Ha riunito le anime frammentate deluse dal Pd. Che sognano una Ue diversa. E possono togliere voti a Grillo e Renzi (di Marco Damilano - l'Espresso)
C'è un pezzo di Italia che non teme, anzi, vorrebbe fare la fine della Grecia, intesa come sinistra, qui rimasta irrilevante a rimpiangere Enrico Berlinguer, lì, verso l'oriente del Mediterraneo, quotata dai sondaggi in zona trenta per cento, il primo partito. Al punto di meditare la conclusione della campagna per le elezioni europee in piazza San Giovanni, trent'anni dopo i funerali del segretario del Pci. Una parte di Italia che sogna di ballare con il suo leader Alexis Tsipras, e non il sirtaki: appuntamento il 30 marzo all'ostello della Ghiara a Reggio Emilia, gli organizzatori promettono una serata di tango «per l'altra Europa» e forse anche una milonga, verde come quella di Paolo Conte, del colore dei miraggi.
Un miraggio appare vincere la prova delle elezioni europee, superare l'ostacolo della raccolta delle firme, la soglia di sbarramento del quattro per cento, la concorrenza del Movimento 5 Stelle sull'elettorato anti-Europa di Bruxelles, e sconfiggere il nemico storico della sinistra italiana: la discordia interna. Mica facile: nelle cronache delle ultime settimane rimbombano le separazioni clamorose, gli addii sdegnati come quello di Paolo Flores d'Arcais e del papà di Montalbano Andrea Camilleri, subito dimissionari dal comitato dei garanti: «Siamo stati tagliati fuori da ogni discussione e decisione. Compresa quella rilevante che alla conferenza stampa non partecipassero più, come stabilito, tutti i garanti ma esclusivamente Barbara Spinelli»
(...beh... non tutte le defezioni vengono per nuocere... Per esempio Flores d'Arcais... Una delle ragioni di perplessità verso la lista Tsipras era per me la presenza di Flores d'Arcais, che negli vent'anni ha sponsorizzato tutti i cazzarismi: da Di Pietro al Popppolo Viola, da Ingroia a Grillo. La sua uscita è per me un incentivo a pensare seriamente di orientare uk mio voto verso la Lista Tsipras, se nascerà. Farei qualsiasi cosa, pur di togliere voti all'alleato di Angelino Alfano e della Signora Nunzia Di Girolamo... NdR)
Rumori di porte sbattute che oscurano la novità di una lista che per la prima volta cancella dai simboli sulla scheda elettorale la parola sinistra, ma si propone di rivitalizzarla, che si batte contro i vincoli europei, il Fiscal Compact, l'imposizione del pareggio di bilancio alle economie nazionali, ma si candida sotto la bandiera di un leader che arriva da un altro Paese. «È una fortuna che Tsipras non sia italiano, decide senza farsi condizionare dalle nostre divisioni», spiega Massimo Torelli, l'uomo-macchina dell'organizzazione. Il leader straniero è un vincolo esterno che prova a rendere virtuosa e unita la più litigiosa e frammentata sinistra europea. Per trasformarla in un fronte unitario serviva un ordine arrivato da fuori. Uno Tsipras compact.
Tutto comincia quando, in autunno, i promotori di Alba (acronimo che sta per Alleanza lavoro benicomuni ambiente), il movimento nato all'indomani del vittorioso referendum contro la privatizzazione dell'acqua nel giugno 2011, incontrano una delegazione di Syriza, sigla che sta per coalizione della sinistra radicale, il partito di Tsipras, e apprendono che il leader greco intende candidarsi in vista delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo alla presidenza della Commissione europea, alla testa di un insieme di liste nazionali. Dopo due settimane il progetto decolla, con il primo appoggio decisivo, il sì al progetto di Barbara Spinelli, editorialista di "Repubblica", figlia di Altiero Spinelli che negli anni Quaranta dal confino fascista nell'isola di Ventotene aveva sognato l'Europa unita:
«Guardavo sparire l'isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili… Con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune tesi e tre o quattro amici…».
Spinelli è uno dei miti di Tsipras, si parla di un suo pellegrinaggio a Ventotene (l'altro, manco a farlo apposta, è Berlinguer, c'è un suo manifesto nell'ufficio del leader greco). E Barbara è la compagna ideale di questo viaggio che fino a una settimana fa è somigliato a un'odissea nelle faide di quella che fu la sinistra radicale italiana. Gli orfani di Fausto Bertinotti contro i nipotini di Armando Cossutta. I rifondaroli di Paolo Ferrero e i superstiti del disastro Rivoluzione Civile, la lista dell'ex pm Antonio Ingroia che aveva fatto flop alle elezioni del 2013, un misero 2,2 per cento alla Camera. Gli uomini di partito e i professori. Tra gli intellettuali, l'immancabile catalogo di rivalità e di vanità personali, stuzzicate e offese. E poi apparatini, reduci da mille sconfitte, imbalsamati nelle ideologie negli anni Settanta.
Il primo miracolo del leader greco è stato di non spaventarsi di fronte a quel che resta delle leadership della sinistra italiana. E di aver imposto una regola capestro: nessun leader di partito nazionale o locale, nessun euro-parlamentare uscente candidato nella lista. Con un comitato di garanti a scegliere i nomi dei settanta in corsa tra circa duecento proposte arrivate dalle associazioni o da una raccolta di firme on line (ne servivano cinquanta): oltre alla Spinelli, il politologo Marco Revelli, il sociologo del lavoro Luciano Gallino, l'economista Guido Viale, il direttore di "Micromega" Flores d'Arcais e lo scrittore Camilleri. Più Tsipras, o meglio il suo rappresentante in Italia, il giornalista Argiris Panagopoulos che gli fa da interprete nei comizi come quello affollato del teatro Valle di Roma.
Nel comitato si litiga, ci si divide sui nomi, la candidatura del no global del G8 di Genova 2001 Luca Casarini è osteggiata da Flores, l'europarlamentare uscente Sonia Alfano è bloccata dal resto del comitato, l'ambientalista Antonia Battaglia che si batte a Taranto contro i veleni dell'Ilva lascia perché tra i candidati ci sono gli esponenti di Sel del governatore pugliese Nichi Vendola (di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per disastro ambientale), si ritira anche un'altra candidata, l'imprenditrice siciliana Valeria Grasso, alla fine mollano anche Flores e Camilleri. Il Pdci, il partitino dei comunisti italiani, si era sdegnosamente allontanato da tempo. E dentro Sel sulla lista Tsipras all'ultimo congresso c'è stato uno scontro tra l'anima più vicina al Pd di Gennaro Migliore e quella movimentista di Nicola Fratoianni. Ha prevalso quest'ultima, con la rinuncia dolorosa di Vendola a candidarsi.
Cosa resta? Un mix originale di vecchio e nuovo. «Si è creata un'inversione di tendenza: in altri Paesi europei come la Spagna o la Germania i movimenti chiedono ospitalità ai partiti della sinistra tradizionale, Izquierda Unida o Linke, qui da noi i partiti hanno ceduto il posto alle associazioni e ai movimenti», spiega Torelli che guida il comitato organizzatore nella sede di via San Martino della Battaglia in cui convivono l'ex braccio destro di Bertinotti Alfonso Gianni, uomini della Cgil come Corrado Oddi e i giovani cresciuti negli anni Duemila nei movimenti no global e della pace e nei comitati sui beni comuni. Nelle liste ci sono i no Tav come Nicoletta Dosio e l'attore Moni Ovadia, gli scrittori Ermanno Rea, Franco Arminio, Loredana Lipperini, Valeria Parrella, il giornalista di "Repubblica" Curzio Maltese e l'ex direttore del "Manifesto" Sandro Medici, la regista Lorella Zanardo e il portavoce dei movimenti studenteschi Claudio Riccio. Protestatari, intellettuali ad alto tasso radical chic, ma anche operai, sindacalisti Fiom, vecchia sinistra e neo-azionisti. Vecchio e nuovo, la novità è soprattutto lui, il leader venuto dal Mediterraneo, «Tsipras è giovane, bello, epico come i trecento alle Termopili, non scappa di fronte all'Europa, vuole rivoluzionarla», si scaldano i suoi seguaci, emozionati come se fossero renziani alla stazione Leopolda per il loro leader.
Per ora è un entusiasmo che coinvolge platee di iniziati, i primi sondaggi danno la lista in difficoltà, sotto il quattro per cento necessario per far scattare il seggio. Con più ottimismo si può puntare al cinque per cento, la somma dei voti di Sel e di Rifondazione, la quota minima per non gridare al fallimento. Ma che ci siano potenzialità di crescita lo conferma la prudenza con cui l'arrivo sul mercato elettorale della lista Tsipras è stato accolto dai concorrenti. Nel Pd di Matteo Renzi la parola d'ordine della campagna elettorale, almeno in apparenza, sarà la stessa: un'altra Europa. Ma non basta evocarla, una parte di elettorato del Pd potrebbe essere tentato di guardare a sinistra. Il senatore del Pd Mario Tronti scrive sull'"Unità" di aver firmato per consentire la presentazione della lista Tsipras alle elezioni europee: «Non solo io, tutto il Pd dovrebbe mobilitarsi perché la lista possa raggiungere le 150mila firme necessarie. Il nemico è comune: i populismi, i nazionalismi, i localismi». E tra i sostenitori di Pippo Civati, l'ala sinistra del Pd, è forte la tentazione di dare un segnale di dissenso al giovane neo-premier che annuncia sfracelli ma intanto governa con Angelino Alfano.
Ma la vera battaglia elettorale si svolgerà su un altro fronte. «A me piace Tsipras, ma non capisco gli intellettuali italiani che hanno bisogno di votare per lui, qui ci siamo già noi», ha finto di meravigliarsi Beppe Grillo intervistato da Enrico Mentana a "Bersaglio Mobile". Segno che il leader del Movimento 5 Stelle individua nella lista un rivale da non ignorare. E si capisce il motivo scorrendo il programma della lista Tsipras, la lotta all'austerity modello tedesco, l'altra faccia dei populismi stile Marine Le Pen che spaventano le cancellerie europee, la sospensione del fiscal compact, la richiesta di una conferenza europea sul debito, su modello di quella che nel 1953 consentì alla Germania di risollevarsi dal disastro del conflitto mondiale.
L'idea piace anche all'ex comico che la propaganda, tra i due movimenti ci sono somiglianze ma anche una profonda diversità: Tsipras si candida a guidare l'Europa, Grillo ad abbatterla, nella sua forma attuale, almeno. A sinistra c'è grande dibattito su come posizionarsi rispetto al movimento grillino. «È sbagliato paragonare 5 Stelle al Fronte nazionale di Le Pen, in Italia Grillo intercetta la rabbia sociale ma evita che finisca in un voto di estrema destra», spiega la Spinelli, ma non tutti nella sua formazione la pensano così. E tra i candidati spunta l'economista Mauro Gallegati (1), feroce critico delle politiche di austerità di Bruxelles e della Banca centrale europea: fino a qualche mese fa era uno dei beniamini tra i frequentatori del blog di Grillo, oggi corre con Tsipras in aperta contrapposizione con M5S, «sono sicuro di raccogliere i voti di Grillo e di Roberto Casaleggio, non saranno decisivi, ma ci conto molto».
Questione di identità. Cos'è la lista Tsipras, un'operazione nostaglia con un leader greco ma al fondo molto italiana, come sembrerebbe far immaginare il progetto di un comizio finale del leader greco in piazza San Giovanni, dove la sinistra festeggiava i suoi trionfi e che un anno fa fu occupata dal popolo di Grillo? Oppure è una formazione nuova che vuole cambiare l'Europa e sfida l'establishment come a destra Le Pen in Francia e in Italia M5S, basso contro alto prima che destra contro sinistra? Tocca al papa straniero salvare le ragioni di un elettorato oggi stretto tra il ciclone Renzi e l'onda Grillo. Fare come in Grecia, per non finire come in Italia, che paradosso per la nostra sinistra disorientata.
Marco Damilano
(1) Già... Mauro Gallegati. Quello che la "Signora del Web" aveva arruolato "a sua insaputa" fra gli economisti di fede grillina, fautori dell'uscita dall'euro... Qualcuno ricorderà le polemiche con la Signora, delle quali credo comunque che non freghi niente a nessuno. Ma se qualcuno fosse invece interessato dall'arruolamento "a sua insaputa" di Mauro Gallegati fra i "No Euro", può rinfrescarsi la memoria rileggendo questo post
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