Già... la UE "autorizza Renzi a far "slittare" il paraggio di bilancio, che avrebbe dovuto esserci già nel 2015. In altri termini, autorizza Renzi a fare ciò che non avrebbe potuto impedirgli di fare. La UE non avrebbe potuto impedire a Renzi di "trasgredire" all'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio per due ragioni:
-a) Quest'anno l'Italia si era impegnata a scendere ad un rapporto deficit/PIL del 2,6%, ma l'Italia già scrive nei documenti ufficiali che il deficit sarà del 2,8% (0,2 punti oltre gli impegni). Raggiungere il pareggio di bilancio l'anno prossimo avrebbe significato imporre un balzo all'ingiù, in un solo anno, dal 2,8% allo 0,00%. Una "performance" per rispettare la quale avremmo dovuto tagliare le spese e/o aumentare il carico fiscale di circa 50 miliardi di euro (in lirette, 100.000 miliardi di lire). Quindi la "concessione" è come quelle che si fanno ai condannati per danni erariali, che hanno un reddito di 20.000 euro all'anno, ai quali si chiedesse il pagamento in un mese di un danno erariale di 10 miliardi. Si può fare, ma si sa già che non servirebbe a niente.
-b) La UE non può chiedere all'Italia (uno dei pochissimi paesi che si è affrettato a costituzionalizzare l'obbligo del pareggio di bilancio), esentando al tempo stesso da quest'obbligo quei paesi - la stragrande maggioranza - che si sono guardati bene dal farlo.
Invece la UE non ha fatto alcuno sconto a Renzi sull'obbligo di rispettare il rapporto deficit/PIL iscritto nel DEP, e cioè il 2,6%. Insomma, gli hanno "regalato" quello che già gli spettave: non un euro di più, non uno di meno. Per vefdere Renzi che "gliela fa vedere lui alla Merkel" ci toccherà ancora aspettare...
Raccomandazioni Ue, linea morbida con Renzi. Ok alle riforme ma servono "sforzi aggiuntivi" per ridurre il debito (Fonte: Flavio Bini - Huffington Post)
Lo spettro della manovra di correzione, solo per il momento, è rinviato. Da Bruxelles, nel giorno delle attese raccomandazioni specifiche per i singoli Paesi dell’Eurozona, l’Italia incassa più di una buona notizia. A partire, innanzitutto, dal semaforo verde al rinvio del pareggio di bilancio chiesto dal nostro Paese ad aprile e concesso oggi dall’Europa. Via libera non scontato, dopo che alla vigilia si erano rincorse voci di una possibile bocciatura
Ma soprattutto dalla Ue non arriva una richiesta esplicita di correzione di rotta, paventata nei giorni scorsi. La Commissione chiede, sì, degli “sforzi aggiuntivi” per “rispettare i requisiti del Patto di stabilità e crescita” ma non dà indicazioni più precise sui tempi e le portata, lasciando intendere che – con queste premesse – il rischio di mancare il target di riduzione sul debito è alto e per questo il governo potrebbe essere costretto a correre ai ripari dopo l’estate. Ipotesi scansata in partenza dal ministero dell’Economia che in una nota ha spiegato di essere “fiducioso" che gli obiettivi di bilancio saranno raggiunti senza ulteriori interventi”. E quindi, senza manovra.
E se le richieste sono sfumate, le obiezioni sono invece molto dirette: “Non convalidato da un organismo indipendente, lo scenario macroeconomico sul quale si fondano le proiezioni di bilancio del programma è leggermente ottimistico, in particolare per quanto riguarda gli ultimi anni del programma”. E ancora: “il raggiungimento degli obiettivi di bilancio (..) non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate, soprattutto a partire dal 2015”. In particolare, l'aggiustamento strutturale messo in atto dal nostro Paese sarebbe secondo i calcoli dell'Europa sensibilmente inferiore a quanto chiesto dall'Europa: 0,1% contro lo 0,7 richiesto.
Tecnicismi a parte, il problema dell’Europa è sempre lo stesso: il nostro elevato debito pubblico. E se il piano di riforme e interventi annunciati dal premier nel piano presentato all’Europa non dovesse sortire gli effetti sperati, il target di riduzione dell’indebitamento rischierebbe di essere mancato. E per questo sarebbe necessaria una manovra. Se ne riparlerà, forse, in autunno quando tutti il nostro Paese dovrà sottoporre a Bruxelles la legge di stabilità. Già in quella occasione, se i dati italiani non collimeranno con quelli europei suonerà il secondo campanello d'allarme. Ma con l'anno successivo, e i dati certificati da Eurostat relativi al 2014, non ci sarà davvero più scampo.
Renzi può tirare una boccata di ossigeno per almeno due ragioni. La prima è che il via libera del rinvio del pareggio di bilancio chiesto dall’Italia come detto non era affatto scontato. E una bocciatura, politicamente e non solo, avrebbe rappresentato una doccia freddissima per il presidente del consiglio. La seconda è che, malgrado i rilievi di Bruxelles non siano molto meno severi di quanto già fatto nelle occasioni precedenti, le richieste inviate dalla Commissione al nostro Paese sono state molto più sfumate di quanto avrebbero potuto essere. Complice, forse, il calendario, visto che l’attuale Commissione è prossima alla scadenza e ha preferito non calcare troppo la mano.
In ogni caso nelle nove pagine destinate al nostro Paese non mancano indicazioni chiarissime sulle scelte recenti e future del governo. A partire degli 80 euro su cui la Commissione non esprime giudizi ma chiede di "valutare l'efficacia della recente riduzione del cuneo fiscale assicurandone il finanziamento per il 2015". Vale a dire, trovare nella legge di stabilità le coperture destinate a rendere strutturale l’intervento. E sempre sul fisco Bruxelles suggerisce di "trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all'ambiente”, cioè alleggerire il cuneo fiscale a scapito di aumenti di imposte come Iva e Imu/Tasi.
I curiosi e i pettegoli che volessero leggere il dettaglio delle OTTO raccomandazioni fatte dalla UE all'Italia di Renzi (ormai paese-leader dell'Europa tutta), possono scaricare il documento linkato in calce.
IL TESTO INTEGRALE DELLE RACCOMANDAZIONI PER L'ITALIA
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