Il Prof. Giorn. Es. NH. Galli Della Loggia
la ringrazio di cuore per il suo intervento Straccioni, con ottimo inglese, pubblicato nel magazine Style del “Corriere della Sera” (aprile 2014, p. 35) e mi complimento. Sono anni che provo a studiare l’inglese, lingua che lei, immagino, conosce benissimo, ma proprio non ce la faccio. Rimango provinciale, ne soffro, ma il suo articolo mi ha liberata. Sono sicura che in uno dei tanti convegni all’estero, ai quali lei partecipa con notevole assiduità, le consentono di presentare le sue brillanti relazioni nella lingua del BelPaese. Anzi, tutti si affollano ai nostri Istituti di Cultura all’estero, notoriamente strafinanziati, proprio per imparare l’italiano lingua nella quale sono scritti tutti i suoi libri, di cui, lei, Professore, ha vietato qualsiasi traduzione in inglese.
Che assurda, quindi, la decisione della “Rivista Italiana di Scienza Politica” di pubblicare tutti i suoi articoli in inglese. Chi la leggerà mai una rivista che pretenda di fare della politica una scienza? La politica è l’arte dell’improvvisazione che non ha nulla a che vedere con la scientificità e non diventerà più scientifica soltanto perché scritta e comunicata in inglese. Però, Professore, come mai da quattro decenni gli scandinavi pubblicano la loro rivista di scienza politica in inglese? Altrettanto fanno da tempo gli olandesi e sembra che abbiano iniziato a farlo, davvero incredibile, addirittura i francesi che sono i più refrattari all’apprendimento e all’uso dell’inglese. Un altro assist offerto al Front National! Ho anche letto da qualche parte che sono circa 16 mila gli abbonati all’”American Political Science Review” e sono rimasta stupefatta nell’apprendere dell’esistenza di un così alto numero di straccioni interessati ad una pseudo-scienza.
Proprio ieri, dopo avere letto la sua affascinante requisitoria, amici bene informati mi hanno comunicato che sulle pagine del “Corriere della Sera”, lasciando da parte Severgnini che è un esagerato e un fissato con l’inglese, scrivono editoriali due scienziati politici patentati: il padre della disciplina, Giovanni Sartori, e uno dei migliori “scienziati politici“ della generazione immediatamente successiva, Angelo Panebianco, costui, quale aggravante, è autore di un citatissimo libro pubblicato in inglese quasi trent’anni fa. Certo non è un’opera scientifica, la scienza politica non avendo né metodi appropriati né rigore analitico. Probabilmente, forse inconsapevolmente, Panebianco ha scritto un libro di storia, oppure un romanzo. Dovremmo saperne di più
Alla fine del suo illuminante articolo, esimio Professore Galli della Loggia, mi sono fatta ancora due domande. Prima, hanno sbagliato anche tutte le altre riviste italiane, dei medici, degli architetti, degli ingegneri, dei fisici a decidere, da tempo, di pubblicare molti articoli, se non l’intera rivista, in inglese? Sarebbe stato meglio se avessero curato i loro orticelli nazionali? Secondo, possibile che lo studio della politica debba essere lasciato a dei professori che lei definisce “straccioni”? Per fortuna, vediamo che in Italia le migliori analisi politiche e le migliori prestazioni le fanno i comici. Questa sì che è la modernità. Loro sì che insegnano, non soltanto la politica, ma anche l’antipolitica, senza nessuna necessità di conoscere e di parlare l’inglese. A Matteo Renzi, dunque, lei che è prestigioso, apprezzato e ascoltato, consigli di presiedere tutto il semestre europeo utilizzando sempre e soltanto la lingua di Dante (Dante, chi?)
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