ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
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Scritto il 31 marzo 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (9)
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...ATTENZIONE! Più che di "Semplificazione", costei dovrebbe occuparsi di "Sempliciottismo"...
«Un sistema sano, non ha bisogno di mandare a casa anziani per fare entrare giovani». Le parole del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, a Bari al convegno biennale della Confindustria, evidenziano una divergenza di vedute dentro al governo sul ricambio generazionale. «Non amo - ha dichiarato Giannini - il collegamento tra chi va a casa e chi entra, perchè ci deve essere l'alternanza costante che deriva da un flusso normale».
Per leggere la lezioncina completa della ggiovane Marianna Madia (quella che sbagliava i ministeri), cliccate sulla boccuccia della ggiovane.
Signore Iddio... se i ggiovani sono tutti come Renzi, come la Madia, come la Boschi, aridatece Pietro Ingrao, anni 99!
Tafanus
Scritto il 30 marzo 2014 alle 23:20 | Permalink | Commenti (1)
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Forse è utile, mentre oggi il Fatto cartaceo riporta una notizia di cui sul Fatto online c'è solo uno "strillo", ripercorrere le imbarazzanti amicizie del ggiovane Renzi - spesso legate, per puro caso, ad appalti di Comune e Provincia. E cominciamo dallo "strillo" del Fatto Quoridiano":
Già... di nuovo "affitti aggratis" o a prezzi introvabili per i comuni mortali, e di nuovo - e sempre per caso - coincidenze: sempre dello stesso tipo. Chi affitta al renzino aggratis o a prezzi stracciati, spesso, per combinazione, riceve appalti, finanziamenti, poltrone comunali o provinciali. (Vedi caso Carrai, di cui abbiamo parlato ampiamente). E noi tremiamo al pensiero di cosa potrà succedere adesso che "l'ambito" delle operazioni si è esteso dal livello locale a quello nazionale, con l'accessorio della segreteria del maggior partito italiano, una volta di sinistra.
Renzino non è nuovo alle maldicenze di noi komunistri trinariciuti. E non è nuovo agli "incidenti di percorso". A cominciare dalla condanna della Corte dei Conti, all'incidente dell'attico a due passi da Palazzo Vecchio, che Renzi abitava, al cui indirizzo Renzi aveva ufficialmente trasferito la residenza da quel di Pontassieve, ma che Renzi asserisce di aver usato saltuariamente come punto d'appoggio. Saltuariamente? E per qualche ospitata "saltuaria" non è alquanto demenziale trasferire la residenza?
Ma non tralasceremmo il fatto che da co.co.pro nell'azienda di famiglia, per caso, of course, due giorni dopo la vittoria delle primarie per la presidenza della provincia di Firenze, fu assunto come "dirigente", salvo essere "dirigente in aspettativa" per tutta la durata della presidenza della provincia, della sindacatura di Firenze, e - immaginiamo - della presidenza del Consiglio. Futura pensione da dirigente a beneficio di Renzi, oneri previdenziali a carico della collettività. Dicesi "il nuoco che avanza". O - a scelta - Il Rottamatore". Dei privilegi altrui.
Ma allora forse vale la pena di tornare indietro, e di dare uno sguardo retrospettivo alle fortunate amicizie di Renzi il Rottamatore. E chi se ne frega se le fonti sono di quelle che a noi normalmente non piacciono... Il problema non è "quale sia la fonte" delle notiziole, ma se le notiziole abbiano o meno riscontro nella realtà. E, ad oggi, non ci risulta che Fonzie abbia querelato "le fonti" per diffamazione.
...chi trova un amico, trova un tesoro. E più sono gli amici, più sono i tesori...
Un partito (i renziani) che si è sovrapposto al partito (il Pd), asfaltandolo. Un nuovo potere a Firenze, che in parte ha ereditato sponsor e appoggi dei salotti buoni (leggi: soldi) già contigui al Pd, ma in parte ha creato nuovi network di politica, affari, lobby.
Dietro Renzi e dietro le sue costose campagne di rottamazione ci sono - molti allo scoperto, molti nell'ombra - importanti imprenditori, famiglie storiche fiorentine, banchieri, finanzieri, mecenati democratici, simpatizzanti oltreoceano.
Stando alle cifre ufficiali, la kermesse alla Leopolda del 2011 è costata 110.000 €, le primarie del 2009 209.000 €, per «Adesso!», cioè la campagna per queste primarie, Renzi ha detto che spenderà non più di 250.000 €. Poi però ci sono anche le altre cifre: un milione e mezzo di euro per le primarie con cui divenne sindaco e oltre 2 milioni di euro per l'attuale corsa alle primarie, quella tra camper, palazzetti e, ogni tanto, un volo in jet privato, pagato dalla Fondazione Big Bang, guidata dall'avvocato di Renzi, Alberto Bianchi, altro buon raccoglitore di sponsor («È vero, come ci risulta, che Renzi ha comprato un pacchetto di dieci voli da 3mila euro l'uno, 30mila euro totali?», chiede il capogruppo Pdl in Comune, Marco Stella). La chiave di questa galassia renziana si chiama Marco Carrai, il motore del camper, il nodo della sua rete (e - aggiungiamo noi - recentemente scoperto come "affittacamere aggratis confesso" del ggiovane Renzi. NdR).
Coetaneo del sindaco, costruttore cattolico, ciellino (suo cugino Paolo è l'ex presidente della Compagnia delle opere in Toscana), Carrai è il trait d'union di Renzi col mondo degli affari, l'esperto di fund rasing, la raccolta fondi. La dote portata a Renzi da Carrai è notevole. L'arruolamento dell'economista bocconiano Zingales si deve a lui, ma anche il love affair del sindaco con certi ambienti Usa si deve (anche) a Carrai, ottimo amico di Micheal Ledeen, intellettuale conservatore membro della Foundation for Defense of Democracies di Washington.
Quando Renzi pranza con Tony Blair al luxury hotel St Regis di Londra, a tavola c'è anche «Marchino» Carrai, come sempre in questi casi. Il finanziere Davide Serra, il capo del fondo d'investimento Algebris, «l'italiano che dà del tu ai banchieri della City», è un link raggiunto all'inizio del 2012 con un cocktail di fund rasing a Milano, al Principe di Savoia, mille euro a ospite (70 commensali), idea sempre di Carrai.
Il prezioso aiuto è stato ben ricambiato da Renzi, che lo ha nominato presidente della municipalizzata Firenze Parcheggi (che poi sponsorizza il Maggio fiorentino e altre mille attività culturali care al sindaco), ma anche consigliere d'amministrazione del Gabinetto Vieusseux, ma anche consigliere della Cassa di Risparmio di Firenze, ente azionista di Banca Intesa San Paolo (l'estensore dell'articolo non poteva sapere - perchè ancora non avvenuta - della nomina di "Marchino" Carrai anche come amministratore della "Aeroporti di Firenze". NdR)
Sarà per questo che, si vocifera a Palazzo Vecchio, Renzi avrebbe ottenuto il sostegno dalla banca dell'allora ad, Corrado Passera? Possibile, anche se la stessa cosa si dice dell'Unicredit dell'amico Palenzona. Nel board della Cassa di Risparmio fiorentina ci sono altri due renziani docg: il presidente, marchese Jacopo Mazzei, di antica famiglia patrizia fiorentina, e Bruno Cavini, membro del comitato di indirizzo della fondazione.
Chi è Cavini? È il portavoce di Renzi, quello tirato in ballo dalle carte di Lusi, ex tesoriere della Margherita, come presunto riscossore di fondi per Renzi (ipotesi mai comprovata). Oltre ai Mazzei, altre casate fiorentine hanno ceduto al fascino del sindaco in maniche di camicia (sempre bianca, alla Obama) (...alla Omaba, o alla Bettino Craxi? NdR)
I Frescobaldi, i Fratini (immobiliaristi, centri commerciali), i Folonari (Giovanna Cordero Folonari fu chiamata a fare l'assessore dal precedente presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi), i pratesi Pecci tramite il congiunto Niccolò Cangioli, manager della Elen spa, i Bini Smaghi, quelli del conte Lorenzo, ex consigliere della Bce nominato da Renzi presidente della Fondazione Strozzi. Bini Smaghi, tra l'altro, è figlio di una Mazzei e, dunque, cugino del Mazzei presidente della Cassa di Risparmio. Una rete di sostenitori influenti, il salotto buono fiorentino, più a loro agio con la sinistra all'americana del Renzi. Cui si sono aggiunti imprenditori e manager.
Come il gruppo Poli (imprenditori alberghieri e proprietari di tv locali), l'editore Mario Curia (Chiesa, Confindustria), Leonardo e Marco Bassilichi, della Bassilichi Spa, azienda che lavora per il Monte dei Paschi, il costruttore Andrea Bacci (già messo da Renzi a presiedere quella Florence Multimedia che gli ha procurato un'indagine della Corte dei Conti), Fabrizio Bartaloni, manager del Consorzio Etruria, una delle aziende impegnate nei grandi lavori fiorentini, Riccardo Maestrelli, imprenditore con l'azienda più importante di frutta e verdura alla Mercafir di Firenze, il mercato all'ingrosso (...conti, marchesi, banchieri, generone, doppi cognomi e tripli nomi... Insomma, tutta la paccottiglia che affascina i piccolo-borghesi parvenue della politica, senza grandi pedegrees, che non siano il papi sindachino di Frignano sull'Arno, coté Democrazia Cristiana. NdR)
Fuori da Firenze il sindaco gode delle simpatie di Oscar Farinetti patron di Eataly (che ha aperto uno store proprio a Firenze, negli spazi della libreria Martelli da poco chiusa), ovviamente Giorgio Gori fondatore dell'impero Magnolia, poi il presidente di De Agostini Pietro Boroli, il vicepresidente del gruppo Viacom International Media Network, Alessandro Campo Dall'Orto). O stilisti fiorentini come Ermanno Scervino, Ferruccio Ferragamo e Roberto Cavalli, amici di Renzi.
Qualcuno, come il tesoriere dei Ds Sposetti, uno che di soldi e partiti ne sa parecchio, ha evocato finanziatori americani e israeliani per Renzi. Dei rapporti di Carrai con l'intellighenzia politica a Washington si è detto. L'altro attivo, sulla sponda «dem», è Giuliano Da Empoli, già assessore di Renzi e inventore di parecchie idee renziane. Da Empoli ha rapporti con Matt Browne, già direttore del think tank politico di Tony Blair e oggi nel Center for American Progress del clintoniano John Podesta.
Giovanna Cordero Folonari, proletaria
Mentre per spiegare il favore della stampa Usa su Renzi (il Time lo dipinse addirittura come l'Obama italiano), si fa il nome, come tramite, della Baronessa Beatrice Monti della Corte Rezzori, presidente della Sant Maddalena Foundation di Firenze (finanziata prima dalla Provincia ora dal Comune, sempre con Renzi), che ogni anno organizza un premio letterario Von Retzori con giornalisti e scrittori americani. Sui finanziatori ebrei, siamo probabilmente nella fantascienza. Ma forse, al rottamatore più amato da nobili e finanzieri, non servono neppure.
...un giorno tutto questo sarà mio...
(Credits: abbiamo attinto a Bracalino, Dago, Archivi de l'Espresso, Repubblica, l'Unità, Corsera, Il Fatto, ANSA)
Scritto il 30 marzo 2014 alle 15:25 nella Economia, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (17)
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Scritto il 30 marzo 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (3)
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Recensione del film "Ida" (di Angela Laugier)
Regia: Pawel Pawlikowski
Principali interpreti: Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Joanna Kulig, Dawid Ogrodnik, Adam Szyszkowski, Jerzy Trela, Halina Skoczynska – 80 min. – Polonia, Danimarca 2013
Anna è poco più di una bambina e non conosce il mondo se non attraverso l’eco degli eventi esterni che le arriva in convento: abbandonata in tenerissima età alla compassione delle monache, infatti, lì era stata protetta, allevata e accudita. Ora, che vorrebbe farsi suora, porta un corto velo nell’attesa dei voti, ma è molto giovane: la superiora la spinge a dare qualche occhiata alla vita di fuori, prima di decisioni che la impegnino per sempre e, avendone rintracciato una zia che, seppure con riluttanza, sembra disposta a ospitarla, è molto ferma nel proposito di allontanarla per un po’. La realtà in cui, ora, si muoverà Anna è quella della Polonia degli anni ’60, uno stato che porta ancora le vistose ferite della guerra nei luoghi, nelle case e soprattutto nel cuore di molti sopravvissuti, alcuni dei quali avevano partecipato alla resistenza polacca contro i nazisti.
E’ appunto il caso di Wanda Gruz, ebrea polacca, donna colta, emancipata e intelligente, ora magistrato: è l’unica superstite di una famiglia di ebrei ed è la zia della giovinetta.
Anna, che in realtà dovrebbe chiamarsi Ida, era stata affidata alle suore per ragioni misteriose, che ora, insieme, le due donne sembrano voler chiarire, intraprendendo un viaggio, che diventa a poco a poco, per entrambe, sia pure in modo diverso, un percorso di formazione, attraversato da tensioni emotive quasi insostenibili. Le dolorose scoperte lungo le dissestate strade polacche, nel grigiore del paesaggio, in mezzo alla povertà dei casolari ancora diroccati e l’imbattersi in una serie di rivelazioni agghiaccianti sviluppano nei loro cuori sentimenti contraddittori, che in Wanda si traducono in un crescendo di comportamenti distruttivi: nell’abuso di alcool, di fumo e anche in avventure sessuali senza gioia e senza seguito, ciò che accentua in lei il senso di vuoto e di frustrazione per l’enorme scarto fra gli ideali che avevano animato la sua lotta partigiana in anni ancor molto vicini e la realtà squallida del presente, nel quale è sempre più difficile realizzare la libertà e la giustizia per le quali si era battuta. Il viaggio le aveva mostrato crudamente anche la realtà di un azzeramento della sua cultura originaria: immagini terribili, come quelle del cimitero ebraico di Lublino, luogo di approdo del viaggio, dove troveranno finalmente riposo i resti dei genitori di Ida ferocemente massacrati, mostrano tombe e lapidi assediate e quasi ricoperte dalle erbacce, in completo abbandono, e testimoniano di un passato non più ricuperabile e di un presente senza memoria, intento a celebrare la vittoria sui nazisti, ma non disposto a riconoscere il prezzo che gli ebrei avevano sopportato per la ferocia non solo dei nazisti, ma anche di molti polacchi che si erano adoperati alacremente per espellerli dalle loro case e impadronirsi dei loro beni.
Preghiera e perdono, invece, sembrano essere il rimedio per Ida, ben decisa a tornare in convento, anche dopo l’incontro con un giovane suonatore di violino, che per la prima volta, aveva suscitato in lei la consapevolezza della propria femminilità.
Sarà indotta a tornare, però, in seguito al suicidio di Wanda. Non aggiungo altro sui problematici sviluppi della vicenda, per non togliere ai lettori il piacere della visione.
Il film, che è girato in un raffinatissimo bianco e nero, che ben sottolinea il grigiore diffuso e lo squallore di quella regione dell’Europa nord-orientale, a pochi anni dalla fine del conflitto mondiale, in pieno stalinismo, si avvale di una fotografia strepitosa e di una eccelsa recitazione delle due attrici protagoniste, in modo particolare di Agata Kulesza, nel difficile ruolo di Wanda, la più complessa fra le due figure femminili, ed è diretto molto bene dal regista Pawel Pawlikowski, che ha alle sue spalle un esiguo numero di film. Molto interessante la tecnica di sottrazione grazie alla quale egli riesce a far emergere in modo minimalistico, ma efficacissimo, le ansie e le contraddizioni delle due donne i cui ritratti sono disegnati con rara efficacia. Tutto ciò in soli 80 minuti! Da non perdere!
Angela Lauguer
Scritto il 30 marzo 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (8)
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Scritto il 29 marzo 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (19)
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Ha riunito le anime frammentate deluse dal Pd. Che sognano una Ue diversa. E possono togliere voti a Grillo e Renzi (di Marco Damilano - l'Espresso)
C'è un pezzo di Italia che non teme, anzi, vorrebbe fare la fine della Grecia, intesa come sinistra, qui rimasta irrilevante a rimpiangere Enrico Berlinguer, lì, verso l'oriente del Mediterraneo, quotata dai sondaggi in zona trenta per cento, il primo partito. Al punto di meditare la conclusione della campagna per le elezioni europee in piazza San Giovanni, trent'anni dopo i funerali del segretario del Pci. Una parte di Italia che sogna di ballare con il suo leader Alexis Tsipras, e non il sirtaki: appuntamento il 30 marzo all'ostello della Ghiara a Reggio Emilia, gli organizzatori promettono una serata di tango «per l'altra Europa» e forse anche una milonga, verde come quella di Paolo Conte, del colore dei miraggi.
Un miraggio appare vincere la prova delle elezioni europee, superare l'ostacolo della raccolta delle firme, la soglia di sbarramento del quattro per cento, la concorrenza del Movimento 5 Stelle sull'elettorato anti-Europa di Bruxelles, e sconfiggere il nemico storico della sinistra italiana: la discordia interna. Mica facile: nelle cronache delle ultime settimane rimbombano le separazioni clamorose, gli addii sdegnati come quello di Paolo Flores d'Arcais e del papà di Montalbano Andrea Camilleri, subito dimissionari dal comitato dei garanti: «Siamo stati tagliati fuori da ogni discussione e decisione. Compresa quella rilevante che alla conferenza stampa non partecipassero più, come stabilito, tutti i garanti ma esclusivamente Barbara Spinelli»
(...beh... non tutte le defezioni vengono per nuocere... Per esempio Flores d'Arcais... Una delle ragioni di perplessità verso la lista Tsipras era per me la presenza di Flores d'Arcais, che negli vent'anni ha sponsorizzato tutti i cazzarismi: da Di Pietro al Popppolo Viola, da Ingroia a Grillo. La sua uscita è per me un incentivo a pensare seriamente di orientare uk mio voto verso la Lista Tsipras, se nascerà. Farei qualsiasi cosa, pur di togliere voti all'alleato di Angelino Alfano e della Signora Nunzia Di Girolamo... NdR)
Rumori di porte sbattute che oscurano la novità di una lista che per la prima volta cancella dai simboli sulla scheda elettorale la parola sinistra, ma si propone di rivitalizzarla, che si batte contro i vincoli europei, il Fiscal Compact, l'imposizione del pareggio di bilancio alle economie nazionali, ma si candida sotto la bandiera di un leader che arriva da un altro Paese. «È una fortuna che Tsipras non sia italiano, decide senza farsi condizionare dalle nostre divisioni», spiega Massimo Torelli, l'uomo-macchina dell'organizzazione. Il leader straniero è un vincolo esterno che prova a rendere virtuosa e unita la più litigiosa e frammentata sinistra europea. Per trasformarla in un fronte unitario serviva un ordine arrivato da fuori. Uno Tsipras compact.
Tutto comincia quando, in autunno, i promotori di Alba (acronimo che sta per Alleanza lavoro benicomuni ambiente), il movimento nato all'indomani del vittorioso referendum contro la privatizzazione dell'acqua nel giugno 2011, incontrano una delegazione di Syriza, sigla che sta per coalizione della sinistra radicale, il partito di Tsipras, e apprendono che il leader greco intende candidarsi in vista delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo alla presidenza della Commissione europea, alla testa di un insieme di liste nazionali. Dopo due settimane il progetto decolla, con il primo appoggio decisivo, il sì al progetto di Barbara Spinelli, editorialista di "Repubblica", figlia di Altiero Spinelli che negli anni Quaranta dal confino fascista nell'isola di Ventotene aveva sognato l'Europa unita:
«Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili… Con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici…».
Spinelli è uno dei miti di Tsipras, si parla di un suo pellegrinaggio a Ventotene (l'altro, manco a farlo apposta, è Berlinguer, c'è un suo manifesto nell'ufficio del leader greco). E Barbara è la compagna ideale di questo viaggio che fino a una settimana fa è somigliato a un'odissea nelle faide di quella che fu la sinistra radicale italiana. Gli orfani di Fausto Bertinotti contro i nipotini di Armando Cossutta. I rifondaroli di Paolo Ferrero e i superstiti del disastro Rivoluzione Civile, la lista dell'ex pm Antonio Ingroia che aveva fatto flop alle elezioni del 2013, un misero 2,2 per cento alla Camera. Gli uomini di partito e i professori. Tra gli intellettuali, l'immancabile catalogo di rivalità e di vanità personali, stuzzicate e offese. E poi apparatini, reduci da mille sconfitte, imbalsamati nelle ideologie negli anni Settanta.
Il primo miracolo del leader greco è stato di non spaventarsi di fronte a quel che resta delle leadership della sinistra italiana. E di aver imposto una regola capestro: nessun leader di partito nazionale o locale, nessun euro-parlamentare uscente candidato nella lista. Con un comitato di garanti a scegliere i nomi dei settanta in corsa tra circa duecento proposte arrivate dalle associazioni o da una raccolta di firme on line (ne servivano cinquanta): oltre alla Spinelli, il politologo Marco Revelli, il sociologo del lavoro Luciano Gallino, l'economista Guido Viale, il direttore di "Micromega" Flores d'Arcais e lo scrittore Camilleri. Più Tsipras, o meglio il suo rappresentante in Italia, il giornalista Argiris Panagopoulos che gli fa da interprete nei comizi come quello affollato del teatro Valle di Roma.
Nel comitato si litiga, ci si divide sui nomi, la candidatura del no global del G8 di Genova 2001 Luca Casarini è osteggiata da Flores, l'europarlamentare uscente Sonia Alfano è bloccata dal resto del comitato, l'ambientalista Antonia Battaglia che si batte a Taranto contro i veleni dell'Ilva lascia perché tra i candidati ci sono gli esponenti di Sel del governatore pugliese Nichi Vendola (di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per disastro ambientale), si ritira anche un'altra candidata, l'imprenditrice siciliana Valeria Grasso, alla fine mollano anche Flores e Camilleri. Il Pdci, il partitino dei comunisti italiani, si era sdegnosamente allontanato da tempo. E dentro Sel sulla lista Tsipras all'ultimo congresso c'è stato uno scontro tra l'anima più vicina al Pd di Gennaro Migliore e quella movimentista di Nicola Fratoianni. Ha prevalso quest'ultima, con la rinuncia dolorosa di Vendola a candidarsi.
Cosa resta? Un mix originale di vecchio e nuovo. «Si è creata un'inversione di tendenza: in altri Paesi europei come la Spagna o la Germania i movimenti chiedono ospitalità ai partiti della sinistra tradizionale, Izquierda Unida o Linke, qui da noi i partiti hanno ceduto il posto alle associazioni e ai movimenti», spiega Torelli che guida il comitato organizzatore nella sede di via San Martino della Battaglia in cui convivono l'ex braccio destro di Bertinotti Alfonso Gianni, uomini della Cgil come Corrado Oddi e i giovani cresciuti negli anni Duemila nei movimenti no global e della pace e nei comitati sui beni comuni. Nelle liste ci sono i no Tav come Nicoletta Dosio e l'attore Moni Ovadia, gli scrittori Ermanno Rea, Franco Arminio, Loredana Lipperini, Valeria Parrella, il giornalista di "Repubblica" Curzio Maltese e l'ex direttore del "Manifesto" Sandro Medici, la regista Lorella Zanardo e il portavoce dei movimenti studenteschi Claudio Riccio. Protestatari, intellettuali ad alto tasso radical chic, ma anche operai, sindacalisti Fiom, vecchia sinistra e neo-azionisti. Vecchio e nuovo, la novità è soprattutto lui, il leader venuto dal Mediterraneo, «Tsipras è giovane, bello, epico come i trecento alle Termopili, non scappa di fronte all'Europa, vuole rivoluzionarla», si scaldano i suoi seguaci, emozionati come se fossero renziani alla stazione Leopolda per il loro leader.
Per ora è un entusiasmo che coinvolge platee di iniziati, i primi sondaggi danno la lista in difficoltà, sotto il quattro per cento necessario per far scattare il seggio. Con più ottimismo si può puntare al cinque per cento, la somma dei voti di Sel e di Rifondazione, la quota minima per non gridare al fallimento. Ma che ci siano potenzialità di crescita lo conferma la prudenza con cui l'arrivo sul mercato elettorale della lista Tsipras è stato accolto dai concorrenti. Nel Pd di Matteo Renzi la parola d'ordine della campagna elettorale, almeno in apparenza, sarà la stessa: un'altra Europa. Ma non basta evocarla, una parte di elettorato del Pd potrebbe essere tentato di guardare a sinistra. Il senatore del Pd Mario Tronti scrive sull'"Unità" di aver firmato per consentire la presentazione della lista Tsipras alle elezioni europee: «Non solo io, tutto il Pd dovrebbe mobilitarsi perché la lista possa raggiungere le 150mila firme necessarie. Il nemico è comune: i populismi, i nazionalismi, i localismi». E tra i sostenitori di Pippo Civati, l'ala sinistra del Pd, è forte la tentazione di dare un segnale di dissenso al giovane neo-premier che annuncia sfracelli ma intanto governa con Angelino Alfano.
Ma la vera battaglia elettorale si svolgerà su un altro fronte. «A me piace Tsipras, ma non capisco gli intellettuali italiani che hanno bisogno di votare per lui, qui ci siamo già noi», ha finto di meravigliarsi Beppe Grillo intervistato da Enrico Mentana a "Bersaglio Mobile". Segno che il leader del Movimento 5 Stelle individua nella lista un rivale da non ignorare. E si capisce il motivo scorrendo il programma della lista Tsipras, la lotta all'austerity modello tedesco, l'altra faccia dei populismi stile Marine Le Pen che spaventano le cancellerie europee, la sospensione del fiscal compact, la richiesta di una conferenza europea sul debito, su modello di quella che nel 1953 consentì alla Germania di risollevarsi dal disastro del conflitto mondiale.
L'idea piace anche all'ex comico che la propaganda, tra i due movimenti ci sono somiglianze ma anche una profonda diversità: Tsipras si candida a guidare l'Europa, Grillo ad abbatterla, nella sua forma attuale, almeno. A sinistra c'è grande dibattito su come posizionarsi rispetto al movimento grillino. «È sbagliato paragonare 5 Stelle al Fronte nazionale di Le Pen, in Italia Grillo intercetta la rabbia sociale ma evita che finisca in un voto di estrema destra», spiega la Spinelli, ma non tutti nella sua formazione la pensano così. E tra i candidati spunta l'economista Mauro Gallegati (1), feroce critico delle politiche di austerità di Bruxelles e della Banca centrale europea: fino a qualche mese fa era uno dei beniamini tra i frequentatori del blog di Grillo, oggi corre con Tsipras in aperta contrapposizione con M5S, «sono sicuro di raccogliere i voti di Grillo e di Roberto Casaleggio, non saranno decisivi, ma ci conto molto».
Questione di identità. Cos'è la lista Tsipras, un'operazione nostaglia con un leader greco ma al fondo molto italiana, come sembrerebbe far immaginare il progetto di un comizio finale del leader greco in piazza San Giovanni, dove la sinistra festeggiava i suoi trionfi e che un anno fa fu occupata dal popolo di Grillo? Oppure è una formazione nuova che vuole cambiare l'Europa e sfida l'establishment come a destra Le Pen in Francia e in Italia M5S, basso contro alto prima che destra contro sinistra? Tocca al papa straniero salvare le ragioni di un elettorato oggi stretto tra il ciclone Renzi e l'onda Grillo. Fare come in Grecia, per non finire come in Italia, che paradosso per la nostra sinistra disorientata.
Marco Damilano
(1) Già... Mauro Gallegati. Quello che la "Signora del Web" aveva arruolato "a sua insaputa" fra gli economisti di fede grillina, fautori dell'uscita dall'euro... Qualcuno ricorderà le polemiche con la Signora, delle quali credo comunque che non freghi niente a nessuno. Ma se qualcuno fosse invece interessato dall'arruolamento "a sua insaputa" di Mauro Gallegati fra i "No Euro", può rinfrescarsi la memoria rileggendo questo post
Scritto il 28 marzo 2014 alle 19:23 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (12)
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Dopo il sollecito, ha fatto il bonifico per l'affitto non pagato ma la banca ha trattenuto la somma come commissione (Fonte: Corriere.it)
Dopo l'intimazione da parte del padrone di casa, l'uomo è riuscito a racimolare la somma dovuta, 1.938 euro: ai primi di febbraio è andato in banca con i soldi per fare il bonifico, senza pensare o senza rendersi conto che l'istituto di credito avrebbe trattenuto 3 euro come spese di commissione. La cifra arrivata nel conto corrente del proprietario di casa, quindi, è stata di 1.935 euro.
Tre euro in meno rispetto alla cifra di cui l'affittuario era a debito: tre euro mancanti che hanno convinto il giudice onorario del tribunale ravennate a convalidare lo sfratto. Data di esecuzione: 20 aprile, proprio il giorno di Pasqua. (fonte: Ansa)
La nostra "spending review" odierna - Vorremmo dare al governo due consigli per risparmiare dei soldi senza alcun danno per la collettività. Anzi. Con chiari vantaggi, come sempre succede quando si toglie la poltrona da sotto il culo di persone inadeguate.
Il primo consiglio riguarda l'esonero del "giudice onorario" che ha assunto questa brillante decisione. Onorario sticazzi. Non so quanto costi un giudice onorario, e non mi interessa saperlo. Ma uno così è chiaramente inadeguato persino a fare il "giudice" nelle trasmissioni della TV-spazzatura del pomeriggio. Può fare solo danni, quindi si risparmia, ad esonerarlo, anche nell'ipotesi in cui lavorasse "aggratis".
L'altra idea: cacciare la Ministra Marianna Madia. Non tanto - e non solo - perchè in 24 ore dalla nomina alla Segreteria di Renzi era riuscita a fare la figuraccia di sbagliare ministro, nella fregola di "certificare" la propria esistenza politica con una iniziativa qualsiasi. Quanto per la analoga fretta dimostrata da Ministra. Fretta e incapacità assoluta di capire. Riepiloghiamo. Il Tagliatore di Teste Cottarelli parla di licenziare 85.000 funzionari dello Stato. Non dice in quali ministeri, da quali amministrazioni, perchè. Spannibus, stabilisce che tagliare l'x% di teste dall'odiata burocrazia si può fare. Et voilà, ecco 6 miliardi da dare al Fonzie per le sue minchiate pre-elettorali.
Ma poichè è evidente a tutti coloro che posseggono almeno 150 grammi di materia grigia che non si possono buttare a dormire sotto i viadotti 250.000 persone (i licenziandi di cottarelli e le persone a carico), e poichè è noto a cani e porci che il problema italiano è quello di aumentare la capacità di spesa dei ceti medio-bassi, e quindi i consumi, e quindi la produzione, e quindi l'occupazione), a Fonzie, sommerso da un mare di critiche per la strombazzata "spending review" ("revisione dei costi" sarebbe stato incomprensibile, per persone di madre-lingua italiana...), l'annuncio di 85.000 licenziamenti, a sette settimane dalle elezioni europee, non sta benissimo, quindi si affretta a dire che Cottarelli propone, e il Governo decide.
Perfetto. Marianna Pié Veloce Madia, più realista del Re, si affretta a spiegare che no, ma che avete capito, si tratta di pre-pensionamenti, e questi renderanno possibile l'assunzione di ggiovani al posto dei prepensionati...
FOGLIETTO ILLUSTRATIVO PER MARIANNA MADIA
-a) I prepensionamenti sono in nettissimo contrasto con la filosofia degli "esodati". Quale busta sceglie, la ministra? la 1 o la 2? Perchè o sconfessa la legge Fornero (e per ora non è successo), o sconfessa se stessa. Tertium non datur.
-b) Secondo la ggeniale ggiovane, la "spending review" modello pre-elettorale non consiste nel tagliare costi improduttivi, ma nello spostare i costi dal bilancio delle amministrazioni statali a quello degli enti previdenziali (il cui deficit è a copertura statale). E per aggravare la portata della cazzata, parla di assumere dei ggiovani al posto dei prepensionati.
La morale? La ggeniale ministra manda in prepensionamento 85.000 persone (che a termini di spending-review non servono. Non risparmia il costo pieno del loro stipendio, ma solo la differenza fra stipendio e pensione. Ad occhio, circa un 20% del costo. Poi che ti fa? Dopo aver prepensionato 85.000 persone che non servono, ne assume altrettante. Che, in tutta evidenza, non servono. Ma che, essendo ggiovani, costeranno un 30% meno di quanto costavano i prepensionati.
La morale? Prima della spending-review modello Madia lo stato ha a carico 85.000 dipendenti che non servono. Dopo, ha a carico 85.000 pre-pensionati (a carico dell'ente previdenziale), e 85.000 ggiovani impiegati (che servono quanto i precedenti - cioè niente), a carico dell'ammimnistrazione statale.
Cosa non si farebbe, per qualche voto in più... E cacciare questa ministra? Non solo si risparierebbe qualche(n)euro, ma anche una caterva di danni potenziali. Perchè la ministra, purtroppo, non si limita a non capire. E anche decisionista, e quindi potenzialmente catastrofica.
Tafanus
Scritto il 28 marzo 2014 alle 15:07 | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 28 marzo 2014 alle 00:27 | Permalink | Commenti (5)
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Il Prof. Giorn. Es. NH. Galli Della Loggia
la ringrazio di cuore per il suo intervento Straccioni, con ottimo inglese, pubblicato nel magazine Style del “Corriere della Sera” (aprile 2014, p. 35) e mi complimento. Sono anni che provo a studiare l’inglese, lingua che lei, immagino, conosce benissimo, ma proprio non ce la faccio. Rimango provinciale, ne soffro, ma il suo articolo mi ha liberata. Sono sicura che in uno dei tanti convegni all’estero, ai quali lei partecipa con notevole assiduità, le consentono di presentare le sue brillanti relazioni nella lingua del BelPaese. Anzi, tutti si affollano ai nostri Istituti di Cultura all’estero, notoriamente strafinanziati, proprio per imparare l’italiano lingua nella quale sono scritti tutti i suoi libri, di cui, lei, Professore, ha vietato qualsiasi traduzione in inglese.
Che assurda, quindi, la decisione della “Rivista Italiana di Scienza Politica” di pubblicare tutti i suoi articoli in inglese. Chi la leggerà mai una rivista che pretenda di fare della politica una scienza? La politica è l’arte dell’improvvisazione che non ha nulla a che vedere con la scientificità e non diventerà più scientifica soltanto perché scritta e comunicata in inglese. Però, Professore, come mai da quattro decenni gli scandinavi pubblicano la loro rivista di scienza politica in inglese? Altrettanto fanno da tempo gli olandesi e sembra che abbiano iniziato a farlo, davvero incredibile, addirittura i francesi che sono i più refrattari all’apprendimento e all’uso dell’inglese. Un altro assist offerto al Front National! Ho anche letto da qualche parte che sono circa 16 mila gli abbonati all’”American Political Science Review” e sono rimasta stupefatta nell’apprendere dell’esistenza di un così alto numero di straccioni interessati ad una pseudo-scienza.
Proprio ieri, dopo avere letto la sua affascinante requisitoria, amici bene informati mi hanno comunicato che sulle pagine del “Corriere della Sera”, lasciando da parte Severgnini che è un esagerato e un fissato con l’inglese, scrivono editoriali due scienziati politici patentati: il padre della disciplina, Giovanni Sartori, e uno dei migliori “scienziati politici“ della generazione immediatamente successiva, Angelo Panebianco, costui, quale aggravante, è autore di un citatissimo libro pubblicato in inglese quasi trent’anni fa. Certo non è un’opera scientifica, la scienza politica non avendo né metodi appropriati né rigore analitico. Probabilmente, forse inconsapevolmente, Panebianco ha scritto un libro di storia, oppure un romanzo. Dovremmo saperne di più
Alla fine del suo illuminante articolo, esimio Professore Galli della Loggia, mi sono fatta ancora due domande. Prima, hanno sbagliato anche tutte le altre riviste italiane, dei medici, degli architetti, degli ingegneri, dei fisici a decidere, da tempo, di pubblicare molti articoli, se non l’intera rivista, in inglese? Sarebbe stato meglio se avessero curato i loro orticelli nazionali? Secondo, possibile che lo studio della politica debba essere lasciato a dei professori che lei definisce “straccioni”? Per fortuna, vediamo che in Italia le migliori analisi politiche e le migliori prestazioni le fanno i comici. Questa sì che è la modernità. Loro sì che insegnano, non soltanto la politica, ma anche l’antipolitica, senza nessuna necessità di conoscere e di parlare l’inglese. A Matteo Renzi, dunque, lei che è prestigioso, apprezzato e ascoltato, consigli di presiedere tutto il semestre europeo utilizzando sempre e soltanto la lingua di Dante (Dante, chi?)
Scritto il 28 marzo 2014 alle 00:21 | Permalink | Commenti (0)
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Firmò bilanci falsi da sindaco di Reggio, Scopelliti condannato a 6 anni. Pesante condanna per l'attuale governatore della Calabria. Ritenuto responsabile del dissesto del comune calabrese (Fonte: Repubblica.it)
Giuseppe Scopelliti
REGGIO CALABRIA - Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti è stato condannato, come ex sindaco di Reggio Calabria, a 6 anni di reclusione per abuso e falso e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per le vicende legate alle autoliquidazioni dell'ex dirigente comunale Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010. Il pm aveva chiesto 5 anni.
Il governatore della Calabria è stato condannato anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120 mila euro. I giudici del tribunale di Reggio Calabria hanno emesso la sentenza poco dopo le 20 dopo circa otto ore di camera di consiglio. Al momento della lettura del dispositivo, Scopelliti non era in aula. Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici.
Nello specifico, la Procura della Repubblica ha contestato a Scoppelliti la falsificazione dei bilanci di previsione e il rendiconto di gestione gonfiando le entrate dell'amministrazione per poter spendere di più ai fini "del consenso". Per diversi anni le casse comunali sarebbero state gestite in maniera allegra, utilizzando, tra l'altro, per spese correnti, fondi vincolati. E non ripianando i debiti che man mano si andavano accumulando. Con l'effetto finale che oggi il comune più grande della Calabria è di fatto in dissesto. Il denaro finiva in spettacoli, in elargizioni ad associazioni di ogni genere, in manifestazioni pubbliche e in consulenze e incarichi. Il tutto mentre il buco di bilancio cresceva di pari passo con i creditori.
Altre storie di MalGovernatori
Abruzzo - Presidente Gianni Chiodi, PdL - Il 23 gennaio 2014 la Procura di Pescara rende noto che il Presidente della Regione Abruzzo Chiodi, il Presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo Nazario Pagano, il Vicepresidente della Regione Abruzzo Alfredo Castiglione, il Vicepresidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo Giorgio De Matteis, 8 su 9 degli Assessori regionali della Giunta Chiodi e 20 su 27 consiglieri regionali di centrodestra per la maggioranza (12 di Forza Italia, 2 del Nuovo Centrodestra, 2 della lista "Rialzati Abruzzo", 1 di Fratelli d'Italia, 1 del MpA, 1 di Scelta Civica e 1 dell'UdC) e 3 su 18 consigliere regionali di centrosinistra per l'opposizione (2 ex IdV ora Movimento 139 tra cui Carlo Costantini, ex candidato presidente del centrosinistra contro Chiodi alle regionali del 2008 e 1 di Sel) per truffa aggravata ai danni della Regione, peculato e falso ideologico nell'inchiesta sulle " spese pazze" sui rimborsi ai gruppi regionali usati illecitamente per spese personali che vede l'Abruzzo come diciottesima Regioni di indagati su venti per queste ipotesi inquisitorie. Tuttavia il Presidente Chiodi ha parlato di spese regolari e rendicontate che saranno chiarite.
Il 4 febbraio 2014 viene resa nota che la Procura di Pescara ha aperto una nuova inchiesta costola nell'ambito della cosiddetta Rimborsopoli per le spese dei gruppi regionali usati per fini personali. Il fascicolo riguarda la nomina della Dott. ssa Letizia Marinelli a Consigliera di parità regionale. La Marinelli infatti dopo aver trascorso una notte nella stanza 114 del Albergo Del Sole a piazza del Pantheon in Roma (stanza per 2 da 340 euro che, secondo gli inquirenti, fu pagata con soldi pubblici regionali per cui Chiodi chiese un rimborso da 359 a carico della Regione) il 15 marzo 2011 in compagnia del Presidente Chiodi, due mesi dopo il 16 maggio 2011 ottiene la nomina a Consigliera dopo una complessa procedura di nomina che prevede il coinvolgimento di funzionari regionali, associazioni datoriali che garantiscono il rispetto dei requisiti stabiliti dalla legge. Il Governatore, in una intervista sul Corriere, ha pubblicamente ammesso la sua "debolezza". Inoltre emergerebbe che la sorella della Marinelli, Simonetta fu assunta con contratto a termine nella Direzione Risorse Umane su richiesta di Federica Carpineta Assessore regionale alle Risorse Umane e Politiche della Regione Abruzzo, unica donna in Giunta nonché "intima" del Chiodi il 29 marzo 2011 (due settimane dopo l'incontro tra Chiodi e la Marinelli).
Calabria - Presidente Giuseppe Scopelliti, PdL - Caso Italcitrus - Nel novembre 2009 è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire l'erario per 1.300.000 euro, in seguito all'acquisto di una ex fabbrica per la lavorazione degli agrumi, "Italcitrus", che il Comune di Reggio Calabria ha acquistato per 2.536.000 euro al fine di trasformarla in centro di produzione della Rai. La Corte ha accertato che il prezzo di acquisto era più che doppio rispetto ad una precedente valutazione realizzata dal Tribunale di Reggio in un altro procedimento.
Caso gazebo sul lungomare Falcomatà - Scopelliti risulta coinvolto in vicende riguardanti i suoi stretti rapporti con l’imprenditore Pasquale Rappoccio, considerato vicino alla cosca Libri di Cannavò, in un incontro a Milano con il boss Paolo Martino, in incontri con Nino Fiume e Giovambattista Fracapane (pentiti di ‘ndrangheta) anche loro come Martino organici alla cosca De Stefano di Reggio Calabria.
Caso della discarica di Longhi Bovetto - Nel settembre 2010 riceve un'altra condanna. La seconda sezione penale di Reggio Calabria, dopo circa due ore di camera di consiglio, lo reputa colpevole assieme ad Antonio Caridi (ex Assessore regionale alle Attività Produttive, pure lui del PdL) ed Igor Paonni (ex Assessore all'Ambiente del Comune di Reggio ed attuale Assessore regionale alle Attività Produttive), di omissione di atti d'ufficio per non aver vigilato durante la sua carica di Sindaco di Reggio sullo smaltimento del percolato della discarica di "Longhi Bovetto" (chiusa nel 1999 e mai messa in sicurezza) e lo condanna perciò a sei mesi di reclusione. Il 21 marzo 2013 viene confermata in appello la sentenza di condanna a sei mesi di reclusione per Scopelliti e Paonni, mentre viene assolto l'ex assessore comunale Caridi.
Caso Fallara e falso in atto pubblico - Nel marzo 2011 è indagato per abuso in atti d'ufficio nella qualità di ex sindaco di Reggio Calabria. L'indagine riguarda gli incarichi affidati alla dirigente comunale del settore Bilancio, Orsola Fallara, che si è tolta la vita nel dicembre 2010, e ai relativi compensi. Il 19 ottobre 2011 viene indagato per falso in atto pubblico dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. I fatti si riferiscono a quando era in carica come sindaco di Reggio Calabria nell'ambito delle indagini sul "Caso Fallara", la dirigente comunale del settore bilancio, suicidatasi nei mesi precedenti. Una recente ispezione del ministero delle Finanze ha rilevato un buco da 170 milioni nelle casse del comune. Il 18 aprile 2012 la Procura della Repubblica di Reggio Calabria chiede il rinvio a giudizio di Scopelliti, unitamente a tre componenti del collegio dei revisori dei conti del Comune. L'accusa per Scopelliti è di falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio per le autoliquidazioni che avrebbe fatto la dirigente Orsola Fallara.
Il 13 febbraio 2014 il pm Sara Ombra chiede 5 anni di reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici. Il 27 marzo 2014 Scopelliti viene condannato a 6 anni di reclusione per abuso e falso, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120 mila euro. Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici.
Emilia-Romagna, Presidente, Vasco Errani, CSX - Nel 2012 la procura di Bologna indaga Giovanni Errani (fratello di Vasco) per truffa aggravata in relazione a un finanziamento di un milione di euro ottenuto dalla Regione Emilia-Romagna per la costruzione di uno stabilimento agricolo. Vasco Errani è indagato per falso ideologico: l'accusa è aver fornito informazioni fuorvianti al magistrato che indaga sui contributi "facili" concessi dalla regione alla cooperativa «Terremerse», presieduta in passato da suo fratello, Giovanni Errani, indagato a sua volta. La procura di Bologna chiede il rinvio a giudizio. Errani sceglie però il rito abbreviato. La procura chiede così 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Ma l'8 novembre il GUP di Bologna Bruno Giangiacomo assolve Errani (e tutti gli imputati) perché il fatto non sussiste.
Liguria - Presidente, Claudio Burlando, CSX - Il 16 settembre 2007 Claudio Burlando ha imboccato contromano uno svincolo autostradale per prendere l'autostrada A10, rischiando lo scontro frontale con alcune autovetture che stavano procedendo nel corretto senso di marcia. In seguito a diverse chiamate di intervento da parte degli automobilisti è intervenuta una pattuglia della polizia a cui Burlando ha ammesso l'errore e, dichiarando di essere privo di patente e carta d'identità, ha esibito la vecchia tessera da Deputato, scaduta da alcuni anni, quale documento per attestare la propria identità.
Lombardia - Presidente, Roberto Maroni, Lega Nord - Nel 1994 si è distinto per la polemica in merito al decreto "salvaladri" Biondi sull'abolizione della custodia cautelare, che ha suscitato numerose polemiche perché è servita a far uscire di prigione i corrotti di Tangentopoli. Nelre 1998 Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre 2001 ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato. La Cassazione nel 2004 ha poi confermato la condanna.
Per mobbing avvenuto al Ministero dell'Interno quando lui era ministro, il Ministero è stato condannato in primo grado a pagare € 91.000,00 di danni per aver danneggiato un lavoratore (sentenza 16654 del 16/10/2012). La procura di Monza, nel febbraio 2013, ha avviato un’inchiesta sulle firme a sostegno della lista di Roberto Maroni. Al riguardo è stato iscritto nel registro degli indagati un consigliere provinciale della Lega Nord, il quale è accusato di avere falsamente autenticato circa 900 firme. Nell'ottobre 2010 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma minstro per finanziamento illecito per una consulenza da 60 mila euro versata ad una società denominata Mythos. L'indagine inizialmente avviata dalla Procura di Milano ipotizza che il danaro ricevuto da Maroni sarebbe stato fatturato negli anni 2007 e 2008 ma, sempre secondo la procura, la consulenza poi non sarebbe stata mai effettuata. Indagato anche Franco Boselli, manager della Mythos.
Piemonte - Presidente, Roberto Cota, Lega Nord - Il 22 maggio 2012 viene confermata in appello la condanna a Michele Giovine per aver falsificato le firme necessarie alla presentazione della lista "Pensionati per Cota", risultata determinante per l'elezione di Roberto Cota. Il 10 gennaio 2014 il TAR del Piemonte annulla le elezioni regionali del 2010 che avevano decretato Cota presidente della regione Piemonte. Il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale annuncia ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR, così come ha intenzione di fare la Lega Nord. L'11 febbraio 2014 il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar e annulla definitivamente le elezioni regionali piemontesi del 2010, sancendo così la fine anticipata della legislatura regionale piemontese. Ciononostante, contro la decisione del Consiglio di Stato la giunta regionale ha presentato ulteriore ricorso presso la Corte suprema di cassazione, lamentando un «eccesso di potere giurisdizionale» (ricorso che, comunque, non sospende l'esecutività della sentenza d'annullamento delle elezioni)[16]. Con decisione del 6 marzo 2014, il TAR ha intimato a Cota di indire le elezioni entro sette giorni e ha già nominato, nel caso non lo facesse, un commissario ad acta, il Prefetto di Torino, che dovrà provvedere. Il 12 marzo, Cota firma il decreto che fissa le elezioni regionali per il 25 maggio 2014 in concomitanza con le elezioni europee.
Puglia - Presidente, Nichi Vendola, SEL - L'11 aprile 2012 Vendola rende noto di essere indagato per concorso in abuso d'ufficio in merito alla nomina di un primario all'ospedale San Paolo di Bari. Tale accusa gli è rivolta dall'ex dirigente dell'Asl di Bari, Lea Cosentino, la quale fu sollevata dal suo incarico dal governatore pugliese. Il 25 ottobre 2012 i pubblici ministeri chiedono per Vendola il rinvio a giudizio e una condanna a 20 mesi di reclusione[96]. Il 31 ottobre 2012 Vendola, che aveva scelto il rito abbreviato per farsi giudicare in udienza preliminare, viene assolto dal Tribunale di Bari con formula piena, insieme all'altra imputata Lea Cosentino, perché il fatto non sussiste. Il 21 febbraio 2013 il settimanale Panorama asserisce che il giudice Susanna De Felice che assolse Vendola era un'amica della sorella; a carico del giudice viene aperta un'indagine interna alla magistratura.[99]. Pochi giorni dopo il procuratore capo di Lecce chiede l'archiviazione per il giudice, stabilendo che più che di conoscenza o amicizia si sarebbe dovuto parlare di una frequentazione occasionale tra il giudice e la sorella del governatore, ovvero non di un rapporto che avrebbe mai potuto compromettere la serenità di giudizio della De Felice.
Il 12 aprile 2012 Vendola riceve un nuovo avviso di garanzia, riguardante i reati di abuso d'ufficio, peculato e falso, per una transazione da 45 milioni di euro tra la Regione Puglia e l'ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. Secondo il delegato dell'ospedale, la transazione non è mai stata eseguita. Il 3 ottobre 2013 il procuratore aggiunto della Procura di Bari, Lino Giorgio Bruno, ha chiesto l'archiviazione per il governatore pugliese, Nichi Vendola, l’ex senatore del Pd, Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, e il vescovo monsignor Mario Paciello. Il 4 dicembre 2013 il gip del tribunale di Bari ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica, concludendo così il procedimento.
Il 30 ottobre 2013 riceve un altro avviso di garanzia dalla Procura di Taranto per il reato di concussione nell'ambito dell'indagine sull'Ilva. Secondo gli inquirenti avrebbe fatto pressioni sul direttore dell'Arpa per chiudere un occhio sui rilevamenti dei veleni di Taranto. Il 6 marzo 2014 i giudici di Taranto ravvisano l'esistenza di elementi per sostenere l'accusa in giudizio nei suoi confronti: è imputato di concussione aggravata nell'ambito dell'inchiesta sul disastro ambientale causato dall'Ilva.
N.B.: le fonti di questo articolo: Wikipedia, Archio Storico di Repubblica, Archivio Corsera, Archivio l'Unità, Archivio l'Espresso
Scritto il 27 marzo 2014 alle 22:46 nella Leggi e diritto, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 27 marzo 2014 alle 01:24 | Permalink | Commenti (12)
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Renzi in Calabria, protesta delle mamme davanti alla scuola. Il premier è stato accolto da un sit-in di alcune madri davanti al cancello d'ingresso dell'istituto scolastico di Scalea (Fonte: Repubblica.it)
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato alla scuola 'Gregorio Caloprese' di Scalea, in provincia di Cosenza. Il premier è stato accolto da una protesta messa in atto da alcune mamme degli alunni dell'istituto davanti al cancello d'ingresso. Dopo la visita alla scuola, il premier andrà in municipio per incontrare le autorità locali e a seguire prenderà parte a una manifestazione contro la 'ndrangheta promossa dal Pd locale.
Ma questo chi lo veste???
Renzi con lo "strizzapanza" - "C'est di Gucci"??
Scritto il 26 marzo 2014 alle 11:02 | Permalink | Commenti (3)
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Scritto il 26 marzo 2014 alle 00:31 | Permalink | Commenti (4)
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Dopo la direttora de "La Patania, Aurora Lussana, che ci spiega di aver "cementificato" l'amicizia con la Le Pen perchè "...siamo entrambe sovraniste, non immigrazioniste, e vogliamo efficientare...", oggi arriva l'onorevole (?) pentastellato Davide Tripodi, che in aula si impegna:
"Sarò breve e circonciso"
...speriamo solo che non voglia farsi circoncidere in aula, sdraiato sui banchi del governo... in aula ci sono molti deboli di stomaco, non reggerebbero alla circoncisione in diretta di Davide Tri Piedi Cinque Stelle...
Credits: ringrazio nonna Mana per la segnalazione
Le perle di questi giorni avrebbero trovato degna sistemazione nel libro di un amico di jmezzo secolo fa, Boris Makaresko, cabarettista dei tempi del glorioso "Intra's Derby Club": "Le Scemantiche Illustrate", da quale ho tratto altre perle da suggerire per i prossimi interventi in TV e in aula alle lussane celtiche, e ai Tri-Penta.Stellati:
(Da "Boris Makaresko: Le Scemantiche della Lingua italiana")
Scritto il 25 marzo 2014 alle 22:42 | Permalink | Commenti (11)
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Renzi salta la cena con i big: «Ho da fare in Italia» - «Torno ai dossier. Smentirò gli uccellacci del malaugurio» (Fonte: Marco Galluzzo - Corriere.it
I Grandi della Terra
L’AJA - La visita in Olanda vale anche una conferma, «ci guardano con grande attenzione». Anche fuori dall’Europa: il giapponese Abe glielo dice in modo esplicito, gli fa grandi complimenti, «l’economia italiana dipende dalla sua leadership», aggiunge un parallelo, «Italia e Giappone hanno un’agenda comune». Attestati di interesse, fiducia, curiosità. Obama lo incontra brevemente, scherza sul colore dei suoi capelli, «sono ancora neri, come quando io ho iniziato...», gli dà appuntamento a Roma.
Eppure Matteo Renzi, al vertice sulla sicurezza nucleare, evento abbinato ad un G7 convocato dagli americani dopo la crisi ucraina, fa un passaggio molto veloce. Arriva a metà mattina e a metà pomeriggio decide di accorciare la visita: ha già parlato in plenaria, nel corso del summit, a sorpresa chiede di incontrare i giornalisti e annuncia lui stesso che va via, lascia prima il vertice, «ho molti dossier a Palazzo Chigi su cui lavorare, qui resta la Mogherini».
Alla cena di gala ci va la Mogherini - In molti restano spiazzati, sembra anche nel suo staff. La fretta di Renzi cambia il protocollo, comporta un’agenda continuamente flessibile, impone alla diplomazia italiana un cambio in corsa di una certa delicatezza: fra le otto e le nove di sera il re e la regina d’Olanda accolgono a cena decine di leader presenti al vertice, fra gli altri arrivano Obama, Cameron, Hollande, la Cancelliera Merkel,il presidente cinese Xi, il giapponese Abe, il canadese Harper, ma quando la macchina italiana si ferma di fronte agli scalini della residenza reale è la chioma bionda del nostro ministro degli Esteri la prima immagine. Renzi ha saltato anche la cena di gala (...gentlemen si nasce, ed egli lo nacque... NdR)
La voglia di fare in fretta, di tornare subito in Italia, si era colta anche la settimana scorsa, a Bruxelles, alla fine del Consiglio europeo. L’aveva rimarcata lui stesso, insieme ad una punta di fastidio per i riti e le abitudini del Consiglio. Anche all’Aia, esaurito lo stretto necessario, il presidente del Consiglio avverte l’urgenza di rientrare a Roma. Lo attendono del resto decine di dossier ancora aperti, al momento ritenuti più importanti delle relazioni internazionali. E del resto Obama sarà dopodomani nella Capitale, («non vedo l’ora di mangiare italiano», scherza con il premier), ci sarà modo e tempo di discutere con più calma, a villa Madama, giovedì mattina. La stessa cosa vale per Cameron, che lo attende a Londra i primi giorni di aprile.
I reali olandesi? «Capiranno» - E poi, dice Renzi, le poche ore trascorse al vertice valgono una fiducia e una rinnovata convinzione: «È stato un ulteriore momento di incontro internazionale - racconta ai cronisti - la dimostrazione che al di là del nome del primo ministro l’Italia è stimata, rispettata e apprezzata del resto nel mondo, e dobbiamo toglierci quel po’ di provincialismo. L’Italia sta lavorando, c’è molta curiosità e grande interesse rispetto alle riforme che stiamo portando avanti. Questi incontri internazionali confermano che gli italiani devono avere grande consapevolezza del loro ruolo. C’è grande fiducia da parte del mondo verso l’Italia». Ci sono anche, fra i motivi di tanta fretta, in Italia, una serie di «gufi» da smentire e contrastare. E’ ancora lui a dirlo, in una lettera ai fiorentini, di prima mattina, una sorta di saluto ai suoi concittadini da parte dell’ex sindaco. Anche questo, forse, vale un rientro di corsa a Roma: «Noi in Italia dobbiamo fare le nostre cose e mettere a posto il Paese come abbiamo promesso. Lo faremo perché ne siamo convinti e siamo forti e in condizione di farlo». I reali olandesi capiranno.
Marco Galluzzo
Scritto il 25 marzo 2014 alle 16:53 | Permalink | Commenti (10)
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La Suprema Corte ha annullato con rinvio la sanzione inflitta dal Consiglio superiore della magistratura al pm del Tribunale per i minorenni che decise che la marocchina doveva andare in comunità. Secondo gli ermellini aveva il diritto-dovere di difendersi dalle "denigrazioni diffamatorie" dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni. La Fiorillo aveva smentito, con interviste, la ricostruzione sull'affidamento della giovane marocchina a Nicole Minetti (Fonte: Il Fatto Quotidiano)
La Cassazione “assolve” un magistrato e punta il dito contro il Csm che l’aveva punito. Uno scontro tra palazzi che avviene su uno dei casi più bollenti degli ultimi anni: ovvero l’affaire Ruby. Protagonisti di un verdetto a sezione Unite il pm per i minori Annamaria Fiorillo, l’allora ministro Roberto Maroni, e il Consiglio superiore della magistratura che alla toga ribelle, che rilasciò interviste per difendersi dalle dichiarazioni del responsabile del Viminale, considerate diffamatorie, aveva inflitto una sanzione. Il magistrato ordinò che la giovane marocchina, all’epoca 17enne, venisse accompagnata in comunità. Invece fu affidata all’allora consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti. Quando il ministro disse che la procedura era stata regolare Fiorillo rilasciò alcune interviste sostenendo che Maroni aveva mentito.
La Fiorillo fu quindi condannata per violazione del riserbo dal Consiglio Superiore della Magistratura, ma oggi la Cassazione dice che aveva diritto di difendersi da una diffamazione. Che riguardava lei come magistrato, ma anche la stesso organo: “La tutela dei magistrati contro denigrazioni diffamatorie è, oltre che compito del Consiglio Superiore, un diritto per ciascun magistrato ed un dovere istituzionale al quale non si può abdicare, poiché la credibilità dell’istituzione giudiziaria e la fiducia dei cittadini nella sua imparzialità sono una garanzia assoluta della vita democratica”. Insomma la Fiorillo con le sue dichiarazioni aveva difeso la sua toga e quella di tutti i suoi colleghi. Con la sua punizione in qualche modo si è mutilata quella difesa.
La Cassazione ha quindi annullato con rinvio quella decisione affinché il Csm quindi riesamini la vicenda. Il magistrato aveva smentito, con interviste, la ricostruzione sull’affidamento di Ruby a Nicole Minetti che, il 9 novembre 2010, l’allora ministro dell’Interno disse che avvenne su indicazioni della stessa Fiorillo. La Fiorillo, sentita come teste nel processo Ruby, aveva ribadito che l’allora responsabile del Viminale non disse il vero, perché lei non aveva mai autorizzato quell’affidamento anomalo di una minorenne, denunciata per furto e sospettata di essere una prostituta.
Scrivono gli ‘ermellini’ – nella sentenza 6827 delle Sezioni Unite, pubblicata oggi e relativa all’udienza dello scorso 28 gennaio – che “la pubblica notizia dell’affidamento di una minore ad una persona estranea alla famiglia, in una vicenda contraddistinta dall’intervento del Presidente del Consiglio dell’epoca (Silvio Berlusconi, condannato per concussione e prostituzione minorile in primo grado), era idonea a compromettere presso l’opinione pubblica non solo l’onore e la professionalità” della pm Fiorillo, “ma anche i valori dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”.
“Compito di tutelare i magistrati è del Csm “. Sottolinea la Cassazione che in questo procedimento disciplinare, non si discute della reazione del pm a una critica, ma della sua reazione “all’attribuzione di un provvedimento non solo di contenuto diverso da quello effettivamente adottato, ma anche inconciliabile con i doveri del magistrato e con l’immagine che il magistrato deve dare di sé per la credibilità propria e della magistratura”. In proposito, accogliendo il ricorso del pm Fiorillo contro la sanzione inflittale da Palazzo dei Marescialli lo scorso giugno, la Cassazione, staffilando i togati del Csm, spiega che “la tutela dei magistrati contro denigrazioni diffamatorie è, oltre che compito del Consiglio Superiore, un diritto per ciascun magistrato ed un dovere istituzionale al quale non si può abdicare, poiché la credibilità dell’istituzione giudiziaria e la fiducia dei cittadini nella sua imparzialità sono una garanzia assoluta della vita democratica”. Il verdetto ricorda che Fiorillo ha difeso la sua “professionalità” e la sua “credibilità” di magistrato che sono un bene “coerente” con quello della imparzialità e indipendenza dei giudici.
La Cassazione: “La verità mediatica si fissa nella memoria collettiva.” Ora il Csm dovrà verificare se il pm anziché rilasciare interviste – a ‘In mezz’ora’ e a ‘Repubblica’ – avrebbe potuto difendersi con altri mezzi, senza violare il dovere del riserbo e la prerogativa del capo della Procura a parlare con i media. Ad esempio, come aveva sostenuto il Pg della Cassazione, chiedendo l’intervento a tutela del Csm, l’intervento a tutela del capo dell’ufficio, o presentando querele. Ma i supremi giudici, spezzando ancora una volta una lancia in favore di Fiorillo – e della scelta di esternare ai media la sua versione dei fatti, in assenza di immediati atti a tutela, pur da lei sollecitati – osservano che “non può tacersi che nell’attuale società mediatica l’opinione pubblica tende ad assumere come veri i fatti rappresentati dai media, se non immediatamente contestati: la verità mediatica, cioè quella raccontata dai media, si sovrappone, infatti, alla verità storica e si fissa nella memoria collettiva con un irrecuperabile danno all’onore”.
Scritto il 25 marzo 2014 alle 14:28 nella Berlusconi, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 25 marzo 2014 alle 00:49 | Permalink | Commenti (5)
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Cuando si dice la qultura: esilarante performance di Aurora Lussana
Aurora Lussana sentita con le mie orecchie (o coi miei orecchi)? su 8 1/2
Ora non ci resta che sperare che la Patania venga cementificata con la Le Pen e con Silvio alle prossime elezioni europee. Sarà una perdita enorme per la qultura, ma ce ne faremo una ragione...
#lussanacementificata
Scritto il 24 marzo 2014 alle 21:09 | Permalink | Commenti (16)
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C’è un famoso dipinto di Goya che dice che il sonno della ragione genera mostri, qui siamo a Goya rovesciato, è il sonno dei mostri, intesa naturalmente come la Casta che ha rovinato questo Paese che ha contribuito pesantemente a diserbarlo da tutti i punti di vista che sta generando la ragione. Il sonno di questi mostri sta generando la ragione, che altro è, infatti, la manifestazione di protesta e poi democraticamente di intervento nella vita pubblica nazionale, sia pure in veste amministrativa per ora, da parte del MoVimento 5 Stelle.
Gente per bene, gente qualunque - Saluto tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Oliviero Beha , che faccio io? Intanto cerco di sopravvivere visti i tempi, poi faccio il giornalista e scrivo libri, quando posso conduco programmi radiofonici o televisivi. Cosa è successo in questi giorni?
Tante cose, posso riassumere in una formula, c’è un famoso dipinto di Goya che dice che il sonno della ragione genera mostri, qui siamo a Goya rovesciato, è il sonno dei mostri, intesa naturalmente come la Casta che ha rovinato questo Paese che ha contribuito pesantemente a diserbarlo da tutti i punti di vista che sta generando la ragione. Il sonno di questi mostri sta generando la ragione, che altro è, infatti, la manifestazione di protesta e poi democraticamente di intervento nella vita pubblica nazionale, sia pure in veste amministrativa per ora, da parte del MoVimento 5 Stelle? È questo, è all’affermazione di ragione, una saturazione, un dire basta, un non voler abbozzare. In un libro: “Il culo e lo stivale” parlo di questi italiani, dell’opportunità, della resistenza di questi italiani. Mi pare che il MoVimento 5 Stelle abbia centrato l’essenzialità di una partecipazione popolare dal basso, semplice, normale, fra gente perbene, tra gente qualunque, laddove però tutto questo aggettivo “qualunque” non ha niente a che vedere con il qualunquismo, l’Uomo Qualunque di cui si fa cenno per cercare di screditare le cose. Del resto la casta si difende.
Per dare una lettura calcistica di quello che è successo in questi ultimi giorni, credo che Beppe Grillo abbia funzionato da centravanti di sfondamento, abbia impersonato qualcosa che significava il gol, il massimo risultato che si tende a ottenere in una partita di calcio, fare un gol, nel caso della Casta fanno spesso autogol, ma rimaniamo al MoVimento 5 Stelle.
Grillo ormai da anni, ha giocato a uomo tatticamente e che altro ha fatto nel 2007 con il primo Vaffa – day e poi di seguito? Che altro ha fatto se non giocare a uomo contro una Casta identificandone le magagne, persone, lo status penale, insomma una situazione francamente repellente e che in un Paese normale non dovrebbe essere tollerata. Questo ha fatto, ha giocato a uomo, ha giocato in un certo senso in contropiede contro queste persone e cosa è successo? Che la Casta si è difesa ignorandolo prima, demonizzandolo poi, continuando a considerare Grillo il MoVimento 5 Stelle come qualcosa che si muoveva giocando a uomo e in contropiede, ma in questi anni pur continuando a dare in parte l’impressione di giocare a uomo o in contropiede, tutto il movimento dietro il centravanti di sfondamento Beppe Grillo, ha cominciato a giocare a zona, ha occupato il territorio come in un campo di calcio, si occupano le zone così si difende a zona, si gioca a zona, si sa che il campo viene diviso e ognuno si prende la sua parte e fa il suo dovere, è esattamente quello che è successo tatticamente con il MoVimento 5 Stelle. Gli ultimi risultati elettorali ci stanno dicendo che il territorio è stato occupato bene e invece la Casta perché Dio fa impazzire quelli che vuole perdere, la Casta continua a trattare Grillo e il MoVimento come se stesse giocando contro di loro e basta, a uomo, in contropiede, non sono soltanto cattivi con tutte le virgolette e spesso senza le virgolette del caso, sono anche stupidi, questo è uno dei motivi per cui ci sono delle possibilità.
Occupazione seria e onesta del territorio - Faccio un altro esempio sempre calcistico e molto politico e molto culturale, in Francia va in finale di coppa di Francia una squadra di seconda divisione, senza soldi, ma com’è possibile? Con tutti i soldi che girano nella massima divisione francese va in finale di Coppa una squadra senza soldi,il riferimento è chiaro: si può fare politica senza soldi, il MoVimento 5 Stelle lo sta dimostrando, quindi naturalmente mi guarderei bene dal preoccuparmi del futuro come fanno tutti truffaldinamente, dice: “Ma poi cosa diventeranno, cosa faranno, le proposte?” e tutte le menate. Intanto c’è una situazione di occupazione seria, onesta del territorio, con la possibilità di rendere trasparente la politica cattiva degli altri, questa intanto è una forma di vigilanza di Consigli Comunali, nelle assemblee regionali e tutto il resto, questa è la prima cosa, poi già c’è una piattaforma programmatica. Tutto questo senza soldi, e questa è la peggiore accusa fisica, vivente a una Casta che ha lavorato sempre solo con i soldi e soprattutto con i nostri soldi, non solo con i nostri perché poi trafficano con le banche, Fondazioni, ne fanno di tutti i colori, comunque chi segue questo Blog lo sa.
Questo è il primo aspetto, un altro aspetto è Internet, sapete che qualche tempo fa, mi pare tre o quattro anni fa c’è stata sempre in Francia una squadra che veniva allenata senza allenatore, veniva allenata attraverso Internet, non so se questo riferimento sia un po’ forzato al discorso su Beppe che fa da evidenziatore, da detonatore, da cassa di risonanza oppure da centravanti di sfondamento non so e non è neanche tanto importante, di sicuro Internet ha un ruolo decisivo. Adesso Internet rende possibile da un pezzo ormai, in un Paese che è arretrato anche in questo e non a caso. Internet deve funzionare sempre meglio e farsi carne e sangue, la carne e il sangue delle persone, per non lasciare a un mezzo tecnico soltanto la sua tecnicità e credo che questo sia nelle cose e vada fatto, perché se non succede questo continueranno a farci il culo!
Ah quasi dimenticavo, mi raccomando, passate parola! Oliviero Beha
Ah... quasi dimenticavo... il post di Beha è infarcito, e si conclude, con un'auto-marchetta, in puro stile "vucumprà", a favore di un suo libro... Tafanus
Scritto il 24 marzo 2014 alle 14:01 | Permalink | Commenti (16)
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Scritto il 23 marzo 2014 alle 23:54 | Permalink | Commenti (6)
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Si è a lungo parlato dei costi delle regioni e delle provincie in funzione della razionalizzazione della spesa pubblica, oggettivamente al di fuori dei parametri di buona amministrazione in quanto dilatata senza necessità: leggere questo pezzo evidenzierà chiaramente quali siano queste aree grigie…
Tre mesi fa il governatore del Piemonte Roberto Cota si è recato in Giappone con una delegazione del Ceip (Centro estero per l’internazionalizzazione), un’organizzazione regionale che ha il compito, udite, di «rafforzare il Made in Piemonte nel mondo», una delegazione formata da 27 persone con una spesa complessiva di 455.000 euro, operazione sinistramente similare a quella denominata «Made in Lombardy», (finanziato dalla Regione Lombardia tramite la sua Finlombarda, una bella società il cui presidente è Antonello Turturiello, vicesegretario generale del Pirellone nonché membro del cda di Arexpo, equidistante da CL e Lega…) e di svariate altre società nate sotto l’ombrello di provincie, regioni e camere di commercio.
Perché le Regioni debbano occuparsi della gesione dei rapporti esteri allo scopo di incrementare le esportazioni di piante di viti e di altri prodotti, e per questo (per esempio) organizzino missioni a Baku, non ci è dato sapere: sappiate che la governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha organizzato poche settimane fa una vera e propria missione (31 persone) con tanto di incontro ufficiale fra la governatrice del Friuli-Venezia Giulia e il presidente azerbagiano Ilham Aliyev.
Lo sfizio delle regioni di farsi ognuna la propria politica estera con tanto di ambasciate e consolati è precedente alla famosa modifica del titolo V della Costituzione, che ha ampliato in modo sconsiderato le competenze delle Regioni, è proprio da allora che la situazione è degenerata, ovviamente con il classico, indecente spreco di denaro pubblico, regolarmente ad uso e consumo dei notabili regionali e provinciali: un esempio si trova nella regione Campania che spende 1,4 milioni di dollari l’anno per affittare un lussuoso appartamento a New York, a lato della sede dell’ufficio turistico della provincia di Napoli con un budget complessivo di 28 milioni l’anno per cinque dipendenti.
Difficile giustificare questa duplicazione, ma tant’è: sarebbe utile, ovviamente, poter riportare fra le competenze esclusive dello Stato le azioni di advertising il commercio con l’estero, come prevede il disegno di legge costituzionale pubblicato da qualche giorno sul sito del governo, come del resto sarebbe auspicabile un sostanziale miglioramento ed integrazione nella promozione turistica, dopo che la stessa riforma del titolo V avrà fatto tornare sotto il cappello unico dello Stato (articolo 117 lettera z) anche la «programmazione strategica del turismo».
In effetti queste azioni si sono svolte mentre l’Italia scivolava al quinto posto nella graduatoria mondiale per presenze estere, al sesto per fatturato e addirittura al ventiseiesimo per competitività, e contemporaneamente per la promozione turistica nel periodo 2009-2011 (dati Confartigianato) le Regioni hanno speso mediamente 939 milioni l’anno e le provincie 185…
Dai dati del World Travel & Tourism Council solo il 4,1% del Prodotto interno lordo Italiano proviene dal turismo con il mezzogiorno fanalino di coda visto che nel 2012 ha incassato in tutto solo 4 dei 32 miliardi arrivati in Italia grazie ai visitatori esteri, ma è riuscito a lasciare nella più vergognosa mancanza di manutenzione siti archeologici di primaria importanza.
A proposito, sapete quanti dipendenti ha il sito di Pompei? 218 (Fonti: CISL, Radio24) Per una superficie pari a 44 ettari, significa che c’è la disponibilità di un dipendente ogni 2000 metri quadri ma non il budget per evitare crolli.
Benché sia chiaro che ogni parallelo lascia il tempo che trova, considerato che per esempio l’area archeologica di Stonehenge ha una superficie simile ma 11 dipendenti non ci dovremmo fare alcune domande?
Che dire poi della incredibile abitudine delle provincie di inaugurare aeroporti ? Il disegno di legge prevede che ritornino ad esclusiva gestione centrale «porti e gli aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale», frase che ha già creato fortissimi malumori negli amministratori locali e nelle sale del potere.
In una nazione dove regioni e provincie hanno speso nell’ultimo decennio 15,6 miliardi di euro per realizzare aeroporti come quello di Malpensa (senza collegamenti che non siano via gomma, su una delle autostrade più trafficate d’Italia ad uso e consumo dell’attuale rais della Lombardia Maroni) Foggia (che dopo 188 milioni di euro spesi per il recupero funzionale dispone di 86 dipendenti, utilissimi atteso il fatto che dal 2009 vi sono ben 14 voli settimanali…) oppure di altre genialate come l’aeroporto di Albenga (si badi bene, a 45 chilometri da Genova…) dove per anni l’unico volo di linea era quello trisettimanale di Alitalia che viaggiava regolarmente con un solo gruppo di passeggeri, quelli a rimorchio del ministro Claudio Scajola.
Immagino che anche in questo caso si trattasse di un fatto non a conoscenza dell’ex ministro, che aveva deciso un finanziamento di un milione di euro per ripristinare questo volo che costava alle casse provinciali 4,7 milioni di euro l’anno.
Il nuovo articolo 122 della Costituzione decreterebbe poi il divieto di versare contributi pubblici ai gruppi politici dei consigli regionali e provinciali: per capirci, questo renderebbe impossibile il ripetersi di casi come quelli di Franco «Batman» Fiorito e di altri scandali che hanno investito gran parte delle Regioni, fra mutande verdi, attrezzi erotici e pasti a base di ostriche e champagne pagati dai contribuenti ed inoltre conterrebbe il principio che spetta allo Stato fissare gli stipendi degli organi regionali, mai in ogni caso superiori a quelli dei sindaci dei comuni capoluogo della Regione: questo però senza poter toccare le prerogative interne del personale dei consigli regionali, che grazie all’autonomia riconosciuta alle Regioni continua a sfuggire a limiti, tetti e regole imposte centralmente
Nel solo 2012, dice un’analisi di Roberto Perotti pubblicata da lavoce.info , i gruppi consiliari hanno inghiottito 95,6 milioni di euro, 28 mila euro a consigliere in più rispetto a quanto incassato dai gruppi parlamentari della Camera, con in particolare evidenza il caso Sicilia, dove lo stipendio del segretario generale dell’Assemblea regionale sarebbe di 600 mila euro l’anno, che contribuisce a fare dell’Ars un organo fra i più costosi al mondo, con una spesa per ogni rappresentante pari a circa 1,8 milioni ed un totale di 160 milioni annui.
Capite perché la nuova formulazione della Costituzione (lettera g dell’articolo 117) che affida allo Stato la «disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche» potrebbe aprire qualche pericoloso appiglio per lo stato utile ad uniformare i trattamenti economici ma anche per la riorganizzazione degli apparati, considerando che secondo la Confartigianato nelle Regioni italiane in media un dipendente su tre sarebbe di troppo, con punte di 4.746 in Campania e 6.780 in Sicilia.
Per la cronaca in Molise i dipendenti regionali pesano per 178 euro su ogni molisano, contro 23 euro in Lombardia, mentre giusto per fornire un dato sull’efficacia con cui si spendono i soldi, in un decennio la Regione Sicilia ha speso per la formazione professionale 4 miliardi di euro mentre il tasso di disoccupazione giovanile nella regione saliva dal 34 al 42 per cento.
Il fatto che il disegno di legge riconosca la «salvaguardia» dell’interesse regionale in tema di formazione professionale, un autentico buco nero, in particolare al Sud, dove si traduce quasi sempre in un grande business solo per i formatori senza (evidentemente da quanto scritto due righe sopra) generare effettiva ricaduta occupazionale sul territorio.
Ma del resto appare evidente che le società di formazione hanno sempre pesanti sponsorizzazioni politiche, per cui si tratta del solito gatto che si morde la coda.
Stesso discorso per quanto riguarda un'altra tendenza tipicamente Italiana, quella dell’esplosione delle società controllate dagli enti locali (più di 7 mila in tutta Italia), e che dispongono di criteri di bilancio assolutamente differenziati e che scaricano su provincie, regioni e comuni disavanzi stellari senza pagare i propri fornitori ? Una stima della CGIA di Mestre valuta in circa 4 miliardi l’anno il disavanzo economico complessivo delle partecipate pubbliche… e questi valori non rientrano fra quelli relativi ai bilanci, se non per partite esterne da ripianare come per esempio è stato fatto a Roma.
In realtà la modifica dall’impatto potenzialmente più devastante potrebbe essere quella prevista ancora dall’articolo 117, che esplicita come competenza esclusiva statale il «coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario», includendo quindi il controllo delle spese delle regioni e delle cosiddette “aree urbane”.
L’influsso di anni di contorsioni giuridiche a beneficio dei potentati locali è stato ben illustrato dieci giorni fa dal presidente della Corte dei conti Raffaele Squitieri sottolineando che in un ventennio la pressione fiscale nazionale complessiva è salita dal 38 al 44 per cento, le imposte locali sono cresciute invece del 130 mentre le tasse centrali continuavano ad aumentare senza avere servizi in contraccambio.
Ricordiamoci che le tasse in un paese servono a garantire i servizi, che sono sostanzialmente tre, sicurezza, sanità e scuola: pretendere di aumentare la tassazione diminuendo la qualità dei servizi è assolutamente il modo migliore di dare voce agli urlatori tipo Grillo…
Proprio per questo motivo (ricordate che il governatore pugliese Vendola è indagato per una bella storia di nomine ASL pilotate) in questo progetto di riforma costituzionale che stabilisce che la sanità rimanga di competenza regionale rimangono grossi dubbi sulla vera volontà di attaccare i centri di potere economico e i veri sprechi: forse sarebbe arrivato il momento di riconoscere che la regionalizzazione decisa 35 anni fa non ha funzionato, come stanno a dimostrare i dati sulla qualità del servizio sanitario, diversissimi da Regione a Regione.”
Axel
Scritto il 23 marzo 2014 alle 17:01 | Permalink | Commenti (7)
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Forse, per qualsiasi persona di media preparazione, questo post è superfluo. Ma quando leggo: "Della Loggia, i Panebianco, gli Ostellino, i Folli, Gianantonio Stella, Pigi Battista......mi ricordo i piu' grandi di tutti, Ronchey e Montanelli, indipendenti, non legati ad alcun carro, senza divise e senza fette di salame o prosciutto sugli occhi...", allora decido che fare la storia sommaria di questi illustri personaggi, che tanto affascinano con la loro professionalità, onestà, indipendenza di giudizio, alcuni nostri lettori, abbiamo il dovere civico di dedicare parte della nostra domenica a questo tema. C'è un limite, alla quantità di sciocchezze che un blogger serio (qual io mi riterngo) può tollerare senza intervenire. E, nella fattispecie, penso che non basti rispondere ad un commento con un commento.
E' quindi doveroso ripercorrere - ad uso di chi sembra ignorarele TOTALMENTE - le sommarie biografie dei personaggi che innalza agli inesistenti altari del "giornalismo obiettivo" (che ancora devo capire cosa sia). Se esistesse questa "cosa", i titolari sarebbero assimilabili ad organismi inferiori, privi di opinioni, cultutra, ideologia. Amebe, appunto; plancton; alghe; argilla. Spero che non siano così, neanche i peggiori fra quelli citati dal Nostro come esempi luminosi di "giornalismo obiettivo". A questa categoria vengono in genere iscritti d'ufficio quelli che rispecchiano il nostro pensiero. Essendo gli altri relegati al ruolo di faziosi imbecilli.
Bel percorso, quello del cerchiobottista Galli della Loggia: comunista quando il comunismo era vincente (scrive per Feltrinelli), poi socialista nell'epoca del craxismo (scrive per "Mondo Operaio"); poi lo troviamo collega di Mughini, "ma anche" di Massimo Fini; poi lo troviamo fondatore della rivista "Liberal", finanziata da Cesare Romiti, passata sotto la direzione di Adornato nell'area italoforzuta; poi lo troviamo preside della Facoltà di Filosofia nella "Università" di don Verzè, costola di Berlusconi, dove don Verzé voleva dare la libera docenza ad una Barbara Berlusconi appena laureata; talmente "oggettivo" che nel '92 si candida con la lista "Si Referendum", vicina a Mariotto Segni: trombato. Eh si... un vero luminare del giornalismo: corrente "opportunismo".
Anche quello di Stefano Folli, non è male... imposto da Berlusconi alla guida del "più prestigioso quotidiano italiano, al posto de "dimissionario" Ferruccio De Bortoli, è un anticomunista doc in odore di massoneria, che ha costruito la sua carriera tra i salotti neri della nobiltà romana, fra cui quello della signora Angelillo a Palazzo Giustiniani. Folli compie i primi passi alla "Voce Repubblicana". Folli entra a far parte anche dello staff a Palazzo Chigi di Giovanni Spadolini. Da "La Voce Repubblicana nell'89 passa al Tempo, il megafono della borghesia e della nobiltà in camicia nera romana, con l'incarico di caposervizio politico. Nel '90 Folli arriva al Corriere, durante la direzione di Ugo Stille. Ha fondato e diretto la rivista di affari internazionali "Nuovo Occidente" e ha collaborato a molte altre riviste fra cui spicca il bimestrale neofascista "IdeAzione" fondato nel 1994 e diretto prina dal fascista e consigliere Rai Marcello Veneziani, poi dal fascista Urso.
Negli ultimi tempi ha redatto le schede politiche per la trasmissione "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa. Con queste credenziali è normale che la destra del regime neofascista esulti e tenti di nascondere il vero significato di questo autentico golpe giornalistico dichiarando per bocca del gerarca fascista Ignazio La Russa che: "I partiti sono estranei a questa nomina: Folli è apprezzato da tutti". Ivi compreso, aggiungiamo noi, il vertice del partito della rifondazione trotzkista capeggiato da Bertinotti che, invece di smascherare l'intera operazione, ha addirittura definito Folli un giornalista di "grande professionalità, capacità analitica e equilibrio da liberale autentico", che "merita auguri non formali di buon lavoro" finendo, come al solito, per coprire a sinistra il neoduce Berlusconi (da pmli.it)
Gianantonio Stella: cosa c'entri questo stimasto giornalista d'inchiesta coi Panebianco, i Folli i piduisti alla Ostellino, è cosa che sfugge a tutti, tranne a Carlo che li accomuna.
Altro brillante curriculum da "cerchioBattista" (definizione di Marco Travaglio), per Pierluigi detto Pigi Battista. Figlio del repubblichino Vittorio, poi dirigente del Movimento Sociale Italiano. Studia all'Università La Sapienza di Roma (noto covo komunista-confindustriale, pensionato di tutti i trombati del berlusconismo). Inizia la sua attività giornalistica nel mensile «MondOperaio». Poi collabora a L'Espresso. Nel 1988 inizia a lavorare per il settimanale Epoca e per il mensile Storia Illustrata entrambi diretti da Alberto Statera (tutta roba 'de sinistra"). Due anni più tardi si trasferisce al quotidiano Fiat "La Stampa" come responsabile della redazione romana ed editorialista. Nel 1996 accetta la proposta di Giuliano Ferrara ed è suo vice a Panorama. L'anno seguente Ferrara lascia la direzione del settimanale e Battista rientra alla Stampa come editorialista. Nel 2004 conduce un programma di approfondimento sulla Rai di Cattaneo, il puffo fortemente voluto da Berlusconi. "Pigi" - insieme a Socci, Monaco dei giornali di destra Monti-Riffeser, è fra i pochi eletti che è possibile trovare a "Porta a Porta" quando è di scena il Cavaliere.
I PIU' GRANDI DI TUTTI
Anche il "libero" Ronchey segue lo stesso percorso: Voce Repubblicana, Corrierone, La Stampa Fiat di Romiti, poi il Corriere Rizzoli/P2... Si, un altro indipendente 'de noantri. Tutto sinistra, incluso il "Resto del Carlino, vero? Quello che il mitico "Fortebraccio", per sottolinearne a modo suo il filo-amerikanismo, tirava per il kulo defindendolo "Ronchey con la Ypsolon"
E poi Montanelli, fra i più grandi, e più neutrali di tutti i tempi... Leggiamo da Wikipedia:
Nel 1932 ottenne una seconda laurea, in scienze politiche e sociali, al Cesare Alfieri, con una tesi in cui valutava positivamente la politica di isolazionismo inglese. Inizia a scrivere nel '32 nei giornali fascisti "L'italiano" di Leo Longanesi, e "Il Selvaggio" di Mino Maccari. Nello stesso anno viene ricevuto da Benito Mussolini. Nel '35 l'Italia fascista invade l'Etiopia, e Il Migliore corre ad arruolarsi volontario in camicia nera, come sottotenente in un battaglione di Ascari. Dichiarazione autografa di Montanelli dell'epoca:
«Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora». Una dichiarazione vergognosa, visto ciò che gli italiani hanno combinato durante le ignobili guerre di conquista coloniale. Libbberale sti cazzi.
In Etiopia Montanelli ebbe una relazione di "madamato" con una ragazzina eritrea musulmana di 12 anni, Fatima, comprata per la cifra di 500 lire; compresi nel prezzo, ebbe a raccontare l'interessato, anche un cavallo e un fucile. Questa "madama" lo seguì per l'intera permanenza in Africa.
Andiamo avanti?
Redattore de La Nuova Eritrea, Montanelli scrisse un pezzo per Civiltà Fascista intitolato "Dentro la guerra": «Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà». (Indro Montanelli, gennaio 1936, Civiltà Fascista)
Montanelli fece l'inviato di guerra in giro per l'Europa. Nel 1939 fu in Albania, diventata quell'anno protettorato italiano; sarebbe stato Bottai a fare il suo nome a Galeazzo Ciano, indicandolo come la persona più adatta a raccontare la nuova conquista.
Tornato dall'Albania, seguì nell'agosto 1939 un gruppo di 200 giovani fascisti che partivano per un'impresa di ardimento consistente nel percorrere in bicicletta la Germania, da Sud a Nord, sino a Berlino, con la scorta di una colonna della Hitlerjugend. Fra le sue corrispondenze, ve ne fu una in cui si inventò che i ciclisti italiani si sarebbero fermati in Austria ad aiutare i coloni a mietere il grano.
Montanelli si accorge del fatto che il fascismo fosse una dittatura fra il sanguinario e il ridicolo solo quando il fascismo inizia a crollare. In fondo, siamo sempre l'Italia di Ennio Flaiano, vero? quella sempre pronta a saltare sul carro dei vincitori. Non si sa mai... Per Montanelli però la resistenza era una manica di banditi...
"...Dopo l'8 settembre ho avuto più volte la tentazione di arruolarmi nelle bande, ma vi ho sempre rinunziato: vorrei combattere come soldato; ma, non potendolo, rinunzio a combattervi come bandito»... Leggete questo Montanelli, e non vi viene in mente tale Pansa?
Ancora: " Nello stesso periodo, tutti i suoi vicini di cella (26 persone) vennero portati al muro e fucilati, tranne lui. Il 6 maggio Montanelli e la moglie vennero prelevati dal carcere tedesco e trasferiti nel carcere di San Vittore. Le condizioni di vita migliorarono notevolmente: le guardie erano italiane ed il Comitato di Liberazione Nazionale aveva in carcere i suoi delegati. Ma in luglio cominciarono le fucilazioni anche a San Vittore. Di nuovo, uno dopo l'altro i suoi compagni di prigionia furono messi al muro. Con l'aiuto di più persone, tra le quali anche Luca Ostèria, funzionario dell'Ovra (che fabbricò un falso ordine di trasferimento), un giorno prima della data prevista per l'esecuzione, Montanelli e un altro prigioniero vennero prelevati dal carcere e portati in un nascondiglio. Passati dieci giorni, i fuggitivi furono condotti fino a Luino, al confine con la Svizzera; l'operazione fu eseguita con l'appoggio del C.L.N. A piedi Montanelli raggiunse la città di Lugano. Rimase in Svizzera fino alla fine della guerra. (chissà se li ha conosciuto l'altro imbucato di lusso... Tale Luigi Berlusconi, poi direttore della Banca Festi-Rasini, unica banca italiana mai chiusa d'imperio da Bankitalia per riciclaggio di danaro mafioso...NdR)
Dal 1954 questo giornalista senza camicia nera inizia la collaborazione con "Il Borghese", noto giornale non fascista.
Ed ecco, per gli agiografi, come nel '56 Montanelli ("uno dei più grandi di tutti i tempi") commenta il varo della legge Merlini:
« … in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia… »
Nel 1963, dopo il disastro del Vajont, Montanelli assunse una posizione controversa in merito alle reali cause della tragedia, affermando il carattere di catastrofe naturale della stessa (sic), e tacciando di "sciacallaggio" l'attività di alcuni giornalisti italiani, tra i quali Tina Merlin dell'Unità, che avevano denunciato i rischi derivanti dalla costruzione della diga per l'incolumità della popolazione; egli non rinnegò mai questa sua opinione negli anni, nonostante le responsabilità accertate dalla magistratura.
A partire dal 1965 partecipò attivamente al dibattito sul colonialismo italiano. In accesa polemica con lo storico Angelo Del Boca, Montanelli sostenne ostinatamente l'opinione secondo cui quello italiano fu un colonialismo mite e bonario, portato avanti grazie all'azione di un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene. Nei suoi numerosi interventi pubblici negò ripetutamente l'impiego sistematico di armi chimiche come iprite, fosgene e arsine da parte dell'aviazione militare italiana in Etiopia.
Torna al Corriere, che lascia quando alla direzione arriva il "komunista" Piero Ottone (che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere). Immediatamente lo assume un altro konunista, tale Gianni Agnelli (quello indipendente, quello che "la Confindustria è governativa per definizione"). Ma l'rrequieto e "indipendente" Indro ha già in mente la fondazione di un suo giornale: Il Giornale Nuovo"- Giornale "indipendente", che può vedere la luce grazie ai soldi di Eugenio Cefis, allora "padrone" della Montedison. Si sa... pecunia non olet.
Nel 1975, Montanelli troncò la quarantennale amicizia con Ugo La Malfa. Il motivo della rottura, avvenuta in seguito ad una violenta lite, fu la decisione, da parte del presidente del PRI, di sostenere il compromesso storico, ovvero il riavvicinamento fra DC e PCI.
L'altra prova di indipendenza dalla politica il Grande Indro la da nel '76, quando il suo giornale appoggia spudoratamente la DC dei forchettoni, con lo slogan "turatevi il naso e votate DC"... Già... la DC dei forchettoni, per contrastare l'avanzata del PCI del galantuomo Enrico Berlinguer. Certo, Carlo. Indro, il più grande!
Finiti i finanziamenti di Cefis, il "Geniale Nuovo" di Montanelli trova immediatamente un nuovo finanziatore: il palazzinaro Silvio Berlusconi. Ma va??? Il rapporto finirà quando Montanelli - era ora! - capirà che Berlusconi non fa niente per niente, e chiede che il Geniale diventi l'organo della nascituta Forza Italia. Meglio tardi che mai.
E veniamo all'altro mito del giornalismo alla Carlona: Piero Ostellino. Ripercorrerne la carriera non è facile, perchè non ha mai avito una carriera. Propongo quindi al geniale Carlo un indovinello. Si tratta di un giochino semplice semplice: si tratta di indovinare cosa accomuni i nomi di questi personaggi e di queste istituzioni, all'epoca del Piero Ostellino "Direttore":
Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din, Corriere della Sera, Fabrizio Cicchitto, Franco Di Bella, Licio Gelli, Maurizio Costanzo, Mino Pecorelli, Paolo Mosca, Piero Ostellino, Rizzoli, Roberto Calvi, Roberto Gervaso, Silvio Berlusconi, Umberto Ortolani... Mi sono "tenuto basso" di proposito, solo per non apesantire la lettura... Ma la soluzione dell'indovinello dovrebbe essere facile facile...
Buona Domenica a tutti. Anche a Piero Ostellino, un Grande del Giornalismo alla Carlona.
Tafanus
Scritto il 23 marzo 2014 alle 14:16 | Permalink | Commenti (19)
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Scritto il 23 marzo 2014 alle 08:01 | Permalink | Commenti (5)
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Recensione del film "LEI" (di Angela Laugier)
Titolo originale: Her
Regia: Spike Jonze
Principali interpreti: Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Caroline Jaden Stussi, Laura Meadows, Portia Doubleday, Sam Jaeger, Rachel Ann Mullins, Katherine Boecher, Alia Janine, Jeremy Rabb, Lynn Adrianna, Luka Jones, Eric Pumphrey – 126 min. – USA 2013.
Scarlett Johansson non appare nel corso del film se non come voce, che si perde nel doppiaggio di Micaela Ramazzotti
E’ quasi impossibile costruire veri rapporti di solidarietà, d’amicizia o d’amore in ambienti sempre più disumanizzati, come la futura, ma non troppo, Los Angeles di questo singolare film in cui la realtà virtuale pare prevalente ovunque, e l’attenzione ai problemi di ciascuno non esiste. Insieme alle non lontane spiagge-formicaio dei weekend, in cui confluiscono migliaia e migliaia di suoi abitanti alla ricerca vana di compagnia, di svago e di riposo, la capitale californiana è scenario ed emblema di questa pellicola di Spike Jonze: bellissima, ma gelida nella ripetitiva tipologia dei grattacieli, nelle strade in cui si aggirano, senza meta né direzione apparenti, anonime e frettolose folle di passanti che, ignorandosi l’un l’altro, sono affaccendati a parlare da soli senza curarsi di tutti gli altri.
Theodore, unico protagonista del film (un bravissimo Joaquin Phoenix), dopo la fallimentare esperienza matrimoniale, conduce un’esistenza solitaria e triste. Per vivere scrive, su commissione, lettere virtuali: deve, cioè, inventare le lettere che avrebbero potuto scrivere coloro che o non sono più in grado di farlo o non vogliono continuare a farlo. A Theodore bastano poche conoscenze per offrire ai committenti calde testimonianze d’amore e d’affetto, capaci di creare l’illusione di non essere stati totalmente abbandonati e dimenticati. Segretario galante dei nostri giorni, egli sa adattare le parole alle circostanze più diverse e sa rendere così credibile e così formalmente elegante quel tipo di corrispondenza che un editore, spontaneamente, gli offre persino di mettere in vendita il volume che contiene il prezioso epistolario*. I rapporti con i suoi colleghi, invece, sono assai distratti: tutti ne ammirano il talento, ma né amicizie vere, né amori profondi sembrano poter attecchire negli uffici eleganti e freddi, in cui dominano i nuovi computer, quelli capaci persino di imitare la grafia di chi scrive, sia pure attraverso l’interposta persona di Theodore, lo scrivano.
Mentre, dunque, nella realtà il bisogno umanissimo di attenzioni e di amicizia non trova risposte, a queste si stanno dedicando gli uffici-studio delle case di software, che riescono infine a creare proprio quello che ci vuole: Samantha. Ha questo nome, nonché voce femminile, il nuovissimo sistema operativo (O.S.1) personalizzato, che dopo aver ottenuto qualche scarna informazione sull’utente, ne coglie le esigenze alle quali adatterà il proprio parlare e il proprio comportamento. Theodore, perciò, sembra aver trovato quello che stava cercando per vincere l’isolamento: Samantha, infatti, presto ne diventerà la segretaria che gli ricorda gli impegni, l’amica fidata con cui parlare, la confidente delle notti insonni, nonché la donna di cui ci si può innamorare, e della quale infatti egli, infatti, si innamora, dopo averne plasmato carattere e modi, come un moderno Pigmalione, che dà vita alla statua forgiata secondo i propri desideri.
Anche Samantha si innamora di Theodore e, sua croce e delizia, vuole essere onnipresente nella sua vita quotidiana, seguendolo ovunque e cercando di comprendere la realtà del mondo attraverso i suoi occhi. Egli, d’altra parte, la porta sempre con sé, in quel minuscolo smartphone che, sporgendo dal taschino, le permette di guardarsi attorno: saprà, grazie a lui, allora, com’è fatta una città, una spiaggia, cos’è il mare, che cosa il mutare del tempo e delle stagioni… Il puro flatus vocis si trasforma a poco a poco in essere pensante, che cresce e acquista autonomia, rivendicando i propri spazi e il proprio diritto a conoscere altri, con cui condividere gioie, dolori, affetti: esigenze di ognuno e perciò anche sue, ciò che scatena ovviamente mugugni e gelosia del suo possessivo amante. Poiché, tuttavia, nessun amore al mondo è per sempre, verrà anche per i due amanti il momento doloroso dell’addio: l’O.S.1 verrà rimpiazzato da un altro più adeguato agli utenti più esigenti, e a lui non resterà che il rimpianto di un amore quasi perfetto.
Il film si presenta come opera di notevole spessore, molto ricca di implicazioni culturali che offrono più di uno spunto di riflessione sul futuro che ci attende fra non molto, quando dovremo fare i conti con la realtà di uomini spiazzati dal mondo virtuale dei social network, e sospinti, senza quasi averne coscienza, ad affrontare da soli, con l’aiuto di piccoli aggeggi intelligenti, i problemi che nei secoli hanno richiesto ovunque sforzi organizzativi collettivi e solidali.
Il film si presta anche a letture di livello più complesso e ripropone, secondo me, in chiave moderna, alcuni miti antichi, fra cui principalmente quello di Pigmalione, cui ho già fatto cenno, e quello del bellissimo Narciso, incapace di amare altri da sé, per amore del quale la ninfa Eco si era tolta la vita riducendosi a pura voce replicante. Per molti aspetti, quindi, la coppia Samantha-Theodore è riconducibile a un solo individuo e al suo doppio, almeno finché lei diventa una persona pienamente dotata di propria individualità, diversa nei gusti, nelle scelte e nelle prospettive.
Il film era molto atteso, dopo due settimane povere di uscite di qualità ed è certo molto interessante e insolito, da vedere imperativamente, almeno una volta, in lingua originale.
*probabile citazione ironica del romanzo autobiografico di John Fante Chiedi alla polvere, ambientato in una Los Angeles in cui gli editori respingono per molto tempo i romanzi dello scrittore, condannandolo a lunghi anni di stentata sopravvivenza. Il film è molto citazionista!
Angela Lauigier
Scritto il 23 marzo 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 22 marzo 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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Tutte le volte che mi capita di leggere un editoriale di Galli della Loggia, mi viene in mente, implacabile, la deleteria immagine del "cerchiobottismo", inteso come categoria (in senso metaforico, per carità...) della "vigliaccheria politica". Secondo Galli della Loggia, Renzi piace ai ceti medi a cultura medio-bassa, "ma anche"... Dispiace alle caste, "ma anche"... Ogni volta che lo leggo, mi viene in mente la mitica "vedova scaltra" del "Travaso". Quella che oggi invocherebbe il Padreterno di farle leggere almeno una volta, una sola, una posizione chiara ed univoca di Galli della Loggia, e poi di "chiamarla pure a raggiungere quell'anima benedetta"... Tafanus
A chi non piace la svolta renziana: Il conflitto sotterraneo (di Ernesto Galli della Loggia)
Non è affatto vero che Matteo Renzi riscuota il consenso vasto e generale che spesso gli si accredita. È piuttosto vero il contrario, e cioè che la sua figura divide il Paese in due parti contrapposte, anche se lo fa in modo nuovo rispetto a divisioni analoghe avutesi in passato. Quella indotta da Renzi, infatti, a differenza per esempio di quella prodotta da Berlusconi, è una divisione non gridata né per il momento troppo esibita, dai toni anzi volutamente sommessi; inoltre, lungi dal passare lungo linee politiche tradizionali (Destra e Sinistra per intenderci) essa tende con tutta evidenza ad attraversarle e confonderle.
L’Italia renziana è l’Italia indifferenziata dell’opinione pubblica largamente intesa. Che legge poco i giornali ma assai di più vede la televisione; che non ha troppa dimestichezza con la politica e ne ragiona in termini semplici; che è incline a credere più nelle persone che nelle idee. È, per dirla in breve, l’Italia che «non ne può più» e in generale desidera comunque un cambiamento. Un Paese in molti sensi «medio», nel quale però è dato di trovare anche parti consistenti di un Paese socialmente e culturalmente ben più sofisticato.
Ma accanto a questa c’è una non trascurabile Italia antirenziana. Un’Italia nella quale spiccano soprattutto vasti settori dell’ establishment , che pure, come si sa, è ormai da molto tempo orientato verso il centrosinistra. Dunque pezzi significativi, forse maggioritari, della Confindustria, dell’alta burocrazia e dell’economia pubblica, del sottomondo politico in particolare romano, della Rai, molti importanti commentatori e giornalisti; ma insieme anche quella parte del «popolo di sinistra» più antica o più ideologicamente coinvolta, numerosi quadri medio-alti dello stesso partito di Renzi e della Cgil. È, quella ant irenziana, un’Italia la quale si guarda bene dall’esprimere un’avversione esplicita. Più che dire, lascia capire. Con i toni sommessi, le mezze parole, spesso i silenzi, lascia capire che il presidente del Consiglio non le piace per nulla: a causa del suo modo di essere e di fare, della scorciatoia alquanto brutale presa per defenestrare il suo predecessore, a causa di quello che viene giudicato l’avventurismo del suo programma e delle sue promesse.
Questo almeno è quanto essa dice. Ma in realtà l’Italia antirenziana è sconcertata e inquieta specialmente perché non capisce dove andrà a infrangersi, e soprattutto chi e che cosa sommergerà, quali equilibri, l’ondata di novità che il presidente del Consiglio ha annunciato. Proprio ciò che conquista una parte del Paese ne preoccupa l’altra, insomma.
Il fatto è che la comparsa sulla scena di Renzi minaccia di squarciare il velo di menzogna che negli ultimi trent’anni la politica ha provveduto a stendere sulla nostra realtà sociale. Per tutto questo tempo la politica ci ha detto che c’erano una Destra e una Sinistra, divise da fondamentali differenze di valori e di programmi. Forse ciò era vero per i valori; certamente assai meno per i programmi e in specie per la volontà di realizzarli. Dietro la divisione proclamata e rappresentata dalla politica, infatti, è andata crescendo e solidificandosi una realtà ben altrimenti compatta del potere sociale italiano. All’insegna della protezione degli interessi costituiti; della moltiplicazione dei «contributi» finanziari al pubblico come al privato; della creazione continua di privilegi piccoli e grandi; della disseminazione di leggine e commi ad hoc ; della nascita di enti, agenzie, authority, società di ogni tipo; all’insegna comunque e per mille canali dell’uso disinvolto e massiccio della spesa pubblica. In tal modo favorendo non solo lo sviluppo di uno strato di decine di migliaia di occupanti - quasi sempre gli stessi, a rotazione - di tutti i gabinetti, gli uffici legislativi, gli uffici studi, di tutte le presidenze e di tutti i consigli d’amministrazione possibili e immaginabili, ma altresì il sorgere di un soffocante intreccio di relazioni, di amicizie, di legami personali. Un potere sociale solidificato, includente a pieno titolo anche il sistema bancario e l’impresa privata, che ha usato e usa disinvoltamente la politica - di cui aveva e ha un assoluto bisogno - schierandosi indifferentemente a seconda delle circostanze con la Sinistra, cercando però di non dispiacere alla Destra, e viceversa. E che sia la Destra che la Sinistra si sono sempre ben guardate dallo scalfire.
Finora tuttavia la radicale divergenza d’interessi tra questa Italia «protetta» e l’Italia «non protetta», questo reale, autentico conflitto di fondo, non è mai riuscito ad avere alcuna vera rappresentazione politica, a dar vita a un reale e vasto conflitto tra le parti politiche ufficiali. Renzi invece minaccia esattamente di rovesciare questa tendenza: di restituire realtà sociale vera alla politica, aprendo importanti terreni di scontro tra le due Italie.
Per il momento, è vero, lo ha fatto solo simbolicamente, allusivamente. Con la sua figura, grazie al suo stile personale e al suo linguaggio, identificandosi in particolare in un solo messaggio: la necessità di rompere confini e contenuti dell’universo politico finora vigente. Ma tanto è bastato perché se da un lato ricevesse immediatamente un consenso assai vasto e trasversale da parte del Paese che socialmente conta di meno, dall’altro lato, però, vedesse nascere contro di sé la diffidenza ironica, lo scetticismo, un’ostilità venata di paternalistico compatimento, da parte del Paese che conta di più e ne teme il dinamismo e i propositi, avendo capito che sarebbe esso il primo a farne le spese. «Non sarai tu, povero untorello, che spianterai le mura di Milano» sembra dirgli l’Italia antirenziana, forte della sua collaudata capacità di sopravvivenza.
Ernesto Galli della Loggia
Scritto il 21 marzo 2014 alle 21:18 | Permalink | Commenti (23)
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Sergio Marchionne dà «pieno sostegno» al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. C'è qualcosa di più, nelle sue parole, della «Fiat sempre filogovernativa» di cui l'amministratore delegato aveva parlato al Salone dell'Auto di Ginevra una settimana fa. Dopo la manovra economica varata dal governo, l'amministratore delegato del Lingotto afferma che «le misure adottate vanno nella giusta direzione», che sono «un segnale all'Europa», ma dà anche un giudizio lusinghiero sul premier di cui apprezza soprattutto la velocità, lo stile. «Di sicuro è stato veramente qualcosa di nuovo, di dirompente, di cui il Paese ha bisogno. Ha il mio totale appoggio. Ieri sono stato estremamente orgoglioso» [...]
(Fonte: Il Messaggero)
Noi, invece, conoscendo le idee "progressiste" del "Padrone delle Ferriere", siamo più preoccupati che orgogliosi. Abbiamo già goduto della pro-rompenza di coglioni, durata un ventennio, del pregiudicato di Arcore. Poi abbiamo avuto i pro-rompenti Di Pietro, Grillo, Bossi, i girotondini, le sciarpette viola, le agende rosse, le cravatte di Marinella, la cravatta che "c'est di Gucci", il prof-rompemte in loden, e ciascuno ci ha lasciato un mondo peggiore di quello che gli avevamo consegnato.
Il pro-rompente di Frignano sull'Arno a noi sembra il più impreparato, cazzaro e pericoloso di sempre. Come si fa a fidarsi di uno che cambia residenza per qualche ospitata in un attico di Firenze? O di uno che non riesce neanche ad abbottonarsi il cappotto se non ha la badante al seguito? e che non percepisce tutto il ridicolo di dirci ogni mattina alle sette che è "già al lavoro"?
Si rilassi, Renzi. "Lavori" di meno". Si conceda meno tempo per fare cazzate. In questi giorni, per dire, sulla storia del deficit ha cambiato idea con la velocità con cui fa finta di "digitare" sul PC a mille chilometri all'ora, parlando con qualcuno e guardando altrove. Come direbbe Totò... Ci facci il piacere, ci facci...
Tafanus
Scritto il 21 marzo 2014 alle 14:33 | Permalink | Commenti (0)
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Matteo Renzi ha vissuto per quasi tre anni un un appartamento vicino a Palazzo Vecchio, in via degli Alfani 8. Ma a pagare l’affitto è stato l’amico Marco Carrai. 900 euro al mese, che a un certo punto sono diventati 1.200, ha documentato ieri Libero, pubblicando il contratto di affitto, ottenuto dallo stesso Carrai dopo giorni di pressioni.
Ora la procura di Firenze, come riportano alcuni quotidiani, ha aperto un fascicolo esplorativo, a seguito di un esposto, per fare luce sui rapporti tra l’ex sindaco e l’imprenditore e verificare se tra i due ci sia stato uno scambio di favori. Al momento non ci sono né ipotesi di reato né indagati e il procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei affiderà le indagini a un pm per verificare che l’interesse pubblico non sia stato danneggiato. Intanto l’opposizione compatta di tutti i partiti ha fatto cadere in conferenza dei capigruppo in Senato la richiesta di chiarimenti del Movimento Cinque Stelle, che da Renzi vorrebbe un chiarimento in aula sul caso affitto e sui rapporti con Carrai (...altro autogoal dei partiti di governo... regaleranno altri voti a Grillo, perchè TUTTI - a cominciare da me - si chiederanno quale saia il problema di chiamare Renzi a rispondere ad una interrogazione... Cosa temono, i partiti di fede renziana? NdR)
...tutto in "famigghia"... E i renzini da riporto hanno qualcosa da dichiarare?...
Il presidente del Consiglio ha vissuto nella casa per 34 mesi, dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio di quest’anno e lì aveva trasferito la sua residenza da Pontassieve (dove vive la moglie coi tre figli). Aveva scelto l’appartamento in via degli Alfani 8 dopo avere lasciato una mansarda dietro Palazzo Vecchio perché l’affitto – da mille euro al mese – era troppo costoso.
Il proprietario della casa, scrive il Corriere della Sera, è Alessandro Dini, consigliere di amministrazione della Rototype, azienda il cui sito web è curato da da un’agenzia di comunicazione, Dotmedia, per la quale lavora come agente il cognato del premier, Andrea Conticini, e suo fratello Alessandro Conticini è tra i soci, con il 20%. Quest’ultimo in passato è stato socio di Eventi6, società della famiglia Renzi.
Marco Carrai, consigliere del premier vicino a Comunione e Liberazione (che in passato ha guidato Firenze Parcheggi), oggi è presidente di Aeroporti Firenze e di Fondazione Open (ex fondazione Big Bang che ha gestito le campagne elettorali di Renzi). La società C&T Crossmedia di cui è socio, inoltre, si è aggiudicata un servizio per visitare Palazzo Vecchio con la guida di un tablet.
Carriere fulminee, e sempre in "famigghia"
Ma Carrai in questi giorni è finito nel mirino anche per la vicenda che vede coinvolta Francesca Campana Comparini, sua fidanzata che sposerà a settembre. La ragazza, 26enne laureata in filosofia, è tra i curatori della mostra su Jackson Pollock e Michelangelo, la più importante e prestigiosa a Firenze nel 2014. Si svolgerà a Palazzo Vecchio ed è costata al Comune 375mila euro.
I due consiglieri fiorentini di opposizione De Zordo (Per un’altra città) e Grassi (Sel) hanno chiesto al vicesindaco reggente Nardella: “Se una ragazza di 26 anni, laureata in Filosofia e senza alcuna esperienza curatoriale, riceve l’incarico di curare la principale mostra di un grande comune italiano, è perché conosce qualcuno o perché conosce qualcosa?”. Secondo quando pubblicato dal Fatto, Comparini ha soltanto un titolo contro i 62 di un altro curatore della mostra, Sergio Risaliti. E l’unico saggio che ha pubblicato è per il catalogo della mostra di Zhang Huan, commissionato dal Comune di Firenze.
(...quando si dice il caso... NdR)
P.S.: mi piacerebbe chiedere ai pochi lettori del Tafanus (sia di confessione tafanaria che di confessione renzina) se esiste fra di loro almeno UN mentecatto che ogni volta che gli capita di essere ospitato "saltuariamente" da un amico o da un parente, prima si precipita all'anagrafe per fare il cambio di residenza. Perchè, checché ne dica Renzi fuori tempo massimo, di QUESTO stiamo parlando. Di un NUOVO CHE AVANZA, autocertificato rottamatore della VECCHIA POLITICA, che dopo aver fatto persino il cambio di residenza, ci spiega che non ha mai abitato nell'attico in questione, ma è stato solo "ospite occasionale".
Caro Renzie, queste cose, se crede, le racconti alla Boschi. Può darsi che faccia persino finta di crederle.
Senza alcuna stima,
Tafanus
Scritto il 21 marzo 2014 alle 14:12 | Permalink | Commenti (7)
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Non si fa in tempo a metabolizzare il Vangelo secondo Matteo Renzi, che arriva un altro Matteo, se possibile ancor più "diversamente intelligente"... Ecco di cosa ci informa stamattina, per rovinarci la giornata, tale Matteo Ricci, Vicepresidente (nientemeno!) di ciò che resta del Partito Democratico:
Matteo Ricci: "Proporrò il nome del premier Matteo Renzi sul simbolo del Pd per le elezioni europee" (Fonte: Huffington Post)
Ma da dove salta fuori, costui? Abbiamo passato vent'anni a lottare contro i "partiti personalli", col santino del leader sul simbolo del partito, e adesso arriva questo Carneade, e vorrebbe ridurre il PD in queste condizioni... E senza capire che rischierebbe di perdere anche quelle frange di piddini non renziano, che a mettere una croce su "PD" ci riuscirebbero - forse - ancora. Turandosi il naso. Ma che a mettere una croce sulla faccetta da coniglietto dell'altro Matteo proprio non ce la farebbero, neanche sotto tortura...
Intanto consiglio ai renzini da riporto (quelli che "Renzi è l'unico capace di portare il PD alla vittoria") a dare uno sguardo all'ultimo sondaggio della iXé.
Sembrerebbe (dico senbrerebbe) che solo nell'ultima settimana il PD abbia perso 0,8 punti.
Sembrerebbe (dico sembrerebbe) che l'obiettivo "simbolico" che Renzi si poneva per le europee (30%) si allontani sempre più.
Sembrerebbe (dico sembrerebbe) che il PD di Renzi viaggi verso il 28,4%, dopo essere stato per mesi - prima dell'avvento dell'età dell'oro - oscillante fra il 30,5 e il 31,5%.
Sembrerebbe (dico sembrerebbe) che nel voto alle coalizioni il centro sinistra abbia ormai un vantaggio - inferiore al margine d'errore - di circa mezzo punto sul centrodestra, dopo aver fatto registrare per mesi un vantaggio di 4/5 punti.
PROVERBIO NON CINESE: "chi troppo in fretta sale, sovente cade, precipitevolissimevolmente". Specialmente quando trattasi di un ometto "tutto chiacchiere e distintivo"
Scritto il 21 marzo 2014 alle 12:30 nella Politica, Renzi | Permalink | Commenti (9)
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Scritto il 21 marzo 2014 alle 00:23 | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 19 marzo 2014 alle 23:04 | Permalink | Commenti (6)
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Cambiano i premier, dalla ben remunerata poltrona di tagliatore del walfare (altrui) scende Bondi e sale Cottarelli, ma la solfa non cambia. Se la politica si affida ai ragiunatt (sia pure di lusso, almeno quanto a retribuzione) non possono che venir fuori minchiate simili. No, non è colpa sua, Cottarelli. Non se la prenda. Quando in azienda affidavamo una ben remunerata consulenza ad un esterno, e la ciambella non riusciva "col buco", la colpa era del ragiunatt, esattamente nella stessa misura di era di chi "aveva fatto il briefing".
Io non so (non posso sapere) se Renzie le abbia dato un briefing, e quale. Se così non fosse, avreste sbagliato in due. Renzi a dare un incarico senza chiarire quale fosse l'obiettivo, e quali fossero i limiti entro i quali muoversi, e lei ad accettare un incarico indefinito in tutto (tranne, forse, che nella sua remunerazione).
Non penso che fra due c.d. "persone di vertice" possa essere accaduta una minchiata simile (altrimenti sareste da licenziare in tronco entrambi). Quindi restano in piedi due ipotesi:
-A) Renzi le ha dato l'incarico di tagliare, tagliare, tagliare, senza preoccuparsi di quali elementi avrebbe colpito. E così (se n'è accorta persino Repubblica!) ha trovato "facile e poco pericoloso colpire i soliti noti, già colpiti da anni. I pensionati (per i quali si vuole fermare quella farsa di "indicizzazione" che esisteva, e che Letta aveva deciso di ripristinare, seppur con mille limiti); poi una sforbiciata alle pensioni di quei crapuloni che prendono più di 2000 euri lordi al mese (più di 1400 netti!); e per i "super-crapuloni" come il sottoscritto blocco totale delle indicizzazioni (che peraltro è già in vigore da anni) e magari una "sforbiciatina" supplementare, chiamata "contributo di solidarietà" - che non si vede perchè dovrebbe essere pagato da una sola categoria di percettori di reddito. Poi un'altra bella sforbiciata a quelle riccastre di vedove (pensioni di reversibilità) che già adesso, alla morte del coniuge, si vedono decurtare la pensione del 40%.
Vede, ragiunatt, se lei avesse una minima idea di come siano ripartiti i costi fissi e quelli diretti in un ménage a due, capirebbe che la stragrande maggioranza delle spese sono fisse: affito o mutuo, spese condominiali, aiutini ai figli e ai nipoti... Insomma, quel viveur del defunto non consumava il 40% della pensioncina in pastine glutinate e cravette di Gucci... Ma tanto, cosa gliene frega, a lei a al Fonzie? I pensionati non possono scioperare, e non hanno la forza di sdraiarsi su un'autostrada o sui binari e inchiodare l'Italia. Sono un peso morto, e prima crepano, meglio è per i conti pubblici. Peggio per loro, e peggio per quel 44% di giovani disoccupati, che spesso sopravvivono solo grazie alle "frattaglie" delle pensioni dei genitori e dei nonni.
-B) Oppure Renzi le ha dato l'incarico di tagliare, tagliare, tagliare, ma a patto di non toccare i ceti di riferimento. Vogliamo dirla più chiaramente? Dove sono i limiti agli stipendi d'oro dei boiardi di stato? Per capirci: c'è qualche Rag. Cottarelli che ha proposto che i Ragionieri Cottarelli non possano guadagnare più di Barak Obama? No? Piccola dimenticanza???? E quella vergogna di qualche miliardata prevista per il "rientro dei capitali" cos'è, l'ennesima lurida marchetta agli evasori fiscali, agli esportatori di capitali, ai falsificatori di bilancio? Ci spiega di cosa si tratta? del solito "scudo fiscale" al quale lei e il renzino cambierete nome?
E veniamo al problema vero, e più vergognoso. Cani, porci, premier e ragiunatt sanno - o dovrebbero sapere - che il problema italiano è UNO SOLO: basso, reddito, e quindi bassi consumi, aziende in difficoltà, occupazione che cala da anni, nonostante tutti vedano le lucine.
E allora cosa immagina, il nostro ggeniale e ggiovane premier, supportato dal ggeniale ragiunatt? Ma certo! l'ennesimo mucchio di provvedimenti "ad cazzum", accomunati da due matrici comuni:
-a) La disumanità - Vietato toccare la casta. Al massimo, i ceti medi. Pensionati, vedove, via l'indennità di accompagnamento ai crapuloni da 25000 euro annuali all'anno con un malato non autofussiciente, 85.000 licenziamenti fra gli impiegati, i dirigenti non si toccano, i pletorici CdA neppure, e avanti tutta, verso il medioevo. Ma vi rendete conto delle cazzate che sparate? Ragioniere, le hanno spiegato cosa significhi 25.000 euro lordi all'anno? Gliedo dico io, ragioniere, perchè lei non l'ha detto: significa 1500 euro netti al mese per 12 mensilità. Insomma, un lauto introito che permette tranquillamente, ai disgraziati con un disabile in casa, di pagarsi una badante occupata h24, o una casa di degenza da 4000 euro al mese. E che ce vò???
-b) La scemenza - Perchè in un paese che ha bisogno di risollevare i consumi più di ogni altra cosa, si propone di tagliare, tagliare, tagliare, proprio in quei ceti medio-bassi che se hanno due lire in più non possono far altro che spenderle. E si propone - senza vergogna - di licenziare 85.000 persone.
Ragioniere, cosa pensate di farne, lei e Renzi, di questi nuovi 250.000 poveracci (i licenziati e i loro familiari)? di mandarli a vivere ai cartoni sotto un cavalcavia? Oppure di trovare il modo - a botte di eufemismi come pensionamenti anticipati, casse integrazioni, scivoli e quant'altro - di consentire loro di sopravvivere? E in tal caso, dove sarebbe il risparmio? Se 2000 euro si chiamano "stipendio sono un costo, e se si chiamano "scivolo" non lo sono? E per "eventuali 300/400 euro di differenza fra stipendio e pensione riununciamo alle prestazioni d'opera? Non sono utili nelle mansioni attuali? E spostarli a mansioni più utili, no? Sarebbe una cosa col peccato mortale dell'intelligenza? Ci faccia capire.
Infine: piantatela, per piacere, con scemenze demagogiche alla "venghino siori venghino" di renziana creazione (senza vergogna) per dare il grande annuncio della vendita all'asta di 100 (CENTO) auto blu usate, in un parco da oltre 60.000 auto. Queste cose hanno fatto ridere persino la mia colf albanese, che non ha completato le scuole dell'obbligo, ma che potrebbe dare lezioni di buonsenso sia ai premier che ai ragiunatt.
Caro ragiunatt, quando un giornale come l'Unità che è stato (non so se lo sia ancora) lo storico giornale della sinistra, arriva a mettere in pagina l'articolo che le posto in calce, credo che sia i ragiunatt che i "premier per caso", non eletti da nessuno, dovrebbero avere il buonsenso di fermarsi a riflettere. Trovo in questi proclami senza capo né copa tutta l'idiozia di twitter. Non si risolvono i problemi della gente con un tweet. E' ora che qualcuno ci dica dove prende i soli, a chi, per farne cosa. E non basta il rito del tweet delle 07:00 del mattino, che ha la stessa, identica valenza semantica della "luce accesa tutta la notte a Palazzo Venezia".
Siamo cresciuti, caro ragiunatt. Vediamo di crescere anche dalle parti di Palazzo Chigi. Tafanus
L'imbroglio della Spending review (Fomte: Claudio Visani - l'Unità)
La chiamano in inglese, spending review. In italiano, revisione della spesa, farebbe già un altro effetto, più preciso e vicino alla realtà. Gli ultimi governi – da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi – se ne riempiono la bocca. Il nuovo premier la chiama spending e basta. Forse perchè così dà l’idea della spesa e non della revisione.
Per i disastrati bilanci dello Stato e i disperati tentativi di acquisire risorse per tentare il rilancio della nostra asfittica economia, è diventata la panacea di tutti i mali, il jolly da giocarsi su tutti i tavoli della ripresa. Ma nella realtà è un grande inganno. Giacchè, in generale, non di sola razionalizzazione della spesa pubblica si tratta, che sarebbe cosa buona e giusta, bensì di tagli spesso selvaggi al welfare e di un ulteriore inaccettabile attacco ai redditi medio bassi, alle famiglie più disgraziate e alle pensioni. Perché i tagli dei costi della politica, la vendita delle auto blu, la lotta agli sprechi ministeriali sono sì sacrosanti e da perseguire, ma incidono pochissimo nel mare magnum del nostro deficit: sono “sbagiuzze”, come dicono a Bologna. Perché il gettito vero, la cassa, si fa pescando proprio lì, nei milioni di famiglie a medio e basso reddito, tra i pensionati, tra gli sfortunati che consumano più sanità e servizi sociali.
A leggere le anticipazioni e le proposte del piano Cottarelli che il governo Renzi si appresta a fare suo – e da quanto si può capire nella versione extra-large per trovare i soldi necessari a onorare la promessa dei mille euro l’anno in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 25mila – c’è da trasecolare. Si va da un nuovo blocco del turn over e delle retribuzioni nel pubblico impiego (misure in vigore giá da 5 anni) con l’obiettivo di rottamare 85mila dipendenti, a un nuovo assalto alle pensioni (con il blocco delle indicizzazioni per quelle che superano i 1.400 euro al mese e un prelievo forzoso a quelle che superano i 2.000-2.500 euro al mese), fino ai vergognosi tentativi di colpire le reversibilità pensionistiche alle vedove e agli orfani e di togliere gli assegni di accompagnamento a chi ha la disgrazia di avere un disabile in famiglia.
Nel primo caso, si pensa, addirittura, di togliere la pensione alle vecchiette che hanno avuto un marito caduto o disperso nell’ultima guerra, oltre che di ridurre o annullare l’assegno che oggi spetta (dal 20 al 60% della pensione) a chi ha perso il coniuge, il padre o la madre, semmai morti dopo vite di lavoro e contributi versati senza potersi godere l’agognata pensione. Nel secondo si prospetta di cancellare l’indennità a chi deve assistere un genitore malato di alzheimer o un figlio in carrozzina ma ha un reddito personale superiore a 30mila euro o famigliare superiore a 45mila euro.
E questa sarebbe razionalizzazione della spesa? No. La chiamano spending rewiev, ma è l’ennesimo imbroglio ai danni dei poveretti. E sarebbe particolarmente odioso se a sostenere il piano, o a non correggerne almeno i tratti di palese ingiustizia sociale, fosse il governo presieduto dal segretario del Pd, ovvero di un partito che dovrebbe difendere in primis le categorie che la spending review vuole colpire, oltre che i valori della sinistra.
Tafanus
Scritto il 19 marzo 2014 alle 22:18 nella Economia, Lavoro, Leggi e diritto, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (32)
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Manca soltanto l'inno per dire che la costruzione del culto della personalità sia a buon punto. Anche Matteo Renzi infatti avrà il "suo" libro. Un volume dal titolo "Matteo Renzi, nascita e successo di un leader bambino". Centottantaquattro pagine scritte da un gruppo di giornalisti de La Nazione e del Quotidiano Nazionale, edite da Qn Libri, che promettono bene: "Renzi, nascita e successo di un leader bambino. Con foto inedite e i racconti della moglie Agnese e degli amici". Dalla Prima Comunione a Palazzo Chigi: "Matteo Renzi raccontato dai nostri giornalisti che l'hanno seguito passo passo nella carriera politica e che hanno raccolto le testimonianze di parenti e amici".
La quarta di copertina promette bene
Questo libro non è una biografia agiografica del Nuovo Principe, che di adulatori ne conta già abbastanza. E non è neppure un dossier di fatti e malefatte. E’ semplicemente il racconto di Matteo Renzi come non avete mai letto perché è scritto da chi i passi della sua vita li ha seguiti di persona, e non ha dovuto acchiapparli da Wikipedia con il copia e incolla. Con tante foto inedite tirate fuori dagli amici, i parenti, i compagni di scuola e di gioco. E’ il libro più vero perché nasce fresco dalla cronaca. Un libro scritto prevalentemente dai giornalisti de La Nazione, il giornale di Firenze e di Renzi, insieme ai colleghi del Quotidiano Nazionale, chiamati ora giorno dopo giorno a raccontare le gesta di questo giovane uomo che spera di rendere più giovane anche questa nostra vecchia Italia.
È difficile non pensare a "Una storia italiana", il volume dedicato al Cavaliere. Seimila tonnellate di carta. Due miliardi e mezzo di pagine stampate. La biografia di Silvio Berlusconi narrava le gesta del Cavaliere dalle palazzine milanesi, alla televisione, dai trionfi sportivi con il Milan fino allo sbarco in politica. Qualcuno riconobbe in quel libro l'arma segreta della campagna elettorale del leader del centrodestra nel 2001 e del suo successo politico. Il volume di 125 pagine a colori, carta patinata, ricco di testi e foto introvabili, che aveva l'ambizioso obiettivo di sostituire la nave messa in campo alle passate regionali, fu recapitato nelle cassette postali degli italiani. Sarà nelle pagine di un pamphlet il destino che tocca ai nostri leader?
...no, amici... sarà nelle mani del "leader Bambino", e dei leccaculo che l'hanno costruito, il NOSTRO destino. Non a caso chi ha scritto e pubblicato questa orrenda agiografia in puro stile "Libretto Rosso" del Grande Condottiero, appartiene alla stessa "area" giornalistica per la quale la "famiglia Renzi" aveva costruito: una Grande Azienda, il cui scopo preminente era quello di organizzare gli strilloni dei giornali del gruppo Monti-Riffeser in quel della provincia fiorentina. Quella stessa Azienda che Renzie-Fonzie, nella sua autobiografia su Wikipedia, millantava di aver "creato" a 19 anni. Finchè non ne abbiamo fatto a pezzetti il contenuto (...i tre milioni di fatturato, le tre sedi, i quindici dipendenti, i duemila collaboratori esterni...)
Già.., giornali "'de sinistra", che hanno formato l'esercito dei "renzini da riporto". Renzi non poteva inaugurare uno dei cento "fontanelli" che ha inaugurato a Firenze, senza per passasse di la, per caso, un "giornalista" del Corrierer Fiorentino.
E ora gli stessi giornali, gli stessi giornalisti, si danno la "mission" storica di emulare il peggio del Cavaliere. A cominciare dal peggio: quella agiografica "Storia Italiana" alla quale ancora oggi attingono non già storici della politica, ma collezionisti della minchiata libera.
Grazie, Fonzie. Ci mancava, un bel Libretto Rosso, pura fuffa agiografica sul "Leader Bambino".
Dio, ti prego... Anche se non ci conosciamo, e non ci siamo mai frequentati... Prima di morire una seconda volta, regalaci un Leader Adulto. Militesente, auto-munito. Non è necessario che sia anche sci-munito.
Grazie. Tafanus
(credits: ringrazio Marco-hst per la segnalazione di questa perla)
Scritto il 19 marzo 2014 alle 16:15 nella Renzi | Permalink | Commenti (6)
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...povero PD... ridotto da Renzi al rango di "meetup" grillino della peggior specie... di quelli per i quali l'alfa e l'omega del successo sono ridotti al numero dei click su "mi piace" e di "followers" che non seguono un cazzo! Eppure i giornali e la rete sono pieni di articoli che spiegano come i "likes" e i "followers" si possano comprare a pochi dollari al migliaio, all'ingrosso e al dettaglio, da società specializzate a farsi piacere e a seguire con programmi totalmente automatizzati i siti che vivono e si nutrono di questi cazzarismi...
Ovviamente il servizio sul grande successo di click su facebook e twitter del PD renziano ha fatto arrapare Repubblica, ormai vergognosamente "embedded" al renzismo. Tafanus
...Matteo Renzi: un mestiere assicurato per il "dopo Palazzo Chigi": stenotipista alla Camera. Come "batte" lui (velocità supersonica, occhio rivolto altrove) manco la campionessa mondiale di dattilografia...
Quello che segue, è il vergognoso articolo di Repubblica.it, a firma di una entusiasta Michela Scacchioli
Dopo le primarie dell'8 dicembre che hanno eletto il nuovo segretario, per il partito impennata di 'like' e 'followers' su Facebook e Twitter. Un trend in crescita che spinge il Nazareno a utilizzare il web per creare una piattaforma unica in cui base e leader siano sullo stesso piano (...ci siamo... UNO vale UNO. alé, oho... NdR)
ROMA - L'hanno battezzata 'Pd community'. Per "ricostruire il partito" e far sì che le nuove tecnologie siano strumento utile a riavvicinare i cittadini alla politica. Non solo. L'obiettivo reale è mettere in circolo le idee, condividerle e camminare tutti sulla stessa strada: una piattaforma online che tenga dentro il contributo di ogni singolo territorio. L'elezione di Matteo Renzi a segretario democratico - era l'8 dicembre dello scorso anno - e la successiva 'staffetta' con Enrico Letta ai vertici di Palazzo Chigi hanno accelerato un processo su cui da tempo gli stessi militanti sollevavano istanze.
Al lungo e ripetuto dibattito sulla forma partito, infatti, lo scorso anno si era affiancato un altro interrogativo: quale metodo fosse meglio usare per rafforzare i cosiddetti "corpi intermedi" in crisi ormai da un pezzo. I circoli, la base. La risposta, almeno in parte, la fornisce il web. A mettere fine alla politica del 'Lei', ci ha pensato lo stesso Renzi, che su Twitter qualche mese fa ha inaugurato i #matteorisponde. Certo, come dice Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione della segreteria Pd, non basta un hashtag a ridurre le distanze e a dare vita a una forma - virtuale ma reale - di democrazia partecipata.
I numeri forniti dai social come 'ritorno', però, qualcosa dicono. Ad esempio, dall'8 settembre 2013 al 4 marzo 2014, la pagina Facebook del Pd ha totalizzato 13.369 nuovi 'mi piace'. Nel dettaglio, la data delle primarie (l'8 dicembre) segna un'ulteriore accelerata. Dall'8 settembre all'8 dicembre, infatti, i nuovi fan sono stati 5.675. Quelli dall'8 dicembre al 4 marzo sono arrivati a quota 7.694. Sempre nei 6 mesi, l'engagement (cioè quel 'coinvolgimento' che misura il successo del messaggio condiviso con il pubblico e che ha l'obiettivo di stringere legami forti tra il brand e i suoi fan) con la pagina Fb del Pd, espresso in numero di 'mi piace', 'commenti' e 'condivisioni' ha visto un notevole aumento dei 'like' ai post pubblicati dal 15 febbraio (Renzi premier) a oggi.
Va da sé che in qualche modo è col M5S che si devono fare i conti (276mila followers). In casa Pd, tuttavia, ci tengono a rimarcare le distanze nel metodo e nelle finalità: il nuovo processo partecipativo non dovrà essere più top down (dai leader alla base) ma bottom up (dalla base ai leader). Lo scopo è passare dalla metafora comunicativa del sito web a quella della 'app', dal personal computer all'iPhone: un'impostazione meno rigida e centralizzata, più liquida e distribuita.
Fulcro del lavoro saranno le 'what room' (in costruzione una per ogni regione), dove confluiranno le idee dall'alto e dal basso. Accanto a facilitatori, esperti e progettisti, anche i 'big data', quei dati, cioè, che vanno oltre i numeri nudi e crudi, ma che analizzano il sentiment, il gradimento e i flussi a seconda di quel che accade: le elezioni europee sono alle porte. E con le sue promesse Renzi si sta giocando tutto.
Michela Scacchioli
Caro Renzie,
credo fermamente che se tale Enrico Berlinguer fosse ancora vivo, manderebbe cordialmente affanculo lei, il suo "esperto" Francesco Nicodemo, la sua apologeta Michela Scacchioli, facebook, twitter, le apps, i clicks, i likes, le "condivisioni", i fans, e terrebbe per se - per uso mediato e immediato, solo i fans-culo... Egregio, MAI nella vita avrei potuto credere - neppure nel corso di un incubo notturno, che avrei dovuto fare a gara coi meetup e con la "esperta dattolografa" Matteina Renzi", campionessa del mondo in carica, per costruire e decretare il successo di un partito ormai "sedicente" di sinistra (...a proposito... qual'è il "past tense" di "sedicente"? Si può dire "sedicenteva"?...)
Oggi mi sento importante, perchè ho scoperto che senza comprare niente, e senza avere alle spalle un partito da 15/20 milioni di simpatizzanti, e qualche migliaio di ore di supporto TV, nel mio piccolo ho l'1% di "likes" del PD, e quasi 5.000 "followers" su facebook, alcune migliaia su Google+, ed altri "achievements" di questa portata... Che fa, non mi offrirebbe un posticino da 400.000 euri all'anno più spese nel PD 2.0?
Tafanus
Scritto il 19 marzo 2014 alle 14:27 | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 19 marzo 2014 alle 08:00 | Permalink | Commenti (12)
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Scritto il 18 marzo 2014 alle 00:09 | Permalink | Commenti (42)
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Scritto il 17 marzo 2014 alle 00:53 | Permalink | Commenti (13)
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Attenzione!!!
Quanto segue è una cronaca fedele di un fatto realmente accaduto, cruento e pieno di suspence. La lettura è per uomini/donne, forti nei sentimenti, coraggiosi e pieni di ardimento. Alla fine del racconto un quesito per enigmisti più che abili nel dipanare il sogno dalla realtà. Auguri. Ricchi premi!
La Pecora Ginevra e il Signor Pasquale
(Qualsiasi riferimento a fatti, persone, luoghi realmente esistenti è assolutamente NON casuale)
Un giorno il signor Pasquale, abruzzese di origine ma poi metalmeccanico in Padania, dopo tanti anni di sacrifici e di privazioni, raggiunse il traguardo della pensione.
Qualche soldo era riuscito a metterlo da parte e con la sospirata liquidazione decise di comperare un vecchio, piccolo rudere circondato da un po’ di alberi, in Liguria.
Era felice il signor Pasquale. Aveva ristrutturato il rudere, aveva coltivato un qualche tratto di terreno, produceva come nella natia terra, qualche patata, qualche fagiolino, un po’ di pomodori. Sì, il signor Pasquale era felice ed a volte quando si riposava dalla grande fatica che incombeva, si soffermava a guardare il panorama. Laggiù il mare si intravvedeva così come a casa sua, dalle pendici della Majella.
Effettivamente aveva un po’ di nostalgia: del paese natio, delle donne rigorosamente vestite di nero, ornate di bellissimi monili d’oro solo la domenica, sul sagrato della Chiesa. Ricordava con affetto la transumanza delle pecore d’Abruzzo, quando vicino al suo paese calavano dalla montagna per incamminarsi verso il piano, verso il sud.
Gli veniva il magone al signor Pasquale. Tanto che un giorno decise di ricreare nel suo terreno, nel suo orto, un angolo del suo paese. Pensa che ti pensa e, in un momento decise di acquistare una pecora. Ma non una pecora qualunque: una pecora bianca, tutta bianca e piccola.
Ogni tanto vedeva passare delle pecore, poche pecore, accompagnate da un viandante. Ma non sembrava un pastore. A Pasquale sembrava che a questi personaggi delle pecore non interessasse molto. Le pecore e le persone... ognuno andava per i fatti propri: non sembravano legati da un rapporto di amicizia, come avrebbe voluto il Signor Pasquale.
Fu così che il signor Pasquale un giorno prese una decisione: andò incontro ad uno di questi accompagnatori di pecore ed a brutto muso gli chiese se ne vendeva una: la più piccola, la più graziosa, con un musetto ammiccante.
Il contratto di vendita fu presto fatto: nessuno dei due tirò sul prezzo, ma il viandante informò il signor Pasquale che la pecora non aveva il certificato d’igiene. Ma al Signor Pasquale, così felice della pecora acquistata, che chiamò subito d’istinto “Ginevra”, questo fatto non sembrò importante.
Ebbero inizio giorni felici per il signor Pasquale. Curava con affetto Ginevra, andavano sempre insieme e la bestiola la seguiva mansueta e dolce. Ogni tanto si fermava, guardava il signor Pasquale ed implorava un cristallo di sale di cui era ghiotta.
Ma nella felicità del signor Pasquale nere ombre aleggiavano attorno, spettri neri che incutono terrore solo a ricordarli.
A questo punto il vostro cronista è alquanto perplesso poiché essendo il signor Pasquale scomparso, ha dovuto ricorrere a testimonianze di amici, conoscenti i quali in modo indiretto, hanno seguito la vicenda del signor Pasquale.
La burocrazia italiana in azione
Ad un certo punto il signor Pasquale decise di regolarizzare la posizione di Ginevra e si recò all’Ufficio Igiene/ASL del paese di residenza, denunciando la presenza di questa bella creatura. Ed allora tutta la burocrazia si scatenò.
L’Ufficio di Igiene inviò un veterinario per controllare lo stato di salute di Ginevra. Prelevò del sangue e dopo qualche giorno confermò l’ottimo stato di salute di Ginevra e per dare maggior enfasi a questo fatto incaricò una società di apporre alle orecchie della bestiolina due placchette di identificazione, assegnando al signor Pasquale un bel libricino dove annotare lo stato di salute e le medicine che avrebbe somministrato alla bestiolina.
Giorni felici trascorsero tranquilli. Il signor Pasquale era così lieto e così ben disposto che iniziò a pensare di corteggiare una sua vicina che ogni tanto incontrava. Lui, il signor Pasquale, seguito immancabilmente da Ginevra, lei che andava a Messa.
Ed un giorno il signor Pasquale prese l’ardire e chiese alla fanciulla se poteva accompagnarla in paese, dove avrebbero preso un bel caffè insieme nel bar della piazza. La fanciulla con pudicizia accettò ed insieme si incamminarono nel sentiero. Il signor Pasquale era molto felice, così felice che dimenticò, prima di uscire, di chiudere la sua adorata bestia in un piccolo recinto all’interno del campicello. Lo faceva sempre quando si allontanava per evitare che Ginevra potesse calpestare i fiori.
Fu felice il signor Pasquale di arrivare in paese insieme alla fanciulla. Era una giornata piena di sole, ma fresca. Tutto era nitido e sereno. Neanche a farla apposta la banda del paese quel giorno si esibiva in piazza, suonando allegre marcette. Bancarelle di dolci e prodotti locali davano colori ed odori tutt’intorno.
Fu così che i due amici, sì erano diventati amici, si trattennero un po’. Ma la fanciulla doveva tornare a casa cosicchè i due se ne tornarono in collina. Nemmeno un candido bacio ma la promessa di rivedersi ancora.
La Tragedia
Con il cuore pieno di gioia il signor Pasquale corse verso casa, ansioso di rivedere la sua Ginevra e di confidarle questa sua gioia. Ma giunto sul posto uno spettacolo terribile lo aspettava: la povera Ginevra giaceva immobile sull’erba del prato.
Il signor Pasquale si prodigò per farla rinvenire ma ogni tentativo fu inutile. La bella pecora Ginevra era morta. Indubitabilmente.
Fu in quel momento che il signor Pasquale dispiegò tutte le sue energie.
Per prima cosa telefonò all’Ufficio d’Igiene che lo avvisò di non toccare niente, di non spostare assolutamente l’animale perché era necessario un controllo per identificare la causa del decesso.
Così il signor Pasquale attese l’arrivo del veterinario il quale sollecitamente dichiarò che Ginevra era morta per meteorismo, ossia la povera bestia, aveva sgranocchiato un gran numero di castagne, lì sul prato, ed era deceduta. Non erano presenti sintomi di malattie infettive e contagiose.
Poi il veterinario annunciò che per legge sarebbe stato necessario tagliare la testa di Ginevra ed inviarla ad un centro di ricerca specializzato in analisi del cervello, ubicato a Padova.
Dopo qualche tempo arrivò il responsabile veterinario specializzato in questi lavori il quale recise la testa alla povera Ginevra. Il signor Pasquale non resse a tanto dolore e venne ricoverato nel locale Ospedale dove gli venne diagnosticata una grave malattia di carattere nervoso.
Adesso però un altro problema sorgeva: si doveva smaltire il corpo in putrefazione della povera bestia. Per legge le carcasse degli animali non possono essere sepolte anche se il terreno è agricolo e grande diversi ettari . Per fare la sepoltura c’è bisogno di una delibera del comune firmata dal sindaco. Occorreva per forza rivolgersi a ditte specializzate che avrebbero trasportano le carcasse all’inceneritore . Cosi il povero Pasquale dovette contattare quelle poche ditte operanti nella provincia e pagare 400 E .
Questa è la fine della povera Ginevra. Il signor Pasquale affranto da questa disgrazia ha abbandonato l’abitazione, ed è partito senza neanche salutare la giovane fanciulla.
Alcuni dicono che si sia arruolato nella Legione Straniera, dove ha avuto l’incarico di accudire alla capretta che precede la Legione. Di più non si sa.
Quesito a Premi
Il lettore valuti attentamente quanto sopra marrato e risponda alla seguente domanda:
Complessivamente quanto costa alla ASL gestire la morte della pecora del signor Pasquale? cioè a quanto ammonta il costo di una uscita esterna di un veterinario per accertamento morte della pecora, redazione certificato di morte naturale, uscita capo veterinario e taglio testa, spedizione testa a centro ricerche Padova, analisi e studi sulla testa della pecora, redazione relazione finale
P.S.: La storia della pecora Ginevra è assolutamente autentica. Ma per ragioni di privacy non sono autorizzato a dirvi che il Signor Pasquale è in effetti un cugino pazzo di mia moglie che, dopo una vita passata a far botti in ogni angolo del globo per conto di una importante società petrolifera, alla ricerca di eventuali sinclinali e anticlinali, potenziali ricettacoli di greggio, ha trovato il suo "buen retiro" in una isolata casa di campagna, dove vive con due capre, cinque galline e due moldavi.
Ma questi sono piccoli particolari di contorno. La storia allucinante dei "passaggi burocratici" che comporta la morte di una pecora è assolutamente vera. Incomprensibile a chiunque non sia stato almeno una volta nella vita alle prese con burocrazia italiana. I due moldavi ancora oggi non si danno pace... Perchè spendere tanti soldi per disfarsi della Pecora Ginevra, quando loro l'avrebbero mangiata volentieri, facendo risparmiare al "padrone" tanti soldi?
Tafanus
Scritto il 16 marzo 2014 alle 18:46 | Permalink | Commenti (5)
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Quando Renzi, su ordine di Berlusconi, ha nominato Ministro alla Sviluppo Economico Federica Guidi, AD della Ducati Energia ed azionista di riferimento della stessa, in pieno conflitto d'interessi (ma che fa? Berlusconi è abituato, e Renzi sta imparando in fretta di cosa non bisogna occuparsi), qualcuno (pochi in verità), ha provato a far osservare che non poteva occupare questo dicastero l'AD di un'azienda che ha nello stato uno dei maggiori clienti. La Guisi si ' "dimessa" da AD, ma non da azionista. Niente vendita dell'azienda, niente blind-trust. Abbiamo come un sospetto che la Guidi Ministro ma non più AD Ducati sappia benissimo cosa serva alla Ducati Energia.
Renzi aveva subito capito quale fosse il problema italiano: il lavoro che non c'è, la disoccupazione tornata al 13%. Quindi ha subito imbarcato una ministra, con forti simpatie berlusconiane, che conosce benissimo l'arte di creare posti di lavoro. In Croazia.
Complimenti, Renzie. A proposito, Presidente, che bella cravatta... c'est di Gucci?...
Tafanus
La Ducati Energia di Federica Guidi in Croazia
Sviluppo Economico, se il ministro delocalizza: tra Italia e Croazia, nelle fabbriche di Federica Guidi. Viaggio negli stabilimenti Ducati Energia del neo ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi: da Ludbreg, in Croazia, dove un operaio guadagna 500 euro al mese, a Borgo Panigale (Bologna), dove i dipendenti sono passati dai 600 del 1985 ai 220 di oggi
(Fonte: Francesco Gilioli e Antonio Nasso - Repubblica/TV)
Credits: Ringrazio Nonna Mana e Gatto Nero per la segnalazione
Scritto il 16 marzo 2014 alle 12:05 nella Berlusconi, Economia, Lavoro, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (9)
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Recensione del film "SNOWPIERCER" (di Angela Laugier)
Titolo originale: Seolguk-yeolcha
Regia: Bong Joon-ho
Principali interpreti: Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ko A-sung, Kenny Doughty, Ewen Bremner – 126 min. – Corea del sud, USA, Francia 2013.
Una glaciazione inattesa impedisce all’umanità di sopravvivere, ma pochi fortunati si mettono in salvo su un’Arca dei nostri tempi, un treno che percorre a folle velocità il pianeta innevato e ospita sui suoi vagoni i salvati. All’interno dell’Arca si trovano i mezzi necessari per la sopravvivenza, che un occulto potere ha predisposto e organizzato, sulla base di avanzate conoscenze scientifiche, grazie alle quali è possibile sfruttare quelle poche risorse che la natura è in grado di offrire ancora: l’acqua principalmente, ricavabile dalla neve e riciclabile con severi criteri di razionamento. Analogamente, le risorse alimentari, distribuite con razionalità, senza nulla sprecare e molto riciclando (anche troppo!), si rivelano sufficienti per i superstiti. Non tutto, però, funziona secondo le previsioni del misterioso ideatore del congegno, Wildorf (Ed Harris): vediamo, fin dalle prime scene di questo film, che una quantità considerevole di sopravvissuti, laceri, sporchi e macilenti, sono anche molto scontenti della loro vita e si stanno organizzando per ribellarsi contro di lui, responsabile delle miserevoli condizioni in cui vivono. I criteri con i quali l’inavvicinabile Wildorf ha organizzato il convoglio sono, a ben vedere, assai poco trasparenti, ma si ispirano in primo luogo alla durissima repressione di qualunque forma di dissenso: la salvezza è possibile solo a patto che venga mantenuta una ferrea disciplina (chi si ribella verrà punito con inaudita efferatezza), e in secondo luogo a una organizzazione rigidamente classista dei diversi vagoni che non può, per nessuna ragione, essere discussa. Nel lunghissimo treno, infatti, vivono, ignorandosi, uomini, donne, bambini, vecchi, che sono poco o mediamente o molto privilegiati, a seconda della classe sociale di appartenenza. Quelli dell’ultimo vagone, cui vengono affidati i compiti più umili e faticosi, e che ora vogliono ribellarsi, hanno il solo “privilegio” di essere sopravvissuti e di continuare a vivere, ma la loro vita si fa sempre più pesante e dolorosa, ai limiti dell’insopportabilità. Gli ospiti degli altri vagoni vivono, invece, in condizioni meno terribili, poiché Wildorf ha creato per loro ambienti più accettabili e consoni alle abitudini di quel ceto medio da cui provengono: serre bellissime, ricche di fiori e frutti, biblioteche e scuole dove una volonterosa insegnante spiega ai bambini che la cosa più riprovevole è quella di non accettare la propria condizione sociale. Vicini alla locomotiva guidata da Wilford, poi, viaggiano gli ospiti di riguardo, nel lusso di sempre. Solo una persona si può spostare dal primo all’ultimo vagone con grande libertà, poiché gode della fiducia incondizionata del guidatore: la signora Mason (Tilda Wilson), portavoce e distributrice di punizioni feroci, affiancata e aiutata da soldati ubbidienti e minacciosi.
Durante le due ore di proiezione, dunque, il film ci offre non tanto un quadro fantascientifico post apocalittico, che lo farebbe assomigliare, sia pur lontanamente a The Road, dal romanzo di Cormac McCarty, quanto una metafora del mondo d’oggi e delle ingiustizie su cui si fonda la gerarchia del potere, dei privilegi e dei privilegiati della Terra, incalzati da popoli che non accettano più di subire il dominio di chi si ritiene meritevole, per nascita, dei vantaggi e dei lussi che lo differenziano dal resto degli uomini nel mondo: quasi un monito per l’Occidente.
Il film esce nelle nostre sale preceduto dall’attesa di molta parte del pubblico e degli addetti ai lavori, anche per il gran nome del regista, poco conosciuto in Italia, ma molto apprezzato a livello della critica specializzata. Ispirato a un fumetto francese, “Le Transperceneige”, di Jacques Lob, e girato col concorso determinante della produzione americana, il lavoro di Bong Joon-ho è costato un occhio: è infatti il film coreano più caro della storia; ha richiesto un enorme lavoro anche solo la costruzione di quel treno lunghissimo; ha impegnato un grandissimo numero di attori, alcuni dei quali di grande richiamo internazionale; contiene, inoltre, sequenze molto belle, grazie anche allo spettacolare scenario di ghiaccio e di neve (il paesaggio è quello dei dintorni di Praga) e alla accurata ricostruzione delle città disseccate dal gelo e rese inabitabili. Un Kolossal, dunque, che sviluppa un tema inquietante, molto attuale, in modo spesso molto sgradevole, il che può anche avere il suo perché.
Angela Laugier
Scritto il 16 marzo 2014 alle 07:59 nella Angela Laugier, Cinema | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 15 marzo 2014 alle 21:23 nella Satira | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 15 marzo 2014 alle 20:24 | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 14 marzo 2014 alle 23:01 | Permalink | Commenti (33)
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Alessandra Mussolini ha cacciato di casa Floriani e si sarebbe trasferita dalla madre per tutelare i suoi tre figli. Nello scandalo scoppiato ai Parioli, dove due ragazze minorenni che si facevano chiamare Aurora e Azzurra contattavano i clienti attraverso il sito Bakecaincontri, sono coinvolti altri vip e personaggi noti, oltre a impiegati e professionisti. Tra loro, riporta il Corriere della Sera, anche il figlio di un parlamentare di centrodestra, alcuni funzionari della Fao, il vice capo del Dipartimento di Informatica di Bankitalia Andrea Cividini, e almeno un manager della società di revisione “Ernst & Young”. Persone individuate dai carabinieri attraverso l’incrocio dei tabulati delle due ragazzine, oltre a intercettazioni e pedinamenti. Floriani le contattava direttamente sul cellulare per fissare l’ora dell’appuntamento (“A che ora ci vediamo domani?”, chiedeva a una delle due ragazze) e le frequentava almeno da luglio. Secondo i magistrati il marito di Mussolini non poteva non sapere che si trattava di minorenni perché, a differenza di quanto ha fatto lui, “diversi uomini sono andati via dopo avere visto le ragazzine e compreso che si trattava di giovanissime. Difficile credere che lui non se ne fosse accorto”.
Scritto il 14 marzo 2014 alle 22:48 | Permalink | Commenti (4)
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Scritto il 14 marzo 2014 alle 12:49 nella Economia, Politica, Renzi | Permalink | Commenti (10)
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Scritto il 14 marzo 2014 alle 02:55 | Permalink | Commenti (7)
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Il mistero della residenza fiorentina del premier Matteo Renzi, di cui Libero sta scrivendo da alcuni giorni, ha finalmente trovato risposta a un importante interrogativo: chi ha pagato l'affitto di casa Renzi. Si tratta del suo amico, consigliere e finanziatore Marco Carrai, trentanovenne di Greve in Chianti (Firenze), dove, secondo la Camera di commercio, risiede ufficialmente. Carrai in una lettera inviata al direttore Maurizio Belpietro scrive:
Agnese Renzi e Marco Carrai
«Quanto all'affitto di via Alfani, a me intestato e regolarmente registrato, l'ospitalità che ho dato a Matteo Renzi, amico da anni, gli ha consentito di mantenere appoggio e residenza a Firenze durante la sua funzione di Sindaco». Bisogna precisare che non esiste nessuna legge che costringa un primo cittadino a risiedere nella città che amministra. Soprattutto quando la villetta dove vivono moglie e figli dista da Palazzo Vecchio, sede del comune di Firenze, pochi chilometri.
Secondo un noto sito Internet per percorrere i 19 chilometri che separano piazza della Signoria 1 da via del Capitano a Pontassieve (attuale residenza di premier e famiglia) si impiegano 3,42 euro di carburante e 41 minuti di tempo. Uno sforzo sopportabile anche per un pendolare vip. Eppure Matteo Renzi, divenuto sindaco, l'1 ottobre 2009 trasloca, al prezzo di mille euro al mese, in una mansarda a 400 metri dal suo ufficio.
Una cifra che diventa presto insostenibile per il suo bilancio famigliare, visti i mutui da pagare, lo stipendio (di circa 4.900 euro netti al mese) e la condizione di lavoratrice precaria della moglie Agnese. Patemi che confida ai padroni di casa, prima di andarsene. Cosa fa allora Renzi? Ritorna nella sua villetta di Pontassieve? Assolutamente no.
Si trasferisce a un chilometro da piazza della Signoria in un attico di cinque vani in via degli Alfani 8, magione perfettamente ristrutturata con travi a vista, soppalco in legno e suggestiva vista su Firenze. Un appartamento dove l'attuale presidente del Consiglio resta ufficialmente per 34 mesi circa, dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio 2014, giorno in cui escono su Internet le prime malevole indiscrezioni sulla sua residenza. Interpellati da Libero, per alcuni giorni, né il proprietario della casa, l'imprenditore Alessandro Dini, né Carrai, hanno voluto dire a chi fosse intestato il contratto di locazione, né chi pagasse la pigione.
Adesso Carrai ammette che Renzi era suo ospite, ma non dice se quella fosse la sua abitazione (ufficialmente risiede a Greve) o se sia stata appositamente affittata per dare un tetto al «povero» Matteo. Interrogativi che gli abbiamo posto via email e ai quali non ha voluto rispondere. Qualcuno obietterà che non c'è niente di male a dare ricovero a chi non se lo può permettere, ma è altrettanto vero che la questione diventa scivolosa se l'«affittacamere» prima e dopo ottiene incarichi pubblici o appalti dall'amministrazione guidata dall'ospite. Bisogna infatti ricordare la storia di Carrai. Oggi è universalmente riconosciuto come il principale procacciatore di finanziamenti di Renzi, ma i suoi esordi sono stati diversi.
MATTEO RENZI CON LA MOGLIE AGNESE
La Corte dei conti in una sentenza del 2011 contesta i profili professionali di alcuni collaboratori di Renzi, ai tempi in cui era presidente della provincia. Tra i quali quello di Carrai, chiamato nel 2004 a coordinare lo staff di Matteo. I giudici contabili mettono in evidenza che l'allora 29enne indica «la mera qualità di iscritto alla Facoltà di economia e commercio», mentre ai dirigenti è richiesta la laurea. Da lì in poi il cursus honorum di Carrai decolla. Dal 2005 al 2010 è l'amministratore delegato di Florence multimedia, task force comunicativa della Provincia voluta da Renzi e oggi sotto indagine presso la Corte dei conti. Dal 2009 all'8 ottobre 2013 è amministratore delegato di Firenze parcheggi, controllata al 49,47% dal Comune.
Nell'aprile 2013 diventa presidente dell'Aeroporto di Firenze, una nomina decisa, per un accordo tra soci, dal municipio. Carrai siede anche nel cda della fondazione dell'Ente cassa di risparmio che nel 2012, tra le polemiche, ha investito 10 milioni di euro nei fondi di Algebris, finanziaria gestita da Davide Serra, uno dei maggiori sponsor di Renzi. Carrai fa anche parte del consiglio direttivo della renziana Fondazione Open e socio fondatore dell'associazione Noi link, che ha gestito la raccolta fondi delle campagne elettorali del premier prima della nascita di Open. Non basta.
«Marchino» dal 2010 è anche presidente della D&C, di cui detiene il 50% delle quote. Nel dicembre 2011 il Comune di Firenze decide di realizzare un servizio «audio-video-guida multimediale su tablet» per il Museo di Palazzo Vecchio. I funzionari del Comune individuano due possibili strade per gestire la gara, la prima attraverso i propri uffici e la seconda, «che appare di più facile e veloce attuazione», attraverso l'associazione Museo dei ragazzi, presieduta dall'ex dipendente della Florence Multimedia Matteo Spanò. L'Associazione invece di indire una gara con bando, chiede un preventivo a cinque società, possibilità prevista dalla legge.
A inizio 2012 vince la C&T Crossmedia controllata al 51 per cento dalla D&C di Marco Carrai e Federico Dalgas. Carrai, dal 2013 presidente anche di C&T Crossmedia, sostiene che l'affidamento fu perfettamente regolare. È certamente vero. Va sottolineato, però, che recentemente il ministero dei Beni e delle attività culturali ha deciso di indicare come prassi per la concessione di servizi museali la gara con bando a discapito della procedura con richiesta di preventivi, considerandola poco rispettosa della concorrenza. A maggior ragione se a vincere è la società controllata dall'«amico da anni» e affittacamere del committente.
MATTEO RENZI NEL CANDIDATO SINDACO A FIRENZE
"SU DI ME FALSITÀ - L'HO OSPITATO PER AMICIZIA" (Lettera di Marco Carrai pubblicata da ‘Libero Quotidiano')
Egregio direttore, tra le numerose informazioni imprecise e inveritiere degli articoli di Giacomo Amadori di martedì e ieri, trovo scritto (martedì) che C&T Crossmedia avrebbe ottenuto nel 2013 una fornitura dai musei fiorentini «senza bando pubblico», cioè in sostanza senza passare da una gara. La notizia è stata ripetuta ieri, con un titolo che induce il lettore a credere che gli appalti li ottenesse addirittura direttamente Carrai (altra falsità), con l'aggiunta che la fornitura sarebbe stata aggiudicata «senza evidenza pubblica». Trattasi di informazione falsa.
L'associazione Museo dei Ragazzi, incaricata di seguire il servizio di audiovideoguida multimediale del museo di Palazzo Vecchio, ha ufficialmente eseguito un'indagine di mercato e individuato 5 aziende alle quali è stato richiesto di presentare un'offerta. Tra esse, Crossmedia (società nella quale non avevo alcuna carica e a cui non partecipavo neppure direttamente) è stata ritenuta, nel gennaio 2012 e non nel 2013, la migliore.
Sono state pertanto seguite le procedure del Codice dei Contratti Pubblici per l'affidamento di servizi di quel valore. Quanto all'affitto di Via Alfani, a me intestato e regolarmente registrato, l'ospitalità che ho dato a Matteo Renzi, amico da anni, gli ha consentito di mantenere appoggio e residenza a Firenze durante la sua funzione di Sindaco.
Sul contenuto e il modo in cui queste e altre informazioni (o piuttosto disinformazioni) sono state presentate negli articoli in questione, mi riservo di tutelarmi nei modi che riterrò opportuni.
Marco Carrai
LEI HA INCARICHI PUBBLICI - DEVE CHIARIRE (Maurizio Belpietro per ‘Libero Quotidiano')
Gentile Signor Carrai, la ringrazio per la sua cortese lettera. Da giorni il nostro Giacomo Amadori cercava di venire a capo della strana storia dell'appartamento in cui per qualche anno ha risieduto il presidente del Consiglio quando era sindaco di Firenze. Purtroppo senza successo, perché né lei né altri, nonostante le numerose telefonate, avevate trovato il tempo di rispondere alle sue domande. Adesso, grazie alla sua lettera, uno dei misteri che aleggiava intorno alla faccenda è chiarito: l'affitto dell'abitazione di via Alfani non era pagato da Matteo Renzi, che pure vi aveva trasferito la residenza, ma da lei.
Nella lettera lei scrive: gli ho dato ospitalità, essendo l'ex sindaco del capoluogo toscano un mio amico da anni. Tutto chiarito dunque? Sì e no. È chiaro che a pagare era lei, ma non è chiaro perché lei abbia voluto affittare un appartamento per poi darlo a titolo gratuito a un suo amico. Quella casa non era la sua residenza ufficiale, né i vicini l'hanno mai vista lì. Né vi ha risieduto quando Renzi ha deciso di lasciare l'alloggio (e di spostare la residenza solo dopo che qualcuno cominciò a far domande riguardo al fatto che aveva lasciato Pontassieve per Firenze). Dunque perché ha affittato l'appartamento? Un gesto di generosità nei confronti di un amico? Ma lei oltre ad essere un uomo molto vicino a Renzi è anche un uomo d'affari, un manager. O meglio: lo è da qualche anno, dopo aver lasciato la politica attiva.
Secondo quanto ha scritto mesi fa l'Espresso, «da quando nel 2009 l'amico Matteo è diventato sindaco non si è più fermato», divenendo amministratore delegato di Firenze Parcheggi, una partecipata del Comune guidato dallo stesso Renzi; membro dell'ente Cassa di Risparmio di Firenze; presidente dell'Aeroporto di Firenze e azionista di una società con Paolo Fresco che si occupa di un progetto immobiliare con appartamenti, resort e beauty farm a Greve in Chianti.
Perché un uomo d'affari, oltre che manager di una società partecipata dal comune di Firenze, pagava l'affitto di un appartamento dato in uso al sindaco di Firenze? A lei sembra una cosa ordinaria che un imprenditore, per quanto amico, si faccia carico del canone di locazione di una persona che ricopre incarichi pubblici? E per di più lo faccia mentre è presidente di una società partecipata dall'ente locale che è guidato dalla stessa persona che usufruisce dell'alloggio?
Non lo diciamo per malizia, ma ricordando che negli anni scorsi altri uomini con incarichi pubblici hanno passato dei guai per vicende legate ad affitti e appartamenti, ci farebbe piacere che lei fugasse ogni ombra, chiarendo che la storia della casa di via Alfani è limpida come l'acqua dell'Arno. Del resto anche ieri il presidente del Consiglio ha tenuto a rimarcare la necessità di essere trasparenti, annunciando che metterà on line ogni spesa della pubblica amministrazione. È chiedere troppo che analoga trasparenza venga adottata per una storia di case, affitti e amici molto stretti, rendendo pubblico il contratto di quell'alloggio e chiarendo i motivi di quella residenza? Attendiamo risposta.
Maurizio Belpietro
(Credits: riprendiamo l'articolo da Dagospia, che ha ripreso materiale dell'inchiesta di Giacomo Amadori per "Libero Quotidiano". Ringraziamo Maria per la segnalazione dell'articolo di Dagospia).
Caro Renzi, ci associamo, nel nostro piccolo, alle richieste di chiarimenti che le sono pervenute, anche se ci riteniamo lontani mille miglia sia da Dagospia che da Libero. Ma sa com'è... ricorda la storia della "moglie di Cesare", che non deve solo "essere", ma anche "sembrare" immacolata? La preghiamo, nom ci deluda. E non ci risponda con un tweet. Credo che la spiegazione dovrebbe essere alquanto più lunga delle 140 battute di rito. Grazie
Tafanus
Scritto il 13 marzo 2014 alle 23:26 nella Renzi | Permalink | Commenti (10)
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(Credits: segnalazione di Charly Brown)
Scritto il 13 marzo 2014 alle 14:48 nella Renzi | Permalink | Commenti (1)
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Primarie PD a Pontassieve: la candidata cuperliana batte Emanuele Fabbrini, il sodale di Matteo Renzi (Fonte: repubblica/politica)
Renzi è stato il suo capo scout, tanti anni fa. Oggi per lui è il leader politico di riferimento, l'esempio da seguire e anche il vicino di casa più illustre di cui può fregiarsi a Pontassieve. Eppure Samuele Fabbrini, 34 anni, ingegnere meccanico, non ce l'ha fatta a vincere le primarie per candidarsi a sindaco nel suo paese. Per 13 voti di differenza gli ha soffiato lo scettro Monica Marini, assessore uscente e fan di Cuperlo.
Brutta storia, Fabbrini, perdere da renziano nel Comune di Renzi. Uno smacco.
"Si sapeva che fosse una sfida complessa, tante frazioni, una classe dirigente che governa da sempre e ha radici profonde. La nostra voglia di cambiamento è stata capita, però, la gente ci è venuta dietro, ce l'abbiamo quasi fatta. Ora spero solo che Monica non si faccia "dirigere" dai soliti noti".
Renzi però non è neanche andato a votare, eppure siete amici.
"Siamo cresciuti insieme, lui è stato il mio capo scout per quattro anni. Una notte che dormivamo in mezzo al bosco e non eravamo riusciti a montare la tenda, per non fare avvicinare gli animali si mise a cantare Guccini a squarciagola. Ho un sacco di ricordi belli di quel periodo ma ora, sinceramente, lo vedo una volta ogni tanto" (...oddio... quali animali avrebbero dovuto avvicinarsi? le Tigri della Malora? Se un animale feroce sente Renzi che canta Guccini, secondo me lo sbrana pur di farlo smettere... NdR)
Non ci è rimasto male? Che gli costava in fondo.
"No, davvero, non me la sono presa. Capisco benissimo perché non abbia votato, sicuramente se fosse stato ancora sindaco di Firenze sarebbe andato al seggio. E poi queste sono piccole dinamiche di paese, per quanto tutto accada sotto casa sua Matteo fa bene a starne fuori. Eravamo noi a giocare la sfida, lui non c'entra niente, adesso ha un altro ruolo. E poi anche lui ha perso una volta alle primarie no?".
Scritto il 13 marzo 2014 alle 14:06 nella Renzi | Permalink | Commenti (1)
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L'Huffington Post | Di Adele Sarno