A forza di primarie aperte, perché mai uno deve iscriversi se poi non ha nemmeno il potere di scegliere i propri dirigenti e candidati? A meno di non voler fare dell'iscritto un semplice donatore di fondi come per una qualsiasi Onlus, è necessario offrirgli qualche incentivo in più . Quali non è dato sapere .
Ammettiamo però che fiutando l'odore della vittoria - la ragione principale per cui è stato plebiscitato Renzi alle primarie - il partito non si squagli. Come attrarre allora tanti nuovi elettori?
Risposta: puntando al centro, per fare del Pd la nuova Dc della terza repubblica. L'incontro con Berlusconi può essere visto in questa ottica. Mentre sotto un profilo etico-politico è stato inopportuno e soprattutto sguaiato per l'enfasi accordatagli (tutt'altra cosa se lo avesse convocato ufficialmente e pubblicamente come tutti gli altri, invece di riservargli una corsia preferenziale), sotto un profilo tattico l'intento potrebbe essere quello di "disarmare" l'avversario per conquistare le sue truppe. Così come Palmiro Togliatti incontrò Guglielmo Giannini, il leader dei qualunquisti del primo dopoguerra, e andando nella tana del leone dimostrò che aveva denti di carta, altrettanto tenta di fare Renzi con Berlusconi, benché i denti del caimano siano ben più affilati. In questo progetto il partito democratico non può che andare incontro ad una mutazione genetica: piazzato al centro, con un partito fluido e una nuova classe dirigente, interessato a rinverdire i fasti fanfaniani e demitiani di subordinazione dell'economia pubblica alla politica visto l'interessamento di Renzi per prossime nomine, il partito da "democratico" è in via di trasformazione in "democristiano".
Piero Ignazi
Scritto il 01 febbraio 2014 alle 01:14 | Permalink | Commenti (4)
Reblog
(0)
|
| |
...qualcuno si ricorda ancora di questo cazzaro che faceva l'elogio del nucleare, anche dopo che la crisi di Fukushima si era palesata in (quasi) tutta la sua gravità??? Bene, il suo sito esiste ancora, solo che finalmente tace. E' in coma farmacologico. Sono ben 14 mesi che non spara più una sola idiozia. L'ultimo post (vedi foto in calce) risale esattamente a 14 mesi fa...
Forse il cazzaro che cantava delle "magnifiche sorti e progressive" del nucleare è a corto di idee... Allora gli forniamo noi un altro spunto: la crisi (è di ieri) della più grande centrale nucleare dei paesi UE... (cliccare sulò cupolone per accedere all'articolo)
Scritto il 01 febbraio 2014 alle 01:00 nella Nucleare | Permalink | Commenti (8)
Reblog
(0)
|
| |
(Fonte: Ansa, l'Huffington Post)